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Autore: EleWar    05/05/2023    7 recensioni
“Non dovevi andare in quel club per imparare a sparare, non ti permetterò di uccidere nessuno!” sentenziò l’uomo, cercando di ergersi sull’esile figura della socia.
E' difficile non ricorrere alle pistole quando si è degli sweeper professionisti, ma Ryo non vuole che Kaori diventi un'assassina... eppure... sarà solo questo che metterà in subbuglio i nostri amati City Hunter?
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba, Saeko Nogami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Eccoci alla fine di questa storiella, che avete seguito con piacere, riempiendomi di gioia *_____*
Vorrei dire GRAZIE a chi ha letto la mia fic, e potrei fare l’elenco di tutte le lettrici che hanno via via recensito, ma ho troppa fretta di aggiornare e temo che me ne dimenticherei qualcuna, e invece VOGLIO RINGRAZIARE TUTTI, anche chi ha letto in silenzioso, o che ha preferito farmi sapere il suo parere in privato.
Vi ringrazio dal profondo del mio cuore, SEMPRE, per la stima e la simpatia che mettete nei vostri commenti.
Ma ora bando alla ciance e ‘godetevi’ il ‘gran finale’ :D
Alla prossima
Eleonora

 
 
 
Cap. 15 - Non sparare
 
Kaori era lì, con le cuffie in testa, gambe leggermente divaricate, concentratissima: stava sparando alle sagome in rapida successione.
Aveva percepito la presenza di Ryo, ma non si era fatta distrarre: anche in questo voleva dimostrargli di essere diventata brava, di essere riuscita ad escludere l’emotività durante un’attività intensa e pericolosa come sparare.
Sparare…
Anche lei non ignorava che, da lì a poco, avrebbero dovuto chiarire la questione.
Del resto, molto prima della brutta avventura che aveva vissuto, e nonostante il conseguente avvicinamento che li aveva fatti diventare amanti consapevoli e felici, avevano a lungo dibattuto e soprattutto litigato per quello.
Ma anche se Ryo aveva ceduto sul lato amoroso della loro relazione, facendola diventare di fatto la donna più felice dell’universo, non voleva rinunciare a questa sua ritrovata autonomia.
Non voleva mettere da parte le sue aspirazioni e sacrificare la sua bravura con le armi da fuoco, solo perché… solo perché ora Ryo le stava dimostrando di amarla.
Questa era tutta un’altra cosa.
E, in ogni caso, si disse, una non escludeva l’altra.
 
Finì il caricatore con tutta calma, mentre Ryo continuava ad osservarla, senza intervenire; la sua aura non emanava vibrazioni negative e, se anche fosse stato, Kaori era decisa ad ignorarle.
 
Lo sweeper si prese del tempo per valutarla.
A parte la postura naturalmente sexy, che gliela faceva apparire irresistibile, rischiando di fargli annebbiare il giudizio, ben presto dovette ammettere che alla solita grinta, che non le difettava di certo, ora aveva unito una correttezza ed una linearità nei movimenti tale, che le facevano onore.
Era indubbiamente migliorata tantissimo, riusciva ad incassare i rinculi degli spari senza perdere la mira per il colpo successivo; la sua concentrazione era alle stelle, ed era sicurissimo che anche la sua mira fosse ormai eccellente.
Non aveva bisogno di controllare i buchi nelle sagome per saperlo, lo immaginava; di più: lo sentiva!
E comunque non sarebbe stata certamente una schiappa, se un boss della mala s’era incapricciato di averla in scuderia, insieme a quell’ameba di uomo come Seitaro.
Non c’era che dire, Kaori era cresciuta, ora era davvero eccellente.
Avrebbe dovuto dirglielo?
 
Sparato l’ultimo colpo, la detonazione ancora a riecheggiare fra le pareti insonorizzate del sotterraneo, Kaori restò immobile, nell’atto di sparare.
Era più un prendere tempo, il suo, perché adesso si sarebbe dovuta voltare verso Ryo, avrebbe dovuto affrontare le sue recriminazioni, i suoi giudizi trancianti; magari si sarebbero trovati nuovamente in disaccordo e avrebbero vanificato tutta l’armonia e la felicità ritrovata dopo… dopo che lui aveva smosso mari e monti per salvarla.
Neanche per un attimo dimenticò che era perfino salito su di un aereo, e che si era gettato col paracadute, pur di venire da lei.
 
