Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Jeremymarsh    28/07/2023    5 recensioni
Nel peggior giorno della sua vita, Kagome ripensa alle leggende che il nonno le raccontava da piccola prima di andare a dormire e alle quali ha smesso da tempo di credere.
È convinta che sia ormai impossibile uscire dal baratro in cui è precipitata all’improvviso, ma non è detto che tutti i mali vengano per nuocere. Un unico evento – per quanto disastroso – ha provocato conseguenze impensabili e ben presto dovrà affidarsi credenze e valori finora ignorati per sopravvivere, lasciando dietro ogni cosa conosciuta.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inu no Taisho, Inuyasha, izayoi, Kagome, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Lemon, Soulmate!AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XXVI: Lasciarsi il passato alle spalle

 

 

 

“I don’t want to go among mad people,” Alice remarked.

“You can’t help that,” said the Cat, “we’re all mad here. I’m mad, you’re mad.”

“How do you know I’m mad,” said Alice.

“You must be, or you wouldn’t have come here.”

Alice in Wonderland, Lewis Carroll

 

 

 

Lasciato il castello e seguite le tracce di Rin, Sesshomaru non ci mise molto a comprendere che queste scomparivano non molto lontano dalle terre del padre.

L’odore era forte ma erano poche e non conducevano oltre il centro di una foresta vicina. Gli si gelò il sangue nelle vene mentre le sue paure diventavano realtà; tutto mostrava che Rin era ancora un bersaglio e che Naraku aveva più di una spia su di loro.

Proprio come aveva gli aveva detto il padre.

Lei era stata una sciocca a pensare di poter lasciare la sicurezza del loro castello solo perché avevano avuto una discussione o perché lui non si era arreso a lei. Come aveva potuto credere di poter essere al sicuro anche dopo ciò che era accaduto con il figlio di Naraku?

Sesshomaru strinse i pugni e digrignò i denti, incapace di mantenere la calma.

Un secondo dopo tornò sui suoi passi e decise di recarsi al castello, la mossa più saggia in quel frangente. Dopo tutto, nient’altro attorno a lui poteva aiutarlo a ritrovare Rin perché le sue tracce svanivano nel nulla.

Non aveva ancora raggiunto le mura interne quando notò l’Inu-no-Taisho che lo attendeva davanti al cancello principale.

Aveva uno sguardo severo che suggerì a Sesshomaru che già sapeva cos’era accaduto – e che non ne era per nulla contento.

Non sapeva dire se fosse perché suo padre teneva a Rin o perché Sesshomaru avrebbe potuto evitarlo, se avesse ascoltato i suoi consigli.

Sì, Sesshomaru comprendeva perfettamente che la scomparsa di Rin era dovuta a un suo errore – il suo stesso orgoglio non riusciva a trovare qualcosa che lo scusasse – eppure, non riusciva a capire perché suo padre potesse essere affranto per la perdita di una ragazza con la quale non aveva alcun tipo di connessione.

Rin non era legata a lui – non ancora – quindi non aveva legami con la sua famiglia.

Tuttavia, non era la prima volta che Sesshomaru tentava di capire il padre e ne usciva a mani vuote.

Lo raggiunse, incontrando il suo sguardo, ma non gli rivolse alcuna parola. Non gli sembrava fosse necessario.

Toga aveva già intuito cosa stava pensando il figlio. “Verrai con me?”

Sesshomaru si limitò ad annuire.

“Molto bene. Myoga è tornato da poco e il nostro tempo è contato.” Lanciò un’occhiata al demone pulce che russava sulla sua spalla, stanco dopo aver viaggiato di corsa sul primo volatile che aveva trovato a propria disposizione. E ora doveva riprendere il viaggio.

Myoga avrebbe richiesto una vacanza non appena tutto si sarebbe sistemato per il meglio.

Sesshomaru sbuffò; sembrava strano che la pulce non fosse già scappata, ma sapeva anche che nei suoi riguardi il padre sapeva essere molto convincente. “Non sarà di alcun aiuto in questo stato e noi ci ritroveremmo comunque a dover fare affidamento sulle tracce della sacerdotessa perdendo tempo prezioso.” Non cercò nemmeno di coprire la propria impazienza.

