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Autore: chapeauchinois    20/06/2023    0 recensioni
"..si sa, gli sguardi cadono a caso fino a un certo punto. Cadono a caso fino a quando una ragazza si sveglia al mattino e per tutto il tragitto Sala Comune-Sala Grande lo cerca, per tutta la colazione, durante gli spostamenti tra le lezioni, a pranzo, a cena, in biblioteca, nel parco, nel campo di Quidditch e anche nella Foresta Proibita, non si sa mai. E cadono a caso fino a quando lui non se ne accorge e decide di ricambiare perché si sa, le rosse hanno quel qualcosa in più che alla lunga fa crollare tutti ai loro piedi."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
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Sabato mattina, dormitorio femminile del sesto anno di Grifondoro.

Erano circa le 9 del mattino, quando un tornado biondo, in pigiama e trecce mezze disfatte, aperte le tende del letto a baldacchino, piombò con violenza sul corpo di Ginny Weasley, ancora nel mondo dei sogni, scaraventandola ancora mezza addormentata sul pavimento tra il letto e la finestra, e facendole sbattere la testa contro il comodino.

Un tonfo, un urlo e un’imprecazione seguirono la caduta. Demelza si sporse subito per aiutare la rossa ad alzarsi tendendole la mano, l’espressione preoccupata sul viso che sostituiva quella eccitata di qualche secondo prima.

“Ginny, scusami, non ti volevo ammazzare” urlò la bionda.

Jessica, svegliata anche lei di soprassalto dall’entusiasmo di Demelza, corse a sollevare di peso una povera Ginny stordita, che si stava strofinando il bernoccolo dietro la testa con una mano, mentre con l’altra provava a stropicciarsi gli occhi per mettere a fuoco quale calamità naturale l’avesse investita nel bel mezzo del suo sonno.

“Tutto bene Ginny’” chiese Jessica preoccupata.

“Credo di sì” rispose lei con voce roca, “dobbiamo evacuare la scuola?” andò avanti a chiedere, con aria confusa.

Demelza scoppiò a ridere. “Non è scoppiato nessun incendio Ginny” rispose tra le risate, “sono io che tra poco prendo fuoco, innanzitutto perché non sopporto più di sentirti parlare nel sonno” aggiunse con malizia, uno scintillio divertito negli occhi bruni, “e poi la curiosità mi sta letteralmente uccidendo” finì con un sospiro denso di aspettative.

Ginny si sedette lentamente sul letto, tentando di mettere a fuoco i sogni di quelle effettivamente pochissime ore di sonno, ma solo qualche immagine le risalì alla memoria; risate, un’ombra scura su un braccio, occhi grigi, mani calde, una corsa tra gli alberi. Piano piano la invase di nuovo il calore provato nella serata precedente, un piccolo fuocherello confortante, che si espanse fino alle sue guance arrossandole. Il ricordo dell’appuntamento con Draco le fece passare ogni residuo di sonno e le fece accorgere di stare letteralmente morendo di fame.

“Vi devo proprio raccontare tutto” rispose guardando le sue compagne, sedute sul suo letto in pigiama, in attesa di una sua risposta, una con gli occhi pieni di curiosità, l’altra con lo sguardo acceso di romanticismo, “ma prima devo fare colazione. Quel furetto ieri sera ha pensato a tutto tranne che al cibo, e io non avevo cenato per la tensione, e ora sento che vorrei mangiare anche questo comodino!” esclamò con sincerità, prima di dirigersi di scatto verso la doccia, tra le proteste delle sue amiche.

“Allora sbrigati, prima che io prenda fuoco sul serio!” urlò Demelza da dietro la porta del bagno.

Ginny sorrise e si gettò sotto l’acqua calda, ripensando alle mani calde che la sera prima l’avevano sfiorata, prima esitanti, poi sempre più intenzionalmente.


“Atterriamo laggiù, Weasley” disse Draco, davanti a lei sulla scopa.

Era stato terribilmente complicato volare per quel breve tratto di cielo, fino al margine della Foresta che dava sulla sponda del Lago Nero, dove sapeva di trovare una piccola radura a cielo aperto tra gli alberi, piena, in quella stagione, di fiorellini bianchi e sufficientemente lontana dalle finestre della scuola e dai pericoli tra gli alberi. Ci finiva spesso, soprattutto negli ultimi anni, in cerca di solitudine per studiare le sue amate pozioni ed erbe curative, per isolarsi dal mondo e dai gufi di suo padre che lo esortavano a tenere duro fino al grande traguardo: il Marchio Nero sul braccio. Gli dava pace quel posto; una volta ci aveva addirittura scorto un unicorno, che poi era fuggito una volta sentiti i suoi passi sull’erba. La difficoltà del viaggio invece era data solo ed esclusivamente dalla sensazione delle dita fredde di Ginny strette intorno alla sua vita, e dal suo corpo caldo appoggiato sulla sua schiena. Aveva pensato molte volte di scendere in mezzo ai prati per girarsi e baciarla, ma aveva troppa paura di spaventarla, in fondo era solo la terza volta che si trovavano soli o quasi soli a parlare.

