Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ahimadala    19/04/2023    4 recensioni
Hermione Granger ha fatto il possibile per restituire la memoria ai suoi genitori dopo la fine della guerra.
Tuttavia, nel tentativo di combattere il suo stesso incantesimo, qualcosa é andato storto.
L' eroina del mondo magico si ritroverá con un insolito e rarissimo dono, che la costringerà a scoprire stravolgenti ed imbarazzanti verità.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fecero passare qualche giorno, alternandosi nel nascondersi sotto il mantello dell’invisibilità di fronte all’oscena e sfarzosa villa dentro la quale Dolores Umbridge scontava gli arresti domiciliari, nella speranza che presto tuttavia sarebbe stata spedita ad Azkaban. 

Dopo solo pochi giorni avevano accumulato diverse fotografie che ritraevano alcuni dei membri del consiglio entrare e uscire da casa della Umbridge. Non erano abbastanza prove per spedirli tutti quanti tra le braccia dei dissennatori, ma sarebbero state sufficienti per una pubblica umiliazione che non avrebbero potuto ignorare. 

Quando 'Il Cavillo' finalmente pubblicò l'articolo incriminante, Hermione si sentì leggera ed eccitata come non le capitava da mesi. 

Nonostante non avesse idea di ciò che ne sarebbe stato del suo futuro, del lavoro che avrebbe voluto intraprendere, della strada che l’avrebbe aspettata, era finalmente felice.

Forse per la prima volta in vita sua, aveva semplicemente voglia di godersi il momento e vedere cosa sarebbe successo, senza dover per forza programmare ogni cosa.

Osservava l'entrata affollata del ministero il giorno dopo l'uscita dell'articolo. Giornalisti provenienti da tutta la Gran Bretagna si affollavano fuori l’ingresso principale. I piccoli scioperi e le proteste che si erano susseguite da un dipartimento all’altro negli ultimi giorni si erano trasformate in un fenomeno di dimensioni ben più grandi. Una folla di manifestanti, la maggior parte impiegati che Hermione riconobbe, adesso protestava fuori dall'ingresso. 

La cosa che era riuscita ad animare gli animi e ad unire così tanto la società magica era l'odio per un nemico comune. Draco, al suo fianco, parve pensarla come lei, e le sorrise con aria divertita.

La prima offerta per riavere il suo vecchio posto di lavoro era giunta per posta a casa di Hermione dopo la prima settimana di proteste. 

Lei e Draco si erano fatti una grassa risata e avevano gettato la lettera nel caminetto, mentre rivedevano i dettagli riguardo al progetto del biondo per i nati babbani ad Hogwarts. 

“Con il supporto di Minerva Mcgranitt potremmo davvero riuscire entro quest’anno” ansimò la grifona osservando i numeri che erano arrivati da Hogwarts riguardo le lettere che venivano spedite ai nati babbani. 

“Ah, ricordami ancora della sua visita a casa tua”. 

“E’ stato orribile” Hermione alzò gli occhi al cielo. “Ai miei per poco non venne un infarto, e chiamarono persino la polizia. Il mondo babbano ha bisogno di questo”. 

Draco ricambiò il suo sorriso. “Non solo quello babbano”. 

L'espressione di Hermione era pensierosa mentre osservava la seconda lettera arrivata dal ministero, in cui insieme al suo vecchio lavoro le proponevano un aumento di stipendio. 

La gettò nel caminetto.  “Pensavo di prendere un anno sabbatico , di fermarmi un po'” disse, le parole pronunciate rapidamente una dopo l'altra. 

Draco alzò gli occhi da quei fogli pieni di numeri che gli stavano facendo venire il mal di testa e li concentrò su di lei. Sollevò un sopracciglio. “Credi di esserne fisicamente capace?”

Hermione lo colpì sulla spalla con un malloppo di scartoffie. “Non ho intenzione di non fare nulla. Vorrei concentrarmi su questo progetto” proseguì, indicando ciò a cui stavano lavorando, “e poi magari trovare degli investitori”. 

“Io sono un tuo investitore”. 

