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Autore: Severa Crouch    15/07/2023    2 recensioni
Prima della guerra, erano solo studenti della prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una seconda casa per tutti loro.
L’inizio dell’anno scolastico 1974-1975 si apre con una minaccia: strani e pericolosi incidenti capitano agli studenti che si avventurano per i corridoi da soli. La preoccupazione inizia a crescere fino ad alimentare le voci su una possibile chiusura della scuola.
I fratelli Black, Sirius e Regulus, Robert Turner e i loro amici inizieranno a indagare su questo mistero, dimostrando che le Case di Hogwarts, a dispetto delle diverse vedute, possono unirsi quando c’è in gioco la sopravvivenza della scuola. Nel mezzo, l’amicizia, gli amori, le lezioni e il Quidditch.
Questa storia partecipa alla challenge “Gruppo di scrittura!” indetta da me sul forum “Writing Games - Ferisce più la penna” - aggiornamenti ogni 15 del mese.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 6 - Lo zampino di Sirius




 

“Non ti permettere mai più!”

Regulus era su tutte le furie, uno spettacolo inatteso per Sirius, abituato a prendersi le ramanzine da tutti ma non dal fratello minore. 

“Qual è l’accusa, sentiamo?” 

Fingere innocenza per far scoprire Regulus era la sua tattica prediletta. Era troppo schietto e rispetto a quei viscidi di Malfoy o di Mocciosus, era trasparente come l’acqua. Il fatto che lo conoscesse come le sue tasche, poi, gli dava un vantaggio non secondario e rendeva il tutto ancora più divertente.

Regulus spalancò gli occhi grigi, identici ai suoi, ancora di più e scosse la testa nel modo esatto in cui faceva loro padre. Sirius ebbe un brivido per il modo in cui suo fratello stava diventando come Orion. Nel modo in cui non esplodeva come un fiume in piena - come avrebbe fatto Walburga, come avrebbe fatto lui stesso - ma paralizzava l’altro con un disappunto muto che sapeva di delusione.

“Suppongo che puntare la bacchetta contro Mulciber e minacciarlo non ti dica niente, vero?” La voce di Regulus tremava mentre riferiva l’accusa. Quel codardo di Mulciber era talmente senza dignità da essere corso a frignare da un ragazzino più piccolo, senza nemmeno provare a risolvere la questione personalmente. 

La solita vigliaccata da Serpeverde. 

La rabbia di Regulus, però, sapeva di tradimento e disillusione. “Sicuramente è l’ennesimo complotto di Serpeverde ai danni del Black Grifondoro…” 

Ecco il sarcasmo dietro il quale si rifugiava Regulus, proprio come loro padre quando, alle proteste di Sirius di essere troppo giovane per pensare agli accordi matrimoniali e di voler concentrarsi sui suoi amici, aveva risposto: “Certo, come zio Alphard…” Era come se ogni volta che Sirius provasse a dire la sua, finisse per sgretolare il castello di carte che univa la sua famiglia. Era come se il suo essere finito in Grifondoro fosse stato l’inizio della fine e che, goccia dopo goccia, avrebbe causato il diluvio. Ma forse erano solo i condizionamenti di sua madre che gli diceva fin da quando era piccolo “Tu sarai la mia rovina!”

In questo caso, però, non c’entravano i discorsi di suo padre e nemmeno l’orgoglio dei Black, le tradizioni dei Purosangue e quello che fanno i maghi per bene, tutte le cavolate che gli avevano inculcato in testa come se fossero verità indissolubili e che James, Peter e Remus gli avevano smantellato, una dopo l’altra. No, in questo caso era in gioco la sicurezza di Regulus che non poteva andare in giro di notte per la Foresta Proibita con la luna piena mentre ci sono creature pericolose che succhiano il sangue ad animali scomparsi. Marlene ha perso il gatto, lo sapeva Regulus? Lo avrebbe capito? Gli sarebbe importato? Probabilmente no. 

“Sei mio fratello, il prezioso sangue dei Black…” rispose facendo il verso a loro madre. “Non puoi andare di notte per la Foresta Proibita e quel cretino di Mulciber dovrebbe saperlo che non è un posto per uno del terzo anno.”

