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Autore: lucyette    13/09/2009    6 recensioni
Cinzia, è una ragazza, che odia tutto il sesso maschile, però una sera, un ragazzo entra nella sua camera, da allora la sua vita cambiarà radicalmente!!! ci riprovo, dopo che il primo, che non tratta di anime non è andato bene, spero che questo sia diverso
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi sveglia ebbi uno strano capogiro. Mi guardavo in torno deludendo che quelle non fossero le pareti della mia camera e cercai di ricomporre quello che era successo. Istintivamente il mio sguardo finì sul corpo.
Ero nuda, o almeno coperta solo di un lenzuolo leggero bianco. Sul mio ventre c’era posata la mano di Andrea.
L’accarezzai dolcemente, non potevo ancora credere di averci fatto l’amore insieme la sera precedente. Piano girai la testa verso la mia destra, dove lui dormiva beatamente.
Com’era bello mentre dormiva. Le sue labbra erano leggermente socchiuse e il suo respiro regolare riempiva il petto scoperto. Alzai un braccio e col dorso della mano gli accarezzai il viso. Quella visione non potrò mai scordarla, non avevo mai visto niente di più bello e dolce.
Involontariamente il mio viso si votò dall’altra parte del letto, dove vidi che l’orologio segnava le 5 del mattino.
Non potevo crederci, avevo passato tutta la notte a casa sua! In un primo momento mi prese il panico, come avevo potuto fare tanto tardi, mia madre mi avrebbe chiusa in casa per anni.
Cercando di non svegliare il mio ragazzo scivolai tra le lenzuola, non potevo perdere altro tempo, dovevo rientrare subito. Ma cosa più importante cercare una scusa plausibile.
Avevo appena messo un piede fuori dal letto, quando mi sentì trascinare all’indietro

-dove hai intenzione di scappare?- sentii sussurrare a pochi centimetri dal mio orecchi
-a casa e dove se no?- risposi agitata
-tu non vai da nessuna parte, sei mia oggi non lo dimenticare- disse tranquilli Andrea
-ma cosa dici! Mia madre sarà in pensiero devo andare!- insistetti cercando di liberarmi dalle sue braccia avvolte ai miei fianchi.

Devo ammettere che il pensiero di stare ancora con lui, tra le sue braccia, non era male, ma proprio non avevo voglia di far preoccupare i miei

-tieni- disse porgendomi il cordless della camera
-cosa devo farci con questo?- chiesi confusa e irritata, proprio non aveva intenzione di lasciarmi
-chiama la tua amica Sandra e chiedigli di coprirti- mi spiegò agitandomi l’oggetto davanti agli occhi

Per un attimo rimasi di sasso. Non avevo pensato a Sandra come copertura, ma poi mi ripresi, come le avrei chiesto una cosa tanto pericolosa?

-allora?- insistette stringendomi di più

Lo presi al volo e composi il numero sperando che non avesse spento il cellulare.
Squillò quattro o cinque volte e poi mi rispose

-chi cazzo scoccia a quest’ora!- disse furiosa con voce ancora assonnata
-Sandra sono io Cinzia, ho bisogno che tu mi copra- dissi titubante

All’improvviso sentii dei rumori dietro la cornetta e la sua voce divenne squillante come sempre

-ho capito bene? Hai bisogno di essere coperta?- chiese in preda alla curiosità.

Infondo come potevo darle torto. Era sempre stata lei a chiedermi di coprirla quando non rientrava a casa la sera, io non ne avevo mai avuto bisogno visto che ero sempre rientrata in orario

-allora? Dove sei?- chiese ancora.

Il suo tono di voce sembrava eccitato

-a casa di Andrea- risposi abbassando il tono di voce, non so perché, ma era strano dirlo normalmente
-wow! Non posso crederci, finalmente la mia piccola Cinzia è diventata una donna!- esultò felice

Inconsapevolmente divenni rossa come un pomodoro, sentivo le mie gote infiammarsi senza riserbo

-ti prego Sandra- la ammonì
-scusami hai ragione, di certo a quest’ora sarete ancora in procinto di…- continuò maliziosa
-Sandra!- la rimproverai in preda alla vergogna

Come poteva parlare così, e per di più davanti a lui. Visto che era così vicino al mio viso che stava ascoltando tutto

-si si scusa hai ragione. Non preoccuparti, chiamerò tua madre e gli dirò che ci siamo addormentate vedendoci un film e che ho chiamato per avvisare. Tu però domani mandale almeno un messaggio- mi disse velocemente
-grazie sei un’amica- la ringrazia dolcemente
-non preoccuparti, era ora di ricambiare il favore. Buon proseguimento e non far tardi domani- finì riattaccando