Hermione gli rivolse uno sguardo che lo mise presto a tacere. “Lo so questo” sospirò. “Ma questa idea… con un po’ di aiuto potrei applicarla non solo ai nati babbani. Potremmo aiutare tante altre categorie, fare delle campagne per sollevare l’opinione pubblica e costringerla a porre attenzione a certi problemi”. 

“Direi che sollevare l’opinione pubblica ci riesce sicuramente bene”. 

Hermione sorrise. “Ho capito che il cambiamento al ministero non può partire se prima non c’è una spinta dall’esterno. Vorrei essere io quella spinta”. 

“Permettimi di aiutarti a spingere, allora, Hermione Granger”. 



Passò un altra settimana ancora quando Hermione dovette recarsi a processo per testimoniare contro Pritchett ed il resto dei falsi guaritori ed infermieri che l’avevano trattenuta al San Mungo. 

Temeva che il processo avrebbe fatto emergere dubbi e domande sulla sua particolare condizione, ma David era stato del parere che nè il giudice nè alcuno dei presenti in giuria avrebbe accennato al motivo vero per cui l’avevano trattenuta.

 Si sarebbero concentrati solo sull'aspetto politico della storia. 

Il processo era stato aperto al pubblico, e più gente di quanto la grande aula del ministero fosse capace di ospitare si era effettivamente presentata quel giorno.  

Ovviamente, era presente anche Cameron. I suoi occhi piccoli e scuri saettavano con disprezzo tra Hermione, che ricambiò il suo sguardo con aria di sfida, e il fratello seduto al banco degli imputati, che aveva vuotato il sacco nella speranza di tenersi lontano da Azkaban. 

“Non preoccuparti” le sussurrò David all’orecchio. “Dopo questa confessione, verrà aperta un’indagine su di lei, pagherà per quello che ti ha fatto”. 

Le urla dell’uomo riempirono l’aula, immergendola nel silenzio mentre veniva consegnato ai dissennatori e scortato nella prigione nella quale avrebbe trascorso i successivi cinque anni. 

“Non dovrei dirlo” continuò poi David. “Ma ho presentato richiesta di indagine contro la Umbridge per interferenza con il Ministero, e vista la sua precaria condizione agli arresti domiciliari credo ci siano buone probabilità che anche la sua sentenza venga rivalutata”. 

Hermione sentì un ulteriore peso sollevarsi dal suo petto. Ogni cosa stava tornando al suo posto, e la giustizia avrebbe fatto finalmente il suo corso. 





Sei anni dopo 


Mentre cercava di far entrare ancora un altro maglione nella sua valigia già abbondantemente strapiena, ci volle tutta la buona volontà che Hermione potesse trovare dentro di sè per convincerla che Draco non avesse ragione. 

Dall’altro lato della stanza, seduto sopra un’altra valigia altrettanto strapiena, Draco sbuffò. “Ricordami perchè abbiamo deciso di non usare l’incantesimo estensivo irriconoscibile, Granger, perchè sto facendo davvero fatica a tenerlo a mente”.

“Ah, sono di nuovo Granger adesso?”

Quelle iridi azzurre la fulminarono con sguardo provocatorio, le labbra piegate in un sorrisetto. “Sei Granger ogni volta che mi ricordo di quella volta che siamo stati costretti a passare l’intera notte in aereoporto”. 

Alzò gli occhi al cielo, rinunciando definitivamente a quell’ultimo maglione e gettandolo sul letto con poca delicatezza. “Sono passati tre anni, Malfoy”. 

Gli occhi di Draco si illuminarono. 

Malfoy, mmhh?

Hermione si guardò un’ultima volta allo specchio, passandosi le mani sui ricci spettinati, poi fissò l’orologio. 

“Si, Granger. Siamo in ritardo, in caso te lo stessi chiedendo”. 

Ma sei uno schianto con quel vestito

Hermione si concesse un secondo in più davanti allo specchio per ammirare il vestito verde smeraldo che Draco le aveva regalato. Era stata molto scettica sull’indossarlo in questa occasione in particolare, ma per Merlino se le stava bene. 

