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Autore: mikyintheclouds    01/05/2023    2 recensioni
Lily, James e tutti i loro compagni stanno per iniziare il sesto anno ad Hogwarts, ma un evento improvviso, inaspettato e molto triste sconvolge l'estate di tutti, in particolare quella di James.
Questo, quindi, lo porta a maturare e Lily, che l'aveva sempre accusato di essere un bambino, inizia a vederlo con occhi diversi, inizia a considerarlo un uomo, forse il suo uomo.
Tra la guerra, la resistenza, i compiti e i piccoli grandi drammi di Hogwarts, vi propongo una storia James/Lily, in cui sono presenti ovviamente anche i Malandrini, le amiche di Lily e gli altri personaggi che tanto amiamo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“Lo ritiene saggio, Albus? Sono solo dei ragazzi.”
“Non sono solo dei ragazzi, mia cara Minerva. Sono dei maghi e delle streghe. Sono il nostro futuro, devono essere consapevoli di quello a cui stanno andando incontro e devono essere in grado di sapersi difendere.”
“Ma Potter non si è ancora ripreso! Lui e la Signorina Evans sarebbero potuti morire! Non credo sia saggio raccontare loro…” Riprese la Professoressa McGranitt, che venne prontamente interrotta da un calmo quanto fermo Silente.
“Se conosco bene James Potter, e in questi anni sia lei che io l’abbiamo conosciuto bene direi, penso proprio che non se ne starà con le mani in mano. Non tanto perché è quasi morto, ma perché non ha saputo proteggere la Signorina Evans. E suo padre è morto per mano di un Mangiamorte. Quel ragazzo non vede l’ora di potersi vendicare…”
“Ma qui non si tratta di vendetta!” Si intromise nuovamente la Professoressa McGranitt.
“Proprio così. È necessario che questi ragazzi capiscano che non è un gioco, non è una lezione. Là fuori sta succedendo qualcosa, Minerva. Ci dobbiamo preparare ad una guerra ed è essenziale avere dalla nostra il maggior numero di maghi e streghe che credono fermamente nel bene. È l’unico modo per sconfiggerlo.”
“Cosa intende fare, Albus?”
“Intendo costituire un’alleanza di maghi e streghe disposte a combattere contro Voldemort e i suoi Mangiamorte. Suvvia, Professoressa, non faccia quella faccia ogni volta che pronuncio il suo nome.” La rimproverò dolcemente Silente, osservando l’espressione che le si era dipinta in volto quando aveva pronunciato il nome dell’Oscuro Signore. “Tom Riddle.” Riprese poi Silente “Non è più quel ragazzo educato che abbiamo conosciuto qui ad Hogwarts, Minerva, o forse non lo è mai stato e ci ha ingannati tutti. Ora si fa chiamare Voldemort e non avrò paura a pronunciarlo. Ritornando al discorso di prima, credo che elementi come James, Sirius e Lily, leader nati, siano in grado capire quello che sta succedendo e potrebbero aiutarci, coinvolgendo anche i loro amici. Dobbiamo essere tutti pronti, Minerva, ci aspettano tempi bui.
“Bene.” Si arrese alla fine la Professoressa McGranitt, che se da un lato condivideva le paure di Silente nei confronti di Colui Che Non Deve Essere Nominato (proprio non ce la faceva ad usare quel nome), dall’altro non era completamente sicura di voler coinvolgere dei ragazzi minorenni in qualcosa molto più grande di loro. “Desidera parlare con Potter?” Chiese, poi.
“Si, per favore.”
“Bene, chiederò a Madama Chips di avvisarla quando si sarà svegliato.”
“Grazie, Professoressa.”
“Di nulla, Preside.”
 
James Potter aprì gli occhi a fatica, non sapendo dove si trovava, né come ci fosse arrivato. Sentiva odore di disinfettante ed era comodo e al caldo.
Caldo, che bella sensazione.
Ricordava di aver sentito freddo, molto freddo, mentre in quel posto, qualunque fosse, faceva caldo e doveva anche esserci molta luce, a giudicare dal bagliore che filtrava dalle sue ciglia mentre si sforzava di tenere gli occhi aperti.
“Hey, sei sveglio?” Sussurrò una voce a fianco a lui, una voce che ben conosceva, ma che non si sarebbe aspettato di sentire.
