Serie TV > Altro - Fiction italiane
Segui la storia  |       
Autore: Desperatestudent99    05/06/2023    1 recensioni
[Imma Tataranni - Sostituto Procuratore]
[Imma Tataranni - Sostituto Procuratore][Imma Tataranni - Sostituto Procuratore]Ricomincio da dove ci siamo lasciati. Ho tenuto anche la seconda pt della seconda stagione come canon per semplicità eccetto il fatto che Calogiuri abbia scelto in autonomia di modificare il tragitto: in questa storia ciò non avviene, ma le macchine durante il trasferimento subiscono un agguato in cui il cecchino dapprima spara alle ruote, poi a loro.
Inizialmente i capitoli erano divisi diversamente, poi ho accorpato i capitoli "originari" 1&2 e 3&4 per motivi di lunghezza (la divisione andrebbe fatta alla fine in effetti.
Enjoy e recensite, ogni critica è benvenuta!
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Con un colpo sordo, chiuse alle sue spalle il portone verde e si godette ad occhi chiusi il silenzio dell'ingresso di casa. Il buio la avvolse nel suo tepore e la donna si fece sedurre dall'oscurità al pensiero di poter dormire lì pur di riposare. Complice la forza di gravità, iniziò a scivolare con la schiena a ritmo di lumaca sul legno della porta. Spalancò gli occhi allo squillare del cellulare.

Parlò all'aria attorno a lei dall'esasperazione. "E mo che c'è" non lesse nemmeno il nome sul display, e rispose. "Pronto?"

La voce di Vitali accompagnata dal suo accento partenopeo uscì dall'apparecchio a volume un po' troppo alto per i suoi personalissimi gusti. "Dottoressa, disturbo?"

"Non più di chiunque altro dottore, dica." Ormai di sopra dovevano aver capito che era arrivata, fra la suoneria e la sua voce che avevano rimbombato per le scale.

"Noto con piacere che le difficoltà non le fanno perdere il suo sarcasmo, Tataranni. Volevo solo comunicarle che il comando dei carabinieri si sta organizzando per mandarci qualcuno, visto che siamo sotto organico, ma la avverto, non sarà facile visto che servono anche uomini che restino in ospedale. Non tutti all'Arma sono propensi a questo... dispiegamento di forze, mettiamola così".

Questo me le tira fuori dalle mani me le tira. "E che facciamo dottore, aspettiamo che quelli vengano a finire il lavoro? Magari gli diamo anche il numero di camera di Romaniello, già che ci siamo."

Se forse prima Pietro e gli altri non la avevano sentita, sicuramente adesso sapevano che era rincasata, anzi probabilmente fino a Potenza avevano carpito le sue parole. Iniziò a salire le scale.

"Forse non mi sono spiegato dottoressa, io mi riferisco al maresciallo - la pm strinse la mano libera in un pugno e se lo morse. - secondo il comandante si tratterebbe di un obiettivo collaterale, neutralizzato per necessità."

Si fermò a qualche gradino dalla porta. "E se invece lo avessero voluto neutralizzare per diletto, dottore, che facciamo, corriamo il rischio?"

Un sospiro dall'altra linea le fece alzare gli occhi al cielo. "Non si agiti dottoressa, sa benissimo che la priorità della procura è la protezione di chi vi lavora. Bisognerà solo organizzarsi, in questo ha tutto il mio appoggio. Ci penso io, non si preoccupi. Buonanotte dottoressa".

"A lei", chiuse immediatamente la chiamata. Almeno Vitali ragionava.

Ricacciò il telefono in borsa e rimase ferma. Nonostante l'impellente bisogno di riposare, non aveva grande spirito all'idea di varcare la porta di casa, o forse proprio a causa di esso. Tutti avevano bisogno di qualcosa, Pietro e Valentina, e soprattutto sua madre, e lei voleva solo dormire. Percorse gli ultimi passi e infilò la chiave nella toppa, con il mal di testa che già le martellava le tempie ancora prima di entrare.

Il saluto del marito la accolse subito. "Amò! Ti abbiamo aspettato, solo che poi eri in ritardo...".

