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Autore: fiorediloto40    04/03/2023    2 recensioni
Quando arrivò in prossimità del primo tempio, accadde qualcosa di insolito. Normalmente non avrebbe dato peso ad una scena come quella, passando oltre con disinteresse e celerità, tuttavia, qualcosa di più forte di lui lo costrinse a fermarsi...il terzo guardiano non avrebbe saputo spiegare perché, ad un certo punto, sentì il bisogno di sopprimere il proprio cosmo per nascondersi dietro ad una delle colonne...ma fu proprio quello che fece, osservando di nascosto le due persone che parlavano tra di loro.
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I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Gemini Saga
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disteso nella penombra della sua camera da letto, per la prima volta nella sua vita Saga trovava il soffitto particolarmente interessante.

O almeno questo era ciò che aveva pensato Kanon quando, passando diverse volte davanti alla stanza di suo fratello, lo aveva visto sempre fermo nella stessa posizione.

- Sei ancora vivo? - domandò con un sincero accenno di preoccupazione, ma il risultato fu che Saga si alzò giusto il tempo di arrivare alla porta e richiuderla sonoramente in faccia a suo fratello. Solo grazie alla prontezza di riflessi, Kanon evitò un colpo in pieno viso.

Che caratteraccio!

Ma almeno appurò che il suo gemello fosse vivo...

Tornato al suo letto, Saga si distese nuovamente, riportando lo sguardo sullo scuro soffitto di pietra. 

- Non voglio...perché ti farà male... -.

Da quando aveva lasciato il tredicesimo tempio, le parole di Mu continuavano a vorticargli nel cervello non lasciando scampo ai suoi pensieri. Qual era il loro significato? Cosa intendeva dire l’Ariete?

La realtà era che si rifiutava di comprendere ciò che appariva evidente, ma che suo malgrado dovette ammettere con se stesso...quelle parole non racchiudevano altro che tutta l’angoscia del primo guardiano nel sapere che il viaggio mentale che avrebbe dovuto intraprendere avrebbe inevitabilmente riaperto vecchie ferite, facendolo soffrire. E Mu temeva la sofferenza della persona che amava molto più della propria, perché non ne aveva alcun controllo.

Senza volerlo, sentì un calore sconosciuto salire dal centro del suo petto, irradiando un’insolita pace attraverso tutto il suo corpo.

Nessuno mai, da quando aveva memoria di essere al mondo, si era mai preoccupato del suo benessere...forse Kanon, anzi, sicuramente Kanon, ma il rapporto con suo fratello non era dei più semplici, ad onor del vero anche a causa del suo carattere non proprio accomodante...tuttavia, la premura del suo gemello non era mai stata determinante nel suo umore...essendo il loro un legame determinato dal destino, la reciproca cura era fuori discussione.

In quel momento odiava il proprio corpo, vergine delle sensazioni inesplorate che mandava al suo cervello, e odiava la persona che aveva causato tutto questo.

Tuttavia, quello era un odio alquanto singolare...

Da quando i suoi occhi avevano lasciato la schiena dell’Ariete, l’unica volontà di Saga sembrava essere quella di vederlo il prima possibile, e per quanto attribuisse questo desiderio ad una non meglio identificata volontà di comprensione, la verità era che si stava costringendo nel suo letto per non ammettere che voleva davvero rivedere il primo guardiano.

Senza più pazienza, virtù che già non rientrava tra i doni conferitigli dalla natura, sbuffò strofinandosi il viso con le mani.

- Al diavolo! - sussurrò tra sé prima di alzarsi e dirigersi determinato verso la porta - Ho preso un impegno con il Patriarca e il dannato Ariete dovrà collaborare! - continuò attraversando il corridoio che collegava la parte più privata del tempio al soggiorno.

In tutta la sua risolutezza, non notò neanche suo fratello che, proprio in quel momento, gli passò accanto con un enorme cesto di panni sporchi...

Sta impazzendo...di nuovo... pensò Kanon alzando gli occhi al cielo. Tuttavia, un sorriso malizioso abbelliva il suo viso abbronzato, avendo sentito perfettamente ciò che il gemello aveva detto.

Scendendo lungo la scalinata che portava al tempio del Toro, Saga vide salire, in direzione contraria alla sua, Aphrodite e Deathmask.

Di solito questi due cavalieri mostravano senza remore la sfrontatezza e la malizia tipica dei loro caratteri, seppur ammorbidite dopo il loro ritorno in vita, tuttavia, non era necessario essere degli attenti osservatori per vedere come sembrassero provati...

- Buongiorno Saga - il saluto di Aphrodite non aveva nulla a che vedere con la vivace accoglienza che solitamente il dodicesimo guardiano riservava ai suoi compagni, ed anche il lieve cenno del capo di Deathmask era molto lontano dalle battute che normalmente uscivano dalla sua bocca. 

In condizioni normali Saga non avrebbe dato alcun peso all’umore dei suoi parigrado, tuttavia, il suo sesto senso lo spinse a fare la fatidica domanda...

- Buongiorno...tutto bene? - le sopracciglia aggrottate riflettevano la sua perplessità.

Deathmask si limitò a fare un cenno di noncuranza con la mano, portandola poi tra i suoi capelli blu e facendola scorrere avanti e dietro scompigliandoli più di quanto già non fossero, mentre Aphrodite si fermò prendendo un respiro profondo.

- Abbiamo avuto giorni migliori... -.

- Qualche problema nel Santuario? - domandò Saga allarmandosi all’ipotesi che qualcosa non funzionasse come doveva all’interno dell’organizzazione che aiutava a presiedere.

- No... - Aphrodite minimizzò con un cenno della mano scuotendo il capo in segno negativo - è solo che...siamo stati da Mu per...si beh...per via di un lavoro che sta svolgendo per l’archivio del Patriarca... - vedendo Saga annuire comprese che ne fosse al corrente - è solo che...beh...è stata piuttosto dura... - terminò alzando le spalle e allargando le braccia.

- Dunque il montone c’è andato giù pesante... - concluse Saga con un mezzo sorriso - deve essere un vero bacchettone... - ma tornò alla sua abituale serietà vedendo lo sguardo perplesso che si scambiarono i due cavalieri di fronte a lui.

- No, affatto - negò Aphrodite.

