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Autore: shirley jane    03/05/2023    2 recensioni
Ryo e Kaori sono partiti per un viaggio dopo il loro ultimo incarico. Desiderano passare qualche giorno insieme, lontani dal caos della loro quotidianità.
I guai, però, viaggiano spesso a braccetto con i due sweeper. Riusciranno, per una volta, a evitarli?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Eccoci al quinto capitolo!
Grazie a chi sta continuando a seguire questa storia, spero vi piaccia e che sia una buona lettura.
Alla prossima!
 
L’ufficio di Takeru Asano si trovava al secondo piano. Il pavimento di legno era nero e lucido, le pareti grigio chiaro. La grande scrivania era davanti la finestra, le poltrone erano anch’esse scure, come anche il divano. Era una stanza ampia e spaziosa, ma fredda e priva di vivacità, proprio come il suo proprietario. Ogni mobile e oggetto presente lì dentro era essenziale, ma sicuramente costoso.
“Il vostro progetto è molto interessante” disse Asano incrociando le gambe, dopo essersi seduto su una delle poltrone davanti il divano. “Quello che mi chiedo, tuttavia, è perché avete deciso di rivolgervi proprio a me. In quest’area sono diversi coloro che si occupano di ospitalità”.
Gli sweeper si aspettavano di ricevere una domanda del genere e non si fecero trovare impreparati.
“Non c’è bisogno che siamo noi a dirle che il suo albergo è uno dei migliori della zona, se non addirittura il migliore” rispose Ryo. “Per gestire una struttura di alto livello come la sua, ci vuole competenza ed esperienza. Siamo convinti che lei, signor Asano, disponga di entrambe le qualità”.
Ryo parlò lentamente e con voce melliflua, era certo che il suo interlocutore fosse il tipo di persona che apprezzava in modo particolare sentirsi elogiata per i propri successi e i propri pregi, o almeno, quelli che era convinto di possedere. L’espressione dell’uomo, infatti, manifestava una profonda soddisfazione.
“In effetti il mio hotel riscuote un grande successo, non posso lamentarmi” sorrise Asano. “E non ho alcuna esitazione ad ammettere che è il migliore che si possa trovare qui”.
“Non lo mettiamo in dubbio” disse Ryo, ma quello che avrebbe voluto dirgli in realtà era che lo trovava un borioso pieno di sé.
“Sapete, qualcuno potrebbe giudicarmi presuntuoso, ma sono convinto che i propri successi vadano applauditi e festeggiati”.
Ryo e Kaori si trattennero dal ridergli in faccia. Takeru Asano era un individuo a dir poco insopportabile.
“Siamo perfettamente d’accordo, per questo siamo venuti da lei. Speravamo che potesse indicarci qualche struttura da rilevare”.
Il sorriso di Asano si allargò, un ghigno sinistro e torvo. A Kaori ricordò lo stesso che avevano i due spiriti la prima volta che li aveva visti.
“Anche se non dovrei dirlo così apertamente, da un po’ di tempo sto tenendo d’occhio una pensione che si trova non distante da qui”.
La tensione aumentò, Ryo e Kaori capirono che stavano per scoprire qualcosa di fondamentale per la loro indagine.
“Non è molto grande, ma ha un ottimo potenziale, inoltre è una struttura storica. Con il mio aiuto potrebbe attirare molti più turisti di quanto non faccia attualmente e accrescere considerevolmente il suo valore”.
Sospirò rumorosamente e bevve un sorso del drink che si era preparato: “Per mia sfortuna, i proprietari non vogliono saperne di valutare la mia proposta” disse tra i denti. “Sono dei vecchi sentimentali e non vogliono cedere, nonostante la mia offerta sia più che vantaggiosa”.
Ryo e Kaori cercarono di mantenere un’espressione tranquilla e accondiscendente, nonostante trovassero quel tipo repellente. Stava dimostrando un’avarizia che non guardava in faccia a niente e nessuno.
“Probabilmente desiderano lasciare l’attività in mano ai figli” disse Ryo.
“Può essere, è un desiderio comprensibile. Infatti, non avrei nulla in contrario a stringere un accordo con i figli, assolutamente conveniente per entrambi le parti” Asano fece spallucce. “Non mi interessa di certo gestire in prima persona quella pensioncina, ho già il mio luminoso e confortevole ufficio nel mio albergo di lusso”.