“Ti stavamo aspettando ed era meglio lasciarlo riposare prima che dopo.” Toga lo prese tra due dita lunghe e lo scosse. “Myoga, sei pronto? Questo sarà il tuo ultimo compito, poi potrai dormire quanto vorrai.”

Myoga sbatté le palpebre e incrocio le due paia di braccia. “La prossima volta partirò direttamente per il Continente e non potrete più trovarmi. Sono così stanco, padrone.”

Toga scambiò uno sguardo con il figlio ed entrambi pensarono la stessa cosa: Myoga riusciva a essere più melodrammatico di Jaken quando lo desiderava.

E a proposito di Jaken, Sesshomaru non lo vedeva da tempo.

Neanche un istante dopo, il demone dalle fattezze di un rospo gli apparve davanti, inchinandosi fino a toccare il suolo con la fronte.

“Muoviti, Jaken, partiamo adesso.”

“Sì, mio signore; certo, mio signore.”

Sbirciando il vassallo verde dal suo trespolo sulla spalla dell’Inu-no-Taisho, Myoga pensò che forse anche Jaken aveva bisogno di una vacanza, ma Sesshomaru non era il tipo da concederne. Il suo padrone era decisamente migliore, sebbene fosse più che capace di schiavizzarlo allo stesso modo.

“Myoga.” La voce di Toga lo richiamò, riscuotendolo. “È ora; pensi di essere in grado di farci da guida?”

“Subito, signore. Raggiungeremo il giovane padroncino e la sua compagna in men che non si dica.”

Padre e figlio si scambiarono un altro sguardo e quando anche i soldati scelti furono pronti, partirono infine per quel breve viaggio.



*
 

“Che vorrebbe dire che qualcun altro vuole unirsi a noi?” chiese Naraku, immobile e teso.

Byakuya fece un altro mezzo inchino. “Il mezzo demone figlio dell’Inu-no-Taisho è qui fuori,” ripeté.

La testa di Naraku scattò in direzione di Kagome, la quale era congelata sul posto chiedendosi come tutto fosse precipitato nel giro di pochi secondi. “Come?” ruggì.

“Io… io non lo so. Sono stata prudente e ho seguito le tue spie e-” Non riuscì a distogliere lo sguardo perché quello di Naraku e la rabbia in esso contenuto glielo impedivano ma nemmeno a concludere.

“Vuoi dirmi che non sapevi che ti stava seguendo?”

“S-sì. Io non riesco a vedere al buio e pensavo che loro si sarebbero occupate del problema se ce ne fosse stato uno e-”

“Bugiarda! Ti aspetti che ti creda?”

“Lo giuro.”

“Uccidila allora,” la interruppe di nuovo, indicando Rin. “Uccidi questa donna e dimostrami che non sei in combutta con i cani.”

Byakuya lasciò cadere il corpo di Rin ai piedi di Kagome prima di lasciare la caverna per tornare al suo avamposto e togliersi dai guai mentre la sacerdotessa cominciava a sentirsi sull’orlo di un attacco di panico.

E cosa stava combinando Inuyasha?

Naraku ghignò con perfidia davanti al suo silenzio. “Non puoi?”

“Lei…” Kagome sentì il cuore saltarle in gola, il sudore imperlarle la fronte e bruciarle gli occhi, “è umana e io-” Non riusciva più a sentire il suono della sua voce, il battito del suo cuore era assordente; non vedeva più con lucidità, il sorriso di lui era troppo folle.

Doveva agire, muoversi, salvare Rin; doveva dimostrare a se stessa che poteva farlo.

“Non ho mai ucciso nessuno, tanto meno un umano,” riuscì a concludere con più decisione e senza balbettare.

Lui mosse un tentacolo, incurante. “Sarà il tuo battesimo del fuoco.”

“Non ti mancano mai i trucchetti crudeli e disumani, non è vero, Naraku?” arrivò una nuova voce da dietro Kagome, che trattenne il fiato dalla sorpresa. “Ti assicuri sempre di avere la tua pedina posizionata bene così da usarla a tuo favore e senza mettere a rischio la tua stessa vita.”

