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Autore: Made of Snow and Dreams    21/06/2023    0 recensioni
I nostri ragazzi si comportano in modo molto strano. Lei non ha idea di cosa stia succedendo e chiedere non serve a niente. Raffaello non è bravo con le parole, ma...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Ecco come andò

 

 

 

 

'Che significa? ' ripetè Leonardo, gli occhi sgranati, una punta di preoccupazione che impregnava la sua voce. 'Che significa, che la panna è sparita? '
'Quale parte della frase non riesci a comprendere? ' ribattè Donatello, mentre la sua mano andava a sfiorare la superficie liscia e variopinta del tavolo da cucina. 'La-panna-è-sparita. '
'La panna è sparita... la panna è sparita... ' fece Michelangelo, lentamente, mentre ogni lettera si insinuava nella sua mente con estenuante lentezza. Niente da fare. La crema era insalvabile, o almeno ciò che era rimasto di essa, una poltiglia scura e rattrappita sul fondo della pentola: niente che la sua lingua potesse gustare come magra consolazione. 'La panna è sparita e la ricetta segreta dello chef Mickey Ramsey è irrealizzabile! Cosa mangeremo per cena, mr lo dite? '
'Donnie, puoi fare qualcosa per il fumo? Qui dentro non si respira. ' disse Leonardo, mentre la mano destra scattava per coprire le narici.
'Vado a riattivare il sistema di aereazione. ' rispose Donatello. Fece per girarsi – ormai aveva già dato le spalle ai suoi fratelli – quando girò nuovamente il capo, e Leonardo vide chiaramente – sì, non c'era alcun dubbio – delle ombre color cremisi tingere le guance del genio. 'Sarebbe meglio se tu aiutassi Michelsngfelo a pulire le pentole. '
'E perchè? ' ribattè Leonardo, genuinamente confuso. 'Lo può fare lui da solo. '
'Ecco... diciamo che... io, io penso... secondo i miei calcoli... '
'Donatello, sputa il rospo!'
'Insomma, è meglio non disturbare Raffaello e Chiara in questo momento! '
Leonardo si accigliò ulteriormente. Cosa c'entravano ora Chiara e Raph? E cosa andava blaterando il genio della casa? E cosa c'entrava tutto questo con la sparizione della panna? Voleva chiedere, voleva genuinamente sapere – che i due scomparsi fossero in pericolo, avessero bisogno, si fossero persi? No, era impossibile che Raph potesse perdersi nel rifugio.
Ma Chiara? Cosa ne era stato della loro amica che odorava di qualcosa d'indescrivibile, un qualcosa di viscerale e maledettamente eccitante – quanto si vergognava anche solo a pensarlo, avrebbe dovuto chiederle scusa anche solo per aver osato pensare una cosa del genere – e indefinito, no, non c'erano dubbi sulla fonte di quell'odore paradisiaco, perchè il suo olfatto sviluppato – e anche quello dei suoi fratelli lo aveva decifrato, ne era dicuro – aveva puntato, beh – perdonami, amica mia! - quella parte del corpo umano femminale.
Donatello non aveva potuto dare spiegazioni sul perchè Chiara profumasse di quell'odore così forte e rigenerante ed eccitante, si era limitato ad arrossire furiosamente ogni volta che Chiara si avvicinava a lui, a pulire le lenti dei suoi enormi occhiali che puntualmente si appannavano.

Leonardo era già scattato per tempestare il genio di altre domande, e rimase ancora più confuso quando notò che Donstello doveva aver anticipato le due mosse. Perchè di lui si erano perse le tracce.

 

 

 

 

