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Autore: fiorediloto40    21/07/2023    2 recensioni
Quando arrivò in prossimità del primo tempio, accadde qualcosa di insolito. Normalmente non avrebbe dato peso ad una scena come quella, passando oltre con disinteresse e celerità, tuttavia, qualcosa di più forte di lui lo costrinse a fermarsi...il terzo guardiano non avrebbe saputo spiegare perché, ad un certo punto, sentì il bisogno di sopprimere il proprio cosmo per nascondersi dietro ad una delle colonne...ma fu proprio quello che fece, osservando di nascosto le due persone che parlavano tra di loro.
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I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Gemini Saga
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per lunghi, eterni, minuti, l’unico suono udibile nel terzo tempio fu il vuoto greve del silenzio.

Il volto di Saga, più simile a quello di una delle statue del Santuario che ad un profilo umano, non permise a nessuno degli innumerevoli muscoli che lo componevano di muoversi...bianco come il marmo delle sculture che evocava, sembrava persino non respirare, dato l’immobilismo delle sue narici.

- Saga... - Kanon chiamò il fratello con cautela.

Per quanto bene lo conoscesse, dovette ammettere di non ricordare una reazione anche solo simile a quella alla quale stava assistendo. Mai, da quando aveva memoria, aveva visto il suo gemello in quello stato. Catatonico, granitico. Persino quando aveva sopraffatto Shion non era arrivato ad un tale livello di alienazione. In quel momento, Kanon tremò all’idea di averlo perso un’altra volta...

- Saga...dì qualcosa... - la voce del gemello tradiva l’angoscia che gli opprimeva il petto.

Per tutta risposta, Saga finalmente si mosse dalla sua inerzia, e, per quanto il suo viso non mostrasse alcuna emozione, il corpo seguì tutt’altro turbamento...in pochi istanti, il rumore metallico dell’armatura che sbatte contro la pietra nuda rianimò i suoni del tempio, svegliandolo da quell’apatia sgradevole ed innaturale.

- Ripeti quello che hai detto! - furono le uniche parole del gemello maggiore, mentre, con la forza di una morsa, stringeva le spalle del minore tenendolo immobile contro il muro.

- Saga... -.

- Ripetilo! - urlò - Ripetilo se...se è vero... - l’ultima frase uscì spezzata, proprio come chi l’aveva appena pronunciata.

- Sei stato tu Saga... - consapevole di potersi ritrovare ad incassare la furia del suo gemello, Kanon confermò quanto detto pochi istanti prima. 

Dopodiché chiuse gli occhi e tese tutti i muscoli, pronto a ricevere il colpo che di certo sarebbe seguito, riaprendoli qualche istante dopo, quando sentì il suo corpo alleggerirsi dalla forte presa. E quel che vide gli strinse il petto...

Sapeva che quella notizia lo avrebbe devastato, e se in quegli anni era stata taciuta, era proprio perché sia lui che Mu immaginavano gli effetti che avrebbe potuto avere sulla mente fragile di Saga...la vista del volto di suo fratello rigato di lacrime non faceva altro che confermare quanto avessero ragione.

- Saga... -.

- Quando è successo? - lo tagliò il diretto interessato.

- Circa tre anni fa... -.

Un sorriso amaro si formò sul bel volto di Saga - Il dannato si è assicurato che Mu fosse maggiorenne... - disse passandosi le mani tra i capelli e affondando le unghie nella pelle morbida.

Kanon annuì lentamente - Arles era molto furbo...non sarebbe mai caduto in un errore così grossolano... -.

- Tu come fai a saperlo? - domandò Saga guardando suo fratello negli occhi, e mostrando la delusione che provava nei confronti di se stesso. Più quella storia andava avanti, meno capiva.

- Anche se ero chiuso a Capo Sunion, Arles comunicava mentalmente con me... mi mostrava ciò che voleva, quando voleva...e quel giorno è stato così - spiegò Kanon brevemente.

Saga sgranò gli occhi in uno sguardo a metà tra la sorpresa ed il terrore - Vuoi dire che... tu... hai visto quello che... -.

- No.…no...assolutamente no! - si affrettò a chiarire il minore scuotendo il capo e agitando le mani - Mi ha mostrato dove sarebbe andato e che intenzioni avesse...nulla di più -.

- E perché avrebbe fatto una cosa del genere?! -.

- Perché era un pazzo esibizionista! - Kanon spalancò le braccia come se fosse ovvio - Godeva nel far soffrire la gente e se mi ha reso partecipe delle sue intenzioni è stato perché sapeva che non avrei approvato! -. 

Saga guardò negli occhi il suo gemello, ed il tono con cui parlò liberò tutto il dolore che provava in quel momento. Che non era poco. 

- Perché non ricordo niente? -.

- Non lo so...sinceramente Saga...non lo so - Kanon sentì il suo cuore pesante vedendolo così - è come se i tuoi ricordi fossero stati cancellati... - e mentre lo diceva, entrambi realizzarono il medesimo pensiero, figurando nelle loro menti lo stesso volto. Qualcuno che, tra le sue abilità, annoverava proprio quella tecnica...

- Shaka... - Saga vide suo fratello annuire d’accordo - devo parlargli...-.

- Sì - rispose Kanon - ma non ora... sei troppo confuso e lo userebbe a suo vantaggio... -.

Suo malgrado, Saga dovette incassare il colpo. Per quanto poco gli piacesse ammetterlo, Kanon aveva ragione...Shaka riusciva sempre a girare le situazioni a suo favore, e lui non era certo nelle condizioni di poterlo combattere.

