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Autore: Cress Morlet    19/06/2023    8 recensioni
[Mercoledì/Xavier]
Fare sesso con lei non ti ha aiutato.
Assolutamente no.
Non ti ha aiutato, ti ha rovinato e guarda ora come sei costretto a raggomitolare i tuoi sentimenti tra pugni e bende insanguinate.
Tu credevi che così saresti guarito.
Che stupido.
Sei stato tremendamente stupido. Ti sei rovinato con le tue stesse mani. E, adesso, sei perso e basta.
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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miche

NO JUST ART FOR MICHELANGELO TO CARVE 


I'll dance, dance,dance
With my hands, hands, hands
Above my head, head, head
Like Jesus said
I'm gonna dance, dance, dance
With my hands, hands, hands above my head
Hands together, forgive him before he's dead
because...
(Bloody Mary, Lady Gaga)







Fare sesso con lei non ti ha aiutato.

Assolutamente no.
Non ti ha aiutato e ti ha rovinato e guarda ora come sei costretto a raggomitolare i tuoi sentimenti tra pugni e bende insanguinate.
Tu credevi che così saresti guarito.
Che stupido.
Adesso è tutto peggiorato.
Ma tu sei stato stupido.
E ora devi pagarne il prezzo.


Nel tuo sguardo si interrompono - simili a diapositive stracciate dalle mani dei giganti - le immagini dei ricordi che hai afferrato con ago e filo. Cerchi di ricomporti e non ci riesci. Cerchi di riaggiustare i pezzi scombinati dentro di te e scopri di non esserne minimamente in grado. Sei una bambola di pezza beccata da affamati corvi neri che banchettano con i tuoi bottoni e le tue cuciture - ricordare quei mesi ti ha prosciugato e tu non puoi più nulla, non ti è rimasto nulla.
Se pensi che era tutto un copione composto da qualche poetessa disturbata - un manoscritto la cui conclusione era altamente prevedibile - ti coglie il desiderio di ridere e di strapparti i denti uno ad uno.
Nascondi il viso nella coppa delle tue mani e ti dimentichi di non essere solo.
Bianca schiocca le dita con un atteggiamento imperioso e tu trasalisci. Ti incanti seguendo quel suono ritmico e pensi che potresti piangere. Sei bloccato su una sedia della sala dei Belladonna da fin troppe ore, forse da fin troppe giornate.
Ricordare, pensare e cercare di spiegare la situazione a Bianca con meno parole possibili: non stai facendo altro da una settimana.
“E quindi? Non sto capendo. Sei traumatizzato perché sei stato a letto con Mercoledì Addams e sei sopravvissuto? Sono colpita anche io. Ero certa mangiasse le sue vittime. C’era una scommessa in atto tra me, Enid e mezzo corpo studentesco. Mi hai fatto perdere dei soldi.”
“Bianca.”
“Dico sul serio. Tutto questo racconto immenso a partire dall’estate in cui non fate altro che scrivervi messaggi funebri e sonetti cimiteriali, lei che ti ignora non appena ricomincia la scuola e tu che impazzisci per due mesi potevamo tralasciarlo benissimo. Ero presente anche io, insomma. Per ottenere l’unica informazione interessante ho dovuto aspettare giorni. E sappiamo bene che non sarebbe neanche successo se io non mi fossi benignamente immolata all’ira furiosa della vendetta della Addams. Quindi, ringraziami.”
“Bianca.”
“Seriamente. Il problema?”
“Non ha significato nulla per lei.”
Ti sei svegliato e lei era sdraiata a pancia in sù a guardare il soffitto. Percepito il tuo sguardo ti sei reso conto che si era voltata verso di te e tu, nella nebbia delle briciole di sonno, ti sei perso nei suoi occhi.
Ti erano sembrati lucidi e poi dopo un battito di ciglia hai notato che era un gioco della luce del comodino.
Ti sei sporto a darle un bacio - hai pensato sulla guancia e poi all’angolo degli occhi e solo infine sulle labbra.
Ma Mercoledì si è scostata. Una mano sul tuo petto e la schiena curva, il collo tirato all’indietro.
No, ha detto. No.
Sgusciata via dalle tue braccia tese, dalle lenzuola che avevate condiviso.
L’hai osservata - nuda e con la pelle sudata - che si rivestiva con calma e metodicità e non hai potuto fermarti non appena hai visto che finiva di abbottonarsi la camicia.
Hai fatto cadere a terra le coperte e non hai perso tempo a rivestirti. Lei ti dava le spalle e tu l’hai abbracciata e ti sei vergognato del modo in cui ancora si sentiva il desiderio del tuo corpo.
La fronte contro il suo collo e le braccia sotto il suo seno.
Cosa ho sbagliato?
Glielo hai sussurrato all’orecchio e sai che lei lo ha sentito.
Mercoledì. Cosa ho sbagliato?
Ma lei non ti ha mai risposto.
Ti ha chiesto di lasciarla andare e tu l’hai lasciata.
Ecco la lama pregna di sangue che ti scivola dalle mani - c’è ancora un pezzo di cuore che pende dalla punta.
Cade giù e di te rimangono soltanto delle intenzioni balbettate in una lingua che non conosci.
Ho scelto io di morire di questa morte. Lo sapevo. E l’ho scelto.
La mattina dopo ti sei rinchiuso nella cripta dei Belladonna e non sei uscito più.