Aprì definitivamente gli occhi e mise a fuoco il luogo in cui si trovava. Era in infermeria, adagiato su uno dei comodi letti e sommerso da molte coperte. Girò il viso verso destra e incrociò lo sguardo con quello verde smeraldo di una Lily Evans che, si sarebbe azzardato a dire, sembrava preoccupata.
Ma cos’era successo? Faticava a ricordare le passate… ore? O forse meno? Giorni? Minuti? Aveva completamente perso la cognizione del tempo.
“Hey, come ti senti?” Sussurrò nuovamente la voce gentile di Lily Evans.
“Evans? Ma cosa è successo?” Chiese con voce impastata, che suonò strana alle sue stesse orecchie.
“Non ricordi nulla?”. James cercò faticosamente di fare mente locale.
La Evans, sì era con lei… ma aspetta, cosa stavano facendo? Ah già… Hogsmeade, la gita, dovevano parlare, il pub… e poi?
“Freddo!” Disse dopo qualche minuto. “Avevo molto freddo… ma certo!” ricordando improvvisamente. Erano stati attaccati dai Dissennatori, lui e Lily stavano bene, ma che ne era degli altri? Doveva sapere, controllare! Si sollevò di scatto e si mise a sedere, ma il suo corpo evidentemente non era ancora pronto.
“AH!” Urlò, infatti, attirando l’attenzione di Madama Chips, che accorse verso di lui e lo rimproverò gentilmente: “Calma, Potter, sei svenuto e ti sei preso una bella botta in testa, non fare movimenti troppo bruschi. Come ti senti?”.
“Meglio, Madama Chips, grazie.” Rispose James, rimettendosi sdraiato, aiutato anche da Lily che si era a sua volta alzata di scatto per cercare di bloccarlo quando aveva cercato di sedersi.
“Bene.” Rispose secca Madama Chips. Poi riprese: “Signorina Evans, controlla che Potter non si alzi, mentre vado a prendere del cioccolato. In questi casi aiuta. È più bianco di un lenzuolo.”
“Certo Madama Chips.” Rispose Lily, rimettendosi a sedere.
James lasciò andare via Madama Chips, poi si voltò verso Lily e la inondò di domande: “Evans, come stai? Gli altri? Sono feriti? Come ci sono finito qui? Cos…”.
“Calmati Potter, tranquillo, stiamo tutti bene e siamo al sicuro adesso, per fortuna. Ma hai sentito, Madama Chips, devi riposare.” Lo interruppe Lily, cercando di placare l’ansia di James.
“Calmarmi? Non ci penso neanche! Non ho bisogno di stare qui. Devo uscire, fare qualcosa!” Replicò James, cercando nuovamente di mettersi a sedere, ignorando il dolore che pulsava nella sua testa.
“Non devi fare niente, tu! I Professori hanno pensato a scacciare i Dissennatori e tutti gli studenti che erano ad Hogsmeade sono ora sani e salvi all’interno delle mura del castello. Tu…” Rincarò premendo saldamente con le mani sulle spalle di James per costringerlo a stare sdraiato “Devi restare qui a riposare!” Concluse perentoria, spingendo James contro i cuscini.
Durante quell’ultimo spintone, tuttavia, James cedette alle proteste della rossa e abbandonò il suo corpo contro il materasso, trascinandosi dietro Lily che, ancora ancorata alle spalle del ragazzo, si sentì trascinare verso il suo bel viso e quasi gli cadde addosso. Riuscì a reagire poco prima di crollare definitivamente sopra di lui, ma a quel punto i loro visi erano pericolosamente vicini, come mai prima d’ora erano stati. James riusciva a scorgere tutte le sfumature di verde di quegli occhi incantevoli e sentiva il fiato della ragazza sul suo viso, facendolo eccitare.
Era così dannatamente bella e profumata.
“Lily…” Sussurrò con voce roca, accarezzando con una mano i capelli della ragazza, prima di essere interrotto dal rumore delle tende del lettino che si aprivano e dalla comparsa di Madama Chips con il cioccolato.
Lily, sentendo anch’essa il rumore, ebbe giusto il tempo di staccarsi repentinamente da James e di girarsi verso il comodino, improvvisamente molto interessata agli occhiali del ragazzo. Aveva il volto in fiamme per la situazione creatasi poco prima e l’ultima cosa che voleva era farsi vedere in una situazione equivoca con Potter dall’Infermiera della scuola.