Prima ancora che Kagome potesse mormorare il suo nome e tradirsi – anche se, a questo punto, sembrava impossibile che Naraku continuasse a credere alla loro copertura – Inuyasha si interpose tra loro, facendole da scudo e assicurandosi che facesse qualche passo indietro.

Anche il corpo di Rin era protetto e Naraku, troppo arrabbiato e concentrato su Inuyasha, non se ne rese conto.

Si stava dimostrando una vera e propria testa calda e Inuyasha, sapendo cosa significasse esserlo, voleva approfittarne fino a quando non sarebbero arrivati i rinforzi.

Sembrava che fino a quell’istante non avessero fatto altro che temporeggiare, ma se questo assicurava loro la possibilità di uscire vincitori, allora era disposto a continuare ancora in quel modo.

Inoltre, aveva i nervi già troppo provati per poter sperare di fare qualcosa di avventato come suo solito e doveva guadagnare del tempo prima di poter combattere quel mostro con lucidità.

Gli occhi del nemico, ormai ridotti a due fessure, erano concentrati unicamente su di lui e tutto il suo corpo – il collo, il viso, la parte ancora non completa – vibrava di rabbia e Inuyasha sapeva di essere sul filo del rasoio, che Naraku sarebbe potuto esplorare da un momento all’altro trascinando con sé tutti loro, ma allo stesso tempo, se non lo avesse distratto con la rabbia c’era il rischio che capisse cosa stava facendo o che il suo ostaggio gli stava sfuggendo di mano.

Inoltre, pur sapendo che se avesse attaccato per prima, ora che Naraku era ancora vulnerabile, aveva grandi possibilità di vittoria, non voleva mettere a rischio la salute di Kagome e Rin.

“Questa è la prima volta che ci incontriamo davvero,” continuò senza distogliere lo sguardo e assicurandosi che quello di Naraku fosse sempre puntato su di lui; sentiva che Kagome si muoveva dietro di lui, probabilmente cercando di portare con sé il corpo di Rin, e non voleva che l’altro se ne accorgesse, “ma il tuo burattino aveva un aspetto decisamente più interessante del tuo.”

“Non riderai più quando la mia trasformazione sarà ultimata e sarò io quello a staccarti la testa dal collo. Scoprirai che uccidermi non sarà così facile, non come hai fatto con la mia marionetta.”

“E perché l’hai mandato al posto tuo la prima volta? Se eri così sicuro di te, avresti potuto presentarti e ucciderci, ottenendo il tuo premio senza abbassarti a questi mezzucci.” Scrollò le spalle, poi sorrise sghembo. “O in fondo avevi paura di me?”

Kagome, che si era accovacciata a terra per ispezionare Rin, alzò la testa di scatto alla sua ultima affermazione, chiedendosi perché mai Inuyasha stesse tentando di provocare Naraku quando erano ancora tutti intrappolati in uno spazio tanto buio e ristretto.

Sentendosi come vicina a una bomba a orologeria, cercò di spostare Rin e se stessa il più possibile, ma anche se Rin aveva una figura piuttosto piccola, il compito si rivelò tutt’altro che semplice. Inoltre non aveva idea di cosa le fosse davvero accaduto, anche se dopo un rapido controllo era sicura che non rischiasse nulla di grave.

Forse, in realtà, il fatto che fosse svenuta poteva tornare loro utile. Infatti, se si fosse svegliata all’improvviso avrebbe attratto inevitabilmente l’attenzione di Naraku ed era meglio restasse incosciente.

Così, dopo essersi assicurata di poterle muovere il corpo senza ferirla di più, Kagome cercò di fare più spazio possibile tra loro e i due mezzo demoni, sperando che Inuyasha sapesse cosa stava facendo.

“Pff,” sentì Naraku che rideva. “Credo che tu sappia, Inuyasha, quante debolezze offre il tuo corpo di mezzo demone. Il tuo sangue è contaminato e nemmeno tuo padre potrebbe mai fare qualcosa per cambiarlo.”

