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Autore: Severa Crouch    15/04/2023    2 recensioni
Prima della guerra, erano solo studenti della prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una seconda casa per tutti loro.
L’inizio dell’anno scolastico 1974-1975 si apre con una minaccia: strani e pericolosi incidenti capitano agli studenti che si avventurano per i corridoi da soli. La preoccupazione inizia a crescere fino ad alimentare le voci su una possibile chiusura della scuola.
I fratelli Black, Sirius e Regulus, Robert Turner e i loro amici inizieranno a indagare su questo mistero, dimostrando che le Case di Hogwarts, a dispetto delle diverse vedute, possono unirsi quando c’è in gioco la sopravvivenza della scuola. Nel mezzo, l’amicizia, gli amori, le lezioni e il Quidditch.
Questa storia partecipa alla challenge “Gruppo di scrittura!” indetta da me sul forum “Writing Games - Ferisce più la penna” - aggiornamenti ogni 15 del mese.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 4 - Preoccupazioni familiari

 

Hogwarts, 20 settembre 1974

Erano trascorsi circa dieci giorni dal secondo incidente e da allora, sebbene non fosse stato ferito alcuno studente, il clima non si era affatto alleggerito.

I rumori nelle pareti erano diventati di dominio pubblico e comparivano nei momenti più insperati. Sembrava quasi che la scuola avesse la tosse e stesse cercando di liberarsi della presenza dei suoi abitanti. Le pareti tremavano mentre il rumore dei colpi si diffondeva tra i corridoi amplificato dall’eco delle ampie volte di pietra. Gran parte degli studenti, soprattutto i più piccoli, erano terrorizzati e il clima del mondo magico non leniva il nervosismo delle famiglie. 

Durante la colazione, insieme a buona parte degli studenti di Hogwarts, Sirius aveva alzato lo sguardo verso il soffitto quando uno stormo di gufi era entrato frullando nervosamente le ali e riversando sul tavolo dei professori una quantità esorbitante di buste di pergamena rossa.

“Credi che siano…” aveva iniziato a domandare James, ma la domanda gli era morta in bocca dallo scoppio di una serie di urla contro il professor Silente e tutto il resto del corpo docente. Una dopo l’altra, le Strillettere iniziavano a fare il loro lavoro di messaggeri furiosi. 

Sirius non si sarebbe certo immaginato che Albus Silente si lasciasse intimorire dalle Strillettere dei genitori, ma nemmeno che le ascoltasse ridacchiando e scuotendo la testa, quasi divertito da quella manifestazione di insofferenza delle famiglie. Peter masticava il suo bacon mattutino e, ancora spettinato, si rivolse verso gli amici: “Credete che sia impazzito?” 

Sul volto di James comparve uno dei suoi sorrisetti divertiti. Si passò una mano tra la massa di quei capelli neri così perennemente disordinati da irritare Walburga al punto da essere stati oggetto di commento diverse volte mentre tornavano a Grimmauld Place. Diede una gomitata complice a Peter e gli domandò sottovoce: “È mai stato normale?”

“Le peculiarità di Silente sono il suo più grande pregio,” sospirò Remus mentre rimestava i fagioli nel piatto. Il riferimento al fatto che nessun preside “normale” avrebbe accettato un Lupo Mannaro tra gli studenti non passò inosservato e Sirius si trovò a concordare con Remus. “Sicuramente meglio lui del mio avo.”

La voce di Marlene li interruppe: “Secondo me, trova divertente che le stesse famiglie che si trovano su fronti opposti al Ministero, alzino la voce in modo unanime. Starà pensando di aver unificato il mondo magico. Osserva come ridacchia nel leggere le lettere Babbane!”

“Sì, però la professoressa McGranitt non sembra affatto felice, anzi, direi che ha l’aria preoccupata,” disse James. Sirius studiò la Sala Grande e strizzò gli occhi in direzione del tavolo dei Serpeverde da cui proveniva un’agitazione superiore a quella degli altri tavoli. Ricercò lungo il tavolo dei Corvonero la figura di Robert e notò che il suo amico, che prima stava osservando i Serpeverde, si era girato in direzione del tavolo di Grifondoro, quasi che avessero avuto il bisogno di confrontarsi. 

“Scusatemi,” disse Sirius alzandosi dal tavolo dei Grifondoro per raggiungere Robert Turner e i suoi amici Corvonero. Prese posto sulla panca accanto a Giles, di fronte al suo amico. 

“Sai cosa agita i Serpeverde?”

