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Autore: Clodie Swan    23/03/2023    3 recensioni
Questa partecipa al contest “D&D Mania” indetto da Ghostro sul forum di Efp"
Una misteriosa Glaciazione comincia ad avanzare nelle terre del Continente Verde. Il giovane mago Damien, sospetta che ci sia qualche magia oscura dietro ed inizia ad indagare. La sua ricerca lo porterà nella Foresta delle Lame, dove la sua strada incrocerà quella di altri incredibili personaggi, che lo aiuteranno a portare a termine la sua missione. Maghi, guerrieri, principesse, sono i protagonisti di un'avventura fantasy divertente e appassionante.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo sesto

La leggenda di Iberia
 
L’accampamento dei niiheliti venne spostato in poco tempo nella radura della Torre d’Opale, dove le Din Nadair, coadiuvate da Stella e da Damien guarirono le ferite di Dun’gar e degli altri soldati. Il prigioniero, ormai libero dall’incantesimo, si trovava legato ad un tronco massiccio, senza tentare di opporsi, ma aveva rifiutato decisamente ogni medicazione o cura che Damien tentò pazientemente di offrirgli.
«State ancora perdendo sangue, signore.» disse inginocchiandosi accanto a lui con un’ampolla in mano. «Questa pozione arresterà l’emorragia.»
«Perché non mi hai ucciso, mago?» chiese sprezzante il cavaliere.
«Una vita per un’altra vita.» disse semplicemente Damien. Il giovane non rispose e si chiuse nel silenzio, distogliendo lo sguardo.
«Ve ne prego, prendete questo infuso. L’ho preparato io stesso.»
Lo sconosciuto gli rivolse un’occhiata ostile «E dovrei fidarmi di quello che ci hai messo dentro, mago?»
«Se avessi voluto uccidervi o farvi uccidere, sareste morto diverse ore fa.» gli fece notare Damien. «A proposito, posso sapere il vostro nome?»
«Per gettarci sopra un incantesimo?» chiese questi sospettoso.
«Si chiama presentazione. Il mio nome è Damien di Grimson. Il vostro qual è?»
Il giovane sospirò. «Potete chiamarmi Kewst.»
«Kewst» ripeté Damien «Sicuramente è un nome insolito. Da dove venite?»
L’uomo stavolta sembrò deciso a non rispondere e si voltò dall’altra parte.
«Vedo che la conversazione procede a gonfie vele» intervenne Garni. «Dovresti mostrare più rispetto straniero, ricorda che questo giovane ha salvato te da me e me da te.» L’altro si girò guardando Garni accigliato.
«Come sta tuo padre, Garni?» chiese Damien.
«Si rimetterà presto. Il mio vecchio ha una fibra robusta. Stella ha usato le sue arti magiche per curargli le ferite e grazie alla tua pozione sta riprendendo già le forze.»
«Volevo offrirla anche a Messer Kewst, ma a quanto pare non si fida di me.»
«Non mi fido dei maghi. Ho le mie ragioni.» disse Kewst senza alzare lo sguardo.
«Posso immaginarlo, non tutti ci accettano.» ammise Damien con semplicità.
«Non lo aveva detto neanche a noi, che era un mago» spiegò Garni rivolto a Kewst. «Neanche lui si fidava.»
«In parte» spiegò Damien cercando di essere più sincero possibile. «Sicuramente il fatto che in questo regno perseguitino delle maghe mi ha indotto ad essere più prudente, ma sono solito a non far sapere subito la mia vera identità. Non ho scelto io di essere un mago, e voglio essere accettato per quello che sono e per le cose che sono in grado di fare senza dover ricorrere alla magia. Mi sono ripromesso di usare i miei poteri solo per fare del bene.»
Kewst ascoltò in silenzio quelle parole e sollevò lo sguardo verso Damien, con un misto di stupore ed amarezza negli occhi.
«Giovane mago, se nella vostra pozione vi sono solo erbe curative…potrei anche prenderla, dal momento che vi preme tenermi in vita. Posso solo chiedervene la composizione?»
«Ma certo» rispose Damien illuminandosi. «Contiene foglie di amamelide e di un’erba che chiamano la borsa del pastore. Ha delle ottime proprietà antiemorragiche.» Accostò di nuovo con delicatezza l’ampolla alle labbra del giovane che, essendo ancora legato, non poteva servirsi da solo e lo aiutò a berla.
«Devo riconoscere che non è male.» disse Kewst in tono monocorde quando l’ebbe finita. «Avete pensato di aggiungere del vischio di quercia? O dell’ortica?»
Damien riconobbe con sorpresa che aveva ragione. Prima che potesse domandargli da dove provenissero le sue conoscenze erboristiche, Emeryl si diresse verso di loro, ancora avvolta nel suo mantello verde, camminando a testa alta come una regina.
«La nostra Matriarca desidera interrogare il prigioniero.» disse in tono solenne.
Garni si occupò personalmente di slegare il legionario e di condurlo con l’aiuto di due guardie, all’interno della Torre d’Opale. «Tu, resta fuori, Mas» disse al suo lupo. «È già tanto che facciano entrare noi uomini.» Damien li seguì sebbene la sua presenza, non fosse stata espressamente richiesta.

