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Autore: An13Uta    21/03/2023    0 recensioni
Melio ha la brutta abitudine di essere un rompicoglioni.
Oh cielo, adesso.
Non è sempre così.
Non per Andy.
__
In cui i due capitani delle Pendici Corona parlano, camminano assieme, e passano una notte a distruggersi di vodka artigianale.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Claire de Lune
2. Arena Accogliluna







Nonostante il cielo già scuro la Luna sta ancora solo sorgendo quando Andy arriva di buon passo all'Arena. La sua controparte diamantina lo aspetta già tra le antiche colonne nella radura, a piedi nudi, mentre calcia un paio di cuscini a terra per metterli a posto.


“Spero di non essere in ritardo,” si scusa preventivamente lo straniero.

L'altro scaccia con le mani le sue parole: “Tra te e Damon non so chi sia più ossessionato dall'essere puntuale! A che serve poi, se siete sempre o in orario o in anticipo...”

“Bisogna sempre cercare di evitare ritardi sulla tabella di marcia,” si giustifica il più vecchio. Guarda verso la chioma dell'albero secolare, dove la brezza e qualcos'altro fanno stormire le foglie: “Sei certo che non causeremo alcun disturbo al Re delle Grotte?”

“Certo che no,” lo rassicura quello: “Il mio amato Electrode ha un sonno tanto pesante che non sentirebbe neppure il ruggito di Dialga. Lo scienziato del Villaggio Giubilo dice che ha a che fare con la sua dieta, con la fotosin- pin- fototesi cor-”

Qualcosa si sblocca tra le memorie di Andy: “Fotosintesi clorofilliana?” completa correggendo l'altro.

Melio schiocca le dita nella sua direzione: “Quella roba là. Qualsiasi cosa voglia dire fa andare Electrode in letargo appena sparisce il sole. Ma è assolutamente naturale, niente di cui preoccuparsi. Così, mentre lui e i suoi piccoli si godono sonni pacifici...”


E facendo apparire una damigiana dal bel mezzo del nulla come il più abile dei Mr Mime la erge in aria stretta nel suo palmo con un gesto teatrale, attraendo subito l'attenzione viva del suo compare.


“... Noi ci possiamo godere il chiaro di Luna.”


È così che Melio chiama poeticamente il liquore che ha imparato a fare lui stesso dalla fermentazione delle patate fumose, una bevanda che al primo sorso è più amara di un frullato di Baccafrago e Baccaguava e che in bocca lascia una sensazione strana, come se si fosse addentata una boccata di bruma; a furia di berla però il sapore si inasprisce in modo delizioso, fino a diventare quasi dolciastro.

Andy non dev'essere stato un gran bevitore nella vita precedente di cui ha solo ricordi vaghi, e anche se un fegato vagamente allenato lo avesse avuto certamente non sarebbe potuto essere abituato a certi superalcolici artigianali bolliti a oltranza per evitare che un sol sorso stecchisca anche un Mamoswine; la prima volta che il capitano del Clan Diamante lo aveva invitato a bere, vedendolo inghiottirne un bicchiere intero in un unico colpo senza alcun problema, aveva pensato bene di imitarlo, e si era risvegliato la mattina dopo con un'emicrania da far paura e Melio al suo fianco che gli allungava un tè di Baccapesca tirando un sospiro di sollievo dopo aver passato la notte intera leggermente nel panico per il terrore di averlo ammazzato.

Da lì in poi si è fatto lentamente una placida resistenza a furia di bere a piccoli sorsi; e ora, seduto su un cuscino ad aspettare la Luna piena, riesce finalmente a stare quasi dietro ai brindisi del suo compagno.

Non che sia un'impresa semplice, e menchemeno salutare – perché Melio butta giù senza ritegno un bicchiere dopo l'altro senza quasi lasciarsi il tempo di inghiottire il primo, come se non sentisse il modo in cui gli brucia la gola (e probabilmente davvero non se ne accorge neppure, abituato com'è) e non temesse affatto la rapidità con cui una sensazione fluttuante gli avviluppa i sensi e lo fa scivolare sempre più giù accompagnato da una sinfonia di risatine sommesse che non riesce a trattenere.


