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Autore: Lamy_    14/05/2023    0 recensioni
Klaus Mikaelson ha un solo obiettivo: riaccendere l’umanità di Artemis.
Mentre gli Originali si mettono sulle tracce di Oscar, evaso dalla prigione creata dalle streghe, la città cade in preda alla magia nera.
Oscar è disposto a tutto pur di rubare i poteri di Artemis, è addirittura disposto a sterminare l’intera città.
Artemis, però, è determinata a porre fine a questa sanguinosa guerra e per farlo è pronta a sacrificare tutto ciò che ha. E’ pronta a rinunciare alla sua stessa vita pur di sconfiggere il padre.
Sullo sfondo di una città magica e oscura, circondati da pericoli terrificanti, Artemis e gli Originali dovranno lottare come mai prima d’ora.
Perché la magia e l’amore hanno sempre un prezzo.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EPILOGO
“E forse è questa la più potente magia della vita: c'è su di essa, intessuto d'oro, un velo di belle possibilità, colmo di promesse, di ritrosie, di pudori, d'irrisioni, di pietà, di seduzione. Sì, la vita è una donna!”
(Friedrich Nietzsche)

 
Una settimana dopo
Artemis fece attenzione a non fare rumore. Il cancello del palazzo era pesante ma per fortuna poteva aprirlo con la magia. 
Era tornata in vita da una settimana e, dopo essersi stabilizzata grazie a Keelin, aveva deciso che era tempo di raggiungere sua madre a Chicago.
"Vai da qualche parte?"
Elijah la osservava dalla balaustra del cortile; era mezzanotte, indossava solo pantaloni e camicia.
"Vado a prendere l'aereo per Chicago. Torno a casa."
"Chicago è ancora casa tua?"
Artemis strinse le spalline dello zaino e distolse lo sguardo.
"Devo andarmene, Elijah. Questa città non fa per me, sono successe troppe cose."
Il vampiro annuì, ma sentì che il cuore della ragazza stava saltando dei battiti e dunque mentiva.
"Non dirò a Niklaus che sei sparita nel cuore della notte."
"Grazie."
"Cerca di essere felice, Artemis."
 
Tre mesi dopo
"E questo era l'ultimo scatolone." disse Artemis.
Sua madre si sedette sulle scale della palazzina e bevve un sorso d'acqua.
"Entro due mesi giorni tutta la roba arriverà a Marrakech."
"Non puoi vivere senza i tuoi vinili."
Yvette inclinò la testa per guardala e i suoi boccoli dorati furono illuminati dal sole come una corona.
"Perché non vieni come?"
Sua madre aveva deciso di trasferirsi a Marrakech e vivere con Lena, insieme avrebbero gestito il Covo e Yvette avrebbe continuato ad essere una strega.
"Il Marocco non fa per me, è troppo caldo."
"Preferisci il freddo di New Orleans."
Artemis chiuse il portellone posteriore del camion un po' troppo forte.
"A New Orleans non c'è più niente che mi aspetta."
"Lui ti aspetterà sempre."
"Mamma..."
Yvette sollevò l'indice per metterla a tacere.
"Ascoltami, tesoro. Negli ultimi due anni hai solo sofferto, hai lottato per la tua vita e anche per quella di tutti gli altri. Sei morta sacrificandoti. È giunto il momento di prendersi qualche vittoria."
Artemis non sentiva Klaus da tre mesi, dalla notte in cui era scappata senza lasciare neanche un biglietto. Lui non l'aveva cercata e questo le faceva pensare che magari fosse andato avanti. Ma vedere sua madre scegliere Lena dopo anni, iniziare la loro storia, era un incoraggiamento.
E se ci fosse stata una possibilità?
"Dovrei rischiare?"
"Si rischia, è sempre questa la risposta."
 