“Sono grande a sufficienza!” Gli occhi si assottigliarono come quando voleva provare a cimentarsi con incantesimi troppo complessi per la sua età.

“Affatto, e comunque è Proibita!” Sirius dovette sforzarsi per non ridere a quella frase, per non pensare a James che lo avrebbe preso in giro se solo l’avesse sentito. Regulus, che lo conosceva altrettanto bene, non perse l’occasione. “Ah! Tu che soverchi le regole mi parli di cosa è proibito e cosa è permesso? Tu che hai iniziato a farti le passeggiate notturne il primo anno?”

Non gli piaceva fare il fratello maggiore. Aveva delegato volentieri il compito a Narcissa, finché era a Hogwarts, e aveva pensato che Mulciber potesse prendere il posto della cugina, anche se sapeva fin troppo bene che era un idiota. Forse non quanto Avery, ma sempre idiota. Occorreva cambiare strategia perché, dopo tutto, Regulus era un ragazzino responsabile, a differenza sua. “Pensi che la prossima volta Alex accetterà di rimanere in sala comune?”

Il fratello, tuttavia, si mostrò ancora più piccato per quell’insinuazione. “Io non sono come una primina,” gli disse con i pugni stretti un attimo prima di voltargli le spalle e andar via dicendo che era il solito idiota. 

Sirius si concesse un sorriso divertito. Forse lo aveva offeso, ma non gli importava. Per il momento, Regulus sarebbe rimasto al sicuro e lui poteva raggiungere gli altri che, a giudicare dall’ora, dovevano essere in biblioteca.

Il tavolo occupato da James, Remus e Peter era riconoscibile fin dall’ingresso. Era illuminato dalla finestra, in una posizione difficilmente visibile dal banco di Madama Pince, e proprio accanto a quello in cui Lily Evans e le sue compagne di dormitorio stavano facendo i compiti. James alternava lo sguardo tra il rotolo di pergamena su cui stava scrivendo qualcosa e il profilo di Lily, sorridendo come l’idiota che era. Remus era assorto nella lettura di un libro e Peter sospirava mentre cercava di ricopiare delle definizioni dal libro di Pozioni.

“Lo sai che Lumacorno si accorge se copi?” disse Sirius non appena si avvicinò al tavolo. 

Peter alzò lo sguardo e i suoi occhietti azzurri si illuminarono di divertimento: “Ti sbagli, perché io non copio, ma reinterpreto.”

“In modo sbagliato, e per questo prendi voti bassi,” disse Remus mentre si sporgeva a controllare il compito di Peter. “Sminuzzare le radici non è la stessa cosa di tritarle.”

“Forse dovresti usare un vocabolario,” propose James. Sirius sorrise e si piazzò di fronte l’amico che stava lavorando al tema di Trasfigurazione. “Vuoi proprio diventare il preferito della McGranitt?” domandò mentre osservava che era già al terzo rotolo di pergamena.

James ridacchiò e dal modo in cui controllò se Remus fosse tornato sui libri, Sirius comprese che voleva dirgli qualcosa che riguardava il loro progetto segreto. “Dovresti leggere questo articolo,” mormorò sottovoce allungando un numero di Trasfigurazione Comparata. “Ci sono delle tecniche usate degli Auror del MACUSA che sono interessanti.” Sirius allungò la mano per prendere la rivista con la sinistra, mentre la mano destra posava la borsa sul tavolo e tirava fuori i libri creando una barriera al campo visivo di Remus. Era dannatamente difficile nascondere qualcosa al loro amico e questo era il motivo per cui le loro esercitazioni e i progressi andavano a rilento.

Sirius notò il modo in cui James tornò a sospirare guardando Lily. “Un giorno ti trasfigurerai in lei…” 

“Potresti farlo tu…”

“Godric, no, che schifo!”

James si voltò verso Peter facendogli gli occhi dolci: “Tu lo faresti per me?”