Si prese poi un altro secondo ancora per osservare lui, la cravatta scura e il completo elegante che fasciava perfettamente ogni centimetro della sua figura. 

Draco la seguì nel salotto e poi davanti al caminetto. 

“Non scordarti il regalo” disse Hermione mentre afferrava il sacchetto di metropolvere. 

“Come se noteranno mai che manca” alzò gli occhi al cielo. Hermione lo punzecchiò con il gomito mentre le fiamme li avvolgevano. 



Il Manor della famiglia Parkinson era il luogo più elegante in cui Hermione avesse mai messo piede. I vari invitati alla festa di fidanzamento erano già accorsi numerosi, e l’ampio salone pullulava di gente che Hermione non aveva mai visto. 

Sapeva che David e l’ex serpeverde erano decisamente dei tipi mondani, eppure non avrebbe mai immaginato la reale estensione delle loro amicizie. In fondo, sebbene fosse stata inizialmente sorpresa, Hermione era stata infine costretta ad ammettere che i due erano perfetti l’uno per l’altra. 

Draco le prese la mano mentre si facevano strada tra la folla. Se Hermione aveva pensato di essere vestita in modo troppo elegante, mentre vagava tra gli invitati iniziava quasi a sentirsi troppo casual. 

Rilassati, Hermione. Sei la persona più attraente in tutta la stanza

“Esageri sempre” mormorò sottovoce affinchè solo lui sentisse. 

Non esagero affatto, ma se non mi credi torniamo a casa e…

La sua mano scivolò impercettibilmente verso il basso sulla sua schiena scoperta.

Ti offrirò una dimostrazione 

Hermione deglutì, lasciando andare un verso di sollievo quando scorse la lunga chioma rossa di Ginny in lontananza. Trascinò Draco con sè, cercando di ignorare la sensazione che le sue parole le provocavano ogni volta che comunicava così nella sua mente. 

“Oh, grazie a dio” sospirò, abbracciando la sua amica. 

Ginny indossava un lungo abito azzurro e portava i capelli sciolti lungo le spalle muscolose. 

"Congratulazioni, Weasley" mormorò Draco, aggiungendo un cenno del capo. 

La rossa sollevò il bicchiere di champagne in cenno di ringraziamento. 

Anche se Hermione non amava il quidditch, doveva ammettere che la partita finale del campionato era stata da brividi, e quando Ginny aveva segnato il gol finale che aveva portato le Holidays Harpies alla vittoria persino Draco aveva lasciato andare la sua gelida facciata di indifferenza e aveva esultato come Hermione non gli aveva mai visto fare. 

Harry li raggiunse un secondo più tardi, dopo aver congedato un anziano uomo che sembrava non voler smettere di congratularsi per una delle sue ultime missioni. Avvolse con aria fiera un braccio intorno alla vita di Ginny. “Sarà una lunga serata” borbottò. 

La rossa prese un altro sorso dal suo bicchiere. “Non mi dispiace ricevere complimenti”. 

“Certo che no” replicò Harry, un grande sorriso stampato sulle labbra, poi rivolse la sua attenzione ad Hermione e Draco. “Pronti per partire?”

Hermione non potè far a meno di ripensare al caos che regnava nel suo appartamento. “Pronti”. 

Sei sicura, Granger?

Diede una spallata a Draco, mentre afferrava con due eleganti bicchieri da un cameriere di passaggio. Tra solo poche ore sarebbero stati su un volo per l'Australia, per la loro visita annuale ai suoi genitori. 

Era una tradizione che andava avanti da cinque anni ormai, e che era iniziata quasi per caso. L’idea era stata di Draco, e i signori Wilkins erano ormai abituati ai due annuali visitatori da Londra.

“Ma non dovevate occuparvi di una nuova campagna proprio questa settimana?” domandò Harry, incuriosito. 

La mano di Hermione si strinse intorno al bicchiere, e Draco le accarezzò la schiena con movimenti lenti, ricordandole della loro conversazione di qualche giorno fa. 