Cerchi di nascondere di nuovo il viso tra le tue mani e Bianca ti blocca.
“Sinceramente. Ti aspettavi una reazione differente da Mercoledì Addams?”
Il suo sorriso sembra un pugnale conficcato nella tua bocca - con estrema pietà e una risata di compatimento.
“Che intendi?”
Un’altra risata e tu che ti senti una zattera in mezzo alla tempesta - tutti comprendono e tutti sanno e tu sei alla deriva.
“Cosa intendo. Intendo che lei ha una comprensione estremamente limitata dei sentimenti umani mentre tu sei cieco in maniera oscena. E la sorte ha scelto di compensare questo perverso gioco tramite me. Devo spiegarti io le cose o tu saresti in grado di seppellirti qui dentro. Non ci tengo ad averti sulla coscienza.”
“Bianca, non c’è nulla da spiegare. Ho sempre saputo di non essere ricambiato.”
Lei si alza in piedi e ride stringendosi l’arco del naso. Ha il medaglione da sirena in bella mostra e sembra lo abbia fatto di proposito - affinché tu fossi sicuro della sua sincerità.
“Credi che Mercoledì Addams in tutta la sua esistenza abbia mai fatto qualcosa contro la sua volontà? Certamente no. Quindi ti presento la situazione. Penso che ti abbia ignorato all’inizio della scuola a causa di un serio problema relazionale con i genitori. Li hai mai visti? Suo padre e sua madre sono eccessivi, a dir poco nauseabondi. L’hanno resa allergica ai rapporti umani e sentimentali. Una reazione di evidente protesta e legata alle fasi di ribellione adolescenziale. Ma c’è stato qualcosa di altamente prevedibile che ci ha dato uno spiraglio: era gelosa. Il suo sguardo dopo che ci ha visto ridere insieme, non era meraviglioso? Le avrei riso in faccia se non avessi visto te, distrutto e infelice. Così ho deciso. Sono andata da lei e l’ho convinta che io e te stessimo insieme. Non ho dovuto neanche dire molto. Lei ne era certa e ho solo confermato i suoi sospetti. Se sapessi per quale motivo ha cercato di strapparmi gli occhi, potrei farti ridere. E devo ringraziarti. Mi hai dato la possibilità di contemplare la maschera di indifferenza di Mercoledì Addams che si scioglie. Estremamente meraviglioso. E così si è presentata da te, giusto? Ti ha cercato. Oserei dire che aveva paura di perderti e che ti voleva. E che, in realtà, ti vuole ancora. Ti ama, Xavier. Tu sei semplicemente troppo spaventato e lei ha bisogno di leggere un manuale delle istruzioni riguardo ai sentimenti e ai comportamenti umani. Tutto qui. Non preoccuparti.”
Bianca si china a baciarti la fronte e tu ti aggrappi alla manica della sua camicia - nel tentativo di non affogare nel mare in cui ti ha appena gettato.
Scuoti la testa e ti cancelli le lacrime. Ti cuci un mesto sorriso.


