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Autore: ClostridiumDiff2020    29/04/2023    0 recensioni
E Se... E se il Dottore non precipitasse nel giardino di Amelia Pond ma arrivasse a un passo dalla casa di Billy?
E se il Dottore irrompesse nella vita di Billy proponendogli di viaggiare per lo spazio e il tempo ma...
con 5 minuti di ritardo? O meglio parecchi anni di ritardo perché il TARDIS si stava rifasando... E se?
Crossover folle tra Doctor Who e the Punisher...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 01 - The Lost Boy


 
 
 
Era seduto accanto al letto ignorando il freddo che gli risaliva fin nelle ossa.
Tutte le sue cose racchiuse in quel sacco nero dell’immondizia.
Sarebbero venuti a prenderlo la mattina dopo e lui osservava quel sacco a terra, abbandonato proprio come lui era da che aveva memoria.
 
Si abbracciò le sue gambe troppo lunghe per quei pantaloni che lasciavano fuoriuscire quelle caviglie pallide e magre.
 
Aveva pensato di scappare, prendere quel poco che aveva e fuggire, ma per andare dove?
 
Un ragazzino di dodici anni non avrebbe fatto molta strada con una manciata di dollari, degli stropicciati abiti di seconda mano e una mazza da baseball scheggiata. Si massaggiò la spalla destra trattenendo le lacrime.
 
Sollevò lo sguardo sulla parete, la crepa era sempre là e lo osservava come un inquietante sorriso spezzato.
 
«Se solo arrivasse qualcuno…» borbottò stringendosi con forza tra le braccia.
«Anche un poliziotto…»
 
Uno strano rumore attirò la sua attenzione, riecheggiando da fuori della sua finestra.
 
Si affacciò e la vide, una cabina blu con una lanterna lampeggiante.
Non l’aveva mai vista prima, ma riconobbe bene la scritta POLICE BOX sulla parte superiore di quella strana cabina storta e fumante.
 
Si mise a cavalcioni sulla finestra e ignorando il fastidio alla spalla si calò giù.
 
Inciampò e rotolò a terra, ritrovandosi a fissare lo strano oggetto ribaltato.
Un arpione cadde ai suoi piedi e poi la strana cabina si aprì e ne fuoriuscì un uomo dagli arruffati capelli castani.
 
«Ehi… Posso avere una mela? Credo proprio di avere le voglie… Non ho mai avuto le voglie…»
 
Il ragazzo rimase a terra osservando l’estraneo con grandi e increduli occhi scuri.
«La tua faccia è sempre così? Sembra di solo occhi? Sono sempre sulla Terra? Non è che sono finito sul pianeta degli occhioni?»
 
Il ragazzo scosse la testa.
L’estraneo sorrise ma poi scivolò giù dalla cabina come scosso da una scarica, doveva essere dolorosa, a Billy scattò la spalla in alto. Forse era doloroso allo stesso modo…
 
«Tutto ok?»
«Sì mi sto solo rigenerando! È tutto a posto! Sono solo caduto, ero in biblioteca…»
«Sei bagnato…»
«Già sono caduto dentro la piscina…»
Il ragazzo incrociò le braccia contrariato «Ma non eri in una biblioteca?»
Il suo tono era tanto scettico quanto incuriosito.
Come potevano entrare tutte quelle cose in una piccola cabina blu?
 
«Sì ero in biblioteca e c’era anche la piscina»
Ammiccò lo straniero dall’accento inglese guardando dentro la cabina con aria preoccupata.
«Adesso è tutto parecchio caotico là dentro, forse è meglio andare dentro casa tua, credo sia più sicuro…»
 
«Questa non è casa mia!»
Esclamò afferrando la mano che l’estraneo gli porgeva.
«È soltanto la casa-famiglia dove mi hanno scaricato… Ma ancora per poco. Domani mi manderanno via perché Arthur è arrabbiato con me dopo che io… Lui…» le parole gli si incrinarono e si strinse con forza tra le braccia come a proteggersi dai suoi stessi pensieri.
 
