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Autore: So_Vi_Potter    10/04/2023    0 recensioni
Eccomi tornata con la seconda storia di Crossover System! I nostri portali preferiti sono tornati a rovinare la giornata alla carissima Sofia. Riuscirà la nostra amica a sopravvivere ad assassini, avventure e animali parlanti?
Genere: Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 1 - Ritorno a Hogwarts (o La storia ricomincia)

- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!
Un urlo interruppe il mio sonno e tornai in me. Mi accorsi che la voce che aveva urlato era la mia perché mi sentivo la gola arsa. Cercai di riportare alla memoria cosa stavo sognando o, per meglio dire, qual era l’incubo che stavo facendo, ma non ci riuscii. Mi sembrava di ricordare un vago colore blu e violetto roteante... ma certo, ovvio, avevo sognato di nuovo i portali. Ormai avevo lo stesso incubo da mesi, sognavo sempre quegli stupidi portali...

Mi alzai di malavoglia dal mio letto nella stanza 14 del Paiolo Magico e mi diressi nel bagno. Mi guardai allo specchio e mancò poco che non mi mettessi a strillare di nuovo. Avevo un aspetto spaventoso, occhiaie viola sembravano issare un cartello con su scritto: ‘non ho dormitooooo!!!’, i miei capelli erano scompigliati a tal punto da sembrare una selva oscura nella quale un pidocchietto di nome Dante aveva perduto la diritta via nel mezzo del cammin di sua vita e la mia faccia sembrava quella di uno zombie: ero pallida e negli occhi avevo ancora le immagini di quel portale.

Ora, se avete letto la mia ultima storia, vi chiederete: ‘Ma cosa può fare di pericoloso un portale?’. Ebbene, dopo aver rivisto le parti peggiori delle mie avventure, che includevano un Darth Vader parecchio incattivito che mi trapassava una spalla, una maschera per l’ossigeno regolata da un droide medico e un pupazzetto di peluche che si mangiava tutte le mie caramelle (ok, quest’ultimo me lo sono inventato), vedevo un portale che assumeva una forma strana: una sorta di nebulosa blu e viola con figura umana, di cui vedevo solo una piccola parte, ovvero l’angolo in alto a sinistra della faccia. Di questa vedevo un occhio sporgente che emergeva dall’ombra proiettata dal cappuccio: un pezzo microscopico della faccia di Palpatine. Tutto il resto assomigliava al profilo utente ‘ospite’ che si ha quando si naviga con tutti gli account del computer disconnessi. Comunque, il fatto che io ne vedessi una sola parte faceva correre la mia fantasia e la figura diventava sempre più inquietante. Poi una risata maligna riempiva l’aria, talmente forte che mi veniva da tapparmi le orecchie e da fuggire via, ma non riuscivo a muovermi. Più rimanevo immobile e addormentata più mi avvicinavo contro la mia volontà a quella figura nebulosa e inquietante, mentre la risata cattiva continuava e un’apertura si creava dove avrebbe dovuto esserci la bocca della creatura. Io ci finivo inesorabilmente dentro e solo allora la voce mi tornava e riuscivo a gridare. Poi mi svegliavo in un bagno di sudore.

Tornai alla realtà solo quando mia sorella entrò di gran carriera nel bagno. Mentre afferravo una spazzola e cercavo di districare la Nebulosa Capello d’Oro, provavo a scacciare dalla mia mente quelle immagini orribili. Poi aprii l’acqua fredda e mi sciacquai il viso. Le occhiaie sparirono magicamente sotto l’effetto dell’acqua ghiacciata e io mi sentii all’improvviso sveglia. Sentendo il fresco dell’acqua sulla mia faccia mi tornò in mente la doccia ghiacciata che avevo fatto la sera della Vigilia di Natale dell’anno prima. Sorrisi e rabbrividii pensando a quel momento. Poi mi cambiai e uscii dal bagno.

Buttai le ultime cose nel mio baule e lo chiusi, pronta per trasportarlo fino alla stazione di King’s Cross. Irene mi aiutò a sollevarlo e insieme lo trascinammo giù dalle scale. Di sotto salutai Bonnie e Audrey, che stavano parlando tra loro di animali, tema adorato da entrambe, e corsi incontro a Susan, lasciando il mio baule a Irene. La abbracciai fortissimo, manco fossimo state lontane per venti milioni di anni.

- Piano, Sof, così mi strangoli! - esclamò.

Io la lasciai andare e lei prese un grosso respiro.

