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Autore: villainsarethebest    16/05/2023    1 recensioni
Manipolazione, inganno, disperazione: Firestorm li conosce tutti, li ha vissuti tutti sulla propria corazza e li ha repressi tutti nel buco più profondo della sua memoria. Dopo tutti i secoli di soprusi che l'hanno spezzata e segnata, solo poche cose ha deciso di tenere sempre in mente: ogni volta che cadrà, si rialzerà; quando proveranno a zittirla, lei parlerà ancora più forte; se qualcuno oserà incatenarla lei si ribellerà con tutte le sue forze.
Ricordi e decisioni che tiene segrete dentro di sé come il suo passato, nascosto a tutti, anche al suo signore, Lord Megatron.
Il confine tra lucidità e pazzia non è mai stato più allineato e per uscire sana e salva dalle sfide che stanno per presentarsi dovrà essere più forte di quanto sia mai stata.
Lei non è schiava. Lei non è un'assassina. Lei non è una guerriera.
Lei è una protettrice. Questo non glielo potranno mai togliere.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Megatron, Nuovo personaggio, Predaking, Starscream
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Transformers: Prime
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Fu ferita come non mai dalle parole del vosiano, taglienti e velenose come le lame che spesso l’avevano trafitta in passato. Con la mente invasa da brutti ricordi, Firestorm prese a evitare completamente il seeker argentato per paura che la attaccasse nuovamente. Dopotutto, non erano mai state le ferite fisiche a spaventarla.

Ovviamente la sua nuova attitudine non passò inosservata agli altri ufficiali, che si domandarono cosa fosse successo. A Knock Out e Breakdown pareva di star camminando su cocci di vetro ogni qualvolta fossero in sua presenza, mentre Soundwave prese a tenerla d’occhio e a farle silenziosa compagnia, che scoprì ben accetta quando Firestorm, ultimamente silenziosa quanto lui, iniziò ad appoggiarsi alla sua spalla in cerca di conforto.

Tutti cercarono di tenere Megatron all’oscuro, per paura che gettasse altra benzina sul fuoco. Soundwave temeva che la femme non avrebbe retto la discussione che ne sarebbe seguita e che si sarebbe scagliata contro il loro leader per sfogarsi.

Non poté fare nulla se non guardare quando la seeker fu chiamata sul ponte per parlare con Megatron, dove il TIC lavorava in disparte sulla sua console. Era presente anche Airachnid. Soundwave tremò quando sentì che stavano parlando proprio di Starscream.

«Ultimamente è troppo silenzioso, la cosa non mi piace» sentì Megatron dire.

«Uno Starscream che non complotta è uno Starscream con troppi pensieri per la testa» asserì Firestorm, che aveva un’idea precisa di quali pensieri gli ronzassero per il processore in quei giorni.

«Significa che non riuscirà a inventarsi nulla di lontanamente decente per eliminarmi» dedusse l’ex-gladiatore.

Firestorm esitò un momento, ma poi aggiunse: «Ma sarà anche troppo distratto.»

Megatron la guardò torvo. «Credi che non riuscirà a svolgere il suo lavoro?»

«Sì.»

«Se è solo un peso, tanto vale liberarsene. Giusto, Lord Megatron?» intervenne Airachnid.

«Tu che ne pensi Firestorm?»

Doveva scegliere con attenzione le sue parole. Nonostante tutto, non voleva che Starscream morisse. «Ognuno di noi è un circuito che fa funzionare un meccanismo più grande. Tutti i pezzi devono essere in buone condizioni per lavorare efficientemente.»

«Se un pezzo è guasto va sostituito» incalzò Airachnid malignamente.

«Sostituire Starscream?» fece Firestorm con fare ingenuo. «Non vedo nessuno in grado di farlo da queste parti.»

«Io sono più che capace di-»

«Basta così» la interruppe Megatron bruscamente. Si rivolse a Firestorm. «Cosa mi suggerisce la mia consigliera di fiducia?»

«Parlerò con Starscream e cercherò di rimetterlo in funzione.» Più facile a dirsi che a farsi, visto che lo stava evitando.

«E se non ci riuscissi?»

«A volte un po' di tempo è quello che ci vuole. Starscream alla fine torna sempre» rassicurò Megatron, ma non credeva alle sue stesse parole.

Starscream non sarebbe tornato da lei.

