Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Brume    27/03/2023    2 recensioni
Di ritorno da una commissione per conto del Generale Jarjayes, Oscar e André vengono colti alla sprovvista dal maltempo che li costringe a prendere rifugio in una locanda. Non è la prima volta e si adattano, senza tanti patemi, a quell' imprevisto. Sono sereni, sembrano quasi nascondere un segreto; nei loro pensieri alberga ora qualcosa di nuovo, di bello e niente, davvero, potrebbe turbarlo.
Qualcosa che non avevano messo in conto, tuttavia, accade...e non è piacevole, anzi: la storia inizia da qui e si svilupperà lungo sentieri talvolta complessi che, a lungo andare, potrebbe cambiare il loro destino per sempre.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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André, appoggiato con la spalla allo stipite della porta, osservava con sguardo languido e carico di amore la sua Oscar che, immersa in un mondo tutto suo, se ne stava seduta davanti al fuoco rimirando le fiamme alzarsi  e formare figure immaginarie, totalmente  ignara che altri occhi potessero in quegli attimi indugiare sulla propria figura. Quei movimenti lenti… una mano a spostare i capelli dalla fronte, la bocca semiaperta, quelle labbra dischiuse che parevano petali di una rosa mai colta…quanto era bella, la sua Oscar? Lo era sempre stata, in verità, ma ora, in quel momento, tutto era nuovo ed anche la donna , in un certo senso, rappresentava una persona totalmente nuova che lui mai avrebbe immaginato di poter vedere.
Eri così diversa… perfino il tuo tono di voce!
Ricordo, Oscar, quando ci si rincorreva per le scale, da piccoli, le nostre spade in legno… avevi già uno sguardo sicuro e la tua vocina rimbombava ovunque… e anche dopo, una volta cresciuti, la tua indole non è mai venuta meno. Sarà rimasta, da qualche parte,
quella Oscar? Oh, Dio, quanto vorrei tornare a quel giorno….quanto vorrei cambiare le cose…avremmo potuto fare un’ altra strada, fermarci ad un’ altra locanda….
Dimmi, Oscar, ricordi il temporale?

Ricordi il nostro viaggio di rientro?

Ricordi…ricordi la notte che abbiamo condiviso, l’ uno vicino all’ altra?



Era immobile ormai da qualche minuto, André, perso nei suoi pensieri;  per la precisione, lo era dal momento in cui,  tornato dalle cucine - dove aveva rimediato dell’ acqua che sembrava avere spento, nella propria gola, un incendio – si era fermato per godere di quell’ istante di pura estasi che il destino gli stava regalando. Fermo, le braccia conserte, ora osservava ora i raggi di un sole che all’ improvviso aveva deciso di nascere da nubi scure posarsi sui capelli di lei, per scendere infine con lo sguardo verso un viso roseo e verso quegli occhi, dove un cielo estivo e terso era riprodotto in ogni minimo dettaglio.

Come sei bella, Oscar…così diversa, ma bella, oltre ogni dire….

Da quanto tempo aspettava quel momento?

Per quanto tempo aveva sognato quell’ istante?

Quante solitarie nottate aveva passato, tra singhiozzi e febbri, senza che il pensiero di lei lo avesse mai lasciato, lasciando che il dolore lo divorasse, per poi rinascere, ormai esausto, come una fenice dalle proprie ceneri?

Molte, tante troppe.
 
Ma lui sapeva che avrebbe rivissuto tutto quell’ inferno, pur di arrivare all’ istante di pura poesia che ora gli avvolgeva anima e cuore: si, lo avrebbe fatto senz’altro…perché lei era tutto.
Per Oscar avrebbe dato la vita.

Lei era amore, dolcezza.
 Stella in una notte buia.
Metà di un cielo, infinito.

Vita.





“André…non mi ero accorta che tu fossi tornato.”