Io ero allo stremo dell’imbarazzo e portai le mani al viso per coprirlo.
Che figura avevo fatto, quella mia presunta “amica” sapeva davvero benissimo come mettermi in imbarazzo.
Lentamente feci scivolare le mani e guardai furtivamente dietro di me.
Andrea avevo poggiato il gomito al cuscino, una delle sue mani sosteneva il capo, mentre l’altra era intenta ad accarezzarmi i capelli vicino all’orecchio.
Il suo viso era tranquillo e pacato, sembrava non avesse udito niente della mia conversazione con Sandra

-hai sentito?- chiesi con voce tremante

Lui annuì sorridendomi.
Io a quella risposta ripresi il colore del pomodoro. Sentii Andrea sorridere del mio rossore

-ti diverti a vedermi imbarazzata?- chiesi offesa
-un po’. non eri mai arrossata fino a questo punto- rispose ridendo ancora
-che stupido, è naturale! Come credi mi debba sentire- lo rimproverai imbronciandomi
-scusa, comunque mi piaci tutta rossa- affermò sensuale

Senza fretta si avvicinò a me e cominciò a baciarmi il collo.
Io gemetti un istante sentendo le sue labbra di nuovo su di me. Era difficile non farlo quando sapevo benissimo che una sua semplice carezza mi faceva tremare come una foglia.
Appena ne ebbi l’occasione mi volta e cominciai a baciarlo sulle labbra. Quelle splendide labbra…non ne avrei potuto fare a meno.
Scaltra e veloce mi portai sopra il suo corpo. Continuava a baciarmi e vederlo tanto intento mi faceva sentire apprezzata.
Per un attimo staccai le mie labbra dalle sue, e cominciai a baciargli il mento, poi le guance e il collo. Mi allungai ancora e comincia a baciargli la pelle dietro l’orecchio

-mmm…- lo sentì mormorare.

A quanto pare gli piaceva e mi congratulai del lavoro, era proprio quello a cui miravo.
Continuai a lambire quella parte “debole” scendendo al collo piano piano. In quel momento vidi nella sua spalla sinistra un tatuaggio. Non lo avevo mai notato prima, neanche quando facemmo il bagno in piscina, ma in quel momento non mi importava, volevo solo riuscire a fargli provare tutto quello che aveva fatto provare a me la sera prima.
Continuai a baciarlo, scendendo fino al suo petto. Li mi soffermai di più.
Lo accarezzai sensualmente, passando lentamente la mano sui pettorali e su ogni sua costola scendendo sempre più in basso fino ad accarezzagli il suo membro

-mmm…- lo sentì gemere più forte a quel mio gesto.

Velocemente mi riportò su e mi baciò freneticamente le labbra, non capivo perché cambiare così velocemente il nostro ritmo, stavamo andando lentamente senza fretta, ma quando ribaltò le posizioni lo capii.
Non gli piaceva subire, ma far subire.
Bene. Per adesso mi andava bene, almeno fino a che non avessi imparato abbastanza per eccitarlo come si deve.
Dischiusi il mio labbro quando sentii premere la sua lingua e cominciammo a farle danzare a ritmo lento e veloce, a seconda dei momenti.
Poco dopo si separò dalla mie labbra per far scorrere la sua sul mio collo e sulla clavicola, per poi arrivare al mio seno.
I suoi baci erano tanto esperti che già bruciavo di desiderio, portai le mano al suo collo per attirarlo a me e legai le gambe al suo bacino per sortire lo stesso effetto.
Lo vidi sorridere di quel gesto, ma ancora una volta non mi importava, l’unica cosa che volevo era unirmi a lui di nuovo.
Risalì la sua scia di baci fin ad arrivare di nuovo alla mia bocca

-sei troppo vorace- mi sussurrò sulle labbra

In quel momento sentì la prima spinta.
Gemetti rumorosamente presa alla sprovvista, ero tanto presa dalle sue bellissime iridi verdi che non mi accorsi di niente.
Come la sera prima finimmo solo dopo aver raggiunte l’orgasmo.
Sentivo il sudore scivolare svelto nei suoi pettorali, averlo tanto vicino mi faceva sempre tremare, non riuscivo a smettere.
Liberai il suo collo, troppo stanca per stare ancora avvinghiata a lui, e lo vidi buttarsi di nuovo sul letto stremato.
Cominciavo a pensare che quello che avesse fatto prima non fosse veramente del sesso.
Mi avvicinai al suo petto e mi ci sdraiai sopra.
Sentivo il suo battito accelerato e il fiatone spezzarsi per far largo ad un altro respiro, ero tanto presa da non accorgermi che metà di quei battiti e respiri erano i miei.
Appena sentii il battito cardiaco rallentare e il respiro regolarizzarsi, mi calmai e mi spalmai su di lui ancora più comoda.
Le sue braccia mi tenevano stretta e mi facevano provare un calore tanto forte che non ne avrei mai avuto abbastanza.
Non riuscivo a capire perché stavo tanto bene solo con lui, ma probabilmente la risposta era che lo amavo più della mia stessa vita.