L’uomo stropicciato gli strinse la mano con energia.
«Piacere io sono il Dottore e tu?»
«William… William Russo!»
Con la testa fece cenno alla porta.
«Se hai fame in cucina tengono sempre qualcosa» borbottò Billy lasciando rapidamente la presa dell’altro.
«Anche delle mele se vuoi!»
 

 
Il Dottore posò sul tavolo la tazza di crema e ingoiò l’ultimo boccone di bastoncino di pesce.
William lo osservava a metà tra il divertito e l’incredulo. L’ombra di dolore che era apparso davanti casa pareva scomparso dal suo volto.
 
Osservava lo straniero divorare lo strano pasto che si era preparato ed era quasi certo di star sognando, appariva tutto troppo assurdo per esser vero.
Quando il ragazzo si massaggiò la spalla destra, il Dottore lo osservò incuriosito.
«Ti da fastidio?»
Il ragazzo annuì «Sono caduto…»
 
«Intendevo la crepa, quella sul muro della tua camera, ti infastidisce? Ti… Fa paura?»
 
«No!» sclamò William con ritrovato coraggio.
Il Dottore annuì e poggiò la ciotola ormai vuota, si ripulì i baffi di crema pasticcera e tornò a osservare la spalla del ragazzo che gli sedeva davanti.
 
«Abbiamo tutti problemi di equilibrio ultimamente… E anche i coraggiosi alle volte incontrano mostri troppo spaventosi da poter affrontare…»
 
William deglutì, il suo mostro non era certo emerso da quella bizzarra crepa, ma dormirci accanto gli dava una strana sensazione.
 
«Ti rende molto nervoso?»
William si sfiorò la spalla destra «No… Sembri solo un po’ bizzarro…»
 
Il Dottore Rise «Conoscevo una bambina speciale, Mi ha atteso per tanti anni… Una ragazzina scozzese perspicace quanto te! Anche lei aveva una crepa simile alla tua in camera… Credevo si fossero chiuse tutte ma forse mi sbagliavo…»
 
Quei grandi occhi scuri però gli ricordavano un’altra persona, la sua ragazza impossibile, anche lei persa per sempre… Tante linee intrecciate, disperse nel tempo e nello spazio. Esistevano e al tempo stesso si annullavano.
Ma William in quel momento, era lui che aveva bisogno di aiuto.
 
«Qualunque cosa ti abbia spinto a correre verso un pazzo in una buffa cabina blu deve essere terribile…»
 
Il ragazzino annuì e gli indicò le scale.
«Sì, c’è una crepa nella mia stanza…»
Ammise infine con aria mesta.
E non era la sola…
C’erano crepe ovunque nella sua vita come nella sua anima.
Tutto si reggeva a malapena assieme, era come se quel macabro sorriso di calcestruzzo esternasse solo qualcosa di molto più profondo.
 
La spalla era nuovamente indolenzita e lo obbligò a massaggiarsela.
Non importava che i dottori gli avessero detto che fosse tornata perfettamente a posto, lui continuava a percepire quello strappo, quel dolore.
Niente sarebbe più tornato a posto…
 
«Vuoi mostrarmela?»
 

 
William si sedette a terra mentre quello straniero che si era fatto chiamare Dottore se ne stava con la testa poggiata sul muro sfiorando la gigantesca crepa sulla parte vicino al suo letto.
 
«Due parti dello spazio che non dovrebbero mai toccarsi, eccole scivolare le une sulle altre… Proprio come ricordavo… Un’altra crepa… Forse l’ultima breccia nella trama della realtà che mi è sfuggita…»
 
Il Dottore puntò una strana penna dalla punta azzurra e luminosa e la crepa lentamente si chiuse.
 
«L’ultima volta Hanno quasi incenerito la terra perché era sfuggito un prigioniero… Ancora non avevo compreso quale fossa la causa di tutto… Ed ero io ovviamente… Poi il mondo è finito e Amy lo ha riavviato… Pond…»
 
Sorrise, Amy e Rory… In un'altra linea temporale erano là vicino a lui, in quella stessa città. Irraggiungibili…
Forse per questo era precipitato là, attratto dallo sguardo di quel ragazzo triste come Clara, smarrito come Amy… Per questo il TARDIS era caduto ancora una volta? Come quella notte della sua prima undicesima ora?
 