- Ci ha anche offerto un tè... - fu l’unica cosa che riuscì a dire Deathmask, più che altro sussurrandola a se stesso.

Saga non aveva capito nulla...era più che evidente dall’espressione smarrita.

- Mu è stato gentile, nonché un ospite squisito... - cercò di chiarire Aphrodite - ha cercato di metterci a nostro agio sapendo che per noi sarebbe stato difficile ricordare molte delle cose che abbiamo fatto -.

- E devo dire che quel dannato tè era maledettamente buono... - Deathmask parlava tra sé, suscitando ancora più inquietudine in Saga.

- Il fatto è che... - continuò il guardiano dei Pesci cercando di ignorare il compagno che sembrava perso nel suo mondo - da quando siamo tornati in vita, ci sentiamo così diversi che rivivere quegli anni ci è sembrato più che altro ripercorrere la vita di qualcun altro...inoltre... - abbassò leggermente lo sguardo - non andiamo esattamente fieri di molte delle cose che abbiamo fatto... -.

- E pensare che non mi è mai neanche piaciuto il tè! - esclamò a voce più alta il quarto guardiano, rendendo evidente che stesse seguendo solo il filo dei suoi pensieri.

Aphrodite girò leggermente il capo guardandolo di traverso e alzando gli occhi al cielo sospirò.

- Scusaci Saga, continuerei volentieri il discorso, ma il mio granchio sembra troppo provato... - si scusò il cavaliere congedandosi - devo prendermi cura di lui! - aggiunse mostrando un piccolo sorriso.

Saga si limitò a fare un cenno con il capo in segno di saluto. Non aveva capito molto, ma non importava. Tuttavia, non poté fare a meno di seguire con lo sguardo i due cavalieri che salivano tenendosi per mano e sorreggendosi l’un l’altro...quell’immagine agitò qualcosa all’altezza del suo petto ed un interrogativo nella sua mente. Sarebbe stato capace di vivere una relazione come quella? O meglio...una relazione fatta di sostegno, protezione, e discreti gesti d’affetto in pubblico...

Scuotendo leggermente il capo per rimuovere quei pensieri, riprese il cammino nella direzione in cui stava andando prima di incontrare Aphrodite e Deathmask. A dire il vero non comprendeva molto bene se stesso...negli ultimi giorni stava dedicando tempo ed energie a pensieri che mai prima di allora avevano anche solo lontanamente sfiorato il suo interesse.

E naturalmente, la colpa di tutto ciò era di Mu...dato che, da quando gli aveva dichiarato i suoi sentimenti, nulla era più stato come prima.

Anche se...tutto sembrava molto strano. Prima di allora aveva ricevuto molte dichiarazioni...quando aveva ricoperto il ruolo di Patriarca, quando aveva supervisionato gli allenamenti degli apprendisti, o anche solo semplicemente recandosi a Rodorio per sbrigare delle commissioni...in effetti aveva richiamato l’attenzione ovunque fosse andato, poiché il fascino che naturalmente emanava il guardiano dei Gemelli non lasciava facilmente indifferenti. Eppure non gli avevano mai provocato alcuna emozione né disagio. Si era limitato ad ignorare quelle esternazioni liquidandole come fatti di poca, o nessuna, importanza.

Cosa c’era di diverso questa volta?

Proprio mentre si poneva questo interrogativo, si rese conto di essere arrivato in prossimità dell’ampia piattaforma che antistava l’ingresso del primo tempio. Uscendo dai suoi pensieri, si preparò ad affrontare il suo guardiano.

Non percependone la vicinanza, Saga sollevò il proprio cosmo senza preoccuparsi di essere discreto, rendendo chiara la sua presenza.

Quando Mu sentì quel cosmo annunciarsi, non poté evitare al suo cuore di accelerare i battiti rimbombandogli nel cervello...il cosmo di Saga era forte, virile, potente...

Sospirando dolorosamente, gli concesse il passaggio senza indugio, tuttavia, il permesso richiesto dal guardiano dei Gemelli non era esattamente quello appena accordato da Mu.

Tornando al suo da fare, e complice il fatto che Saga avesse soppresso il suo cosmo per non essere eccessivamente invadente, Mu non si rese conto che il greco non stava attraversando il suo tempio, bensì vi stava entrando...

Man mano che si addentrava nella casa del montone bianco, Saga non poté evitare che il suo sguardo perlustrasse dappertutto. Di solito non era un ficcanaso, ma qualcosa di più forte di lui lo spinse ad esplorare quegli ambienti...quantomeno con gli occhi. Il soggiorno, rustico ma accogliente, era arredato con mobili fatti sicuramente dalle mani del tibetano...un divano che aveva tutta l’aria di essere molto comodo, due poltroncine ed un tavolino sul quale una scacchiera con i pezzi in posizione di gioco tradiva una partita in corso...

Con chi?

Doveva trattarsi di qualcuno che avesse la confidenza di poter venire in qualunque momento, e allo stesso tempo la pazienza di portare avanti una lunga sfida. Per la seconda ragione scartò automaticamente sia Aiolia che Milo...e quanto ad Aldebaran, non sembrava un tipo da scacchi. 

Ma allora...chi?

Fece una leggera smorfia di fastidio...più che altro per l’attenzione che, non volendo, stava dando a quel particolare.

L’ambiente era poi arricchito da due grandi scaffali di legno, colmi di libri, molti dei quali in una lingua che Saga non conosceva ma che riconobbe subito...tibetano...ed un tavolo di legno oltre il quale si intravedeva la cucina al servizio del tempio.

Tuttavia, del padrone di casa neanche l’ombra.

Saga allora si addentrò ancora di più. Era conscio di non comportarsi in modo corretto...avrebbe potuto sollevare nuovamente il cosmo attirando l’attenzione di Mu, tuttavia, un’insolita curiosità lo spinse verso quella singolare caccia all’uomo.

Oltrepassando il soggiorno, si infilò in un corridoio sul quale davano due camere da letto, poste ad una notevole distanza l’una dall’altra. Probabilmente per garantire una certa privacy ai rispettivi occupanti. La porta della stanza di Kiki era spalancata, rivelando il disordine tipico della peste rossa, mentre l’altra concedeva solo uno spiraglio, oltre il quale la meticolosità di Mu era evidente in ogni angolo...il letto perfettamente rifatto, gli abiti ben piegati, i fogli e i libri ordinatamente disposti sulla scrivania... Saga sorrise leggermente...quella stanza era molto simile alla sua.

