Amarsi non basta
Non
avrebbe dovuto dirlo. Ne aveva avuto il sentore non appena aveva pronunciato
quelle parole e ne ebbe la certezza nel vedere quel viso, che aveva accarezzato
e assaporato per anni, contrarsi in una smorfia di traumatizzata delusione. Non
avrebbe dovuto dirlo ma lo aveva fatto e non sarebbero bastate delle scuse a
risolvere il problema, tanto meno rimangiarsi quella stessa affermazione,
perché l'unico modo per non arrivare a quell'epilogo era proprio fare quello
che aveva appena detto: non averla mai conosciuta. Dragon era un uomo fiero e,
per certi versi, orgoglioso ma era anche onesto e proprio per questo, mentre
guardava la donna che più amava tentare di rimanere impassibile, austera e
stoica come sempre, sapeva di aver oltrepassato il segno. Per la prima volta
nella sua vita si sentì impotente, senza nessuna idea di come muoversi
all'interno del campo minato che era diventata quella conversazione.
"avremmo dovuto capirlo da subito che non sarebbe durata" la voce
incrinata della donna davanti a lui lo aveva riportato alla realtà, rompendo il
silenzio che ormai era diventato pregnante tra loro, sancendo una distanza
emotiva che, di quelle dimensioni, non vi era mai stata. Dragon non sapeva come
darle torto e anche se lo avesse saputo non avrebbe potuto perché aveva
ragione. Non era un’ipotesi ma una constatazione. Erano sempre stati così
diversi eppure così simili, orgogliosi e perentori per certi aspetti, eppure,
sempre in disaccordo su altri. Nonostante questo, si amavano, in un modo che
andava oltre, non solo la loro, ma anche l'umana comprensione e per due come
loro che di umano sembravano avere ben poco forse era normale. Purtroppo, non
aveva funzionato ed Eva era in grado di leggere i suoi silenzi abbastanza bene
da sapere che Dragon pensava la stessa cosa. Forse quella volta avrebbe pure
sbagliato a codificarli, almeno in parte, perché quel silenzio non era solo un
muto assenso, ma anche un tentativo di elaborare qualcosa che doveva essergli
necessariamente sfuggito. Avevano sempre avuto le loro divergenze, sarebbe
stato da sciocchi negarlo, ma, nonostante sfociassero in discussioni concitate,
non aveva mai visto l'ombra orrenda e scura della crisi che annichilisce tutto
con il suo denso fumo nero. E volendo essere onesti, volendo trovare un punto
d'inizio poteva dire che era cambiato tutto dopo che le aveva confessato la
volontà di dare un senso alla sua vita mettendola al servizio degli ultimi e
degli oppressi. Lei gli aveva sorriso, di quel dolce e incoraggiante sorriso
che rivolgeva solo a lui e di cui si era irrimediabilmente innamorato, ma che,
ora, ricordava essersi velato per un attimo di una tristezza ingiustificata.
Non ci aveva dato il giusto peso, in parte perché non ne trovava una
spiegazione e in parte perché credeva fosse una sua impressione, una diffrazione
della luce che creava un gioco di ombre fraintendibile su quegli occhi color
smeraldo. Si era sbagliato, e ora non poteva fare altro che maledire sé stesso
e la sua superficialità. "Immagino che ora ognuno andrà per la sua
strada" nessuno sorriso albergava più su quelle labbra, nessuna dolcezza
traspariva dal verde di quelle iridi che erano sempre state così luminose ma
ora erano spente e vuote. Stava gia facendo dietro front, richiamando a sé le
ultime energie per mandare giù il nodo di dolore che si era attorcigliato in
fondo alla sua gola, quando la voce profonda e preoccupata dell'uomo che amava
l'aveva richiamata. "Non c'è nulla che dovrei sapere?" lo chiese con
aspettativa, con una necessità che non gli apparteneva ma doveva sapere, doveva
capire. "No" era un no orgoglioso, il suo, e
Dragon avrebbe potuto questionarlo nel tentativo di
tirarle fuori con le pinze quello che effettivamente nascondeva. Ma per una
volta volle fidarsi delle sue parole, volle credere che non gli stesse
nascondendo nulla e Eva fu sollevata di quella
premura, l'ultima che avrebbe ricevuto dall'uomo che l'aveva salvata. Lo amava
davvero e nulla sarebbe cambiato, nemmeno per la distanza che da quel momento
in avanti li avrebbe separati, ma proprio perché lo amava non poteva
incatenarlo a sé solo perché era incinta. Un bambino era una benedizione, lo
sapeva lei e con tutta probabilità lo sapeva lui, ma era altrettanto conscia
che Dragon avrebbe abbandonato il suo grande e utopistico sogno per dare a quel
bambino un padre. Lei non poteva accettare di vivere accanto ad un uomo
infelice, sapendo di essere stata lei la causa di quell' infelicità. Gli voltò
le spalle, chiuse gli occhi e prese un bel respiro, avviandosi sull' erba
madida di rugiada di quella ridente collina per andarsene il più rapidamente
possibile da li.
E
mentre lei si allontanava a passo svelto dragon aveva la matematica certezza,
anche senza vederlo, che stesse piangendo ma anche che, nonostante tutto lei lo
avrebbe sempre amato.
Angolo
autrice:
Mi
sono sempre chiesta chi fosse la madre biologica del nostro Mugiwara-ya
e dopo tanto e morboso fantasticare è uscito questo. Come avrete letto si
chiama Eva e comparirà spesso nelle mie fanfiction perché lo inserirò insieme
ad uno dei miei personaggi preferiti di OP, però non voglio rovinarvi la
sorpresa.
Premetto
che, essendo la mia prima storia, devo ancora capire bene come funziona, quindi
se avete suggerimenti, consigli o anche correzioni non esitate a recensire.
Spero che questa e le storie successive vi piacciano.
Metre