NO JUST ART FOR MICHELANGELO TO
CARVE
I'll dance, dance,dance
With my hands, hands, hands
Above my head, head, head
Like Jesus said
I'm gonna dance, dance, dance
With my hands, hands, hands above my head
Hands together, forgive him before he's dead
because...
(Bloody Mary, Lady Gaga)
Fare
sesso con lei non ti
ha aiutato.
Assolutamente
no.
Non
ti ha aiutato e ti ha rovinato e guarda ora
come sei costretto a raggomitolare i tuoi sentimenti tra pugni e bende
insanguinate.
Tu
credevi che così saresti guarito.
Che
stupido.
Adesso
è tutto peggiorato.
Ma
tu sei stato stupido.
E
ora devi pagarne il prezzo.
Nel
tuo sguardo si interrompono - simili
a
diapositive stracciate dalle mani dei giganti - le
immagini dei ricordi che hai
afferrato con ago e filo. Cerchi di ricomporti e non ci riesci. Cerchi
di
riaggiustare i pezzi scombinati dentro di te e scopri di non esserne
minimamente in grado. Sei una bambola di pezza beccata da affamati
corvi neri
che banchettano con i tuoi bottoni e le tue cuciture - ricordare quei mesi ti
ha prosciugato e tu non puoi più nulla, non ti è
rimasto nulla.
Se
pensi che era tutto un copione composto da
qualche poetessa disturbata - un
manoscritto la cui conclusione era altamente
prevedibile - ti coglie il desiderio di ridere e di
strapparti i denti uno ad
uno.
Nascondi
il viso nella coppa delle tue mani e ti
dimentichi di non essere solo.
Bianca
schiocca le dita con un atteggiamento
imperioso e tu trasalisci. Ti incanti seguendo quel suono ritmico e
pensi che
potresti piangere. Sei bloccato su una sedia della sala dei Belladonna
da fin
troppe ore, forse da fin troppe giornate.
Ricordare,
pensare e cercare di spiegare la situazione a
Bianca con meno parole possibili: non stai facendo altro da una
settimana.
“E
quindi? Non sto capendo. Sei traumatizzato
perché sei stato a letto con Mercoledì Addams e
sei sopravvissuto? Sono colpita
anche io. Ero certa mangiasse le sue vittime. C’era una
scommessa in atto tra
me, Enid e mezzo corpo studentesco. Mi hai fatto perdere dei
soldi.”
“Bianca.”
“Dico
sul serio. Tutto questo racconto immenso a
partire dall’estate in cui non fate altro che scrivervi
messaggi funebri e sonetti
cimiteriali, lei che ti ignora non appena ricomincia la scuola e tu che
impazzisci per due mesi potevamo tralasciarlo benissimo. Ero presente
anche io,
insomma. Per ottenere l’unica informazione interessante ho
dovuto aspettare giorni. E
sappiamo bene che non sarebbe neanche successo se io non mi fossi
benignamente
immolata all’ira furiosa della vendetta della Addams. Quindi,
ringraziami.”
“Bianca.”
“Seriamente.
Il problema?”
“Non
ha significato nulla per lei.”
Ti
sei svegliato e lei era sdraiata a pancia in sù
a guardare il soffitto. Percepito il tuo sguardo ti sei reso conto che
si era voltata verso di te e tu, nella nebbia
delle briciole di sonno, ti sei perso nei suoi occhi.
Ti
erano sembrati lucidi e poi dopo un battito di
ciglia hai notato che era un gioco della luce del comodino.
Ti
sei sporto a darle un bacio - hai
pensato sulla
guancia e poi all’angolo degli occhi e solo infine sulle
labbra.
Ma
Mercoledì si è scostata. Una mano sul tuo petto
e la schiena curva, il collo tirato all’indietro.
No, ha detto. No.
Sgusciata
via dalle tue braccia tese, dalle
lenzuola che avevate condiviso.
L’hai
osservata - nuda e con
la pelle sudata - che
si rivestiva con calma e metodicità e non hai potuto
fermarti non appena hai
visto che finiva di abbottonarsi la camicia.
Hai
fatto cadere a terra le coperte e non hai
perso tempo a rivestirti. Lei ti dava le spalle e tu l’hai
abbracciata e ti sei
vergognato del modo in cui ancora si sentiva il desiderio del tuo corpo.