Oltre le camere, un’altra porta rivelava la presenza di un bagno padronale, tuttavia, Saga non si soffermò su quel particolare, poiché qualcosa attirò la sua attenzione.

Il suono cadenzato del metallo battuto. 

Saga aggrottò le sopracciglia. L’ingresso della forgia era posto in basso rispetto all’entrata del primo tempio, lo sapeva perché vi si era recato per far riparare l’armatura dei Gemelli dopo il loro ritorno in vita.

Era possibile che l’eco provocato dagli strumenti di Mu potesse attraversare le spesse pareti di pietra del tempio dell’Ariete?

Avanzando ancora un po’ scoprì che il suono non arrivava da oltre le pareti, bensì da molto più vicino. Sporgendosi, vide una scala di pietra che conduceva ad un piano inferiore.

La forgia è collegata alla casa...

Saga non fu meravigliato da quella particolare scoperta...effettivamente aveva senso che la casa avesse un collegamento interno con quell’ambiente che ne era parte integrante, nonché elemento determinante per la sopravvivenza stessa del Santuario. Era giusto che il fabbro avesse un ingresso preferenziale nel suo laboratorio.

Senza preoccuparsi di essere indiscreto e continuando a tenere nascosta la sua presenza, cominciò a scendere i gradini, illuminati solo dal bagliore tremolante delle fiaccole appese al muro. Decisamente ciò che stava facendo non era da lui...guardandosi da fuori si sarebbe biasimato per quella mancanza di buon senso ed invasione dell’intimità altrui, tuttavia...non poteva negare quanto quella strana ricerca lo stesse intrigando...la cosa bizzarra, però, era non conoscerne la ragione.

Dopo aver percorso una decina di gradini, Saga si ritrovò in quella che doveva essere la biblioteca del tempio dell’Ariete. Tante volte ne aveva sentito parlare da Shion...quel sacrario, nonostante non fosse enorme, era secondo solo alla biblioteca del grande tempio per la rarità delle opere che vi erano custodite. Saga fu leggermente intimidito dal valore di ciò che i suoi occhi potevano ammirare in quel momento, tuttavia, il ritmo metallico lo riportò alla realtà.

Il suono più acuto gli diceva che si stava avvicinando al suo obiettivo.

Si addentrò ancora di più nelle viscere di quel tempio pieno di misteri e tesori, e dopo aver percorso un altro paio di scalinate, l’aria calda e acre di fuliggine indicò la fine della sua ricerca.

Tuttavia, quando i suoi occhi ebbero la completa visuale della fucina, ciò che vide lo lasciò senza fiato.

Vestito solo di un paio di pantaloni leggeri di cotone bianco, il fabbro del Jamir martellava incessantemente un pezzo di armatura che con amore e pazienza stava rivivendo tra le sue mani.

Saga seguì il movimento del suo braccio che, alzandosi ritmicamente per poi cadere, delineava i muscoli delicati dal polso fino alla base della schiena...non avrebbe mai pensato che quel corpo marcato e snello avesse tanta forza...

Le alte fiamme del camino danzavano irrequiete riflettendo bagliori corallo sulla schiena nuda di Mu, mentre le gocce di sudore che il caldo soffocante della forgia ed il lavoro fisico avevano fatto germogliare sulla sua pelle si affollavano al limite delle natiche, inzuppando la stoffa e facendola aderire.

Lo sguardo di Saga si soffermò proprio su quel punto...quella rotondità perfetta e scultorea attirava magneticamente la sua attenzione, tuttavia, ciò che lo colpì più di tutto fu la sensazione che la vista di quella pelle pallida sortiva su di lui... delicata, morbida, liscia.

Le leggere tracce di fuliggine e i riflessi argentei del sudore non facevano altro che rendere quell’incarnato ancora più allettante...e senza che se rendesse conto, i piedi di Saga cominciarono a muoversi in una direzione ben precisa...

Non era così sprovveduto da perdere la concentrazione e tradire la sua visita inattesa ed inopportuna, ma, ancora una volta, qualcosa di più forte di lui e che ormai lo guidava da quando aveva messo piede in quel tempio, lo spinse a proseguire verso un non meglio precisato obiettivo.

Fortunatamente, e di ciò ringraziò mentalmente gli dei, il suono provocato dal lavorio degli strumenti celesti lo aiutava a nascondere la sua presenza.

Quando si trovò a pochi piedi di distanza da Mu, Saga allungò una mano, facendo scorrere tra le sue dita i sottili fili lilla che sfuggivano dalla coda improvvisata e che il calore lasciava liberi di danzare in aria, mentre il leggero profumo emanato dalla pelle del tibetano lambiva delicatamente le sue narici sensibili, lasciandolo stordito...gelsomino...chiuse istintivamente le palpebre...

Tornando in sé, le riaprì quasi subito...che diavolo stava facendo?!...

In quel momento però, strani lampi di luce gli attraversarono la mente...tutti portavano impressi l’immagine del tibetano, e il profumo di gelsomino era così forte da fargli dolere la testa. 

Fortunatamente non durò a lungo. Svegliandosi da quell’insolita e improvvisa sofferenza, e rendendosi conto della situazione pericolosa ed imbarazzante nella quale si stava infilando, si affrettò a tornare sui suoi passi, defilandosi con la stessa riservatezza con la quale era arrivato. Silenzioso e rapido come un felino, ripercorse la strada al contrario per ritrovarsi, poco dopo, nuovamente all’ingresso del tempio dell’Ariete. Dopo aver preso un respiro profondo per calmare i battiti del suo cuore, innalzò il proprio cosmo richiedendo, stavolta inequivocabilmente, la presenza del padrone di casa.

All’interno della forgia, Mu poté finalmente espirare, rilasciando l’aria che aveva trattenuto nei polmoni...

Ripensando a quello che era appena accaduto, e che non aveva compreso, guardò di fronte a sé il pezzo dell’armatura che aveva lucidato poco prima che Saga arrivasse...sebbene fosse confuso, un piccolo sorriso si mostrò sul suo volto delicato...puoi essere il cavaliere più forte, la mente più scaltra e astuta, essere in grado di ingannare uomini e dei, ma non puoi prevedere l’imponderabile...