Se ci ripensava, inoltre, sentiva ancora il suo calore aleggiarle sul corpo, dopo la notte appena trascorsa, insieme nel suo letto; avevano dormito abbracciati quasi tutto il tempo, anzi, ad un certo punto Ryo si era raggomitolato contro il suo fianco, fino ad appoggiare la testa sul suo seno, e a lei era sembrato di toccare il cielo con un dito.
Lui sembrava così indifeso, così bisognoso di coccole che, ricordò Kaori, benché fossero entrambi preda del dormiveglia, lei aveva preso ad accarezzargli i capelli, e lo aveva sentito sospirare.
Era così preso da lei, che le si era donato totalmente, e questo glielo aveva detto anche la notte precedente, in quel riparo di fortuna; e cos’altro poteva desiderare lei, Kaori Makimura, da sempre innamorata di quell’imprendibile Ryo Saeba?
Nonostante il sonno profondo, si erano sentiti anche attraverso le cortine del sopore; impossibile non percepire il corpo dell’altro, il suo calore, le braccia e le gambe avvinte, le mani che stringevano o vagavano libere di posarsi dove più gli aggradava.
E Kaori sapeva che anche dormendo la stava desiderando, perché l’aveva visto, l’aveva avvertito molto chiaramente, e intimamente ne aveva gioito.
Anzi si era pure detta, divertita, che gli uomini sono strani, con quella parte del corpo che non riescono quasi mai a controllare, e che veramente vive di vita propria.
Le piaceva quella nuova, deliziosa, intimità che avevano scoperto, e non si era mai sentita così vicina a Ryo come in quel momento.
Non avevano, però, fatto l’amore come la notte prima, anche se avrebbero potuto ugualmente: il suo letto non era spazioso come quello di Ryo, ma di sicuro più comodo di un giaciglio fatto di foglie secche, sporcizia, e pochi vestiti buttati sul pavimento sudicio, come quello del rifugio.
Ma tacitamente avevano deciso così.
 
D'altronde Ryo era tornato sfinito, emotivamente e fisicamente stanco, e non chiedeva altro che di dormire, sì, ma con lei, fra le sue braccia, e questo valeva molto di più di mille altre acrobazie sotto le lenzuola.
Non era solo da quello che si misurava la portata del legame di due persone; in fondo, dopo la loro prima volta in quel senso, poi si erano irrimediabilmente allontanati e, anziché unirli, il sesso li aveva divisi.
 
Quando Kaori si era svegliata, ed era già giorno fatto, era rimasta lì ancora un po’, abbracciata a lui, a godersi la sua vicinanza, ma poi una strana inquietudine l’aveva spinta ad alzarsi.
Doveva fare… doveva fare qualcosa.
Ma non le solite cose.
Doveva sparare!
 
Ed ora Kaori era lì, al poligono, con la pistola ancora fumante stretta in pugno.
Non si era ancora voltata verso Ryo, quando lo sentì dire, chiaramente:
 
Non sparare
 
Quelle parole le trafissero le orecchie, e molto di più il cuore.
Ecco che erano arrivate, come pallottole infuocate.
Lei e Ryo avrebbero ripreso a litigare, era inevitabile.
Era già pronta a fronteggiarlo, quando Ryo le disse:
 
“Kaori…Non sparare mai… per uccidere. Ti prego”.
 
La ragazza si voltò di scatto, abbassando la guardia, in un unico fluido movimento, e lo fissò incredula.
Non era ciò che si aspettava di sentire da lui.
Istintivamente fece un passo avanti, verso Ryo, poi si fermò; non era nemmeno troppo sicura di ciò che l’altro le aveva appena detto.
Ma poi lo guardò bene negli occhi: aveva un’espressione che non gli aveva mai visto, nemmeno quando amoreggiava con le clienti o con qualche bella donna; sembrava dolce, supplichevole, ma anche bonaria.
Cosa voleva dire esattamente?
 
Di fronte allo smarrimento della partner, Ryo pensò bene di spiegarsi, cosa che non faceva mai, non era da lui; ma non avrebbe lasciato che altre frasi criptiche, o detti non detti, si sommassero alimentando l’incomprensione fra di loro.
In certi momenti della loro relazione lui era stato chiaro e deciso, e voleva esserlo anche ora; come, all’epoca, quei chiarimenti avevano rappresentato un punto fermo nella loro partnership, pure adesso avrebbero dovuto fare il distinguo.
 