Peter alzò lo sguardo dal tema di Pozioni che sapeva di terrore. Non sapeva proprio come rispondere. “Non credo di essere in grado di elaborare una Polisucco e poi sarebbe un inganno…” Peter si fermò un attimo e poi aggiunse divertito: “Insomma, se vuoi baciarmi, James, non ha senso che mi tramuti in Lily…”

Sirius scoppiò a ridere immaginando la scena di James e Peter che si baciavano. James, invece, rabbrividiva disgustato mentre diceva sottovoce: “Io voglio baciare lei, non te!”

“Però lo hai chiesto a me.” Peter non era molto bravo a vincere i duelli verbali, ma con James in preda al delirio per Lily, persino lui avrebbe avuto delle chance. 

“Di trasformarti in lei, Peter! Lei!”

Peter ci pensò un attimo, i suoi occhi azzurri brillarono di perfidia mentre leggeva qualcosa sul libro di Pozioni e aggiungeva: “Ma resto sempre io! Anche se cambi l’aspetto del contenitore, la sostanza non cambia. Forse dovresti chiederti se davvero vuoi Lily, a questo punto…”

“Ahia,” si lasciò sfuggire Sirius con una risatina.

James si passò la mano nervosamente nel groviglio scuro che aveva in testa e disse solo: “Siete due idioti.” 

La sentenza di James fece calare il silenzio sul tavolo e Sirius poté concentrarsi sulla lettura dell’articolo che finalmente dava delle indicazioni utili su come completare il ritorno alla forma originaria. Forse avrebbe risolto, una volta per tutte, il problema della persistenza della coda. Si appuntò sul taccuino quelle poche informazioni che gli interessavano e tornò a concentrarsi sui compiti di Babbanologia. 

Studiare i Babbani era molto interessante per uno che era letteralmente cresciuto in mezzo a loro, eppure non li aveva mai visti. Quando aveva presentato il suo piano di studi lo scorso anno, sua madre gli aveva chiesto spiegazioni per la scelta di quella materia, così poco consona a un Black. 

Sirius le aveva rifilato la storia che voleva essere in grado di difendersi e che era meglio conoscerli visto che, a differenza delle altre famiglie Purosangue, vivevano in mezzo ai Babbani e non in qualche maniero nel verde. Il modo in cui aveva alluso a zia Druella e zio Cygnus aveva fatto irrigidire sua madre che, proprio per differenziarsi dagli zii, alla fine aveva scrollato le spalle e borbottato che ormai lui era una causa persa e che sarebbe stato la rovina dei Black. Suo padre, invece, dallo studio aveva aggiunto: “Pensa al buon Felix Rosier che fa affari con i Babbani, Wal! Sirius potrebbe diventare un mago d’affari! Dopo tutto, ha sempre avuto una certa intraprendenza e tendenza a eludere le regole!” Si erano scambiati un occhiolino complice ed era stata una delle poche volte in cui aveva sentito suo padre dalla sua parte. Adesso, però, doveva decidersi a mettere la testa sul compito sulla monarchia costituzionale inglese.

 

***

 

Robert non aveva chiuso occhio, sconvolto dalla vista degli animali privi di sangue nella Foresta Proibita. Gli sguardi che Regulus e Jago si erano scambiati lungo il percorso, poi, gli avevano fatto gelare il sangue. Come se non bastasse, Giles e Xeno gli avevano nascosto le Pozioni. Il calendario delle lezioni e dei compiti era troppo fitto perché avesse il tempo per mettersi a distillare una Pozione per il sonno senza sogni. Si stropicciò gli occhi al pensiero della fatica che stava facendo per arrivare alla fine di quella giornata.

I Serpeverde tramavano qualcosa, ne era certo e non riusciva a credere che sua sorella fosse in mezzo a quella Casa di pazzi. Fece vagare lo sguardo nella sala comune e intravide una copia abbandonata della Gazzetta del Profeta. In prima pagina c’era Cornelius Fudge, un consigliere del Wizengamot, amico dei suoi genitori, che parlava di liberalizzare la vendita di alcune sostanze magiche nonostante il parere contrario dell’Ordine dei pozionisti. 

Tirò fuori un foglio di pergamena e iniziò a scrivere ai suoi genitori.

