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Autore: shirley jane    07/05/2023    2 recensioni
Ryo e Kaori sono partiti per un viaggio dopo il loro ultimo incarico. Desiderano passare qualche giorno insieme, lontani dal caos della loro quotidianità.
I guai, però, viaggiano spesso a braccetto con i due sweeper. Riusciranno, per una volta, a evitarli?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ed ecco anche il sesto capitolo!
Grazie a chi continua a leggere questa storia, spero che vi piaccia.
Al prossimo capitolo!

 
 

“Si dice che fosse destino…”
“Destino?” ripeté Kyoko. “Cosa vuoi dire?”
“La prima volta si incontrarono quando erano dei ragazzini. Haruka si era fatta male a una caviglia a causa di una caduta accidentale e Masaki, che conosceva la sua famiglia, l’aiutò a tornare a casa. Dopo quell’episodio, però, non si videro per molto tempo” raccontò Aya. “Si incontrarono di nuovo qualche anno dopo. Haruka era diventata una bellissima giovane donna, mentre Masaki, anche lui cresciuto, nel frattempo si era sposato”.
La donna sorrise, pensierosa: “Dovevano avere più o meno l’età in cui sono stati ritratti nei dipinti”.
“Ma se Masaki aveva già una moglie, Haruka non aveva speranze” disse Kyoko, con un po’ di delusione. “Era un sentimento a senso unico il suo? Oppure anche Masaki era innamorato di lei, ma era costretto a nascondere quello che provava?”
“Masaki rimase vedovo poco tempo dopo il matrimonio, senza eredi. Questo costituiva un dispiacere per lui, che sperava di avere un figlio che diventasse a sua volta samurai”.
“Anche Haruka si era sposata?”
“Non ancora, ma sapeva che presto avrebbe dovuto farlo”.
 
Come aveva previsto Ryo, due giorni dopo la festa in maschera, Asano chiamò personalmente Saeko, convinto di parlare con la segretaria di Noboru e Chieko Inoue, i falsi nomi che avevano adottato i due sweeper. La detective, una volta terminata la telefonata, aveva composto subito il numero della pensione, dicendo di essere un’amica della coppia con cui aveva urgente necessità di parlare.
“Domattina alle 11.00 avete un appuntamento con Asano” disse. “Sta iniziando a fidarsi di voi, se vi permette di nuovo di entrare in casa sua”.
“Già, o forse vuole tenderci una trappola” rispose Ryo, pensieroso.
“In questo caso sarete preparati, come sempre. Ricordatevi di posizionare i microfoni che vi ho fornito, sarà molto più semplice monitorare le sue mosse”.
Gli sweeper, e Saeko era d’accordo con loro, erano sempre più persuasi che gli eventi misteriosi di cui era teatro la pensione, fossero un insolito espediente di Asano per spingere Jin e Kyoko Nakama alla vendita, senza ricorrere a niente di troppo pericoloso o sospetto, che avrebbe potuto metterlo nei guai. Durante il loro precedente incontro, però, aveva ammesso di stare lavorando, come aveva detto lui, affinché gli anziani coniugi accettassero la sua offerta. Quell’affermazione li preoccupava, a cosa si riferiva, di preciso?
 