Nella fattispecie, l’imprevedibile può essere rappresentato da un semplice pezzo di un nobile metallo, che riflette ciò che accade alle tue spalle...

Tuttavia, quel sorriso durò poco. Il tempo di percepire un potente cosmo che, a differenza di prima, reclamò chiaramente la sua presenza all’ingresso della casa.

****

- Idiota...è solo un idiota! Come ha osato? Con quale coraggio?! -.

Un po' più in alto, nel quinto tempio, il cavaliere del Leone camminava avanti e indietro nervosamente parlando tra sé, e facendo accigliare due paia di occhi che stavano assistendo allo strano spettacolo.

- Tutto bene ‘Olia? -.

Credendo di essere solo, Aiolia si voltò di scatto, vedendo suo fratello e Shura venire verso di lui vestiti con abiti da allenamento.

- Non si usa più annunciarsi? - commentò Aiolia un po' seccato.

- Aiolia... - Aiolos parlò con il tono paternalistico che usava quando voleva infastidire suo fratello - il tuo cosmo è talmente pesante da aver completamente ignorato tutte le nostre richieste di passaggio... - vide il Leone arrossire e un sorriso divertito si allungò sul suo volto - Allora? A chi stai dando dell’idiota da un po'? -.

Aiolia sbuffò fingendosi piccato. In realtà era sollevato all’idea di poter parlare con il fratello maggiore, Aiolos sapeva dare sempre il consiglio giusto...anche se non l’avrebbe mai ammesso!

- Saga...l’idiota è Saga! -.

Aiolos e Shura si guardarono aggrottando le sopracciglia, ma non proferirono parola, in attesa che Aiolia continuasse.

- Sì...beh...in realtà non riguarda me... - tentennò incerto se continuare, dato che implicava la vita privata di un’altra persona. Ma qualcuno lo anticipò.

- Riguarda Mu...vero? - domandò a bruciapelo Aiolos, guadagnandosi lo sguardo sorpreso del fratello.

- Come...come lo sai?! -.

- È semplice... - Aiolos parlò con una naturalezza disarmante - se una faccenda ti coinvolge così tanto e non interessa te, può riguardare solo qualcuno che ti sta molto a cuore...cioè Mu! - concluse alzando le spalle per sottolineare l’ovvietà della spiegazione.

Ciò gli fece guadagnare non solo l’espressione sorpresa del Leone, ma soprattutto quella piena di ammirazione di Shura...

Quello sguardo cominciò ad innescare strani pensieri nella mente del Sagittario, tuttavia, li mise da parte per concentrarsi su Aiolia. 

Almeno per il momento.

- Sì... - annuì il quinto guardiano - il fatto è che...sì, beh...Mu si è dichiarato a Saga e lui lo ha trattato senza alcun riguardo...quale idiota farebbe una cosa del genere?! - aggiunse sdegnato.

Aiolos divenne improvvisamente serio, e stranamente pensieroso.

- Ma...Saga non sta con Shaka? - da quando era entrato, Shura si manifestò rivolgendosi al cognato, ed alternando lo sguardo tra lui ed Aiolos, dato che non gli era sfuggita la reazione del Sagittario.

- Sì - confermò Aiolia - ma...tralasciando il fatto che più che una coppia sembrano soci in affari... - vide Shura e Aiolos scambiarsi un sorriso divertito - Mu voleva solo essere sincero... per evitare situazioni imbarazzanti e.…beh...anche false illusioni... -.

- Aiolia... - il nono guardiano guardò suo fratello dritto negli occhi, l’espressione pacata ma seria - sei innamorato di Mu? -.

Passarono diversi secondi di silenzio imbarazzante prima che Aiolia rispondesse, e quando lo fece, rilasciò tutta l’aria che stava trattenendo nei polmoni.

- No.…non sono innamorato di Mu... - disse puntando un indice verso Aiolos - ma se mi desse la possibilità di stargli accanto, non impiegherei molto tempo per innamorarmene... -.

- Perdonatemi se mi intrometto dove non sono chiamato... - Shura attirò nuovamente l’attenzione dei due fratelli - ma Mu è una persona seria, e se è davvero innamorato di Saga, non darà false speranze né a te - disse indicando Aiolia - né a nessun altro... -.

Aiolos annuì alle parole del suo partner, prima di riportare l’attenzione su Aiolia.

- C’è una cosa che però non capisco... - vide Aiolia aggrottare la fronte - se pensi che Saga sia un idiota, perché sei così arrabbiato? Voglio dire...dovresti essere felice che Mu abbia schivato un simile pericolo! -.

- Il fatto è che... - Aiolia sospirò prendendosi qualche secondo per rispondere - il fatto è che credo che Saga non sia così indifferente come vuole far credere... -.

- In che senso? - domandò Shura sorpreso. Tuttavia, non gli sfuggì l’espressione enigmatica di Aiolos, che annuì pensieroso alle parole del fratello.

- Vedi Shura...non so spiegarlo neanche a me stesso...ma qualcosa mi dice che il Gemello idiota è interessato a Mu...anche Milo ha notato la stessa cosa! - aggiunse Aiolia alzando le spalle, non riuscendo a dare un’altra giustificazione. Ma Aiolos terminò al posto suo.

- Il modo in cui lo guarda... -.

Sia Shura che Aiolia guardarono sopresi Aiolos.

- Credo che Saga non ne sia neanche consapevole... - continuò il maggiore dei fratelli - ma quando guarda Mu lo fa come se non esistesse altro... -.

- Ne sei sicuro? - domandò Shura cautamente.

- Conosco bene Saga... - Aiolos rispose sicuro, tuttavia, ciò che disse fece improvvisamente accigliare il suo compagno, che, a quel punto, tacque incrociando le braccia. Gesto che, ovviamente, catturò l’attenzione di Aiolos.

- Possibile che Shaka non se ne sia accorto? - domandò Aiolia, riportando gli altri due presenti sul discorso.

- Shaka sa tutto, è consapevole di tutto...ma non ha intenzione di cedere la posizione di privilegio che gli da il fatto di essere il compagno di Saga... - spiegò il Sagittario - ed è per questa ragione che si comporta con lui come se gli facesse un favore...e Saga è talmente convinto di non meritare questa nuova vita da non rendersene conto... -.