Quando Andy, dopo un altro sorso, sbuffa e ansima appena facendosi aria con la mano per il caldo con cui l'alcol lo fa abbrustolire ed arrossire, l'altro è ormai completamente sdraiato sul terreno nudo, il cuscino su cui era seduto ora chissà come sotto un ginocchio e i capelli sparsi sotto di sé; il petto gli saltella senza posa con sghignazzi dedicati ad una storia divertente di cui ha perso il filo mentre la raccontava, e il suo amico lo guarda mentre agita la mano avanti e indietro senza accorgersene, tenendo ancora il bicchiere vuoto stretto tra le dita lunghe e affusolate.


“Sei bello,” gli dice senza pensarci, sentendosi tanto rilassato che gli pare di non avere ossa.

Melio sorride ad occhi chiusi, fa una specie di gemito allegro: “Lo so,” replica, tronfio, e si gratta la nuca contro la terra mentre agita la testa a vanvera come per meglio enfatizzare il suo fascino.


Agita il bicchiere nella sua direzione, chiedendo un altro giro. La mano gli ondeggia un po', e Andy deve sia tenergliela ferma mentre lo serve per evitare che si rovesci dappertutto, sia appoggiargli per un momento la testa sopra la propria gamba per tenerla dritta in modo che non gli vada di traverso quando beve – e ne approfitta un attimo per fissargli incantato il collo liscio e quasi bianco che emerge dalle sue ciocche, come se non ne avesse mai visto uno prima. Entrambi fanno un altro brindisi al nulla: e giù.

Andy nota distrattamente che si sente il cranio simile a un Drifblim.


Una mano gli tira la tunica: “Vieni qua,” Melio lo chiama con una specie di gracidio, “Vieni quaaa,” e ride, e inarca la testa, e ha il collo proprio bello e chiaro e che se non fosse una cosa forse troppo sensuale da fare glielo bacerebbe volentieri. “Andyyy, vieni qua...”


Il capitano di Sneasler sposta il cuscino in modo che gli stia sotto la testa, bofonchia un po' mentre si muove a fatica tra acciacchi vari ed eventuali, e gli si sdraia affianco.

La notte è limpida, limpidissima: le stelle sono così tante e così luminose contro il cielo praticamente nero da mozzare il fiato.

Non ce ne sono mai stati dei cieli così scuri e pieni di astri, a Sciroccopoli... Troppa luce artificiale...


Il pensiero fugace sfreccia come un TAV nella sua mente e sparisce nei recessi più vuoti e lontani dello spazio.

Perso.


La voce di Melio mugugna una sorta di canzone in un dialetto che non conosce e non comprende.

Poi lo sente che tenta di tirarsi su, di girarsi.


“Ho notato una cosa,” annuncia.


Il più vecchio volta appena il viso nella sua direzione (percepisce il movimento come se fosse sott'acqua), e aspetta che continui con gli occhi a mezz'asta e le mani appoggiate alla pancia.


Da dove sta appoggiato sul proprio fianco Melio si lecca appena le labbra – l'alcol non è esattamente una buona scelta per idratarsi – e agita un indice per arrotolarci attorno quello che voleva dire: “Ho notato una cosa,” ripete. Ha una specie di bavatura quando parla, quando pronuncia la S, che a volte è più udibile ed altre meno. “Una cosa ingiusta.”

Andy risponde con un 'hmmm'.

“Ho notato... Che quando-” strizza gli occhi un attimo “-Quando io e te... Quando beviamo. E poi... Lo sai... Che mi metto giù, e tu mi - no? Ti appoggi. E facciamo... Come casso-”

“Parole.”