La mattina dopo, la coppia si trovò di nuovo nell’ufficio di Takeru Asano. Era più luminoso della volta precedente, grazie alla luce del sole che entrava dalla grande finestra, ma risultava comunque gelido.
“Signori Inoue, è un piacere potervi accogliere di nuovo qui”.
“Siamo lieti anche noi di rivederla”.
“Non perdiamoci in preamboli” disse Asano, sedendosi alla poltrona della sua scrivania. “Ho deciso di accettare la proposta che mi avete fatto”.
Se quell’uomo aveva una sola qualità, pensò Ryo, era di essere una persona diretta, che non si perdeva in giri di parole. Eppure, non riusciva ad apprezzare neanche quella caratteristica in lui.
“Speravamo che accettasse” disse Ryo, con un sorriso soddisfatto. “Ci ha sorpreso, lo sa? Non ci aspettavamo che lo avrebbe fatto così presto”.
“Uno dei miei difetti è la poca pazienza, lo ammetto. Quando desidero qualcosa, non posso aspettare a lungo”.
Asano fece spallucce e spostò lo sguardo su Kaori, che rabbrividì di disgusto. Ryo, ancora una volta, finse di non accorgersi del significato di quello sguardo, forse Asano pensava addirittura che non gli interessasse. Non sapeva per quanto sarebbe stato in grado di portare avanti quella recita, la sua sopportazione era al limite.
“Spero che comprendiate, in ogni modo, che per concludere definitivamente il nostro accordo di collaborazione, è necessario un vostro investimento economico sin da subito” riprese l’imprenditore. “Quando si parla di buoni affari, non bisogna perdere tempo”.
“Siamo completamente d’accordo con lei. Inoltre, siamo certi che il guadagno che avremo sarà alquanto maggiore dell’investimento che ci chiede, giusto?”
Asano annuì: “Su questo non ci sono dubbi”.
Ryo e Kaori erano sicuri che l’uomo stesse già pensando al metodo migliore per raggirarli, senza la possibilità di ottenere alcun vantaggio dall’accordo. Peccato che non avesse la minima idea della loro reale identità e del motivo per il quale erano lì.
“A questo punto resta soltanto da convincere i proprietari della pensione” Asano sembrava fin troppo sicuro di sé. “Sono sicuro che stavolta non potranno fare a meno di accettare”.
Gli sweeper si scambiarono un’occhiata fugace. Il tono che aveva usato non piaceva a nessuno dei due, sicuramente aveva in mente qualcosa e dovevano scoprire al più presto di cosa si trattava.
“Vi dispiace se mi allontano un momento?” esordì all’improvviso Kaori. “Devo chiamare la nostra segretaria per un impegno di lavoro, l’avevo completamente scordato”.
“Certamente, le faccio vedere dov’è il telefono”.
Asano si alzò per accompagnare Kaori e Ryo strinse le mani intorno ai braccioli della sedia, era lampante che quel tizio non aspettasse altro. Ryo guardò la socia, facendole intendere di fare attenzione e lei annuì impercettibilmente. Non le piaceva per niente la prospettiva di rimanere da sola con quell’uomo, sebbene per pochi istanti, ma quello era l’unico modo per riuscire a nascondere i microfoni senza farsi scoprire.
Non appena Ryo restò solo, prese in mano una penna e se la rigirò tra le dita, poi finse di farla cadere a terra per sbaglio. Si abbassò leggermente per raccoglierla e prima di rialzarsi attaccò un minuscolo microfono sotto la scrivania. Continuò a giocherellare con la penna per non destare sospetti e mostrarsi a suo agio, aveva notato le telecamere presenti nell’ufficio già dalla sera della festa ed era consapevole di essere osservato in ogni movimento. Quella penna, però, comunicava anche la tensione che avvertiva. Sapere Kaori da sola con Asano non lo faceva stare tranquillo, aveva dimostrato il suo interesse per la sua compagna anche in sua presenza, cosa avrebbe potuto fare una volta da solo con lei? Kaori avrebbe saputo rispondergli per le rime e tenerlo a bada, ne era sicuro, ma era in pensiero lo stesso.
“Faccia pure con calma” disse Asano, accompagnando la donna fino al tavolino dov’era posizionato l’apparecchio telefonico.
“Grazie, è molto gentile a concedermi di usare il suo telefono”.
“Non deve ringraziarmi, non potrei rifiutarle nessun favore, figuriamoci una sciocchezza del genere. Lei è una donna incantevole, è impossibile dirle di no” sorrise Asano. “Suo marito è un uomo davvero fortunato”.
Kaori mantenne un’espressione indifferente, ma avrebbe voluto dirgli che era solo uno sbruffone insopportabile. Da dove tirava fuori certe sdolcinatezze? Era ridicolo e neanche se ne accorgeva.
“Se non le dispiace, vorrei restare sola. Si tratta pur sempre di affari personali”.
“Siete sposati da molto?” insistette Asano, non aveva nessuna intenzione di mollare la presa.
“Solo da un paio di anni”.
“È comprensibile, chissà quanti pretendenti ha avuto in passato e quanti ne ha ancora oggi. Ci sarà voluto del tempo per decidere qual era l’uomo giusto”.
“Come si permette?” esclamò Kaori, sempre più irritata. “Non si azzardi mai più a fare delle simili insinuazioni!”
“Ha ragione, ma deve sapere che non ho mai incontrato una donna come lei. È molto attraente, Chieko”.
“Le ho detto di smetterla! Se mio marito…”
“Non si preoccupi, non voglio rovinare in alcun modo il suo matrimonio, non mi interessa farlo”.
Asano fece un passo avanti e Kaori si irrigidì. Tentò di allontanarsi, ma si trovò bloccata tra l’uomo e il tavolino di legno.
“Non c’è bisogno di far sapere agli altri quando due persone stanno bene insieme e sono sicuro che per noi sarebbe così. Lei è stupenda e io potrei renderla molto felice.”
Il suono di uno schiaffo risuonò nel silenzio della stanza. Asano si toccò la guancia e sorrise, conquistare quella donna si stava dimostrando più difficile del previsto, ma non gli dispiaceva del tutto, era intrigante e divertente. Kaori, rossa in volto, era furibonda. Ma cosa credeva di fare quel tizio? Era uno spocchioso pieno di sé.
“Non provi mai più a farmi una proposta del genere!” esclamò. La voce tremava leggermente, tanta era la rabbia che la dominava, ma cercò di mantenere un tono di voce basso, non voleva che Ryo sentisse. “E adesso mi lasci sola, per cortesia!”
Asano fece un leggero inchino,  sempre con quel suo sorrisetto arrogante, prima di tornare nel suo ufficio. Si fermò sulla porta, la mano sulla maniglia. Quella donna aveva dentro di sé una passione e una vivacità che non aveva mai incontrato, tenerla tra le braccia doveva essere un’esperienza meravigliosa. Considerato il suo temperamento, era normale che in un primo momento rifiutasse le sue avances, probabilmente in caso contrario non l’avrebbe trovata tanto attraente, nonostante la sua indiscutibile bellezza. Avrebbe trovato il modo di conquistarla, doveva solo scoprire qual era il suo prezzo.
Kaori fece un sospiro di sollievo appena rimase da sola. Takeru Asano era un individuo a dir poco viscido, subdolo e presuntuoso. Come gli era venuto in mente di proporle di diventare la sua amante? Per quel che ne sapeva, lei era una donna sposata, non significava niente questo per lui? Più ci pensava, più la collera cresceva, ma cercò di riprendere il controllo di sé stessa, era lì per lavorare e doveva ancora collocare il microfono. Finse di fare la telefonata che aveva usato come scusa per lasciare da solo Ryo, poi si passò una mano tra i lunghi capelli neri, sganciando un orecchino, che scivolò a terra. Si abbassò per raccoglierlo e a quel punto attaccò al muro il microfono, nascosto dietro il divano. Si rimise l’orecchino e si diresse di nuovo verso l’ufficio.
 
