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Autore: Kokus    18/06/2023    1 recensioni
Serendipity: l'incontro tra due persone che, da frutto del caso, diventa fortunata coincidenza.
Ryoga non rispose subito.
Prima si lasciò andare a un sorriso indecifrabile e recuperò dallo zaino un paio di occhiali da sole, indossandoli poco dopo e tornando a osservare fuori dal finestrino.
«Diciamo che ho delle faccende da sbrigare».
(E Kaito, anziché allarmarsi per se stesso, provò l'inspiegabile desiderio di proteggerlo).
{Cinque Drabbles per capitolo}
{Questa storia partecipa alla Corsa delle 24 ore – XI Edizione indetta dal forum Torre di Carta}
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaito Tenjo/Kite Tenjo, Ryoga/Shark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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24ore1
Torre di Carta



26. Autostop

Quando Kaito fermò la macchina, accostando sul ciglio della strada, pensò che stesse impazzendo.
Poi però il ricordo di suo fratello minore in buona salute gli fece tornare in mente quanto fosse felice, e che quindi non sarebbe stato affatto un problema dare un passaggio al ragazzo sconosciuto che stava facendo l'autostop sotto al sole cocente da chissà quanto tempo.

«Grazie» disse questi mentre si accomodava sul sedile del passeggero.
Aveva capelli viola e ondulati e indossava una t-shirt di una band punk rock che Kaito non conosceva.

«Di nulla» rispose, riprendendo la guida dopo pochi istanti. «La tua destinazione?»
«Den City».
«Ottimo».

Era anche la sua.
Sarebbe stato un lungo viaggio.




30. Laccio per capelli

Ryoga, così si chiamava il ragazzo, estrasse un laccio per i capelli dalla tasca dei bermuda neri e li legò in una coda alta.
Aveva solo uno zaino con sé e, a giudicare dalla capienza, forse non aveva organizzato quel viaggio nei minimi dettagli – a dirla tutta, secondo Kaito erano inesistenti.

«Quindi stai tornado a casa da Heartland City? È un lungo viaggio» constatò Ryoga, guardando fuori dal finestrino.
«Già. Il fatto è che l'ospedale di Heartland City è l'unico che può occuparsi di mio fratello» rispose Kaito.

Ryoga si voltò a guardarlo, sorpreso.
«Hai fatto tutta questa strada in giornata solo per andarlo a trovare?»
«Esattamente».

Un sorrisetto incurvò le labbra di Ryoga.
«In effetti hai l'aria di essere un bravo fratello maggiore».




32. Occhiali da sole

Avevano trascorso una trentina di minuti a parlare del più e del meno.
Kaito non l'avrebbe mai ammesso apertamente ma, tutto sommato, Ryoga era una buona compagnia: aveva alleggerito molto quel viaggio altrimenti silenzioso e solitario portando con sé un po' di brio dalle sfumature violacee.

«E tu, invece?» domandò Kaito a un certo punto, lo sguardo fisso sulla strada asfaltata. «Come mai hai deciso di andare a Den City così all'improvviso?»

Ryoga non rispose subito.
Prima si lasciò andare a un sorriso indecifrabile e recuperò dallo zaino un paio di occhiali da sole, indossandoli poco dopo e tornando a osservare fuori dal finestrino.

«Diciamo che ho delle faccende da sbrigare».

(E Kaito, anziché allarmarsi per se stesso, provò l'inspiegabile desiderio di proteggerlo).



35. Livido

Kaito aveva fatto bene a insistere.
Aveva fatto bene a prendere Ryoga per sfinimento ed estorcergli, finalmente, la verità.

Così aveva scoperto che Ryoga era livido di rabbia, che l'aveva trattenuta per tutto il viaggio ed era diretto a Den City per rintracciare quegli stronzi che in vacanza a Heartland City avevano fatto del male al suo migliore amico e avevano anche minacciato sua sorella.
(Parole sue, tutte sue, irose e digrignate tra i denti).

«Tu che cosa avresti fatto se avessero minacciato tuo fratello?» gli ringhiò Ryoga, al pari di una belva inferocita.
E Kaito pensò che non avrebbe dovuto chiederglielo.
Perché ora si ritrovava inevitabilmente dalla sua parte.

«Andiamo a casa».




40. Risata

Ryoga inizialmente non capì e per un attimo temette che Kaito fosse intenzionato a guidare per altre ore interminabili pur di riportarlo a casa.
Quando però realizzò che Kaito lo stava invitando a trascorrere la notte da lui, avvertì il cuore sprofondare nello stomaco.

«A casa tua?» domandò con una risata nervosa. «Non hai paura che io possa essere un serial killer?»
Kaito si voltò verso di lui, squadrandolo da capo a piedi.
«Non lo sei. E non voglio che tu faccia a botte con quei tizi».

Quindi vuole tenermi d'occhio, pensò Ryoga con una punta di irritazione.
Ma non poté fare a meno di accettare l'invito di Kaito: dopotutto, non sapeva dove andare.

E salì nuovamente in macchina.
   
 
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