“Sh sh sh, sitto. Scit- Zit- To. Zitto. Quello che-” si interrompe di nuovo con un mugolio frustrato. Passa una mano sugli occhi, pizzicandosi il naso per un momento alla ricerca del modo corretto di esprimere i suoi pensieri: “Perché non è... Non è coccole. Perché tu non sei Skuntank.”

“Lo spero bene.”


Cinque dita gli finiscono dritte sulla guancia, ma sono così molli che non gli fanno male per niente. Melio lo guarda con occhi che sarebbero infuocati se non avesse il cervello che galleggia in una vaschetta d'alcol, e gli riversa addosso una gran varietà di suoni non intelligibili ma certamente offesi oltre misura con cui cerca di dirgli che scusami ma come ti permetti, Skuntank è il pokémon più bellissimo e bravissimo e perfettissimo di Hisui dopo Electrode e tu non hai il diritto di insinuare cose brutte sul suo conto, e quando lo rivedi domani farai meglio a scusarti e dargli una carezza sulla sua bellissima e sofficissima testa e rimprinzarlo di Baccafrago che a lui piace l'amaro e infatti è la creatura più bella carismatica e affascinante del mondo intero, e devi ammetterlo altrimenti ti gonfio come un Drifloon alfa punto da tremila Combee incazzati neri che te lo meriteresti pure per essere così cattivo e meschino con lui, che tanto lo so che sei solo geloso perché nessuno dei tuoi è così bello e carino e dolce e morbido da coccolare come lui.


Dopo cinque ardui minuti finalmente ritorna a favellare come una persona normale, o perlomeno normalmente ubriaca: “Vecchiascio,” lo insulta subito, “Mi fai incartare la lingua. Bleh.”

Andy ride piano.

Il suo compagno non riesce a tenere il broncio a lungo, e ride con lui.

Getta una ciocca di capelli oltre la spalla: “Comunque! Dicevo... Dicevo... Ok, ci sono. Ci sono. … Ci sono. Ok. Allora, quando noi... Ci abbracciamo, no? Diciamo così. Perché non ho... Non ho una parola giusta, quindi ci abbracciamo. Quando ci abbracciamo, no?”

“Hm-hm.”

“Ecco. Ho notato...” le belle labbra si inarcano in un sorriso furbo, e gli occhi si assottigliano fino a diventare mezzelune: “Ho notato... Che sono sempre io, ad abbracciare te. Sempre. Ogni volta.”


Tiene il mento appoggiato nel palmo della mano.


“È ingiusto,” ripete.


Ora che ci pensa, Andy gli da ragione.

In effetti è ingiusto.

Apre le braccia con affettuosa rassegnazione: Melio non si fa pregare e si lascia cadere subito sul suo petto di faccia.

Allunga le già chilometriche belle braccia per cingere con esse il collo del più vecchio, il quale a sua volta stringe le proprie attorno a lui e appoggia le mani sulle sue scapole. Cinque dita iniziano a giocare distratte con le lunghe ciocche mosse, risalendole lentamente fino a finire a massaggiarne la radice, accarezzando la testa del suo compagno di bevute piano, amabilmente; le altre restano dove sono, preferendo disegnare pigramente ellissi sulla bella schiena. Il capitano di Electrode gradisce assai le sue attenzioni, a giudicare da come fa vibrare le corde vocali in lunghissimi soddisfatti mugugni a bocca chiusa. Aggiusta appena la sua posa per essere più comodo, facendo quasi per rannicchiarsi su di lui.

Andy gli accarezza i capelli sovrappensiero, convinto che questa sensazione gli sia familiare. Tutto questo ha un che di noto – il peso sul petto e la posizione un po' scomoda, un certo torpore che gli appesantisce le palpebre, una guancia schiacciata contro di sé che se la lascia in quel modo poi si sveglierà con una sbausciata tremenda sulla maglia e quando cercherà di scansarlo via la mattina per asciugare quello schifo l'altro gli si avvinghierà attorno sbausciando ancora di più per dispetto e rifiuterà di andarsene perché è un fratello minore, e tutti i fratelli minori sono un po' bastardi dentro.