“Guarda Mulciber,” gli disse Robert indicando con i suoi occhi azzurri la propria destra, la sinistra di Sirius. Alle spalle di Robert, Mulciber era visibilmente pallido, circondato da quel cretino di Avery e da Mocciosus, più pallido del solito. Sembravano dei cadaveri viventi. Era insolito per Jago Mulciber presentarsi spettinato, ma i lunghi capelli biondi non erano legati in quelle ridicole code da Purosangue tradizionalista e nemmeno in quelle stupidissime trecce. La coda di Mulciber era scomposta, la cravatta allentata e sotto gli occhi c’erano le occhiaie xhw solo una notte insonne poteva regalare. La medesima che aveva lasciato tracce sui volti di Piton e Avery. Fu inevitabile cercare con lo sguardo Regulus e quasi tirò un sospiro di sollievo nel vederlo ridere spensierato con Alexandra e Crouch. Qualsiasi cosa preoccupasse Jago, non preoccupava Regulus, e questo era tutto ciò che importava. Sirius fece un cenno a Robert: “Andiamo a vedere cosa sta accadendo.”

“E il potere della delega?”

“Rob, potrebbe essere qualcosa di importante. Non è solo Mulciber, guarda quelli del settimo anno, guarda Flint…” Turner si voltò ad osservare meglio il tavolo dei Serpeverde. Sirius era sicuro che, a un attento osservatore come Robert, certi dettagli non sarebbero sfuggiti. Scattò quando notò la preoccupazione sul volto della sorella mentre Barty nascondeva il volto tra le braccia sul tavolo. La serenità di pochi istanti prima sembrava svanita.

“Cosa succede?” La domanda di Robert fece scattare Crouch come una molla. “Niente!” mentì con aria per nulla convincente. I suoi grandi occhi marroni cercavano di rimanere fermi sotto un sorriso nervoso e le guance rosse. Sirius lo prese in giro: “Sai che devi impegnarti di più se vuoi dire le bugie? Vi abbiamo visto da lontano. Che sta succedendo?”

Crouch non si mosse, cercò con lo sguardo prima Alexandra e poi Regulus. Fu proprio suo fratello a parlare, forse perché meno intimorito dalla presenza di studenti più grandi di altre Case, o forse perché non sentiva alcun timore nei suoi confronti. “I Mulciber. Pare che abbiano scritto a Silente. Jago verrà ritirato da scuola se Silente non fa qualcosa contro questi incidenti.” Regulus indicò con lo sguardo il suo compagno di Casa e Alexandra, con la stessa espressione di Walburga quando doveva fare un commento maligno, aggiunse: “Pare che siano arrivate un sacco di Strillettere del genere.”

“Sono vostre? Di Serpeverde?”

“Non solo nostre, anche molti genitori di studenti in Tassorosso e, arriveranno anche quelle dei genitori Corvonero.”

“Darlene ed Edward hanno scritto?” Sirius sapeva che se avessero scritto i Turner, allora sarebbe arrivata anche quella dei Black. Era così fin da quando erano bambini, per quanto assurdo potesse essere, visto che i suoi genitori erano le persone più noiose e meno piacevoli dell’intero universo, anche loro avevano degli amici e i Turner erano altrettanto noiosi e sgradevoli. I loro figli, proprio come per Sirius e Regulus, invece si salvavano. Certo, Alex era una piattola proprio come Regulus, ma tutto sommato era ok, c’erano bambine più fastidiose, come ad esempio la cugina Eloise Rosier, che era proprio insopportabile, saccente e presuntuosa. 

“Per il momento no, saranno impegnati con il lavoro,” disse Robert. Se i Turner non avevano scritto, forse nemmeno i Black, anche se ciò era insolito, pensando a sua madre e a quanto detestasse il professor Silente. Portò di nuovo lo sguardo su Regulus per chiedere al fratello se avesse delle indiscrezioni. Insomma, forse i Black avrebbero potuto avere un colloquio diretto con il preside attraverso quella vecchia tela incrostata di Phineas. 

Regulus non ebbe il tempo di rispondere che la voce di Walburga Black tuonò in faccia al professor Silente da una busta nera. “PRESIDE SILENTE! LE ABBIAMO AFFIDATO IL PREZIOSISSIMO SANGUE DEI BLACK! VOGLIA ASSICURARE PERSONALMENTE L’INTEGRITA’ DEI NOSTRI EREDI!”