Due settimane dopo
L'aria di maggio era dolce e avvolgente. I fiori erano come tanti puntini di colore e la luce della sera sfumava in un indaco meraviglioso.
Artemis stava attraversando Bourbon Street e sgomitava fra cittadini e turisti per camminare. Il Quartiere Francese era in fermento come sempre con cibo, musica e arte a rallegrare tutti. Era arrivata da Chicago il giorno prima ed era stata ospitata da Nate. I due fratelli avevano dovuto concludere alcuni affari di famiglia quali vendere le proprietà di Oscar e sigillare la sua cripta per sempre. Tutto il materiale che Oscar aveva raccolto negli anni - grimorio, incantesimi, oggetti magici - erano stati presi in custodia da Brenda e nascosti in un vecchio deposito.
"Ehi, Artemis! Ehi!" 
Nate la raggiunse reggendo in mano un bicchiere di plastica con del bourbon scadente all'interno.
"Vedo che i festeggiamenti sono già iniziati per te."
"Usciti a noi!"
Nate non si era accorto che la sorella era particolarmente elegante quella sera. Artemis gli diede una pacca sulla spalla e scosse la testa.
"Sarà per un'altra volta. Ho un impegno stasera."
"D'accordo. Ci vediamo a casa."
Nate le diede un bacio sulla guancia e si perse tra la folla. Era bello vederlo felice dopo quanto era successo, soprattutto dopo il tradimento di Bella. Era un ragazzo dal cuore tenero e meritava solo cose belle.
Artemis riprese a camminare verso palazzo Mikaelson. Quella sera si celebrava il matrimonio di Rebekah e Marcel. Lei era stata invitata e solo all'ultimo aveva accettato l'invito. Della famiglia soltanto Freya e Keelin sapevano del suo arrivo.
"Buonasera. Il suo invito?" Chiese un tizio all'ingresso.
Artemis gli mostrò il biglietto e la guardia aprì il cancello per farla entrare. Rimase senza parole: il cortile era decorato da rose bianche e luci, candele alla lavanda in ogni angolo, tavolini di champagne e ogni sorta di cibo. In un angolo un quartetto suonava musica moderna con nuovi arrangiamenti.
"Non ci credo!"
Hope riconobbe Artemis e le andò incontro per abbracciarla. Artemis quasi cadde per l'irruenza della ragazza.
"Sono contenta di rivederti anche io, Hope."
"Non sapevo saresti venuta. Anzi, credevo che non ti avrei più rivista."
Artemis afferrò al volo un drink dal vassoio di un cameriere e mandò giù due sorsi pieni.
"All'ultimo minuto ho pensato di fare visita."
Hope si rese conto che Artemis vagava con lo sguardo fra gli invitati. Ridacchiò e si voltò verso la sala.
"Mio padre è in terrazza, se ti interessa."
Artemis sgranò gli occhi, era stata beccata con le mani nel sacco.
"Dopo andrò a salutarlo."
"Certamente."
 
