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Autore: Ladyriddle    23/06/2023    6 recensioni
Riprendo una frase della mia dolce Roby: ''Perché il lieto fine non esiste: esiste solo il punto in cui decidiamo di smettere di raccontare la storia''
Raccolta di Os
Post Vaiolo di Drago
Pairing: James/Scorpius – Louis/Ian
|OC: Rigel Malfoy Potter; Nathan Tristane Nott|
Un po' tutti.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Nott, Famiglia Potter, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Foglie di magnolia e fiori di ciliegio'
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Disclaimer: i personaggi di Harry Potter non mi appartengono
Pairing Principale: James Sirius/Scorpius Malfoy  
                                Louis Weasley/Damian 'Ian' Nott
Rating: Verde
Generi: Introspettivo, silence of life, Fluff
Note: Questa è una raccolta di OS senza pretese. Spaccati di vita che mi piacciono, letture leggere, momenti che rubo alla mia mente e ai miei ragazzi. 
Ambientazione: Nuova Generazione


N.d.A Progetto aperto nel senso che non so quando aggiornerò (forse lo farò con più costanza quando posterò l’ultimo capitolo di Vaiolo di Drago)
É una raccolta di Os, non in ordine cronologico e sicuramente ambientate dopo Vaiolo, e senza grandi spoiler (se non quelli che ho già fatto), una lettura leggera in cui proverò a infilarci tanto zucchero. 
I protagonisti sono Scorpius e James, Ian e Louis, ma non escludo di poter inserire qualche altro pg.
Proverò a raccontare spaccati di vita che mi piacciono, momenti piccoli che ti restano nel cuore, di quelli che sono un po’ segreti, le piccole cose non interessano a nessuno – ma che personalmente io adoro leggere.
Immagino che questa raccolta potrà essere letta anche da persone che non segue la storia madre, ma non lo so. 
Per il momento è un progetto campato in aria


 
Aggancia il tuo cuore a una stella.
(Fabrizio Caramagna)


James entrò in casa con un sorriso stanco ed ebbe l’impressione di essere all’interno di un circo. C’era una tenda da indiano nel mezzo del salotto con tanto di piccolo fuoco finto, di carta, che si muoveva allegro; una corda passava da una parte all’altra della stanza e una scimmietta pupazzo vi camminava a ritmo della musica che usciva dalla radio e, per finire, alcuni piccoli soldatini di piombo gli andarono incontro a dargli battaglia. 
    James sfilò la bacchetta dalla tasca e con un colpo frenò la loro gloriosa marcia bellica. 
    “Ehi, sono tornato” fece da sopra la musica. 
    Dalla camera più piccola si affacciò un visetto sorpreso, seguito da quello di Scorpius che lo osservò con l’occhio scoperto dalla benda che teneva sull’altro. 
    Rigel gli andò incontro con un cappello da pirata e la sua spada finta, urlando ‘papà, papà sei tonnato’ e James si chinò, poggiando a terra il borsone che teneva in mano, e lo abbracciò stretto, apprezzando la sua voce acuta che gli trapanava l’orecchio. Sorrise. 
    “Giochi co’ me?”
    Scorpius spense la radio. “Hai fatto prima?”
    “Sì.” Si scambiarono uno sguardo, poi James si dedicò al loro bambino, sfilandogli il cappello da pirata dalla testa. “Che bello, me lo presti?”
    “Non ti entra, hai la testa toppo gossa” replicò Rigel serio. 
    Aveva cominciato a parlare presto. Già ad un anno diceva tante paroline e piccole frasi, tipo: ‘volio bere’ ,’ho tonno’, ma a tre anni le sue r erano ancora deboli e l’accento newyorkese che sentiva ovunque non lo aiutava per niente.
    “Grossa. Troppo grossa” lo corresse.
    “Toppo gossa.” Rigel fallì miseramente, ma con una convinzione tale che James non potè fare a meno di sorridere. Gli scompigliò i capelli, castani come i suoi, ma lisci e ordinati.
    Scorpius gli andò incontro e gli posò un bacio veloce sulle labbra. “Tutto bene?” Domandò, scrutandolo un po’ in ansia. 