Di nuovo, lunghi silenzi riempirono lo spazio tra i due gemelli. Ognuno perso nei propri pensieri, portavano entrambi sulle spalle fardelli troppo ingombranti...Kanon portava il peso dell’istigazione e dell’inganno, Saga quello della fragilità e del male...e le loro riflessioni li condussero al medesimo interrogativo...

Poteva esserci davvero una nuova vita per loro? 

Fu Saga a spezzare quella calma apparente, quando trovò infine il coraggio di guardare in faccia la realtà.

- Cosa gli ho fatto... - le sue parole mostravano tutto...incomprensione, confusione, pentimento...ma soprattutto dolore - cosa gli ho fatto... - ripeté guardando nel vuoto e scuotendo lentamente il capo.

- Saga...guardami - in quel momento Kanon capì di dover intervenire se non voleva che suo fratello si perdesse un’altra volta - lo so che è devastante, ma devi essere razionale... - vide Saga guardarlo con un’espressione che gli spezzava il cuore - e soprattutto devi sforzarti di non giungere a conclusioni affrettate... -.

- Conclusioni affrettate? - un sorriso amaro contorse il viso di Saga - Mi sono approfittato di lui...questa è l’unica conclusione...e non c’è niente di affrettato! -.

- Non lo dico per consolarti - ribatté Kanon con convinzione - ma in tutta onestà, credo che le cose non siano andate come stai immaginando -.

Saga si accigliò. Tutto stava andando così veloce da travolgerlo...fino a qualche ora fa era nel primo tempio, riuscendo addirittura ad intravedere un piccolo pezzo di paradiso, e sperando di poter avere un po' di pace almeno in questa nuova vita, mentre ora stava nuovamente fronteggiando il demone che era dentro di lui. Il suo viso manteneva un’espressione di disgusto nei confronti di tutto ciò che stava accadendo, principalmente di se stesso e della sua debolezza, tuttavia, non replicò alle parole di suo fratello, lasciandolo libero di continuare. 

- Mu ti ama... - Kanon approfittò dello spiraglio che Saga gli aveva aperto per dire ciò che pensava - ti sei mai chiesto perché? -.

- Onestamente è l’unica domanda che mi pongo da qualche giorno...e l’unica alla quale non riesco a trovare una risposta - replicò Saga con sincerità e stanchezza - non ha alcun senso...dovrebbe odiarmi... -.

- Esatto - concordò Kanon annuendo energicamente - dovrebbe odiarti, rifuggire la tua presenza e maledire il tuo nome, tuttavia...non fa nulla di tutto questo -.

- Evidentemente la sua nobiltà d’animo è talmente grande che... -.

- Saga...non estremizzare tutto come fai sempre! - lo tagliò Kanon con fermezza facendolo accigliare - Fino a qualche giorno fa lo schernivi, mentre oggi sei pronto a metterlo su un piedistallo! - calmo, ma deciso, si avvicinò a suo fratello, mettendo cautamente una mano sulla sua spalla.

- Mu non è l’indifesa pecorella che stai idealizzando nella tua mente, ma un uomo e come tale devi trattarlo - vide Saga sull’orlo delle lacrime - se prova dei sentimenti forti e profondi nei tuoi confronti deve avere le sue buone ragioni -.

- Quali? - lo interrogò Saga mostrando in volto la sua sofferenza - Quali sono le ragioni per amare un mostro come me?! -.

- Te lo ripeto... - Kanon incassò le parole del fratello, sforzandosi di non mostrare quanto male gli facessero - non credo che le cose siano andate come stai immaginando...se hai provocato un sentimento così forte in una persona come Mu, non puoi essere il mostro che credi... - dopodiché pregò dentro di sé che i secondi di silenzio che seguirono servissero a far ragionare suo fratello.

- Cosa devo fare? - Saga si sentiva completamente prosciugato...in tutta onestà non avrebbe potuto assicurare di sostenere il peso di quello che stava accadendo, e che minacciava di schiacciare la sua coscienza. Quella coscienza che, a poco a poco e con fatica, stava cercando di rimettere in piedi dalla loro rinascita, e che ora rischiava di crollare miseramente davanti allo spettro delle sue nefandezze. Che sembrava non volergli dare pace in nessuna vita.

- Devi parlare con lui - rispose Kanon sicuro davanti allo sguardo terrorizzato di Saga - Davvero Saga...Mu è l’unico che può dirti come sono andate le cose... -.

****

Al Grande Tempio, Mu e Camus erano ancora seduti sui rispettivi scranni, prendendo mentalmente nota di tutti i dettagli che Shion stava fornendo loro in previsione dell’imminente missione.

- ...e con questo è tutto...ora non vi resta che partire... - disse stancamente Shion, non senza risparmiare un’occhiata preoccupata ai due giovani uomini che aveva di fronte.

Sebbene cercasse di mostrarsi sereno, una singolare angoscia si agitava nel suo petto, portandolo ad alternare il suo sguardo magenta tra i cavalieri dell’Ariete e dell’Acquario. Ad essere onesti, quella missione non gli piaceva per niente...lui stesso non avrebbe saputo spiegarne la ragione, ma in tutta quella faccenda c’era qualcosa che non tornava...sentiva di avere i pezzi, ma non riusciva a metterli insieme per avere un quadro più definito della situazione.

La ragione che l’aveva portato a scegliere Mu e Camus per quella missione era stata la necessità di reperire informazioni per poter organizzare un piano d’azione, e loro erano i cavalieri perfetti per questo scopo. Discreti, sagaci, razionali al punto da non cadere facilmente nelle loro emozioni, ma al tempo stesso dotati di una certa sensibilità...sebbene la mostrassero in modi differenti.  