“Il tuo corpo non è lo stesso?” Inuyasha chiese, inarcando un sopracciglio e stando al suo gioco.
Naraku scoppiò a ridere più forte. “Pensi che io sia come qualcuno nato da un amore patetico e disgustoso? Pensi che avrei potuto scegliere di essere debole come te? L'umano che mi ha dato il suo corpo era fatto di un altro tipo di debolezza, ma una volta prese le redini tutto è cambiato e ho scartato ogni briciola di umanità, tutto ciò che avrebbe potuto rallentarmi.” Sollevò un tentacolo per abbracciare la folla di demoni – o, meglio, ciò che rimaneva di loro – che stava lavorando per ricostruire il suo corpo. “Ho scelto ogni cosa che poteva rendermi più forte e che mi avrebbe aiutato nel mio obiettivo, ovvero uccidere voi. Naturalmente non prima di aver goduto della disperazione nei tuoi occhi vuoti.” Sogghignò. “E lasciami dire che sei molto fortunato ad assistere alla mia trasformazione, ma non illuderti: non ti aiuterà a capire come combattermi. Ogni tuo tentativo sarà vano.”

A quel punto, ascoltando il suo lungo discorso, Inuyasha capì che Naraku stava cercando di fare la sua stessa cosa: prendere tempo.

Il luogo che aveva scelto per recuperare le forze era piccolo e attualmente Inuyasha bloccava ogni sua via di fuga. Naraku sapeva che se avessero combattuto ora non aveva alcuna possibilità.

Nemmeno il suo sottoposto poteva aiutarlo; Inuyasha non aveva percepito tanto potere in lui.

Naraku voleva aspettare che la sua trasformazione fosse completata per poter attaccare Inuyasha a tutta forza, mentre Inuyasha aspettava che il gruppo di suo padre li raggiungesse in modo che qualcuno potesse almeno prendersi cura di Rin.
Era chiaro, quindi, che il vincitore sarebbe stato il più veloce di loro.

Non sapeva quanto tempo sarebbe passato prima che il nuovo corpo di Naraku fosse completo, ma da quello che poteva vedere aveva buone ragioni per credere che suo padre sarebbe arrivato per primo, anche se Naraku non poteva saperlo.
Ognuno cercava di fare il proprio gioco e ormai era questione di momenti. Non potevano temporeggiare ancora a lungo, qualunque fosse il loro obiettivo.
Inuyasha poteva solo sperare che le sue previsioni si avverassero e che suo padre arrivasse presto, perché in cuor suo sapeva che mancava poco prima che decidesse di attaccare infine Naraku, anche in quella grotta, anche se Rin non era ancora stata portata via.
Avrebbe lasciato tutto il resto a Kagome, mentre lui si sarebbe assicurato di finire il mostro una volta per tutte, prima ancora che egli avesse la possibilità di trasformarsi di nuovo.



*


“Siamo qui, padrone,” la vocina di Myoga ruppe il silenzio della loro piccola comitiva.
Sia Toga che Sesshomaru, che non si erano fermati nemmeno una volta da quando avevano lasciato il castello, si scambiarono uno sguardo prima di osservare il paesaggio davanti a loro.

“C’è una caverna nascosta poco dopo distante dall’entrata della foresta, basta addentrarsi per vederla. Il signorino stava aspettando il momento propizio per avvicinarsi, ma quando l’ho lasciato era nascosto in mezzo alla vegetazione. Kagome-sama è stata condotta al suo interno dalle spie di Naraku.”

“Non sento la presenza di Inuyasha tanto vicina,” commentò Toga. Era possibile che fosse già corso in aiuto di Kagome o che, semplicemente, si fosse avvicinato ancora di più, lontano dal punto in cui sostavano loro.

Sesshomaru si irrigidì e fece per precipitarsi nella direzione indicata da Myoga, ma Toga fu più veloce e lo bloccò. “Non fare lo stupido adesso, Sesshomaru. Ci siamo quasi.”

“Riesco a sentire il suo odore,” si limitò a rispondere.

