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Autore: Raven_Stark22_    23/04/2023    0 recensioni
Iwaizumi ha sette anni, quando incontra Oikawa Tooru. La sua vita non subirà alcuna svolta radicale, da quel giorno.
É troppo piccolo per sapere cosa sia l'amore, o cosa significhi vivere per qualcuno. Ma conosce bene la parola amicizia. E, quel giorno, Iwaizumi trova un amico.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aoba Johsai, Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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-Credete davvero che i servizi di Rivas siano così potenti da staccarti le braccia?-

-Non essere sciocco, Sho-kun.- Atsumu scuote la testa -Nessuno possiede tanta forza.-

Lo stridio delle suole che scivolano sul pavimento riecheggia in tutto il palazzetto.

Il pubblico chiama a gran voce la squadra, e le urla penetrano nelle orecchie dei giocatori. Negli spogliatoi, i volti loro volti sono attraversati da un miscuglio di emozioni: concentrazione, determinazione, aggressività.

Hinata inarca un sopracciglio, perplesso.

-Questo è ciò che hanno detto in televisione.-

-Non devi ascoltare i media.- interviene Kageyama -Spesso si inventano queste storie solo per ingannare gli idioti come te.-

-Hey!- protesta il ragazzo, per poi voltarsi verso il resto della squadra.

-Aiutami, Sakusa-san.- implora. -Sei la mia unica speranza.-

-Sì. Aiutalo, Omi-wan kenobi.- lo schernisce Atsumu.

Il ricciolino indietreggia di un passo e sistema la mascherina sulla punta del naso.

-Non è detto che tutti gli idioti cadano in queste trappole. Miya, ad esempio, ne è immune.-

-Ti ringrazio.- il biondo fa schioccare la lingua, pentendosi immediatamente delle sue stesse parole. -Aspetta, non era un complimento!-

L'annuncio del telecronista sovrasta la voce indignata di Atsumu. I giocatori si acquietano e trattengono il fiato per una decina di secondi.

-Hey, hey, hey!- esulta Bokuto, avvolgendo le spalle dei due litiganti. -Avete sentito? Tra poco tocca a noi!-

-Sì. Possiedo ancora un paio di orecchie funzionanti, Bokken.- risponde Atsumu.

-Non toccarmi.- gli ordina invece l'altro.

Bokuto si allontana, ma il sorriso non abbandona il suo volto.

-Brutta giornata, Sakusa?- chiede Hoshiumi, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del moro.

-No.- risponde Atsumu, al suo posto. -Omi è sempre così.-

-Un'altra parola e ti zittisco fino alla fine dei tuoi giorni.- sbotta Sakusa.

-Non capisco se suoni come una proposta allettante o una spaventosa minaccia.-

Hoshiumi scuote la testa e si rivolge ad Ushijima con uno sguardo interrogativo.

-Secondo te finiranno per ammazzarsi o per sposarsi?-

-La prima.- dice Sakusa mentre Atsumu, nello stesso momento, risponde con la seconda. Sakusa lo fulmina con gli occhi color carbone e il biondo risponde con una linguaccia.

-Forse entrambe le cose.- suggerisce Ushijima.

Hushiumi annuisce.

-E' possibile?- domanda Hinata.

-Certo che no, scemo.- interviene Kageyama. -Sei davvero un credulone.-

Hinata assottiglia gli occhi, freddo.

-Ti auguro di inciampare in diretta internazionale proprio come è successo alla premiazione primaverile.-

Atsumu scoppia in una fragorosa risata e presto si unisce qualche compagno di squadra.

Le guance di Kageyama si spolverano di rosa.

-E' stato un incidente!-

-Sì, ma è stato esilarante.- commenta Atsumu.

-Non dispiacerti, Tobio-kun.- cerca di confortarlo Bokuto, accompagnando le sue parole con una pacca sulla spalla. -Devi sapere che, una volta, Akaashi ed io stavamo...-

Un'esplosione di cori e urla eccitate interrompe il ragazzo.

-E' il nostro momento.- annuncia Meian, battendo le mani per attirare l'attenzione su di sè.

Il sorriso di Bokuto si trasforma in una linea sottile. Hinata prende un respiro profondo e Atsumu si pettina nervosamente i capelli ossigenati.

-Sono pronto.- avverte Hoshiumi, cominciando a saltellare sul posto per l'eccitazione.

Quando fanno il loro ingresso nella palestra, il pubblico è in delirio. La scarica di adrenalina subentra con l'eccitazione generale.

I posti a sedere sono tutti esauriti e gli spalti brillano di colori sgargianti. I riflettori illuminano il campo verde smeraldo, delimitato dai tratteggi bianchi. Un lungo striscione è stato appeso lungo i parapetti.

I tifosi gridano i loro nomi, saltano sulle sedie, scattano fotografie e agitano le braccia per farsi notare.

Ma l'unico rumore che dà ritmo ai loro pensieri sono i tacchettii delle scarpe. Una cadenza martellante, quasi ipnotica, che fa tremare il terreno.

-Woah.- mormora Hinata, lo sguardo incantato come quello di un bambino.

-Non ti abituerai mai, eh?- scherza Atsumu.

E' già la dodicesima volta che la Nazionale Giapponese gioca una partita nello stadio olimpico di Tokyo, ma l'emozione li contagia come se si trattasse della prima.

Meian guida la squadra oltre le linee bianche che tratteggiano l'estremità laterale.

La tensione è palpabile e sale in attesa del fischio d'inizio.

-Sarà una partita dura. Concentratevi.- ordina il capitano.

Kageyama annuisce e Sakusa si scambia uno sguardo di intesa con Ushijima.

-Basterà seguire gli attacchi che abbiamo pianificato in queste settimane.- continua Meian -Vedrete che andrà tutto bene.-

-Portiamo a casa questa vittoria.- aggiunge Atsumu.

Meian volta le spalle ai compagni per rivolgersi all'allenatore: -Qualche consiglio dell'ultimo minuto?-

Hibarida aggrotta le sopracciglia e si formano alcune rughe vicino agli occhi.

-Penso ci sia qualcuno di più qualificato a cui chiedere. Dopotutto, questa è la sua partita.-

Il collo dell'uomo ruota verso di lui e Iwaizumi sussulta impercettibilmente.

La sensazione è quella di una secchiata d'acqua gelida in pieno volto.

-Uh, veramente io...-

Gli applausi persistenti e le urla degli spettatori suggeriscono che i loro avversarsi sono appena scesi in campo.

Gli occhi della Nazionale, tuttavia, non perdono di vista il preparatore atletico.

-Non credo che...-

-Giusto!- lo interruppe Hinata -Che ne pensi, Iwaizumi-san?-

Il ventisettenne esita un istante.

Poi, porta le mani sui fianchi e gonfia il petto per mostrarsi fiducioso. In quel momento, diverse emozioni prendono il sopravvento: paura, coraggio, tentennamento, speranza.

Ricordi e memorie si integrano e mescolano insieme. Sogni infranti, istanti di gloria, insoddisfazione e successo. 

Ripensa al passato e, quando parla, guarda al presente con occhi diversi.

-Sì!- eslunta Hinata.

-Puoi dirlo forte, capo.- lo schernisce Atsumu.

Meian sorride e ringrazia Iwaizumi con un cenno.

-Avete sentito? Mettiamocela tutta!-

L'entusiasmo è alle stelle.

Mentre i giocatori esultano, Iwaizumi si sente attratto verso l'estremità opposta come una calamita.

La Nazionale argentina ha appena finito di presentare gli atleti, che si dispongono lungo la linea per il saluto.

Iwaizumi scorre le espressioni degli avversari e non si accorge di trattenere il respiro.

I lineamenti sono tesi, gli sguardi concentrati. Li passa in rassegna senza mai fermarsi fino a raggiungere l'estremità opposta.

Il battito accellera quando si imbatte negli occhi color nocciola di cui conosce anche il più piccolo bagliore.

Ed è come se fosse la prima volta.

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Iwaizumi ha sette anni, quando incontra Oikawa Tooru.

La sua vita non subirà alcuna svolta radicale, da quel giorno.

E' troppo piccolo per sapere cosa sia l'amore, o cosa significhi vivere per qualcuno.

Ma conosce bene la parola amicizia.

Sa che due amici si fidano l'uno dell'altro e si vogliono bene. Giocano assieme, guardano i cartoni animati, leggono e condividono le proprie storie.

Un amico è qualcuno con cui sentirsi in sintonia.

Forse la sua vita non subirà alcuna svolta radicale ma, quel giorno, Iwaizumi trova un amico.

-Sei qui da solo?-

Iwaizumi alza la testa, squadrando l'altro bambino dalla testa ai piedi.

E' buffo, pensa.

Indossa un paio di sandali da femmina.

-Perchè non parli?- insiste il bambino, prendendo posto sull'altra altalena.

Iwaizumi si acciglia. Si era allontanato dagli altri giochi solo perchè voleva rimanere da solo.

E poi, la voce del bambino era irritante.

-Sai parlare?- insiste, inclinando la testa.

Una cascata di riccioli color cioccolato gli ricade sulla fronte. Il bambino li scosta con una mano, seccato, e Iwaizumi si chiede se siano davvero morbidi come sembra.

-Allora?-

-Certo che so parlare.- sbotta Iwaizumi, imbronciato.

Il ragazzino sbatte le palpebre, muto come un pesce.