La
fronte contro il suo collo e le braccia sotto
il suo seno.
Cosa
ho sbagliato?
Glielo
hai sussurrato all’orecchio e sai che lei
lo ha sentito.
Mercoledì.
Cosa ho sbagliato?
Ma
lei non ti ha mai risposto.
Ti
ha chiesto di lasciarla andare e tu l’hai
lasciata.
Ecco
la lama pregna di sangue che ti scivola dalle
mani - c’è
ancora un pezzo di cuore che pende dalla punta.
Cade
giù e di te rimangono soltanto delle
intenzioni balbettate in una lingua che non conosci.
Ho
scelto io di morire di questa morte. Lo sapevo.
E l’ho scelto.
La
mattina dopo ti sei rinchiuso nella cripta dei
Belladonna e non sei uscito più.
Cerchi
di nascondere di nuovo il viso tra le tue
mani e Bianca ti blocca.
“Sinceramente.
Ti aspettavi una reazione
differente da Mercoledì Addams?”
Il
suo sorriso sembra un pugnale conficcato nella
tua bocca - con estrema
pietà e una risata di compatimento.
“Che
intendi?”
Un’altra
risata e tu che ti senti una zattera in
mezzo alla tempesta - tutti
comprendono e tutti sanno e tu sei alla deriva.
“Cosa
intendo. Intendo che lei ha una comprensione
estremamente limitata dei sentimenti umani mentre tu sei cieco in
maniera oscena. E la
sorte ha scelto di compensare questo perverso gioco tramite me. Devo
spiegarti
io le cose o tu saresti in grado di seppellirti qui dentro. Non ci
tengo ad averti sulla
coscienza.”
“Bianca,
non c’è nulla da spiegare. Ho sempre
saputo di non essere ricambiato.”
Lei
si alza in piedi e ride stringendosi l’arco
del naso. Ha il medaglione da sirena in bella mostra e sembra lo abbia
fatto di
proposito - affinché
tu fossi sicuro della sua sincerità.
“Credi
che Mercoledì Addams in tutta la sua
esistenza abbia mai fatto qualcosa contro la sua volontà?
Certamente no. Quindi
ti presento la situazione. Penso che ti abbia ignorato
all’inizio della scuola
a causa di un serio problema relazionale con i genitori. Li hai mai
visti? Suo
padre e sua madre sono eccessivi, a dir poco nauseabondi.
L’hanno resa allergica ai rapporti umani e
sentimentali. Una reazione di evidente protesta e legata alle fasi di
ribellione adolescenziale. Ma c’è stato qualcosa
di altamente prevedibile che
ci ha dato uno spiraglio: era gelosa. Il suo sguardo dopo che ci ha
visto ridere
insieme, non era meraviglioso? Le avrei riso in faccia se non avessi
visto te, distrutto e
infelice. Così ho deciso. Sono andata da lei e
l’ho convinta che io e te
stessimo insieme. Non ho dovuto neanche dire molto. Lei ne era certa e
ho solo
confermato i suoi sospetti. Se sapessi per quale motivo ha cercato di
strapparmi gli occhi, potrei farti ridere. E devo ringraziarti. Mi hai dato la
possibilità di
contemplare la maschera di indifferenza di Mercoledì Addams
che si scioglie.
Estremamente meraviglioso. E così si è presentata
da te, giusto? Ti ha cercato. Oserei
dire che aveva paura di perderti e che ti voleva. E che, in
realtà, ti vuole
ancora. Ti ama, Xavier. Tu sei semplicemente troppo spaventato e lei ha
bisogno
di leggere un manuale delle istruzioni riguardo ai sentimenti e ai
comportamenti
umani. Tutto qui. Non preoccuparti.”
Bianca
si china a baciarti la fronte e tu ti
aggrappi alla manica della sua camicia - nel tentativo di non affogare
nel mare
in cui ti ha appena gettato.
Scuoti
la testa e ti cancelli le lacrime. Ti cuci
un mesto sorriso.
***********************
Ti
manca il silenzio della cripta.
I
bisbigli dei tuoi compagni di classe ti
disturbano e le risate ti scorticano la cute in miliardi di coriandoli
grigiastri. Desideri nasconderti e non mostrare il tuo viso a nessuno.