Guardò nella sua direzione e vide tutta la famiglia seduta al tavolo imbandito. Imma scalciò le scarpe dai piedi, e lanciò soprabito e borsa sul divano."Avete fatto bene ad iniziare Piè".

Si diresse verso la tavola e stampò un bacio sulla guancia di Brunella, sorridente e intenta a giochicchiare con qualcosa nel piatto. "Continuate che arrivo".

Con una falcata più fiacca arrivò al bagno e si appoggiò al lavandino. Con la coda dell'occhio colse il proprio riflesso nello specchio. Eh, era meglio non vedere va'.

Aprì l'acqua, ne raccolse una piccola quantità nelle mani e si sciacquò il viso; poi si lavò le mani. Pulita e asciutta, tornò in soggiorno e si sedette a tavola, stampandosi un mezzo sorriso in faccia. Prese una porzione abbondante di pasta al forno dalla teglia a centro tavola e iniziò a mangiare senza dire una parola. Quante ore erano che era sveglia? Erano le otto di sera, si era svegliata alle tre circa, quindi -

"Imma, ti senti bene?"

Alzò lo sguardo dal piatto e incrociò gli occhi preoccupati di Pietro. "Sì, sono molto stanca... che hai detto?"

"No niente, il telecomando me l'ha passato Valentina poi. Amò, devi riposare, sembri un fantasma: adesso ceni e poi vai a letto". Si allungò sulla sedia e la baciò sulla guancia.

Annuì. "Che guardiamo?" Prese un altro boccone di pasta al forno, e dalla stanchezza le sembrava di non riuscire ad essere in contatto col sapore che sentiva in bocca, come se stesse toccando la sensazione di gusto di qualcun altro. Qualcosa da dentro la sua testa continuava a bussarle sulle tempie. Quindi se mi addormento alle nove, per le cinque avrò dormito otto ore. Potrei riuscire a passare in ospedale... sempre se dormo.

Il suo cervello riuscì a registrare ancora la voce di Pietro."Mah, nulla di che, volevo sentire qualche notizia", le indicò lo schermo della tv che era accesa sul telegiornale di regione.

Si accorse solo allora del servizio in corso. Vide il suo amico Zazza ricomparire in studio. Continuò a masticare chiusa nella sua bolla.

"Passiamo ora alla cronaca: nessuna notizia sul Saverio Romaniello - Imma si destò dal suo stato e strappò il telecomando dalle mani di Pietro per alzare il volume - ricoverato da giorni in fin di vita al Santa Maria delle Grazie, dopo la sparatoria che ha visto coinvolti lui e il convoglio dei Carabinieri e della Direzione Antimafia la settimana scorsa in quello che si pensa fosse il suo trasferimento in un luogo protetto."

Il giornalista pochi istanti dopo diede la linea all'inviato sul luogo, e sulla televisione comparvero le immagini di quella strada. "Siamo sul luogo dove un convoglio dell'Arma dei Carabinieri ha subito un agguato mentre trasportava Saverio Romaniello, sottoposto allo stato di fermo dopo la convalida dell'arresto con l'accusa fra le altre di associazione a delinquere di stampo mafioso. Nessuna novità riguardo ai responsabili, c'è grande discrezione anche sul calibro dei proiettili usati per ferire Romaniello e un maresciallo in servizio alla procura di Matera, quest'ultimo ancora ricoverato in prognosi riservata."

La dottoressa abbassò lo sguardo. Aveva smesso di ascoltare quando a un certo punto vide gli sguardi, non così discreti, di sua figlia e suo marito posarsi su di lei.

Li scrutò con fare inquisitorio. “Beh?”

Valentina indicò con un cenno della testa la tv. “ - forse l’imperizia di qualcuno delle forze dell’ordine, o dei magistrati, potrebbe aver fatto trapelare informazioni al di fuori –“

Pietro le sfilò con delicatezza il telecomando dalla mano e premette il bottone rosso. “Pietro non c’è bisogno di spegnere, anzi vorrei proprio sentire cosa ha da dire questa di illuminante sulla condotta degli uomini miei e della DIA o dei nuclei speciali!”

“Mamma fanno il proprio lavoro!”