Shion sospirò senza farsi notare. Nonostante temesse sinceramente per la loro incolumità, non sarebbe tornato sui suoi passi. Per quanto male facesse, la realtà era che, per i cavalieri d’oro, la sicurezza degli altri sarebbe sempre stata al di sopra della loro.

Tuttavia, prima di congedarli, prima che si incamminassero verso quella missione delicata, volle dare loro un ultimo consiglio. Non da Patriarca, ma da padre...

- Cercate di passare una buona nottata - parlò con quel tono morbido che riservava loro in alcune occasioni - riposatevi ma soprattutto...non lasciate niente in sospeso...né i vostri desideri... - disse rivolgendosi a Camus - né i vostri tormenti... - proseguì fissando le sue iridi in quelle di Mu, leggendovi molte più cose di quelle che il suo ex allievo avrebbe mai potuto immaginare.

Per alcuni istanti il tempio fu immerso nel silenzio, mentre sia Mu che Camus assimilavano le parole di Shion, forse non comprendendo fino in fondo le sue reali paure...né potendo essere biasimati per questo, poiché erano ben lontani dall’esperienza di vita dell’antico Ariete. Quando uscirono dalle loro riflessioni, annuirono e ringraziarono il Patriarca per tutte le raccomandazioni, prima di voltare rispettosamente le spalle ed avviarsi verso l’uscita augurandogli la buonanotte.

- Buonanotte... - rispose Shion, e quando i due cavalieri furono già oltre la sua vista, alzò gli occhi al cielo nel tentativo di reprimere una lacrima che minacciava di uscire - abbiate cura di voi... -.

****

- Ti informo di essere in procinto di attraversare il tuo tempio! -.

Poche parole, secche, pronunciate senza particolare riguardo, precedettero l’ingresso del cavaliere della Vergine nel quinto tempio. E dato che la casa rappresentava un passaggio obbligato per raggiungere quella che era la sua reale destinazione, Shaka non ritenne opportuno perdere tempo in inutili formalità. Cosa che peraltro non aveva mai sentito la necessità di fare neanche in periodi di tranquillità.

- Informi un accidente! - gli fece eco il guardiano del luogo, mostrandosi da una delle colonne antistanti l’ingresso e manifestandosi nella sua figura...fiera come il suo orgoglio, e maestosa come il felide che governava il suo segno.

Per un attimo, solo un impercettibile istante, Shaka sobbalzò, colpito sia dai modi ruvidi del Leone, che dalla sua solenne presenza. Come sempre, però, si riprese prima di mostrare anche un piccolo spiraglio di umanità. 

- Lasciami passare Leone...non ho la pazienza di perdere tempo con te! -.

Proprio come accadeva per tutti gli altri compagni, anche Aiolia non veniva risparmiato dall’essere appellato con il segno che lo governava piuttosto che con il nome che lo identificava, tuttavia, al quinto guardiano sembrava non importare nulla.

- Ah no? - Aiolia alzò un sopracciglio avvicinandosi con passo lento al sesto guardiano - Mi dispiace...perché invece io di tempo da perdere ne ho parecchio e.…guarda un po'... - fece una faccia fintamente dispiaciuta - voglio perderlo proprio ora! -.

- Che diavolo vuoi Leone?! - istintivamente Shaka si mosse indietreggiando davanti all’avanzare di Aiolia, pentendosene subito dopo quando vide un mezzo sorriso sul volto abbronzato del greco.

- Da te niente... - la voce uscì quasi sprezzante - voglio solo impedirti di continuare a fare danni! -.

- Di cosa stai parlando?! - Shaka spalancò gli occhi muovendo l’aria intorno.

- Lo sai perfettamente...non fingere con me...- di nuovo quel mezzo sorriso sul volto - stai andando da Saga... -.

- Non sono affari tuoi! - Shaka riprese la sua solita posa superba - È una faccenda tra me e il mio fidanzato... - ma si interruppe, sentendo l’eco della risata divertita di Aiolia risuonare tra le volte della quinta casa.

- Il tuo cosa? - domandò Aiolia con un ghigno sul volto che fece irritare non poco Shaka.

- Il mio fidanzato! -.

- Ex...Shaka...ex... - precisò il Leone riprendendosi dal momento di ilarità.

- Te lo ripeto - con grande sforzo Shaka fece appello alla pazienza che non aveva - non sono affari tuoi...lasciami passare! -.

- No! - e prima che la Vergine potesse obiettare continuò - In questo momento Saga non ha bisogno di parlare con te... -.

La realtà era che Aiolia aveva assistito a quello che era accaduto poco prima.

Quando, dopo essere usciti dal Grande Tempio, aveva visto il sesto guardiano avvicinarsi a Saga e convincerlo a seguirlo, si era furtivamente messo al seguito di Kanon che, proprio come lui, aveva visto tutto. Una volta arrivati al tempio della Vergine, aveva assistito all’interruzione del gemello minore che, senza giri di parole, aveva letteralmente trascinato il fratello lontano da Shaka...non gli ci era voluto molto per capire come, in quel momento, la Vergine fosse la compagnia meno adatta al cavaliere dei Gemelli, ma soprattutto, non gli ci era voluto molto per capire che tutta quella faccenda avesse a che fare con Mu e con quello che aveva rivelato davanti al Patriarca qualche minuto prima.

Per Aiolia sarebbero potuti andare tutti all’inferno per quello che gli interessava, ma Mu era un’altra cosa...e se il bene di Mu dipendeva dal benessere di Saga, pur a malincuore, avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per tutelarlo. Anche se questo significava dover fronteggiare l’ira del cavaliere della Vergine che, da quanto vedeva, stava pericolosamente sollevando il suo cosmo...