                                                                                                            ***********************



Ti manca il silenzio della cripta.
I bisbigli dei tuoi compagni di classe ti disturbano e le risate ti scorticano la cute in miliardi di coriandoli grigiastri. Desideri nasconderti e non mostrare il tuo viso a nessuno. Lasciarti tutto alle spalle e scomparire. Ti sembra che il tuo viso abbia tutto impresso lì, sulle labbra e negli occhi.
Ma hai promesso a Bianca di smetterla - e di tornare nel mondo degli esseri umani e di non comportarti al pari di un’eremita problematico.
Elitario snob. Te lo ricordi e ti senti lo stomaco assurdamente pesante.
Nelle orecchie il rimbombo di ogni singola frase pronunciata da lei.
Potessi non ricordare il modo in cui mormorava il mio nome mentre ero dentro di lei. Frasi spezzate che sussurrava tra i miei capelli e il lobo del mio orecchio - e poi Xavier, Xavier, Xavier.
Mi sorreggevo sui gomiti e tra le mie braccia il suo viso e tra i miei palmi il suo cranio. Guancia contro guancia e le sue mani sulla mia schiena - graffi che non placavano il ritmo dei miei movimenti.
Senti una scarica che ti percuote la spina dorsale. Prendi in mano il pennello e ti macchi sia dita che camicia con macchie nere simili a tentacoli.
Devo nuovamente dipingere queste piume. La vernice si sta scrostando e stanno riaffiorando i mattoni. Sembrano muschi e licheni da estirpare.
La preside ti ha chiesto di aggiustare la tua creazione del cortile. Con gentilezza all'inizio e poi con maggiore fermezza.
Le intemperie, tu hai mormorato. E sai di aver mentito e che lo hai fatto in maniera poco convincente e che non aveva neanche senso - lei conosce ogni cosa dei suoi studenti.
Sa bene che i tuoi dipinti seguono il corso dei tuoi pensieri e dei tuoi sentimenti. Che sono a te legati - sempre - e che un dipinto deteriorato significa il crollo della tua mente.
Ti senti incredibilmente triste. Nulla di te riesci a nascondere agli altri.
Della pittura ti gocciola anche sulle scarpe e tu non ci pensi. Osservi il disegno e cerchi ogni difetto. Forse avresti dovuto dipingere all’alba. Le ore calde del pomeriggio non ti concedono di concentrarti sulla giusta angolatura della luce e delle ombre. E ci sono troppi studenti che ti scrutano mentre passeggiano. Bisbigliano e notano ogni tuo piccolo gesto. Un’ulteriore immensa frustrazione da tollerare a denti stretti.
Sospiri e immergi il pennello nell’enorme secchio di vernice. Pensi di toglierti la giacca, forse di arrotolarti la camicia che stai continuando a macchiare - tutto talmente tanto nero, come i tuoi pensieri e qualsiasi tua intenzione.
Corrughi la fronte e di sfuggita ti tocchi una tempia, macchiandoti anche la faccia con sbuffi oscuri.
Non sto dipingendo un corvo. Sembra che stia dipingendo la mia malattia mentale.
Che stupido. Sono estremamente patetico.
“Xavier.”
Tanto immerso nei tuoi neri pensieri che ti cade il pennello dalle mani. La sorpresa ti spinge ad osservarlo con stolida calma mentre rotola ai suoi piedi.
Mercoledì si china a raccoglierlo e lo rigira tra le sue mani - il modo in cui le sue dita erano scese ad accarezzarti l’inguine e a seguire la linea delle tue cosce ti scuote la mente in ricordi da sopprimere all’istante.
Ti sta guardando e tu le restituisci uno sguardo stanco. Ti piacerebbe fingere e ti disperi per esserne incapace.
Non dormi e mangi poco. La sofferenza assorbe ogni tua energia e tu avresti dovuto saperlo meglio di tutti. Invece hai calpestato ogni buon proposito e ogni ottima occasione di fuggire lontano.
Sospiri e chiudi gli occhi.
“Dunque, sei ancora vivo.”
Senti un pugnale che si dimena all’interno del tuo petto e quanto desideri liberartene. Quanto desideri infilarti le mani nello sterno e strappare via tutto - la polpa del cuore e i bocconi di carne insieme ai bastoncini di ossa.