Lasciarti tutto alle spalle e scomparire. Ti sembra che il tuo viso
abbia tutto
impresso lì, sulle labbra e negli occhi.
Ma
hai promesso a Bianca di smetterla -
e di
tornare nel mondo degli esseri umani e di non comportarti al pari di
un’eremita
problematico.
Elitario snob. Te
lo ricordi e ti senti lo stomaco
assurdamente pesante.
Nelle
orecchie il rimbombo di ogni singola frase
pronunciata da lei.
Potessi
non ricordare il modo in cui mormorava il
mio nome mentre ero dentro di lei. Frasi spezzate che sussurrava tra i
miei
capelli e il lobo del mio orecchio - e poi Xavier, Xavier, Xavier.
Mi
sorreggevo sui gomiti e tra le mie braccia il
suo viso e tra i miei palmi il suo cranio. Guancia contro guancia e le
sue mani
sulla mia schiena - graffi che non placavano il ritmo dei miei
movimenti.
Senti
una scarica che ti percuote la spina
dorsale. Prendi in mano il pennello e ti macchi sia dita che camicia
con
macchie nere simili a tentacoli.
Devo
nuovamente dipingere queste piume. La vernice
si sta scrostando e stanno riaffiorando i mattoni. Sembrano muschi e
licheni da
estirpare.
La
preside ti ha chiesto di aggiustare la tua
creazione del cortile. Con gentilezza all'inizio e poi con maggiore
fermezza.
Le intemperie, tu
hai mormorato. E sai di aver
mentito e che lo hai fatto in maniera poco convincente e che non aveva
neanche
senso - lei conosce
ogni cosa dei suoi studenti.
Sa
bene che i tuoi dipinti seguono il corso dei
tuoi pensieri e dei tuoi sentimenti. Che sono a te legati - sempre - e che un
dipinto deteriorato significa il crollo della tua mente.
Ti
senti incredibilmente triste. Nulla di te
riesci a nascondere agli altri.
Della
pittura ti gocciola anche sulle scarpe e tu
non ci pensi. Osservi il disegno e cerchi ogni difetto. Forse avresti
dovuto
dipingere all’alba. Le ore calde del pomeriggio non ti
concedono di
concentrarti sulla giusta angolatura della luce e delle ombre. E ci
sono troppi
studenti che ti scrutano mentre passeggiano. Bisbigliano e notano ogni
tuo
piccolo gesto. Un’ulteriore immensa frustrazione da tollerare
a denti stretti.
Sospiri
e immergi il pennello nell’enorme secchio
di vernice. Pensi di toglierti la giacca, forse di arrotolarti la
camicia che
stai continuando a macchiare - tutto
talmente tanto nero, come i tuoi pensieri
e qualsiasi tua intenzione.
Corrughi
la fronte e di sfuggita ti tocchi una
tempia, macchiandoti anche la faccia con sbuffi oscuri.
Non
sto dipingendo un corvo. Sembra che stia
dipingendo la mia malattia mentale.
Che
stupido. Sono estremamente patetico.
“Xavier.”
Tanto
immerso nei tuoi neri pensieri che ti cade il
pennello dalle mani. La sorpresa ti spinge ad osservarlo con stolida
calma
mentre rotola ai suoi piedi.
Mercoledì
si china a raccoglierlo e lo rigira tra
le sue mani - il modo in
cui le sue dita erano scese ad accarezzarti l’inguine
e a seguire la linea delle tue cosce ti scuote la mente in ricordi da
sopprimere all’istante.
Ti
sta guardando e tu le restituisci uno sguardo
stanco. Ti piacerebbe fingere e ti disperi per esserne incapace.
Non
dormi e mangi poco. La sofferenza assorbe ogni
tua energia e tu avresti dovuto saperlo meglio di tutti. Invece hai
calpestato
ogni buon proposito e ogni ottima occasione di fuggire lontano.
Sospiri
e chiudi gli occhi.
“Dunque,
sei ancora vivo.”
Senti
un pugnale che si dimena all’interno del tuo
petto e quanto desideri liberartene. Quanto desideri infilarti le mani
nello
sterno e strappare via tutto -
la polpa del cuore e i bocconi di carne insieme
ai bastoncini di ossa.