E Melio in effetti è un fratello minore. Glielo ha detto, una volta. Dev'essere per quello che gli sono venuti in mente i fratelli minori.


Melio struscia la tempia contro il suo sterno con un sospiro. Andy piega la testa per dargli un bacio sui capelli: il giovane sorride e alza appena le gambe, calciandole in aria come una ragazzina sognante.

Alza il mento, incassandolo tra le clavicole sporgenti del suo compagno. Il liquore gli colora le guance di un bel rosa camelia.


“Ammettilo,” gongola, tanto brillo che potrebbe luccicare nel buio.

“Ammettere cosa,” gli risponde il capitano di Sneasler.


L'altro gli sorride scaltro con un risolino, sbatte le ciglia lunghe e folte, e allunga il viso fino a far quasi toccare i loro nasi.


“Che sei innamorato pazzo di me,” biascica.

Palmi callosi gli cingono le guance e portano il suo sguardo a incrociare quello di occhi bianchissimi. Andy lo guarda fisso nelle pupille, con un affetto incontenibile, e dice con secca dolcezza: “Neanche un po'.”


Melio scoppia a ridere senza riuscire a contenersi. È un bene che Electrode sia tanto profondamente letargico, perché se avesse il sonno appena più leggero ora li starebbe incenerendo con un Fulmine per far smettere tutto quel baccano che non lo lascia dormire in santa pace.


“Lo disci così!” ulula il più giovane, con quasi le lacrime agli occhi; si gira sul fianco di nuovo, porta una mano sul petto fintamente addolorato: “Oh! Agonia! Senza pietà! Senza pietà! Mi spezzi il cuore!”

Anche l'altro comincia a sghignazzare: “Sarei stato più delicato se non sapessi che noi due non abbiamo neanche una cellula romantica in corpo.”

“E che ne sai! Che non ho mentito!” insiste il capitano diamantino.

Andy gli stringe le guance appena in una mano, agitandogli la testa un poco: “Stai ridendo troppo,” replica con il suo sorriso imbronciato.


La bella testa gli casca ora sul collo inondandolo di capelli bluastri, e continuano a ridere forte tutti e due, stringendosi e colpendosi debolmente a vicenda più per scherzo che per altro. I bicchieri abbandonati, la damigiana spostata con un po' di fatica per evitare di farla riversare a terra, con uno slancio Melio si aggrappa alla testa di Andy e schiaccia la bocca contro la sua guancia in un bacio da bambino.

Lo straniero sbarra gli occhi.


“Oh!” esclama, così forte da far quasi saltare l'altro. Lo guarda in faccia, con gli occhi che brillano: “Oh!” e lo stringe più forte, facendoli dondolare entrambi finche non dà un colpo d'anca e li fa ribaltare, finendo sopra Melio – che a sua volta da' un grido ancora sobbalzante di risate, e sorride incredulo. “Oh!”

“Che c'è?” gli chiede, “Che- che sc'è?”

“Non mi hai mai dato un bacio!” replica il più vecchio.


Da qua sopra, anche con questo buio, vede benissimo la faccia più giovane e pensa che sia veramente bellissimo.

Melio ansima dalla sorpresa e digerisce la frase molto piano, a causa di tutto quel liquore che gli naviga in testa, e continua comunque a sorridere.


Un pensiero fa incurvare appena le bocca di Andy: “È ingiusto,” nota con un po' di perfidia, imitando la sua lamentela proprio come un Chatot che ripete le sciocchezze di un marinaio.

Questo il capitano di Electrode lo capisce quasi subito: boccheggia senza riuscire a spiccicare parola con gli occhi sbarrati, fulminato.

“Non è vero,” cerca di schermarsi, ma l'altro lo zittisce subito: “Sì che è vero!”