-posso farti una domanda?- chiesi dopo poco, sperando di non aver rovinato quel magico momento
-dimmi- rispose calmo
-chi è Filippo?- domandai

Lo sentii bloccarsi sotto di me appena nominato quel nome. Aspettai qualche minuto ma la risposta non arrivò, alzai il viso per guardarlo. Il suo sguardo sembrava tristissimo e puntava al tetto

-non importa, non dovevo chiedertelo- mi affrettai a dire abbassando il capo

Volevo davvero sapere il motivo del fatto che avesse tatuato il nome Filippo, ma avrei aspettato che fosse pronto a farlo.

-la mia vita prima non era così- disse all’improvviso

Lo guardai di nuovo confusa, non riuscivo a capire di cosa stesse parlando, ma rimasi in silenzio aspettando che continuasse

-non abitavo qui in hotel, avevo una villa in campagna e ci vivevo con i miei e il mio fratellino Filippo- cominciò, notai che ancora una volta a quel nome si irrigidì
-era cinque anni più piccolo di me. Era una forza della natura, non diceva mai di no se si doveva aiutare e guardava sempre il bello delle cose senza mai scoraggiarsi- continuò facendo una pausa
-un giorno di tre anni fa cominciò a stare male. Gli fecero un socco di analisi ma non si arrivò a una soluzione. Alla fine ci mandarono al reparto oncologico e li si scoprì che era affetto da leucemia mieloide.
Ci spiegarono che aveva solo il 50% di possibilità di guarire, ma che i risultati positivi si erano visti in questi casi. Ci spiegarono anche che per questo tipo di patologia aveva bisogno di un trapianto di midollo e che la strada sarebbe stata lunga.
Per noi fu un colpo, e fu anche difficile spiegarglielo, ma lui non si arrese a questa notizia, disse che avrebbe sconfitto la malattia e che appena stava bene avrebbe ripreso gli allenamenti di calcio.
La sua forza ci contagiò e sperammo davvero che questo potesse avvenire.
Facemmo gli esami per controllare la compatibilità del DNA midollare, ma nessuno di noi risultò compatibile.
Eppure lui non si arrendeva, diceva che non l’avrebbe data vinta alla malattia e che avrebbe continuato a lottare. Era davvero una forza, pensa che quando gli caddero i capelli si vantava del fatto che sembrava un malavita di quei film americani- sorrise a questo suo ricordo
-per un anno continuò a fare chemioterapie e terapie di ogni tipo, ingurgitava tante di quelle pillole che a volte pensavo potesse andare in overdose. Eppure nemmeno in quel momento si scoraggiava.
Poi però le cose cambiarono, i farmaci non riuscivano a fare più effetto al suo corpo e lui andava ad indebolirsi sempre di più. Ormai lo vedevo solo in casa con quella mascherina su viso che gli copriva le vie respiratorie per non farsi infettare dai nostri batteri.
Non potrò mai dimenticare quell’ultima notte. Cominciò ad avere problemi respiratori e il suo corpo si macchiò di ematomi ovunque.
Lo portammo di corsa in ospedale e dopo averlo chiuso per un bel po’ dentro una sala operatoria ci dissero che non aveva più molto da vivere, solo qualche ora-

Rabbrividì al suo racconto, sentivo il suo tono divenire sempre più roco, continuava a trattenere le lacrime.
Lo strinsi più a me e lui continuò il racconto

-quando si svegliò aveva una bruttissima cera, e lo notò anche lui con una risatina divertita. Parlò prima con i miei e poi volle farlo da solo con me.
Non potrò mai dimenticare le sue parole. Mi disse che aveva capito che stava per morire, e si scusava di non aver mantenuto la promessa di essere più forte della malattia. Lo vidi piangere per la prima volta in quella situazione e con lui piansi anche io.
Mi fece promettere di badare alla mamma, mi disse che lei era quella più debole di tutti e che aveva bisogno di me. Io come uno stupido glielo promisi.
Morì poche ore dopo, mia madre e mio padre erano distrutti, come me del resto.
In quei tre giorni di lutto e di lacrime continuavo a ripensare a tutto il tempo che avevamo passato insieme in quel periodo, andavo da lui appena finita la scuola e facevamo i compiti come niente fosse. Giocavamo ai dati e agli scacchi quando non poteva alzarsi dal letto, e continuavo a ripensare al fatto che non avrebbe più potuto riprendere gli allenamenti di calcio, lo sport che più gli piaceva-