“Cosa c’è? Non vedo niente, solo alberi”

“Fidati.”

Planò rapidamente verso la sponda del lago, e smontarono entrambi agilmente dalla scopa.

“Vieni, ti faccio vedere” disse il ragazzo, indicando la direzione a Ginny, non osando prenderle la mano. Si addentrarono insieme nella selva, e dopo pochi passi ecco comparire la radura, in mezzo alla quale scorreva un piccolo rivo che andava poi a unirsi al Lago Nero, costellata di campanule bianche e attorniata di vecchi tronchi, alcuni dei quali offrivano larghi rami bassi su cui potersi arrampicare.

Ginny si guardò intorno meravigliata, esplorando con gli occhi la piccola radura.

Si girò verso Draco, occupato a slegare lo zaino dalla scopa e ad aprirlo; in effetti, fin troppo dedito a queste attività, noto lei, visto che teneva gli occhi fissi su un punto, come per trattenersi dall’avvicinarsi a lei.

Represse un sorriso e lo raggiunse in silenzio, chinandosi anche lei sullo zaino.

“Hai bisogno di aiuto?” chiese, allungando una mano verso la cerniera dello zaino, che Draco fissava senza provare ad aprire. Riscosso dai movimenti di lei, alzò di scatto lo sguardo e la consapevolezza di essere lì, nel suo posto segreto, con Ginny, in completa solitudine, senza nessuna cattiva intenzione o scopo, ma solo guidato da quello che sentiva dentro lo invase.

“No, faccio io” rispose, estraendo la bacchetta e mormorando un incantesimo in direzione dello zaino, da cui uscì una coperta che si distese in autonomia sul prato umido, un foglio di pergamena arrotolato e una bottiglia di burrobirra con due boccali annessi, ancora calda di cucina.

“Wow, hai veramente pensato a tutto” esclamò Ginny, “ci tenevi veramente a questo appuntamento allora” aggiunse a voce più bassa.

“Siediti Weasley, e smettila di fare ipotesi infondate”

“Ma come infondate! Porti qui tutte le tue ragazze al primo appuntamento?”

“Chi ha deciso che questo è un appuntamento?” chiese lui in tono ironico, sdraiandosi sulla coperta e fissandola, appoggiato al gomito.

“Se non sbaglio tu prima hai parlato di un secondo appuntamento” rispose lei, enfatizzando il “secondo”, “quindi di conseguenza, logicamente, idealmente, questo dovrebbe essere il primo” concluse, senza perdersi d’animo.

“Ecco cosa succede a uscire con i Grifondoro, gli concedi un dito e loro subito ti staccano a morsi il braccio fino alla spalla” disse Draco in un finto borbottio scocciato, “dai Weasley, vieni qui o ti perderai la vista” la invitò nuovamente.

Ginny esitò un secondo, indagando gli occhi di lui che però rimanevano sereni, mantenendo il suo personaggio all’interno di quel finto battibecco che entrambi si divertivano a tenere in gioco. Decise in quell’istante di lasciar perdere quella piccola possibilità che lui si stesse prendendo gioco di lei, e sorprendendolo, si sdraiò al suo fianco, sfiorando il suo braccio caldo con una mano gelida.

“Hai ingoiato una stufetta prima di uscire, Malfoy? Come fai a essere così caldo” chiese, guardandolo da sotto, dal momento che lui ancora era appoggiato al gomito, semi girato nella sua direzione, appoggiando poi con più decisione la mano sull’avambraccio del ragazzo, scoperto dalla maglietta a maniche corte che indossava. “Di quale vista parli?”.

Draco in quel momento si sentì morire. Non solo perché la mano della ragazza era effettivamente della temperatura di un iceberg, ma perché sentiva che stavano iniziando un gioco pericoloso, in cui lei si divertiva a fare la parte della Venere tentatrice, mentre lui avrebbe dovuto esercitare tutto il suo autocontrollo per non farla finire come con tutte le altre ragazze. Gli parve di sentire una scarica di elettricità a partenza dall’avambraccio, che si diffondeva un po’ in tutte le direzioni. Abbassò lo sguardo, vedendo gli occhi bruni e scintillanti di Ginny lampeggiare nel crepuscolo, e le labbra invitanti atteggiate in un mezzo sorriso consapevole. Sapeva decisamente giocare, la rossa, e decise di farla ballare ancora un po’. Dopotutto, anche a lui garbava particolarmente giocare a questo gioco. Ma non poteva certo dirle che la vista migliore in quel momento l’aveva lui.