“Cari genitori,

come state? Ho letto sulla Gazzetta del Profeta le discussioni tra il consigliere Fudge e l’Ordine dei pozionisti per la liberalizzazione di alcuni filtri curativi e mi domandavo cosa ne pensiate voi. C’è un trafiletto che parla di Babbani rimasti avvelenati da alcune fialette dimenticate da un mago o una strega, spero che qualcuno abbia potuto somministrargli l’antidoto in tempo. Sapete che in Babbanologia abbiamo studiato la medicina Babbana? Sembra interessante! Ci sono dei Guaritori che hanno provato a mescolare le conoscenze che voi sappiate? Se abbiamo un libro che parla di questi esperimenti me lo spedite via gufo? Mi piacerebbe moltissimo leggerlo!

A Hogwarts, come sapete, stiamo benissimo. Persino Alex si è ambientata nella Casa di Serpeverde ed è molto concentrata sullo studio. Il professor Lumacorno mi ha detto che è molto brava con le pozioni e sta dimostrando di essere una vera Turner (credo che a papà farà molto piacere saperlo!). 

L’altro giorno zia Walburga ha mandato una Strillettera al Preside e tutta la Sala Grande l’ha sentita urlare sul futuro dei Black. Sirius e Regulus volevano seppellirsi dalla vergogna! Quando la vedete, tranquillizzatela! Sì, sono successe cose terribili a quei poveri studenti, ma noi stiamo bene e sono sicuro che il professor Silente presto risolverà ogni cosa.

Vi mando un grande abbraccio,

il vostro Robert”

Rilesse la lettera, la piegò in più parti e poi ne fece un rotolino, perfetto da legare alla zampa di Nunki, il suo fidato gufo reale. Era un po’ di giorni che non saliva in Guferia a trovare il suo amico pennuto. Tra gli animali attaccati dal mostro, per fortuna, non c’erano gufi, ma solo animali di terra. Si domandò se non fosse un indizio da discutere con gli altri per risolvere il mistero. 

Non era ancora scattato il coprifuoco e se Giles e Xeno erano rimasti in Sala Grande con Davies e Chambers a discutere dei compiti che aveva assegnato il professor Vitious, lui aveva preferito iniziare a tornare nella torre di Corvonero, troppo stanco per continuare a sentire le chiacchiere degli studenti intorno a lui. Troppo stanco perfino per dormire. Forse Nunki lo avrebbe aiutato a distrarsi e rilassarsi.

Man mano che si avvicinava alla guferia, però, sentiva gli animali in agitazione, c’era un frullare di ali e alcune civette stridevano cercando di attirare l’attenzione. Robert mise mano alla bacchetta. Si fermò sulla soglia della guferia in ascolto, domandandosi se dentro avrebbe finalmente trovato il mostro che terrorizzava tutti loro e che era intento a divorare i poveri volatili. 

Sentì l’abbaiare di un cane seguito da un grido: “Lasciami!” Sollevato dall’idea che non ci fosse nessun mostro, Robert entrò nella torre per andare in soccorso dell’altro studente. Rimase di sasso quando vide Jago Mulciber paralizzato dalla paura mentre un cane nero gli abbaiava contro e provava a saltargli addosso.

“Lasciami in pace, stupido cane!” urlò. 

Robert scoppiò a ridere. Non aveva alcuna idea di come un cane nero, di taglia media, quasi grande, fosse entrato nella scuola, arrivando fino alla guferia, ma al tempo stesso non aveva nessuna intenzione di aiutare Mulciber. Si appoggiò alla parete di pietra con le braccia conserte deciso a godersi lo spettacolo.

“Cosa ridi, Turner? Dammi una mano!”

“Non sai gestire un cane?” domandò Robert. “E vorresti dare la caccia ai mostri?” Ebbe la sensazione che il cane gli rivolgesse uno sguardo complice, come se fosse in grado di capirlo. 

“Seduto,” ordinò Robert frugando nelle tasche del mantello. Nunki non sarebbe stato felice di sapere che parte del suo bacon sarebbe andato a quel cane sconosciuto. Il cane obbedì perfettamente e Robert esclamò felice: “Bravo!” Allungò un pezzetto di bacon per ricompensare l’animale che si trovò a scodinzolare.