Le ciglia folte rivelano due caldi occhi castani che gli ricordano molto i chicci del caffè.

-Perchè non hai risposto subito?-

-Perchè speravo che te ne andassi.- ammette, schietto.

Era il suo pomeriggio al parco, e quel bambino lo stava rovinando.

-Oh.- mormora l'altro -Okay. Vuoi giocare con me?-

Iwaizumi aggrotta le sopracciglia, leggermente confuso dal suo comportamento. Non era arrabbiato con lui?

-No.-

-Va bene.-

Il bambino si alza dall'altalena e, senza aggiungere una parola, si allontana di corsa.

Iwaizumi lo segue con lo sguardo.

E' strano, dice.

Pensa a lui, quella sera.

Ci pensa solo un po'.

Poi, sua madre accende la televisione, e Iwaizumi viene catturato dai robot giganti che salvano la Terra.

Sogna le loro armature scintillanti e i razzi spaziali.

Non ci pensa più.

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Il giorno successivo, Iwaizumi torna al parco dietro casa.

Gli piace la natura, e gli piacciono le persone che fanno jogging o pedalano in bicicletta.

Gli piace lo spiazzo d'erba circondato da viali alberati, e lo scivolo rosso dell'area bambini.

Gli piace giocare sul muro dell'arrampicata, ma odia le passeggiate attorno al prato. Trova che siano inutili e noiose. Passeggiare non è uno sport.

-Ciao.-

Iwaizumi sussulta per la sorpresa.

Il bambino dai riccioli morbidi sale in piedi sull'altalena e comincia a dondolarsi. Questa volta, indossa un paio di scarpe normali.

-Ciao.- risponde sottovoce.

-Sei qui da solo?- gli chiede, mentre si muove avanti e indietro.

Iwaizumi allunga un braccio e indica le panchine. -No. C'è mia madre.-

Il bambino osserva la direzione indicata, per poi tornare verso di lui.

-Come ti chiami?-

Iwaizumi non dice nulla.

Non ha alcuna intenzone di stringere amicizia. Gli amici sono stupidi.

-Io sono Oikawa Tooru.- si presenta l'altro -E ho sette anni.-

Iwaizumi resta in silenzio.

-Vuoi giocare con me?-

Oikawa piega leggermente la testa, come aveva fatto il giorno prima.

-No.-

Iwaizumi si aspetta di essere trafitto da un'occhiata accusatoria.

Invece, il bambino scende dall'altalena con un balzo.

Gli volta le spalle e corre verso lo scivolo. Si ferma a parlare con una ragazza più grande, che gli somiglia molto, e si allontana.

Iwaizumi lo segue fino a dove il suo sguardo riesce a raggiungerlo.

Il sole tramonta presto e il cielo si scurisce.

Sua madre lo prende per mano quando le gocce di pioggia cominciano a ticchettare sull'altalena.

Mentre torna a casa, pensa ad Oikawa.

Ci pensa solo un po'.

Poi, suo padre lo accoglie con un abbraccio e Iwaizumi gli racconta della sua giornata.

Cena con il suo piatto preferito e guarda una partita dei Rakuten Eagles.

Va a dormire presto perchè e stanco.

Non pensa più ad Oikawa.

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-Perchè te ne stai sempre solo?-

Iwaizumi abbassa la retina per le farfalle.

Oikawa dondola sulle punte dei piedi, curioso. Tra le mani tiene un pallone dalle strisce blu e gialle.

-Non lo so.- mente.

Sua madre aveva provato numerose volte a spingerlo verso lo scivolo sempre affollato. Iwaizumi, però, preferiva rimanersene in disparte.

Si divertiva a fare castelli di sabbia, solo con i suoi pensieri, e a sentire il sole e l'aria nei capelli.

-Come ti chiami?-

Iwaizumi stringe forte l'impugnatura della rete. Quel bambino era troppo insistente.

-Hajime.- cede -Iwaizumi Hajime.-

Oikawa sembra apparentemente illuminarsi di gioia.

-Quanti anni hai?-

-Sette.-

-Anche io!-

-Lo so.- grugnisce -Me lo avevi già detto.-

-Sul serio?- Oikawa si acciglia, come se facesse fatica a ricordarsene. Iwaizumi nota come le sue labbra diventino una linea sottile quando è pensieroso.

E' insolito, pensa.

-Vuoi giocare con me?-

Allunga il pallone in avanti, invitandolo ad accettare l'offerta.

Iwaizumi riflette qualche secondo prima di rispondere.

-Non posso. Sono impegnato.-

Lo sguardo di Oikawa cade sulle sue mani.

-Perchè? Cosa stai facendo?-

Iwaizumi solleva la retina e la scuote leggermente. -Vado a caccia di farfalle.-

Le sopracciglia del bambino scattano verso l'alto. -Davvero? E ne hai già prese?-

Iwaizumi solleva il bastone e un sorriso soddisfatto si fa largo sul suo volto.

-Sì. Ma poi le libero.-

-Wow!- l'entusiasmo di Oikawa è contagioso -Posso guardare?-

Iwaizumi rimane leggermente spiazzato dalla domanda.

-Fai come ti pare.- dice, fingendo che non gli importi.

Mentre cammina, sente gli occhi color caffè puntati sulla sua schiena.

Si avvicina al prato e aspetta.

Le margherite risaltano sull'erba come fiori sotto un manto di neve. Ogni tanto, nei pressi di qualche cespuglio, spunta fuori un'ape solitaria o qualche bruco verdognolo.

Iwaizumi non capiva perchè sua madre preferisse trascorre le giornate nei musei, quando la natura stessa era migliore di qualunque altro quadro.

-Cosa fai?-

Iwaizumi non si volta, concentrato com'era.

-Aspetto una farfalla.-

-Okay.- Oikawa gli trotterella intorno, studiandolo con attenzione.

I minuti trascorrono in silenzio.

Il ragazzino non lo perde di vista neanche un secondo e Iwaizumi comincia a provare disagio.

-Smettila di fissarmi.-

-Perchè?-

-Non si fissano le persone.-

-Mi hai detto tu che potevo farlo.-

-Fai paura.-

Oikawa indietreggia, mutando rapidamente espressione. -Faccio paura?-

Iwaizumi si sente lievemente in colpa.

-No.- borbotta, piano. Poi, si accorge di un battito d'ali che gli era sfuggito.

-Eccola!-

Abbassa la rete con uno scatto, imprigionando a terra la farfalla.

L'insetto si dimena, cercando invano una via d'uscita.

-Ce l'hai fatta!- esclama Oikawa, sollevando le mani al cielo.

Iwaizumi sogghigna e gonfia il petto, orgoglioso.

L'altro bambino si china e avvicina il naso alla rete.

-E' davvero bellissima.- mormora, incantato.

Iwaizumi non si era mai fermato ad osservare le farfalle che catturava.

Si limitava a mettere in gioco le sue capacità e rilasciare gli animali dopo pochi istanti.

Ma riconosce che, baciate dai raggi del sole, le ali della farfalla sono così variopinte da assomigliare a gemme preziose.

Solleva lentamente la retina, permettendo all'insetto di volare via indisturbato. I colori fiammeggianti si confondono nel cielo terso fino a scomparire del tutto.

-Ora vuoi giocare con me?-

-No.-

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Il giorno dopo, Oikawa non viene.

Iwaizumi arriva al parco quando il sole è ancora alto. Raggiunge una delle due altalene e aspetta. I suoi piedi sfiorano senza fatica il terreno.

Il cortile è affollato da marmocchi di cinque anni e dai loro genitori.

Osserva i ragazzi che si prendono a pallonate in faccia, e le coppiette che si tengono per mano.

Il tempo scorre lento e inesorabile.

Non sa di preciso cosa sta aspettando.

La brezza estiva gli accarezza la pelle.

Al tramonto, le nuvole si tingono di rosa come zucchero filato.

Iwaizumi non sa di preciso cosa stesse aspettando, ma rimane deluso.

-Hajime, tesoro? E' ora di andare.-

Sua madre lo chiama con una lieve urgenza.

Quella sera, Iwaizumi torna a casa imbronciato.

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-Perchè ieri non sei venuto?-

Oikawa solleva il mento, dimenticandosi del pallone a terra.

Iwaizumi incrocia le braccia, cercando di far valere il suo aspetto minaccioso.

-Mamma voleva che vedessi il saggio di Kahomi.-

Iwaizumi corruccia la fronte. -Chi è Kahomi?-

-Mia sorella maggiore.-

Iwaizumi ricorda vagamente i lineamenti della ragazza che aveva accompagnato a casa il bambino.

-E' una ballerina?-

-Mh-mh.- Oikawa annuisce distrattamente, chinandosi per recuperare la palla.

-E' stato bello?-

Oikawa esista un istante e fissa il vuoto. -No.- dice -Noioso. La danza è noiosa.-

Iwaizumi la pensa come lui, ma non lo ammette. Invece, indica il pallone che Oikawa stringe tra le mani.

-Ti piace il calcio?-

L'altro ragazzino strabuzza gli occhi. -Cosa? No! Gioco a pallavolo!-

Iwaizumi lo scruta con sospetto, ma anche curiosità.

-E come si fa?-

-Bisogna essere almeno in due.- Gli occhi di Oikawa vengono attraversati da una scintilla di entusiasmo. -Vuoi giocare con me?-

Iwaizumi vorrebbe rispondere di no e andarsene. Ma per qualche ragione, i suoi piedi rimangono ancorati a terra.