Si avvicinò di qualche millimetro, invadendo il suo spazio personale di proposito e sdraiandosi al suo fianco, appoggiando il suo braccio con decisione a quello di lei.

“Guarda sopra di te”, disse, indicando il cielo ancora chiaro di giugno sopra gli alberi della radura. “Dovrebbe essere l’orario giusto, spero”.


“Per che cosa?” chiese lei, senza distogliere gli occhi dal cielo, e senza spostarsi di un millimetro.

In quello stesso istante Ginny sentì un frullo d’ali provenire da dietro la sua testa, e prima che potesse domandare a Draco cosa fosse quel rumore, l’intero branco di Ippogrifi della Foresta Proibita passò in volo sopra la loro testa, in direzione del folto della foresta, volando elegantemente a pochi metri dalle cime degli alberi e provocando uno spostamento d’aria tale da farle ondeggiare e seguire il loro moto. La ragazza si immobilizzò, guardando quello spettacolo stupita. Quando l’ultimo Ippogrifo scomparve dietro la cima degli alberi, si accorse di stare trattenendo il fiato e lo rilasciò con un sospiro.

“Wow” soffiò piano, “non sapevo fossero così tanti”.

“Nemmeno io. La prima volta che li ho visti mi ha preso un infarto” confessò lui senza vergogna, “non ho questo gran rapporto con gli Ippogrifi, ma vederli volare da quaggiù mi fa quasi apprezzare quei mezzi pennuti” borbottò con aria contrita, ripensando al suo incontro ravvicinato con Fierobecco, mai digerito veramente, paragonato all’eleganza di quel volo.

“E allora perché hai pensato fosse una buona idea farmeli vedere?” chiese lei ridendo.

“Perché a voi Weasley sicuramente queste cose piacciono, visto che avete un’inspiegabile adorazione per Hagrid” rispose lui ironico.

“Ah sì? Dove l’hai letto, sul Settimanale delle Streghe?” lo provocò Ginny.

“Esatto, sulla rubrica settimanale dedicata ai pennuti” rispose Draco soffocando una risata, prima di tornare serio di botto. “Perché, non ti è piaciuto lo spettacolo?” chiese freddamente.

Ginny si sollevò su un gomito per guardarlo in faccia, trovando improvvisamente freddi gli occhi del mago rivolti ancora verso il cielo. Senza pensarci, allungò una mano verso la guancia di Draco. “Certo che mi è piaciuto, la scrivo io quella rubrica sul Settimanale delle Streghe” gli sussurrò, mentre gli sfiorava la guancia, prima di rimettersi sdraiata, ancora di qualche millimetro più vicina al mago, la cui temperatura corporea pareva sempre più elevata.

Il biondo volse la testa per guardarla rimettersi sdraiata, trovandosela sempre più vicina, e si scoprì affascinato dal coraggio di Ginny, che una volta rotto il ghiaccio in biblioteca sembrava non avere più nessun timore nell’esprimere quei primi sentimenti, e l’ammirò. Apprezzava soprattutto che il gioco, che pensava di dover orchestrare per sedurla e conquistarla, di fatto si stava rivelando essere nelle mani di lei, che per prima si avvicinava, per prima parlava, per prima chiedeva, per prima toccava. Decise di goderselo e di riporre le vesti del predatore, che aveva indossato per tutti quegli anni, sorpreso dalla piacevolezza della seduzione. Ginny dal suo canto era lei stessa sorpresa dalla confidenza che stava mostrando, ma il calore che vedeva negli occhi grigi di Draco le indicava che la via era quella giusta.

Draco tossicchiò senza imbarazzo, interrompendo il filo dei pensieri. “Comunque, non era solo per questo che ti ho portato qui, Weasley. Diciamo che questo appuntamento” disse, sottolineando la parola volutamente, “è stato anche un modo per rispondere alla tua seconda domanda” concluse, guardandola arrossire.

“Ovvero, cosa vuoi da me?” chiese lei, corrugando la fronte.

“Precisamente”.

“…e?” chiese Ginny, dopo qualche secondo di silenzio.

“Dai Weasley, non penso di dovertelo spiegare” sbuffò lui, improvvisamente a corto di parole, “non lo intuisci?”

Ginny lo guardò per un istante, improvvisamente turbata, come se il dubbio fino ad allora represso fosse inevitabilmente venuto a galla nella sua mente. Dopotutto, un posto isolato nella foresta, da soli, di sera, su una coperta e con della Burrobirra a fianco, non lasciavano molto spazio all’interpretazione. E si stupì di quanto quella conclusione la stesse ferendo. Distolse lo sguardo e si mise seduta, dando la schiena a Draco, che la seguì di scatto per vederla in viso, accortosi del suo malessere.