“Valentina faranno pure il loro lavoro, ma gettare fango sulle istituzioni senza uno straccio di prova è da sciacalli, non da giornalisti! – diede una forchettata energica alla pasta, sfogando la propria frustrazione sul cibo nel piatto – mentre c’è ancora gente che sta male in ospedale, tra l’altro! Non si fanno il minimo scrupolo, e bravo Zazza!”

Lo stridere della forchetta sul piatto doveva essere il martelletto del presidente di corte e porre fine alla discussione. Imma mandò giù qualche boccone senza manco masticarlo bene, e, sebbene il pulsare della testa aumentasse, sentiva il nervoso accumulato durante la giornata fuggire a poco a poco dai suoi muscoli contratti. Prendendola in contropiede, sua figlia rincarò la dose:

“Qualche prova la avranno, se lo dicono!”

Non aveva le forze di alzare gli occhi al cielo. “Valenti’ non devi credere a tutto quello che dice la televisione: come tutti possono sbagliare nel proprio lavoro, capita pure ai giornalisti”.

“Ma io non dico che sia capitato a te! Qualcuno potrebbe avere sbagliato”. In fondo non era colpa di Valentina, gliene doveva dare atto.

Non volle proseguire la discussione e lasciò che, per una volta, l’ultima parola non fosse la sua. Decise che concentrarsi sul finire il pasto era la cosa migliore, poi si sarebbe infilata a letto e anche quella giornata infinita si sarebbe finalmente conclusa.

Il tono calmo e composto di Pietro per qualche motivo le suscitò un nuovo moto di irritazione “Imma nessuno pensa sia colpa tua: in fondo il tragitto lo conoscevano tutti gli agenti, o no?”

“Certo, che faccio, li mando alla cieca?”

Lui le prese la mano fra le sue ed Imma lo guardò. “Certo che no; ma magari qualcuno di loro, senza volerlo, si è fatto sfuggire qualcosa al di fuori degli stretti interessati.”

Abbassò lo sguardò sulle loro mani intrecciate. Pietro, da ottimista che era, credeva fosse solo una fuga di notizie, mal gestita e non scoperta finché non era stato troppo tardi. Vitali e lei si erano fatti un’altra idea.

Sentì la stretta sulla mano farsi più salda. “Può capitare a chiunque amò, prendi Calogiuri –“

La pm sentì l’irritazione tradursi nell’esigenza di prendere qualcosa e romperla. Con uno scatto, ritirò la mano da quella del marito. “Mo che c’entra lui, scusa?”

Vide suo marito fare una pausa, e avrebbe giurato di poter osservare gli ingranaggi della sua mente scorrere veloci nel tentativo, probabilmente vano, di non rompere le uova mentre camminava sui gusci. “No, dico, lui come un altro, ha avuto i suoi problemi: prima Jessica, poi la storia della gravidanza…”

La tachicardia di quella mattina tornò a farsi sentire nel suo petto, ma per tutt’altri motivi.

Conta fino a dieci, Immarè… uno, due…

“- e quello poverino, preso dai suoi problemi personali, magari si è fatto sfuggire qualco-”

Dieci. Si allontanò con la sedia dal tavolo, schizzò in piedi con la velocità di una cavalletta e… la verità è che avrebbe rovesciato il salotto e invece rimase immobile. Qualcosa nello sguardo del coniuge cambiò. “Fammi capire Pietro, è stato Calogiuri o un altro quindi? No, perché gradirei sentire la tua teoria, vista la tua conoscenza dei fatti – sentì un telefono squillare in sottofondo e spostò l’attenzione sull’unica commensale che sapeva come si usasse uno smartphone – Valentina, pure a tavola il cellulare?”

La ragazza sgranò gli occhi. “Mamma, non è il mio!”

Imma si guardò attorno, cercando di localizzare il suono: il divano. Senza un’altra occhiata al marito andò verso il salotto e iniziò a rovistare sotto gli effetti personali che aveva lanciato lì quando era rientrata. Allontanò il display per leggere il nome.

Premette il tasto con la cornetta senza indugio: “Vitali, vi manco proprio questa sera!”