- Tu non sai niente - ritrovando, almeno apparentemente, la sua proverbiale impassibilità, Shaka parlò con voce falsamente serena, rivolgendosi ad Aiolia come ci si rivolgerebbe ad un bambino - sei uno sciocco che crede di sapere cose che in realtà non sa e che non lo riguardano...peraltro derubando gli altri, nello specifico me, del proprio tempo - espirò infastidito in maniera da essere sentito - evidentemente il nostro scontro di qualche tempo fa al Grande Tempio non ti è bastato... - socchiuse gli occhi - ma sappi che, questa volta non avrò remore... - detto ciò, Shaka iniziò a prepararsi per il suo attacco, ma, proprio mentre stava concentrando il suo cosmo, un’altra risata spezzò nuovamente la solennità del momento.

- Piantala di dire e fare idiozie...Shaka! - Aiolia non si mosse di un millimetro, né predisponendosi in posizione di attacco, né tantomeno in difesa, limitandosi a guardare dall’alto in basso il compagno d’armi - Sono lontani i tempi in cui Saga comandava questo Santuario...e potevi fare il comodo tuo! Premesso che non avrei alcuna remora a battermi contro di te, se alzassi ulteriormente il tuo cosmo non faresti altro che attirare l’attenzione del Patriarca...che metterebbe fine a tutto prima che tu possa anche solo accorgerti del suo arrivo... - alzò le spalle sottolineando l’ovvio.

A malincuore, Shaka dovette ammettere con se stesso quanto le parole del quinto guardiano fossero vere. Ed era quello che faceva più male. C’è stato un tempo in cui tutto il Santuario doveva piegarsi al suo volere, in cui nessuno, nemmeno un parigrado, avrebbe mai potuto alzare la voce contro di lui...invece, ora, persino un cavaliere che aveva vissuto emarginato per lunghi anni, come Aiolia, si permetteva di redarguirlo come un bambino. Al cospetto di un ego come quello di Shaka questo atteggiamento era inaccettabile, ragion per cui, fece ciò che gli riusciva meglio fare quando non riusciva a spuntarla con la prepotenza. Ferire.

- Perché stai facendo tutto questo...Leone? - ma la domanda era solo una sfida, poiché un sorriso storto si andava allungando sul suo bel viso - Speri che, così facendo, l’Ariete ti sia riconoscente? Che si arrenda a te per gratitudine? - e ancora rilasciò altro veleno - Non ti noterà mai...per lui non significhi niente...muore dietro ad un altro mentre tu sei qui, a spalleggiarlo, come un idiota! -.

Aspettandosi una delle reazioni accalorate del quinto guardiano, che in condizioni normali non avrebbe lasciato passare provocazioni così grossolane, Shaka fu sorpreso quando vide un sorriso dolce abbellire il viso abbronzato di Aiolia.
- Non puoi capire...non capirai mai cosa significhi battersi per un amico...volere solo il suo bene senza che ciò debba portarti alcun vantaggio - e prima di voltarsi per rientrare nel suo tempio, rilasciò le ultime parole puntando i suoi begli occhi verdi in quelli di Shaka - Provo pena per te Shaka...una pena infinita -.

Nei lunghi minuti che seguirono, Shaka rimase immobile, solo, all’ingresso del quinto tempio. Impietrito innanzi alle parole che ancora riecheggiavano nel suo cervello. Provo pena per te Shaka...una pena infinita... Per la prima volta nella sua vita dovette ammettere di sentirsi piccolo...non gli piaceva per niente, ma, suo malgrado, era così. 

Dopo aver lanciato un’ultima occhiata alle colonne dietro le quali la figura di Aiolia era lentamente sparita, si voltò, rassegnato a tornare da dove era venuto.

Il Leone aveva presidiato il suo territorio. E lui aveva molto su cui meditare.

****

Nel primo tempio, Mu si trovava nella sua stanza, intento a preparare un piccolo bagaglio per il giorno dopo e per quelli successivi. L’impresa non era delle più semplici, perché avrebbe dovuto portare il necessario per ripararsi dal freddo siberiano, nel minor spazio possibile...nonostante ciò, il risultato non gli sembrò male. Alzò un sopracciglio guardando la sua valigia...sì...poteva andare!

Dopodiché si sedette sul letto, stanco, tirando le gambe al petto ed appoggiando la fronte sulle ginocchia. In realtà, da quando aveva salutato Camus all’undicesimo tempio, aveva tentato di tenere la sua mente occupata per evitare di pensare a quello che era accaduto nelle ultime ore. Ora, però, tutto tornava inevitabilmente alla mente, facendolo sospirare sconfitto.

Com’era stato possibile? Come si era arrivati a quel punto?

Da quando erano stati rianimati aveva evitato accuratamente ogni contatto con Saga, e questo indipendentemente dalla relazione con la Vergine. Aveva sempre temuto che anche solo un piccolo riavvicinamento avrebbe potuto innescare i ricordi del terzo guardiano, portando la sua mente in chissà quali percorsi.

E ora...una semplice domanda posta relativamente ad una missione rischiava di far crollare tutti i suoi sforzi.

Sì...non era stato solo Kanon a notare come l’aura di Saga fosse diventata improvvisamente pesante. E pericolosamente oscura.

Mu non temeva che Arles potesse nuovamente prendere il controllo della mente di Saga...sapeva, infatti, come il terzo guardiano avesse imparato a convivere con le scorie della sua personalità malvagia per impedire che facesse nuovamente danni, ma temeva che potesse soffrire...