“Che c’è? Cosa ho detto?” chiese bruscamente.

“Niente” rispose Ginny, “stupida io ad aspettarmi altro” disse senza guardarlo in viso, tentando di nascondere le sue emozioni. Una doccia gelata. Un bagno nel ghiaccio. Delusione cocente. Non sopportando più quelle sensazioni, si alzò in piedi all’improvviso, per allontanarsi dal calore del corpo di Draco, che la guardava stolido. “Me l’avevano detto di non fidarmi dei Serpeverde, soprattutto…” proseguì la ragazza, non trovando il coraggio di continuare. Sentiva le lacrime pungerle gli occhi e il suo orgoglio Grifondoro le impediva di mettersi a piangere di fronte a Draco.

“Soprattutto cosa, Weasley?” chiese Draco con voce truce, sentendo il cuore cascare con un tonfo.

“Niente” ripeté Ginny senza girarsi, e, non riuscendo più a fermare le lacrime, spiccò una corsa verso la direzione in cui intuiva esserci il Lago Nero.

“Weasley!” le urlò dietro Draco, alzandosi di scatto e riuscendo ad afferrarla per il braccio un attimo prima che svanisse tra gli alberi. “Cosa diavolo hai capito?” chiese con voce dura, costringendola a voltarsi verso di lui e ammutolendo vedendo i suoi occhi lucidi. “Perché ti sei offesa, Ginny?” disse, ammorbidendo il tono della voce, non riuscendo più a mantenere la maschera di indifferenza di fronte agli occhi della ragazza, tristi e fiammeggianti allo stesso tempo.

“Non penso di dovertelo spiegare!” gli fece il verso lei, ferita e arrabbiata allo stesso tempo, “fammi capire, come devo interpretare le tue parole? Cosa posso pensare se la prima volta che stiamo insieme mi porti nel cuore della Foresta con una coperta? Suppongo che tu ancora non abbia avuto tempo di tirare fuori i preservativi dallo zaino!” concluse in un sibilo infuriato.

“I cosa?” chiese Draco, confuso.

“Niente, lascia perdere Malfoy” disse lei, liberandosi con uno strattone dalla stretta del ragazzo, “ma gradirei che tu mi riportassi indietro, non sono venuta qui solo per venire a letto con te”, concluse incrociando le braccia e guardando torva Malfoy, aggrappandosi a quella rabbia che soverchiava la delusione bruciante e l’umiliazione, e le dava la forza di rimanere battagliera.

“Weasley, smettila” disse Draco dopo un attimo di silenzio, immobile a processare le sue parole. “Ho sbagliato a parlare” iniziò titubante, cercando uno spiraglio sul viso di lei, aperto come un libro, da cui emergevano tutte le emozioni che ribollivano nella ragazza. “Volevo solo stare da solo con te, in un posto bello” continuò, “anche se magari a te non piace, che ne so, non ti conosco” borbottò sottovoce, “ed è proprio per questo che volevo stare con te da solo, proprio perché non ti conosco, e voglio conoscerti” finì distogliendo lo sguardo e guardando il folto della Foresta, “voglio davvero stare un po’ con te, Ginny”. Sentiva dentro di sé la familiare sensazione di quando una ragazza ti piace davvero, l’attrazione fisica, ma mescolata a qualcosa di sconosciuto, qualcosa di prezioso e intrigante.

Era talmente concentrato sul battito del suo cuore e sulle strane emozioni che stava provando, che sussultò al sentire un tocco gelido sul petto, attraverso la stoffa della camicia, e poi un corpo caldo appoggiarsi al suo, ma spontaneamente avvolse le braccia intorno alla ragazza che si era avvicinata e aveva posato le mani sul suo torace, chiudendola in un abbraccio.  

“Va bene” rispose Ginny sospirando, “maledetti pregiudizi Grifondoro”.

Stettero così per qualche istante, finché Draco non cominciò a sentirsi imbarazzato, non abituato a esprimere le sue emozioni così tanto, cosa che invece sembrava normale per la rossa.

“E poi Weasley” attaccò per togliersi dall’imbarazzo, “ho sentito male o hai detto che non sei venuta qui SOLO per venire a letto con me?” finì con voce leggera, senza nessun imbarazzo. “Questo vuol dire che comunque anche su quel frangente ho qualche chance?” chiese, guardandola con divertimento.

Ginny tossicchiò sentendo improvvisamente le orecchie farsi bollenti. “Chiederò di rivedere la replica, non ricordo esattamente…” rimase sul vago lei, “adesso smettila di prendermi in giro e vieni qui” gli ordinò tornando sdraiata sulla coperta, “ho ancora freddo”.

Draco sospirò sollevato, e si sdraiò a fianco a lei, coprendo entrambi con un lembo della coperta.
  
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