“Mercoledì.”
Non servirebbe a nulla. Niente serve mai con lei.
“Hai rischiato di farmi accusare di omicidio.”
Lei non si macchia le dita di nero. Ti sembra una cosa buffa. E poi ti rendi conto che risulta estenuante - solamente tu sei intriso di macchie e veleno.
“Ci stanno ascoltando.”
Con un cenno della testa indichi un gruppo di studenti che sta rallentando il passo. Sono poco distanti e sono avidi di informazioni e di conoscenza dell’esistenza altrui. Poco empatici. Non dimostrano aver pietà o tracce di misericordia, in un'estrema ingustizia.
“Lascia che ascoltino.”
E rideresti se soltanto ne avessi ancora la forza. Tu sei lì e niente riesce a darti qualche forma di speranza. Lei sarà la tua rovina - la ragazza dei tuoi incubi.
“Cosa posso fare per te? Sono molto stanco, Mercoledì.”
“L’eremitaggio stanca?”
Stendi le dita verso il pennello e lei lo cede al tuo palmo. Ma in quel momento di resa ti stringe la mano - e non ti concede il tempo di rispondere o di stupirti per il suo gesto.
“Sai bene che non mi interessa l’opinione della gente. Lascia che ascoltino. Che continuino a mormorare e immaginare e chiacchierare tra di loro su tutti i possibili scenari che ci riguardano. Ma ci sono dei limiti. Non tollero l’ipocrisia. L’ipocrisia dei tuoi atteggiamenti e di quelli che consideri essere i tuoi sentimenti.”
Lo sta dicendo con una rabbia talmente tanto palpabile che resti sconvolto dal modo in cui lascia la tua mano e si scosta da te. Con un passo indietro e con un movimento repentino delle dita - e una scarica di elettricità che percepisci a contatto con la sua pelle.
“Cosa stai dicendo?”
“Cerchi sentimenti da una persona che disprezzi. Preferisci che io citi le tue considerazioni? In quale ordine? Cronologico o alfabetico? Sono tossica e ho solo rovinato la scuola, ho solo reso le cose peggiori. Chi entra in contatto con me si ferisce. Non ho pensieri per nessuno se non per me stessa. Me ne devo andare. Per salvare tutti devo solo andarmene. Rowan avrebbe fatto bene ad uccidermi. Tu avresti fatto bene a lasciare che Rowan mi uccidesse.”
Ha perso la sua freddezza. Ogni accusa la sputa come chicchi amari sulla lingua. Un’espressione disgustata che non abbandona il suo viso. Tace e si ricompone, ma il suo orrore continua a deturparle gli occhi e le labbra. Lo sbigottimento ti intontisce i pensieri e ti attorciglia la lingua. Scuoti il capo e stringi il pennello fin quasi a spezzarlo - lo sguardo basso e le parole asciutte.
“Ti ho chiesto di perdonarmi. Ero in prigione e tu mi avevi incastrato in modo meschino. Mio padre mi ha abbandonato e diseredato. Non mi hai mai creduto nonostante le mie suppliche e mi hai venduto. H-hai baciato Tyler. Non mi giustifica. Ho detto delle cose orribili. Ero arrabbiato. Ero così arrabbiato, Mercoledì. Ma non riesci a notarlo? Non appena sono stato liberato che cosa ho fatto? Non sono scappato. Sono tornato da te. Sono sempre tornato da te. Perché tu sei più importante.”
Le ultime frasi sono uscite roche dalle tue labbra. Trattenute tanto a lungo dai tuoi denti serrati da essersi arrugginite e accartocciate - mesi e mesi di silenzio e di omissioni e di orrenda accettazione.
Un segreto che non ha avuto senso pronunciare ad alta voce.
Lei non mi ascolta. Non mi ha mai ascoltato.
“Non mi toccano le parole che mi hai rivolto. Mi disgusta l’ipocrisia di chi pretende dei sentimenti dalla stessa persona che disprezza e che allontana con immensa semplicità. Posso accettare il sadismo. Ma io abborro il falso compiangersi.”
Supplicare sarebbe risultato inutile - ti ha mai ascoltato l’anno scorso? quando in ginocchio biascicavi parole che avrebbe soltanto calpestato? quando, piangendo, le chiedevi di credere in te e nella tua innocenza?