“Kaori… Sei diventata veramente molto brava, i miei complimenti” le disse, per iniziare.
In fondo era anche giusto elogiarla, se lo meritava.
“Seguire quel corso ti ha fatto molto bene, ti ha fornito tutti gli insegnamenti che io non ho mai voluto darti…”
 
“Ryo!” l’interruppe lei “Aspetta… non dire così…” iniziò a farfugliare Kaori, con la paura che chissà cosa le avrebbe potuto dire, ma il socio le fece segno con la mano di aspettare e, sorridendole, le si avvicinò.
Era ormai ad un passo da lei: allungando la mano, le sfilò la pistola di Hideyuki e l’appoggiò nel ripiano lì accanto.
 
“Sugar, ti prego fammi finire…” le disse quindi.
 
La ragazza annuì senza aggiungere altro.
 
“Hai dimostrato di essere caparbia e ambiziosa; volevi migliorarti e ci sei riuscita, ora sei un’eccellente tiratrice, e questo è un fatto. Mi hai chiesto di insegnarti a sparare ed io mi sono sempre fermamente opposto e rifiutato… il motivo lo sai, ma devo ammettere che hai ragione”.
 
Kaori fece tanto di occhi; per la prima volta Ryo ammetteva che lei avesse ragione, soprattutto per una questione spinosa di quel genere!
Era anche vero che il socio era di fronte al fatto compiuto e non avrebbe potuto fare altrimenti che ammettere l’ovvio; in ogni caso lei non avrebbe di certo potuto disimparare per fargli piacere, non poteva dimenticare le lezioni apprese e tornare ad essere la schiappa innocua che era.
 
Ryo, dopo una breve pausa, riprese:
 
“Sì, saper sparare come si deve ci permette di mirare dove vogliamo, e quindi scegliere se fare del male oppure no, se uccidere o lasciar vivere…” tacque per un attimo, poi aggiunse: “Ecco perché prima ti ho chiesto di promettermi che non sparerai mai per uccidere”.
 
“Oh, Ryo!” e nel dirlo Kaori gli saltò al collo, affondando il viso nel suo petto.
 
Era così turbata, così emotivamente sconvolta che non era sicura nemmeno lei di cosa stesse succedendo.
L’unica cosa che la calmava era poter restare abbracciata a lui, in silenzio.
Quando sentì le braccia di Ryo cingerle la schiena si rilassò.
 
“Ryo…” mormorò infine “Sapessi che paura ho avuto quando Kama ci ha chiesto di sfidarci in duello! Sapevo di essere brava, ma non così tanto da poter evitare di colpire a morte Seitaro” poi si scostò da lui e lo guardò “Hai ragione… sparare è pericoloso, si rischia di uccidere qualcuno, ma io devo migliorare, devo diventare come te, devo acquisire la completa padronanza dell’arma per… fare la differenza fra la vita e la morte. Ma devi essere tu ad insegnarmi…” e guardandolo intensamente negli occhi aggiunse con un filo di voce potentissimo: “Ti prego.”
 
Ryo si sentì attraversato da un lungo brivido sconvolgente.
Non era erotismo, e meno che meno paura, era qualcosa di più forte e destabilizzante.
Era un sentimento che non aveva mai provato fino in fondo: era forse quello l’amore?
 
Come poteva dire di no a quella donna fantastica che aveva scelto di amarlo?
Come poteva dire di no a quella donna testarda e generosa che era votata al bene altrui e alla giustizia?
Come poteva dire di no… a Kaori?
 
Perso nei suoi occhi luminosi, annuì lentamente, ormai sicuro della decisone presa.
Per tutta risposta, Kaori tornò a stringerlo forte e a seppellire il viso nel collo del suo compagno.
 
Kaori finalmente aveva ottenuto ciò che più desiderava, e si lasciò andare alle lacrime.
Pianse commossa, fino a quando, dolcemente, Ryo la staccò da sé e le disse:
 
“E poi… sei così sexy, quando impugni la pistola!” sorridendole maliziosamente.
 
“I-idiota!” gli rispose, allontanandolo di scatto; ma lui, respingendo la sua spinta, l’imprigionò fra le sue braccia poderose e, falsamente accigliato, l’ammonì:
 
“Ehi, è così che tratti il tuo sensei? Porta maggior rispetto, cara la mia allieva!” e ridendo la baciò.
 