“Ecco il tuo cioccolato, Potter. Finiscilo tutto.” Impose l’Infermiera. “Quanto a te, Signorina Evans, non stare a cincischiare. Ora che Potter si è svegliato, puoi andare a chiamare il Preside. Desiderava parlarvi.” Continuò severa.
James fece per ribattere, ma l’Infermiera lo interruppe subito: “Niente ma, Potter, il Preside ha chiesto di essere avvisato una volta che ti fossi ripreso e la Signorina Evans ti avrà già sicuramente detto che stati tutti bene, quindi lasciala andare e tu mangia!” Concluse allontanandosi, decretando così la fine della conversazione.
James si girò a guardare Lily, ancora molto rossa in faccia, nello stesso istante in cui lei si girò verso di lui. Rimasero con lo sguardo fisso l’uno negli occhi degli altri per qualche secondo, quando Lily si riscosse e disse: “Beh, hai sentito Madama Chips, sarà meglio che vada a cercare Silente.”
“Aspetta.” Le chiese, prendendole una mano per trattenerla.
Aspettò che Lily si girasse nuovamente a guardarlo in faccia e poi riprese: “Sei sicura di stare bene? Scusami, io non sono riuscito a proteggerti.” Il tono colpevole di James fece mancare un battito a Lily.
“Tranquillo, sto bene. Davvero. Quei Dissennatori erano veramente troppi e non avrebbero dovuto essere lì. Non è colpa tua. Tutti gli insegnanti e Silente erano furiosi. Non era mai capitato prima che se ne andassero in giro in pieno giorno e che fossero così lontani da Azkaban. Nessuno di noi studenti avrebbe saputo come respingerli.” Gli strinse la mano per fargli capire che stava parlando seriamente, poi riprese: “Ora sarà proprio il caso che vada. Ci vediamo dopo.”
James le lasciò controvoglia la mano e la osservò mentre si allontanava, maledicendosi per il fatto di non essere stato in grado di intervenire contro quei Dissennatori.
Si sentiva debole, infatti, ma non a causa della botta in testa che aveva preso cadendo pesantemente a terra quando tutto quel buio e quel freddo l’avevano avvolto e sopraffatto, no, non era qualcosa di fisico. Era il suo morale ad essere sotto le scarpe, il suo orgoglio. Per la prima volta in vita sua si era sentito impotente, non aveva avuto la minima idea di cosa fare contro quei mostri e aveva rischiato che Lily rimanesse ferita, o peggio.
Una sensazione simile l’aveva provata quando era morto suo padre, ma allora era stato diverso. Non poteva, infatti, sapere dove si trovasse il padre o a cosa stesse andando incontro. Ad Hogsmeade, invece, era stato chiamato ad affrontare di persona il pericolo ed aveva fallito.
Si era sempre considerato uno studente fuori dal comune, un mago abile e secondo il giudizio di molti professori era così, allora perché non era riuscito a reagire contro quei mostri? Non gli era venuto in mente nemmeno un incantesimo per combatterli. Era davvero come aveva detto Lily? Nessuno dei ragazzi avrebbe potuto respingerli?
Era stato ingenuo in tutti quei mesi. Pensava che avrebbe potuto vendicare il padre una volta uscito da Hogwarts, che avrebbe imparato a sufficienza per sconfiggere tutti i galoppini di Voldemort, ma era stata mera illusione quella di sperare che, nel frattempo che lui fosse pronto alla battaglia, il Signore Oscuro e i suoi alleati se ne sarebbero stati quieti ad aspettarlo.
Là fuori la guerra imperversava e, sebbene ogni giorno leggesse sulla Gazzetta del Profeta di nuovi attacchi a babbani e non, fino a quel momento non si era reso effettivamente conto di quale fosse l’entità del problema.
Doveva trovare un modo per migliorare, imparare ed essere in grado di reagire al prossimo attacco, perché sapeva che ce ne sarebbero stati altri.
Immerso in quei pensieri, sbocconcellò il suo cioccolato, mentre la sua mente cercava di elaborare un piano.
 
“Ti trovo bene, James.” La voce calma di Silente riscosse il moro dai suoi pensieri.
“P-professore.” Balbettò James, colto alla sprovvista. Cercò di sedersi, ma il dolore alla testa era ancora forte e gli impediva di avere un ottimo senso dell’equilibrio.