“Per quale motivo è tanto determinato a diventarne il proprietario, allora?”
“Come dicevo prima, è una struttura storica molto caratteristica, riesce già ad attirare un buon numero di turisti. Inoltre, intorno a quel posto c’è una leggenda che, se ben sfruttata, permetterebbe di aumentare notevolmente la sua attrattiva”.
Asano sorrise e si protese in avanti. Ryo e Kaori, a quel gesto, ebbero l’impulso istintivo di allontanarsi, ma si trattennero.
“Voglio ampliare la mia impresa, quel posto tanto suggestivo e peculiare è l’ideale” ammise, prima di tirarsi di nuovo indietro e appoggiare la schiena alla poltrona, in una posizione rilassata. “Naturalmente, non ho intenzione di fermarmi a quella pensione. Ho grandi ambizioni, io”.
“Di quale pensione sta parlando?”
Evidentemente l’alcol aveva sciolto le remore di Asano, perché rispose subito e senza indugi alla domanda dello sweeper.
“Si trova in cima alla strada che passa davanti il mio albergo. Si chiama Ciliegio, un nome romantico, non è vero?” una risata sarcastica e stridula seguì le sue parole.
“I proprietari si chiamano Jin e Kyoko Nakama” continuò, sentendosi libero di ogni scrupolo nei confronti della coppia che aveva davanti. Forse il giorno successivo se ne sarebbe pentito, ma in quel momento non riusciva a essere completamente lucido. A quel drink ne erano preceduti altri, troppi, probabilmente.
“Quei vecchi testardi!” esclamò. “Come fanno a non capacitarsi dell’opportunità che gli sto offrendo? A chi, tranne che a degli sciocchi sentimentali come loro, non interesserebbe raddoppiare o addirittura triplicare i propri guadagni?”
Ryo e Kaori rimasero immobili, seduti su quel divano così comodo, ma avrebbero voluto gridare di gioia. Per essere precisi, quella non poteva essere considerata una confessione in piena regola, ma ci andava molto vicino. Aver ammesso di essere interessato alla pensione rappresentava una conferma dei loro sospetti, ora dovevano solo trovare le prove per incastrarlo. Finalmente erano sulla buona strada.
“Io, ho le capacità e le competenze per far diventare quella misera pensione un piccolo gioiello” riprese Asano, non ancora sazio di confidenze. “In ogni caso, sto lavorando affinché questo avvenga. Sono sicuro che capiranno a cosa stanno rinunciando e alla fine accetteranno la mia proposta” concluse, con quel suo ghigno sgradevole.
Ryo e Kaori si chiesero se non si stesse riferendo ai misteriosi fenomeni sovrannaturali, o a qualcosa di molto più pericoloso.
“Se ce lo permette, saremmo felici di aiutarla” disse Ryo. “Sarà certamente più semplice convincere questi simpatici e testardi vecchietti, non crede?”
L’espressione di Ryo era beffarda e decisa.
“Ovviamente, a patto di ottenere anche noi un cospicuo ricavo”.
Un lampo attraversò gli occhi di Asano e per quanto fulmineo, non sfuggì ai due sweeper.
“Apprezzo la sua offerta, signor Inoue, però chi mi garantisce che possa davvero fidarmi?”
Ryo sorrise, a quanto pareva Asano voleva giocare a carte scoperte. Bene, lo avrebbe accontentato più che volentieri.
“Non penserà sul serio che crediamo al fatto che non abbia cercato informazioni su di noi, prima di accoglierci in casa sua”.
Asano non si aspettava quella risposta, ma sembrò apprezzare la sua franchezza: “Ammetto di averlo fatto, ma non dovete prendervela, devo tutelare me stesso e i miei affari”.
“Se ci ha fatti venire qui, suppongo che abbia gradito quello che ha scoperto”.
“Devo darvi atto di presentarvi come degli eccellenti soci in affari”.
Oltre a fornire le identità fittizie, Saeko aveva fatto in modo che i due sweeper fossero associati a un giro di affari piuttosto proficuo. Ovviamente, era tutto falso, compresi i presunti investimenti, ma sembrava che Takeru Asano fosse cascato in pieno nella trappola.