Il più giovane cerca goffamente di allontanarlo, provando a scostarlo con una mano schiacciata contro il mento dalla barba caprina per almeno alzarlo così che non possa vedere il suo imbarazzo.


“Sono sempre io a darteli!” Andy continua imperterrito con un tono quasi esaltato, esilarato, con l'alcol che gli fa venire le palpitazioni e lo manda su di giri, come se questa fosse una rivelazione e non un semplice dato di fatto, “Tu non me li hai mai dati! Mai!”

Da sotto di sé viene un mugugno a metà tra l'infastidito e il divertito ogni oltre limite: “E allora!”

“È ingiusto!” ulula il vecchio: “Ingiusto! Ingiusto!”


La mano sotto il suo mento slitta via, e deve subito sforzare le proprie braccia per tenersi su prima di sbattere contro la fronte del più giovane.


Due palmi gli afferrano strette le guance; gli occhi bluastri di Melio gli ghignano con una smorfia che gli fa arricciare il naso, gracchiando una risatina sommessa su cui saltellano le sue parole quando annuncia inarcando il collo: “Sinnoh, se sei fastidioscio!”

E tu lo Stantler che da' del cornuto al Ponyta!


Questo Andy non riesce a rinfacciarglielo, assalito com'è da una tempesta di baci schiacciati forte con certi schiocchi assordanti contro ogni parte della sua faccia – le guance, il mento, la fronte, il naso, le tempie, le sopracciglia, le palpebre, veramente dappertutto: il suo amico non gli risparmia neanche un singolo centimetro di pelle. Il capitano di Sneasler sghignazza senza posa, forte, forte, fortissimo, incapace di contenersi mentre strizza l'altro nelle braccia e si gode questa inusuale inondazione d'affetto.

Ride tanto che la pancia gli comincia a far male e si accascia su di Melio, facendo finire il naso aquilino sullo sterno ancora sobbalzante dell'altro. Riesce a sentire sulla pelle i suoi arti lunghi tentare in maniera alquanto goffa di abbracciarlo, incastrandosi malamente l'uno nell'altro mentre cercano tutti e due di riprendere fiato.

Melio non ci sta riuscendo un granché con la sua ridarola irrefrenabile.

Tossisce appena, testa inarcata all'indietro per non sputare germi sui capelli bianchi, e inspira profondamente un paio di volte. Finalmente, riescono a guardarsi l'un l'altro di nuovo senza quasi morire.


“Sodifs- sfodd- cazso-”

“Parole.”

“Le so! Le sto discendo!”


Andy grugnisce uno sghignazzo e il suo compagno si morde la lingua per non ricadere nel riso.

Un altro respiro profondo, buttando giù con una specie di squittio.


“Sod – dis – fat – to?” riesce finalmente a sillabare.

Il capitano di Sneasler annuisce con un mugugno.


Due mani sottili e bianche di cicatrici si chiudono attorno alle sue guance, gli trascinano il viso in modo che possa meglio guardare quello del più giovane. Ha gli occhi bluastri semichiusi in un'espressione furba e un sorriso largo, divertito, come se stesse per raccontargli una barzelletta.


Sussurra, con il tono di un cospiratore: “Lo sai che cosa... Che cosa penso?”


Il capo bianco tra i suoi palmi fa segno di no.

Oh cielo, pensa Andy pigramente quando Melio fa un paio di singulti decisamente troppo simili a risate per i suoi gusti. Ora dice una scemenza.


“Penso che se cal- qual- qualcuno, ci vedesse – penso che penserebbe che stiamo...” si interrompe con un risolino sordo, una serie di colpi di lingua nella gola che ricordano un po' i richiami dei Sealio “Che sta- stiamo... Che ora, ora stiamo... Stiamo scopando forte.”



Passa un momento solo di pausa.