'A-aspetta Raph, dove mi stai portando? '
'In un posto dove nessuno ha il coraggio di entrare. '
'Neanche il maestro Splinter? '
'Neanche il maestro Splinter. '
'E perchè stai... stiamo... insomma, la p-panna... Non capisco... Raph? '
'La panna servirà. ' Un sorrisetto gli incurvò l'angolo della bocca. 'Eccome se servirà. ' La sua voce era diventata più bassa, più roca, più seducente, eppure a Chiara non sfuggì quella strana – e adorabile! - macchia di colore scuro che aveva iniziato a coronare il viso del murante – del suo mutante, sì, suo, perchè Raph era stato maledettamente serio quando l'aveva baciata, giusto? E lui era un ninja, era una tartaruga mutante adolescente ninja, e il suo codice d'onore gli imponeva di mantenere le promesse, giusto?
'Così sembra quasi che tu voglia uccidermi di nascosto...' farfugliò Chiara, inghiottendo una risata nervosa. Sì, era nervosa, e il fatto di non riconoscere la fonte del suo nervosismo la innervosiva ancora di più. In quel momento Raph era un libro chiuso – non che il mutante fosse sempre stato facile da decifrare – e lei era più sperduta che mai. La sua dichiarazione, il bacio, il suo tocco, gli sguardi dei ragazzi su di lei, quella maledetta e benedetta giornata – era troppo, semplicemente troppo da metabolizzare in un solo giorno.
'No! ' il volto di Raph si girò di scatto verso di lei, gli occhi divenuti di un verde brillante per la foga e la passione – Raph, ti prego, fallo ancora! - e sgranati, tanto da renderlo intimidatorio persino agli occhi della ragazza. 'Io non ti farei mai del male. Sul mio onore, non lo farei mai. Preferirei morire piuttosto che saperti in pericolo... senza di me. '
E a Chiara non restò altro che lasciarsi scappare un fiebile pigolìò mentre le sue guance avvampavano e lei stringeva di riflesso la sua presa su Raph, e un'ondata di timidezza la rendeva piccola piccola.
E forse fu per fuggire da quella sensazione così poco conosciuta ma così piacevole, dal battito impazzito del suo cuore che sembrava quasi implorarla di smettere di seguire Raph - solo perchè...
...perchè aveva paura e le pareva di poter perdere i sensi da un momento all'altro, perchè quella era una realtà troppo dolce e soffice da poter essere vera, e chissà, un secondo dopo si sarebbe svegliata avvolta dalle coperte calde, ma che di caldo alla fine non avevano niente – che lei fu costretta a distogliere lo sguardo dalle iridi verdi, brillanti e brucianti del mutante. E fu allora che vide l'ennesima anomalia di quella giornata decisamente strana – decisamente paradisiaca.
'Raph, ma da qui... '
'Stiamo uscendo. ' la interruppe lui. 'Stiamo uscendo dalle fogne. ' e al suono di quest'ultima parola calò il silenzio, imbarazzato per Raph, pieno di comprensione e accoglienza per Chiara. Non c'era bisogno di parole, solo di una stretta più calda, affettuosa, amorevole.
'Per andare dove? ' sussurrò lei.
'Aggiungerò un pezzo che manca alla tua vita. E' un posto molto bello. Toglie il respiro. '
'Non potrà farlo più di quanto tu rubi il mio, ogni volta che ti guardo. '
Raph non rispose. Per qualche secondo a Chiara sembrò che lui non l'avesse proprio sentita. Eppure si era sforzata così tanto per pronunciare quelle parole... ma poi ci fu la stretta della mano di Raph, delle dita di Raph che andavano a separare le sue, con forza, con delicatezza, con sensualità, anche se probabilmente non voluta. Probabilmente. Ma la sicurezza no c'era, perchè quella giornata era trascorsa così in fretta che la ragazza non aveva avuto il tempo di metabolizzare i fatti, perchè il respiro lievemente accelerato dei fratelli ninja era stato così strano, perchè gli occhiali di Donatello si appannavano così in fretta, perchè Michelangelo era apparso così tanto affettuoso, forse fin troppo affettuoso, e Raph così indecifrabile e geloso, sempre che di gelosia si trattasse, oh, che Chiara in cuor suo sperava, pregava, che fosse gelosia, proprio gelosia, e poi le dita di Raph, quelle maledette dita callose che necessitavano di essere accarezzate, strusciate contro la sua guancia...
'Da ora fino a quando non te lo dirò io, reggiti a me. Chiudi pure gli occhi se soffri di vertigini, non importa. L'importante è che ti tieni stretta a me. Fallo. Come se ne dipendesse la tua vita. Perchè in un certo senso sarà così. '
'Cosa vuoi dire... ' ebbe il tempo di mormorare Chiara, con una punta di timidizza e sospetto, ma non ebbe il tempo di dire altro che tutta l'aria che si era accumulata nei polmoni fu risucchiata dall'esterno e tutto ciò che rimase di lei fu un urlo che risuonò, delicato come lo era lei, nelle fogne.

 

 