Klaus ammirava New Orleans dall'alto. Le luci, la musica soffusa, il chiacchiericcio della gente.
Aveva costruito il palazzo in quel punto proprio perché gli permetteva di guardare il Bayou, la periferia e il Quartiere Francese. 
Eppure si godeva tutta quella bellezza da solo. Avrebbe voluto chiamare Hope, ma non spettava alla figlia curare i suoi malanni d'amore. 
"È la stessa luna che guardavano i parigini durante la rivoluzione francese."
Klaus non si voltò, già sapeva chi era. Artemis lo affiancò si appoggiò al parapetto della terrazza. Si era tagliata i capelli fino alle spalle, indossava un tailleur giacca-pantalone color smeraldo e portava orecchini a forma di stelle.
"Almeno la rivoluzione è servita a qualcosa."
"Anche noi abbiamo fatto una piccola rivoluzione. Abbiamo estirpato l'Ancien Vudù dal mondo."
Klaus recuperò il bicchiere di champagne e, anziché berlo, fece roteare il liquido dorato.
Da quando aveva perso la sua natura da vampiro faceva più fatica a reggere l'alcol.
"Perché sei a New Orleans?"
Artemis si irrigidì, ma doveva aspettarsela quella freddezza.
"Io e Nate abbiamo venduto tutte le proprietà di Oscar, ci siamo divisi i soldi e io ho ripagato tutti i debiti con l'affitto e l'università."
"Tua madre è qui?" 
"No. Mia madre si è trasferita a Marrakech per stare con Lena."
Klaus inarcò il sopracciglio. Era tipico di Yvette seguire il proprio cuore.
"Marrakech non fa per te."
"Appunto." Ridacchiò Artemis.
Klaus ora si scolò l'ultimo goccio di champagne, gli serviva coraggio liquido.
"Dunque perché sei scappata di notte senza lasciarmi neanche un biglietto?"
Artemis si allontanò e si andò ad appoggiare con la schiena al muro. Incrociò le braccia al petto e incrociò le caviglie.
"Perché mi sentivo una ingrata. Klaus, tu per me hai sacrificato tutto...io...non sapevo come guardarti in faccia dopo questo..."
"Io ho sacrificato solo una parte di me."
"Solo?!? Hai ceduto la tua immortalità! Hai perso l'occasione di stare con Hope per sempre!"
Klaus sbuffò e chiuse gli occhi. Doveva restare calmo.
"È questo che ti fa paura? Che io lascerò mia figlia in futuro? È il ciclo della vita umana."
"Ma tu non eri umano. Eri il potente ibrido...e ora sei così fragile!"
"Sono ancora un licantropo. Ora posso vivere la mia vera natura, quella con cui sono nato. Ora sono finalmente me stesso!"
Artemis era disperata. Il pensiero che lui avesse dato la vita immortale per lei era atroce.
"Perché lo hai fatto? Perché mi ami? L'amore non richiede mai un sacrificio così grande."
Klaus sbarrò gli occhi, quelle parole erano una pugnalata.
"L'amore richiede sempre il sacrificio più grande. Sei una di famiglia e per la famiglia si fa anche l'impossibile."
Artemis si passò una mano fra i capelli, gli orecchini scintillarono sotto la luna.
"Me ne sono andata perché non posso sopportare di averti tolto l'immortalità per amore."
"È stata una mia scelta. Tu non mi hai tolto niente. Non hai nessuna colpa."
"Klaus..."
Klaus le prese le mani e ne baciò le nocche.
"Tu sei morta per salvare questa città, per salvare la mia famiglia e tua madre. Tu sei l'eroina di questa storia e non potevo lasciarti morire dopo che hai sofferto tanto."
"Io non sono un'eroina. Io combino solo casini."
Klaus rise e le diede un bacio sulla fronte. Artemis posò la guancia sul suo petto e sentì il riverbero della risata.
"Io non sono un eroe e tu non sei una eroina, direi che siamo una bella coppia."
"Vuoi ancora stare con me?" chiese Artemis.
"Solo se lo vuoi anche tu." 
Artemis si sollevò sulle punte e lo baciò. Klaus sorrise contro le sue labbra e la strinse più forte a sé.
"Io ti amo, Klaus Mikaelson."
"Non aspettavo altro, Artemis Dumont."
 