Ora che i dati sensoriali e la generale consapevolezza del fatto che loro due hanno infatti dei corpi in una qualche posizione in un qualche luogo è forzatamente portata alla sua attenzione, Andy si rende effettivamente conto che, al momento:

il suo inguine (piatto) è esattamente tra le gambe di Melio, quasi sovrapposto a quello (anch'esso piatto) di quest'ultimo;

la sua giacca è abbastanza lunga da coprire suddetta zona e quindi anche la parte superiore dei loro pantaloni, nascondendo quindi se siano abbassati o meno (non lo sono);

Melio è sotto di lui, insolitamente allegro, con le gambe assai divaricate (perché appoggiare ginocchia magre su altre altrettanto secche non è piacevole), avviluppato a lui con la foga di un Gligar appena uscito dall'uovo aggrappato alla schiena del Gliscor genitore per non essere sbalzato via durante il volo.


Ma comunque!


Andy si issa sui gomiti giusto per darsi una spinta e, senza una parola né uno dei suoi impercettibili cambi di espressione, comincia a rotolare sul fianco quanto più lontano possibile da Melio.

Il più giovane scoppia a ridere.


“Dove vai!” gli ulula dietro mentre lui, imperterrito, continua nella sua imitazione di un Graveler. “Dove vai!!”


Quando il forestiero si ferma ormai il capitano diamantino è accartocciato su sé stesso, tenendosi la pancia colta da spasmi e crampi dal troppo ridere e dondolando pietosamente sul posto con le lacrime agli occhi.


“Vieni qui, rincoglionito,” le parole traballano sulla sua lingua mentre si contorce, “Torna qui... Caz... Torna qui!”


Il vecchiaccio non si muove.

Melio impreca di nuovo con un colpo di tosse; sfidando il tasso alcolico nelle sue vene che lo appesantisce e la ridarola che lo fa tremolare come un Burmy in una giornata particolarmente ventosa, tenta eroicamente di gattonargli incontro. Casca indecorosamente a terra dopo nemmeno una decina di passi, singhiozzando dall'ilarità così forte che lo staranno sentendo anche ai piedi della montagna, faccia tra le braccia e culo all'aria. A un certo punto comincia a fare uno strano suono che ricorda il fischio di una teiera dimenticata sul fuoco.


“Tutto bene?” chiede Andy senza muoversi di un centimetro.

Gli risponde un rantolo che gli ricorda vagamente il vagito di un Vulpix incastrato in una buca. O un Remorayd spiaggiato e incazzato male.


Forse per pietà, forse per senso di colpa, Andy sospira e ritorna rotolando al fianco del suo compagno di bevute.

Gli batte la mano sulla schiena come per farlo tossire e quello si spiaccica sul proprio fianco senza neanche opporre resistenza, rosso in viso.


“Ahia,” commenta tra le lacrime tenendosi la pancia.

Sorride ancora.


Con l'aiuto di Andy riesce a sdraiarsi supino, ancora un po' tremante mentre smette di tarantolarsi dal ridere; fa respiri profondi (perlomeno ci prova) finché non riesce ad aprire appena gli occhi e guardare il più anziano in faccia senza farsi partire la milza a sghignazzi.

Ha le guance rosse e il petto che ancora sobbalza a singhiozzi, ridacchiante, con un sorriso appesantito dalle ciglia sonnolente. Sembra voler dire qualcosa, ma la lingua si rifiuta di cooperare.

Andy lo guarda senza un singolo pensiero che riesca a formarsi nella sua testa, con una contentezza ebete che meno male non può mostrare grazie alla sua specie di paralisi facciale altrimenti se ne vergognerebbe a vita. Una parte ancora vagamente funzionante del suo cervello decide di ignorare qualsiasi problema si fosse fatto fino adesso e bacia il collo pallido – anche se più che un vero e proprio bacio sembra che la testa gli sia cascata dal sonno e per puro caso la sua bocca sia finita sulla gola dell'altro.