Donatello sgusciò via dallo sguardo confuso e bisognoso di risposte di Leonardo, veloce come una freccia. La sua unica destinazione, quella che gli avrebbe permesso di trovarsi al sicuro ed elaborare ciò che a fatica poteva essere elaborato – e non solo da lui, ma da tutti gli altri – era il laboratorio. Il suo regno. Un luogo in cui la logica e la scienza regnavano incontrastate, dove anche il più reietto dei reietti era in grado di trovare la serenità. Lontano dai sorrisi canzonatori di Michelangelo, lontano dagli sbuffi di Raffaello, lontano dalle stoccate preoccupate che gli lanciava spesso il fratello in blu. Lontano da Chiara, e da quel suo inconfondibile e inebriante odore. A tutto c'era una spiegazione. Tutto poteva essere ridotto ad una semplice equazione matematica. A lui piaceva molto avere la sua realtà sotto controllo. Eppure, per quella frazione di secondo, quell'odore aveva spazzato via la sua preziosa logica, l'aveva frantumata e ridotta in cocci taglienti sul pavimento. Quell'odore era primordiale, selvatico, accendeva quegli istinti che lui e i suoi fratelli contrastavano con tanta fatica grazie ai principo del Bushido – l'autocontrollo che tanto Leonardo agognava di raggiungere e che Raph tanto odiava, e che tanto Michelangelo ignorava. E lui? Segretamente Donatello custodiva dentro di sè quei principi che il maestro Splinter voleva che loro apprendessero. C'era qualcosa che poteva tornargli utile, per combattere quelle emozioni che rischiavano di ritornare in superficie, come un mostro che dagli abissi si mostra alla luce del sole per distruggere lo sfortunato marinaio. Ma poi era arrivata Chiara, quel bellissimo esemplare di femmina umana, e tutto da lì in poi era cambiato.
Non gli era sfuggito il gioco di sguardi tra la ragazza e Raph. Le movenze timide e a tratte goffe di Chiara in presenza del rosso erano solo alcuni dei segnali che segnavano una conclusione assurda, eppure inevitabile: Chiara era interessata a Raffaello. A cosa avrebbe condotto un'ipotetica relazione tra i due – la sola immagine di loro insieme strappò un sorriso amaro al mutante in viola, nessuno poteva prevederlo. Perchè la realtà dei fatti si era dimostrata assurda, un sogno che si avverava per uno e una condanna per gli altri tre. Raffaello stava vivendo il sogno che una ragazza umana volesse approfondire la conoscenza con un mutante. Nonostante lui non si fosse reso conto, nonostante lui passasse il tempo a sollevare pesi e a mettere su ancor più muscoli di quanti non ne avesse già – quello stupido non si era reso conto di tutte le occhiate piene di invidia che Leonardo,
Leonardo invidioso?
Era assurdo anche solo considerare l'ipotesi.
– gli lanciava, e le battutine sarcastiche di Michelangelo... e lui. Donatello. Lo scienziato pazzo della famiglia, il reietto dei reietti. Il mostro della natura per eccellenza. Lui semplicemente evitava l'argomento e Raffaello di conseguenza. Non che il loro rapporto ne avesse risentito. Con il passare degli anni i due si erano distanziati sempre di più, esempi di due nature differenti che niente potevano condividere, se non le discipline che il Sensei cercava di inculcare nelle loro teste. Chiara e Raph. Raph e Chiara. Celato dal buio che impermeava il laboratorio, Donatello permise al suo corpo stanco di accasciarsi contro la parete marcia – che necessitava così tanto di una riparazione, e con tutto quel trambusto lui si era proprio dimenticato – e fissare la pila di libri che troneggiava sulla scrivania. C'era lo 0,0001% di possibilità che una relazione tra Chiara e Raffaello andasse a buon fine. Un pensiero irrazionale e cattivo gli attraversò la mente – che forse era più giusto che non ci fosse alcuna relazione tra i due, che Raffaello dovesse condividere la sofferenza che impermeava le vite di tutti, privandosi di quello spiraglio di felicità. Che Chiara rifiutasse Raph. Che gli sputasse in faccia la follia di una tale, folle idea, dell'impossibilità di qualcosa di serio tra i due. Raph non aveva niente da offrire, se non una montagna di muscoli e l'aggressività tipica del suo temperamento.
... No. Questo non è vero.
Suo fratello aveva molto più da offrire. Raph era uno spirito sensibile, sotto i muscoli pompati e lo sguardo infuocato. Insieme a Michelangelo, era quello con una maggiore propabilità di successo con una femmina umana. Leo era fin troppo composto, distante. E lui, lo scienziato...
Gli occhi gli pizzicavano. Qualcosa di ancor più primitivo stava venendo a galla. Nonostante la delusione di non essere stato scelto, un altro pensiero, decisamente più mite e benevolo, permise ad una goccia salata di solcargli la guancia.
Vai, Raph. Siamo tutti con te. Sii felice con lei. Come tutti noi vorremmo essere. Vivi la felicità che a noi è proibito vivere.