Un anno dopo 
Artemis tornò a casa intorno alle sei di sera. Era una serata particolarmente fredda sebbene fosse maggio. Dopo pranzo aveva iniziato a piovere e non accennava a smettere. Per fortuna pochi mesi prima aveva acquistato una macchina di seconda mano con cui si spostava per lavoro. Di recente era stata assunta come insegnante di storia al liceo di New Orleans. L'anno prima si era laureata alla Tulane e aveva deciso di restare a New Orleans in pianta stabile. Lei abitava nel palazzo di fronte a quello dei Mikaelson, nella casa dove un tempo Hayley aveva vissuto col marito Jackson. Era una casa di modeste dimensioni ma soprattutto Artemis aveva creato un angolo studio con una libreria enorme che faceva invidia agli Originali.
"Eccoti!" disse Hope.
Il cortile di palazzo Mikaelson era illuminato da lucine e la tavola era apparecchiata per tre. 
"C'era un traffico infernale. È tutto pronto?"
Artemis lasciò la borsa e depose sul tavolo un pazzo regalo con la carta blu.
"Manca solo il dolce. Tiramisù o bignè?" chiese Hope.
"Ovviamente bignè!"
Hope mosse le dita e una piramide di bignè comparve sul tavolo.
"Sta arrivando."
Artemis sistemò la torta di bignè e al centro inserì una candelina, chiuse le dita intorno allo stoppino e la candela si accese.
"Hope? Mi hai scritto che era urgente..."
Klaus rimase senza parole. Il cortile era illuminato da centinaia di lucine azzurre. Un tavolo circolare era imbandito alla perfezione, cibo, bevande e bignè. Attaccato alla balaustra del balconcino c'era un festone. Hope e Artemis erano sotto lo striscione con le braccia spalancate.
"Buon compleanno!"
Klaus scoppiò a ridere. Non ricordava neanche l'ultimo compleanno festeggiato.
"Avete fatto tutto questo perché invecchio?"
Hope corse ad abbracciare il padre, che le diede un bacio sui capelli. 
Artemis gli diede un pugno sul braccio e un colpetto alle costole.
"Compi solo ventinove anni dopo un millennio, cosa vuoi che sia!"
Era vero, Klaus adesso aveva ufficialmente ventinove anni dopo averne passati mille bloccato nei ventotto. Era un lupo ma era anche umano, perciò gli anni scorrevano anche per lui.
"Grazie ad entrambe. È davvero un gesto straordinario." Disse Klaus.
Artemis vide che aveva gli occhi lucidi ma non fece commenti, per una volta poteva trattenere il sarcasmo.
"Iniziamo? Quei bignè non si mangeranno da soli!"
"Vado a prendere i tovaglioli." Disse Hope.
Rimasti soli, Klaus abbracciò Artemis da dietro e le diede un bacio sulla guancia.
"Grazie davvero. Non solo per la festicciola, ma anche perché Hope è più felice quando ci sei tu."
"Prego. Sono mille dollari, ti lascio il numero del mio conto in banca."
Entrambi risero. Klaus la strinse più forte e le parlò all'orecchio.
"Magari dopo potrei ripagarti in camera da letto. C'è una forma di pagamento che potresti trovare interessante."
Artemis si rigirò fra le sue braccia e gli stampò un bacio sulla bocca.
"Allora dopo ti darò conferma."
"Eccomi! Adesso possiamo mangiare." Annunciò Hope.
 
Un anno dopo
Artemis aprì gli occhi quando avvertì le dita di Klaus accarezzarle lentamente la schiena. Lui stava fissando il vuoto con sguardo assente.
"Stai bene?"
Klaus sorrise senza staccare gli occhi dal vuoto. Le diede distrattamente un bacio sulla fronte.
"Non sto tanto bene. Mia figlia oggi inizia l'università."
Artemis soffocò una risata e si mise seduta, coprendosi con le lenzuola.
"Mikaelson, Hope ha diciotto anni e sta per iniziare una nuova fase della sua vita. Pensa a questo."
"Perché la nuova fase della sua vita è così lontana da me?"
Hope aveva deciso di studiare giornalismo a New York e aveva anche preso una camera al campus.
"Non sta andando in guerra. Sta solo andando al college."
Klaus fece una smorfia di disapprovazione e posò di nuovo la testa sul cuscino.
"È una vita così...umana. È strano."
"Tua figlia se ne sarebbe andata anche se tu fossi stato ancora un ibrido. Fattene una ragione, mio caro."
Artemis si sedette sul letto a gambe incrociate e si mise a giocare con le frange della maglia del pigiama.
"Per fortuna mi posso tenere occupato con la galleria."
Un mese prima Klaus aveva comprato una galleria in città e aveva avviato i lavori di ristrutturazione che lo tenevano impegnato tutto il giorno. Artemis sospettava che quella mossa avesse a che fare con la partenza di Hope sin dall'inizio.
"E poi Hope tornerà fra due mesi per le vacanze natalizie."
Klaus sospirò e chiuse gli occhi, poi li riaprì con un mezzo sorriso.
"Capirai cosa si prova quando nostra figlia o nostro figlio andrà al college."
Artemis ghiacciò sul posto. Sembrava che i polmoni avessero smesso di funzionare per qualche istante.
"Klaus, io non voglio figli."
"Ma come? Io cred-..."
"Buongiorno!"
Hope entrò spalancando la porta. Era vestita e tra le braccia aveva una pila di libri. Si accorse subito della tensione fra il padre e la fidanzata.
"Scusatemi, ho interrotto qualcosa?"
Artemis lasciò il letto con un balzo. Doveva uscire da quella stanza soffocante.
"No, tranquilla. Vado a preparare il caffè."
"Hope, va ad aiutarla." Disse Klaus.
Hope annuì e seguì l'altra strega in cucina.
 