Il momento di silenzio non la rassicurò. “Dottoressa, creda preferirei non doverla contattare per questo… si tratta di Calogiuri. Il maresciallo potrebbe essere messo in coma farmacologico entro domattina”.

La dottoressa si lasciò cadere sul bordo del divano. Si sorprese della sua voce quando la domanda le scappò dalla gola in un sussurro roco. "Come in coma? Non capisco, non ci sono problemi cerebrali".

Il senso di costrizione che le stringeva la bocca dello stomaco si acuì sentendo una nota di preoccupazione nella voce di Vitali, sino a quel momento relativamente calmo. "Stando a quanto mi ha riferito il padre del maresciallo, i medici hanno messo sul tavolo quest'opzione dato il suo peggioramento... pare che il coma farmacologico aiuterebbe il suo corpo a combattere al meglio l'infezione, ecco".

Ripensò alla manciata di ore che era trascorsa. Quella mattina stava bene in fondo, un po' ammaccato forse, ma in grado di conversare e respirare quasi da solo.

La morsa nel petto si fece più serrata e lo sforzo di deglutire prima di parlare le provocò dolore lungo tutto l'esofago. "Ma sono passata stamattina, non sembrava stare così male". Il procuratore capo sospirò. "Devo dire che nemmeno io consideravo la possibilità di un peggioramento così rapido, però pare che la polmonite si sia diffusa anche al polmone destro ora. Per il momento lui è cosciente e sembra incline ad accettare la proposta dei suoi medici".

Una laurea in medicina in quell'istante le avrebbe fatto comodo. "Dottoressa, io starei andando in ospedale, voglio poter parlare con i suoi genitori a quattr'occhi; mi sono sembrati provati al telefono".

Si chiese se Calogiuri fosse spaventato, se si sentisse solo in quella stanza, mentre con ogni probabilità veniva sottoposto in continuazione a test clinici per monitorare le sue condizioni.

 Prese corpo nella sua mente la contezza di non aver proferito parola per un lasso di tempo sufficiente a far sospettare che la linea si fosse interrotta. "Cosa possiamo fare?"

"So che è tardi, e che sarà con la sua famiglia, ma vista la situazione e la stretta collaborazione professionale che avete sempre avuto potrei offrirle un passaggio, se ritiene ovviamente".

"La ringrazio..."

"Dieci minuti e mi trova da lei".

Restò a fissare lo schermo del suo cellulare in uno stato di trance, incerta se quella telefonata fosse realmente avvenuta o se si trattasse di un brutto scherzo della sua immaginazione sottoposta allo stress di un'insonnia perdurante. Quando alzò lo sguardo verso il tavolo da pranzo e incrociò gli occhi preoccupati di Valentina, dovette suo malgrado scartare la seconda ipotesi. Tastò il divano senza reale attenzione in cerca della borsa, ci cacciò dentro il telefono e si alzò a cercare le scarpe che aveva lanciato nella foga di rientrare a casa.

La voce del marito alle sue spalle la distrasse dal tentativo maldestro di infilarsi una delle scarpe. "Imma..."

Riuscì finalmente a calzare i tacchi su entrambi i piedi. Non si voltò. "Devo andare, torno appena posso". Afferrò con una mano la borsa, tornò verso il tavolo, diede un bacio in fronte a Valentina e accarezzò la guancia di sua madre; poi volò fuori dalla porta e giù per le scale.

Quando dalla settimana prima Vitali nel suo ufficio le aveva comunicato la notizia della sparatoria, Imma aveva capito che presto o tardi con quell'ospedale ci avrebbe dovuto familiarizzare. Quei corridoi così asettici la stavano facendo impazzire. Se avesse continuato a battere il tacco sinistro per terra in quel modo, avrebbe potuto facilmente scavare un buco fino al soffitto del piano sotto di loro. Vitali riemerse dall'angolo dove si era appartato a parlare con i genitori del maresciallo.