Aiolia alzò le sopracciglia...aveva fatto bene a parlare con suo fratello. Aiolos era sempre in grado di decifrare le stranezze delle persone...o almeno di quelle che abitavano nel Santuario! Tuttavia, non poté evitare di notare il cruccio che Shura nascondeva malamente...lo spagnolo era schivo e discreto per sua natura, e se non riusciva a contenere il suo fastidio, evidentemente doveva essere grande. 

Così decise di liberare quella coppia in modo tale che si chiarisse. Augurandosi che Aiolos avesse fortuna...

- Grazie Aiolos...Shura...credo che la cosa migliore da fare, per me, sia stare vicino a Mu come amico, e poi...vedremo cosa accadrà... - disse Aiolia rivolgendosi prima all’uno e poi all’altro e vedendoli annuire - scusatemi se vi ho fatto fare tardi per l’allenamento...ma ho apprezzato molto i vostri consigli... - aggiunse con un leggero sorriso - ora vi lascio liberi, anzi...vado a prepararmi anch’io, così tra un po' scendo al Colosseo... - e senza attendere risposta, si addentrò nel suo tempio lasciando un po' di privacy a suo fratello e a suo cognato.

Dopo che Aiolia fu rientrato, Shura si avviò verso l’uscita senza guardare Aiolos; consapevole del fatto che fosse dietro di lui, sentiva gli occhi del greco bruciargli le spalle, tuttavia, non si voltò né gli rivolse alcun cenno.

- Shura... -.

Stavano già scendendo i gradini che portavano alla quarta casa, quando Aiolos decise di rompere quel silenzio scomodo. E inutile.

- Shura... -.

Sapendo perfettamente perché il suo compagno si stesse comportando in quel modo, Aiolos faceva fatica a non ridere dell’atteggiamento del sempre stoico Capricorno. A dire il vero, adorava quando Shura perdeva il suo rigido contegno per una cosa così naturale ed indomabile come la gelosia...ma sapeva che se avesse riso lo avrebbe indispettito ancora di più, quindi si trattenne il più possibile.

- Shura... -.

Tuttavia, quando anche il suo terzo tentativo andò a vuoto, venendo impassibilmente ignorato, Aiolos decise di averne abbastanza e passò alle maniere forti.

Senza indugiare oltre, prese per mano Shura, che si voltò dapprima arrabbiato, salvo poi sorprendersi e lasciarsi portare quando venne trascinato dietro una delle imponenti colonne che fiancheggiavano la scalinata. Il modo in cui Aiolos lo guardava non gli dava possibilità, né diritto, di replica.

- Allora...posso sapere cosa succede? - la voce di Aiolos suonò ferma e decisa, pur non perdendo l’abituale sfumatura morbida.

Shura guardò dritto, arrossendo, ed evitando il più possibile gli occhi del Sagittario. Non avrebbe resistito...

-Allora? - insistette Aiolos.

Shura sapeva quanto il greco potesse essere insistente quando voleva qualcosa, e sapeva altrettanto bene che non si sarebbero mossi da lì se non gli avesse dato delle risposte.

- Conosci bene Saga... - la voce del Capricorno uscì più aspra di quanto avrebbe voluto, ma si innervosì ancora di più, pensando di essere stato fin troppo morbido, quando vide un sorriso compiaciuto farsi strada tra le labbra carnose di Aiolos.

Non guardare le sue labbra, non guardarle!

- Sì...lo conosco molto bene... - Aiolos prese il mento di Shura, costringendolo a guardarlo negli occhi - ma non nel modo assurdo in cui stai pensando... -.

Vide Shura sgranare gli occhi, arrossendo ancora di più...stavolta non per rabbia, ma per vergogna.

- Abbiamo passato molto tempo insieme, perché eravamo amici...ma soprattutto rivali...ed il modo in cui sono andate le cose ti da l’idea di quanto lo fossimo... - mentre parlava, Aiolos accarezzava con un dito il profilo affusolato del suo compagno.

Quello era stato il punto di svolta nella loro relazione. Riuscire a parlare liberamente di quello che era accaduto quando l’alter ego di Saga aveva preso il sopravvento nel Santuario, aveva permesso ad entrambi di abbandonare i fantasmi del passato e darsi la possibilità di vivere finalmente l’amore che avevano sempre custodito nel loro cuore. Quando arrivarono a scambiarsi persino delle battute riguardo a quegli eventi, capirono di essere definitivamente guariti da quelle ferite profonde.

- Allora...non sei mai stato innamorato di Saga? - domandò Shura cautamente...era così piacevolmente turbato dalla presenza di Aiolos da pensare che anche il greco potesse sentire il battito furioso del suo cuore contro il suo petto.

- Neanche tra mille rinascite...e sai perché? - mentre parlava, Aiolos portò le braccia di Shura sopra la sua testa, fermandole saldamente con una mano, e cingendogli la vita con l’altra.

- Perché? - Shura deglutì a secco, lasciando Aiolos libero di fare quello che voleva.

- Perché c’è solo una persona che mi attrae... - Aiolos sussurrò all’orecchio di Shura, facendolo rabbrividire - che mi fa impazzire... - diede un leggero morso al lobo, provocando nello spagnolo un leggero gemito che lo istigò ulteriormente - che amo... - concluse riportando il viso davanti solo per guardare le labbra sottili, leggermente aperte, che tradivano il respiro veloce del loro proprietario.

Quando Shura vide lo sguardo predatorio di Aiolos, capì di non avere alcuna difesa da opporgli, inoltre...non ne aveva la benché minima intenzione.

Senza aggiungere altro, Aiolos si avventò su quelle labbra tentatrici, mettendo fine a quell’assurda discussione, mentre la mano libera cominciò a percorrere il corpo dello spagnolo con sempre più audacia.

Shura era un uomo discreto, irreprensibile, corretto fino a peccare di rigidità eccessiva in certe occasioni...ma nelle mani dolci e forti di Aiolos diventava semplicemente...cera...

Quando un barlume di lucidità gli attraversò la mente riuscì, a malincuore, a staccarsi dalle labbra del Sagittario.

- Se qualcuno ci vedesse... -.

- Ci direbbe di andare in uno dei nostri templi? - continuò Aiolos, vedendo Shura annuire.