-Va bene.- cede, distogliendo lo sguardo.

-Sì!-

L'euforia di Oikawa è quasi contagiosa.

-Ecco, mettiti qui.- gli ordina, indietreggiando di qualche metro. -Proviamo qualche passaggio.-

Iwaizumi fa appena in tempo a spostarsi dalla traiettoria prima che il pallone lo colpisca in pieno. Un fischio acuto gli perfora le orecchie e l'aria sposta i suoi capelli.

-Hey!- protesta, serrando i pugni.

Oikawa solleva le mani in segno di resa.

-Scusa!-

-Volevi staccarmi la testa?-

-No! Certo che no!-

Iwaizumi scuote il capo, ma si china per recuperare la palla.

-Mi dispiace!- continua Oikawa -Sto ancora facendo pratica!-

Iwaizumi piega l'avambraccio per caricare il lancio.

-Hiii!-

Oikawa si scansa di lato, ma il pallone rimbalza comunque sulla sua fronte. Si porta una mano alla testa con un'espressione dolorante.

-Ahia!- sbotta -Perchè l'hai fatto?-

-Così siamo pari.- borbotta Iwaizumi, rincorrendo la palla.

Oikawa non smette di lagnarsi.

Mentre Iwaizumi torna al suo posto, riflette sul proprio gesto.

Forse ha esagerto. Non è mai stato bravo a farsi degli amici.

Ma nel momento in cui solleva lo sguardo, il tormento svanisce di colpo.

-Non è così che si gioca a pallavolo.- viene rimproverato senza alcuna cattiveria. -Dai, tira la palla. Ti mostro come si fa.-

Qualcosa nel cuore di Iwaizumi sembra finalmente scattare.

Strabuzza gli occhi, incredulo, ma esegue gli ordini.

Oikawa riceve il lancio con estrema facilità.

Porta le mani sopra la fronte e distende le dita, spingendo la palla verso l'alto. E' un tocco rapido e teso.

Nell'isante successivo, il pallone sta volteggiando nel cielo.

Iwaizumi osserva la scena rapito. Un formicolio di adrenalina gli attraversa la schiena.

La palla atterra poco distante da Iwaizumi e rotola fino ai suoi piedi.

-Visto?- Oikawa porta le mani sui fianchi, fiero di sè.

Iwaizumi raccoglie il pallone e lo rigira nervosamente.

Il volto di Oikawa si rabbuia d'improvviso. -Beh? Che te ne pare?-

L'altro risponde con un rapido passaggio. Oikawa ferma il pallone e Iwaizumi riesce a leggere la perplessità del suo sguardo.

-Fallo ancora.- gli intima.

Le labbra di Oikawa si distendono in un sorriso.

Giocano tutto il pomeriggio.

Iwaizumi impara due cose, quella giornata: la prima, che la pallavolo è divertente.

Gli piace risvegliare il proprio spirito competitivo, nonostante la fatica.

La seconda, che Oikawa Tooru non è poi tanto male.

Parlano poco durante il gioco, ma si trovano sorprendentemente in sintonia.

-Hajime!- sua madre lo chiama dall'altro lato del prato -E' ora di andare a casa!-

-Ci vediamo domani.- lo saluta Oikawa, in attesa di una risposta.

Iwaizumi lo saluta con un cenno del mento.

Il bambino recupera il pallone e scappa nella direzione opposta.

-Chi era quello, tesoro?- gli domanda sua madre, mentre sono sulla via del ritorno.

-Non lo so.- dice -Non lo conosco.-

-Era simpatico?-

-Forse.-

Sua madre scoppia a ridere e gli spettina affettuosamente i capelli.

-Finalmente ti sei fatto un amico, Hajime.-

Iwaizumi sbuffa contrariato.

Non siamo amici.

Ma quella notte, sotto le coperte, pensa ad Oikawa.

Ci pensa un po' di più.

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-Più alta.-

-Che cosa?-

-Tirala più alta.- spiega Oikawa, mimando il gesto con le braccia. -E divarica i piedi.-

-E questa dove l'hai sentita?-

-In televisione.- spiega l'altro, troncando la conversazione con un gesto della mano.

-Non funzionerà.-

-Perchè no?-

-Perchè ci stiamo provando da venti minuti, e non ha mai funzionato.-

-Se ti arrendi non ci riusciremo mai.-

-Sì, beh...- Iwaizumi comincia a gesticolare nella sua direzione -forse se indossassi delle scarpe più comode eviteresti di scivolare.-

Oikawa abbassa lo sguardo sulle punte dei piedi. -Cosa c'è che non va nelle mie scarpe?-

-Sono sandali,- chiarisce Iwaizumi -sono orribili e sono da femmina.-

-Non sono da femmina.-

-Hanno i brillantini sul laccio.-

-E allora? Assomigliano a quelle di Sailor Venus.-

-Visto? Sono da femmina.-

-Mamma dice che non esistono scarpe da femmina.-

-Ti ha detto una bugia.-

Oikawa strabuzza gli occhi e torna a fissare le scarpe. -Beh, a me piacciono.-

Iwaizumi non risponde.

Oikawa indietreggia, tornando di buon umore. -Più alta. Fidati di me.-

Iwaizumi fa cadere a terra il pallone e lo colpisce dal basso verso l'alto, chiudendo il pugno.

Oikawa scatta in avanti, rapido come un fulmine. Porta il piede destro in avanti e flette le gambe. Unisce assieme le mani, ma tiene i gomiti distaccati.

La palla rimbalza sopra l'altezza dei polsi, e Oikawa segue il movimento distendendo le braccia.

Iwaizumi riesce perfettamente a cogliere il momento in cui la realizzazione attraversa il suo amico.

-Ce l'ho fatta!- esclama, agitando in alto i pugni.

Iwaizumi gli concede una pacca sulla spalla.

-Sì, ci sei riuscito.-

-E' stato fantastico! Dobbiamo provare altre ricezioni!-

Iwaizumi alza la testa e scorge le prime stelle nel cielo.

Si è fatto troppo tardi, pensa.

-Mamma ha detto che il prossimo anno potrò vedere una partita della Nazionale.- annuncia Oikawa, ancora euforico -Vuoi venire con me?-

Iwaizumi corruga la fronte. Le uniche partite a cui abbia mai assistito sono quelle dei Rakuten Eagle, nello stadio di baseball. Suo padre non lo avrebbe mai accompagnato ad un palazzetto di pallavolo.

-Certo.- risponde, con una scrollata di spalle. -Ci sarò.-

-Grande! Proviamo altri passaggi?-

Senza aspettare una risposta, Oikawa gli lancia il pallone.

Iwaizumi riceve il colpo, ma blocca il ragazzo con una nota di amarezza.

-E' troppo tardi. Devo tornare a casa.-

Gli dispiace stroncare l'eccitazione di Oikawa.

-Oh.- Oikawa si guarda attorno, prima di passargli la palla -Vuoi fermarti a dormire?-

Iwaizumi ferma il pallone con entrambe le mani. Oikawa piega leggermente il collo, rifilandogli un'occhiata di striscio.

E' trascorso un anno dal loro primo incontro. Non è la prima volta che la famiglia di Oikawa la invita per cena.

La sorella è cordiale e i suoi genitori sempre ospitali. Eppure, nonostante i pomeriggi trascorsi l'uno in compagnia dell'altro, nessuno aveva mai superato l'orario del coprifuoco.

Iwaizumi scuote subito la testa. -Non posso. Non ho il pigiama.-

-Ti presterò uno dei miei.- risponde prontamente Oikawa. -Avanti, sarà divertente!-

-Mia madre non sarà d'accordo.-

-Possiamo telefonarle.- propone Oikawa, per poi voltarsi verso una delle porte scorrevoli che danno sul giardino. -Mamma! Mamma!-

-Va bene, va bene.- lo interrompe Iwaizumi, tappandogli la bocca. -Non urlare.-

Oikawa sposta la mano dell'amico e comincia a saltellare sul posto.

-Sì! Ti fermerai a dormire!-

-Non è ancora detto.- borbotta Iwaizumi, ma un sorriso spontaneo si forma sulle sue labbra.

-Guarderemo Star Wars!-

-No.-

-E.T.!-

-No.-

-Star Trek?-

-No!- esplode Iwaizumi -Non guarderemo film sugli alieni!-

Oikawa incrocia le braccia, fingendosi ferito. -Beh, non guarderemo neanche Godzilla.-

-Allora non voglio dormire qui.-

-Beh, vattene via.-

-Lo farò.-

-Fallo.-

-Bene.-

-Bene!-

-Tooru? Mi hai chiamato?- la madre di Oikawa fa capolino dalla porta. La treccia castana è arruffata e si muove al vento.

Porta una vestaglia da notte e una maschera di bellezza sotto le occhiaie. Gli occhi scuri come quelli del figlio si soffermano sui due litiganti.

E' bella quanto mamma, pensa Iwaizumi.

-Iwa-chan può fermarsi da noi, questa sera?-

Iwaizumi sobbalza per il soprannome. E' una chiara provocazione, ma non vuole perdere le staffe di fronte ad un adulto.

La signora Oikawa sbatte ripetutamente le palpebre.