Se avesse scoperto quello che era accaduto qualche anno prima in Jamir, senza un’adeguata spiegazione da parte sua, avrebbe potuto fare diversi passi indietro nel suo progresso. A meno che non avesse ricordato tutto, il che era fuori discussione dato che, con tutta probabilità, Shaka aveva manomesso i suoi ricordi...

- Saga... - tenendo ancora la testa tra le ginocchia che abbracciava saldamente, il nome del cavaliere dei Gemelli uscì con quel tono dolce che solo Mu poteva usare. In quelle due sillabe sospirate c’era tutto...preoccupazione, cura, amore... 

- Sono qui Mu... -.

Furtivo come già aveva avuto modo di essere in precedenza, Saga era entrato nel primo tempio dopo aver accuratamente soppresso il proprio cosmo. Stavolta, però, la ragione non aveva nulla a che vedere con il desiderio che lo aveva spinto qualche giorno prima a curiosare nella casa dell’Ariete...temeva piuttosto di essere rifiutato molto prima di giungere davanti all’ampia piattaforma antistante il tempio, e non poteva permetterlo. Anche se fosse stato solo per farsi insultare aveva bisogno di vederlo...

Mu sollevò la testa di scatto trovandosi di fronte il cavaliere dei Gemelli. Non se lo aspettava. Per un attimo pensò...sperò...che quella voce conosciuta fosse uno scherzo della sua mente, ma non era niente di tutto ciò.

Saga era di fronte a lui, e la sua espressione non aveva niente a che vedere con quella che normalmente il suo viso mostrava. Mu poté facilmente vedere la delusione e la sofferenza che i suoi lineamenti ed i suoi occhi confessavano senza remore, e le scie secche ancora visibili sul suo volto ne erano solo l’ulteriore prova.

Un brivido di paura scorse lungo la sua colonna vertebrale. Lo sapeva...Saga sapeva tutto. 

Ma prima che potesse fare anche solo una domanda, vide il greco avvicinarsi, lentamente, fino a portare la sua imponente figura di fronte a lui e accovacciarsi ai suoi piedi. 

I bellissimi occhi di Saga percorsero il viso del lemuriano, finendo il loro viaggio nelle magnifiche iridi smeraldine che lo fissavano con ansia. 

- Cosa ti ho fatto... - la sua stessa voce tradiva incredulità. Oltreché un’infinita delusione, mentre spostava lo sguardo nel timore di leggere il disprezzo negli occhi del lemuriano.

Non aveva il coraggio di toccarlo...avrebbe voluto così tanto...anche solo sfiorarlo con la punta delle dita...ma non osava sporcarlo più di quanto avesse già fatto. Per questa ragione gli venne quasi un colpo quando sentì sul viso un leggero tocco che lo invitò a voltarsi nuovamente.

- Niente Saga...non mi hai fatto nulla... -.

- Che stai dicendo?! - lo interruppe incredulo - Ho forzato le difese della torre, mi sono approfittato di te, sono stato un vile, spregevole dannato che ti ha costretto a... - ma non poté continuare quando sentì le mani delicate di Mu cingergli il volto per obbligarlo a guardarlo negli occhi.

- Non mi hai fatto niente...che non volessimo entrambi... - la voce dolce dell’Ariete arrivò alle sue orecchie lasciandolo stordito.

- Cosa...che vuoi dire? Io...io non ricordo nulla... - ammise Saga sconfitto cercando conferme nel tenero sguardo di fronte a sé.

- Tu non ricordi - Mu accennò un piccolo sorriso - ma io sì... - e, senza aggiungere altro, unì la fronte a quella del gemello, sollevando dolcemente il suo cosmo, e lasciando che quella calda energia, dopo un’iniziale resistenza, sciogliesse ciò che bloccava la sua memoria. Senza più barriere, la mente di Saga accolse immediatamente quel flusso di ricordi, come se non aspettasse altro che colmare il vuoto lasciato anni prima... 

I venti impetuosi del Jamir sferzavano senza pietà le spoglie montagne himalayane, infilandosi tra le strette finestre della torre con il loro tipico sibilo; l’autunno stava lentamente lasciando il passo all’inverno, ma lì, in quelle crude terre nascoste agli occhi del mondo, il tempo spesso non consentiva di distinguere le stagioni. Di notte, poi, quelle correnti sembravano ancora più inclementi.

Con la porta ben chiusa per non disperdere il calore che proveniva dal camino, Mu dell’Ariete si stringeva tra le lenzuola, rannicchiandosi sotto la coperta di pelle di pecora che gli garantiva il giusto calore. Più in là, con l’avanzare dell’inverno, avrebbe dovuto aumentarne il numero, ma per il momento una coperta era più che sufficiente per assicurare a lui, ed al suo allievo che dormiva al piano di sotto, il giusto tepore.

Stranamente quella notte il sonno si ostinava a giocare con lui. Nonostante la giornata fosse stata come al solito impegnativa, trascorsa tra le faccende di casa, la fucina, e l’addestramento suo e di Kiki, continuava a rigirarsi nel letto, crogiolandosi nel delizioso tepore del suo giaciglio, ma senza riuscire a trovare il giusto abbandono. 

Qualcosa lo rendeva terribilmente inquieto, pur non riuscendo a comprendere la ragione di quel turbamento. Per diverso tempo passò in rassegna le sue faccende quotidiane, cercando in esse cosa continuasse a tenerlo sveglio, tuttavia, pur concentrandosi, non riuscì a trovare nulla, e fu solo quando l’inquietudine si trasformò in un’altra sensazione che, finalmente, capì voltandosi di scatto.