La voce di Oscar, i cui toni che ricordava più aspri  ora , invece  erano forse più melliflui -per così dire – lo ridestò. Lui, sorridendo, sciolse le braccia e le lasciò cadere lungo i fianchi.

“…Scusami tanto, Oscar. Mi sono soffermato ad osservarti…” rispose lui istintivamente; lei arrossì leggermente. Da una finestra lasciata aperta del palazzo accanto, per uno strano gioco acustico, arrivò loro una melodia; entrami volsero lo sguardo in direzione del muro di una  abitazione  confinante con il giardino interno della magione , che aveva portato loro le note di un violino.

“Corelli.” Disse Oscar, sicura di sé.

André si voltò nella sua direzione.

“Come…come …? ” farfugliò,  incredulo.

“Non lo, André; ma non appena ho ascoltato le note, mi è tornato alla memoria questo nome. ..” rispose lei senza distogliere lo sguardo, rapita dalla melodia.
“Sono colpito…soprattutto, perché non è mai stato tra le tue preferenze…” rispose lui.

Oscar gli rivolse una occhiata interrogativa.

“Io… conosco la musica? Suonavo qualche strumento?” domandò.
 Lui annuì.
“Si. Violino e Pianoforte…ma preferivi melodie più austere poiché si confacevano più al tuo carattere…” rispose.

Lei tornò a guardare fuori dalla finestra.

“E’ bellissima, non trovi?” mormorò.
André la guardò, dolcemente.  
“Si, sono d’ accordo con te. E’ davvero molto bella…. “ rispose.

Le dita ignote che, con maestria, sfioravano le corde del violino passarono rapidamente da un ritmo decisamente allegro ad uno lento,melanconico, per poi riprendere con più foga e forza. Ad un certo punto sembrò venire accompagnato da altri strumenti, in un accompagnamento pieno, potente.

André socchiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla musica.

…Ti ho sentita suonare molte volte, sai, Oscar? Ogni volta era una emozione pura…come ora, del resto. Rimanere qui ad ascoltare le note che escono dai violini che mani sapienti accarezzano un legno donandogli vita con te…non ha prezzo. Quanto vorrei sentirti suonare ancora…



“…Non sai quanto tempo sono stata  distesa nel mio letto, accompagnata da un viso ed una voce che poi, pian piano, ho realizzato fossero i tuoi. André… mi sei mancato. Ora vieni, sediamoci. Siedi accanto a me, te ne prego. ”

Oscar…!!!!

André riaprì gli occhi,  sorpreso ed emozionato. Una volta recuperato il giusto contegno, lasciò che Oscar si allontanasse poi la seguì, davanti al camino; si tolse la giacca scura e l’ appoggiò allo schienale della poltrona, allentando un poco la camicia, prima di sedersi.

“Oscar, io…” esordì, una volta seduto; lei,  seduta di tre quarti, si sporse leggermente, allungò e sollevò la mano, posando delicatamente l’ indice sinistro sulle labbra ancora dischiuse dell’ uomo. André, basito, la fissò.

 Oscar, potrei non rispondere di me stesso…

“Ti ho aspettato tanto…non immagini quanto; certo, molte cose sono ancora da…scoprire, ricostruire, capire, ma ciò non toglie che il mio cuore intimamente già ti conosce. André, prima di raccontarmi cosa è accaduto, dimmi: sei venuto fino a qui per portarmi con te? Perché se anche io…io non sono ancora conscia di tutto ciò che mi è accaduto e di ciò che è stato sappi…sappi che sono comunque pronta a seguirti.  Ho avuto modo di parlare con mia madre…di capire alcune cose…quindi… se tu vuoi, se avrai pazienza, ti seguirò”
Senza che potesse controllarsi, lacrime copiose iniziarono a scendere sulla pelle secca e su cicatrici vecchie e nuove che coprivano, qui e là, il viso di André; lui, sconvolto, non si aspettava di certo simili parole né, tantomeno, una presa di coscienza a tale livello. Oscar infilò la mano tra i capelli corvini e leggermente mossi di André.