Il ragazzo osservò rabbuiato la parete ormai liscia, anche se usurata.
«Quindi è finita?»
Desiderava che quella bizzarra bacchetta scintillante riparasse anche lui con la stessa facilità con cui aveva richiuso la breccia nella parete.
 
Un cupo rintocco li fece sobbalzare.
 
Il Dottore scattò e corse giù per le scale uscendo di corsa all’esterno, verso la cabina che emetteva uno stranissimo fumo.
 
«È il motore! Non avrei mai più dovuto avvicinarmi a New York da quando i Pond… Il paradosso… Devo farlo ripartire o esploderà!»
 
«Ma è solo una cabina…» farfugliò William correndogli dietro.
 
Il Dottore rapido si era arrampicato e ne aveva aperto le porte.
«No, è qualcosa di unico, una macchina capace di viaggiare nel tempo e nello spazio! Si chiama TARDIS! Almeno, lo sarà ancora per poco se non lo sistemo!»
 
«Posso venire con te?»
 
Il Dottore lo fissò, lo stesso sguardo, era Lui e tutti loro allo stesso tempo.
Non sapeva mai perché, sapeva solo CHI…
Ed Era Lui quello giusto… Ma al momento sbagliato.
Per cui, per quanto gli facesse male vedere la delusione in quei grandi occhi scuri dovette scuotere la testa.
 
«Non adesso è troppo pericoloso!»
 
Ma William non si arrese.
«Restare qua con Arthur è pericoloso! Qualsiasi altro luogo nello spazio…»
«Dammi cinque minuti e tornerò da te! E potremo andare ovunque!»
 
William si torse le dita, i suoi occhi parevano assorbire ogni luce, due enormi pozze oscure.
«Ovunque, me lo prometti?»
 
Il Dottore rise divertito. «Quando torno dovrai spiegarmi come fai a fare quella cosa con gli occhi, stanno diventando immensi… Ci sono solo occhi sul tuo viso…»
Gli ricordavano così tanto Clara.
Non era stato con lui che lei aveva terminato il suo viaggio, eppure in qualche assurdo modo sapeva già la fine nel suo percorso e cosa si era arrischiato a fare pur di riaverla…
 
William si passò una mano sugli occhi.
«Ti aspetto qua seduto va bene? Ma promettimi di non dimenticarti di me!»
«Cinque minuti!»
Gli confermò il Dottore e urlando Geronimo si lanciò dentro la cabina blu che poco dopo, emettendo di nuovo quello strano suono, sparì.
 
 
 

 
 
 
La cabina si materializzò e il Dottore uscì con un sorriso esaltato.
«Meraviglioso! Un giro veloce ed eccolo di nuovo funzionante… Ogni volta la stess astoria!»
 
Guardandosi attorno imprecò tra i denti, quando aveva incontrato il piccolo William la luna spendeva alta in una notte limpida piena di stelle, mentre in quel momento doveva essere almeno mezzogiorno.
Sì maledì, proprio come con Pond.
Gli aveva detto cinque minuti e invece era sparito per ore.
 
E non solo, aveva capito cosa non andasse in quella casa.
Proprio come con Amelia, adesso la sua millenaria mente confusa aveva rammentato.
L’aveva appena intravisto con la coda dell’occhio ma non aveva avuto modo di pensarci più di tanto perché il TARDIS lo aveva richiamato a sé.
 
Entrò senza degnare di uno sguardo il portone ma si bloccò subito.
Sfiorò la porta d’ingresso, in effetti non era così nuova. Non era la stessa che aveva visto alla sua prima visita ma era come invecchiata di moltissimi anni. Era nuova eppure, era anche vecchia. Era come se fosse passato non solo un giorno dalla sua ultima visita ma almeno quindici… Vent’anni…
 
«Ma no non è possibile, non di nuovo! Deve essere passato al massimo una settimana…» borbottò il Dottore tra sé e sé. 
Chiuse la porta alle spalle, si voltò verso il TARDIS e si bloccò, un uomo alto, dai cortissimi capelli scuri e una giacca di pelle nera lo osservava.
 