“Abbiamo delegato” rispose infine, vedendo Draco piegare appena le labbra con aria divertita. “Se ne occuperà Dean, da solo questa volta”. 

“Davvero da solo” finì il biondo per lei. 

Ginny sorrise. “Bene Herm, perché anche se ti sei  messa in tiro rimane evidente che ti serve una vacanza”. 

Hermione si finse offesa, ma in realtà moriva dalla voglia di abbandonarsi al sole e all’acqua salata che li aspettavano tra sole poche ore.  Il resort che i suoi genitori avevano aperto era incredibile… 

Sua madre le aveva sempre parlato di un suo sogno nel cassetto sin da quando era bambina, ovvero quello di studiare biologia marina. Alla fine, tuttavia, la sua famiglia l’aveva fatta tornare con i piedi per terra e costretta  a scegliere un lavoro più pratico come il dentista. 

Se non altro, Hermione aveva cercato di realizzare in parte questo suo desiderio. 

La prima volta che aveva fatto loro visita, aveva sentito la ferita nel suo petto iniziare a rimarginarsi quando aveva visto la luce negli occhi di sua madre, adesso Monica Wilkins, che guidava i turisti nelle escursioni sottomarine lungo la barriera corallina. 

Non vedeva davvero l’ora di partire. 

Theodore Nott li raggiunse, con aria un po’ meno curata del solito. Sebbene il suo solito, doveva ammettere Hermione, di recente stava diventando sempre più trasandato. 

“Stai lavorando troppo, amico” sospirò Draco. Il tono della sua voce suggeriva ad Hermione che avessero affrontato quella conversazione  già più di una volta ormai. 

Theo sorrise. “Beh, però ho battuto il record”. 

“Quale record?”

Theo guardò verso Harry, che a sua volta teneva lo sguardo fisso verso il pavimento in un modo innaturalmente rigido. 

Draco scosse la testa. “Sai cosa? Non credo di volerlo sapere”. 

Theo gli mise una mano sulla spalla. “Scusa se non siamo tutti così faticosamente impegnati ad aggraziarci vecchie signore per finanziare la nostra associazione. Senza offesa, Granger” aggiunse poi. 

Hermione sorrise. “Nessun problema”. 

“A proposito, qual è adesso il vostro ultimo progetto?”

Hermione aveva appena aperto la bocca per parlare quando Ginny la bloccò, prendendola a braccetto. “Ah-ah, basta parlare di lavoro. Siamo qui per divertirci”. 

Iniziò a trascinarla verso il centro della grande sala, sotto lo sguardo sconcertato di Draco. 

“Sarà tutta tua per due intere settimane, Malfoy, queste due ore sono mie” disse alle sue spalle mentre si allontanavano. Hermione rise. 

Ginny la trascinò dal capo opposto della sala, e poi in un angolo dove avevano allestito un tavolo colmo di dolci di ogni tipo. Hermione si avvicinò per afferrarne uno, ma Ginny le prese il polso di scatto e la trascinò ancora più lontano. 

“Ginny ma cosa…”

“Devo parlarti. Voglio che tu sia la prima a saperlo” disse. “A parte Harry, ovviamente. E George. Ma subito dopo ci sei tu”. 

Hermione era confusa, e adesso anche affamata. La sua mente continuava a ripensare a quel pasticcino ricoperto di cioccolato su cui aveva quasi posato le dita solo un secondo fa. 

“Allora?” le chiese Ginny. 

Strabuzzò le palpebre. “Allora cosa?”

“Non hai sentito?”     

Ginny, vista la sua confusione, si portò un dito alla tempia, sbattendolo più volte. 

“Non ho intenzione di leggerti nel pensiero” 

 La rossa sospirò, poi si guardò intorno con aria sospettosa e infine parlò sottovoce. “Sono incinta”.

Hermione spalancò la bocca, certa che le sopracciglia le fossero risalite fino alla fronte. Poi piegò le labbra in un sorriso e si avvicinò a Ginny, che le fece cenno con una mano di rimanere in silenzio. 

Richiuse la bocca, un mix di emozioni che si agitavano sotto la sua pelle. Sorpresa, felicità e anche un po' di confusione. 