“Mamma è sempre melodrammatica,” disse Regulus alzando gli occhi al cielo e strappando una risata a Sirius. Era incredibile come suo fratello non si scomponesse nemmeno di fronte alla super-Strillettera che Walburga Black aveva inviato ad Albus Silente, quasi fosse normale.

“Beh è il suo modo di dimostrarvi che vi vuole bene,” disse Alexandra. 

“Sei dispiaciuta che non ci sia la Strillettera di Darlene? Con la sua voce severa?” domandò Sirius mentre Robert si lanciava in un’imitazione della possibile Strillettera di loro madre. 

“Mamma direbbe che non è consono a una strega per bene, lasciarsi andare a simili manifestazioni di ira,” precisò Alexandra dopo aver ascoltato l’imitazione offerta dal fratello. “Stai forse insinuando che Walburga non è una strega per bene?” la punzecchiò Regulus e Alexandra si affrettò a scusarsi scuotendo la testa. Era del tutto ridicolo quel cerimoniale in cui i due ragazzini si immergevano, cercando di rispettare quelle assurde regole di galateo che le loro madri gli avevano inculcato.

“Dobbiamo venire a capo di questo mistero, è il solo modo per evitare che i genitori ci riportino a casa,” disse Regulus, tornando pratico. Robert interruppe il discorso e frenò il suo entusiasmo. “Voi non dovete fare proprio niente. Siete piccoli!” Lanciò un’occhiata con lo stesso cipiglio severo di Darlene e disse ad Alex: “Niente scherzi. Andate a lezione e fate i bravi.”

Alexandra e Crouch alzarono gli occhi al cielo e di controvoglia afferrarono la loro cartella dirigendosi verso le aule. 

“Siete i soliti guastafeste,” disse Regulus mentre imitava i due amici lasciando Sirius e Robert da soli. 

 

***

 

Regulus  non riusciva a credere che quegli idioti di Sirius e Robert avessero rovinato tutto il suo lavoro per confortare Alex e Barty. Era come costruire una casa e vederla crollare al primo soffio di vento. Quei due non avevano idea della paura che circolava nella sala comune di Serpeverde: le famiglie erano sul piede di guerra e tra gli studenti nessuno, ma proprio nessuno, voleva tornare a studiare con i precettori, a vivere confinato in casa sotto lo sguardo severo delle proprie madri. Se Sirius avesse saputo quanto concreta fosse la prospettiva di essere ritirati da scuola e di tornare a Grimmauld Place, avrebbe implorato tutti gli studenti - perché tutti potevano dare il loro contributo, anche i più piccoli - di aiutarlo a risolvere il mistero di quelle aggressioni, o di quei malori, invece di giocare a fare il Godric Grifondoro dei poveri.

Osservò il programma delle lezioni: alla prima ora aveva Antiche Rune, una delle materie opzionali che aveva scelto al terzo anno e che era diventata tra i suoi insegnamenti preferiti. Non solo perché la professoressa Bathsheda Babbling era bravissima, ma anche perché sembrava dare un senso concreto a ciò di cui parlava sempre sua madre: l’importanza delle radici magiche. I suoi compagni di scuola stavano ancora finendo di fare colazione, così Regulus si ritrovò nei corridoi del terzo piano completamente da solo. La finestra dell’aula di Antiche Rune, però, affacciava sul campo di Quidditch e forse avrebbe potuto occupare qualche minuto a immaginare la strategia di volo per la prossima partita di Serpeverde. Realizzò che se avessero chiuso la scuola, persino il campionato di Quidditch sarebbe saltato e ciò era ancora peggio di tornare a studiare con il precettore.

“Albus, io sono preoccupata…” La voce della professoressa McGranitt arrivò alle orecchie di Regulus in modo inatteso. Si fermò ad ascoltare dietro l’angolo del corridoio che dalle scale sbucava in quello dove si affacciavano le aule scolastiche.

“Minerva, stiamo ricercando le cause di questi fenomeni. La scuola è ben protetta.” La voce del professor Silente sembrava tranquilla. Sembrava che non avesse alcuna intenzione di chiudere la scuola.

“Sì, ma non è la prima volta…”

“Beh, quei tempi sono passati e il contesto oggi è radicalmente diverso.” Regulus aggrottò le sopracciglia. C’erano stati altre aggressioni a studenti?

“Ma non pensi che… Insomma, proprio dopo che lui…”

“Ne sono sicuro. Nessuno ha violato le difese della scuola. Nemmeno lui ne è in grado. Non più.” Regulus sbatté gli occhi incredulo: di chi stavano parlando? C’era una minaccia?