-Uh, certo.- sorride calorosamente -Telefonerò a tua madre. Va bene, caro?-

-Sì.- balbetta, con un mezzo inchino. -Grazie mille.-

Quando la porta si richiude, gli occhi di Iwaizumi prendono fuoco.

-Iwa-chan?- ripete, sentendo ribollire il sangue nelle vene.

Oikawa sembra intimidito, ma il ghigno persiste sul suo volto.

-Proprio così.- conferma.

-Non usarlo mai più.-

-Vuoi vedere Star Wars?-

-No.-

La smorfia di Oikawa si fa ancora più fastidiosa. -Allora continuerò a chiamarti Iwa-chan.-

Iwaizumi solleva un braccio, ma si ferma a mezz'aria.

Invece, infila le mani in tasca e si compiace dell'espressione confusa dell'amico.

-D'accordo. Ma anche tu hai bisogno di un soprannome.-

-Quale?-

Iwaizumi sogghigna e gli volta le spalle, camminando verso la porta.

-Quale?- insiste Oikawa, correndogli dietro.

-Che ne pensi di Shittykawa?-

Riesce perfettamente ad immaginare la faccia disgustata di Oikawa mentre urla: -No! Assolutamente no!-

-Shittykawa sia, allora.-

-No!- Oikawa lo raggiunge, ma Iwaizumi non lo degna di uno sguardo. -No! Non puoi usarlo!-

-Shittykawa.-

-Smettila!-

-Di fare cosa, Shittykawa?-

Oikawa scuote la testa, abbattuto.

-Sei un mostro peggiore di Godzilla.-

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Iwaizumi ha nove anni, quando capisce che Oikawa Tooru è un vero amico.

E' una consapevolezza lenta, che si fa gradualmente largo nel suo cuore. Si tratta di un sentimento sincero e incondizionato.

Eppure, la realizzazione giunge tutta d'un colpo.

-Forza, o ci perderemo l'inizio!-

Oikawa si fa largo tra la folla tirando spintoni e urtando i passanti.

L'ingresso del palazzetto gli mette i brividi. L'impianto sportivo è un colosso circolare di cemento armato, che si restringe verso il centro.

-Iwa-chan, sbrigati!-

Oikawa si intrufola in mezzo ai tifosi scalpitanti e Iwaizumi fa fatica a distinguerlo.

-Più in fretta!-

-Non correre, Oikawa!- sbotta, tuffandosi nella massa.

-Sto solo camminando veloce!-

Iwaizumi grugnisce in risposta e lo affianca davanti ai tornelli.

Gli spettatori sono giunti in centinaia a Sendai per assistere alla partita. Striscioni rossi e bandiere celesti spuntano in mezzo alla coda.

-Tua sorella è rimasta indietro.- gli comunica Iwaizumi, gettando un'occhiata alle spalle.

Oikawa lo ascolta, troppo occupato a cercare una scappatoia.

-Per di qua.- dice, afferrando una manica dell'amico.

-Hey!- protesta inutilmente Iwaizumi, mentre viene sballottato da una parte all'altra del palazzetto. -Mi hai sentito? Ho detto che tua sorella è scomparsa!-

-Ci troverà.- lo rassicura Oikawa, fermandosi senza preavviso.

Iwaizumi sbatte il naso contro la sua schiena. -Che diavolo ti prende?-

-Qui.- Oikawa lo trascina oltre una fila di ragazze in delirio.

Scendono le gradinate fino a quando i cori della tifoseria non suonano sufficientemente distanti. Si spostano sulle prime file di spalti e salgono sopra i sedili di plastica.

Da quell'altezza, riescono a riconoscere tutti i giocatori che entrano in campo.

-E' fantastico!- si lascia sfuggire Iwaizumi.

Gli sembra di respirare un'aria completamente diversa rispetto a quella dello stadio di baseball. Se si concentra, riesce quasi a distinguere ogni palleggio degli atleti che si allenano.

-Vero?- concorda Oikawa, che lo sta fissando con un sorriso a trentadue denti. -Mette i brividi!-

Iwaizumi non può fare altro che annuire.

L'attesa è infinita.

Il tempo pare essersi bloccato fino a quando la Nazionale giapponese non fa il suo trionfale ingresso.

Iwaizumi si unisce alle urla di gioia e Oikawa solleva le braccia al soffitto.

Applausi e rulli di tamburo accompagnano il primo servizio.

Il pallone colpisce la rete e il punto viene conquistato dal Giappone.

-Evvai!- esulta Iwaizumi, ma Oikawa non viene contagiato dallo stesso entusiasmo.

Il ragazzino osserva l'opposto dell'Argentina con soggezione.

E' concentrato, e tiene la lingua tra le labbra.

Iwaizumi non ci fa troppo caso fino a quando, nel bel mezzo del secondo set, l'alzatore argentino viene sostituito.

-Lo vedi il numero venti?- gli chiede Oikawa, rompendo il silenzio che si era formato tra loro.

Iwaizumi passa in rassegna la metà campo avversaria.

-Mh-mh.-

-E' l'Asso della Nazionale.- gli spiega Oikawa -Jacues Solè. Viene chiamato Astro nascente per l'ottima impressione che ha fatto all'inizio del torneo.-

Iwaizumi lo guarda confuso corrugando le ciglia. -Asso?-

-Il responsabile di segnare i punti quando la squadra viene messa alle strette. Il suo compito è quello di superare il muro durante gli scambi troppo lunghi.-

-Oh. E Solè sarebbe l'Asso?-

Oikawa annuisce. -Essere un Asso non richiede obbligatoriamente una grande forza bruta. Alcuni di loro sono semplicemente in grado di mirare nel punto debole del bloccante.-

Iwaizumi si concentra nuovamente sulla partita, studiando con attenzione tutti i giocatori. -Asso.- ripete, sottovoce. -Oggi però è parecchio fuori forma.-

-Già.- concorda Oikawa, appoggiando il mento su una mano. -Mi chiedo perchè l'allenatore abbia deciso di tenerlo in campo e di sostituire l'alzatore.-

Il capitano del Giappone serve dentro li limiti del campo, ma il libero argentino intercetta la traiettoria.

Il pallone finisce tra le mani dell'alzatore, che lo tira all'Asso. Il passaggio è semplice e pulito. Solè schiaccia la palla con un sonoro schiaffo.

Il tempo rallenta e Iwaizumi ha il fiato sospeso.

Quando il pallone tocca il parquet, i tifosi giappponesi si disperano e chiamano il punto successivo.

-Maledizione.- sbuffa Iwaizumi, aspettandosi la stessa reazione da parte di Oikawa.

Ma il ragazzino mantiene gli occhi fissi sulla Nazionale argentina.

-Hai visto anche tu?- gli chiede, incredulo.

Iwaizumi inarca un sopracciglio. -Solè? E' stato bravo.-

-No, non lui.- specifica Oikawa, indicando l'alzatore -Blanco!-

Iwaizumi non riesce a seguirlo. -Che cosa?-

-Josè Blanco!- insiste Oikawa, improvvisamente elettrizzato -Ha gestito lui l'attacco.-

Iwaizumi scruta il volto fermo e rilassato del numero treidici. Sembra un veterano, a giudicare dai cuffi bianchi tra i capelli.

-Perchè sei così contento?- domanda ad Oikawa, che non risponde.

Per tutta la durata della partita, non perde di vista quel giocatore.

Iwaizumi urla, festeggia, contesta l'arbitro, ma Oikawa non tralascia un solo dettaglio della giocata.

Ben presto, il punteggio risulta a vantaggio del Giappone.

Quando il punto decisivo ne conferma la vittoria, il palazzetto esplode in urla di gioia e cori eccitati.

-Abbiamo vinto!- scoppia Iwaizumi, tirando una pacca sulla spalla dell'amico.

Oikawa si guarda attorno stordito. -Oh? Sì.-

Tra migliaia di voci che festeggiano nello stesso momento, Iwaizumi rimane pietrificato da quella strana reazione.

-Hey.- scuote Oikawa per una spalla e lo costringe a voltarsi -Cos'hai che non va?-

La folla inizia pian piano a scemare e i sedili accanto a loro si liberano.

-Devo trovare Blanco.- dice Oikawa, liberandosi dalla presa.

Iwaizumi impiega qualche secondo per riprendersi.

-Cosa?-

-Blanco!- ripete Oikawa, facendosi largo tra i tifosi. -Devo chiedergli un autografo!-

Iwaizumi sospira a lungo prima di seguirlo verso le scale.

-Aspetta, Assikawa! Così ci perderemo!-

Oikawa è già troppo distante per prestargli ascolto.

Iwaizumi si infila in mezzo agli spettatori e rimane schiacciato. Tenta di farsi strada verso le barricate e scivola fuori con estrema fatica.

La Nazionale giapponese sta finendo il giro di autografi e foto con i fan.

Iwaizumi salta in punta di piedi per farsi notare e un giocatore si avvicina.

-Handa Kouji!- esulta, riconoscendolo.

L'atleta saluta con un cenno della testa. -Vuoi un autografo?-

-Sì!- balbetta Iwaizumi, emozionato.

Fruga nelle tasche e tira fuori il foglio stropicciato che aveva comprato all'entrata. Kouji firma la carta e la riconsegna nelle mani del bambino.

-Grazie!- urla Iwaizumi, mentre il giocatore si allontana.

-Iwa-chan!- chiama Oikawa, a pochi metri di distanza.