Il suo sorriso si allargò, facendolo sembrare ancora più subdolo. Kaori trattenne un conato di vomito quando spostò la sua attenzione su di lei, quell’individuo la disgustava.
“E lei, signora Inoue, è d’accordo con suo marito?”
Evidentemente la sfacciataggine di Asano non aveva limiti.
“Sono in completo accordo con mio marito e non semplicemente perché sono sua moglie. Vede, forse le suonerà strano, ma nella nostra coppia siamo alla pari e abbiamo discusso insieme della questione, finché non abbiamo trovato una soluzione che soddisfacesse entrambi”.
Le spalle dritte, lo sguardo fiero e determinato, il tono di voce fermo e deciso. Kaori non aveva nessuna intenzione di mostrarsi intimidita di fronte alle provocazioni di quell’uomo odioso e insolente.
Prima di arrivare alla villa, quella sera, i due sweeper avevano stabilito che sarebbe stato Ryo a condurre le trattative con Asano. All’inizio Kaori aveva protestato, ma Ryo era stato irremovibile e non perché non si fidasse di lei, figurarsi, era del loro sospetto che non si fidava per niente. Era lampante che lei avesse un forte ascendente su Asano e in altre occasioni si sarebbe rivelato una carta a loro favore, ma non in quel caso. Ryo voleva fare in modo che ci fossero meno contatti possibili tra la sua socia e quell’uomo, che si era rivelato più ambiguo e infido di quello che aveva immaginato, in alcuni momenti il suo sguardo diventava persino inquietante. Se lo avesse incontrato prima, si sarebbe recato da solo a quell’incontro e a quello precedente in hotel, a costo di sorbirsi le proteste della sua compagna per giornate e nottate intere.
“Non sono il tipo di donna a cui piace stare dietro le quinte, se è questo che pensava di me” riprese Kaori, assestando il colpo finale.
Asano sollevò le sopracciglia in un’espressione sorpresa, non si aspettava affatto una reazione così intensa. Provava ammirazione per lei, oltre che attrazione, più la conosceva, più gli piaceva. Aveva avuto molte donne, tutte bellissime, ma prima o poi si stancava anche della più splendida, a lungo andare l’avvenenza non era sufficiente per convincerlo a tenere una donna al suo fianco, poteva trovarne un’altra altrettanto bella in un attimo. Colei che aveva davanti, nonostante indossasse un abito elegante e sicuramente costoso e dei bei gioielli, gli dava l’impressione di essere più interessata ai fatti, che alle apparenze. Era una donna decisamente interessante e gli sarebbe piaciuto parecchio approfondire la conoscenza. Lei e il marito sembravano una coppia unita, ma il loro presunto affiatamento poteva benissimo essere una recita per mantenere le apparenze o per convincerlo a entrare in affari con loro. Avrebbe dovuto trovare il modo di scoprirlo.
Ryo si trovò diviso dalla soddisfazione per la fierezza che aveva mostrato Kaori e l’irritazione urticante nei confronti di Asano, era palese che anche lui fosse rimasto colpito dalle parole e dall’atteggiamento di Kaori. Si era già dimostrato interessato a lei e adesso sembrava che quel sentimento si fosse accentuato.
“Se lo pensavo, ho cambiato idea” rispose Asano, mostrandosi appagato.
Tornò a rivolgersi a Ryo, non prima di aver lanciato un’altra occhiata significativa a Kaori. Ryo faticava a mantenere il suo ruolo di imprenditore interessato solo agli affari o forse, pensava Asano, troppo stupido per accorgersi del suo interesse per sua moglie, quel tipo lo stava deliberatamente provocando e si stava anche divertendo a farlo.
“Se non vi dispiace, vorrei pensarci qualche giorno” disse Asano, alzandosi in piedi. “Cercate di capire, non posso fare azzardi di alcun genere”.
Ryo annuì e sorrise in modo accondiscendente, sapeva sin dall’inizio che li avrebbe fatti stare sulle spine, sarebbe stato troppo facile altrimenti e probabilmente era una mossa che faceva parte della sua strategia.
“Non si preoccupi, comprendiamo benissimo le sue ragioni” disse Ryo stringendogli la mano, prima di congedarsi. “Si prenda tutto il tempo di cui ha bisogno”.