    Il sorriso gli si allargò e andò a sfiorare con le dita il viso sottile di Scorpius in una carezza affettuosa. “Sì, promosso.”  
    “Bravo, papà! Allola non vai più avanti e indieto” disse Rigel che aveva sentito quell'espressione da loro.
    James rise. Da quando Rigel era nato, faceva da pendolare tra New York e Montréal per frequentare l'Accademia. Fortuna che c’era una Passaporta internazionale ogni ora e avevano tenuto il loro vecchio appartamento a Grapham Road che James usava come appoggio: per dormire la sera prima di un esame o studiare. Ma era stato massacrante anche perché, nonostante si districasse tra corsi, studio e tirocinio, ci teneva a passare almeno un’ora col bambino. 
     Annuì. “Esatto. Papà deve dare solo la tesi e ha finito.” Lo disse guardando Rigel, ma era come se parlasse con Scoprius. Quello era un traguardo anche suo. Non sapeva come sarebbe riuscito a fare tutto senza il suo sostegno, soprattutto con Rigel. 
Doveva ammettere che, se fosse stato per lui, avrebbe aspettato un altro anno o due – anche tre o quattro; cinque, meglio ancora –, per averlo, ma da  quando era arrivato non si era pentito neanche un secondo. Anzi, gli sembrava che la sua vita avesse cominciato ad avere un senso proprio con lui.
    Il bambino annuì. “Lo so. Io ho fatto la magia.”
    “Sì, abbiamo fatto un rituale magico.” Intervenne Scorpius indicando con un cenno del capo la capanna e il fuoco finto. Ne inventava sempre nuove per tenerlo impegnato.
    “E ha funzionato, sai? Grazie.” James baciò la fronte del piccolo e sorrise a Scorpius, cercando sul suo viso segni di stanchezza che, per fortuna, da quando c'era il bambino sembravano diminuiti. Scorpius ripeteva che non aveva tempo per stare male anche se a volte capitava, ma sempre meno.
    “Allora, fammi sentire, sei stato buono?”
    Rigel annuì. “Sìsì, vero, papà?” Si voltò verso Scoprius per avere sostegno. 
    “Bravissimo, come sempre” confermò lui con un sorriso. 
    E James non dubitò. Rigel era abbastanza ubbidiente. Quando era nato, suo padre aveva nascosto la commozione dietro un sorriso dicendogli che, se esisteva un karma, quel bambino avrebbe dovuto piangere come un demone la notte per almeno un anno e sarebbe dovuto crescere come un diavolo scapestrato come lo era stato lui almeno fino ai diciassette anni. 
    James aveva fatto gli scongiuri e ringraziato la botta di fortuna perché Rigel gli aveva regalato solo qualche notte insonne, poi sempre dormito come un angelo e, fino a quel momento, doveva ammettere che era davvero tranquillo. Vivace e curioso, un po' furbetto, ma calmo. 
Forse perché, dato che passava quasi tutto il tempo con Scorpius, a cui era morbosamente legato, Rigel si rendeva conto che l’altro suo papà si stancava più facilmente, e non faceva grandi capricci né dava particolari problemi.
    Rigel gli prese una mano e lo tirò, e James lanciò uno sguardo a Scorpius che annuì, come a dirgli: vai, penso io a sistemare qui, ‘sta un po’ con lui. Era naturale, per entrambi, mettere il bambino al primo posto e Scorpius lasciava sempre che James si ritagliasse un po' di tempo tutto per sè con Rigel. Loro due stavano insieme quando il piccolo dormiva e andava bene, avevano imparato ad essere una famiglia e, per quanto ne pensava lui, gli andava benissimo.
    James rivolse a Scorpius un sorriso grato, ma agitò comunque la bacchetta e il salone prese a rassettarsi. 
    “Ti faccio vedere” gli disse Rigel.
    Anche se era costato il doppio, l’appartamento di New York era molto più piccolo di quello che avevano in Canada –
un regalo di Draco e la cosa a James, sempre troppo orgoglioso, ancora non andava giù. Era composto da due camere da letto, un bagno, salone e angolo cottura, ma il terrazzo era enorme, quasi più grande della casa, e da lì, si vedeva Central Park. 