 

 

 

 

 

Il loro bacio fu elettrico, spiazzante. La mano di Raph contro la sua guancia, un dito che sfiorava con estrema gentilezza il suo collo, sembrava bruciare contro la pelle, nonostante il vento fresco che le scompigliava i capelli. Quelle erano carezze, delle carezze che nessun altro ragazzo o uomo della sua vita avrebbe potuto darle, erano carezze infernali e peccaminose perchè solo ad una cosa l'avrebbero condotta, e nonostante in cuor suo lei sapesse perfettamente di cosa si trattasse – un atto che lei desiderava con tutto il suo cuore, eppure così poibito, che avrebbe suggelato la promessa di un amore proibito – una parte di lei gridava di tornare indietro, nella sicurezza e nel calore della normalità. Con Raph la sua idea di normalità spariva, si disintegrava in un giro interminabile sulle montagne russe che la lasciava puntualmente senza fiato. Eppure... eppure...
I baci divennero lenti, sensuali, sempre più bagnati. Non c'era più spazio per quei pensieri intrusivi che tanto la tormentavano, che tante volte avevano rovinato i momenti più belli e spensierati della sua vita. Le dita del mutante avevano cominciato a sfiorarle il collo, disegnando dei lenti cerchi concentrici contro la giugulare, un punto così delicato e frragile che lui, il suo Raph, il mutante più aggressivo e violento di tutti, avrebbe potuto disintegrare con un millesimo di pressione. Ma quella pressione non arrivò mai. Solo uno scambio di saliva, lento, tenero, dolcissimo – qualcosa che lei avrebbe trovato disgustoso con altri, altre persone, altri umani – che lentamente la trascinava via, la coinvolgeva in una danza che la spingeva a cercare un contatto più approfondito, più intimo. La sua lingua calda osò sfiorare, veloce e timida e sfuggente, quella di Raph. E da lì qualcosa scattò qualcosa di primordiale e selvatico, perchè Raph sembrò farsi più imponente e massiccio e avvolgente, con le enormi braccia che la avvolgevano e le toglievano il respiro, il petto che incombeva su di lei come una montagna, il volto che la annusava curioso, la esaplorava, la tastava, le mordeva piano il labbro inferiore, la stringeva, indomabile come un cavallo selvaggio. Il fatto che si trovassero su un grattacielo non aveva importanza, non poteva più averne, importava solo quel momento magico che si caricava di passione – al diavolo tutti, Leo con la sua compostezza irritante che lo faceva invecchiare di qualche decina d'anni, Michelangelo con la sua serie infinita di scherzi e Donatello, lo scienziato incorruttibile, esisteva solo il suo Raph, il suo docile, e solo con lei docile, mutante dagli occhi verdi sotto quella maledetta striscia di stoffa rossa che per lui significava così tanto, e lei per questo non poteva biasimarlo.
'C-Chiara, io... ' sussurrò Raffaello in un bizzarro moto di timidezza, e mentre sillabava il suo nome – Chi-a-ra – la baciava piano ma insistentemente, un piccolo filo di saliva teneva unite le loro labbra. 'Se continuamo così io non riuscirò a trattenermi ancora a lungo... '
'E allora non farlo. ' rispose la ragazza con gli occhi semichiusi. Il calore che aveva riscaldato le sue labbra stava iniziando a propagarsi verso la testa, annebbiandole i sensi, spazzando via la ragione, travolgendo la razionalità, fino a spingersi verso il ventre e le gambe, inumidendole. Era Raph, il suo odore. 'E' così tanto tempo che aspetto questo momento, e tu prima eri così sicuro di te e ora sei così indeciso, mi viene da pensare che il problema sia io. '
Le labbra di Raph si inarcarono in un sorriso sincero. 'Possiamo saltare i convenevoli? Dimmi solo che vuoi essere mia. Che non mi lascerai. Chiara, io non sono come Leonardo. Io sono... sono... '
'Basta paragoni. Leonardo è Leonardo e tu... tu sei tu. E io scelgo te. Ho sempre scelto te. '
'Non ti ho portata qui con intenzioni innocenti. '
'Mi sta bene. '
'
Non sarò molto gentile. '
'Lo so. '
'Mi perdonerai dopo? '
'Non ho bisogno di farlo. '
'Bene allora. ' fece Raffaello, e per la seconda volta – o terza, o quarta, lei aveva perso il conto – lui le tolse il respiro. Si ritrovò sollevata, e di riflesso braccia e gambe scattarono alla ricerca di un appiglio, e lo trovarono. Raph la sollevò con facilità estrema e lei si ritrovò sdraiata, con i capelli mossi contro il viso, le ciocche sparse sul volto, indifesa, con la pelle d'oca. E Raph in un lampo le fu addosso.
'Un'ultima possibilità. Sei sicura? Se mi dirai di sì, ti farò eternamente mia. '
Gli rispose con un bacio.