Ryo era sicuro che avrebbe accettato e lo avrebbe fatto molto prima di quanto voleva far credere loro. L’occasione che gli avevano fornito era troppo ghiotta e Asano era consapevole che non gliene sarebbe capitata un’altra simile, la sua avarizia avrebbe deciso per lui.


Quando, finalmente, furono di nuovo all’esterno di quella gabbia dorata e soffocante, vicino all’auto che avevano noleggiato, entrambi tirarono un sospiro di sollievo e rilassarono i muscoli e la mente, tentando di scaricare la tensione accumulata.
“Stai bene?” Ryo accarezzò le spalle di Kaori, preoccupato. Aveva percepito il disagio che aveva provato per tutto il tempo di fronte all’atteggiamento di quel viscido di Asano nei suoi confronti. Era rimasta apparentemente impassibile per non mandare all’aria la loro copertura, ma sapeva quanta fatica le era costata. Era stato lo stesso anche per lui, più volte aveva ringraziato il proprio autocontrollo.
Kaori accennò un sorriso e annuì, ma tremò leggermente. Anche se le scocciava ammetterlo, il turbamento che aveva provato non l’aveva ancora abbandonata del tutto. Non sapeva nemmeno lei come aveva fatto a rispondere in modo tanto risoluto a quel tizio ripugnante, dentro di sé aveva sentito accendersi un fuoco di orgoglio e indignazione. Con chi diamine pensava di parlare? Non era disposta a farsi mettere in soggezione da nessuno, tantomeno da un tipo così arrogante.
“Mi dispiace, se mi fossi informato prima su che tipo era Asano, non ti avrei messo in questa situazione”.
“Non devi scusarti” disse Kaori, accarezzandogli una guancia. “Siamo partner, non potevo abbandonarti”.
“Sì, ma quel tizio…”
“Ero al sicuro, c’eri tu al mio fianco” gli posò un bacio leggero sulle labbra. “E anche se non ci fossi stato tu, sai che so difendermi benissimo anche da sola!”
Ryo sorrise e si baciarono di nuovo. Un bacio breve, ma urgente, profondo e appassionato. Kaori gli accarezzò i capelli morbidi e Ryo la strinse a sé, come se avesse paura che potesse scomparire lì, all’improvviso, tra le sue stesse braccia.
“Kaori” mormorò Ryo, lo sguardo ancora grave. “È meglio se da ora in poi tratti solo io con quell’uomo”.
“Non se ne parla! Non ci pensare nemmeno!” esclamò lei, allontanandosi all’istante.
“Sono preoccupato per te” sospirò l’uomo, si aspettava quella reazione.
“Non devi, ci sei tu con me e io farò attenzione, ma non puoi escludermi. Non è giusto”.
Ryo sapeva che Kaori aveva ragione, ma pensarla in pericolo lo faceva impazzire. D’altra parte, era consapevole che fosse del tutto inutile cercare di convincerla a rinunciare alle indagini. Se mai l’avesse obbligata ad abbandonare il caso, Kaori avrebbe trovato il modo per esserne comunque partecipe e a quel punto le cose sarebbero potute anche peggiorare.
“Va bene” si arrese, anche se a malincuore. “Ma fai attenzione, Asano è pericoloso”.
Kaori annuì e lo abbracciò, poi chiese: “Dovremmo parlare di quello che abbiamo scoperto con i signori Nakama?”
“Non ancora, è troppo presto”.
“Da come ha parlato Asano, però, sembrano estranei a questa storia”.
“Sono d’accordo, ma non ne siamo ancora del tutto sicuri. Non possiamo rischiare di essere scoperti proprio adesso”.
Dopo essersi cambiati in auto e aver di nuovo acquistato il loro solito aspetto, parcheggiarono l’auto noleggiata nella radura, nascosta dalla vegetazione, ripresero la mini rossa e tornarono alla pensione. Erano stanchi e si addormentarono quasi subito senza preoccuparsi, per quella volta, se gli spiriti o presunti tali, si sarebbero di nuovo presentati.
Quella notte qualcuno si mosse tra gli alberi intorno alla pensione, ma nessuno se ne accorse.
   
 
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