Quando avevano allargato la famiglia, con l’arrivo di Rigel, Draco aveva ritenuto che quell’appartamento fosse troppo piccolo, ma James e Scorpius erano stati d’accordo nel rimanere lì, almeno per qualche anno ancora.
    Rigel lo portò nella piccola cucina, una rientranza del salone che dava direttamente sul terrazzo tramite una porta finestra. 
    “Guadda.” Indicò col dito la sua tabella delle ricompense, una cosa che Scorpius aveva trovato in un libro e che da qualche mese era entrata nella loro routine familiare. Ne avevano creata una ad hoc: per ogni azione buona conquistava un adesivo che avrebbe perso in caso di marachella ma, anche solo la minaccia di privarsi di una delle sue preziose ricompense, lo faceva rigare ancora più dritto del solito. Arrivati a venti adesivi guadagnava un piccolo che di solito era un’attività che facevano tutti e tre la domenica e che decideva il piccolo di famiglia. 
    “Ho mangiato le mie verdure.” Rigel gli indicò il cuoricino storto che aveva provveduto ad attaccare lui. “E ho aiutato papà” e indicò una stellina accanto.
    James sorrise. “Bravo, cos’hai fatto con lui?”
    “I biccotti.” E gli indicò col ditino un barattolo di vetro pieno dei suoi cookie preferiti, con pastafrolla e gocce di cioccolato. “É quasi tutto merito mio” precisò.
    James gli accarezzò il viso. “Ne sono certo, tesoro” lo lodò, perdendosi qualche secondo nel verde dei suoi occhi. 
    “Ma sono per la colasione” lo ammonì, come a dire che non poteva mangiarlo.
    “Oh, quindi tu non ne hai assaggiato neanche uno?”
    Rigel sembrò pensarci, poi ricordò che una bugia poteva costargli una stella. “Sì, l’ho fatto, ma pecché io e papà dovevamo vedere se erano buoni. E non era quasi ora di cena.”
    James represse una risata. “Ah, che peccato. Volevo assaggiarli, anche se tra poco è ora di cena. Che ne dici se ne dividiamo uno?” Propose. 
    Rigel s’illuminò. “Mi sembra una buona idea!” Gli disse.
     Piccolo Furbetto.
    James prese un biscotto dal barattolo e lo divise in due parti, la più grande la diede a suo figlio che la prese con un gran sorriso. 
    Quel mezzo biscotto era buonissimo, pensò James osservando Rigel che mangiava la sua metà a piccoli morsi. Suo figlio gli somigliava tantissimo: era alto per la sua età, con i capelli castani, la pelle dorata e gli zigomi alti, il verde degli occhi era un’eredità di suo padre e di Albus, ma il taglio era appena più sottile, allungato, come quello di Marcus Flint. 
    I suoi piccoli movimenti, l’aria intelligente, e anche un po’ furbetta, gli allargavano il cuore di un’emozione che forse non avrebbe mai saputo descrivere. 
    Sorrise, osservandolo mentre si ripuliva il musetto dalle piccole briciole.
    “Sei stato bravissimo, amore” lo lodò con tenerezza e Rigel sorrise, ma poi guardò oltre la sua spalla e James si girò. 
    Scorpius si era affacciato e stava guardando Rigel con un’occhiata intensa che il bambino rispose con sguardo colpevole. 
    “Che succede?” chiese James che aveva intuito che il biscotto fuori programma non c'entrasse.
    “Niente” disse Scorpius con un sorriso che lasciava intendere che qualcosa c'era, e Rigel abbassò il capo e si guardò la punta dei piedini. 
    “Papà, devo confessarti una cosa” gli disse e James intercettò lo sguardo di Scorpius che annuì.
    “Vi lascio soli” disse a James e gli fece un cenno.
    James guardò suo figlio curioso, si chinò alla sua altezza e lo osservò. “Dimmi, amore.”