- Scusa - le dissi.

- Guarda chi c’è lì - mi disse indicando un punto con il dito, sorridendo maliziosa.

Mi voltai in quella direzione e Daragon mi salutò con la mano, il solito sorriso ammiccante stampato in faccia. Io alzai gli occhi al cielo e mi girai verso Susan, che ridacchiava senza ritegno con la mano davanti alla bocca.

- E tu che hai da ridere?! - le dissi tirandole una gomitata.

- Ehi, fa male! - disse lei, le mani sul costato.

- Sì, scusa - bofonchiai seccata. Poi sorrisi, non riuscendo a tenere il muso e la abbracciai di nuovo.

- Sofia Sistri, se continui così una costola me la rompi davvero! - esclamò lei, ridendo.

Dall’altro lato della sala, vidi con la coda dell’occhio Daragon che faceva spallucce, con una faccia rassegnata. Probabilmente stava pensando: “Ragazze, che ci vuoi fare?”.

- Sofia, qui c’è il tuo... umpf... il tuo baule... accidenti quanto pesa! - disse Irene, trascinando il baule.

- Oh, giusto, grazie...

- Sì, però ricordati che te l’ho portato io, ricordatelo, eh?!

Io feci di sì con la testa, parecchio seccata.

- Ora me lo rinfaccerà tutta la vita - dissi a Susan. Lei sorrise.

- Ma come fa a darti fastidio, è così carina!

- Prova tu a viverci per dieci anni e mezzo insieme, poi non venirmi a raccontare che è carina e assolutamente innocua!

- Ok, forse hai ragione - disse lei, ripensandoci.

Io annuii vigorosamente.

- Ricordatelo! - urlò Irene, mentre usciva con i miei diretta all’aeroporto. Un misterioso benefattore ci aveva inviato diecimila euro a inizio estate per il viaggio.

Trascinai Susan verso la stazione, mentre, senza dare nell’occhio, facevamo levitare i nostri bauli a pochi millimetri da terra tenendoli dalla maniglia, quasi fossero stati due grossi trolley. Sembrava che li stessimo trascinando noi, ma non era così. Ripensando alla Forza, mi portai una mano alla mia spalla di metallo. Era ancora lì, solida e resistente. E fredda, molto fredda.

Mi ricordavo perfettamente il calore sanguigno della spada laser che aveva causato la ferita che ora quella spalla bionica copriva. Se l’avessi rimossa, sarebbe bastato uno strattone e il mio povero braccio si sarebbe tolto. La protesi non era difficile da togliere, bastava fare una lieve pressione e rimuoverla. Però era sicura: la pressione doveva essere quella che si fa quando si prende in mano qualcosa, omogenea, non quella di quando si schiacciano due oggetti fra loro. Perciò se avessi dovuto sbattere contro qualcosa non si sarebbe rimossa. Per fortuna.

- Allora, pronta per il nuovo anno? - mi chiese Susan.

- Certo che sì, che cosa credi?

- Spero di non andare nel mondo di Star Wars di nuovo - disse lei, mentre uscivamo dalla porta trascinando i bauli.

- La spada laser ce l’hai ancora?

- No, Susan, sono stata talmente cretina da venderla su Amazon...

- Mi stai prendendo in giro?

- No, assolutamente...

- Sof...

- Ma certo che ti sto prendendo in giro, non sono mica così stupida! Le mie spade laser sono nel mio baule, dove stanno da tutta l’estate.

- Anche la mia è lì.

- Nel mio baule?

- No, nel mio!

- Ah, mi ero spaventata!

- Sof, credi che io abbia il potere di trasportare gli oggetti attraverso i muri e i bauli?

- Tutto è possibile...

- Sofia...

Continuammo così per un po’, ridendo e scherzando, fino a che non arrivammo alla porta della ginormica stazione di King’s Cross. Entrammo e, attente a non farci vedere, oltrepassammo la barriera magica alla volta del binario 9 3⁄4.

Nel treno ci sedemmo in uno scompartimento vuoto e iniziammo a fissarci. Esattamente come l'anno prima. Mi sentivo un'idiota. Daragon passò e sillabò "Sanguemarcio!". Roteai gli occhi e mimai due corna da cervo. Stavolta fu lui ad alzare gli occhi al cielo. Arrivammo alla stazione e salimmo sul treno. Daragon passò a salutarci più tardi, beccandosi un’occhiataccia da parte mia. Mentre ci cambiavamo nello scompartimento, toccammo le nostre collane in modo che le spade vi entrassero, per ogni evenienza. Arrivammo a Hogwarts e seguimmo con scarso interesse lo Smistamento.
Al tavolo di Tassorosso, vicino al nostro, Bonnie era seduta sul lato vicino a noi. Scambiammo due parole. Aveva da commentare su ogni ragazzo seduto nella sala e ovviamente si era presa una cotta per la metà di essi. Continuava a considerare Daragon uno stupido cretino, cosa che mi fece molto felice.