Sta sorridendo e strepita come un pazzo.

Gli occhi scuri brillano di luce propria. Iwaizumi non l'ha mai visto così.

Oikawa indica l'uomo che ha di fronte e Iwaizumi riconosce il numero tredici dell'Argentina.

-La carta! Dov'è la carta che abbiamo comprato prima?-

Iwaizumi solleva il foglio con entrambe le mani. -L'ho già fatta autografare da Handa.-

Il volto di Oikawa viene attraversato da un lampo di rabbia. -Perchè? Era la mia carta!-

-Nostra. Abbiamo messo 50 yen a testa.-

-Argh!-

Oikawa si mette a maneggiare con la sacca e tira fuori una ginocchiera di stoffa bianca.

-Ecco!- urla, distendendola con le mani.

Blanco lo guarda incuriosito, ma scrive il suo nome sul tessuto.

Iwaizumi trotterella dietro Oikawa e si sporge in avanti.

-Non è la ginocchiera che hai usato oggi?-

-Era nuova di zecca,- ribatte Oikawa, sfidandolo con lo sguardo -appena tirata fuori dalla scatola. Non è sporca!-

Iwaizumi alza le spalle e si fa da parte. 

Blanco si riprende il pennarello e Oikawa ritrae le mani. Il giocatore è sul punto di andarsene, ma l'altro avanza di un passo.

-I-io... io...- balbetta, non riuscendo a sostenere lo sguardo del più grande -anche io voglio diventare un alzatore!-

Iwaizumi si strozza con la sua stessa saliva.

Blanco sbattè le palpebre e Iwaizumi non è sicuro che abbia afferrato le parole di Oikawa. Ma poi, senza preavviso, l'altleta comincia a tossire compulsivamente.

-Fae... Fai...- alza il pollice in alto -Fai del tuo meglio!-

Il volto di Oikawa è accaldato e i riccioli sembrano appiccicati sulla fronte. Si scosta un ciuffo dagli occhi che luccicano e sorride.

Persino Iwaizumi rimane a corto di parole.

-Ce la metterò tutta!- promette, sollevando il pollice.

Blanco gli fa l'occhiolino e raggiunge i suoi compagni di squadra.

Le transenne sono vuote e la folla comincia ad accalcarsi in prossimità delle uscite.

-E' stato fantastico.- ammette Iwaizumi.

-Fantastico?- gli fa eco Oikawa, voltandosi verso di lui -E' stato il giorno più bello della mia vita!-

Iwaizumi sbuffa una risata di sollievo. -Ora non esagerare.-

-E' così, Iwa-chan!- insiste l'altro, afferrandogli le spalle -Voglio diventare un alzatore bravo come Blanco!-

-Okay, okay.- borbotta Iwaizumi, dimenandosi -Però lasciami andare.-

-Dobbiamo tornare qui più spesso!-

Iwaizumi vorrebbe farsi travolgere dalla sua allegria, ma si lascia distrarre da un gruppo di ragazzi dietro di loro.

Sono più grandi di qualche anno e indossano tutti le magliette della Nazionale giapponese. La maggior parte li sorpassa indisturbata, ma uno di loro si ferma a metà scalinata. 

Si avvicina al ragazzo più vicino e gli sussurra nell'orecchio. Lo sguardo dell'amico cade sui sandali di Oikawa.

Ridacchiano piano, senza farsi sentire, dopoichè proseguono come se nulla fosse accaduto.

Il sorriso di Iwaizumi si spegne all'istante. Si sente sopraffatto da un sentimento che non ha mai provato prima.

-Hey.- è Oikawa che lo riporta alla realtà -Va tutto bene?-

-Sì.- mente, distogliendo lo sguardo -Se fai casino con la ginocchiera e la lavi, mi devi un gelato.-

-Taci e ridammi i miei 50 yen.-

Iwaizumi rotea gli occhi al soffitto. -Dovremmo cercare tua sorella.-

Il sospiro di Oikawa è tutto tranne che rassicurante.

-Non sarà necessario.-

-Voi due!- urla Kahomi, dieci file sopra le transenne.

Scavalca i sedili con un balzo e corre furibonda verso di loro.

Il carattere di Kahomi è sempre stato difficile da decifrare: critica e sarcastica all'occorrenza, non troppo capricciosa né seccatrice, sebbene soggetta a manifestazioni di malumore evidenti.

Yuzusa, la madre di Oikawa, aveva definito quei comportamenti "adolescenza", stando ai racconti del figlio.

Iwaizumi non è certo un esperto in materia, ma la furia di Kahomi non sembra limitarsi a quello.

-Tooru! Razza di imbecille!-

Un brivido percorre la schiena di Oikawa.

-Oh, no.- sussurra -Ha usato una brutta parola.-

Iwaizumi sente la gola secca. -Siamo nei guai?- chiede.

-Siete morti, cazzo!- impreca Kahomi, saltando oltre l'ultima fila di sedie.

Oikawa si gira con un'espressione cadaverica.

-Ha usato due brutte parole.- mormora con un filo di voce.

La sorella marcia imperterrita verso di loro e Oikawa si nasconde dietro Iwaizumi.

Kahomi è una sedicenne dalla corporatura robusta e un'altezza superiore alla media. Gli occhi li ha ereditati dal padre, di un grigio cadetto, mentre i lunghi capelli sono gli stessi della signora Yuzusa.

E' truccata, ma sotto il fondotinta è ancora visibile una spruzzata di lentiggini. Il naso all'insù e la bocca rosata le donerebbero un'aria bambinesca, se non fosse per l'aura di pura ira che le avvolge il corpo.

-Si può sapere che diavolo vi è saltato in mente?- ringhia la ragazza, spostando via Iwaizumi per costrigere il fratello ad uscire allo scoperto.

Iwaizumi inciampa all'indietro e finisce con la schiena contro il parapetto.

-Scusa.- borbotta Oikawa, fissando le punte dei piedi.

L'umore di Kahomi sembra solo peggiorare.

-Scusa?- ripete, furiosa -Ti rendi conto di quello che avete combinato?-

-Ci siamo allontanati solo per un paio d'ore.- ribatte Oikawa, e Iwaizumi teme che non usciranno vivi da quella partita.

-Due ore!- sbraita Kahomi, spalancando le braccia -Vi ho cercato per due ore! Ho fatto il giro di tutto il palazzetto! Sono morta di paura!-

-Mi dispiace.-

-Ti dispiace? Sai quanto mi interessa?- Kahori scuote la testa -Ho chiesto aiuto ad altre ragazze. Sono scoppiata a piangere, Oikawa! Mamma ti ha affidato a me. Vi ha affidati entrambi. E se vi foste persi? Cosa avrei dovuto raccontare alla famiglia di Iwaizumi, eh?-

Oikawa scrolla le spalle. -Non lo so.-

Gli occhi di Kahori emanano scintille di rabbia. Afferra il fratello per l'orecchio e lo trascina verso i gradini.

-Ahia! Smettila, mi fai male!-

-Tu!- Kahomi fulmina Iwaizumi con un'occhiata di ammonimento. -Dietro di me. E se provi a fare altre cazzate, ti rispedisco alla tua famiglia dentro una cassa da morto.-

Il bambino deglutisce e si affretta a raggiungerla. Sotto la luce a led dei riflettori, Iwaizumi scopre di essere terrorizzato dall'adolescenza.

Più tardi, quello stesso giorno, Iui e Oikawa sono distesi sul tetto.

Si sono arrampicati sfruttando la finestrella della soffitta, come già era capitato innumerevoli volte.

Lo spazio è sufficientemente largo per consentire il passaggio di una persona alla volta, e il cornicione evita il pericolo di cadute indesiderate. Le travi sono rinforzate e i due ragazzi sono isolati dal resto della famiglia Oikawa.

Durante l'inverno il paesaggio si circondava di una nebbia fitta, e l'impressione era quella di trovarsi fuori dal mondo.

D'estate, tuttavia, il crepuscolo lasciava spazio ad un cielo coperto di stelle.

-Kahori è troppo severa.- borbotta Oikawa, massaggiandosi l'orecchio.

Iwaizumi sbuffa in assenso e piega le braccia dietro il capo.

-Sei fortunato a non avere una sorella così antipatica.- aggiunge l'altro.

Iwaizumi fa le spallucce.

-Non lo so.- ammette -Non mi dispiacerebbe averne una.-

-Che cosa?- sbotta Oikawa, mettendosi a sedere -Le sorelle invadono il tuo spazio vitale e ti mettono contro i genitori. Sono le peggiori!-

-Ma sarebbe bello avere qualcuno con cui parlare ogni giorno.-

Oikawa fa schioccare la lingua, seccato, e torna a distendersi.

-Ci son già io per quello.-

-Non ci vediamo ogni giorno.-

-Però su di me puoi sempre contare.- ribatte Oikawa, puntando il pollice al petto.

Iwaizumi ha nove anni, quando capisce che Oikawa Tooru resterà al suo fianco.

Non conosce ancora le qualità che distinguono una semplice amicizia da un sentimento più di autentico.

Eppure, capisce che Oikawa si prenderà cura di lui. Che condividerà le sue esperienze, risorse, il suo stesso tempo per quell'amicizia.

Sa che non dovrà più affrontare le sfide della vita da solo.

-Grazie.- dice, nascondendo la commozione dietro un'espressione impassibile.

Oikawa gli tira un pugno leggero sulla spalla.