    “E che…” il bambino sembrò esitare. “È che ho paura che ci saranno delle conseguense” disse e James rise dentro di sé all’uso di quella parola così difficile che probabilmente aveva ascoltato da Scorpius. “Mi prometti che non ce ne saranno?”
    James ci pensò a sua volta, visto il tono solenne e lo sguardo preoccupato di suo figlio, doveva essere una cosa mai affrontata prima, quindi disse: “Non posso promettertelo, perché ogni volta che si fa qualcosa ci sono sempre delle coseguenze, ma tu devi sempre sentirti tranquillo nel parlare con me, quindi cercherò di essere comprensivo” gli promise. 
    Rigel sembrò rincuorato dal tono gentile. “Ho trovato nel divano delle monete, non so quante. Le ho prese e le messe nel mio salvadanaio.” Si fermò e si guardò ancora i piedini.
    “E questo quando è successo?”
    “Non mi ricordo, qualche giorno fa, ma ieri l’ho detto a papà. E lui ha detto che erano tue e che ti erano cadute dalla tasca.”
    James pensò che era così perché Scorpius non girava mai con del denaro, figuriamoci, probabilmente non ricordava neanche come fosse fatto. 
    “Papà mi ha detto che avrei dovuto chiedere prima di mettelle nel mio salvadanaio e che ho fatto una cosa brutta. Mi dispiace.” E sembrò pentito così tanto che a James fece tenerezza. “E che avevo dei programmi per quel denaro.”
    Quasi scoppiò a ridere. “Avevi dei programmi per quel denaro?” Ripetè incredulo. “E che programmi hai? E da quando hai un salvadanaio?”
    “Papà, non dovrei dittelo” gli disse serio, “perché tutti mi dicono che se tu lo scopri poi non possono più dammeli, ma ogni volta che vengono i nonni, mi danno qualche monetina” confessò, arrotondando tutte le s, e prima che James potesse dire qualcosa, Rigel continuò: “D’argento, come quelle che ho trovato nel divano. Però, l’ultima volta che è venuto nonno Harry, –papà!– , mi ha dato una moneta d’oro!” gli disse, tutto eccitato. 
    James guardò Rigel pensando che suo padre era il primo tra i traditori. “Come, il nonno Harry ti ha dato un galeone d’oro?” 
    E il bambino sembrò animarsi. “Sìsì. Grande e d’oro che ho messo nel mio salvadanaio. Però mi ha ricoddato che non avrei dovuto dirti niente  perché ti saresti arrabbiato perché dici che mi viziano, e io non l’ho fatto.
Poi quando è venuto nonno Marcus, io gliel’ho detto. Gli ho detto che nonno Harry mi aveva dato una monetina d’oro, non una d’argento come al solito.”
    “E nonno Marcus che ha fatto?” Chiese James. “Ti ha dato anche lui una monetina d’oro?”
    “Nono.” Rigel scosse il capo. “Nonno Marcus ha detto che mi avrebbe dato qualcosa di più presioso.”
    “E cosa?” Domandò James a questo punto si stava davvero arrabbiando, anche se riuscì a nasconderlo bene. 
    Rigel lo guardò e disse: “Mi ha dato una informassione. Ha detto: la prossima volta che viene nonno Draco digli che nonno Harry è stato più generoso di lui. Ha detto che mi avrebbe dato almeno dieci galeoni. Tu lo sai, papà, quanti sono dieci galeoni? Sono così” e gli mostrò i palmi aperti di entrambe le mani che guardò tutto felice, come se l’idea di avere dieci galeoni, tanti come le sue dita, fosse una cosa proprio bella. 
    James guardò Rigel avvilito. Ci stava provando a dargli una buona educazione, a farlo crescere come un bambino normale. Stava convincendo anche Scorpius, nonostante comprasse per il bambino abiti oscenamente costosi, ma James fingeva di ignorarlo.
Per il resto, Scorpius era ragionevole ed entrambi si confrontavano molto su come comportarsi con Rigel e generalmente trovavano un punto di accordo; con gli altri gli sembrava di combattere contro mulini al vento. Purtroppo quel bambino aveva più nonni e bisnonni di quanto fosse umanamente possibile. Fortuna che vivevano lontani, altrimenti glielo avrebbero rovinato. 