Il suo volto era segnato da profonde cicatrici ma quegli occhi sgranati, due pozze oscure in cui era facile perdersi erano indimenticabili.
 
«Billy Russo, ti ricordi di me?»
 
«Billy?» farfugliò il Dottore «William, eri un ragazzino cosa…»
 
L’uomo lo fissava impettito, quella postura impettita, quella nuova durezza in occhi un tempo tanto caldi.
«Sei un soldato?»
 
L’uomo annuì appoggiandosi al TARDIS come se stesse per sentirsi male.
«Ero quasi certo di essermela inventata questa parte. Una cabina blu che viaggia nel tempo e nello spazio guidata da un pazzo che mangia pesce fritto e crema pasticcera! Un alieno che possiede una piscina dentro una biblioteca. Dovevano essere i farmaci e di certo non poteva che essere un delirio. Credevo che venendo qua avrei trovato finalmente delle risposte, non altre domande, e ivece…»
 
Il Dottore era incerto su cosa dire, fino a cinque, dieci minuti prima al suo posto c’era un ragazzino dinoccolato che lo osservava fiducioso pieno di curiosità e al suo posto adesso aveva trovato UN SOLDATO, armato e ostile… Come poteva essere davvero LUI! Eppure lo sentiva ancora… E continuava a non capire perché!
 
Billy rise
«Te lo avevo chiesto io la prima volta ricordi? Hai detto… Che ti stavi quasi… Rigenerando…»
 
«Sei amcora turbato ma… Non credo che sia per la crepa nella tua camera non è vero?»
La maschera sorridente per un momento lasciò il posto al vero volto di Billy.
Confusione e paura… Disorientamento e dolore…
Billy si prese la testa tra le mani «Non lo sò… La mia faccia… Non ricordo molte cose ma tu… Questa… Non so perché sono venuto qua… Mi è rimasto solo il vuoto. Quello che Arthur si è preso, quella notte passata al gelo ad attendere, non so perché sono qua…»
 
«Perché stai ancora cercando di scappare…»
 
Concluse il dottore indicandogli la porta aperta del TARDIS.
 
Billy si tirò su il cappuccio della felpa nascondendosi alla vista dell’altro.
«Avevi detto cinque minuti! Sono passati anni… Mi sono arruolato, ho trovato una nuova famiglia, i miei compagni, persino un amico, lui era come un fratello ma poi tutto è andato in mille pezzi! Mi sono risvegliato in un ospedale, una donna mi osservava tutti i maledetti giorni, non so cosa volesse! Alla fine mi sono ritrovato qua, come quella notte… Ti ho aspettato come uno scemo seduto a terra sperando di poter fuggire tra le stelle… Ventidue anni…»
 
«Ma adesso sono qua…»
 
Billy osservò la porta che il Dottore gli indicava, era reale, stavolta avrebbe varcato la soglia, così si mosse verso l’ignoto.
 
Una volta dentro ogni pensiero svanì assieme al dolore e alle parole.
 
«Questa è una cabina ma… è…»
 
Il Dottore attese la fatidica frase ma poi Billy sorrise.
«Più piccola all’esterno!»
 
Quei grandi occhi scuri scintillavano curiosi, proprio come quelli di Clara.
E Billy era impossibile, esattamente come lei…
In qualche modo era proprio LUI quello giusto, e anche stavolta non sapeva perché.
Perché lui?
 
«Sei un soldato!»
Esclamò incredulo il Dottore.
«Ero un Marine…»
 
«Perché? Eri un ragazzino curioso, intelligente! Cosa?»
«La vita Dottore… La realtà chiede sempre qualcosa in pegno a chi non ha niente da dare se non se stessi…»
 
Il Dottore scrutò quell’uomo, un groviglio di cicatrici, un mosaico di dolore… subito, inflitto… cosa restava ormai di quel ragazzino?
 