 



Non era nella sua natura mettere da parte la preoccupazione. Sparito Raph, sparita Chiara, la sua – no, la loro amica – tutto si era fatto confuso e ribollente di mistero. Troppe cose non dette. E ciò non andava bene. Un vero ninja era tenuto a dire sempre la verità e a vivere e morire per essa. Era uno dei mantra che il Maestro aveva sempre cercato di inculcare nella loro testa. Con lui c'era riuscito. Con Michelangelo pure. Ma c'era qualcosa di sfuggente in Raffaello e Dopnatello, qualcosa che non nè il Maestro nè lui stesso – il leader, lo spirito guida – era mai riuscito ad afferrare. Donatello era un castello di certezze scientifiche – e quanto fossero certezze, lui ancora nutriva dei dubbi – e tanta insicurezza nel combattimento. Raffaello... Raffaello.
E Chiara.
Uno dei due divorava l'altro come un animale affamato – pessima scelta di parole – di dolcezza , mentre l'altro si gustava quelle attenzioni micidiali. Lo avevano capito tutti – forse meno Michelangelo, ma anche su questo c'era dell'incertezza. Compreso il Maestro Splinter. Tentava sempre di dividere Chiara dal loro fratello scarlatto, con una scusa oppure con un'altra.

Scusa, mia cara, ma è giunto il momento che Raffaello si alleni.
Perdonami, Chiara, ma Raffaello è in punizione per non aver studiato i principi del Bushido. E' una disciplina fondamentale per un ninja. Dovresti saperlo anche tu.
Raffaello è impegnato in una sessione di meditazione con Leonardo. Quel ragazzo, che temperamento di fuoco...

Le scuse erano convincenti. Tra lui e Splinter sembrava essersi creato un silenzioso accordo, un'alleanza che andava oltre il rispetto e la devozione. Un'alleanza che aveva il solo scopo egoistico di proteggere Raffaello e il suo orgoglio. Di proteggere Chiara da se stessa. Dal commettere decizioni avventate di cui si sarebbe sicuramente pentita dopo.
Però c'erano delle volte... nel buio della sua camera – Leonardo si strizzò gli occhi con le dita grosse e possenti – in cui dei pensieri intrusivi ed indesiderati facevano capolino in un angolo della sua testa insonne, e una vocina odiata e amata, quella dell'intuito e della perdizione, gli sussurrava che, se solo Raph avesse disprezzato Chiara, se solo lui avesse avuto il coraggio di rifiutarla... se solo lui...
Che cosa avrei fatto io?
Tenerla stretta a sè fino a soffocarla. Baciarla fino a perdere il fiato. Adorarla con ogni fibra del suo corpo, come un cavaliere adora la propria regina. C'erano delle volte in cui, rintanato nel buio della sua camera come un vigliacco, si chiedeva quale fosse la vera motivazione del dividere quell coppia così surreale, così ridicola. Proteggere suo fratello Raph, il fratello che amava più di ogni cosa al mondo – o prendere del tempo per corteggiare lui stesso l'umana? Alla ricerca di un barlume di felicità. Non per Raph. Non per il bene della loro famiglia. Ma per se stesso.
Anche se Chiara non aveva mai dato segno di essere attratta da lui, il blu. Era stato tutto chiaro fin dall'inizio. Chi fosse il suo favorito, il suo beniamino, il suo...
Amante.
E forse era stato per chiarire definitivamente la questione, che Chiara e Raph erano spariti. Avrebbe avuto senso andarli a cercare? Probabilmente no, gli stava ripetendo la saggezza da qualche minuto a questa parte. Donatello si era probabilmente chiuso nel suo laboratorio. Ma Michelangelo?
Dovrei andare a cercarlo? Avrà già capito? E come si starà sentendo? Raph, per te è troppo tardi. Perdonami. Non sono riuscito a proteggerti. Ed è proprio per questo che devo proteggere Michelangelo, il nostro piccolo.
Leonardo scattò in avanti. Ad ogni passo gli pareva di essere sempre più pesante. La terra lo stava risucchiando piano piano, fino a sottrargli lo spirito. Ma andava bene così.

Buona fortuna, fratello.