“E se questi episodi dovessero continuare?” La voce della professoressa sembrava spezzata dalla preoccupazione. Non aveva mai sentito la McGranitt così provata, era una strega molto forte. Il preside sospirò e le confessò: “Temo che dovremo rimandare gli studenti a casa finché non veniamo a capo del mistero. La loro sicurezza viene prima di tutto.”

La professoressa McGranitt si lasciò andare a un gemito strozzato, mentre Silente cercava di confortarla dandole una leggera pacca sulla spalla. Regulus si nascose in una nicchia quando i due professori girarono l’angolo. Per un istante, Silente si voltò nella sua direzione e Regulus ebbe la sensazione che gli rivolgesse un occhiolino, ma doveva sbagliarsi. Non poteva averlo visto. Regulus, dopotutto, era bravissimo a nascondersi e origliare, era il gioco preferito che faceva con Alex da quando ne aveva memoria. Doveva avvertire gli altri. 

Regulus non riuscì a parlare con i suoi compagni di Casa fino all’ora di pranzo e, nel corso di quelle ore non vide altro che la situazione precipitare tra gli studenti e gli umori incupirsi, al punto da portare i professori a rimproverarli e assegnare punizioni per tenere alta l’attenzione. Furono letteralmente sommersi di compiti al punto che Selwyn durante la lezione di Incantesimi alzò la mano. 

Dalla cattedra il professor Flitwick, con la sua espressione serafica lo invitò a parlare.

“Professore, mi chiedevo se le voci di chiusura della scuola fossero così fondate da darci anche tutti i compiti dell’anno.”

Il professor Flitwick sorrise: “Vedo che ha il tempo per fare strene ipotesi, signor Selwyn, che ne dice di altri trenta centimetri di pergamena sull’incantesimo Aguamenti?”

“Cosa?” La voce sconcertata di Eloise Rosier si alzò dall’altro lato dell’aula interrompendo il chiacchiericcio tra lei e Margareth McNair.

“Bentornata tra noi, signorina Rosier, credo che il signor Selwyn voglia anticipare gli elementi del programma.”

“No, professore, sono stato frainteso.”

“Bene, allora mi porterete i trenta centimetri in più sull’incantesimo Aguamenti e non penserete a domande sciocche. Vi posso assicurare che, ove mai la scuola dovesse chiudere in via anticipata, ne verrete informati. Ora andate.”

“Grazie tante!” esclamò Bulstrode mentre dava una spallata a Selwyn uscendo dall’aula. Dietro di loro, Carrow si lamentava. Regulus allungò il braccio sulla spalla del compagno di dormitorio e disse solo: “Dobbiamo far finire questa situazione.” Carrow, Bulstrode e Selwyn si voltarono verso di lui: “Che hai in mente, Black? Finirai in punizione!”

Regulus sorrise dirigendosi verso la Sala Grande dove, finalmente, avrebbe radunato Jago, Alex e Barty, gli unici che erano seriamente preoccupati per le sorti della scuola. Si sedettero nell’angolo più lontano dai professori e Jago con la sua espressione provata dalla notte insonne riuscì persino a tenere alla larga gli studenti del settimo anno che dicevano che fosse più inquietante del solito. Raccontò loro del dialogo tra il preside e la vicepreside e che le voci della chiusura della scuola fossero più concrete che mai.

“I professori ci stanno riempiendo di compiti,” si lamentò Alexandra.

“Se continua così, per la fine dell’anno avremo finito il programma dei M.A.G.O.” scherzò Barty che poi esclamò: “Ma certo! Ho un’idea!”

Regulus alzò un sopracciglio perplesso, seguito da Jago. “Dobbiamo far credere ai professori che siamo tranquilli e che pensiamo a studiare. Quando domani andrete a Hogsmeade, io e Alex ci intrufoleremo nel Reparto Proibito della biblioteca.”

“Forse vi conviene farlo quando ci siamo tutti,” disse Jago, “potremo creare un diversivo.”

“Dovete guardare nella sezione delle case maledette,” disse Regulus. “Insomma, mi pare evidente che qualcuno abbia lanciato una maledizione sulla scuola!”

Alexandra e Barty si guardarono sorpresi: “Chi potrebbe mai voler maledire il castello?”

“Forse un ex studente arrabbiato?” domandò Jago. 

“Silente parlava di qualcuno che era tornato e la McGranitt aveva paura.”

“Salazar, non riesco a immaginare la professoressa McGranitt spaventata,” mormorò Alex. 