“E’ una bellissima notizia, Gin” disse. 

Gli occhi della sua amica brillavano. “Lo so, ed ho bisogno di te. Vorrei fare una sorpresa a mia madre, e sento davvero che questo bambino sarà una femmina, ma…”

Hermione chiuse gli occhi, poi fissò la sua amica con aria sconcertata. “Adesso?”

Non ebbe bisogno di una risposta verbale, lo sguardo sul volto di Ginny era inequivocabile. 

Hermione non era certa che avrebbe funzionato. 

Con la precedente gravidanza aveva scoperto in modo totalmente casuale di essere capace di avvertire i pensieri del bambino fin dentro l'utero. Ma era successo in una fase abbastanza avanzata. 

“Non sono neanche certa che funzionerà, Gin. Di quante settimane sei?”

"Quattordici"

Hermione strabuzzò le palpebre, facendo saettare lo sguardo sul ventre quasi completamente piatto della sua amica. 

“Tecnicamente tredici e mezzo” continuò poi la rossa. “Ma sono in forma post-campionato”. 

Hermione prese un respiro profondo, e mentre si guardava intorno nella sala per assicurarsi che nessuno stesse prestando loro attenzione, si accorse del bicchiere di champagne nella mani della rossa. 

“Gi-”

“E’ succo di mela” la bloccò subito la sua amica. “Non sono così irresponsabile”. 

Hermione rilassò le spalle. “D’accordo” disse infine, perchè sapeva che se Ginny voleva una cosa, allora l’avrebbe ottenuta in un modo o nell'altro. Non aveva senso provare a dissuaderla. 

Chiuse gli occhi, abbassando le sue barriere e lasciando che solo i pensieri di Ginny potessero passarvi attraverso. Poi, lentamente, girò intorno ad essi, scendendo in profondità, e si concentrò su quel piccolo suono indistinto che sentiva. 

Era come se ci fosse una piccola voce che la chiamava, come se avesse colto la sua intrusione. 

A differenza di come era successo con James, che era ormai abbastanza cresciuto da fare sì che i suoi pensieri quasi urlassero per essere ascoltati, questo era a malapena un sussurro. 

Si avvicinò, come se stesse nuotando sott’acqua, spingendosi sempre più in profondità. E più scendeva, più quel sussurro diventava come un fischio nelle sue orecchie. 

Doveva solo sentirlo, solo scoprire se…

Riaprì gli occhi, Ginny la fissava esitante. 

“Avevi ragione” si limitò a dire, prima di ritrovarsi stretta tra le braccia muscolose della sua amica, che la stava quasi stritolando. 

Ricambiò comunque la stretta. 

Quando, dopo diversi secondi, il loro abbraccio si sciolse, entrambe ebbero piena visuale sui nuovi, e forse ultimi, arrivati alla festa. 

Ron era vestito un elegante abito blu scuro ed al suo braccio vi era… Hermione dovette sbattere le palpebre più volte. 

“Cho Chang?” chiese a Ginny. 

La rossa annuì. “Con Millicent ha chiuso qualche settimana fa”. 

Hermione rise. Ron, a quanto pare, aveva fatto decollare la sua reputazione da sciupafemmine, ed era ormai solito farsi vedere ad eventi pubblici con diverse accompagnatrici. 

Ovviamente i giornali ci scrivevano storie su storie, e sebbene all’inizio sia i suoi amici che la sua famiglia se ne preoccupavano, Ron ne era invece divertito. 

Il rosso rivolse un cenno del capo verso di loro, con uno sguardo che indicava che fosse pienamente consapevole del fatto che stessero spettegolando sulla sua nuova accompagnatrice. 

Lentamente, Ginny ed Hermione tornano dagli altri. La conversazione che avevano intrapreso venne interrotta quando la rossa afferrò Harry per un braccio con fin troppo entusiasmo e sussurrò qualcosa al suo orecchio. 

Draco rivolse ad Hermione uno sguardo interrogativo, a cui lei rispose scuotendo la testa. 