Il tiranno assentì con un cenno del capo, poi cambiò completamente discorso. «Ascoltate, voglio che entrambe organizziate più squadre per raccogliere questi materiali» disse porgendo alla seeker un datapad. «Firestorm sarà a capo dell’intera operazione, il che significa che dovrai rispondere a lei, Airachnid.»

«Sono certa che faremo faville insieme.»

Firestorm la ignorò. «Quando vuole che iniziamo?»

«Immediatamente.»

La seeker si inchinò e raggiunse la console libera più vicina. Rapidamente lesse il contenuto del datapad, non rimanendo sorpresa; si meravigliò che Megatron avesse aspettato così tanto a dare l’ordine. Accese la console e aprì l’elenco dei vehicon presenti sull’astronave e iniziò a comporre le squadre nel modo più equilibrato possibile, mischiando minatori, scavatori e soldati. Trattenne una smorfia quando l’altra femme l’affiancò.

«Allora, Comandante Firestorm, come intende procedere?»

«Team di quindici. Sette soldati, sei minatori e due al volante degli scavatori. Raccoglieremo subito i materiali più facili da trovare.»

«Non sarebbe meglio-»

«No.»

«Ah, capisco» mormorò saccente. «Tu hai paura di me.»

Firestorm non si degnò di guardarla né interruppe il suo lavoro.

«È così ovvio» proseguì l’altra. «Dopo tanti secoli non sei più l’unica femme a bordo di questo vascello e la cosa ti intimorisce.»

«Ci sono altre femme a bordo.»

«Ti riferisci a quei vehicon? Per favore, sono solo semplici droni!» Airachnid era completamente ignara delle orecchie tese ad ascoltarla, o forse non le importava. «Noi invece siamo di tutt’altra classe. Da donna a donna, credo che in tutto questo… caos, manchi il tocco di una femme. Non sei d’accordo?»

Un mugugnare distratto fu la sua risposta.

«Sapevo che parlavi la mia lingua! Perciò, che ne dici di unire le forze? Non sarebbe male avere il potere tutto per noi? Due potenti femme come noi a capo dell’intera armata Decepticon?»

«Airachnid.»

«Sì?»

«Taci e mettiti al lavoro.» Il suo ordine fu seguito da qualche risata mozzata.

Con la coda dell’occhio la vide guardarla truce, un’espressione alquanto frequente in quei giorni.

«Agli ordini, Comandante.»

Finalmente, la lasciò in pace. Appena arrivata e già pianificava tradimento, più veloce di quanto avesse mai fatto il SIC. Deglutì e scacciò il pensiero del seeker. Il compito che Megatron le aveva affidato, compreso sorvegliare Airachnid, la avrebbero distratta per un po’, ma sapeva che avrebbe avuto presto a che fare con Starscream. Megatron lo voleva tenere d’occhio ed era sempre stata lei a occuparsene in passato. Se non si fosse offerta di parlarci, sarebbe stato sospetto. Non voleva che Megatron andasse a impicciarsi nei suoi affari personali.

Compose velocemente la prima squadra e ordinò ai vehicon di raggrupparsi entro mezz’ora nella sala riunioni 8. Non ce la faceva più a stare rinchiusa sulla Nemesis con Starscream, Megatron e Airachnid tutti assieme; era una tortura alla quale non si sarebbe più sottoposta, non era una masochista.

La sala riunioni 8 non era per nulla grande; non aveva finestre, né tavoli o sedie. Le uniche cose di nota erano il grande schermo col suo proiettore – spesso utilizzati in gran segreto per guardare qualche film terrestre, anche se la pratica era andata in disuso col ritorno di Megatron – e la console appostata a una parete dalla quale si poteva attivare il ponte terrestre. Firestorm supponeva che anche lo scomparto nascosto dietro la console e riempito di energon grezzo scadente era degno di menzione.

Per quanto volesse bersi un sorso non lo fece. Aveva già assaggiato quell’energon ed era pessimo. Certo, le restava ancora un po’ della bottiglia acquisita da Breakdwon, ma decise di risparmiarla per la giusta, disastrosa occasione.

Per come le cose stanno andando ultimamente, mi sa che la finirò presto.

Il primo dei vehicon ad arrivare fu Robin. «Comandante Firestorm!» trillò quello con la solita esuberanza. Se fosse stato un cucciolo di cane, starebbe scodinzolando felice.

Quando anche il resto del team arrivò, spiegò in pochi termini i dettagli della missione. Avrebbero in primis raccolto le materie prime presenti nella natura terrestre, ergo la presenza di minatori e scavatori.