Melio fa di riflesso un suono strozzato, ma non agonizzante, il che è un bene. Alza un braccio, stringendogli il collo in una morsa che forse lo farebbe preoccupare se l'arto non fosse molle come gelatina, e replica in tono piantandogli un bacio sulla tempia.

 

“Credo che così basti,” sentenzia il più vecchio. Con una mano infilata sotto alla schiena aiuta il capitano di Electrode a mettersi a sedere: “Obliteriamo il biglietto prima che parta l'ultimo treno e andiamo a dormire.”

L'altro cerca invano di calciare a terra in protesta, anche se ubriaco com'è i risultati lasciano a desiderare: “Nooo,” mugula (quasi stesse imitando il suo stesso Skuntank quando, sdraiato sulla schiena, nota che i grattini sulla sua pancia tardano ad arrivare) “Non voglio...”

“Riesci a camminare?”

“Hmm... no.”

“Ora chiamo Sneasler.”

“Nooo!”


Abbraccia il collo di Andy trascinandolo a terra, singhiozzando teatralmente mentre quello prova a trascinarlo di peso almeno fino ai cuscini – impresa alquanto ardua per uno che propriamente sobrio non lo è nemmeno lui.


“Ultimo,” lo prega Melio, guance rosse e lucide come se davvero stesse piangendo a dirotto, “L'ultimo e poi basta, promes- prometto, l'ultimo!”

“Ultimo cosa?”

“Ultimo bind- bir- bin-”

“Bicchiere?”

“Per favooore...”

“Poi ti verrà mal di testa.”

“Per favooore!”


Andy sospira.


“Facciamo così,” e il più giovane subito smette di piagnucolare per ascoltare attentamente “Se riesco a spostarti dove si sta più comodi, e se mi prometti che è davvero l'ultimo della serata-”

“Ultimiscimo,” Melio gli assicura prima ancora che finisca.

Il capitano di Sneasler sorride appena, con l'accondiscendenza di un fratellone assillato fino allo sfinimento: “Allora vada per l'ultimo.”


Lo stringe bene abbracciandolo da sotto le ascelle e prova a tirarlo in piedi: finalmente, con la collaborazione dell'accanito bevitore, riescono a barcollare fino al punto dove sono stati seduti quasi tutta la notte e cascare di sedere miracolosamente proprio sui cuscini.

Afferra la damigiana, la scuote appena per sentire cos'è rimasto dentro; ora che recupera i bicchieri Melio si è già abbandonato a terra come se non avesse ossa, ridacchiando allegramente mentre si gode la brezza, pregustando l'ultima bomba d'alcol che è riuscito a strappare al più anziano.


“Dopo di questo, a dormire,” gli ricorda Andy mentre versa.

Il capitano diamantino non risponde, mostrandogli solo il sorriso largo e vittorioso dei fratelli minori convinti che il mondo giri intorno a loro.


Allunga le braccia verso il bicchiere portogli come un Purugly che si stiracchi, lamentandosi appena quando l'altro lo allontana apposta per costringerlo a mettersi a sedere, in modo che non gli vada di traverso. Quando riesce a tirare su il torso lo schiaccia contro lo sterno dell'altro, e viene accolto in un mezzo abbraccio; ora che non rischia di strozzarsi viene permesso alle sue mani un po' basculanti di stringere il suo ultimo giro, ma prima che possa portarselo alla bocca per buttarlo giù tutto d'un colpo si vede il polso preso amabilmente e spostato un po' avanti, giusto quel che basta perché caschi di faccia se prova a chinarsi per raggiungerlo nuovamente.


“Hai detto che potevo!” mugula.

“Aspetta almeno che prenda anche il mio,” lo calma il più anziano mentre si allunga appunto per afferrarlo. “Non si può fare un brindisi da solo, o sbaglio?”

Melio mugugna qualcosa di indefinito contro la sua spalla.

“Sbaglio?”

Un altro mugugno.

“Melio, sbaglio?”

“Nnno.”

“Ecco. Adesso fai attenzione di bere piano.”