La luce della luna, per quanto fioca, filtrava dalla piccola finestra illuminando debolmente la stanza...rivelando l’inatteso ospite...

Due occhi di brace rendevano ben riconoscibile la figura maestosa che, da un angolo della stanza, fissava il padrone di casa in attesa di essere riconosciuto. Un sorriso sinistro si allungò sul suo volto quando vide la sorpresa farsi largo sul viso e negli occhi del primo guardiano. Quegli occhi...così belli...così sfacciatamente limpidi da non nascondere il loro stupore di trovarsi di fronte al mostro...

Un brivido percorse Arles da cima a fondo. Adorava incutere timore e percepirlo nella vittima...quella sensazione di dominio lo rendeva talmente vivo da risultare simile ad una droga...inoltre, dovette ammettere che Mu dell’Ariete era diventato bellissimo, come aveva sempre immaginato, anzi...ad essere onesto, molto di più.

Senza attendere oltre, mosse i primi passi in direzione del giaciglio dell’Ariete, traendo un perverso piacere dal vedere l’espressione sul suo volto. Il suo passo era lento, volutamente calmo per caricare la sua vittima di una tensione crescente...cosa che lo divertiva terribilmente, oltre ad aumentare il livello di adrenalina nel suo sangue...

Dopo aver mosso solo alcuni passi, però, si rese conto di come qualcosa non stesse andando nel verso giusto...almeno non come lo aveva pensato nella sua mente. Man mano che avanzava, un profumo di gelsomino penetrava con sempre maggiore forza nelle sue narici, fino al punto da arrivare al cervello e lasciarlo quasi stordito.

Il profumo di Mu...lo avrebbe riconosciuto ovunque...

Istintivamente coprì il naso con una mano, mentre con l’altra strinse le tempie, cercando di alleviare il dolore acuto che quell’odore stava provocando, mentre molte immagini scorrevano nella sua memoria e davanti ai suoi occhi senza che potesse controllarle. I giovani apprendisti e le loro risate...le azzuffate di Milo e Aiolia...le battute di Aldebaran...la gentilezza di Aiolos...grandi occhi verdi e capelli lilla che svolazzavano diffondendo un piacevole aroma...ed infine se stesso ancora ragazzo...

Portò una mano al petto stringendolo forte, nel tentativo di placare il dolore fisico che quelle immagini gli provocavano, e mentre lottava contro se stesso per rimanere ancorato a quel barlume di coscienza che si stava facendo strada attraverso il suo cuore nero, una voce giunse alle sue orecchie, richiamando la sua attenzione.

- Saga... -.

Erano passati anni dall’ultima volta in cui le sue orecchie avevano sentito quella voce, eppure...nonostante il tempo avesse fatto il suo corso, e quel bambino avesse lasciato il passo all’uomo che aveva di fronte, il suo tono suonava dolce come allora...

- Non chiamarmi così! - qualcosa si ribellò dentro di lui quando si rese conto della sua vulnerabilità - Non azzardarti! -.

- Saga... - ignorando completamente l’avvertimento, Mu non solo divenne ancora più dolce, ma allungò una mano nella sua direzione, invitandolo ad avvicinarsi - Sei venuto da me... -.

Istintivamente la figura oscura si ritrasse. Che diavolo significava quell’atteggiamento? Dov’era la paura...quella paura che gli era necessaria per nutrire il suo ego perverso?!

Mu non era uno sciocco...sapeva perfettamente quanto fosse pericoloso quello che stava facendo. Davanti a lui c’era Arles, quel demone che non aveva esitato un momento ad uccidere, istigare ad uccidere, e sottomettere il Santuario. Tuttavia...

Sotto la corazza malvagia, relegato in un angolo di quell’animo oscuro c’era Saga, il suo Saga...che in quel momento stava tentando di farsi largo tra le nebbie dell’oscurità. E lui lo avrebbe aiutato.

Senza attendere oltre, Mu si alzò dal letto e lentamente si avvicinò alla figura che giaceva per terra, rannicchiata, con la testa ancora tra le mani.

- Ti ho aspettato tanto...finalmente sei venuto... - la voce dolce di Mu arrivò alle sue orecchie colpendolo nel profondo della sua coscienza, scatenando dentro di lui sentimenti contradditori. Rifiuto e negazione, ma anche un folle desiderio di abbandono.

Sebbene il chiarore della luna fosse l’unica fonte di luce, non fu difficile per Mu vedere come alcune ciocche dei lunghi capelli grigi di Arles stessero cambiando colore, virando verso il blu del loro legittimo proprietario. Con delicatezza portò una mano a quel viso contorto da tutto ciò che stava provando, vedendo come le sue iridi fossero tornate di quel meraviglioso colore che ricordava, e sfiorando la pelle del volto con la punta delle dita. Come se potesse rompersi da un momento all’altro...

Che poi fu quello che accadde, perché nel momento in cui Arles percepì quel tocco sul suo viso, Saga ruppe tutte le sue resistenze, riconoscendo pienamente la figura delicata che gli stava di fronte e abbandonandosi ad un fiume di lacrime.

- Mu... - e prima che il lemuriano potesse dire qualcosa, Saga lo abbracciò stringendolo con disperazione, affondando la testa nell’incavo tra il collo e la spalla appena scoperta, lasciando le sue narici libere di riempirsi del dolce profumo della sua pelle.

Mu lo ricambiò pienamente, avvolgendolo con le sue braccia con delicatezza e tenerezza, sussurrando al suo orecchio parole dolci...parole che, a poco a poco, calmarono il pianto di Saga, inducendoli a separarsi solo per guardarsi negli occhi, e portando, dopo pochi istanti, il turbamento di entrambi ad un altro livello... 