Megatron non aveva dato un tempo limite per completare l’incarico: era superfluo. Considerato il suo atteggiamento volatile peggiorato dall’energon oscuro, avevano circa dieci giorni per raccogliere energon e metallo a sufficienza e doveva farseli bastare. Per questo messaggiò Airachnid e sottolineò l’importanza del fattore tempo e non ricevette alcun rimbecco dall’altra; a quanto sembrava si era accorta dell’instabilità di Megatron e non voleva correre rischi.

Partì con la prima squadra e li indirizzò al raccoglimento del metallo; dopo due ore decise che la squadra era ben assortita e compose da remoto altri gruppi, ordinando loro di mettersi immediatamente al lavoro. Diresse tre squadre in Brasile, quattro in India, altre quattro negli Stati Uniti e due in Cina; Airachnid fece altrettanto in altre zone. Se gli Autobot si fossero accorti dell’incremento di attività, sarebbero stati forzati a dividersi e in quel caso li avrebbe intercettati prima che interrompessero gli scavi. Avevano una scadenza stretta che non permetteva ritardi.

Dopo sei giorni di lavoro congiunto con l’Insecticon avevano raccolto abbastanza metallo e anche tonnellate di riserve. Con pochi giorni ancora a disposizione secondo la loro tabella di marcia, era tempo di raccogliere montagne di energon. Dispose le truppe a prosciugare tutte le miniere del Nord America, partendo da quelle più vicine alla costa orientale e procedendo man mano verso la cosa opposta, aumentando la sorveglianza di queste grazie alla collaborazione di Soundwave. Nel mentre che le miniere venivano prosciugate, ordinò a Breakdown e Knock Out di capitanare una squadra di ricerca per nuove fonti di energon. Non potevano rischiare di rimanere a secco per uno degli stupidi progetti di Megatron.

Il tempo stringeva e tutti erano impegnati a lavorare fino a consumarsi per soddisfare il loro signore; le truppe quanto gli ufficiali sapevano che dispiacere l’ex-gladiatore avrebbe comportato gravissime conseguenze.

Quando quelle prime miniere furono completamente svuotate trattenne un sospiro; non c’era ancora abbastanza energon. Fece scavare il prezioso minerale nelle piccole miniere in Canada e nelle più grandi presenti in Europa.

Fu la squadra in Polonia che infine andò incontro a problemi.

Firestorm raggiunse la loro posizione e osservò uno degli Autobot ingaggiare battaglia con i soldati, tenendosi a distanza dal colosso come aveva insegnato loro. Bulkhead preferiva combattere a distanza ravvicinata, era dotato di grande forza ma piuttosto lento. I vehicon invece avevano poco nulla in forza, ma erano più veloci di lui e riuscirono a schivare i primi colpi sferrati dal nemico.

«Soldati, ritiratevi assieme al resto della squadra. Raggiungete il gruppo a nord» istruì Firestorm a gran voce.

«A nord? Che cosa c’è a nord?» squittì una voce ai suoi piedi.

Firestorm abbassò lo sguardo e vide una piccola umana.

«Miko, va via di lì!» gridò Bulkhead.

Quando l’umana ebbe preso riparo dietro alcuni alberi, Bulkhead le si avvicinò minaccioso. «Non so che cosa stiate combinando voi Decepticon, ma non lascerò che continuiate!»

Firestorm come al solito lo guardò impassibile. «Raccogliamo risorse, energia per i nostri corpi, come voi Autobot.»

Le sue parole gli diedero un attimo di pausa. «Si, certo.»

L’Autobot fece per proseguire, ma poi ci ripensò. Lo vide spostare il peso da un piede all’altro con fare indeciso.

«Posso aiutarti in qualcosa?» gli domandò allora, beandosi del suo imbarazzo.

«Cosa, aiutarmi? Ma che stai dicendo! Tu… Io, uh… ecco…»

«Bulkhead voleva sapere come sta Breakdown!» intervenne l’umana a gran voce.

«Miko!»

Firestorm guardò prima l’una poi l’altro. «Sta bene» rispose pacata.

«Davvero? Che gran sollievo!» enunciò il mech e una fragorosa risata lo fece sobbalzare. «No, non è quello…! Intendevo… e smettila di ridere Miko!»