    “Papà, papà ti prego, non dire a nessuno che ti ho detto tutto, attrimenti nessuno mi darà le monetine e io sto aspettando davvero che viene nonno Draco! Ho dei progetti per quel denaro” ripetè.
    “Rigel.” La voce di James si fece un pochino più severa. “Posso sapere che progetti hai? Perché papà è molto contento se impari il valore dei soldi, ma forse è un pochino presto per darti delle monetine d’oro.” Specie perché suo padre era andato a trovarli due settimane prima, senza nessun motivo, e non c’era nessuna ricorrenza che giustificasse un galeone d’oro. O i futuri dieci di Draco. O tutti gli altri soldi.
    Rigel lo guardò. “É una sorpresa” gli disse con voce piccola e James allargò lo sguardo, invitandolo a dirgli la verità e il piccolo cedette: “É che quando ti laurei voglio pottare tutta la famiglia a mangiare il gelato, ma tutti tutti. Offro io” fece, portandosi una mano al petto.
    Era un’idea bellissima, considerando che per Rigel non c’era nulla di più buono del gelato, che per lui era l'equivalente di un ristorante a quattro stelle. E, ovviamente, agli occhi di James era così. Gli si scaldò il cuore e, nonostante fosse arrabbiato con ‘i nonni’, che come al solito decidevano di fare di testa loro, sorrise a suo figlio. “Amore…” gli baciò una guancia. “É un pensiero molto dolce.”
    “Papà, sai, è che siamo tanti e quindi ho bisogno di tanti soldi, per questo quando ho trovato quelli nel divano li ho presi.”
    Il ragionamento non faceva una piega, più o meno. “Allora Rigel, vuoi farmi vedere quanti solidi hai messo da parte?”
    Il bambino gli prese la mano e lo condusse nella sua camera e James intercettò Scorpius nel salone che gli sorrise comprensivo ed esasperato. Evidentemente anche lui doveva aver scoperto tutto, regali dei nonni, inclusi.
    La camera di Rigel era la più piccola della casa. Rettangolare, con le pareti verde chiaro, un letto, l’armadio, una libreria piena e due cassettoni in cui c’erano i suoi giocattoli. La maggior parte provenivano da Malfoy Manor o dalla casa in cui era cresciuto James, il Granaio. Erano vecchi giochi ben tenuti. Infatti, James e Scorpius, – quest'ultimo un po’ meno convinto, a dir la verità –, avevano vietato a tutti i nonni di portare al bambino dei giocattoli. I regali erano concessi solo a Natale e al compleanno, e solo libri. 
    Dal fondo della libreria, dietro alcuni vecchi volumi che non leggevano più, il piccolo prese una scatola di latta che un tempo era stata di James e in cui lui aveva tenuto la sua collezione di Cioccorane, ma adesso vi era il piccolo tesoro di Rigel.
    Era colma di Falci, decine e decine, c’era un singolo galeone d’oro e un fascio di banconote Babbane, sia sterline che dollari americani.
    “E questi?”
    “Quelli me li ha dati nonno Oliver” confessò. 
    Ah, pure lui! Erano almeno cento sterline e venti dollari. Provò a contare le monete magiche, ma erano parecchie. “Sicuro ci sono almeno dieci galeoni, qui dentro.”
    Rigel lo guardò curioso, con quell'ingenuità che era solo dei bambini. “E sono tanti? Sono abbastanza per pottare tutti quanti a mangiare il gelato?”
    Anche troppi per un bambino di tre anni, ma non ebbe cuore di dirlo a suo figlio. “Penso proprio di sì, amore. Sei contento?”
    Rigel lo guardò e rimase un attimo in silenzio. “Sì, sono contento, ma se poi io potto tutti a mangiare il gelato, quanti soldi mi rimangono? Capisci, è stata una fatica raccoglielli. Secondo te, è proprio brutto brutto se chiedo a uno dei nonni di fare metà?”
    James represse una risata. “Facciamo una cosa, Rigel, portiamo tutti a mangiare il gelato e facciamo metà io e metà tu” gli propose, in modo che suo figlio imparasse ad avere cura dei soldi senza tuttavia rinunciare ad essere generoso. 