 

 

 

 

 

Si abbassò i pantaloni. Il suo membro era grosso e pesante. Per qualche ragione la ragazza rimase interdetta alla vista di quel pezzo di carne così lucido alla luce della luna, pieno di dettagli, con le vene ad avvolgerlo sotto la pelle sottile e delicata. Si ergeva , di un colore leggermente più scuro della pelle, senza alcuna squama, liscio e doloroso solo a vedersi. Chiara era rimasta a corto di parole. Impietrita, muta e bella, con le braccia a proteggersi il corpo dal vento e Raph che le faceva da scudo e da minaccia. Una minaccia e un sollievo. Lei era ancora vergine e mai le era passata per la testa la possibilità di donarsi a qualcuno. Ben che meno ad un mutante. Eppure, quel calore liquido che la seduceva, infido come un serpente tra le gambe, ad offuscarle i sensi, le faceva gridare di prenderla, sì, di prenderla sul tetto di quel grattacielo e farla sua lì, seduta stante.
La sua mano sinistra scattò in avanti, diretta verso il piastrone di Raph, carezzandogli gli addominali nascosti dietro di esso, i polpastrelli a volersi imprimere contro quella carne invitante. Di contro Raph si abbassò su di lei, tremante per l'eccitazione che montava, con il corpo che si strusciava e il suo membro a premere contro la coscia della ragazza, le braccia a ingabbiarle la testa.
'Avevi detto, basta con i convenevoli. ' sussurrò Chiara. Lo voleva. La passione era bruciante, il calore sprigionato dai loro corpi sembrava sfrigolare.
'Hai ragione. ' fece Raph. Con velocità, le sfilò le mutandine. Chiara rimase nuda, esposta al pericolo, con i seni scoperti e il suo tesoro vergine libero dalla sua costrizione in stoffa. Con un rapido affondo, Raph le fu dentro.

 

 

'Michelangelo, sei qui? '
Aveva strofinato con più forza del necessario le pentole bruciate. Il fumo si era diradato poco a poco, donandogli di nuovo il respiro. Non che gli fosse necessario, respirare a pieni polmoni. Perchè lui non era uno stupido. Lo sapevano tutti, e lo sapeva anche lui.
'Michelangelo? '
Anche se in cuor suo brillava ancora la scintilla della speranza. Suo fratello maggiore non aveva alla fine nessuna colpa. Non era stata colpa sua se Chiara aveva scelto proprio lui – e non Michelangelo, l'irresistibile conquistatore di donne che lasciava tramportite ai suoi piedi.
E forse non proprio per il mio fascino.
Gli rimaneva solo un ultimo, grande punto interrogativo – cos'aveva Raph che a lui mancava? I muscoli, forse. Ma no. Chiara non poteva essere così superficiale.
Parlo proprio io.
Fin dal primo momento, aveva sempre cercato di essere più simpatico, più piacente, più affettuoso, più gentile, più galante verso la loro nuova amica. Non si era dovuto sforzare poi molto, visto che certe maniere gli risultavano naturali. Niente di troppo artefatto. Nessuna menzogna. Michelangelo aveva fatto del suo meglio per tenere Chiara nella sua cerchia. Si era impegnato. Non si era distratto.
Ma non era stato abbastanza.
D'altronde era il suo unico problema. Il Maestro glielo ripeteva sempre.

Michelanbgelo, concentrati!
Michelangelo, meno videogiochi e patatine e più allenamento.
Michelangelo, i tuoi sforzi in cucina sono ammirevoli ed io e i tuoi fratelli te ne siamo grati, ma...

Ma.

Ma.

Ma.