Mentre quelli bisticciavano, contattò uno dei soldati che avevano assistito agli scavi lì prima di essere interrotti. -Qui Firestorm, rapporto della situazione.-

-Sissignora! La nostra squadra è riuscita ad estrarre il 68% dell’energon presente nella miniera partendo dai tunnel più in superficie. Quando l’Autobot è arrivato, i minatori hanno fatto crollare i tunnel ancora da setacciare. Per gli Autobot sarà molto difficile scavare là sotto.-

-Ben fatto. La tua squadra continuerà ad aiutare dove siete ora, dopodiché potrete rientrare alla Nemesis per una pausa. Firestorm, chiudo.-

-Ricevuto, Comandante.-

Nella loro distrazione l’Autobot e l’umana non si accorsero che Firestorm si era allontanata.

La seeker contattò Airachnid per sapere a che punto erano le sue squadre, concentrate in Australia, Russia e Africa meridionale.

-Se non le dispiace aspettare Comandante, sono nel mezzo di uno scontro.-

-Sto arrivando.-

-Non serve, lasci che mi diverta un po’!-

-Airachnid.-

-Oh beh, se insisti…-

Ricevette le sue coordinate e sfruttò il ponte terrestre per raggiungerla. Airachnid era una buona combattente, ma tendeva a distrarsi per le cose più insulse, come Arcee.

Firestorm atterrò ad alcuni metri dall’insecticon e la vide intrappolata nella sua stessa ragnatela. Non curandosi di essere discreta, prelevò una fotocamera dal suo sub-spazio e immortalò l’attimo.

Airachnid lanciò un grido aimalesco. Firestorm la guardò giudiziosa. Airachnid sbuffò e distolse lo sguardo, strattonò le braccia cercando di liberarsi ma senza successo.

L’insecticon accennò un ghigno impacciato. «Comandante Firestorm, se potesse cortesemente liberarmi, le sarei molto grata.»

Firestorm le sorrise magnanima. «Visto che l’hai chiesto così gentilmente…» Sguainò la spada e in pochi fulminei scatti il ragno fu liberato.

Airachnid si schiarì la voce e fu salvata dal rumore di un’esplosione. «Se permette Comandante, vorrei finire ciò che…»

«Arcee ha iniziato?»

«Ma come osi! Voglio dire…»

«Muoviamoci. Non voglio che la miniera cadi in mano agli Autobot» ordinò autoritaria.

Combinando le forze riuscirono a intrattenere Arcee abbastanza a lungo da far crollare la miniera e ritirarsi con le truppe. Firestorm lasciò la scena sotto lo sguardo sempre attento di Optimus Prime.

Due miniere sono andate, ma almeno ne abbiamo ricavato abbastanza.

In realtà era sorpresa che gli Autobot ci avessero messo tanto a notare le loro operazioni, considerato quanto fossero attivi in tutto il pianeta in quei giorni, ma come si suol dire: a caval donato non si guarda in bocca.

Dei dieci giorni a disposizione ne restavano due.

Grazie a Primus non ci furono altre interruzioni. Le truppe erano visibilmente stressate, ma il duro lavoro fu un’ottima valvola di sfogo. Aiutò che Robin tirò fuori delle casse stereo e prese a ravvivare l’ambiente con della musica; anche altri team fecero lo stesso, come Robin chiedendole il permesso. Sembravano trovare un po’ di sollievo e pian piano si alzarono cori sommessi e i minatori iniziarono a picconare al ritmo della melodiosa voce di Songbird.

Se li aiuta a lavorare meglio, ben venga.

Tra litanie e picconate, passarono anche quei due giorni.

Allo scoccare del suo timer interno, Firestorm ricontrollò un’ultima volta il bottino raccolto.

Si voltò verso tutti i vehicon che erano stati impiegati per completare la missione, ammassati sulla piattaforma di lancio, davanti ai quali si ergevano gli ufficiali.

«E allora?» domandò Starscream irritato.

La femme vide antenne drizzarsi e ottiche ricalibrarsi.

«Abbiamo raccolto metallo ed energon più che a sufficienza. Possiamo dormire tranquilli stanotte.»

Un coro di acclamazioni squarciò la calma di quel cielo nuvoloso.

Soundwave le si avvicinò.

«Riferirai a Lord Megatron dei progressi fatti?»

Luì annuì e uno smile sorridente comparve sul suo visore, poi si dileguò.

Internamente, tirò un sospiro di sollievo. Megatron non sarebbe stato dispiaciuto.
   
 
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