Billy sfiorò la console e il TARDIS gemette, eppure al suo tocco si era aperto, che vedesse ancora il bambino dai grandi occhi scuri che aveva ricercato nello spazio e nel tempo?
 
«Questa è veramente un’astronave? Come può muoversi è solo una cabina della polizia… Una cabina di legno…»
 
«Mi credevi quando eri piccolo, cos’è cambiato?»
«Sono… sono cresciuto!»
 
Lo scrutava con aria di sfida, era davvero LUI, anche se rinchiuso nel corpo di un grosso e complicato marine… Il bambino dai grandi occhi scuri bramosi di sfiorare le stelle era sempre là.
 
«Tranquillo… posso porre rimedio anche a questo!»
 
Il Dottore lo squadrò «Devi ancora spiegarmi come fai sai? Quella cosa con gli occhi! Sei ancora tutto occhi, proprio come quella notte!»
 
A Billy scappò un mezzo sorriso e si voltò incapace di dar voce ai propri pensieri.
 
«Quindi verrai?»
«Dove?»
 
«Con me! Oltre le avversità, oltre le stelle!»
 
«Perché?»
 
Il Dottore allungò la mano verso Billy, gli prese il polso e gli pose una scintillante chiave d’acciaio nel centro del palmo della mano.
 
«Io non so mai perché? So soltanto CHI, il TARDIS mi ha portato da te per un motivo, ha rischiato di andare in pezzi e di distruggere tutte le realtà per arrivare da te due volte! Non so, un soldato… Eppure mi ha sempre portato dove dovevo essere, ogni volta! Perché sei ancora un ragazzino smarrito e desideroso di fuggire oltre le stelle! Sai che vuol dire TARDIS… Tempo e Relativa Dimensione nello Spazio… Tutto il tempo e lo spazio…»
 
Billy carezzò la chiave assaporando il momento.
«Sembravi contrariato al fatto che fossi un soldato…»
«Ma non sto parlando al Marine ma al bambino seduto sul marciapiede che sogna con lo sguardo volto perso oltre l’orizzonte!»
 
Billy strinse il pugno attorno alla chiave avvertendo un lieve pizzicore, una scintilla di speranza gli si accendeva nel petto, non c’era più niente in quella città…
«Ho temuto che fossi solo un pazzo in una cabina blu…»
 
Il dottore gli accompagnò la mano libera verso la console.
«C’è una cosa che devi sapere su di me, è importante perché un giorno la tua vita potrebbe dipendere da questo!»
 
Billy posò lo sguardo sull’altro e afferrò assieme al dottore una leva.
«Sono ASSOLUTAMENTE un pazzo in una cabina blu»
E assieme abbassarono la leva e tuonando come e vibrando la cabina blu scomparve lasciando cadere a terra un volantino stropicciato che un uomo in nero afferrò poco dopo.
Sul petto aveva dipinto un teschio scarlatto.
Sul manifesto in bianco e nero si poteva vedere un Billy perfetto, i capelli all’indietro e un volto immacolato.
 
RICERCATO PERDICOLO CRIMINALE
BILLY RUSSO!
 
L’uomo appallottolò il volantino, non importava dove fosse fuggito, lo avrebbe ritrovato e messo dove avrebbe dovuto già metterlo da tempo…
 
 
 
 
E Se... E se il Dottore non precipitasse nel giardino di Amelia Pond ma arrivasse a un passo dalla casa di Billy?
E se il Dottore irrompesse nella vita di Billy proponendogli di viaggiare per lo spazio e il tempo ma...
con 5 minuti di ritardo? O meglio parecchi anni di ritardo perché il TARDIS si stava rifasando... E se?
 
Crossover improbabile tra Doctor Who e the Punisher...
 
Billy Russo incontra il Dottore, un Signore del tempo proveniente da Gallifrey, assieme al suo TARDIS.

 




(revisionato 29.04.2023)

   
 
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