Con le fronti ancora unite, Saga rivisse gli accadimenti di quella notte. Sebbene quel flusso di ricordi avesse rotto gli argini della sua memoria riportandola gradualmente alla luce, preferì continuare a vedere attraverso la mente di Mu...così tenera, così discreta, ma anche così sensuale...

Sorrise quando rivide il cuscino cedere sotto la passione delle sue mani abbronzate intrecciate a quelle pallide di Mu...un brivido percorse la sua schiena sentendo nuovamente i gemiti dolci, ma carichi di passione, del lemuriano allacciato saldamente ai suoi fianchi...infine, si sentì quasi venire meno rivedendo il volto di Mu sciogliersi di piacere mentre, insieme, raggiungevano l’estasi...

Non avrebbe più dimenticato quell’espressione. Qualunque cosa fosse accaduta, non l’avrebbe mai più dimenticata.

Quando quel flusso di ricordi cessò, con tutta la cura possibile, Mu allontanò le loro fronti.

- Come vedi non ti ho mentito - disse guardando Saga negli occhi - quello che abbiamo fatto lo abbiamo voluto...entrambi... -.

Saga annuì, prendendo una delle mani di Mu e portandola alle labbra per baciarla delicatamente.

- È stata la notte più bella della mia vita...ora ricordo tutto - lo guardò dritto negli occhi - anche se...non capisco cosa sia accaduto dopo... perché, per quello che ricordo, ho continuato a fare quello che ho sempre fatto... - disse sinceramente smarrito.

Mu alzò le spalle annuendo alle sue parole - Quella notte avevi intenzione di tornare al Santuario e confessare tutto ai nostri compagni, accettando anche di pagarne tutte le conseguenze... - vide Saga ascoltarlo con attenzione - ma quando, trascorso qualche giorno, non ho ricevuto notizie, ho capito che avevi dimenticato tutto - sottolineò quella parola, e lo fece a ragione, dato che entrambi sapevano come avesse dimenticato.

- Perché Mu? - Saga portò le mani al viso del lemuriano, accarezzandolo - Perché non sei tornato per costringermi a ricordare? -.

- Perché sarei dovuto tornare al Santuario...ma questo non sarebbe stato possibile prima del ritorno di Atena - Mu sorrise tristemente - inoltre...qui, in quello che Arles considerava il suo regno, credi che mi avrebbe permesso di avvicinarmi a te? -.

Saga annuì. Era vero... avendo compreso quanto Mu fosse importante per Saga, Arles non solo non gli avrebbe permesso di avvicinarsi a lui, ma probabilmente lo avrebbe fatto uccidere prima di raggiungere l’ingresso del Santuario...

- C’è solo una cosa che davvero non capisco...non l’ho capita allora e continuo a non capirla adesso... - vide Mu rivolgergli uno sguardo interrogativo - Perché...perché io? - con la punta delle dita percorse i lineamenti del primo guardiano, perdendosi nella grazia del suo volto - Chiunque sarebbe onorato di averti Mu...perché hai scelto me? -.

Mu sorrise leggermente, circondando con le mani il viso di Saga - Non ho scelto...semplicemente...sono sempre stato innamorato di te e, crescendo, quel sentimento si è trasformato in amore... - allargò il sorriso vedendo lo stupore sul volto di Saga - ma ti dirò un’altra cosa...se avessi potuto scegliere, saresti stato sempre tu... -.

- Ma perché? - Saga non poteva credere che quel sentimento così forte, così puro, potesse essere rivolto alla sua persona - Dopo tutto quello che ho fatto?! Perché io? - e mentre parlava, non poteva evitare di perdersi in quegli occhi che, solamente guardandolo, trasmettevano un amore forte ed immutabile.

La cura con la quale il lemuriano si dedicava a scostare le ciocche blu che cadevano davanti agli occhi del greco era solo uno dei tanti modi con i quali, fino a quel momento, gli aveva dimostrato ciò che provava...ma ora che anche l’ultima barriera tra loro era crollata, si sentiva libero di dire ciò che pensava veramente.

- Se per un attimo, un solo momento, potessi guardarti con i miei occhi, capiresti che innamorarmi di te era il minimo che potessi fare, inoltre... - lo guardò con serietà - smettila di denigrarti...se continui a disprezzare te stesso, disprezzi anche me...-.

Saga non ce la fece più. Senza preoccuparsi di nascondere le lacrime che solcavano il suo volto, si alzò all’altezza di Mu, e portando le mani dietro al suo collo, lo tirò dolcemente a se, guardandolo con stupore e devozione, prima di prendere le sue labbra in un bacio disperato.

Disperato perché se non lo avesse fatto, avrebbe perso la sanità mentale. Affamato, perché sentiva di non aver bisogno di nient’altro in quel momento. Avido, perché voleva che durasse per sempre.

E Mu rispose. Con dolcezza...con passione...con amore...perché non poteva fare altrimenti. E nemmeno lo voleva.

Si presero il tempo che volevano. Famelico, Saga strinse Mu tra le sue braccia baciando, succhiando, mordendo le sue labbra come se da questo dipendesse la sua vita. Ed in parte era così, perché, sebbene il suo cervello non fosse ancora in grado di decifrare i suoi sentimenti per il primo guardiano, il suo istinto lo guidava verso di lui...pur non sapendo cosa provasse per Mu, sapeva di non voler più fare a meno di lui... 

Dopo aver devotamente gustato le sue labbra, Saga scese lentamente, percorrendo con baci morbidi la linea della mascella fino a raggiungere il collo, quel collo pallido e delicato che lo faceva impazzire, nel quale tuffò il suo naso per riempirsi del suo profumo.

