Stelle cadenti
«Hai
una ciglia sulla guancia.»
Neville non
sorride, la ferita sulla tempia che ancora
sanguina a giorni alterni, e stira solo l’angolo della bocca
in una smorfia da
vecchio. Ginny lo sfiora leggera – ed è strano,
perché Ginny non è leggera,
mai, è… è nervi tesi, testardaggine e
piedi saldi a terra –, sorride al posto
suo e allunga l’indice.
«Esprimi
un desiderio, Neville…»
È
difficile, pensa Neville alcune sere, trovare la forza di
sognare.
La guerra fa
piovere calcinacci e frantuma stelle, ruba
battiti e ritorna cadaveri – la materia di cui
è fatta la realtà.
È
svegliarsi ogni mattina con Radio Potter e non sapere se si
arriverà a fine giornata con qualche nuovo ragazzino
torturato, rotto, spezzato.
È prendergli la mano e spiegargli perché lo fanno
– e di chiamarlo, la prossima
volta, che si prenderà lui la sua punizione.
E ci crede,
Neville, in ogni parola. Se non ci credesse non
sarebbe sceso nel fango fino al collo, anche se è solo il
pedone che la vita
lascia indietro a resistere nelle retrovie. Troppo spesso ha avuto poca
fiducia
in sé stesso, ma di sicuro non smetterà di
combattere per il loro sogno – ed è
luminoso, come il sorriso di Ginny, e forse per questo alcune sere
sembra così
irraggiungibile. Allora, solo allora, Neville si concede il lusso di
chiudere
gli occhi stanchi e pensare che sia difficile.
La guerra
trascina sul fondo e intossica i polmoni, si
avvinghia al cuore e cresce radici spesse – il
parassita che ti succhia
l’aria.
È
imparare incantesimi che non avrebbero mai dovuto conoscere
e insegnarli a qualche nuovo ragazzino spaventato, piccolo, troppo
piccolo. È
nascondere le cose pulite nell’angolino più
lontano, dietro a muscoli e ossa – perché
non si trascini via anche quelle nel fango.
E
così Neville può dirsi che lui esiste ancora, nel
ritaglio
d’anima che la guerra gli lascia, e lì
può ancora credere nel domani, anche
quelle sere in cui ha visto troppo e la forza per farlo da solo non la
trova –
ed è doloroso, perché di anni ne ha diciassette e
di desideri vorrebbe averne
mille. Doloroso come guardare Ginny e sapere che lei non
potrà mai essere in
nessuno di essi.
È
difficile, pensa Neville alcune sere, ma proprio per questo
scuote la testa e ricorda perché
resistono.
«Che
il vecchio Abe impari a
cucinare?»
Quando la guerra
finisce, si
riaccendono le stelle, le candeline da soffiare, le monetine nelle
fontane.
Cammineranno tra le macerie ancora a lungo, e farà
più male che correre sotto
gli anatemi, ma ci saranno i sogni a guidarli.
Tranne uno,
perché la regina combatte
con il pedone, ma torna sempre dal re.
«Hai
una ciglia sulla guancia.
Esprimi un desiderio…»
«Non
siamo troppo grandi per queste
cose, Ginny?»
Meno felice è stata la parte di stesura di questa flash, che meriterebbe il premio per il titolo più banale di sempre e che non voleva proprio saperne di scriversi. A questo proposito un grande grazie va alle persone che mi hanno gentilmente fornito spunti, in particolare a Ciuscream che ha lasciato il prompt “una ciglia è caduta sulla guancia” da cui è finalmente nato questo scarabocchio.
Grazie a chiunque sia arrivato fin a qui, spero che sia stata una bella lettura! ♥