Per crederti aveva dovuto baciare un altro.
“Io ti amo. Ti ho sempre amato. Non me ne sono mai andato. Sono sempre rimasto qui.”
Dentro un amore che non cercavi e che non immaginavi potesse essere così.
“Certamente no. Ti bastava allontanare me.”
Pensi il pennello si sia spezzato. Non ne sei sicuro. Lo hai lasciato cadere ancora a terra e hai immerso le mani nei capelli - un’immensa marea oscura che ti sommerge e in cui affoghi senza combattere.
Ti bruciano le narici e ti senti pesante la testa. E lo sai bene che non ha senso lottare. Con lei si perde e basta.
“Mercoledì. Tu provi qualcosa per me?”
E se pur tu lottassi non avrebbe senso. Se ti dimenassi per trovare un po’ d’aria non la troveresti. La marea ti ha portato troppo giù. Sei sul fondo del mare e lì rimarrai. Stai osservando le stelle spegnersi e sei incastrato in uno specchio opaco.
Mercoledì ti guarda e tu senti le costole cigolare e il cuore che si spezza in due.
“Desideri la verità? Posso dirtela ancora. Sono cattiva e crudele. Sono perfida e mi piace la violenza. Non mi interessa calpestare i sentimenti altrui e non provo rimorso. Io sono il centro di me stessa. Non ho sentimenti per nessuno.”
Lo dice con i denti serrati e il corpo agitato. Ti sembra stia massacrando il tuo addome martoriato dalle acque. Pensi che sei mangiucchiato dai vermi e trasportato via da un gruppo di falene. Sei tutto esposto e sei stanco di stare in piedi - il tuo cuore lì è caduto, sporca le scarpe e il pavimento.
Non ne hai la forza. E non ne trovi il senso.
“Non è così. Tu ami.”
“Cosa non hai compreso?”
E sorridi. Senti gli occhi lucidi e ti rendi conto di essere terribilmente stupido e che non ti importa. Era giusto andasse in questo modo. Sapevi che di una morte bisognava morire.
Lo hai accettato da tempo.
“Tu hai sentimenti. Ami i tuoi genitori. Tuo fratello. Ami Enid. E Tyler. Tu ami, Mercoledì. Semplicemente non ami me.”
Dirlo ti rende libero - e triste e senza più una corda che ti ancori al suolo e che ti trattenga dal cadere giù, simile ad un corpo senza vita che crolla nella polvere.
Lo dici e sai che la tua lingua si è arrotolata nel pronunciare l’ultima frase e che soltanto un filo di voce sei riuscito a sfilare dal bandolo della matassa della tua immensa tristezza. Sei talmente tanto triste.
Respirare ti spinge una spina nel cuore - ne è rimasto poco, forse a mala pena una libra di carne.
Guardi il dipinto del corvo e trovi disperazione. Un bianco pallido che invade e distrugge disegno e colori.
Come se fosse la tua mente stretta da una camicia di forza.
Compi un passo indietro e Mercoledì un passo verso di te. O forse di più - perché è davanti al tuo viso e sta con il mento all’insù.
“Fermati, Xavier.”
“Che cosa?”
“Guardami. Fermati.”
I dipinti seguono i tuoi sentimenti, i tuoi pensieri. Si stanno trasformando in un pozzo oscuro senza fondo.
Lei posa le mani sulle tue guance ma sulle tue guance ci sono già le tue mani. Hai le dita nei capelli e distrattamente pensi che anche all’esterno si deve notare la tua follia - quando tuo padre ne ebbe appena uno scorcio ti mandò lì, lontano dalla famiglia e dalla possibilità di disonorarlo con il marcio che hai nella testa.
“Guardami.”
Stringi le sue dita sulle tue guance e quando la guardi il tuo corpo si muove spontaneo. Posi la fronte contro la sua e ti chini a sfiorarle le labbra.
“Era bello essere dentro di te.”
“Xavier.”
“Volevo dirtelo. Volevo dirtelo quella sera. Che è stato tutto per me. Volevo dirti tante cose. Che eri splendida. So che non ti importa, ma eri meravigliosa. Bella. Tanto bella. La tua pelle. Il modo in cui respiravi. Non riuscivo bene a pensare. Ti ho fatto male?”
Ricordi. Nel momento in cui sei entrato dentro di lei e Mercoledì ti ha stretto la mano - che cosa ha detto mentre tu le chiedevi di amarti e ti sentivi solo.
Ora ricordi.