“Mercoledì.”
Non
servirebbe a nulla. Niente serve
mai con lei.
“Hai
rischiato di farmi accusare di omicidio.”
Lei
non si macchia le dita di nero. Ti sembra una
cosa buffa. E poi ti rendi conto che risulta estenuante - solamente tu sei
intriso di macchie e veleno.
“Ci
stanno ascoltando.”
Con
un cenno della testa indichi un gruppo di
studenti che sta rallentando il passo. Sono poco distanti e sono avidi
di
informazioni e di conoscenza dell’esistenza altrui. Poco
empatici. Non
dimostrano aver pietà o tracce di misericordia, in
un'estrema ingustizia.
“Lascia
che ascoltino.”
E
rideresti se soltanto ne avessi ancora la forza.
Tu sei lì e niente riesce a darti qualche forma di speranza.
Lei sarà la tua
rovina - la ragazza dei
tuoi incubi.
“Cosa
posso fare per te? Sono molto stanco,
Mercoledì.”
“L’eremitaggio
stanca?”
Stendi
le dita verso il pennello e lei lo cede al
tuo palmo. Ma in quel momento di resa ti stringe la mano - e non ti concede il
tempo di rispondere o di stupirti per il suo gesto.
“Sai
bene che non mi interessa l’opinione della
gente. Lascia che ascoltino. Che continuino a mormorare e immaginare e
chiacchierare tra di loro su tutti i possibili scenari che ci
riguardano. Ma ci
sono dei limiti. Non tollero l’ipocrisia.
L’ipocrisia dei tuoi atteggiamenti e
di quelli che consideri essere i tuoi sentimenti.”
Lo
sta dicendo con una rabbia talmente tanto
palpabile che resti sconvolto dal modo in cui lascia la tua mano e si
scosta da
te. Con un passo indietro e con un movimento repentino delle dita - e una
scarica di elettricità che percepisci a contatto con la sua
pelle.
“Cosa
stai dicendo?”
“Cerchi
sentimenti da una persona che disprezzi.
Preferisci che io citi le tue considerazioni? In quale ordine?
Cronologico o
alfabetico? Sono tossica e ho solo rovinato la scuola, ho solo reso le
cose
peggiori. Chi entra in contatto con me si ferisce. Non ho pensieri per
nessuno
se non per me stessa. Me ne devo andare. Per salvare tutti devo solo
andarmene.
Rowan avrebbe fatto bene ad uccidermi. Tu avresti fatto
bene a lasciare che
Rowan mi uccidesse.”
Ha
perso la sua freddezza. Ogni accusa la sputa
come chicchi amari sulla lingua. Un’espressione disgustata
che non abbandona il
suo viso. Tace e si ricompone, ma il suo orrore continua a deturparle
gli occhi
e le labbra. Lo sbigottimento ti intontisce i pensieri e ti attorciglia
la
lingua. Scuoti il capo e stringi il pennello fin quasi a spezzarlo - lo sguardo
basso e le parole asciutte.
“Ti
ho chiesto di perdonarmi. Ero in prigione e tu
mi avevi incastrato in modo meschino. Mio padre mi ha abbandonato e
diseredato.
Non mi hai mai creduto nonostante le mie suppliche e mi hai venduto.
H-hai
baciato Tyler. Non mi giustifica. Ho detto delle cose orribili. Ero
arrabbiato.
Ero così arrabbiato, Mercoledì. Ma non riesci a
notarlo? Non appena sono stato
liberato che cosa ho fatto? Non sono scappato. Sono tornato da te. Sono
sempre
tornato da te. Perché tu sei più
importante.”
Le
ultime frasi sono uscite roche dalle tue
labbra. Trattenute tanto a lungo dai tuoi denti serrati da essersi
arrugginite
e accartocciate - mesi e
mesi di silenzio e di omissioni e di orrenda accettazione.
Un
segreto che non ha avuto senso pronunciare ad
alta voce.
Lei
non mi ascolta. Non mi ha mai ascoltato.
“Non
mi toccano le parole che mi hai rivolto. Mi
disgusta l’ipocrisia di chi pretende dei sentimenti dalla
stessa persona che
disprezza e che allontana con immensa semplicità. Posso
accettare il sadismo.