- È proprio quello ho intenzione di fare... - concluse Aiolos con un sorriso malizioso, prima di riprendere la bocca di Shura con ancora più foga.

Le guance arrossate, le labbra schiuse, il respiro agitato...quello spettacolo era troppo allettante per il nono guardiano. Senza dare al suo compagno il tempo di pensare, lo prese per mano cominciando una corsa per tornare da dove erano partiti.

Shura aveva perso. Tuttavia, niente lo rendeva più felice di quella sconfitta che lo portava tra le braccia appassionate del suo Sagittario.

****

All’ingresso del primo tempio, Saga si mostrava impassibile, in attesa di essere ricevuto. Schiena dritta e mento alzato, nella sua abituale posa, faceva di tutto per non tradire il nervosismo che lo stava divorando.

Non riusciva a comprendere se stesso, né tantomeno le azioni che lo avevano portato ad invadere la privacy di un’altra persona in modo così sfacciato. Cosa sarebbe accaduto se Mu si fosse voltato e lo avesse trovato lì, a due passi da lui, intento ad accarezzare l’aria?

Non voleva neanche pensarci. E non fu necessario, perché un cosmo ben noto lo avvertì che l’attesa era finita.

- Buonasera Saga - la voce di Mu giunse alle orecchie di Saga seguita dal suo proprietario, che, con la sua camminata discreta ed elegante, uscì da una delle colonne del tempio dirigendosi verso il suo ospite.

- Buonasera Ariete - rispose Saga, rimarcando la distanza che intendeva mostrare con il tibetano.

Che più che altro tentava di dimostrare a se stesso, dato che il cosmo di Mu lo aveva avvolto in un’aura di pace e calore che lo aveva fatto vacillare nel suo obiettivo di apparire il più distaccato possibile. Inoltre, anche se il tibetano appariva coperto da una tunica che gli copriva la parte superiore del corpo, le ciocche di capelli che ricadevano sul viso e le lievi tracce di fuliggine sulla pelle, riportavano alla sua mente le immagini di qualche minuto prima. Pur non volendo, Saga non poté evitare di pensare che quei grandi e limpidi occhi color smeraldo contrastassero magnificamente con quel leggero disordine. Un’immagine quasi primordiale. Dannatamente allettante...

- A cosa devo la tua visita? - domandò Mu con la consueta gentilezza, guardandolo negli occhi, ma senza tradire alcuna emozione.

Anche Mu stava facendo un grande sforzo per contenere tutto quello che si agitava nel suo petto. Non capiva nulla...perché il guardiano dei Gemelli fosse entrato nella sua casa...perché sembrasse contemplarlo nella fucina...e perché ora si trovasse di fronte a lui come se nulla fosse...

Tuttavia, esattamente come chi ora lo stava fronteggiando, sapeva mascherare bene i suoi turbamenti.

Prima di rispondere, Saga lo scrutò dall’alto in basso. Un atteggiamento piuttosto tipico, e che solitamente rimarcava la sua alterigia, ma non in questo caso. Stavolta stava davvero guardando Mu, e, con suo sommo dispiacere, dovette ammettere di trovarlo dannatamente bello. Di nuovo, le immagini di poco prima balenarono nella sua mente rompendo la stabilità del suo orgoglio.

- Sono venuto per prendere accordi con te - Saga parlò con la solita serietà e freddezza - abbiamo un lavoro da svolgere, e credo sia opportuno concordare i nostri rispettivi impegni... -.

- Perdonami se ti contraddico - lo interruppe Mu, anche se il suo tono non mostrava alcuna scusa - ma continuo a credere che questa non sia una buona idea...Kanon può benissimo... -.

- Quello che tu pensi non mi interessa...Ariete! - Saga lo interruppe tagliando rudemente le sue obiezioni. Sentire il nome di suo fratello dalle belle labbra di Mu (quando accidenti le aveva notate?!) aveva rotto quel minimo di pazienza che, a fatica, aveva fino ad allora dimostrato - Ho preso un impegno e non intendo disattenderlo a causa tua...o dell’idiota di mio fratello! -.

- Non parlare di lui in questa maniera - lo ammonì Mu con voce calma ma ferma - Non in casa mia... -.

Saga allungò una strana smorfia...in realtà avrebbe voluto sorridere, ma non gli riuscì proprio. Mu era lì, in piedi di fronte a lui, ad esigere rispetto per Kanon...suo fratello...colui che non esitava un secondo ad insinuarsi nei suoi confronti in modo inopportuno e malizioso...

Qualcosa nel cervello di Saga si inceppò all’idea che Mu in realtà gradisse le attenzioni del suo gemello, e, come sempre faceva quando la rabbia sopraffaceva la sua ragione, parlò senza filtri.

- Cosa hai con mio fratello? - domandò senza mezzi termini. Il mento alzato e gli occhi semichiusi in una fessura sprezzante, fissava le iridi smeraldo pretendendo, senza averne alcun titolo, una spiegazione.

Che infatti non arrivò.

- Niente che ti riguardi, né che ti interessi, né che tu debba sapere... - fu la laconica risposta di Mu, che non spezzò il collegamento visivo neanche per un momento.

Naturalmente, una risposta come quella non avrebbe mai potuto soddisfare Saga, anzi...l’unico effetto che provocò fu di infastidirlo più di quanto già non fosse. Rispondendo al suo istinto predatorio, si mosse lentamente in direzione del lemuriano studiandolo da cima a fondo, e quando gli fu vicino, cominciò a girargli intorno cercando di innervosirlo. 

Se qualcuno gli avesse chiesto perché stesse facendo tutto questo, non avrebbe saputo spiegarne neanche lui la ragione...sapeva solo di voler portare il primo guardiano fuori dalla sua zona di sicurezza, condurlo al limite e guardare bruciare il fuoco che nascondeva dietro a quella natura che, ne era certo, fosse mite solo in apparenza. 

Vedendo Saga avvicinarsi con fare felino, Mu strinse istintivamente le palpebre, sentendo un brivido percorrergli la spina dorsale.

Non può succedere...non di nuovo.