Hayley aveva gli occhi lucidi ma cercava di trattenersi. Non voleva che Hope la vedesse piangere. 
"Sei pronta, tesoro?"
Hope si voltò a guardare ancora una volta il cortile del palazzo. Era un pezzo importante della sua vita e una parte di lei lo avrebbe portato nel cuore sempre e per sempre.
"Sono pronta."
Klaus ed Hayley si misero al suo fianco, l'avrebbero accompagnata fino alla stanza. La settimana prima avevano spedito le valigie, adesso non restava che lasciare che Hope iniziasse la sua vita.
"Artemis, per favore." Disse Hayley.
Artemis mise a terra una candela e allungò una mano sulla fiamma.
"Phasmatos siprum, emnis abortum, fasila quisa exilum san."
Al centro del cortile comparve una porta bianca di legno con una mezza luna incisa sopra. Il portale li avrebbe condotti direttamente a New York.
"È il momento." Disse Elijah.
"Fa buon viaggio, Hope." Le augurò Artemis.
La ragazza strinse le mani dei genitori e insieme varcarono in portale, scomparendo in una luce dorata.
"Ti va un drink al Rousseau?" Propose Artemis.
"Sono le dieci del mattino." Disse Elijah ridendo.
Artemis lo prese a braccetto e uscirono dal cancello ridendo.
"Freya dice che qualcuno nel mondo a quest'ora sta bevendo, tanto vale farlo anche qui."
"Fammi strada." Disse Elijah.
 
Artemis stava leggendo quando Klaus bussò alla sua porta. Aveva in mano un mazzo di rose bianche e viola.
"Ti senti molto in colpa, Mikaelson."
Artemis lo fece entrare e chiuse la porta. La salvia accanto all'ingresso bruciava sempre, non sia mia che orecchie soprannaturali origliassero.
"Mi sento in colpa per stamattina. Non avrei dovuto parlare di avere figli."
Artemis tornò a sedersi sulla poltrona e si portò le gambe al petto.
"Non abbiamo mai affrontato il discorso, ma tu stamattina lo hai fatto da solo. Non mi è piaciuto."
"Ho sbagliato, me ne rendo conto. Avrei dovuto parlarne con te. Perdonami."
Klaus si sedette sul divano accanto alla poltrona e posò i fiori sul tavolino da caffè.
"Klaus, io non voglio figli."
"Capisco."
"Se tu non lo accetti perché vuoi diventare padre, allora è meglio che ci lasciamo. Non posso darti quello che vuoi."
Klaus non vide tristezza o pentimento negli occhi Artemis. Era una cosa che amava di lei: ogni sua scelta era pensata e calcolata, sapeva cosa voleva.
"Lo accetto. E non posso costringerti a diventare madre se non vuoi."
"Quindi ci lasciamo?" domandò Artemis.
"Cosa? No! Ovviamente no! Io voglio te, voglio noi, più di qualsiasi altra cosa. Ho una figlia, sono già padre e questo non lo perderò mai. Ma se ci lasciamo allora sicuramente perderò te. E io non sono disposto a perderti."
Artemis gli prese la mano e fece incastrare le loro dita.
"In realtà temi di perdere la strega che apre il portale per farti vedere Hope."
"Mi hai scoperto! Oh, no! Il mio piano malefico è stato sventato!"
"Non sei furbo come credi, Mikaelson."
Klaus la tirò in braccio a sé e le diede un lungo bacio carico di passione.
 