-Quando vuoi.-

Quella notte d'estate, Iwaizumi capisce che Oikawa Tooru è un vero amico.

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-Siamo nelle stessa classe!- erompe Oikawa, correndo dall'angolo della strada.

Prima ancora di cogliere il significato di quelle parole, Iwaizumi viene travolto da un'ondata di gioia.

-Hey, datti una calmata.- gli intima, cercando di farsi da scudo con le braccia.

-Guarda!- Oikawa gli sventola in faccia un modulo bianco -Finiremo nella stessa sezione della Kitagawa Daiichi!-

-Se provassi a tenere fermo il foglio riuscirei a leggere.- brontola Iwaizumi, strappandoglielo di mano.

-C'è anche la squadra di pallavolo! Potremo allenarci come dei veri professionisti!-

Iwaizumi contempla l'elenco degli studenti e un sorriso genuino sorge sulle sue labbra.

Il suo cuore riprende a battere regolarmente.

Lascia andare un sospiro di sollievo, che maschera con un colpo di tosse.

-Figo.- commenta, restituendo il foglio all'amico.

-So che sei contento quanto lo sono io.- viene punzecchiato da Oikawa -E' inutile che tenti di fingere. Ti conosco troppo bene.-

Iwaizumi rotea gli occhi al cielo e lo spinge via. -Avanti, aiutami a caricare gli ultimi bagagli.-

Non ammetterà mai di aver trascorso notti insonni a causa di quel pezzo di carta.

Non sa mentire agli altri, ma è capace di mentire a sé stesso. Preferisce tenersi il suo piccolo segreto.

-Stiamo partendo per una gita di una giornata oppure una vacanza di due settimane?- chiede Oikawa, lanciando occhiate scettiche al borsone di Iwaizumi.

-La prima.- risponde il ragazzo, infilando la borsa nel portabagagli.

L'automobile è una Mercedes-Benz del 1989, con la verniciatura nera e i dettagli metallizzati. Il padre di Iwaizumi l'ha mantenuta lucida ossessivamente, donandole un aspetto elegante e quasi lussuoso.

Il ragazzo si appoggia ai fari posteriori e si stringe nelle spalle.

-I miei genitori sono un po' paranoici.-

-Lo vedo.- commenta Oikawa.

Poi si piega in avanti e fa cadere a terra lo zainetto. Il telo è rosa pastello e la cerniera è decorata con un fiore di plastica.

Iwaizumi scuote la testa, ma raccoglie lo zaino per sistemarlo nel bagagliaio.

-Non avevi chiuso con Sailor Moon?-

Oikawa incrocia le braccia e mette il broncio.

-Non c'entra niente. Mia madre ha lavato lo zaino di scuola e questo era l'unico rimasto nell'armadio.-

-Hm.- mormora Iwaizumi, mettendosi in punta di piedi per chiudere la portiera. -Non è l'unica cosa che ha lavato, o mi sbaglio?-

La testa di Oikawa ricade in avanti e l'undicenne sospira, affranto.

-Smettila di tirare fuori quella storia.-

-Puoi ricordarmi che fine ha fatto la ginocchiera autografata da Blanco?-

-Lo sai benissimo che fine ha fatto!-

Iwaizumi ride e Oikawa gli tira una leggera spinta.

-Sei proprio insopportabile.-

-Io?- ribatte Iwaizumi, senza reprimere una risatina -Guarda che ti sopporto da quattro anni.-

Oikawa mette fine al discorso con un gesto sprezzante. -Chiudi il becco. Tutti mi adorano.-

Iwaizumi avrebbe di che ridire, ma l'arrivo di sua madre interrompe la conversazione.

-Ciao Tooru.- saluta la donna, rivolgendogli un caloroso sorriso.

Indossa una maglia colorata e un paio di jeans con delle toppe. Proprio come i due ragazzi, porta delle scarpe da ginnastica comode e consumate, adatte alla camminata che avrebbero intrapreso.

Ha raccolto i ricci con una molletta, ma qualche ciuffo le cala sugli occhi.

Oikawa risponde con un piccolo inchino. -Signora Hirohide.-

-Hirohide è sufficiente, tesoro. Te l'ho già detto.-

Strizza l'occhio al ragazzo e sistema la borsa nei sedili posteriori.

-Chi di voi giovani è pronto a partire?-

Il padre di Iwaizumi emerge dietro al cancello con un cestino in mano. Il suo viso sciupato è segnato dalla vecchiaia, ma i denti brillano di un bianco innaturale.

La sua corporatura è massiccia e gli occhi hanno un che di animalesco, chiari e sottili, ma cordiali. Cammina avvolto da un un profilo ombroso, marcato dal maglioncino blu notte e i pantaloni scuri.

-Io!- rispondono i due ragazzini all'unisono.

L'uomo ridacchia e appoggia il cestino nel retro della macchina.

-E' un piacere vederti, Tooru.- saluta, scompigliando i ciuffi di Oikawa.

-Anche per me.- risponde lui, scostandosi dal tocco fastidioso.

Ora, i suoi capelli ricordano un nido di qualche rapace. Iwaizumi trattiene una risata.

-Morikimi, caro.- chiama la madre, sporgendosi dal finestrino -Dobbiamo sbrigarci se vogliamo evitare traffico.-

L'uomo si affretta a richiudere il bagagliaio e spalanca la portiera del passeggero.

-Tutti a bordo.- intima in modo reciso, ma con una strizzata d'occhio.

Iwaizumi si infila dietro Oikawa e allaccia la cintura di sicurezza.

-Si parte!- annuncia Morikimi dopo aver messo in moto l'auto.

Il frastuono del motore copre, per pochi secondi, la musica della radio.

Sfrecciano lungo la strada lastricata fino ad immettersi nella via principale.

-Whooho!- esulta Oikawa, schiacciando il naso contro il vetro. -Quanto ci vorrà?-

-Siamo partiti da meno di un minuto.- risponde Hirohide, sbuffando una risata. -Un paio d'ore minimo.-

Oikawa scrolla le spalle e si appoggia all'indietro, posando la testa sullo schienale.

Il viale alberato scorre accanto a loro prima in lieve discesa, poi in una graduale salita.

Sorpassano la folla che attende il verde per attraversare l'incrocio, e si allontanano dal centro tuffandosi verso i centri commerciali e i negozi più discosti.

Diversi angoli della città si sono già vestiti di colore: dalle tonalità rosate dei fiori di ciliegio a quelle candide di mandorle e magnolie. Ricoprono vie, tunnel e riviere dei canali.

Oikawa si addormenta superata la mezz'ora di viaggio. Iwaizumi, invece, preme la fronte contro il finestrino e si lascia cullare dal solo rumore della radio. Si è sempre trovato a proprio agio nel silenzio.

Costeggiano binari ferrioviari, viadotti e ponti a tralicci che scempiano il paesaggio naturale. Chilometri di asfalto scorrono veloci sotto i loro piedi, verso l'orizzonte.

Il sole di mezzogiorno fa capolino da dietro le montagne. Le colline si trasformano in maestosi arazzi di nuvole bianche e rosa, in una tavolozza che va dalle tinte tenui a quelle più intense.

Sono trascorsi diversi anni, ma Iwaizumi è ancora dell'idea che la natura rimanga il più grande degli spettacoli mozzafiato.

Quando varcano i confini della prefettura di Fukushima, Oikawa comicia a sbadigliare. Si stroppiccia gli occhi e lancia un'occhiata fugace ai grattacieli della periferia.

-Quanto manca?- domanda con la voce impastata dal sonno.

Il padre di Iwaizumi picchietta lo schermo del navigatore. -Tra quaranta minuti saremo a Koriyama.-

Oikawa annuisce lievemente e torna ad accoccolarsi sul sedile.

Iwaizumi conosce bene Koriyama. I suoi gentori si erano conosciuti all'epoca del liceo e si erano trasferiti nel centro città subito dopo la laurea.

La maggior parte della loro vita come coppia l'avevano trascorsa all'interno di quell'agglomerato di uffici, aziende e snodo di trasporti.

Con la nascita di Iwaizumi, tuttavia, la situazione aveva subito una svolta decisiva: Morikimi aveva ricevuto un'offerta di lavoro impossibile da rifiutare e l'intera famiglia si era trasferita a Miyagi.

Iwaizumi possiede ricordi vaghi della loro prima abitazione, ma il suo senso dell'orientamento gli consente di girare per le vie senza problemi.

-Quando passiamo a salutare i nonni?- chiede, sporgendosi in avanti.

Sua madre stacca gli occhi dal cellulare e gli regala un dolce sorriso. -Dopo il pic-nic.-

-Va bene.- risponde Iwaizumi, rilassando la schiena -Dove pranzeremo?-

Il volto di Hirohide viene attraversato da un lampo di nostalgia. -Tuo padre ed io volevamo tornare nel luogo in cui ci siamo incontrati per la prima volta.-

-Ew.- commenta Iwaizumi, fingendosi disgustato -Che schifo.-

Sua madre scoppia a ridere e accarezza il braccio di Morikimi che è fermo sul volante. -E' molto romantico, invece.-

-Appunto.- borbotta Iwaizumi, piegando le ginocchia sotto il suo peso. -Fa schifo.-

-Non la penserai in questo modo quando ci porterai la tua ragazza.- ridacchia suo padre, scambiando un'intesa amorevole con Hirohide.