“Ma è bravissimo!” esclamò Robert ridendo. Jago sembrò tranquillizzarsi e la sua espressione si rilassò. Provò ad allontanarsi dal muro in cui era stato confinato e il cane tornò subito a puntarlo, lo costrinse ad indietreggiare e spostarsi a destra, proprio in mezzo a un mucchio di guano di gufi. 

Robert non riuscì a nascondere le risate. “Sembra che quel cane ti conosca bene…” commentò osservando il cane. Ancora una volta ebbe la sensazione che il cane lo capisse fin troppo bene. Aveva alzato le orecchie e inclinato la testa di lato, poi aveva seguito lo sguardo di Robert puntato verso il mucchietto di guano ed era tornato a guardarlo. Aveva abbaiato, quasi come se volesse dare la sua approvazione, prima di saltare con le zampe proprio nel punto più sporco, dove il guano si mescolava con le piume dei gufi per poi saltare addosso al povero Mulciber scodinzolando festante.

“Guarda ti fa le feste!” Robert aveva le lacrime agli occhi.

“Ma io non l’ho mai visto!” Mulciber, schizzinoso com’era, stava per avere un attacco isterico nel vedere il mantello sporcarsi. Il cane afferrò un lembo del mantello e i gufi sembravano aver capito le intenzioni del cane. Era una situazione surreale, del tutto inedita, si trovò a pensare Robert. Dal trespolo accanto a Jago si sentì un frullare di ali, uno stridìo e i gufi iniziarono a svolazzare per la torre, andando a tormentare Jago che con uno strattone si liberò dalla presa del cane. O forse il cane lo aveva liberato? Robert non era in grado di capirlo, ma lo vide lanciarsi nell’inseguimento di colui che sembrava avesse eletto a suo padrone. 

“Forse dovresti dargli un nome!” gli urlò dietro, affacciandosi nella tromba delle scale. “Al diavolo, Turner,” fu la risposta urlata di Mulciber, seguita da un abbaio divertito di quel cane nero. Nonostante la penombra, ogni volta che Mulciber entrava nel campo visivo della tromba delle scale, si poteva osservare il suo mantello pieno di zampate bianche di guano di gufi. 

Lentamente tornò la calma in guferia e Robert riuscì ad avvicinarsi a Nunki e affidargli la lettera. Si beccò anche un morso sulla mano perché il suo gufo non aveva gradito una porzione di bacon ridotta. 

Più tardi, in dormitorio, Robert avrebbe raccontato a Xeno e Giles quanto appena visto. Non era riuscito ad avere le informazioni che voleva ottenere da Mulciber, ma quel cane, in qualche modo, lo aveva ricompensato della notte insonne. Forse, avrebbe dormito anche senza pozioni.

 

***

 

“Non riuscirai a battermi prima dello scoccare del coprifuoco.”

Regulus osservò divertito Alexandra. La scacchiera era chiara: lei aveva perso tutti i pezzi importanti e la sua difesa era ancorata a un cavallo e una torre. Forse, un giorno, avrebbe capito di non essere portata per gli scacchi. La strategia militare, dopo tutto, non era proprio nelle corde della sua amica.

“Ha ragione, Alex, hai praticamente perso.”

Barty si beccò un’occhiata di rimprovero. Alexandra raddrizzò la schiena e si lisciò le pieghe della gonna come ogni volta che voleva darsi un contegno. “Non è finita finché non è finita,” si limitò a dire mentre sorrideva, felice di aver preso la pedina che Regulus aveva deciso tre mosse prima di sacrificare per aprirsi la strada verso lo scacco matto.

Regulus disse divertito: “Regina in D1, scacco matto. Adesso è finita.”

Osservarono i pezzi muoversi e mentre la Regina Nera colpiva il Re Bianco, la porta della sala comune si aprì di scatto lasciando entrare uno Jago piuttosto scarmigliato. Alexandra arricciò il labbro nel vedere il mantello sporco di piume e quello che sembrava guano di gufi. Fuori dalla porta un cane abbaiava.

Barty corse esclamando divertito: “Un cane!”