“Quel tizio è insopportabile” disse Ryo, una volta rimasti soli.
“Già” mormorò Kaori, distratta.
“Va tutto bene?”
Ryo le accarezzò un braccio e Kaori, a quel gesto, sembrò svegliarsi da un torpore.
“Sì, è solo un po’ di stanchezza, suppongo” rispose. “Sono stufa di Asano e dei suoi sotterfugi”.
“Ora che abbiamo piazzato i microfoni, sarà più semplice scoprire cosa sta tramando”.
Kaori annuì e sorrise, ma i suoi muscoli erano ancora in tensione e la sua inquietudine non sfuggì a Ryo.
“È successo qualcosa prima con Asano?”
“No, niente di particolare”.
Kaori sapeva che Ryo non era del tutto convinto dalle sue parole, la conosceva troppo bene e gli bastava guardarla negli occhi per capire che c’era qualcosa che la turbava. Nonostante questo, non aveva intenzione di raccontargli cos’era successo poco prima, non ce n’era bisogno, era stata in grado di rimettere Asano al suo posto e questo era sufficiente, almeno per il momento. Ryo già sopportava poco l’atteggiamento da strafottente del loro sospettato, se avesse scoperto la proposta spudorata che le aveva fatto, sarebbe andato su tutte le furie. Non solo l’avrebbe tenuta fuori dalle indagini, ma avrebbe anche rischiato di mandare all’aria tutti gli sforzi che avevano fatto fino ad allora.
Ryo l’attirò a sé, tenendola stretta nel suo abbraccio caldo e avvolgente. Kaori gliene fu grata, si sentì subito al sicuro e protetta, nel posto più bello che conosceva.
   
 
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