Riaprì gli occhi quasi subito, riconnettendosi all’ambiente circostante con la necessità di mantenere il controllo della situazione... che stava già prendendo una strana piega. Sebbene sentisse il pesante sguardo di Saga su di sé non si mosse, né sussultò, né tantomeno lo guardò, limitandosi a percepire solo con i suoi sensi ciò che il gemello maggiore stava facendo. Respirando impercettibilmente, si costrinse a restare calmo.

- Certo che mi riguarda... - Saga parlava muovendosi alle spalle di Mu, che poteva sentire quella parte del suo corpo bruciare sotto il suo sguardo indagatore - mi riguarda nella misura in cui ti stai prendendo gioco di mio fratello... -.

- Di cosa stai parlando? - Mu si accigliò - Non è mia abitudine prendere in giro le persone...né Kanon né nessun altro - rispose categorico.

- Ah no? - lo canzonò Saga portandosi davanti a lui e ripiantando i suoi occhi viridiani nei grandi smeraldi di Mu - E come chiameresti nutrire le false speranze di mio fratello? -.

- Chi ha detto che sono false?! - domandò Mu a bruciapelo, guardandolo con aria di sfida.

Saga si aspettava di tutto, che Mu si offendesse, che lo insultasse, che lo cacciasse, ma non quello...i suoi occhi divennero una fessura, rendendo il suo sguardo ancora più duro. Quasi furioso.

- Ti ricordo... - anche la sua voce tradiva la collera che stava montando - che meno di due giorni fa sei venuto nel mio tempio - indicò se stesso con la mano - a dichiararmi i tuoi sentimenti... -.

- Che non hai esitato a trattare come spazzatura! - lo interruppe Mu guardandolo con rabbia.

Saga si accigliò...perché era stato interrotto...e perché dovette riconoscere che ciò che Mu aveva detto era vero. Lo aveva deriso come cavaliere, come uomo, e soprattutto era passato sopra il suo affetto come se non contasse nulla...

- Che diavolo pensi Saga? - Mu continuò alzando la voce e mostrando il suo risentimento - Che passerò tutta la vita a rimpiangerti?! -.

Saga si mosse quasi impercettibilmente, attutendo sorpreso quelle parole. Mu stava mostrando nuovamente il suo elemento naturale, e per quanto lui stesso lo avesse volontariamente provocato, dovette ammettere con se stesso di non essere preparato a fronteggiare il fuoco che scorgeva ardere tra le iridi limpide.

Inoltre, ma non era ancora pronto ad accettarlo, ciò che Mu aveva appena detto non gli era piaciuto per niente.

E se ciò che Mu aveva detto non gli era piaciuto, quello che seguì gli piacque ancora meno, suonando alle sue orecchie come una velata minaccia. 

- In tutti questi anni sono molte le cose che ho rimosso dalla mia vita, dalla mia mente, dal mio cuore... - Mu prese un respiro profondo prima di continuare, espellendo insieme all’aria il dolore che gli stringeva il petto - e tu non farai eccezione Saga... -.

Dopodiché, senza neanche attendere una risposta dal suo interlocutore, il tibetano gli voltò le spalle riavviandosi verso la parte privata del tempio.

Mu cominciava ad essere stanco. Di tutto. Stanco di dover giustificare sentimenti che appartenevano solo a lui e che avrebbero dovuto rimanere intimi e discreti, stanco di essere sulla bocca di tutti, stanco di ricevere un’attenzione che non aveva mai richiesto. Avrebbe solo voluto riavvolgere il nastro della sua vita e tornare all’infelice momento in cui, confidandosi con Aiolia e Milo, non si era reso conto del fatto che Shaka, a poca distanza, stesse ascoltando tutto...

Tuttavia, aveva percorso solo pochi passi quando si sentì tirare per un braccio senza molta gentilezza; voltandosi, vide le iridi furiose del terzo guardiano guardarlo come se volessero attraversarlo da parte a parte, incenerirlo, farlo sparire...ma prima che potesse anche solo lamentarsi, si trovò il volto di Saga a pochi centimetri dal suo.

- Domani mattina...Ariete... - la collera era evidente, parlando come se volesse imprimere le sue parole nella mente del tibetano - alle nove in punto sarò qui per iniziare il nostro lavoro... e non accetterò altre sciocche scuse da parte tua! -.

Quella vicinanza non era un bene. Nessuno dei due lo avrebbe ammesso, ma il sangue di entrambi aveva cominciato a pompare più velocemente del dovuto, e nonostante la prova di forza che stavano mostrandosi l’un l’altro, la verità era che sentivano un’insolita sensazione di benessere farsi sempre più largo in quella distanza ridotta.

Mu non abbassò lo sguardo di un millimetro, divincolandosi, a fatica, dalla presa del gemello maggiore.

- Francamente non capisco tutta questa fretta... - disse irritato - non ho una scadenza per questo lavoro, c’è tutto il tempo per... - ma non riuscì a terminare.

- Il tempo non aspetta...Ariete... - fu l’unica risposta coerente che Saga riuscì a formulare. E nel mentre liberava il braccio del primo guardiano, l’unica cosa che riusciva a pensare era quanto fossero belli i suoi occhi. E le sue labbra.

Scosse lentamente il capo per liberarsi da quei pensieri, ma, preso dalla discussione con Mu, non si era accorto di una terza presenza che, già da qualche istante, stava assistendo a tutta la scena.

- Tutto bene...Mu? -.

Non poteva essere altri che lui.

La sua voce inconfondibile fece innervosire Saga...possibile che apparisse sempre nei momenti meno opportuni? O meglio...che apparisse sempre?!

Chiudendo gli occhi infastidito, li riaprì solo per voltarsi e fissare un volto identico al suo, non facendo alcun tentativo per nascondere la sua irritazione, ma prima che potesse parlare, dicendo sicuramente qualcosa di sgradevole, Mu lo precedette nel tentativo di evitare una discussione.

Ci mancava solo che quei due cominciassero a litigare in casa sua.

- Kanon... - la voce dell’Ariete riecheggiò nel silenzio del tempio.

Troppo fredda, per i gusti di Kanon.

Troppo dolce, per i gusti di Saga.

- Cosa ti porta al mio tempio? - Mu ignorò i reciproci sguardi omicidi, attirando l’attenzione di Kanon con la sua voce morbida.

- Tu... - rispose il minore dei Gemelli, dimenticandosi velocemente di Saga e sfoggiando un sorriso sensuale che fece arrossire Mu - volevo vedere come stavi e...magari assaggiare quel tè di cui mi hai parlato...quello che hai portato dal Jamir... -.