“Perché piangi?”

L’ uomo abbassò il viso come a voler nascondere  tutte le emozioni che stavano sconquassando ogni fibra del suo essere;  non voleva mostrarsi in quello stato ma lei… la donna non fu dello stesso avviso e, lasciando che i capelli scuri ricadessero sulla fronte di André, si rialzò e fatti pochi passi gli si parò davanti, costringendolo ad affrontarla.

 “…ho detto qualcosa che non va?” domandò con timore.

Lui mosse appena appena il capo.

“No, Oscar” rispose “ …sono…sono sorpreso…sorpreso e felice. Queste parole hanno scaldato il mio cuore, dopo tanto tempo. Sono davvero mortificato, non avrei mai voluto farmi vedere in questo stato.  Ti prego, perdona le mie lacrime; sono lacrime di gioia…”

Oscar allungò una mano, asciugando le lacrime sul viso dell’ uomo.

“…Ti hanno fatto del male?” chiese.
 Il suo volto si fece scuro.

Lui riuscì a malapena a sostenere lo sguardo della donna.
Cosa ti dovrei rispondere, Oscar? Dovrei forse dirti che anche ora un uomo potrebbe farmi arrestare e mettere a penzolare su di una forca? Devo forse dirti che tuo padre, dovesse avermi tra le mani in questo istante, non saprebbe che fare? No, non ti dirò nulla di questo, perché non vorrei mai che tu potessi sentire in colpa…
“No. Nessuno mi ha fatto nulla.” rispose

Lei non domandò più nulla, accettando per buona la risposta che aveva pocanzi ottenuto e, senza esitazione, tornò al proprio posto. Lui, stravolto, distese la gambe e incrociò le mani sul petto, lasciando cadere il capo all’ indietro.

Oscar…verrà il tempo in cui la verità ti sarà detta, ma…non ora. Non ora.

“Prima…prima hai detto che mi avresti raccontato ogni cosa. Sei tutt’ora di questa idea, André?”
L’ uomo rimase in silenzio forse qualche minuto infine, lentamente, si alzò e appoggiò  il gomito alla cornice del camino. Lo sguardo rivolto a terra, pensò al da farsi: era fortemente indeciso riguardo al dirle la verità in proposito ma… forse, visto ciò che si erano detti…poteva anche  osare, parlare chiaro, senza troppi preamboli? Inquieto, si morse appena le labbra; poi, mise la mani dietro la schiena, tornando alla finestra dove nemmeno mezz’ora prima l’aveva osservata, novella Diana, muoversi leggera nel giardino e dove avevano appena ascoltato note soavi;  prese un grosso respiro, appoggiò il palmo della mano destra al freddo vetro … e lasciò che le parole fluissero.
Non era più in grado di combattere con sé stesso.
 
Lasciò fare al suo cuore: alzò il capo, fissò negli occhi la donna e …parlò.

“Si. Sono venuto a prenderti, Oscar; l’ ho fatto per portarti via con me ma… non voglio obbligarti a inseguire un mio desiderio ed il mio egoismo; lo farai solo se lo vorrai. Ecco perché sono qui: perché non voglio più vivere senza te accanto o farlo nel rimpianto. Io ho un sogno; vorrei vivere con te in un mondo che sia solo nostro; voglio poterti amare liberamente. Non posso vivere lontano da te, amore mio. Io ti amo, Oscar. Vorrei vivere con te, mia amata, fino alla fine dei miei giorni. Questa è la verità….”
Le parole erano uscite da labbra oramai stanche come un fiume di acqua limpida, pulita, fresca, chiara.  Non si era di certo aspettato un simile risvolto per quella situazione così complicata, il suo desiderio era quello di fare le cose con calma….tuttavia, a giudicare dall’ espressione di Oscar
 - che aveva colto non appena si era voltato nella direzione della donna -  la sua si era rivelata una scelta ottimale: lei, infatti, lo stava fissando, gli occhi bassi come una timorata novizia, incredula, le labbra semiaperte quasi a voler dire qualcosa…

“…tu?  André… tu mi ami? E’ questo che ci lega? E’ sempre stato così?” si sentì dire dopo alcuni secondi. Lui  tornò dalla donna e prese le mani di lei tra le proprie.