“Non farlo entrare!” Jago urlò terrorizzato dalla prospettiva che il cane potesse invadere la loro sala comune. “È una bestia malefica!” 

“A me sembra solo un cane,” disse Barty mentre accarezzava il capo dell’animale che mostrava la lingua e ansimava divertito da quel trambusto. Regulus osservò Jago e poi si avvicinò a Barty invitandolo a lasciare l’animale fuori dalla sala comune. “Sai, credo che il professor Lumacorno non approverebbe tanto scompiglio.” Congedò il cane con un grattino dietro le orecchie e gli disse: “Non possiamo farti entrare, vai da Hagrid, lui saprà come aiutarti, ama tanto gli animali!”

“Wof!” Il cane scodinzolò, fece un balzo su sé stesso e corse verso le scale che portavano all’atrio, proprio come se avesse capito perfettamente quello che Regulus gli avesse detto. Barty aveva osservato la scena sorpreso e Regulus scrollò le spalle: “Sembra un cane molto intelligente.”

“Non lasciatevi ingannare,” disse Jago mostrando il suo mantello. “Guardate come mi ha ridotto! Ha fatto sì che i gufi mi attaccassero! Ora non si può più nemmeno andare in guferia tranquilli! Questa scuola è pericolosa! Forse è vero che farebbero bene a chiuderla!”

“Non dirlo nemmeno per scherzo.” La voce seria e atona di Severus Piton si alzò dal fondo della sala comune. Era immerso in un angolo buio, rischiarato appena dal lume di una lanterna, immerso nella scrittura di qualcosa.

“Oh, sì, certo, altrimenti tu come fai a stare sempre con la tua amata Lily…” mormorò Jago. “Preferiresti finire vittima di quel mostro piuttosto che separarti da lei.”

Severus non rispose, si limitò a guardare Jago con la sua aria inespressiva e aggiungere: “Fossi in te penserei solo a farmi una doccia e pulire l’uniforme. Dicono che il guano di gufo lascia degli aloni se si secca.” 

Barty si lasciò sfuggire un accenno di risatina mentre Alexandra lo fulminò con lo sguardo e disse solo: “Beh, comunque sarebbe molto romantico da parte tua, Severus, proprio come nelle favole.”

“Peccato che nelle favole i principi sono belli e affascinanti, anche quando scendono dal dorso di un drago,” commentò Eloise mentre la sua migliore amica Margareth ridacchiava: “Di certo non si può dire che Severus abbia queste doti, o la piccola Alex ha un debole per Piton?”

Ci fu un istante in cui lo stomaco di Regulus si strinse per la paura. Lo sguardo scattò verso Piton che osservava la scena con le sopracciglia alzate, mentre Alexandra era accigliata. Gonfiò le guance come quando era fortemente oltraggiata e disse: “Che sciocchezze! Mio papà non è un principe, ma sa cavalcare i draghi ed è bravo con le pozioni e salva un sacco di maghi tutti i giorni! Non bisogna essere belli e affascinanti, o principi per essere degli eroi.” 

Margareth fece echeggiare la sua risata acuta: “Nemmeno la Turner ti calcola, Severus!”

“E perché dovrebbe? La Turner può ambire di più di un Mezzosangue,” commentò Eloise, rivelando quanto i Rosier la stessero preparando per quello che Sirius aveva definito “il mercato matrimoniale”. Lo stomaco di Regulus si rilassò per un attimo, poco prima che una voce nella sua testa gli ricordasse che Alexandra non aveva affatto smentito il suo interesse per Severus, anzi, lo aveva paragonato a un eroe. Possibile che fosse diventata già così grande da avere una cotta e, magari, un fidanzato che l’avrebbe allontanata per sempre da lui? Stava perdendo la sua migliore amica? Walburga e Darlene, le loro madri, da tempo insistevano perché trascorressero meno tempo insieme, perché i loro rapporti fossero solo una composta amicizia, ma come poteva rinunciare alla sua compagna di giochi e di avventure? Come poteva pensare di non poter più afferrare la mano della sua amica mentre rincorrevano gli elfi domestici per i corridoi di Grimmauld Place, di non chiudersi con lei nella sala di lettura della mamma e bisbigliare sottovoce le storie e i pettegolezzi che avevano sentito? Perché tutto doveva cambiare per adempiere a un semplice compito? E poi, non poteva essere lui quello a cui ambiva Alex? Perché Severus? Perché era più grande? Perché era in grado di fare anche gli incantesimi degli studenti del settimo anno? Perché era il più bravo di tutti in Pozioni?