-Non accadrà.- risponde Iwaizumi, sicuro di sè. -L'amore è disgustoso.-

Morikimi sorride e torna a concentrarsi sulla strada.

-Certo, certo.- taglia corto sua madre, mettendo fine a quella discussione.

Quando accostano a lato del marciapiede, il sole picchia così forte che Iwaizumi è costretto ad indossare il cappello.

-Smettila!- ordina ad Oikawa ogni volta che il suo amico tenta di abbassargli la visiera sopra gli occhi.

Oikawa risponde con una linguaccia e si nasconde dietro il cofano per sfuggire ai pugni di Iwaizumi.

-Comportatevi bene.- li rimprovera Hirohide mentre aiuta suo marito a scaricare i bagagli.

La donna fa cadere il borsone di Iwaizumi e sistema lo zaino con il cibo sulle spalle.

-E questo cos'è?- domanda Morikimi, tenendo la sacca di Oikawa tra due dita.

Il viso del ragazzino prende fuoco spontaneamente.

-No!- urla, gettandosi in avanti per strappargli lo zaino. -Non è come sembra!-

Morikimi scoppia in una fragorosa risata, ma libera la presa dalle spalline. -Hey Hajime, per caso la tua fidanzatina segreta si è nascosta in macchina con noi?-

Iwaizumi sbuffa indignato, ma Oikawa scuote violentemente la testa.

-Non è mio! Era l'unico rimasto ed è di mia sorella, lo giuro!- si giustifica.

Morikimi continua a ridere e solleva le braccia per richiudere il portabagali. Prende in mano il cestino da pic-nic e si avvia verso l'entrata del parco.

-Dico sul serio!- insiste Oikawa, e Hirohide gli passa accanto con un'aria divertita.

-Ti crediamo, tesoro.- gli risponde, per poi seguire suo marito.

Il petto di Oikawa riprende ad alzarsi regolarmente e l'espressione di panico svanisce nel nulla.

Iwaizumi osserva incuriosito quel cambiamento. Suo padre scherzava continuamente con chiunque gli capitasse a tiro. Era sicuro che Oikawa si fosse abituato alle sue battute. Perchè allora gli aveva mentito?

-Hm-mh.- Oikawa si schiarisce la gola con un colpo di tosse -Facciamo una gara?-

-Non ho più otto anni, Shittykawa.-

-A chi arriva prima ai cancelli?-

Iwaizumi dimentica la conversazione precedente e comincia a correre dietro ai suoi genitori.

-Hey!- protesta Oikawa, lanciandosi al suo inseguimento -Non ho neanche detto via!-

-Via!- ribatte Iwaizumi, aumentando la velocità.

-Così non vale!-

Iwaizumi trattiene una risata e non si ferma fino a quando i suoi piedi pulsano di dolore. Rallenta il passo e prende una serie di respiri profondi.

Il parco è caratterizzato da ordine e armonia degli elementi naturali, come il prato verde e le fioriture primaverili, e attrezzato con aree di consumo e piccole imbarcazioni.

Piccole alture, lo stagno, ponticelli tradizionali in legno: tutto è curato come una miniatura.

I passanti camminano sotto splendidi ciliegi dai rami ricurvi e petali rosa pallido che, da lontano, appaiono quasi bianchi.

Iwaizumi riesce finalmente a capire perchè i suoi genotori lo avevano descritto come il luogo più incantevole in cui trascorrere gli ultimi giorni di Marzo.

-Preso!-

Iwaizumi si sente stringere da due braccia sottili prima di venire travolto dalla foga di Oikawa.

-Wah!- esclama sorpreso, atterrando sul tappeto di petali caduti. Il suo petto sbatte brutalmente contro il terreno, strappandogli un lamento roco.

-Ahia!- geme, rotolando sulla schiena -Che diavolo era quello, Assikawa?-

-Mi hai imbrogliato.- sbuffa Oikawa, staccandosi dal lui per rimettersi in piedi. -E non ti sei neanche fermato ai cancelli.-

Lo scruta con aria di sfida, in attesa della sua prossima mossa, e Iwaizumi si sente ribollire di rabbia.

Allarga improvvisamente la gamba destra, colpendo la caviglia dell'amico. Oikawa, colto alla sprovvista, perde l'equilibrio e inciampa all'indietro, finendo a terra.

-Ah!-

Una nuvola di fiori rosa si alza sotto il suo peso morto. Iwaizumi scoppia a ridere e ben presto anche Oikawa viene contagiato.

-Ti odio.-

-Io ti odio di più.- ribatte Iwaizumi, con il sorriso.

Quando si mette a sedere, trova gli occhi di Oikawa già fissi su di lui.

-Che c'è?- domanda, mentre la sua risata si spegne.

Oikawa inclina la testa e i ciuffi ribelli sfuggono dal nuovo taglio di capelli. -Hai qualcosa in faccia.- dice, allungando una mano.

Iwaizumi rimane immobile mentre le dita del ragazzo gli sfiorano la guancia, portando con sè la polvere del terriccio.

Tutto d'un tratto, avverte una strana fitta nella bocca dello stomaco. Ha impiegato qualche istante di troppo per riprendersi dalla caduta.

-Ho fame.- afferma, mettendosi in piedi. -Cerchiamo uno spazio dove stendere la coperta.-

Oikawa annuisce. -Anche io ho fame.-

-Hajime!- grida sua madre, strattonandolo per un braccio. Squadra il ragazzo dalla testa ai piedi con uno sguardo furente. -Non è possibile! Siete qui da cinque minuti e vi siete già rotolati per terra!-

Iwaizumi tenta di rimediare spolverandosi i pantaloni, ma le macchie di terriccio hanno segnato in maniera indelebile le sue ginocchia.

-Lasciali, cara.- interviene Morikimi, passando un braccio sopra le spalle della moglie.

-Si è già sporcato dappertutto!-

-E' un ragazzino, amore. Lascia che si diverta e goditi questa splendida mattinata.-

Hirohide sbuffa una mezza risposta stizzita, ma si acquieta.

-Allora,- riprende Morikimi -avete scovato qualche posto all'ombra?-

Oikawa balza in piedi e indica lo stagno poco distante. -Sotto quegli alberi.-

-Ottima idea, Tooru.-

Morikimi precede tutto il gruppo e Oikawa solleva i pollici in segno di incoraggiamento. Iwaizumi non può fare a meno di concedersi un piccolo sorriso.

Pensa che non si sarebbe divertito così tanto se il suo migliore amico non lo avesse accompagnato in quel viaggio.

Pranzano verso le due del pomeriggio, sotto un ampio albero i cui fiori hanno la corolla di forma stellata.

Morikimi è disteso supino e sfoglia distrattamente il giornale, mentre Hiohide sonnecchia sull'erba.

Oikawa si diverte a lanciare le croste del pane alle anatre dello stagno, facendo attenzione che il sandwich non scivoli dell'acqua torbida.

-Vieni qui anche tu!- tenta di convincere Iwaizumi, mimando il gesto di gettare briciole agli uccelli.

Iwaizumi scuote la testa e solleva il panino. -No, grazie. Passo.-

-Avanti!-

-No. Ho molta fame.-

Oikawa gira la testa di scatto e si china verso lo stagno. Strappa l'ultima parte del sandwich e lo tira alle anatre.

-Sei proprio un ingordo, Iwa-chan.- sussurra, abbastanza forte perchè Iwaizumi possa sentirlo.

-Che hai detto?- sbotta il ragazzo, stringendo i pugni.

Oikawa si volta verso di lui con un'aria innocente che gli fa saltare i nervi. -Niente. Parlavo con lui.- e indica un anatroccolo grigio in disparte. -Iwa-chan. L'ho chiamato così perchè è scorbutico e arrogante.-

Iwaizumi stringe i denti e li affonda con rabbia nel panino. -Le anatre non possono essere scorbutiche e arroganti.-

Oikawa strizza gli occhi e lancia un'ulteriore occhiata allo stagno. -Beh, Iwa-chan lo è.-

Iwaizumi flette il bicipite e la crosta del panino finisce dritta contro la fronte di Oikawa.

-Ahia!- si lamenta la vittima, portando una mano sulla testa.

-Scusa.- mente Iwaizumi, con un sorriso provocatorio. -Miravo allo stagno.-

Oikawa stringe la mascella e, finalmente, Iwaizumi ottiene preziosi minuti di silenzio.

Appena il cielo si copre di nuvole passeggere, l'atmosfera si fa più ventilata.

Hirohide si copre le spalle con una camicia e Morikimi cerca di abbronzarsi sotto i pochi spiragli di sole.

Iwaizumi solleva lo sguardo e si perde nella sua mente.

Non ha più sette anni, ma pensa che gli piacerebbe inseguire le nuvole. Farsi trasportare dal vento senza opporre resistenza, librarsi al di sopra di tutto.

Le nuvole sono molto più interessanti del cielo terso. Quello rimane azzurro, ma loro cambiano continuamente forma.

Gli piace soprattutto la sensazione di mistero che si portano dietro. Tolgono la quiete all'aria, ma è difficile capire se diventeranno tempesta.

-Iwa-chan?-

Il ragazzo fissa dritto davanti a sè, incontrando una subdola richiesta. -Cosa?-

Oikawa indica il vialetto di ghiaia che, dal limite del prato, si snoda fino alla zona boscosa del parco.