    “Nono, papà.” Rigel scosse il capo. “Tu sei il festeggiato, ci penso io. Sono sicuro che uno dei nonni farà a metà con me, però posso tenere i soldi che ho trovato nel divano?”
     Ci pensò su. Suo padre era stato un bravo padre, ma non gli aveva insegnato ad esserlo perché probabilmente bisognava impararlo su strada e non sapeva cosa fare perché voleva far capire a suo figlio che aveva fatto una cosa sbagliata e allo stesso tempo premiarlo per il pensiero gentile e anche per la sincerità.
    “Rigel, non hai fatto una cosa bella a prendere i soldini dal divano, avresti dovuto chiederti di chi fossero. Ma sono molto contento che tu me l’abbia confessato, prima a papà Scorpius e poi a me, quindi facciamo così: io ti prometto che non dirò nulla ai nonni” per ora, pensò. “Puoi tenere tutti i tuoi soldini, anche quelli che hai trovato nel divano, ma ti verrà tolta la prima stellina dal tabellone, anzi, due. Va bene?”
    Rigel sembrò pensarci. “Mi sembra un giusto compomesso” decretò e James lo accolse nelle sue braccia pensando che era davvero un buon compromesso e, sicuramente, suo figlio avrebbe riconquistato le sue stelle entro la prossima domenica. 


Note.

Rigel, è il nome di una stella della costellazione di Orione. Riprende la tradizione dei Black di dare ai propri figli nomi 'strappati' al cielo – ma è un omaggio anche a James che come secondo nome si chiama Sirius. Il nome completo è: 
Rigel
Febo Malfoy Potter che riprende anche la tradizione dei Greengrass di dare ai figli il nome di una divinità/mitologi. 
I Newyorkesi hanno un accento particolare con le r un po' mosce, inoltre tendono anche a mangiarsi qualche consonante.

'I Nonni'. Per chi non leggesse Vaiolo, Rigel è il figlio biologico di James e Samantha Baston Flint, adottato da Scorpius e cresciuto da James e Scorpius, ma Sam è presente nella vita del bambino che conosce come la sua mamma. Sam lo va a trovare spesso e passa del tempo con lui e, quando sarà più grande, Rigel farà anche delle vacanze con lei per cui i suoi nonni materni sono Marcus Flint e Oliver Baston, Harry e Ginny da parte di James, Draco e Astoria da parte di Scorpius, Galatea (la madre biologica di Sam) neanche ve la nomino.
Rigel ha, al momento, 4 bisnonni: Narcissa, Molly e Arthur e la madre di Astoria, che nella mia testa non ha ancora un nome, ci sarebbero anche i genitori di Marcus, ma come sappiamo quest'ultimo non ha contatti con la famiglia. 

Il padrino di Rigel è Ian Nott – e adesso, capiamoci, come fa questo bambino a non crescere iper coccolato e viziato? Verrà su educato, perché io odio la maleducazione, ma questo mi viene su come un principino, vi avverto (James, lo so che ci hai provato, ritenta: con Leon sarai più fortunato!)

James e Scorpius vivono a New York. James ha appena finito gli esami all'Accademia delle Arti Magiche di Montréal, Canada, e come avete letto ha dato il suo ultimo esame e poi farà il tirocinio a New York. 
Draco ha fatto parecchi investimenti a New York che, in teoria, gestirebbe Scorpius (per avere la Green Card), ma in pratica lo fa suo padre e Scorpius è fermo agli esami del primo anno in Psicomagia, e credo non li abbia neanche dati tutti, al momento la sua priorità è Rigel e gli affari non gli interessano per nulla (poi leggerete di Scorpius e Rigel)
In questa Os, Rigel ha 3 anni, Scorpius 24, James 25, fatevi voi i conti XD


Note di Lady
Amo James, amo Scorpius e adoro Rigel che è dolcissimo XD
Ecco, vedete? Anche io sono capace di scrivere cose carine, senza neanche l'ombra di tristezza <3 Amatemi
   
 
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