“Nemmeno io,” le fece eco Jago.

 

***

 

“Credi che domani riusciremo a tornare nella Foresta Proibita?” Giles poneva sempre le sue domande mentre continuava a sfogliare qualche libro. Robert sollevò lo sguardo dal suo tema di Pozioni per osservare l’amico, sembrava intento a studiare Divinazione. “Non ho capito perché vuoi seguire quella robaccia per ciarlatani.” 

“Semplice, Turner, se vogliamo parlare con i Centauri e stringere amicizia, qualcuno dovrà pur capirci qualcosa di Profezie e Divinazione. Non serve nemmeno la Vista per capirlo.”

Xeno alzò gli occhi al cielo. “Corinna santissima, ma cosa hai mangiato a colazione, Ollivander, succo di zucca avariato?”

“Scusatemi. Sono piuttosto nervoso. Tutta questa situazione è deprimente: siamo a tanto così dal diventare i primi maghi che sono ammessi nella comunità dei Centauri, e rischiamo di dover tornare a casa! Sapete cosa farebbe mio padre?”

“Ti metterebbe a bottega?” domandò Xeno. “Potresti diventare un grande fabbricante di bacchette, proprio come lui. Non ti va?”

“Sì, certo che mi va. Sogno di portare avanti l’attività di famiglia un domani, ma prima… Beh, vorrei sapere se è possibile perfezionare la tecnica. Sai, i Centauri hanno conoscenze secolari, ci sono da prima dei maghi e forse conoscono degli amplificatori di magia diversi, oppure dei modi per rendere le bacchette più potenti o per non far morire il nucleo.”

“Pensi che il crine di Centauro possa essere usato come nucleo di una bacchetta?” domandò Robert mentre arrotolava la pergamena, soddisfatto del ragionamento compiuto nel tema. Era certo che Lumacorno lo avrebbe apprezzato e se non sarebbe stato in grado di ricevere lo stesso entusiasmo che Lumacorno riservava alla Evans, era certo di poter ottenere qualche punto in più rispetto a Potter, Black e, soprattutto, Lupin. 

“Ecco, Turner, non fare mai una domanda del genere in presenza dei Centauri,” lo ammonì Giles strappando una risatina a Robert. “Certo, ci tengo alla pelle.”

“Domani, però c’è anche l’uscita per Hogsmeade, vorrei fare un salto al villaggio per fare scorta di inchiostro, piume e pergamene. Voi cosa dite? Si può fare?”

“Dimentichi la tappa da Mielandia.”

“Io non dimentico nulla, Lovegood, ricordalo sempre.” Lo sguardo di Robert venne catturato dal tavolo alle spalle di Xeno dove Emily Light e le sue compagne di dormitorio Pandora Desford e Sibilla Cooman studiavano con Lily Evans, Marlene McKinnon e Mary McDonald. Studiavano a coppie e a giudicare dai gesti che Lily compiva, stava spiegando il tema di Pozioni ad Emily che annuiva interessata alternando sguardi tra l’amica e il manuale. 

“Sei con noi?” La mano che Xeno agitava avanti e indietro gli offuscava la vista e lo costrinse a ritornare con la mente dai suoi amici. “Sì, ci sono.”

“Cosa stavi pensando?”

“Chi stavi guardando, piuttosto…” Il sorriso obliquo di Giles e le sopracciglia alzate lasciavano intendere che lui avesse capito tutto. “No, assolutamente, no. Rob, le ragazze sono fuori discorso, abbiamo cose più importanti, noi, per la mente.”

“La conoscenza suprema,” ripeté Robert seguendo il copione che Xeno proponeva loro dal primo anno, soprattutto quando si incontravano con le famiglie e qualche zia domandava “E la fidanzatina?”

“No, i Centauri! Rob, torna tra noi! Dobbiamo pianificare la nostra nuova uscita nella Foresta Proibita!”

Robert sospirò. “Senti, io domani voglio andare a Hogsmeade, e anche Giles, quindi, perché non andiamo questa notte nella Foresta Proibita?”

“Così la smetti di stressarci, Lovegood,” aggiunse Giles.

“Se non volete venire, posso andare da solo.”

“Corinna, ti prego, non ricominciare. Vogliamo venire, ci sono un sacco di erbe e ingredienti per Pozioni, ci sono i Centauri e stiamo finendo di disegnare la mappa, ma non puoi parlare solo di questo argomento!” 