“Si,  per è sempre stato così, Oscar. ..e poco prima che tu…che tu avessi l’ incidente ecco…ci eravamo…parlati, al riguardo. Abbiamo passato anche una notte insieme…”

Lei sollevò lo sguardo, sorpreso, il viso arrossato.Lui allora si affrettò a precisare, per non incorrere in imbarazzanti fraintendimenti.

“No, no- non è come…come puoi pensare. Siamo solo rimasti distesi accanto l’ uno all’ altra…” si affrettò a rispondere  “ non avrei mai, mai fatto altro. Non finché tu non fossi stata pronta…”

Oscar lasciò le mani dell’ uomo, dandogli le spalle.

“…io…io non so…non so cosa provo, non riconosco questo sentimento che mi ogni istante da ché sei qui mi sconquassa i visceri, ma è innegabile, la mia anima…la mia anima è legata a te, lo sento.  Forse è amore? Forse è amore questa mia confusione, il respiro che a volte manca? Se così fosse tu…avrai la pazienza di aspettare? Sarai in grado di attendere che questo spesso velo davanti alla mia anima cada,  lasciandomi libera? Io ti seguirò, te lo ripeto; ma non posso parlare di e per cose che non conosco. Ti sarò vicina, staremo insieme…tu mi aiuterai a capire, ad affrontare man mano tutto ciò che potrò accadere?”

André annuì.
“Sono  qui per questo. Sono nato perché destinato a questo. A te.” rispose

Oscar abbassò il capo e lasciò le mani dell’ uomo, ma solo per un istante; subito dopo, due braccia esili si alzarono e si aggrapparono con tutta la forza possibile al corpo di André; il quale, dopo un attimo di smarrimento , fece lo stesso.

Il calore del tuo corpo… il profumo della tua pelle…

“E’ una strana sensazione, sai? “ mormorò  Oscar “…mi sembra di essere a casa, in un posto che mi da pace, sicurezza. Tu sei casa…André…?”

Lui chiuse gli occhi.
Improvvisamente, assaporando quel momento, immobile, quasi avesse timore che muovendosi tutto ciò potesse venire meno, si sentì pervaso da una pace che a tratti lo spaventò; i loro respiri ,  le loro braccia intrecciate, i loro corpi vicini, il profumo di lei che si diffondeva nelle narici, assorbito da ogni cellula, come un tesoro….
André sospirò, sperando che quella sensazione durasse per sempre.

Per sempre…

“… ascoltami bene, ora, Oscar: promettimi che…qualsiasi cosa possa passarti per la testa, qualsiasi tuo dubbio, me lo riferirai? Io accetterò qualsiasi tua decisione, rimarrò con te anche se tu non dovessi tornare più come prima…ma dovrai essere sincera…”
Lei respirò a fondo.
“André, io…io ora voglio solo pensare a ciò che potrebbe succedere domani, non in un futuro…” disse.  Lui non potè che trovarsi d’ accordo.
Sperare al meglio e prepararsi al peggio


“Hai ragione. E’ la cosa giusta da fare…”
Le mani di André avvolsero il viso di Oscar delicatamente; le dita sfiorarono, leggere, le guance della donna.

E’ sempre stato…così? Pensò la donna.
“…E’ sempre stato così, André?” disse, qualche secondo dopo.