“Vabbene, mammmma.”


Il buffetto che gli arriva sulle labbra lo fa ridere come un adolescente bastardo.

Riescono a malapena a far toccare i bicchieri, mezzi addormentati ed incastrati fra di loro come sono, ma se non altro il capitano perlaceo si soddisfa nel vedere che il più giovane segue il suo consiglio e non tracanna il liquore in un sol sorso – cosa che forse lo avrebbe mandato in coma etilico – inarcando invece man mano la testa per farselo scendere ad intervalli in gola.

Schioccano la lingua quando finiscono; Andy se lo trascina contro, facendo in modo che si aggrovigli a lui un po' come Tangela quando ha avuto un brutto sogno, e senza doversi più preoccupare di tenerlo dritto in modo che non caschi comincia a sfilarsi le maniche della giacca.


“Capolinea!” annuncia, ormai anche lui con la voce impastata, mentre riassetta i cuscini per sdraiarcisi sopra. “Si pregano i gentili passeggeri di scendere dal treno e andare a dormire.”


L'altro tenta di tornare all'attacco con un ennesimo piagnisteo, ma la pigrizia della sbronza in congiunzione con l'ossuta confortevolezza del suo materasso umano lo fanno desistere: struscia la guancia contro la tunica rosata, occhi che combattono invano la loro stessa chiusura, incurante della barbetta bianca che gli graffia appena la fronte. Si accorge a malapena del cappotto adagiato su di lui a mo' di coperta, o delle mani che riposano sulla sua schiena per tenerlo bene al caldo.


“Vi auguriamo una buona notte,” recita Andy meccanicamente, come un messaggio pre-registrato.


Alza gli occhi: eccolo là, il motivo dimenticato di questa serata.


“C'è una bella Luna,” mormora sovrappensiero.

Melio schiude una palpebra e segue il suo sguardo: “Vero...”


Meno male che non c'è una nuvola, riflettono entrambi per un momento solo, addormentandosi profondamente prima di riuscire ad aggiungere che se si mettesse a piovere sarebbero nei guai.

 


-



Il primo pensiero da appena svegliato è quello di allungare la mano e stringere il Sole finché non esplode, come fosse una Baccarancia.

Il secondo è che maledetto Andy, aveva ragione.

La testa gli fa malissimo.

Melio si tira la giacca fin sopra la testa con un guaito, sperando la sua ombra possa dargli un po' di sollievo. Quando prova ad alzarsi gli pare di esser stato colpito in pieno da una Semitraglia: brancola quindi a quattro zampe fino al breve tunnel che collega l'Arena Accogliluna al resto della montagna, e lì si siede di nuovo, sperando l'emicrania gli passi al più presto.

 

“Buongiorno,” saluta piano una voce che di solito lo assorderebbe: “Tè?”

“Grazie,” gracchia di rimando.



Il profumo dolcino di Baccapesca e miele quasi lo fa piangere, e il calore della tazza tra le mani lo distrae da ogni generale malessere.

Beve piano un sorso: Sommo Dialga, che buono.

Il cappotto gli scivola dalla testa, scompigliandogli i capelli e lasciandolo vulnerabile alla luce. Prima che le tempie gli possano venir nuovamente chiuse in una morsa che rivaleggia quella di un Drapion, però, Andy gli calca in testa il suo cappello.

La visiera non fa passare neanche il più misero raggio di sole.


“Tu come stai?” chiede.

L'altro agita una mano per tranquillizzarlo, l'altra occupata da una tazza fumante: “Abbastanza bene, tutto sommato.”


Melio gli si avvicina e si volta appena, in modo che la sua schiena si appoggi alla spalla di Andy. Sorseggia il tè ad occhi chiusi, stretto nella giacca scura, aspettando che Electrode e i suoi piccoli si risveglino del tutto.

C'è una bella brezza; finché Sneasler non si metterà ad ululare per richiamare il suo babysitter, se la godranno insieme.

   
 
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