Scattò in piedi, e Bartolini, seduta a fianco a lei un momento prima, la seguì a ruota. Il procuratore si passò una mano sulla fronte, poi si voltò alle proprie spalle, buttando un occhio ai genitori del maresciallo che si avviavano verso l'ascensore. "Sono riuscito a convincerli ad andare al bar qua sotto a mangiare qualcosa. - si voltò verso la giovane collega - Bartolini perché non li accompagna? Si accerti che ingeriscano effettivamente qualcosa, non possono andare avanti in questo modo". La donna obbedì solerte. Vitali indicò con l'indice le sedie alla dottoressa, la quale lo seguiva in apprensione, aspettando che si decidesse a parlare.

Si sedettero, ed Imma ebbe l'impressione che il suo superiore stesse cercando le parole per dirle qualcosa. Da quand'è che la gente ha cominciato a preoccuparsi così per come io prendo una notizia? "I genitori non sono molto convinti di questa misura forse un po' drastica, certo, ma che potrebbe salvargli la vita... credo che i medici procederanno a breve".

La pm si trovò a fissare il muro di fronte a loro, in un punto dove la vernice era scrostata. Si fosse trovata lei in quel letto, avrebbe voluto poterlo vedere.

Sobbalzò quando avvertì qualcosa sulla sua spalla, per poi vedere con la coda dell'occhio che si trattava della mano del procuratore. "Vada dottoressa. Non si faccia scrupoli, non oggi". Si sentì stringere con calore la spalla.

Al fruscio della porta scorrevole, vide il suo braccio destro voltare con pigrizia il capo. Sgranò lievemente gli occhi, e lei gli sorrise da dietro la mascherina. La nuova normalità di quella mattina era stata inghiottita in poche ore. Per respirare il maresciallo ora doveva usare una maschera d'ossigeno con delle valvole, e i suoi occhi si erano coperti di un invisibile velo acquoso. Imma si sedette su quello che oramai considerava il suo posto, affianco a lui. Rimasero un istante a guardarsi in silenzio, a parlarsi senza dover usare la voce.

Fu un sussurro strozzato ad interrompere quel loro tipico dialogo silenzioso. "Dottoressa".

Se fino a quel momento era riuscita a rinchiudere la propria ansia in un contenitore, quando realizzò che Calogiuri stava ansimando per aver pronunciato una parola, il tappo del contenitore saltò, e la pressa che le schiacciava il petto dall'arrivo della telefonata la opprimeva sempre più.

Gli avvolse il polso delicatamente con le dita, come aveva fatto non molte ore prima. "Per quel che vale, penso tu abbia scelto la cosa migliore. Guarirai più in fretta, e non dovrai più sopportare gli sguardi angosciati di tutti."

Lui sfilò il braccio e subito le strinse l'esile mano nella sua. Il peso di quella giornata, di tutta la settimana, e forse addirittura dei mesi precedenti, diventò più sopportabile al sentire il calore della mano di Calogiuri sulla sua. La morsa nello stomaco si trasformò in un singhiozzo, che riuscì a stroncare sul nascere. Non poté però impedire ai suoi occhi di appannarsi in un millisecondo. Tutto il suo corpo si tese come una corda di violino.

Lo sentì prendere un gran respiro. "Anche io ho paura, come voi". Sollevò la testa e i due occhi del colore del cielo ritrovarono immediatamente i suoi. Qualche lacrima gli rigò le guance. Avrebbe voluto dirgli che aveva commesso un'infinità di errori negli ultimi mesi, che era anche responsabilità sua se ci era finito in quel letto, ma considerava un miracolo riuscire ancora a respirare e a non impazzire. Il suono della porta scorrevole li sorprese entrambi.

La voce femminile che riconobbe come quella della sua infermiera aveva un tono dispiaciuto, ma risoluto. "Dottoressa, mi spiace, ma ora devo farla uscire." Lei annuì senza voltarsi. Lo guardò un'ultima volta negli occhi. Mi raccomando.

Calogiuri sorrise. "Ci vediamo quando mi sveglio, dottoressa".

Si alzò e uscì dalla stanza. Toltesi tutte le protezioni, si avviò verso il corridoio. Le sue gambe di gelatina accusarono il colpo di quella serata, e si accasciò sulle sedie.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Altro - Fiction italiane / Vai alla pagina dell'autore: Desperatestudent99