“Guarda cosa ho fatto…” Giles aprì il suo taccuino dalla copertina di cuoio, era tenuto insieme da due sottili nastri che, apparentemente, lo rendevano semplice da aprire, in realtà, erano nastri legati tra loro da un incantesimo inventato da Giles e solo lui avrebbe potuto sciogliere il fiocco che chiudeva le pagine. Robert sbirciò, affascinato dalle doti artistiche del suo amico che aveva preso i suoi appunti sulle erbe, ne aveva tratto degli schizzi e li aveva ricopiati con la sua grafia ordinata. 

“La Luparia…” Robert sfiorava le pagine affascinato sotto lo sguardo soddisfatto di Giles. “E questo è niente…” Puntò la bacchetta contro il centro del taccuino, l’immagine della Luparia scomparve, così come la sua descrizione e, al loro posto, comparve la mappa della Foresta Proibita, perfettamente allineata con quella che loro avevano disegnato sulla pergamena. All’interno del disegno, dei punti verdi indicavano esattamente i luoghi in cui avevano rinvenuto la pianta.

“Alla fine della nostra esplorazione, non solo avremo trovato la dimora dei Centauri, ma conosceremo anche tutte le piante che crescono nella Foresta Proibita,” esclamò soddisfatto. “Sono senza parole, Giles, è meravigliosa!”

Fu proprio il disegno di Giles che mise Robert nella disposizione d’animo giusta per la scorribanda notturna che lui stesso aveva programmato.

Come le volte passate, partirono dopo lo scoccare del coprifuoco. Si accertarono che i Prefetti e il Caposcuola di Corvonero li vedessero nella torre, impegnati in una lunga partita di scacchi magici e, non appena uscirono per le ronde, evocarono i loro mantelli e, nascosti dall’incantesimo di Disillusione, si avventurarono giù per le scale.

Scesero silenziosamente. Avevano studiato il percorso in modo da poterlo fare nella fioca penombra della scuola. L’incantesimo di Disillusione, infatti, sarebbe stato del tutto inutile se ci fosse stata una bacchetta a segnalare una luce che non avrebbe dovuto esserci. Tirarono un sospiro di sollievo quando superarono il portone di quercia e, silenziosi come gatti, corsero verso la Foresta Proibita.

Gli appunti delle volte precedenti avrebbero semplificato di molto il percorso e li avrebbero condotti, nel tempo necessario per dire Wingardium Leviosa, nel punto in cui avevano incontrato Fiorenzo.

Xeno, la loro guida, si fermò di colpo. Robert e Giles gli finirono addosso. “Forse possiamo togliere l’incantesimo di Disillusione…” propose Giles.

“E rischiare di essere scoperti da Hagrid? No, grazie, non voglio finire in punizione,” commentò Robert che, sul mantenere l’incantesimo era ferreo. Se avesse funzionato con i Centauri, avrebbero potuto studiarli senza essere visti e, dopo averli conosciuti meglio, avrebbero potuto approcciarli. 

“C’è qualcosa che non va,” mormorò Xeno.

“In che senso? Il sentiero è là.”

“Il sentiero doveva andare nella direzione opposta, guarda la mappa!” Xeno interruppe la Disillusione e ritornò ad essere visibile con la sua mappa e la bacchetta che la illuminava. 

“Come facevi a leggerla?” domandò Robert.

“Incantesimo illuminante disilluso, ma ora guarda la mappa.” Robert osservò il disegno sulla mappa e poi il sentiero che si inoltrava nella Foresta Proibita: andavano in direzioni diverse.

“E adesso?”

“Dobbiamo ricominciare. Questo sentiero va verso il lago, quindi lontano dal punto dove abbiamo incontrato Fiorenzo. Possiamo seguire il percorso tracciato sulla mappa.” Xeno sembrava intenzionato a non abbandonare le convinzioni che aveva. 

“Non credi che sia pericoloso?”

“Non credi che sia un incantesimo di Silente per impedire agli studenti di esplorare la Foresta Proibita? Seguitemi!”

Robert e Giles si scambiarono uno sguardo preoccupato, strinsero le bacchette e si avventurarono tra i boschi. Xeno continuava a indicare il percorso che, man mano che procedevano, diventava sempre più accidentato. Dopo circa dieci minuti in cui cercavano di non inciampare tra le erbacce, Xeno mise un piede in un cespuglio di erba alta che, teoricamente, nemmeno doveva essere in grado di spuntare in un luogo così privo di sole, e urlò: “Corinna, santissima!”

 
   
 
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