Fa male. Mi piace.
Tu non riuscivi a contenerti e lei lo ha ripetuto.
Fa male.
“Per questo te ne sei andata? Perché ti ho fatto male?”
“Xavier.”
Non sai quando hai iniziato a baciarla. Se adesso o anche prima, se alternavi poche parole con un bacio. O forse hai sempre il suo sapore sulla lingua. Perché sono solo baci di labbra contro labbra e lei sta schiudendo la bocca e ti bacia. Le stringi le spalle e ti pieghi e lei ti bacia. Mercoledì ti bacia e tu respiri a fatica.
“Non volevo farti male.”
“Xavier.”
“Non ero pronto e ho cercato di fare piano, non penso di esserci riuscito.”
Eri calda. Calda intorno a me e i tuoi gemiti nelle orecchie. Ad ogni spinta sollevavi un po’ il bacino e in quell’angolo mi perdevo.
“Xavier. Fermati.
Non sai cosa intenda - di parlare? di baciarla? di renderti ridicolo? quanto stai dicendo di ciò che pensi?
Mercoledì allontana il viso e le scappa un respiro profondo. Un sospiro ad occhi chiusi mentre scuote la testa e cerca di ricomporsi. Riapre gli occhi e ti sembra combattuta e così ti allontani. Ma lei non ti lascia andare le mani.
“Perdonami."
"Rimani qui, Xavier."
Biaschichi che non puoi. Che devi andare, devi stare lontano da tutti quando stai così, che hai sbagliato a lasciare la cripta, che era troppo presto e le chiedi ancora di perdonarti.
"Devo andare via."
Ha le mani intorno alle tue dita e sembra un ballo macabro, tu che retrocedi e lei che non ti lascia andare.
"Per favore. Devo andare via, ti supplico."
E lei trasalisce. Tu accarezzi le vene dei suoi polsi e dici ti prego e Mercoledì ti lascia andare. Ti sembra di guardarla attraverso un vetro, una lastra che confonde i tratti e i bordi - e ti dispiace, vorresti goderti la sua figura un'ultima volta.
Abbassi il mento e le volti le spalle, muovendoti a grandi passi lontano dal portico e dall'intera scuola e dagli studenti che si erano radunati nel cortile. Intravedi anche Bianca e non hai la forza di guardare la sua espresssione. Cammini con le mani che tremano nascoste nelle tasche. Cammini e ti dirigi verso la foresta, verso i tuoi dipinti, il silenzio - vuoi distruggere ogni singolo dipinto e sperare di essere libero anche tu.
E senti i suoi passi, il suo sguardo e il suo giudizio.
Lei ti ha seguito.
Mercoledì sfiora il vuoto tra le tue scapole e pensi che con quel gesto ha preso possesso dell'ultima libra di carne del tuo cuore.







Angolo autrice

Ciao a tutti! Ci ho messo una vita ad aggiornare, lo so, ma non riuscivo a scrivere il finale. Quindi questa mini-long aumenta ancora, il prossimo sarà l'ultimo capitolo. La storia continua a piacervi? Cosa ne pensate? Naturalmente i titoli dei capitoli sono sempre versi di The Loneliest dei Maneskin e la battura "in ordine cronologico o alfabetico?" l'ho ripresa dal film di Sherlock Holmes.

   
 
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