E’ forse un segreto? Credo che mi divertirò ad estorcerlo più tardi allora…

Iniziò a sentire le sue guance tingersi di rosso. 

Ultimamente Draco la provocava sempre più spesso, e le cose che faceva dopo… Doveva davvero smetterla di pensarci adesso. 

Non pensarci ora, Hermione. Lo farò io per te… 

Le ore che seguirono, prima di ritornare finalmente a casa, furono la più dolce delle torture. 



***



 Hermione odiava gli aeroporti: le file interminabili ai controlli, la sua valigia che non andava mai bene, Draco che in un modo o nell’altro finiva per portare con sé qualcosa che non avrebbe dovuto e faceva suonare quell’orribile macchinario di controllo. 

Eppure, viaggiare come i babbani era il modo più sicuro di farlo. Il ministero della magia australiano aveva regole molto precise riguardo gli spostamenti intercontinentali, e i controlli che avevano imposto sui nuovi arrivati avevano fatto sospettare ad Hermione che non sarebbe stato sicuro per una legilimens sottocopertura sottoporvisi. 

E, dopotutto, viaggiare in aereo se non altro offriva loro qualcosa da raccontare ogni volta che raggiungevano il resort e l’uomo alla reception, quasi sempre suo padre Wendell, chiedeva loro ‘Allora, com'è andato il viaggio?’

Il primo anno, un bambino aveva vomitato sulle gambe di Draco. Da allora avevano deciso di prenotare costosi biglietti in business class per evitare la folla. Il secondo anno c’erano state delle turbolenze così forti che era stata Hermione a vomitare sul povero assistente di volo. Draco non aveva smesso di prenderla in giro fino all’anno successivo, quando aveva avuto la brillante idea di portare con sé come souvenir dall’australia un tappeto incantato che li aveva trattenuti per ore ai controlli, tanto che alla fine avevano perso il volo e passato la notte in aeroporto. 

L’anno dopo ancora avevano dimenticato a casa i loro passaporti. Niente che una rapida smaterializzazione non avesse potuto risolvere, se solo non avessero rischiato di rompere lo statuto di segretezza ed essere arrestati. Fortuna che ben due dei loro migliori amici erano nella polizia.

E adesso invece stavano per perdere il loro volo perché non erano riusciti a togliersi le mani di dosso dopo esser rientrati dalla festa di fidanzamento. 

Stranamente, questa volta il fato sembrava essere dalla loro parte. Hermione tirò un sospiro di sollievo non appena prese posto accanto a Draco sull'aereo. Pochi minuti dopo il decollo si addormentò profondamente sulla sua spalla. 

Una volta raggiunto il resort si sistemarono nella loro solita stanza e dormirono per altre dieci ore per riprendersi dal jet leg prima che la loro vacanza avesse ufficialmente inizio. 

Wendell e Monica trascorrevano del tempo con loro di tanto in tanto, essendo un periodo poco affollato. La stagione turistica doveva ancora iniziare e sia lei che Draco sembravano apprezzare la tranquillità. Il sole era caldo sulla loro pelle ma senza bruciare troppo quando l'estate australiana era appena alle porte.

Le mattine successive al loro arrivo Hermione, come suo solito, si dedicava alle immersioni con Monica per ammirare la barriera corallina. L’acqua era fredda, ma una pesante tuta e un piccolo incantesimo riscaldante erano sufficienti a farle desiderare di rimanere sott’acqua il più a lungo possibile. Sua madre, d’altro canto, sembrava non sentire né il freddo né la stanchezza. 

La sera, dopo una giornata passata tra immersioni e rilassanti letture sulla spiaggia, Draco ed Hermione cenavano sempre all’interno del resort o in piccoli ristoranti vicini. 

Draco, ormai lo sapeva, amava la cucina babbana, e aveva anche un palato abbastanza raffinato. 

Avevano bevuto vino e mangiato aragosta quella sera in particolare. Viaggi in prima classe e cene di lusso stavano diventando sempre più frequenti ultimamente, ed Hermione iniziava seriamente ad interrogarsi sulla quantità di denaro che Draco aveva effettivamente ereditato, chiedendosi anche per quanto tempo avrebbero potuto andare avanti così. 