“Resta comodo, mio caro ragazzo.” Riprese Silente, avvicinandosi a lui, poi si rivolse a Lily: “Per favore, Lily, resta anche tu. Ho bisogno di parlare con entrambi voi.”
Lily, imbarazzata, ma curiosa, si sedette sulla sedia accanto al letto di Potter e aspettò che il Preside parlasse.
“Mi devo scusare con voi, miei cari ragazzi.” E, in risposta alle loro facce sorprese, fece segno di non essere interrotto e continuò: “Quello che è successo non sarebbe mai dovuto succedere. Sapevo che prima o poi Voldemort avrebbe incantato con i suoi ideali le più perfide creature del nostro mondo, ma non mi aspettavo che la cosa sarebbe accaduta così presto e voi non eravate preparati.
Hogwarts è stata creata anche per questo. Le streghe e i maghi che escono da qua devono saper affrontare ogni genere di difficoltà e il fatto che in questi anni non ci sia stato bisogno di sapersi difendere, ci ha fatti ammorbidire tutti. È tempo che vi vengano insegnati incantesimi più complicati, ma anche più potenti. Dovrete essere in grado di difendervi e se avevo già questo pensiero dopo l’avvelenamento della Signorina Evans alla festa di Halloween, ora ne sono ancora più convinto.
Hogwarts non è più il posto sicuro che eravamo abituati a conoscere e dobbiamo prenderne atto. A tal proposito, sto pensando di istituire un’alleanza di maghi e streghe che vogliono combattere contro il Signore Oscuro e vorrei che, una volta diventati maggiorenni, ne facciate parte anche voi.
Siete due studenti eccezionali e due leader nati. Ho bisogno di figure come voi. Sono pronto ad insegnarvi quanto serve e, una volta terminati i vostri MAGO, sarei onorato se facciate parte della mia alleanza, se vi va.”
James rimase colpito dalle parole di Silente. Prima che lui e Lily arrivassero in Infermeria, stava giusto pensando che sarebbe stato opportuno imparare incantesimi di un livello superiore per potersi difendere la prossima volta che qualcosa o qualcuno li avesse attaccati e sapere che anche Silente, il più grande mago mai esistito, la pensava allo stesso modo era al contempo confortante e terrificante.
Sapeva che sarebbe stata dura, che avrebbe dovuto lavorare sodo e che tra quello e il Quidditch non avrebbe avuto più nemmeno il tempo per respirare, ma sapeva già cosa avrebbe risposto.
Guardò Lily per un’istante. Poteva leggere nei suoi occhi quello che lui stesso stava provando, orgoglio per essere stati scelti da Silente in persona, determinazione per voler far parte di qualcosa di così grande ed importante e paura di deludere e non essere all’altezza.
Lily, che dal canto suo aveva avuto una conversazione simile con Silente quando era stata avvelenata e da allora aveva avuto modo di pensare alle parole del Preside, non ebbe alcun dubbio quando rispose: “Io ci sto, Signore.”
James non aveva bisogno di pensarci ulteriormente e rispose: “Sarebbe un onore anche per me, Professore.”
Silente sorrise tranquillo ai due ragazzi, con la determinazione che bruciava negli occhi azzurro cielo, dietro ai suoi occhiali a mezza luna. Si alzò e si congedò dai ragazzi dicendo: “Bene. Avrete presto mie notizie. E vi prego di comunicarlo anche ai vostri amici. Avremo bisogno di molti alleati fedeli e capaci.”
Detto questo, si congedò dai due ragazzi e la sua mente brillante ritornò al pensiero costante di quell’ultimo periodo, ossia a quell’alleanza che tanto sperava si sarebbe creata e che stava diventando sempre più concreta. Serviva un nome, pensò. Entrò nel suo ufficio e fu accolto dal dolce verso della sua Fanny e in quel momento decise che l’alleanza si sarebbe chiamata l’Ordine della Fenice.
 
 

 
Ciao a tutti! Non so chi possa essere rimasto a voler leggere la mia fic, visto che non pubblico da tre anni, ma finalmente mi sentivo di nuovo ispirata, mentalmente serena (e non mi capitava da mooolto tempo) e ho deciso di riprendere a scrivere, visto che questa storia mi piaceva particolarmente. Di recente l’ho riletta e ho deciso che devo trovare tempo per portarla avanti. Spero di poter mantenere questa promessa che mi sono fatta!
  
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