E Ryo la sentì ridere a sua volta sotto le sue labbra calde e, ben presto, non ci fu spazio per altre parole.
Si baciarono a lungo, con gioia e anche con un certo senso di leggerezza: avevano chiarito ogni questione rimasta in sospeso, si erano detti tutto ed ora non gli restava che voltare pagina, per sempre, e andare avanti.
Ci avevano messo anni per arrivare a quella sorta di accordo, sia per quanto riguardava la loro vita amorosa che professionale, e sembrava come se si fossero tolti un enorme peso dal cuore.
Quando si separarono, senza fiato, Ryo, guardandola maliziosamente le disse:
 
“Non vedo l’ora di toglierti questi jeans…” e lasciò la frase in sospeso, ammiccando.
 
“Ryo, ma pensi sempre a quello?” esclamò Kaori, fintamente scandalizzata.
 
“Ma certo che no! Cosa hai capito? Devo controllare la tua ferita sulla coscia, lo sai che va curata al meglio, no?” le rispose lui usando quel pretesto; in fondo non aveva tutti i torti.
 
“Sì, sì, immagino. Che stupida io, ad essere così maliziosa, vero?” gli rispose, reggendogli il gioco.
 
Ma non ebbe tempo di dire altro che lui, con un unico movimento, deciso e gentile insieme, la prese in braccio felice di poterla stringere nuovamente, stavolta senza la scusa di doverla trarre in salvo o preservarla dal pericolo.
Kaori, deliziata, si mise ad emettere gridolini divertiti ed eccitati, mentre il socio già correva al piano di sopra, facendo gli scalini a due a due.
 
“Uuuuuhhhh, i tuoi gridolini sono così eccitanti!” le ripeteva, come già faceva all’inizio, quando si erano conosciuti, molto prima che lui decidesse che, ai suoi occhi, non sarebbe più stata una donna, perché per combattere l’Union Teope e fare la sweeper non potevano esserci complicazioni sentimentali fra loro.
Ma ora era libero anche di provare tutte le sensazioni che si era proibito di esperire, con o senza lei presente.
 
“Sm-smettila, scemooooo!” gli urlava lei, fra una risata e l’altra, felice e piena della stessa aspettativa del compagno; sapeva molto bene come sarebbe andata a finire, infatti, non appena raggiunsero il loro appartamento, lui le chiese:
 
“Da te, da me, qui sul divano… dove, dove???” era talmente eccitato, e smanioso, che era anche buffo a vedersi, e Kaori era felice di vederlo in quello stato a causa sua.
 
A stento riuscì a dirgli:
 
“Basta che sia un posto comodo, che ne ho abbastanza di giacigli di fortuna… sono ancora tutta dolorante dopo l’altra volta” e scoppiò a ridere di cuore.
 
“Allora… allora da me, che ho il letto più grande!” rispose di getto Ryo già pronto ad imboccare le scale, ma lo squillo del telefono lo bloccò di colpo.
 
Si fermò all’istante, ai piedi della rampa, con ancora Kaori fra le braccia, entrambi voltati verso l’apparecchio che non smetteva di suonare, assordandoli; mai suoneria fu più odiosa e antipatica.
Si guardarono perplessi.
Cosa fare?
Rispondere o lasciare perdere?
Chi poteva scocciarli in quel modo?
Perché per loro quella era solo un’inutile scocciatura; si erano trovati, finalmente: Kaori era reduce da un salvataggio al limite, i loro amici sapevano, o avevano capito, che qualcosa era successo fra di loro, e che ora volevano restare da soli per un po’.
 
La curiosità, ma soprattutto quel senso di responsabilità che da sempre li contraddistingueva, gli fece decidere per il rispondere.
Ryo si avvicinò all’apparecchio, Kaori sempre abbracciata a lui.
 
“Pronto?” cercò di non far trasparire il suo fastidio, in fondo poteva essere chiunque o quasi.
 
Ryo? Sono io!” rispose invece Saeko Nogami, colei che più di tutti avrebbe dovuto lasciarli in pace; lo sweeper si lasciò sfuggire uno sbuffo, poi avvicinò la cornetta cosicché anche Kaori potesse sentire tutta la telefonata.
 
“Cara amica, quale valido motivo ti spinge a chiamarci?” le domandò ironicamente, cercando di farle capire fra le righe, ma manco tanto, che la sua telefonata era stata quantomeno inopportuna.
 