Quella era delle costanti della sua vita. Povero Maestro Splinter, che delusione doveva essere. Non che gli importasse di essere il figlio perfetto. Quel posto spettava di diritto a Leonardo. Però c'erano anche dei lati positivi. I salti, le capriole, tutte quelle combinazioni, lui aveva dimostrato un talento naturale. Il suo problema era la dedizione e la voglia che a volte gli mancava. I videogiochi erano molto più sensuali, lo attiravano come una calalita è attratta dal frigorifero - e perchè tutto questo?
Non era molto bravo a riflettere. Pensare – anche quella non era una sua priorità. Lui agiva d'istinto, come Raph, ma più moderato. Non era una cima, come Donatello. E non era saggio, come Leonardo. Lui era semplicemente lui, Michelangelo. Era il fratello più semplice, forse.
Quello dal sogno di poter avere una fidanzata con cui giocare, mangiare, presentare al Maestro Splinter, da... da amare veramente.
Da quando Chiara si era palesata nelle loro vite, quel desiderio si era fatto sempre più impellente. Lei era un'umana. Lei era l'occasione perfetta. Lei era una ragazza. E bellissima, per giunta. Lei e le sue forme – le avevano notate tutti, le labbra carnose e gentili, lo sguardo mite celato dagli occhiali, i capelli mossi e scuri – tutto di lei gli era piaciuto e continuava a piacergli.
'Michelangelo, rispondimi quando ti chiamo! '
La voce di Leo aveva acquisito un timbro più imperativo e forse minaccioso. Eccolo lì, appoggiato contro il muro. Che lo fissava. Ed ecco uno dei suoi proverbiali e misteriori sospiri. Lui che era il maestro dei sospiri, e ne conservava uno per ogni occasione.
'Sei riuscito a sgrassare la pentola? '
Tutto qui il tuo interesse?
'Ci sto provando. ' rispose Michelangelo, facendo spallucce. Si era completamente dimenticato della pentola col fondo melmoso e rattrappito. Veloce come una tigre, afferrò la spugna e aprì il rubinetto dell'acqua. Iniziò a strofinare, meccanicamente. Sotto lo sguardo – ora preoccupato – del fratello.
'Perchè mi fissi così? Sono così bello? '
Un altro sbuffo. Un sorriso ammorbidì i tratti di Leonardo.
'Non dici sempre di essere il più bello della casa? Ora hai dei dubbi? '
'Non li ho mai avuti. '
'D'accordo. '
'Resta comunque la domanda. '
'E' che stai strofinando quella pentola con troppa forza. E hai dimenticato di chiudere l'acqua. '
Per un attimo Michelangelo rimase a corto di parole. Il flusso di pensieri si era fatto più lento e instabile. Aveva senso cercare di nascondere i suoi sentimenti? Si vergognava ad esprimerli di fronte al Maestro Splinter – ma con Leonardo, forse, sarebbe stata tutta un'altra cosa.
Si voltò verso il fratello. I suoi occhi azzurri si erano fatti più lucidi – più di quanto Leonardo avesse voluto.
'Tu sai perchè Chiara e Raph sono spariti, vero? Tu lo sai. '
'Sì. Credo di sì. '
'E pensi che... '
La voce gli uscì flebile. Leggera e fragile come quella di un uccellino – ma lui era forte, lui era un ninja, era lui quello che strappava un sorriso quando qualcuno era triste!
Leonardo lo capì al volo.
Ecco perchè sei tu il nostro leader.
Leonardo gli poggiò una mano sulla spalla. La strinse forte. Avrebbe voluto abbracciarlo, ma si trattenne.
'Sì, Mickey. Capiteranno altre occasioni. Capiterà anche a te. '
'Non ne ho ancora avuto l'opportunità di mostrare il mio valore come... come... '
Le parole avevano perso la loro importanza. Leonardo gli sorrise e la stretta si intensificò.
'Come fidanzato. Hai tanto amore da offrire ad una ragazza. Sul mio onore, ti giuro che succederà. Prima di quanto tu pensi. '
Questa volta fu Michelangelo a sospirare. Restò col capo chino per qualche interminabile secondo. Leonardo non accennò a voler spostare la mano dal suo guscio. Rimase lì, fermo, solido e granitico, a volerlo proteggere dal male della sua prima, grande, delusione.
'Mi aiuteresti a sgrassare tutte le pentole? Sai che odio pulire. '
'Sicuro. E dopo giocheremo. Scegli tu il titolo. '
'Affare fatto. '
Michelangelo stava crescendo. Sentiva di essere cresciuto. Che lo avesse fatto ingoiando la sofferenza, poco importava. Poteva considerarsi fiero di se stesso. Per questa volta aveva avuto bisogno del supporto di Leonardo.
La prossima volta non sarebbe stata così.

 

 