Iwaizumi inarca le sopracciglia e l'amico sorride, fiducioso.

-Facciamo un giro.-

-Cosa? No. Perchè?-

-Mi annoio, e tu hai voluto lasciare a casa il pallone.-

-Quindi? Non riesci a stare fermo per più di dieci minuti?-

-Andiamo nella foresta.-

-Non voglio venire nella foresta.-

Oikawa si volta verso la madre di Iwaizumi in cerca di sostegno. Hirohide abbassa gli occhiali da sole sulla punta del naso e si rivolge al figlio: -Non è una cattiva idea, Hajime. Due passi qui intorno vi faranno bene.-

-Mamma!- si lagna Iwaizumi, ma Oikawa è già saltato in piedi e ha raggiunto il sentiero sottostante.

-Sbrigati, Iwa-chan!-

-No.- grugisce in risposta, incrociando le braccia. -Non puoi costringermi.-

Oikawa sembra sul punto di controbattere, ma poi si ricrede. Gira le spalle alla famiglia e, senza aggiungere altro, si avvia verso la fine del parco.

Iwaizumi osserva la sua figura farsi sempre più piccola. Quando comprende di non avere alternative, si mette in piedi con un sonoro sbuffo.

-Non lo sopporto.- dice, mentre sua madre ridacchia.

Scivola giù dalla collinetta e rincorre il suo migliore amico fino all'ingresso del bosco.

Oikawa non si mostra minimamente stupito quando viene raggiunto. Iwaizumi desidera strozzarlo con le sue stesse mani.

Camminano avvolti da un meditativo silenzio, interrotto solo dal verso degli uccelli e dal canto di qualche grillo.

Mano a mano che si allontanano dal centro, il parco si trasforma nel luogo ideale per chi cerca tranquillità e benessere.

Il sentiero li conduce attraverso nuovi specchi d'acqua che riflettono le sfumature degli alberi tra una ninfea e l'altra.

Nel giro di una decina di minuti, il paesaggio si apre su una radura rischiarata da giochi di luce e ombre.

Lo sguardo di Iwaizumi si perde in alto e in basso, e il suo animo si gonfia di gioia di fronte a tutta quella bellezza.

Le acque di un lago isolato si fiondano veloci tra i massi levigati, corrono lungo gli argini e bagnano i cespugli di giunchi.

La pozza è circondata da salici piangenti e ciliegi che, da un bianco candido, passano per un ciclamino fino a tingersi di rosa carminio.

Tra le ninfee fiorite, Iwaizumi scorge delle carpe dai colori caldi che donano all'atmosfera un aspetto fiabesco.

-Iwa-chan?- chiama Oikawa, picchiettando il masso sopra il quale si era arrampicato.

Iwaizumi si fa posto accanto al ragazzo e torna a concentrarsi sul panorama.

Ripensa ai giorni passati in città e a coloro che, in quel preciso istante, stavano vivendo l'amarezza della metropoli, e crede che tutti dovrebbero rubare un momento del loro tempo per perdersi nei posti dove la natura è ancora incontaminata.

-E' un vero spettacolo.- gli legge nella mente Oikawa.

Iwaizumi non può fare altro che dargli ragione.

Restano in silenzio per qualche minuto, accarezzati dalla tiepida brezza del lago, fino a quando Oikawa non rompe il momento magico: -Ho deciso. Sarà il nostro posto.-

Iwaizumi inarca un sopracciglio. -Eh?-

-Questo!- sottolinea Oikawa, allargando le braccia -La radura, il lago. Sarà il nostro posto segreto.-

L'espressione confusa di Iwaizumi non cede. -Posto segreto?-

-Sì!- continua allegramente Oikawa -Sai, quel luogo che ci appartiene. Di cui siamo gli unici a conoscenza.-

Iwaizumi si guarda attorno. -Non per infrangere il tuo sogno, ma penso che qualcuno sia già passato da queste parti.-

-Dai, Iwa-chan, si fa per dire!- brontola l'altro, con uno sbuffo -Tutti hanno un posto speciale per condividere i momenti indimenticabili. Questo sarà il nostro.-

Iwaizumi strizza gli occhi mentre assimila quella nuova informazione. -Papà voleva che qui ci portassi le ragazze.-

La pelle di Oikawa si fa d'un tratto pallida. -Che cosa? No! E' il nostro posto speciale! Non puoi portarci le ragazze!-

Iwaizumi alza le spalle e Oikawa scuote rigorosamente la testa. -Non se ne parla.- ribadisce -Le ragazze qui sono vietate.-

Per marcare ulteriormente il concetto, il ragazzo si cala dalla roccia e raccoglie una pietra dalla forma aguzza.

-Che stai facendo?-

Oikawa lo ignora e, in tutta risposta, Iwaizumi ottiene un ticchettio di battiti insistenti. E' costretto a sporgersi in avanti per interpretare le sue intenzioni. -Vuoi incidere il masso?-

-Così sigilleremo un accordo.-

-Non è necessario rovinare il paesaggio.-

-E' un sasso, Iwa-chan.-

Iwaizumi ruota gli occhi al cielo e scivola dalla parte opposta. Oikawa gli porge la pietra appuntita mentre ammira soddisfatto il proprio lavoro.

-Hai disegnato un cerchio.- nota Iwaizumi.

Oikawa si acciglia. -No! E' una lettera! La "O" di Oikawa.-

-Non si capisce.-

-Adesso sai a cosa corrisponde.-

-Avresti dovuto scolpire la "S" di Shittykawa.-

Oikawa inspira lentamente e strappa il sasso dalla mano di Iwaizumi. Per un breve istante il ragazzo teme per la propria incolumità, ma poi il suo amico si piega in avanti e ricomincia a scrivere.

-Ecco.- annuncia, restituendo l'arnese nelle mani di Iwaizumi. -Ora è molto più chiaro.-

Iwaizumi segue con l'occhio i contorni della "T" puntata posta accanto all'incisione precedente.

-Oikawa Tooru.- conclude Iwaizumi, stringendo il sasso tra due dita.

-Perspicace.-

-Taci.-

Iwaizumi si accuccia accanto al masso e comincia a picchiettare contro la parete grigia. In pochi secondi, ha già completato l'opera.

Indietreggia fino ad affiancare il suo migliore amico, che sta studiando le lettere con attenta precisione.

-"O. T."- legge Iwaizumi ad alta voce. E, sotto di quello, -"I. H."-

-Iwaizumi Hajime.-

-Perspicace.-

Non ha bisogno di voltarsi per sapere che Oikawa sta sorridendo.

-Oikawa Tooru e Iwaizumi Hajime.- prosegue l'altro ragazzo -Ora tutti sapranno che è il nostro posto speciale.-

Iwaizumi sbuffa involontariamente una risata. -Come vuoi.-

Quando sposta l'attenzione sul ragazzo, lo trova ancora intento ad ammirare l'incisione.

La luce tenue gli accarezza le guance, conferendo alla pelle un tono dorato.

Gli occhi scuri, in penombra, sembrano quasi rievocare il profumo inebriante del caffè bollente di prima mattina.

Riconosce una macchia di lentiggini mattone sulla punta del naso alle quali non aveva mai prestato attenzione.

Oikawa sbatte le palpebre e tutto il suo volto sembra prendere di nuovo vita.

Quando aveva sette anni, Iwaizumi non capiva perchè sua madre preferisse trascorre le giornate nei musei, quando la natura stessa era migliore di qualunque altro quadro.

Ma quel pomeriggio di Marzo, circondato da un panorama mozzafiato, Iwaizumi non riesce a staccare gli occhi dal suo migliore amico.

Ripensa al traffico della metropoli e crede che, forse, tutti dovrebbero rubare un momento del loro tempo per perdersi negli occhi di Oikawa Tooru.

-Iwa-chan?- il ragazzo gli agita una mano davanti al viso -Che c'è?-

Iwaizumi è costretto a distogliere lo sguardo mentre una fitta lancinante gli perfora lo stomaco.

-Uh,- si schiarisce la voce, sforzandosi di mantenere la calma -Hai qualcosa in faccia.-

-Davvero?- Oikawa porta una mano sullo zigomo e coincia a strofinare. -Che cos'è?-

La sensazione di nausea persiste e Iwaizumi, ormai, è convinto che non si tratti di fame. Si domanda se il responsabile sia il latte bevuto a colazione e si ripromette di non toccare più cibo prima di un lungo viaggio in auto.

-Terra.- mente, allungando una mano.

Oikawa si immobilizza e scruta le dita del ragazzo con diffidenza. -Aspetta, ma è esattamente quello che è successo questa matt-

Iwaizumi allarga il palmo e gli colpisce leggermente il volto, facendolo indietreggiare.

-Hey!- sbotta Oikawa, mentre Iwaizumi scoppia in una grassa risata. -Sei un bugiardo!-

-E tu un credulone.-

Quando l'altro si avventa su di lui, è stato già contagiato dal suo sorriso.

I due rotolano per terra, spintonandosi, mentre i loro schiamazzi vengono attenuati dai suoni del bosco.

La vita di Iwaizumi non ha ancora subito alcuna svolta radicale da quando ha incontrato Oikawa. Non sa ancora cosa sia l'amore, nè cosa significhi vivere per qualcuno.

Ma ripensa spesso a quel giorno al parco. Ed è profondamente grato di aver conosciuto Oikawa Tooru.

   
 
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