In realtà, oltre ad assistere all’interrogatorio era curioso di vedere quel luogo ancestrale, dove le Din Nadair avevano fatto la propria dimora e quali conoscenze vi fossero custodite. Mentre entravano, ebbe modo di studiare più attentamente l’architettura prodigiosa della torre, le finestre gotiche, le colonne intarsiate e i pavimenti di marmo lucidi, restandone affascinato. L’ambiente era piuttosto buio, illuminato soltanto da due fiaccole poste ai lati di un trono scolpito nella pietra, su cui sedeva una donna anziana, rivestita con un mantello verde che le copriva tutta la figura. Il volto era seminascosto dal cappuccio e teneva in mano un bastone come quello di Emeryl, ma con una pietra d’opale al centro. Stella si trovava già al cospetto della Màthayr, stavolta con il capo scoperto. Damien notò che aveva i capelli raccolti in un’acconciatura elaborata, e tra le sue ciocche argentee, spiccavano due orecchie da gatto.
La donna attese che tutti fossero entrati e chiese a Garni di condurre al suo cospetto il prigioniero e di congedare i suoi uomini.

Rimasta sola con i cinque giovani, esaminò attentamente il forestiero prima di rivolgergli la domanda. «Perché la tua legione si trovava nella foresta delle lame? Chi vi ha mandato?»
Kewst non sembrava né intimorito, né ostile e rispose con tono neutro: «Non vi è motivo per cui non dobbiate saperlo. Il gruppo di mercenari di cui faccio parte si chiama Laenatan. Si tratta di un’organizzazione chiusa, fortemente militaresca e basata prettamente su onore e disciplina. Il nostro capitano ci aveva ordinato di pattugliare questa Foresta e di stare all’erta in caso di attacchi. Non ci sono state date indicazioni specifiche sul nostro nemico. Soltanto il capitano e la persona che ci ha ingaggiati sapevano cosa stessimo cercando.»
Damien non seppe contenersi «Ci avete attaccati così, senza nemmeno sapere chi fossimo e cosa volessimo? Non avete pensato che potesse esserci gente innocente?»
«Abbiamo attaccato uomini armati fino ai denti, addestrati e abili quanto noi, pronti a difendersi.» ribatté Kewst. «Ci siamo fidati del capitano e di quanto sapeva. L’unico innocente, ho creduto fossi tu, ragazzino, con quel coltellino buono solo per spalmare il burro e mi sembra di averti lasciato andare. Ho anch’io il mio senso dell’onore.»
«Sul tuo coltellino gli do ragione da vendere, Grim, mi dispiace» bisbigliò Garni all’orecchio di Damien.
La Màthayr ignorò l’interruzione e riprese il discorso. «E voi non avete modo di sapere chi fosse il misterioso cliente?»
Kewst guardò la matriarca e le rispose: «Mi dispiace ma non ho mai saputo chi fosse questo personaggio, né per quale motivo ci avesse assoldati.»
«E il vostro nome, invece, è possibile conoscerlo?» chiese la matriarca fissandolo attentamente in volto. «Avete un’aria familiare.»
«Kewst» disse a voce bassa il giovane.
«Quello vero intendo!» insisté la donna imperiosa.
Il giovane sospirò. «Va bene. Il mio nome è Kevset Lamarcana.»