- Tu non bevi tè...non ti è mai piaciuto! - lo interruppe Saga guadagnandosi lo sguardo omicida del fratello, e restituendoglielo dato che il rossore sulle guance di Mu non gli piaceva per niente.

O meglio...gli piaceva...a non piacergli era chi lo stava provocando. Lui e il suo dannato sorriso da attore di fotoromanzi!

- Beh...i gusti possono cambiare...Saguita... - rispose Kanon mantenendo la sua espressione maliziosa - a volte siamo convinti che qualcosa non sia di nostro gradimento...salvo poi scoprire che non possiamo farne a meno... - aggiunse provocandolo.

No. Lì il tè non c’entrava più nulla, e Saga cominciò ad innervosirsi seriamente. Se non fosse stato per il guardiano del tempio, la faccenda avrebbe preso una piega poco felice.

- Non c’è problema... - Mu ignorò lo scambio di battute tra i fratelli, mostrando a Kanon un piccolo sorriso - entra...lo preparo subito - ma prima di rientrare nel suo tempio si rivolse a Saga, che era ancora lì a guardare la scena.

- Ci vediamo domattina Saga - Mu parlò con serietà - alle nove in punto -.

In silenzio, lanciandogli un ultimo sguardo che lo ispezionò da cima a fondo, e viceversa, Saga si voltò avviandosi con passo deciso verso l’uscita. Ignorando volutamente la presenza di suo fratello.

Tuttavia, prima di uscire dal tempio, un impulso più forte di lui lo fece voltare un’ultima volta, e quando vide Kanon sorridere dolcemente accarezzando la schiena dell’Ariete, sentì la solita fitta risvegliarsi all’altezza del costato.

Se non fosse uscito da lì il prima possibile, avrebbe rischiato di picchiare suo fratello...quindi non indugiò oltre, riportandosi in fretta sulla scalinata del Santuario. 

Non notando lo sguardo obliquo che Kanon allungò nella sua direzione.

Ormai fuori da quella situazione incomprensibile, pensava che il suo malumore si sarebbe gradualmente attenuato, tuttavia, mentre saliva i gradini in direzione del tempio del Toro, il suo fastidio, invece che scemare, non fece altro che aumentare...

Aldebaran stava uscendo di casa in quel momento, e quando vide passare il terzo guardiano, fece un gesto con la mano per salutarlo. Il risultato fu che venne prontamente ignorato da Saga che, pur essendogli di fronte, non dette segno di averlo visto. 

E non lo aveva visto davvero...nonostante la mole del Toro non fosse trascurabile...

Il pacifico cavaliere del Toro avrebbe dovuto richiamare la disattenzione dei Gemelli per non aver chiesto il passaggio attraversando il suo tempio, tuttavia, la vista di Saga, particolarmente stralunato e nervoso, lo fece tornare sui suoi passi...non era una buona cosa stuzzicare la sua irascibilità quando era già evidentemente inquieto. Di solito Saga era molto ligio al dovere e alle regole, e se non si era preso la briga di chiedere il permesso, era perché qualcosa non andava come avrebbe dovuto. Senza alcuna voglia di indagare, né di rischiare un viaggio non richiesto per un’altra dimensione, Aldebaran tornò ad occuparsi delle sue faccende.

Per quanto lo riguardava, il terzo guardiano procedeva verso la sua casa con la determinazione di chi avrebbe abbattuto anche le colonne se fosse stato necessario. Insofferente...questo era il termine che meglio avrebbe potuto descrivere il suo stato d’animo riguardo a quanto accaduto in casa dell’Ariete.

Il maggiore dei Gemelli non si sarebbe di certo aspettato un invito, non dopo la strana piega che aveva preso il suo confronto con Mu, ma essere liquidato come se fosse qualcosa di cui liberarsi per dare importanza a Kanon, gli provocava un disagio sgradevole, oltre alla voglia incontrollabile di assestare un colpo in faccia a suo fratello.

Era proprio necessario che la sua copia ficcanaso si mettesse in mezzo?!

Ma poi...in mezzo a cosa esattamente?

Saga avrebbe davvero voluto riprendere il filo logico dei suoi pensieri, tuttavia, ogni qualvolta provasse a spostare l’attenzione su qualcos’altro, la sua mente tornava sempre al punto di partenza, riproponendogli immagini più o meno piacevoli...

La vista di Mu alla fucina...quella pelle così invitante e profumata...gelsomino...

Una fitta improvvisa attraversò la testa di Saga, provocandogli un dolore breve ma acuto. Lo stesso disagio che aveva avuto poco prima alla fucina, quando l’essenza del primo guardiano aveva invaso le sue narici.

Che accidenti c’era in quell’odore da turbarlo così tanto?!

Tuttavia, quel pensiero fu presto sostituito da un’altra immagine, indubbiamente meno piacevole.

Kanon e la sua mano...la sua dannata mano, che accarezzava la schiena di Mu. Certo, aveva anche visto il tibetano allontanarsi da quella confidenza con discrezione, e per un attimo, che naturalmente aveva finto di ignorare, si era sentito molto più leggero...ma non poté evitare di pensare a quante libertà suo fratello si sentisse in diritto di prendersi con l’Ariete.

Solo quando, infine, alzò lo sguardo, Saga si rese conto di essere arrivato al suo tempio. Senza indugio, entrò nella sua casa desiderando finalmente rilassarsi nella tranquillità della sua privacy.

Il fatto che Kanon fosse fuori casa implicava la possibilità di godersi la pace per un po', anche se...non poteva negare che avrebbe preferito sapere suo fratello altrove...

Dirigendosi direttamente verso la sua stanza, rimosse la parte superiore dei vestiti, desiderando più di ogni altra cosa immergersi nella sua grande vasca da bagno. Il calore dell’acqua avrebbe sciolto la tensione dei suoi muscoli, rilassando dolcemente le sue membra...

- Non mi saluti neanche? -.

Saga stava già pregustando il momento in cui i vapori lo avrebbero avvolto in una mistica atmosfera di pace, quando una voce nota smorzò qualunque tipo di entusiasmo, facendogli abbassare le palpebre in un’espressione di evidente fastidio.
   
 
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