Finito di mangiare, passeggiarono scalzi sulla spiaggia davanti al resort. La luna piena illuminava il mare, rendendo invisibili quasi tutte le stelle. La sabbia era umida e fresca sotto i suoi piedi ed il profumo della salsedine le riempiva i polmoni, spazzando via qualsiasi preoccupazione, ansia o stress che avesse accumulato nelle ultime settimane. 

“Sai, lo so cosa stavi pensando”

Hermione guardò verso Draco, le sopracciglia alzate. 

“Sono stato alla gringotts poco prima di partire. Volevo dare un occhiata alla mia camera blindata”. 

“Qualcosa non va?” Hermione si interrogò sul suo apparentemente infinito patrimonio. Forse alla fine un limite c'era, dopotutto. O forse, semplicemente, i suoi genitori avevano visto che uso stava facendo del loro denaro, sperperandolo nel mondo babbano e per cause che loro non avrebbero mai approvato, e avevano deciso di tagliargli i fondi. 

“Non è niente di quello che pensi, Hermione. Riesco a leggere la preoccupazione nella tua espressione”. 

Hermione cercò di rilassare i muscoli del viso, affondando ancora di più le dita dei piedi nella sabbia mentre rallentavano fino a fermarsi. 

“Ok, ti ascolto”.

Draco prese un respiro profondo, come faceva sempre quando era nervoso per qualcosa e cercava di calmare la sua voce prima che lo tradisse.

“Sono andato alla mia camera blindata. Da quando mia madre mi ha lasciato la chiave, credevo di essere l’unico ad avervi accesso, ma adesso sono sicuro che non è così”. 

“Oh mio dio Draco, qualcuno è entrato nella tua camera blindata?”

Draco abbassò lo sguardo, stringendo le labbra. 

Sto sbagliando tutto. 

Hermione era sempre più confusa. 

“Voglio dire che ho trovato un oggetto, nella mia camera blindata, che è appartenuto alla mia famiglia da generazioni. Credevo di avervi rinunciato dopo la guerra, dopo essermene andato, eppure… credo sia opera di mia madre”.

Fece una lunga pausa, ed Hermione vide la sua mano allungarsi verso la tasca dei suoi pantaloni. 

Tirò fuori una piccola scatolina di velluto e deglutì. Hermione colse un leggero tremore nelle due dita.

“Credo ci sia un motivo se è finito nelle mie mani” disse, mentre apriva lentamente la piccola scatola.

Hermione si portò le mani alla bocca. 

Dovrei ingnocchiarmi adesso imprecò mentalmente Draco mentre si abbassava davanti a lei. 

Hermione non vi fece caso. Continuava a fissare il piccolo e delicato smeraldo davanti a lei, che rifletteva la luce della luna sopra le loro teste. Non aveva parole.

 Era forse l’anello più bello che avesse mai visto, e ne aveva visti molti ultimamente, raccogliendo finanziatori tra le ricche famiglie magiche di tutta l’europa per i loro progetti per i nati babbani e le creature magiche. 

“E’ tuo, Hermione”. 

Era senza parole, eppure sentiva che doveva dire qualcosa. Aprì la bocca, ma non fuoriuscì niente di coerente. 

 “Draco-”

“Come lo sono io, da diverso tempo ormai”. Deglutì di nuovo. 

Hermione fece lo stesso. Come lui, anche lei aveva la bocca asciutta. Si guardarono negli occhi, in silenzio ancora per qualche secondo, l’unico suono quello delle onde che s'infrangevano sulla battigia. 

Vuoi sposarmi, Hermione?

Tra tanti ritardi e momenti di blocco, in cui credevo che non sarei mai riuscita a finire questa storia, é successo. Grazie davvero a chiunque sia arrivato fino a qui. I vostri commenti e i vostri messaggi mi hanno spinta a continuare nei momenti in cui ero più demoralizzata. Vi abbraccio forte ❤️

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ahimadala