Ma io abborro il falso compiangersi.”
Supplicare
sarebbe risultato inutile -
ti ha mai
ascoltato l’anno scorso? quando in ginocchio biascicavi
parole che avrebbe
soltanto calpestato? quando, piangendo, le chiedevi di credere in te e
nella tua
innocenza?
Per
crederti aveva dovuto baciare un altro.
“Io
ti amo. Ti ho sempre amato. Non me ne sono mai
andato. Sono sempre rimasto qui.”
Dentro
un amore che non cercavi e che non
immaginavi potesse essere così.
“Certamente
no. Ti bastava allontanare me.”
Pensi
il pennello si sia spezzato. Non ne sei
sicuro. Lo hai lasciato cadere ancora a terra e hai immerso le mani nei
capelli
- un’immensa
marea oscura che ti sommerge e in cui affoghi senza combattere.
Ti
bruciano le narici e ti senti pesante la testa.
E lo sai bene che non ha senso lottare. Con lei si perde e basta.
“Mercoledì.
Tu provi qualcosa per me?”
E se
pur tu lottassi non avrebbe senso. Se ti
dimenassi per trovare un po’ d’aria non la
troveresti. La marea ti ha portato
troppo giù. Sei sul fondo del mare e lì rimarrai.
Stai osservando le stelle
spegnersi e sei incastrato in uno specchio opaco.
Mercoledì
ti guarda e tu senti le costole cigolare
e il cuore che si spezza in due.
“Desideri
la verità? Posso dirtela ancora. Sono
cattiva e crudele. Sono perfida e mi piace la violenza. Non mi
interessa
calpestare i sentimenti altrui e non provo rimorso. Io sono il centro
di me
stessa. Non ho sentimenti per nessuno.”
Lo
dice con i denti serrati e il corpo agitato. Ti
sembra stia massacrando il tuo addome martoriato dalle acque. Pensi che
sei
mangiucchiato dai vermi e trasportato via da un gruppo di falene. Sei
tutto
esposto e sei stanco di stare in piedi - il tuo cuore lì
è caduto, sporca le
scarpe e il pavimento.
Non
ne hai la forza. E non ne trovi il senso.
“Non
è così. Tu ami.”
“Cosa
non hai compreso?”
E
sorridi. Senti gli occhi lucidi e ti rendi conto
di essere terribilmente stupido e che non ti importa. Era giusto
andasse in
questo modo. Sapevi che di una morte bisognava morire.
Lo
hai accettato da tempo.
“Tu
hai sentimenti. Ami i tuoi genitori. Tuo
fratello. Ami Enid. E Tyler. Tu ami, Mercoledì.
Semplicemente non ami me.”
Dirlo
ti rende libero - e
triste e senza più una
corda che ti ancori al suolo e che ti trattenga dal cadere
giù, simile ad un
corpo senza vita che crolla nella polvere.
Lo
dici e sai che la tua lingua si è arrotolata
nel pronunciare l’ultima frase e che soltanto un filo di voce
sei riuscito a
sfilare dal bandolo della matassa della tua immensa tristezza. Sei
talmente
tanto triste.
Respirare
ti spinge una spina nel cuore - ne
è
rimasto poco, forse a mala pena una libra di carne.
Guardi
il dipinto del corvo e trovi disperazione.
Un bianco pallido che invade e distrugge disegno e colori.
Come
se fosse la tua mente stretta da una camicia
di forza.
Compi
un passo indietro e Mercoledì un passo verso
di te. O forse di più - perché
è davanti al tuo viso e sta con il mento
all’insù.
“Fermati,
Xavier.”
“Che
cosa?”
“Guardami.
Fermati.”
I dipinti seguono i tuoi sentimenti, i tuoi pensieri. Si stanno
trasformando in un pozzo oscuro senza fondo.
Lei
posa le mani sulle tue guance ma sulle tue guance
ci sono già le tue mani. Hai le dita nei capelli e
distrattamente pensi che
anche all’esterno si deve notare la tua follia - quando tuo padre ne ebbe appena
uno
scorcio ti mandò lì, lontano dalla famiglia e
dalla possibilità di disonorarlo
con il marcio che hai nella testa.