La mattina dopo faticai ad alzarmi dal letto, come al solito, e Susan mi schizzò con un Aguamenti, il che mi fece imbufalire male, ma dettagli. Quella mattina io e lei aspettammo che Adeline, Camille e Bethany (le nostre compagne di stanza) uscissero e poi sfiorammo le nostre pietre magiche (io la mia ossidiana, lei la sua ametista). Stavolta non ne uscirono solo le spade, bensì una cintura a testa con appese le nostre spade laser. La mia cintura si agganciò alla mia vita e così anche quella di Susan. Poi divennero invisibili, anche se sentivo il peso delle mie letali armi e le sentivo sobbalzare quando camminavo. Sorridei alla mia migliore amica e ci avviammo a lezione. Gli insegnanti partirono subito con i compiti e così i due mesi successivi. Il prof GPS non aveva ancora cambiato abito e io mi chiesi se avesse diverse copie dello stesso vestito o se non si facesse mai la doccia (che schifo).

Le prime settimane passarono in fretta.
Io e Susan stavamo alzate fino a tardi per riuscire a studiare e a finire gli esercizi. Spesso le correggevo i temi (non è mai stata granché a scrivere, mentre io sì) mentre lei dormiva e ancora più spesso facevamo le ore piccole sui libri, determinate a prendere un buon voto il giorno dopo. Cosa che succedeva non tanto spesso, perché gli insegnanti non potevano interrogare tutti in una sola giornata.

Con l’avvicinarsi di Halloween, Daragon stava cercando di darci il più fastidio possibile e noi cercavamo di evitarlo, cosa che non ci riusciva molto. Ci dava fastidio soprattutto quando stavamo facendo i compiti, impedendoci di concentrarci a sufficienza. Qualche giorno prima di Halloween persi la pazienza e gli lanciai una fattura nel bel mezzo della Sala Grande, con diversi studenti e insegnanti come testimoni. Mi beccai una punizione per quella sera e non riuscii a studiare. Rimediai una A il giorno dopo grazie ai diversi ripassi dei giorni precedenti, ma se fossi riuscita a studiare avrei preso la solita E. Ovviamente i problemi non si sarebbero palesati subito, ma dovevano aspettare la festività successiva: Halloween.

La mattina di Halloween ero seduta al tavolo di Corvonero a fare un origami a forma di pipistrello, che stava venendo perfetto. Lo finii, ma non ebbi il tempo di sentirmi orgogliosa per quel piccolo capolavoro che quello si mise a svolazzare. Mi girai verso Daragon, che stava ancora rimettendo via la bacchetta. Lo inseguii infuriata per il castello, mentre correva dietro alla mia splendida creazione di carta nera. Poi mi dimenticai di lui e iniziai a rincorrere il mio origami. Superai Daragon e cercai di acciuffare il mio pipistrello. Daragon mi rincorse. Ad un tratto, il pipistrello girò un angolo. Io gli andai dietro e finii in una voragine viola e blu. Un portale. Uno stupido, dannatissimo portale. Perché non me ne ero accorta? In realtà me ne ero accorta, ma non ci avevo fatto caso.
Strillai. Atterrai di pancia su della… neve? Non ebbi il tempo di pensare a quanto fosse strano, perché Daragon mi piombò addosso. Tutto il fiato che avevo nei polmoni schizzò fuori e gli occhi mi uscirono dalle orbite.

- Levati - dissi, rotolando e scrollandomelo di dosso. Ingurgitai aria. Si alzò e mi porse una mano. Io mi alzai da sola, guardandolo malissimo. Lui alzò le mani in segno di resa. Io mi spolverai la neve dalla divisa e mi guardai intorno. Ero finita con Daragon a… Narnia?!


ANGOLO AUTRICE

Ciaooooo ecco il sequel di Crossover System 1... in tempo per il mio 13° compleanno che è domani!!!

Per favore lasciate una mini recensione per farmi sapere cosa ne pensate!

So_Vi_Potter
   
 
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