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Autore: Isa_b    07/07/2023    1 recensioni
La società del 1800.
Una borghesotta ribelle, boriosa e tronfia che nonostante la tenera età di 15 anni già si atteggia a nobildonna. Forse non tanto tenera, dato che alle sue frustrazioni si aggiunge il fatto di dovere, - di certo non volere -, prendere marito, o almeno fidanzato (per ora).
Una vecchia casa piena di stanze vuote e angoli oscuri.
No, non è la classica storia dove la solita ragazza maschiaccio si ribella alle assurde regole di famiglia e fugge insime a qualche controparte maschile, della quale poi finirà per innamorarsi perdutamente, tra mille avventure, guerre e chissà cos’altro. E non è nemmeno il tipo di storia dove due famiglie nobili spingono gli eredi in un matrimonio di convenienza che partendo da un odio reciproco immotivato li porterà poi ad imparare a sopportarsi a vicenda ed infine ad amararsi e altre cose belle.
No, tra queste pagine si cela qualcosa di oscuro. Qualcosa di talemente ripugnante e pericoloso che dovrei smettere subito di scrivere, e gettare questo dispositivo su cui conservo le mie bozze dalla finestra.
Qui si cela la verità sul Dimenticatoio, Regno delle Ombre. Su come accedervi, ed (eventualemente) fuggirne.
Leggete, se proprio dovete.
Ma non provateci a casa.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Il mattino dopo tutto sembrava essere tornato alla normalità.

Chloe si svegliò presto quel giorno, fresca come una rosa, come se nulla fosse successo.
Balzò giù dal letto, e andò a pettinarsi. Non era solita prepararsi da sola: c’era un motivo se aveva una balia, ma quel giorno le era capitata un’opportunità, e voleva coglierla al volo. Si era svegliata davvero presto, probabilmente anche prima di Marie e del resto della servitù, quindi perchè non approfittarne ed esplorare un po’ la nuova casa? Più tardi avrebbe avuto le lezioni con il precettore, quindi non ne avrebbe avuto il tempo.
A giudicare dallo scenario fuori dalla finestra decise che dovevano essere approssimatamente le cinque del mattino, perciò aveva un’oretta buona prima che cominciassero ad apparire le prime cameriere in giro per la casa.
O almeno, se qui in Inghilterra funzionava come in Australia.

Ci mise un po’ più del previsto a prepararsi: pettinarsi da sola era più doloroso di quante immaginasse, e vestirsi era quantomai complicato, tra corsetto, gonna, sottogonna e chi più ne ha più ne metta.
Alla fine si arrese, e uscì in camicia da notte, coi capelli sciolti. Acconciarseli era troppo difficile, - provandoci aveva solo creato più nodi di quanti non ce ne fossero già - , e non si ricordava minimamente l’ordine in cui dovevano andare certi capi di vestiario… per non parlare di quando aveva provato ad abbottonarseli.

Uscì in corridoio, e da qui aveva due opzioni: continuare sul quel piano, o scendere giù. Volendo sarebbe anche potuta salire, ma nei piani alti c’erano solo le camere della servitù, quindi decise che non ne valeva la pena.
Alla fine optò per il piano di sotto: in quello dove si trovava ora era più facile farsi beccare da sua madre, dato che la sua camera si trovava prorpio lì, vicino alla sua. Sempre che fosse già tornata da quel ballo o ricevimento. Di sotto invece c’erano un sacco di posti interessanti, come le cucine e il giardino.
Sì, andare di sotto era proprio un’ottima idea.
Perciò scese le scale, - rischiando più volte di inciampare nella vestaglia - ,e si diresse in cucina. Non era mai entrata in quella della sua vecchia casa in Australia, e non sapeva neanche se era autorizzata a farlo, ma poco le importava.
Non che fosse autorizzata a girovagare per casa in generale, comunque.
Ma aspetta… dov’era la cucina?
Vagò e vagò per i lunghi e oscuri corridoi, ma delle cucine nessuna traccia. Ogni vaso, ogni mobile impolverato, ogni dipinto appeso alla parete sembrava identico al precedente. Aprì e sbirciò attraverso numerose porte, ma anche tutte le stanze sembravano uguali, nella loro vuota anonimità.
Quando ormai albeggiava decise di arrendersi: la madre sarebbe presto tornata da quel suo famoso ricevimento, o se già lo era sarebbe comunque uscita per recarsi ad un altro, quindi, in ogni caso, meglio non farsi trovare a zonzo. 
Dopo un altro bel po’ di vagabondaggio, capì di essersi persa. Sì, decisamente: ormai non distingueva più la destra dalla sinistra. Perdersi nella sua stessa casa… che vergogna, non poteva farsi trovare così dalla prima cameriera di turno, che figura ci avrebbe fatto? Presa dallo sconforto si mise a correre sgraziatamente, senza una meta. O meglio, una meta ce l’aveva, solo che non sapeva come raggiungerla. Ma la lunga camicia da notte non era fatta per correre, e finì per inciampare nello strascico, cadendo faccia a terra.
Si rialzò in fretta, erubescente, maledicendo sè stessa e la propria inettitudine. Se solo fosse stata capace di vestirsi da sola… 
Alzò lo sguardo e trasalì, sorpresa. C’era qualcun’ altro lì? L’ aveva vista cadere?!
Tirò un sospiro di sollievo realizzando che no, non c’era nessun’altro lì con lei. Solo un’enorme specchiera, -  e il suo riflesso, naturalmente. Si avvicinò piano, esaminando la propria immagine. Tutto quel correre le aveva scompigliato i lunghi riccoli biondi, rendendola quanto mai similie ad un leone.  E le sanguinava anche il naso, presumibilmente in seguito alla caduta. 
Stava cercando di sistemarsi quando il riflesso di un’altra persona approciò il suo nello specchio, facendola trasalire.