Shiro e Kurai sono scappati. Non si sono presentati al luogo scelto per la protezione dei testimoni: non sono stati ai patti. Non riusciamo a trovarli ed ora, rinunciando al nostro aiuto, volutamente si espongono al pericolo di essere uccisi dai propri nemici o all’interno della faida familiare che si è innescata con l’arresto di Kamakura senior. Volevo dirtelo, Ryo, anche perché così salta la storia della tua vendetta e della loro morte per mano tua…
 
“Maledizione! Quei due idioti patentati! Avrei dovuto ucciderli sul serio, per quanto sono scemi!” sbottò lo sweeper, facendo scivolare delicatamente Kaori dalle sue braccia.
 
Se il solo squillo del telefono aveva messo in pausa la voglia di fare l’amore con la sua ragazza, quelle rivelazioni l’annullavano peggio di una doccia gelata.
 
Anche Kaori si raffreddò all’istante e s’impensierì.
Ryo aveva fatto tanto per non spargere sangue, per non attuare la sua sanguinosa vendetta, e l’escamotage del cambio di identità e del loro allontanamento, era stata la soluzione perfetta.
Invece adesso tutto si sarebbe complicato, peggio di prima, e bastava che un criminale soltanto li avesse incontrati, che la credibilità del grande Ryo Saeba sarebbe stata spazzata via per sempre.
 
Kaori, ripresasi dallo shock, sfilò dalle mani di Ryo la cornetta e s’inserì nella telefonata:
 
“Saeko… non potevi darci notizia peggiore” disse con un filo di voce, ma con la serietà di chi ne ha affrontate di tutti i colori ed ora si prepara al peggio.
 
Kaori… ciao. Sì, mi dispiace tantissimo, ma dovevo dirvelo…” quasi si giustificò la Nogami.
 
Driiinnn!
Driiiiin!
Driinnnn!
 
Il campanello della porta richiamò l’attenzione dei tre, anche di Saeko dall’altra parte della cornetta.
 
“E adesso chi cazzo è che suona alla porta?!” esplose rabbioso Ryo, ancora sconvolto per quella terribile notizia che, davvero, rimetteva tutto in gioco.
 
Andò ad aprire senza nemmeno chiedere chi fosse, e spalancò la porta con così tanta foga che poco ci mancò gli restasse sulle mani.
 
Prima ancora che Ryo riuscisse a mettere a fuoco chi fosse il nuovo venuto, sentì Kaori esclamare alle sue spalle:
 
“Shiro? Kurai?”
 
Saeko, che sentiva tutto chiaramente, trasalì, da sola nel suo ufficio.
 
Anche se erano quasi irriconoscibili, poiché Shiro aveva smesso i panni eleganti del giovin signore e sembrava più un adolescente qualsiasi, con tanto di berretto da baseball e felpa, e Kurai non era più la dark lady di un tempo, ma una ragazza vestita da perfetta liceale con i capelli legati in una coda di cavallo, per Kaori, che li aveva in qualche modo frequentati entrambi, erano riconoscibilissimi.
 
Kaori raggiunse Ryo sulla soglia della porta, dove torreggiava su di loro terrorizzandoli a morte; sapevano già di averla fatta grossa e avevano avuto modo di sperimentare che tipo d’uomo fosse Ryo.
Stavano tremando di paura, ma non arretrarono di un passo.
Ryo, dominandosi appena, gli chiese freddamente:
 
“Cosa ci fate qui?”
 
Il suo tono di voce basso e minaccioso, unito allo sguardo d’acciaio, aggiunse paura alla paura; i due fratelli sembravano sul punto di liquefarsi o di scappare a gambe levate, nemmeno avessero visto il diavolo in persona.
Perché effettivamente Ryo, in quel momento, appariva come un antico demone, risvegliato dall’oltretomba, e profondamente adirato per essere stato disturbato; pareva non aspettasse altro che di punire quei due malcapitati, che avevano osato tanto.
La sua aura era nera e minacciosa e li sovrastava.
Malgrado ciò i due Minamoto-Kamakura restarono fermi, lì, sulla porta di casa, poiché erano troppo decisi per tornare indietro.
 
Un silenzio greve scese sui presenti, e Saeko, che poteva sentire tutto ciò che si diceva in casa Saeba-Makimura, trattenne il respiro.
Erano tutti in attesa di sentire la risposta di quei due sciagurati, e soprattutto le donne, erano preoccupate per come avrebbe reagito Ryo.
 
Shiro finalmente si decise a parlare, dopo aver scambiato un breve cenno d’assenso con la sorella; si schiarì la voce e, raddrizzando le spalle, orgogliosamente rispose:
 
“Vogliamo diventare degli sweeper! Ti prego prendici con te!”
 
   
 
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