Lui, stupito ma non più di tanto, la guardò.
“Intendi tra di noi? No, anzi. Tu, un tempo, fosti innamorata di un uomo… “ rispose.
Lei sembrò pensarci su.
“…ricordo un nome, Fersen. E’ lui?” disse.
André annuì. Oscar rimase in silenzio, pensierosa; l’ uomo poteva ipotizzare cosa le passasse per la testa solo ad osservarne l’ espressione del viso.
“… chissà quante cose nasconde, ancora, la mia mente… chissà. A volte vorrei ricordare tutto quanto, altre volte, invece… non mi importa. Ho quasi timore, paura di scoprire…qualcosa che potrebbe non piacermi” disse ad un certo punto Oscar.

André poggiò la fronte contro quella della donna.

“Immagino, Oscar…ma, come hai detto tu, solo il tempo potrà aiutarti a risolvere questo…enigma. Io sarò sempre con te. ” sussurrò.
Lei annuì.

Quante domande custodisci, dentro di te?  si trovò a pensare André …ma non temere, amore mio: proveremo a rispondere, insieme, a tutto questo…

“Partiremo oggi?”

André fu colto di sorpresa, ma reagì.

“Se te la senti, si. Viceversa, rispetterò qualsiasi decisione” rispose pronto.


Oscar annuì, poi iniziò a camminare per la stanza; di tanto in tanto, si fermava, chiudeva gli occhi, sospirava e poi riprendeva nel suo incedere. Per tutto il tempo, forse un’ora, André rimase a guardarla, senza profferire verbo, cercando di immedesimarsi in lei, in ciò che potesse provare.
Cosa avrebbe fatto se si fosse trovato al posto di Oscar, imprigionato in una situazione così complicata?

Prenditi tutto il tempo che serve, Oscar…io ti aiut-
 
All’ improvviso…i pensieri furono distolti da due colpi alla porta. Entrambi, sorpresi, si fissarono; dopo alcuni attimi , si palesò la madre di Oscar.

“Madre…sarei venuta a cercarvi. Ho alcune cose da chiedervi.”
Madame de Jarjayes fissò con sorpresa André, come se lui potesse spiegarle cosa stesse accadendo; poi, raggiunse la figlia.

“ …ero giunta per avvisarvi dell’ arrivo di Lassone ma….dimmi, Oscar, qualcosa ti turba?” domandò.

André fissò le due donne e nella titubanza di Oscar a fornire una risposta  capì che forse era di troppo; quindi, prendendo come scusa la possibilità di  andare a rinfrescarsi, uscì. Una volta fuori dalla porta, incontrato il maggiordomo, domandò se vi fosse una stanza a lui riservata ed alla risposta affermativa di quest’ ultimo, vi si fece condurre. Certo, avrebbe potuto domandare direttamente alla madre di Oscar, ma gli parve sfacciato…

“Ecco, Monsieur, potete prendere alloggio qui. Madame ha avuto la premura di disporre per voi un bagno; chiamate, se serve.” disse l’ uomo in livrea,probabilmente suo coetaneo. André ringraziò  e rispose che ne avrebbe approfittato subito, quindi entrò: la stanza era così diversa da quella che aveva occupato l’ ultima volta…
Come cambiano le cose…pensò osservando il letto, l’ onnipresente caminetto acceso,  gli arredi, la carta da parati e tutto ciò che gli stava intorno; infine, tolse la giacca, iniziò a spogliarsi appoggiando – piegate accuratamente – le vesti sul bordo del paravento, recuperando nel frattempo  una vestaglia con la quale coprirsi. Aveva bisogno di un bagno e…non solo fisicamente: voleva mettere a riposto più che altro la mente, che non aveva mai smesso un attimo di pensare, fiaccandolo quasi quanto una marcia sotto il sole cocente.

Quando, finalmente, riuscì ad immergere il corpo nell’ acqua calda e profumata, crollò, esausto: fu risvegliato dalla voce di Oscar, un urlo acuto e straziante, che gli gelò il sangue nelle vene. 
   
 
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