Due anni dopo, Marrakech (Marocco)
Artemis aveva le lacrime agli occhi per le risate, si stava divertendo così tanto che a fine serata avrebbe avuto i crampi allo stomaco. Accanto a lei Klaus soffocò una risata mentre beveva un bicchiere di vino. Anche Hope aveva abbandonato la forchetta per ridere.
"Sono contenta che le mie disavventure siano divertenti." Disse Lena.
Era fine agosto e Artemis aveva deciso di andare a trovare la madre prima che iniziasse il semestre a scuola. Hope aveva passato l'estate e New Orleans e aveva accettato di andare con loro in Marocco per stare insieme prima di tornare al college. 
"Solo tu puoi farti fregare i soldi per una finta bustina di tè magico!" replicò Yvette ridendo.
Lena la guardò con finta offesa e le diede un leggero buffetto alla mano.
"Sono stata truffata ingiustamente!"
Al tavolo le risate proseguirono per tutta la cena. Intorno a mezzanotte lasciarono il ristorante. Lena discuteva di corse di cavalli con Klaus e Hope, mentre Yvette era rimasta indietro con la figlia.
"Come va a New Orleans?" 
Artemis si morse la guancia, non aveva proprio voglia di rovinare l'atmosfera con argomenti tristi.
"Va bene. Non abbiamo avuto altri problemi. Io e Freya monitoriamo ogni giorno le linee magiche e qualsiasi altro evento strano. Inoltre, Elijah si tiene informato dalla polizia di eventuali episodi particolari."
"Mi dispiace che tu debba vivere così. Non era quello che volevo per te."
"È andata così ormai. Non si piange sul latte versato."
"Quanto è saggia mia figlia!" Scherzò Yvette.
Artemis si spostò i capelli dalla spalla con fare da star Hollywoodiana.
"Lo so, grazie!" 
Le due risero e intanto avevano raggiunto gli altri.
 
"Artemis, mi serve un parere."
Klaus la raggiunse in terrazza con il cellulare in mano.
Lena aveva affittato loro una camera nell'hotel più lussuoso della città. Addirittura Hope aveva una suite tutta per sé. In realtà a Lena era bastato soggiogare la receptionist, ma questa era un'altra storia.
"Dimmi."
"Che ne pensi di questo? L'artista vorrebbe esporlo nella mia galleria."
Artemis studiò il dipinto che raffigurava una nuvola nera che riemergeva dalle acque. Un brivido freddo la percorse ma subito svanì. Oscar era morto, le minacce erano finite. Non doveva aveva più paura.
"È molto bello. Secondo me dovresti accettare."
Klaus digitò velocemente un messaggio sulla tastiera e poi lanciò il telefono sul letto.
"Fatto! L'esposizione dovrà durare tre giorni per mostrare tutti gli artisti che hanno voluto partecipare."
Artemis fece un applauso e anche un inchino ridicolo.
"Complimenti, signor Mikaelson."
Klaus le scombinò i capelli con la mano e lei gli diede un calcio per allontanarlo.
"Sei proprio buffa alle volte."
Artemis gli fece il dito medio e lui rise.
"Stavo per dirti una cosa bella, ma adesso non te la dico."
Klaus le rivolse un'occhiata incuriosita, raramente lei aveva qualcosa di bello da dirgli. Di solito lo insultava.
"Chiedo umilmente perdono. E siccome tu sei tanto magnanima, adesso mi dirai la bella cosa."
"Sei un maledetto paraculo."
"Lo so."
Artemis alzò gli occhi al cielo, eppure stava ridacchiando.
"Stavo pensando che a dicembre potremmo organizzare un ricevimento a palazzo."
"Per festeggiare il Natale?"
"E anche per festeggiare il nostro matrimonio." Disse Artemis.
Il cuore di Klaus smise di battere e l'ossigeno al cervello si bloccò. Si portò una mano sul petto come se fosse stato colpito da una freccia.
"Stai insinuando che vuoi sposarmi?"
"Sì. E tu vuoi sposare me?"
"Sì! Ovviamente sì!"
"Bene, allora inizia a organizzare tutto perché io non muoverò un dito."
Klaus sorrise al pensiero che avrebbero passato con quella donna burbera il resto della sua vita umana. Le prese la mano e le baciò ogni singola nocca, poi se la posò sul cuore.
"Faremo grandi cose insieme, Artemis Dumont."
"Ne sono certa, Niklaus Mikaelson."
 
 
 
Salve a tutti! ❤️
Eccoci alla fine di questo lungo viaggio.
C'è stata qualche perdita ma in definitiva credo che ci siano state anche tante vittorie, soprattutto per Artemis e Klaus.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi ringrazio di cuore per aver seguito la mia storia con i commenti, le stelline e i messaggi in bacheca. Il vostro sostegno è stato importante, grazie ancora di cuore 💕❤️
Un grande abbraccio.
La vostra Lamy__
 
  
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