La Màthayr lo guardò sorpresa «Io so chi sei: tu sei il figlio di Anthalia Fiamma ardente. La conoscevo bene, eravamo piuttosto amiche. Hai i suoi stessi occhi di ghiaccio.»
I presenti lo fissarono incuriositi. Damien ricordò che i Lamarcana discendevano da una nobile stirpe di maghi ma che la magia si era praticamente estinta nel loro sangue.
Quando rese noto il suo pensiero agli altri, la Matriarca confermò tutto. «La nostra precedente Madre Superiora le diede rifugio qui, molti anni prima della tua nascita. Lei era dovuta fuggire dalle regioni del Ghiaccio dove vivevano i discendenti dei Giganti. L’avanzare della Glaciazione aveva reso impossibile la vita in quei luoghi anche per loro, così la Màthayr, le insegnò delle magie speciali per poter sopravvivere, confidando che la giovane potesse unirsi al nostro ordine. Qualche anno dopo però fu presa in moglie da Kobin Lamarcana, capo di un’antica e rispettata famiglia che voleva riportare la magia nella propria discendenza. »
«La prego, adesso basta. State rievocando cose che non voglio ricordare» protestò Kewst.
«Kobin era convinto che unendo il suo sangue a quello di vostra madre avrebbe avuto un figlio dotato di poteri, ma purtroppo non avvenne.» concluse la Màthayr.
Kewst guardò la donna a testa alta. «Ho superato tutto questo, signora. Le pressioni di mio padre, il suo disprezzo, le angherie dei miei coetanei, le torture a cui mi sottoponevano. Fui privato del mio maestro, il mio solo amico. Mio padre disse che lo avevo deluso. Questo perché nonostante tutta la mia sapienza, la mia cultura, la mia forza non avevo nemmeno un filo di magia in me!  Fui gettato nelle fogne della città, alla mercè di bestie orribili.» Damien comprese la sua ostilità verso i maghi e le sue conoscenze erboristiche e provò un’infinita pietà per lui. Si accorse che anche Emeryl e Stella lo guardavano con occhi pieni di comprensione. Non c’era tempo però per dilungarsi.
«Venerabile Madre» intervenne Damien « A prescindere da quanto accaduto oggi, dobbiamo trovare un modo per fermare l’avanzata della glaciazione. Emeryl mi ha detto che le risposte si trovano ad Iberia.»
La donna annuì e indico con la mano Stella. «Tutto è iniziato lì migliaia di anni fa, ma credo che sia la principessa di Iberia a dover raccontare questa storia.» Tutti si girarono a guardare la ragazza che abbassò lo sguardo intimidita. «Come avete intuito poco fa, la qui presente è Stella Dukan O’Fleed, legittima erede al trono di Iberia.» 
Garni accolse queste parole con un mormorio di sorpresa. Kewst si limitò a sgranare gli occhi, studiando l’aspetto della fanciulla. Damien sorrise e le accennò un inchino. Emeryl le posò un braccio intorno alle spalle incoraggiandole a parlare. 
«Si tratta di una leggenda, in realtà.» cominciò confusa «Non ne so molto di più. Ed ero una bambina l’ultima volta che l’ho sentita raccontare. Ma forse potrebbe aiutarci, in parte, a capire quello che sta succedendo.»

Molti secoli or sono, nel mondo vivevano dei Titani, creature divine dagli immensi poteri. Governavano gli elementi di cui portavano il nome. Ve’rah, la dea del fuoco, era una delle più potenti ed era innamorata del dio Llyr. Lui però apparteneva ad una casata rivale, quella dell’Acqua e dovettero fuggire inseguiti da uno dei parenti di lui: Gelmir, dio del ghiaccio.  Ve’rah allora lo imprigionò in una montagna di fuoco, Llyr la raffreddò facendola solidificare e la circondò di acqua. Ve’rah e Llyr si sposarono ed ebbero dei figli che, a loro volta, si unirono agli umani, generando degli esseri dotati dai poteri magici. Ma Gelmir, dalla sua prigione, chiese aiuto alle Ombre che lo aiutarono a creare una crepa nel muro di fuoco solido. Gelmir ruppe le porte della prigione che si trasformarono in polvere nera, scagliandola al di fuori della montagna e si vendicò facendo sprofondare il mondo nel più freddo inverno mai esistito, un’epoca terribile chiamata il Regno del Gelo.  
I due sposi chiesero aiuto ad Aheli la dea della luce, una parente di Ve’rah e a tutti i loro figli e nipoti che possedevano la magia. Molti di loro erano periti a causa del freddo, ma un piccolo gruppo di superstiti riuscì a schierarsi con Aheli che arrivò in sella ad una leonessa bianca. Insieme riuscirono a sconfiggere Gelmir e ad imprigionarlo di nuovo. Per premiare la leonessa, Aheli gli diede un aspetto umano, e la chiamò O’Shu Tal, ponendola a guardia della prigione

«Bene, quindi direi che Gelmir si è svegliato» notò Garni.
Damien estrasse il suo taccuino, rilesse gli appunti, ripensò al suo sogno poi si rivolse a Stella. «A Iberia, per caso si trova un vulcano?»
«Sì, si trova al centro dell’isola. È spento da migliaia di anni e l’interno del cratere viene usato come sede per rituali. Ma questo cosa c’entra?»
Damien mostrò il disegno che aveva fatto: un vulcano che eruttava cenere e copriva tutta la volta del cielo. «È questo che sta causando la glaciazione: un’eruzione vulcanica. La coltre di cenere impedisce ai raggi del sole di filtrare e raffredda tutto l’ambiente circostante. Non solo: l’eruzione contiene zolfo che una volta nell’aria riflette la luce solare. Negli ultimi anni ha continuato ad espandersi, nonostante i sacerdoti del fuoco si stiano adoperando per contrastarla. Di questo passo, i raccolti andranno perduti, gli animali in letargo non si sveglieranno più, e ogni essere umano non sopravviverà a lungo.»
«Ma un’eruzione non è un fenomeno naturale? Come la fermiamo?» chiese Garni
«Fermando chi l’ha scatenata. Non può essere una coincidenza tutta questa ostilità verso i maghi da parte del ciambellano e dei suoi amici, in concomitanza con la glaciazione. Vogliono attaccare i maghi perché possono fermarla, quindi c’è una speranza.»
  
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