La mente di Regulus girava furiosamente; lui si lasciò cadere sul divano e quasi non sentì più Margareth ed Eloise che continuavano a tormentare Piton.

“Reg, che succede, hai mal di testa?” La domanda gli era arrivata quasi come un sussurro. Alex sapeva benissimo che durante le sue emicranie, i rumori sembravano perforargli la testa. Regulus alzò lo sguardo verso la voce della sua amica, i suoi occhi marroni e il sorriso premuroso lo accolsero. Alle sue spalle, Severus stava battendo in ritirata in dormitorio portandosi dietro Avery e Mulciber.

“E così ti piace Severus?” le domandò cercando di nascondere la paura che la sua voce poteva tradire. Sul volto di Alexandra, però, comparve un sorrisetto: “Non l’ho mai detto. Non volevo darla vinta a quelle due perfide di Eloise e Margareth.”

“Hai paragonato Severus a Edward solo per questo?”

Alexandra annuì convinta: “Sicuro.” Ci fu un momento di esitazione in cui Regulus rimase in attesa che la sua amica si svelasse. “Inoltre, Eloise ha ragione sui fidanzati.”

“Sul fatto che puoi avere meglio di Piton?”

“Sul fatto che è un Mezzosangue.”

Questa volta fu Regulus a rimanere in silenzio, incerto su come proseguire quel discorso. Avevano vissuto insieme il dramma della fuga di Andromeda, l’estate in cui aveva ricevuto la sua lettera di ammissione a Hogwarts. “E… se fosse Purosangue ti piacerebbe?”

Alexandra gli diede una gomitata mentre scuoteva la testa. “No, ma dovremmo parlare delle nostre ricerche in biblioteca.” Regulus si raddrizzò sul divano mentre il suo animo si faceva più leggero. “Non ci sono indicazioni sugli animali che vivono nella Foresta Proibita e non possiamo escludere nemmeno che sia stato un mago.”

Regulus sollevò le sopracciglia: “Cosa intendi dire?”

“Con Barty ci siamo intrufolati nel Reparto Proibito grazie a Severus che ha offerto un ottimo diversivo per Madama Pince.”

Regulus aggrottò le sopracciglia perplesso dall’idea di Severus che mettesse, ancora una volta, a repentaglio il suo rapporto con la bibliotecaria.

“Dovevi vederlo, è stato molto bravo! Si è avvicinato a Lily Evans con una scusa e mentre chiacchierava con lei e le sue amiche, rivolgeva occhiate divertite a Potter che, ovviamente, non appena Sirius si è allontanato, ha reagito provando a far partire una folata di vento dalla bacchetta. Severus ha urlato che tutto quel vento stava per far cadere l’inchiostro sui libri e Madama Pince è saltata come un grillo. In quel momento, io e Barty siamo scivolati oltre il cancelletto.”

“Per questo motivo avete fatto tardi a cena?”

“Esatto! Abbiamo dovuto aspettare che chiudesse la biblioteca!”

“Cosa avete trovato?” Regulus era impaziente. 

“Ci sono diverse maledizioni che fanno perdere i sensi e fanno diminuire il livello di sangue, rientrano nelle maledizioni del sangue e alcune si tramandano di generazione in generazione, mentre altre possono estinguersi solo con la morte della vittima.”

“C’è la possibilità che guariscano le vittime?” 

Alexandra scosse la testa sconfortata. “Purtroppo non saprei, potrò approfondire l’argomento a casa con i libri dei miei genitori.” Sembrava così piccola, eppure motivata a dare il suo contributo, nonostante la paura che l’assaliva. Regulus la osservò stringersi le ginocchia: “Reg, ma chi può mai voler maledire il sangue di noi studenti?”

“Non lo so, Alex, proprio non lo so.”

 
   
 
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