Chiara soffocò un grido. Faceva male, dannatamente male. I nervi supplicavano pietà. Il cervello aveva smesso di elaborare dei pensieri coerenti. Le sembrava di essere stata squarciata a metà da una lama feroce. La bocca di Raph le fu addosso, mentre la cullava con parole dolci e suppliche di perdono.
'Scusami... scusami... passerà, passerà presto... ' mormorava, tra un bacio e l'altro, con la punta della lingua ad accarezzarle l'angolo della bocca che Chiara non riusciva a chiudere. La ragazza poteva solo boccheggiare. Quel dolore era strano, sconosciuto, e le faceva paura. Quel timore che ci fosse qualcosa che non andasse minacciò di spegnere quel fuoco che le infiammava il bassoventre.
'E' normale, piccola... è normale... Chiara, mi piaci così tanto... così tanto... ' diceva Raph in una litania, la voce pregna di un affetto che lui non era mai riuscito del tutto a nascondere e tantomeno a sopprimere. Chiara non poteva rispondere a quell'amore cosìn intenso che pareva soffocarla, sopraffatta dal dolore e dalla confusione. Era successo, il momento così atteso e così proibito era giunto, e lei lo aveva donato a Raph, il suo mutante, la creatura così divina e aliena che lo aveva accolto senza giudicarla, senza corromperla, lasciandole l'opportunità di scegliere.
'N-non ti fermare proprio ora! ' esclamò lei, in un impeto di foga – doveva sconfiggere quel dolore e impedirgli di rovinare quel momento magico. Aveva deciso. Avrebbe accolto Raph nel suo corpo senza fare opposizioni – e se avesse mai deciso di farle, lui in un lampo si sarebbe scostato da lei, ne era certa, si sarebbe schiusa come un fiore al suo tocco, si sarebbe sciolta e lo avrebbe trascinato con sè, e niente da quel momento in poi sarebbe più stato come prima. E non solo con Raffaello, ma anche con le altre tartarughe. E con il Maestro Splinter. Tutto sarebbe cambiato.
'Sei sicura? Non mi muoverò fino a quando non sarai pronta. ' disse Raffaello. Nella sua voce c'era una punta di timore, mista alla timidezza.
Timidezza. Proprio tu, il più sbruffone di tutti. Tu, amore mio, Dio, mi sto dando a Raph... mi sto dando ad un mutante ninja...
Le gambe di Chiara erano divaricate, cingevano il corpo del mutante. Il calcagno colpì il carapace, invitandolo ad agire. Fu quello il segnale che fece cominciare una danza di corpi, di schiocchi, di suoni liquidi e bagnati della pelle che carezzava altra pelle, di ansiti che sembravano avvolgere i due amanti in una bolla, separati da tutto il resto del mondo. Le labbra di Chiara erano serrate per impedire ad un piccolo, soffice e timido "ti amo" di scivolare fuori. Non ancora. Era decisamente troppo presto. Eppure quel 'ti amo' era lì, palpabile, non detto ma presente, impermeava quei due corpi giunti l'un l'altro nel più piacevole dei modi, si incastrava tra le pieghe delle membra sudate, e quando un rivolo di sudore scivolò lungo il collo della ragazza, luminoso e caldo e scintillante, il mutante lo baciò, saggiandone il sapore con la lingua. Mentre il menbro di Raph spingeva in quel corpo così fragile e rigido, rigido perchè Chiara era sempre stata insicura del suo corpo – e lui la capiva, la capiva perfettamente perchè l'insicurezza era una delle costanti della sua vita. Quella carne era dannatamente stretta attorno a lui, bollente – che meraviglia il corpo degli umani, di quella meravigliosa umana che lui poteva solo e soltanto venerare, voluttuosa, invitante, lo invitava ad entrarci dentro ancora e ancora, e fu proprio ciò che fece. Spinse, spinse e spinse, rincorrendo una sensazione sconosciuta, simile a quando getti bianchi finivano per incrostare le sue dita dopo aver sfogliato una delle mille riviste di Playboy nascoste sotto il cuscino, epopure così diversa. Era tutto molto, troppo intenso. E lui rischiava di venire subito, come un ragazzino alle prime armi. E il suo orgoglio glielo impediva, il suo maledetto e benedetto orgoglio, che lo salvava e lo dannava. Chiara non se lo meritava. Quella creatura che lui voleva così tanto fare sua, ma che fino a quel momento non aveva lontanamente osato, neanche sperare di ottenere, di poterla presentare al Maestro Splinter come la sua fidanzata ufficiale... ufficiale?
Raffaello accellerò il ritmo. Gli ansiti di Chiara gli carezzavano i fori auricolari. Le sue spinte divennero disperate. Ad ogni stoccata cercava di chiederle scusa, perchè altro non poteva fare, di non poterla portare al cinema come tutte le coppiette fanno, di non poter assistere ai suoi saggi di arti marziali, di non poterle tenere la mano in pubblico, di non poterla baciare se non in segreto, celati dall'ombra. Di poterle offrire quella vita. Scusa. E Chiara rispondeva, muta e bella, che andava bene così.
L'orgasmo esplose, violento e disperato ed elettrizzante. Raph dovette chiudere gli occhi e soffocare il nome di quella creatura, le sue dita strinsero all'inverosimile quelle della ragazza – le avrebbe lasciato i segni, forse. Non importava, perchè lei aveva ricambiato la stretta. Raph venne copiosamente, in una serie di densi getti bianchi. Chiara si sentì riempire. Raph l'aveva demolita e ricostruita, e lei si era fidata ciecamente. Si era preso la sua grazia, il suo segreto, l'aveva rotta e poi aggiustata. Aveva concluso dentro di lei.
Avevano fatto l'amore, benedetti dal plenilunio. Purificati dal vento gelido.
'S-scusami, Chiara. Non avrei dovuto. Non sono riuscito a... ' balbettò Raph, con una curiosa sfumatura cremisi ad allargarsi sulle guance. Gli occhi sembravano trafiggerla, in cerca di perdono.
A Chiara non restò altro che sorridergli e accarezzarlo proprio lì, sulla guamcia sinistra. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma ogni parola le morì in gola. Lo abbracciò forte, spingendo la testa del mutante contro il suo seno voluttuoso.

Per non lasciarlo più andare. Quella era una promessa.

  
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