Signorina, che ci fa lei qui?” - ecco la sua balia, che, spolverino alla mano, la scrutava circospetta attraverso i loro riflessi.

Io, uhm…”

Cielo, ma lei 
sanguina! Cosa le è successo?!” - escalmò Marie tamponandole il viso con un fazzoletto uscito da chissà dove. Certo che le gonne delle donne adulte ne nascondevano, di sorprese…

Ho visto… un topo! Sì, c’era in topo in camera mia, quindi mi sono spaventata e…” - iniziò a raccontare facendo del suo meglio per risultare credibile. Non voleva certo che la balia andasse a dire in giro che si era persa in casa propria! - “…e quindi sono scappata fuori, solo che poi il topo ha comniciato a insegurimi, e poi sono inciampata… sì, esattamente, è andata proprio così!

Un topo? Eppure la casa è stata pulita e ricontrollata più volte, prima del vostro arrivo…” - prese a borbottare l’anziana donna - “Ma no, se lo sarà immaginato. Lei è ancora molto stanca, dovrebbe essere a letto in questo momento. Lasci che la riaccompagni, e poi le chiamerò subito un dottore.” - proseguì prendendola a braccetto.

Stanchezza? Sì, forse ha ragione lei…” mormorò Chloe cedevolmemte mentre la balia la trascinava via, lontano dalla specchiera. Eppure poteva giurare che ci fosse stato qualcos’altro, a renderla irrequieta, mentre vagava per i lunghi e  oscuri corridoi della casa. Non era tanto il timore di essere vista dalla servitù… quanto la paura che ci fosse già, qualcuno, o qualcosa, che la osservava. 
Anche adesso, mentre si girava in fretta per seguire la vecchia tata… con la coda dell’ occhio, le sembrò di vedere, o forse di percepire qualcosa. C’era qualcosa di bizzarramente sbagliato nel suo riflesso.  Quasi come se… non le appartenesse, o fosse suo solo per metà. Sì, non era stata un’allucinazione quella della febbre, questa casa aveva decisamente qualcosa di sbagliato. 

O magari la sua era davvero soltanto stanchezza, e probabilmente la sua crescente inquietudine era derivata semplicemente dall’essere in un ambiente nuovo, diverso dalla villetta di campagna in Australia per la prima volta in 15 anni.
Si, forse… o forse anche no.
Più tardi avrebbe investigato, se ne avesse avuto tempo. Per ora non le restava che seguire docilmente la balia, e iniziare a prepararsi per la dura mattinata di lezioni che la attendeva.



Il resto della giornata passò normalmente per Chloé. Tra una lezione di pianoforte, un dibattito in francese, i pasti e  varie passeggiate nei giardini non ebbe più il tempo di ritornarnare alla specchiera e alla sua ombra, nè con il corpo nè con la mente. 
Eppure quel senso di inquietudine che attanagliava il suo cuore sembrava proprio non voler allentare la presa.


E mentre Chloé faceva di tutto per distrarsi, piccole creature striscianti continuavano ad osservarla, dagli angoli più bui della vecchia casa. 
   
 
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