Una lacrima percorse il suo viso e io mi pentii di avergli fatto quella domanda, era tutta colpa della mia stupida curiosità se lui adesso stava soffrendo. Eppure non accennava a smettere di raccontare nonostante io gli facessi capire di non farlo se non se la sentiva

-ricordi quando ti dissi che avevo incontrato i ragazzi in un momento difficile?- mi chiese

Io annuì senza riuscire a rispondere, avevo paura che la mia voce risultasse troppo tremate per tranquillizzarlo un po’

-fu proprio il giorno del suo funerale, dopo la cerimonia. Il loro aiuto è stato davvero una mano santa per me, ma per mia madre non fu lo stesso.
Cercai di stargli accanto e fargli forza ma non ci riuscivo, continuava ad andare in basso e ormai era stata risucchiata in una vera e propria depressione. Non riuscivo a mantenere la parola data a Filippo e questo faceva infuriare.
Mio padre però fu proprio un vile. Non lo perdonerò mai per quello che a fatto.
Non riuscendo a tirare su il morale a mia madre la fatta chiudere in una clinica psichiatrica di Manhattan, portandola via da me. E per giunta preso dai rimorsi si è rintanato a New York con la scusa di starle vicino.
Tsz…è di una falsità unica- commentò sprezzante in preda alla furia, lo si vedeva dal suo sguardo che quello che provava era odio puro

Io non sapevo che dire, avevo sbagliato a chiederglielo e adesso lui stava soffrendo.
Piano mi avvicinai al suo viso e lo bacia

-mi dispiace- gli dissi

Fu l’unica cosa che riuscì a spiccicare, l’unica cosa che risultasse davvero sincera

-ehi, è passato. Comunque adesso ci sei tu no? Oppure vuoi dirmi che andrai anche tu a New York?- disse scherzoso, mostrandomi un bel sorriso
-No. Io massimo potrei andare in Francia non più lontano- risposi sarcastica
-in Francia eh? E cosa cè di interessante in Francia?- mi chiese ancora

Io mi alzai dal suo corpo e lo guardai

-ma che domande! Il mio amante no- risposi cercando di non ridere di quella mia risposta
-oh be se è così ti incatenerò a me e non ti farò andare- ribatté con quella sua aria da sono il più forte.

Cominciammo a scherzare e per mostrarmi la sua forza mi fece il solletico, cosa che mi fece ridere a crepapelle.
Non potevo immaginare cosa avesse passato, una parte di me era felice di saperlo, ma un’altra era triste. Non che questo cambiasse il nostro rapporto, ma il fatto di sapere di averlo intristito mi faceva più male di un pugno allo stomaco.
Finalmente si era confidato e io riuscivo a capirlo meglio, ma a quale prezzo.

questo capitolo è dedicato a tutto lekip medico e paramedico del reparto di oncoematologia del policlinico di catania, che mi ha curato e a avuto tanta pazienza con i miei troppi sbalzi d'umore. lo dedicato anche a tt quei bambini e ragazzi della mia stessa età, a cui mi sn affezionata e che pultroppo nn ci sn più.

spazio all'autrice:
grazie a tt quelli che mi seguono e mi commentano, spero che quessto cap vi sia piaciuto ^^
x free09: grazie de tuo commento sn felice che il cap precedente ti sia piaciuto e spero che anche questo sia stato gradito. be che dire, hai ragione a un pò bruciato le tappe, ma si sa gli errori a volte si pagano ^^ meglio nn dirti niente ancora un bacio
x _yuki_: grazie anche a te per avermi recensita e ripresa in quei miei errori, ad esempio il fatto di Linda, devi proprio scusarmi ma è stata solo distrazione, ho scritto quel pezzo di sera ed ero così stanca che nn lo notato, cmq lo subito corretto appena me lo hai fatto presente. per gli altri errori grammaticali si intende devo pultroppo darti la stessa spiegazione, sn molto distratta e a volte nn mi accorgo, ma cerco sempre di essere più attenta lo prometto ^^ spero mi farai sapere cs ti è parso di questo chappy, cm hai detto tu ho cercato di rendere il testo più impegnativo ma nn so se ci sn riuscita, spero mi farai sapere. un bacio e grazie per le dritte ^^
x giulia87: grazie anche a te per aver recensito, spero che qualche dubbio su Andrea te lo sia tolto, fammi sapere cosa ne pensi di questo cap. e se ce qualcosa che nn va dimmelo pure ^^ un grande bacione a presto
x MissPinckAle: be sn felice che continui a seguirmi e che i miei chappy ti piacciano ^^ un gran bacio anche a te e fammi sapere ^^

ringrazio anche chi mi segue senza recensire e chi ha messo questa ficcy tra le preferite o le seguite. un bacio a tt ^^
  
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