Adesso capiva perché quell’odore gli causava dolore e piacere. Quando era lontano da Mu gli riportava alla mente ciò che aveva provato nei panni di Arles, la stessa follia e smarrimento, la ferita profonda per aver distrutto ciò che di buono c’era nel Santuario, mentre quando era vicino a lui era di nuovo se stesso.

Con Mu era se stesso.

Quando, finalmente, realizzò quel pensiero, capì come la sua vita, la sua anima, la sua forza sarebbero sempre stati legati indissolubilmente al tibetano. Forse era sempre stato così... E questo legame lo aveva creato proprio lui, sia nel momento in cui, in quella notte in Jamir, aveva scelto di aprire la sua coscienza a Mu, sia raffermandolo in quel momento, perdendosi nuovamente tra le sue braccia.

Avrebbe potuto dire tante cose, o nessuna, ma nel momento in cui riportò lo sguardo negli occhi di Mu, vedendoli aprirsi lentamente per riconnettersi alla realtà e lasciandolo turbato con quel semplice movimento, le uniche parole che uscirono dalla sua bocca espressero il suo più grande desiderio in quel momento.

- Non voglio che tu vada Mu...non andare... - razionalmente sapeva quanto la sua richiesta fosse fuori dal mondo, perché mai e poi mai un cavaliere d’oro avrebbe potuto rifiutarsi di partire per una missione, ma aveva deciso di agire senza alcun filtro, perché Mu meritava solo sincerità - Abbiamo molte cose da chiarire... -.

- Non preoccuparti - l’Ariete gli rivolse un mezzo sorriso, perché, in realtà, quella missione lo inquietava moltissimo - Tornerò presto e potremo chiarire tutto con calma... - anche se il suo era più un augurio che una convinzione.

Quello che accadde subito dopo lo lasciò sorpreso. Con un movimento rapido, vide Saga rimuovere qualcosa dal proprio collo per infilarla nel suo; dopo aver guardato in basso, alzò i suoi tilak, vedendo un ciondolo di Atena pendere dal suo collo.

- Me lo ha dato Saori, subito dopo essere tornati in vita - spiegò Saga davanti all’espressione interrogativa di Mu - connette le due anime che vivono dentro di me permettendogli di esistere in pace... -.

- E perché lo stai dando a me? - domandò Mu curioso, sebbene avesse riconosciuto subito la fattura di quel monile. Lo aveva fatto lui stesso.

- Mi allerta se c’è qualcosa che non va... - rispose Saga guardandolo intensamente - in caso di pericolo, lo saprò prima di te -.

Mu sentì i propri battiti accelerare, non riuscendo a trattenere un bellissimo sorriso; circondando con le mani il viso di Saga, lasciò un lungo bacio di gratitudine sulla sua fronte - Grazie -. 

Il terzo guardiano avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, si sentiva così bene, così...in pace...come non accadeva da...neanche lo ricordava...tuttavia, sapeva che Mu doveva finire di prepararsi, era già molto tardi e l’indomani sarebbe dovuto partire presto, per cui, a malincuore, si staccò dal lemuriano per lasciarlo libero - Devo andare -.

Mu annuì...sebbene sentisse il suo cuore pesante all’idea di doversi allontanare da Saga, sapeva di non avere altra scelta. 

In silenzio, lo seguì fino all’ingresso del tempio godendo di quegli ultimi istanti della sua vicinanza. Avrebbe voluto dirgli che gli sarebbe mancato, avrebbe voluto dirgli ancora quanto l’amava, ma non era giusto...Saga doveva chiarire ancora molte cose con se stesso, e avrebbe dovuto farlo con la massima libertà, senza che i suoi sentimenti lo influenzassero. Quando lo vide sulla soglia del tempio, in procinto di congedarsi, si sentì morire, ma nonostante questo non lo dette a vedere, nascondendo la sua tristezza dietro il suo viso calmo.

Tuttavia, a dispetto delle intenzioni nobili di Mu, fu Saga a sparigliare di nuovo le carte, perché, prima di salutarlo, lo sorprese prendendolo per la vita e attirandolo a se per baciarlo ancora. Approfittando del suo stupore approfondì il contatto esplorando con cura la bocca del tibetano, che non impiegò molto a rispondere, e senza fretta, si presero il loro tempo per scoprirsi ancora gustandosi a vicenda.

Quando si staccarono per la mancanza d’aria, Saga si portò all’orecchio di Mu, sussurrando con voce roca il suo desiderio.

- Se dipendesse da me, non mi muoverei da questo tempio, e nemmeno tu... - sentì il corpo di Mu tendersi tra le sue braccia in attesa che continuasse - ti porterei in camera da letto per fare l’amore con te tutta la notte...come desidero...e soprattutto come meriti Mu... -.

Stringendo a sé il corpo forte e delicato del primo guardiano, Saga percorse con le labbra il suo collo pallido senza fretta, stordendosi ancora del suo gusto. 

- Torna presto... - furono le ultime parole prima di congedarsi. 

E non era una frase di circostanza. Saga lo sperava davvero, e se lo augurava per due ragioni...la prima riguardava l’incolumità di Mu, perché sarebbe stato finalmente al sicuro, e la seconda per perseguire le sue intenzioni...

Senza aggiungere altro, lasciò andare Mu con cura, pentendosene un istante dopo quando sentì il suo calore abbandonarlo...a malincuore, e non senza aver rivolto al tibetano un ultimo, intenso sguardo, si mosse in direzione della sua casa.

La mattina successiva, all’alba, Mu e Camus lasciarono il Santuario.
   
 
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