“Guardami.”
Stringi
le sue dita sulle tue guance e quando la
guardi il tuo corpo si muove spontaneo. Posi la fronte contro la sua e
ti chini
a sfiorarle le labbra.
“Era
bello essere dentro di te.”
“Xavier.”
“Volevo
dirtelo. Volevo dirtelo quella sera. Che è
stato tutto per me. Volevo dirti tante cose. Che eri splendida. So che
non ti
importa, ma eri meravigliosa. Bella. Tanto bella. La tua pelle. Il modo
in cui
respiravi. Non riuscivo bene a pensare. Ti ho fatto male?”
Ricordi.
Nel momento in cui sei entrato dentro di
lei e Mercoledì ti ha stretto la mano - che cosa ha detto mentre tu le
chiedevi
di amarti e ti sentivi solo.
Ora ricordi.
Fa
male. Mi piace.
Tu
non riuscivi a contenerti e lei lo ha ripetuto.
Fa
male.
“Per
questo te ne sei andata? Perché ti ho fatto
male?”
“Xavier.”
Non
sai quando hai iniziato a baciarla. Se adesso
o anche prima, se alternavi poche parole con un bacio. O forse hai
sempre il
suo sapore sulla lingua. Perché sono solo baci di labbra
contro labbra e lei
sta schiudendo la bocca e ti bacia. Le stringi le spalle e ti pieghi e
lei ti
bacia. Mercoledì ti bacia e tu respiri a fatica.
“Non
volevo farti male.”
“Xavier.”
“Non
ero pronto e ho cercato di fare piano, non
penso di esserci riuscito.”
Eri
calda. Calda intorno a me e i tuoi gemiti
nelle orecchie. Ad ogni spinta sollevavi un po’ il bacino e
in quell’angolo mi
perdevo.
“Xavier. Fermati.”
Non
sai cosa intenda - di
parlare? di baciarla? di
renderti ridicolo? quanto stai dicendo di ciò che pensi?
Mercoledì
allontana il viso e le scappa un respiro
profondo. Un sospiro ad occhi chiusi mentre scuote la testa e cerca di
ricomporsi. Riapre gli occhi e ti sembra combattuta e così
ti allontani. Ma lei non
ti lascia andare le mani.
“Perdonami."
"Rimani qui, Xavier."
Biaschichi che non puoi. Che devi andare, devi stare lontano da tutti
quando stai così, che hai sbagliato a lasciare la cripta,
che era troppo presto e le chiedi ancora di perdonarti.
"Devo andare via."
Ha le mani intorno alle tue dita e sembra un ballo macabro, tu che
retrocedi e lei che non ti lascia andare.
"Per favore. Devo andare via, ti
supplico."
E lei trasalisce. Tu accarezzi le vene dei suoi polsi e dici ti prego e
Mercoledì ti lascia andare. Ti sembra di guardarla
attraverso un vetro, una lastra che confonde i tratti e i bordi - e ti dispiace, vorresti
goderti la sua figura un'ultima volta.
Abbassi il mento e le volti le spalle, muovendoti a grandi passi
lontano dal portico e dall'intera scuola e dagli studenti che si erano
radunati nel cortile. Intravedi anche Bianca e non hai la forza di
guardare la sua espresssione. Cammini con le mani che tremano nascoste
nelle tasche. Cammini e ti dirigi verso la foresta, verso i tuoi
dipinti, il silenzio - vuoi
distruggere ogni singolo dipinto e sperare di essere libero anche tu.
E senti i suoi passi, il suo sguardo e il suo giudizio.
Lei ti ha seguito.
Mercoledì sfiora il vuoto tra le tue scapole e pensi che con
quel gesto ha preso possesso dell'ultima libra di carne del tuo cuore.
Angolo
autrice
Ciao a tutti! Ci ho messo una vita ad aggiornare, lo so, ma non riuscivo a scrivere il finale. Quindi questa mini-long aumenta ancora, il prossimo sarà l'ultimo capitolo. La storia continua a piacervi? Cosa ne pensate? Naturalmente i titoli dei capitoli sono sempre versi di The Loneliest dei Maneskin e la battura "in ordine cronologico o alfabetico?" l'ho ripresa dal film di Sherlock Holmes.