“Anch’io, insieme a quelli di tuo fratello e della sua compagna, ma tu sei più intelligente di così. Analizziamo prima quello che ci circonda, cerchiamo di sentire cosa succede dentro, e poi ci muoveremo.”

Sesshomaru, irradiando rabbia e rancore, non sembrava molto incline a seguire il consiglio del padre, anche se la sua voce più razionale sapeva che sarebbe stato meglio farlo.

Purtroppo, però, era anche una voce che negli ultimi tempi era stata soffocata così tanto da diventare quasi muta.

Toga, intuendo ciò, scelse di girare il coltello ancora più in profondità. “A meno che tu non voglia rivelarmi qualcosa e dimostrarmi che Inuyasha ti ha davvero contagiato. D’altronde, ti stai comportando in un modo straordinariamente simile a lui.”

E poiché Sesshomaru non sarebbe mai giunto a un tale punto di confronto con il fratellastro né poteva sopportare che qualcuno lo notasse, rinunciò a ogni tentativo di schivare il padre.

Toga si trattenne dal sospirare, pensando che Sesshomaru aveva ancora molto da lavorare in futuro per quel che riguardava la sua maturità, ma nel frattempo ciò che aveva ottenuto era abbastanza.

“Padrone?” Myoga tentò quando il silenzio scese di nuovo su di loro.

“Sì, Myoga? Hai altre informazioni da darci?”

“No, signore, mi dispiace, signore.”

“E allora perché stai sprecando tempo prezioso?”

“Non volevo, signore,” assicurò la pulce, inchinandosi sulle mani e toccando la spalla di Toga con la fronte, “ma mi chiedevo se potessi andarmene ora che ho fatto il mio lavoro e-”

“No, Myoga,” lo interruppe Toga, secco, “e sai che non ti conviene nemmeno svignartela. Non sappiamo cosa troveremo in quella caverna e potremmo avere ancora bisogno del tuo aiuto.”

Ormai pallido, Myoga rimase a boccheggiare mentre Jaken, accanto a lui, sghignazzava pensando fosse giusto che nemmeno la pulce se la scampasse, ma si bloccò sentendo un’occhiata accesa sulla nuca.

Una volta che Toga fu certo che Sesshomaru non avrebbe osato altre mosse avventate, si avvicinò silenziosamente all’ingresso della foresta, consapevole che da un momento all'altro uno qualsiasi dei sottoposti di Naraku avrebbe potuto intercettarli.
Ne avevano già incontrati molti lungo la strada, ma erano deboli e lui aveva ordinato al suo esercito di occuparsi di loro e di seguire le loro tracce non appena avessero finito. Questo significava che ora erano solo loro due, dato che Myoga e Jaken non potevano fare molto e a Toga erano rimaste solo due opzioni.

Se fossero stati trattenuti, qualcuno sarebbe dovuto rimanere indietro a combattere. E a meno che il loro avversario non fosse debole come quelli che avevano incontrato poco prima, dubitava avessero potuto aspettare.

Sapeva che Sesshomaru si sarebbe rifiutato, il suo demone interiore stava lottando contro la sua parte razionale e vincendo, perché il suo unico obiettivo era salvare Rin. Eppure, allo stesso tempo, Toga sapeva che lasciare ai suoi due figli il compito di uccidere Naraku non era la decisione più saggia da prendere.

Non avevano mai combattuto insieme né collaborato; avrebbero potuto farlo adesso, d’improvviso, perché in gioco c’era la sopravvivenza delle due donne che amavano?

Un minimo errore sarebbe potuto essere fatale nel loro piano, lo sapeva dall’inizio, e già il rapimento di Rin non era mai stato contemplato e aveva mandato tutto all’aria, cosa che lo faceva preoccupare ancora di più per Kagome e Inuyasha.

Certo, riconosceva la voglia e il potere di Kagome, che sarebbe stata una risorsa preziosa in quella che sperava fosse l’ultima battaglia contro Naraku, eppure l’incompatibilità dei suoi due figli rischiava di peggiorare la situazione. Per questo motivo sussurrò: “Potremmo doverci dividerci.” Sesshomaru non diede alcun segno di averlo sentito, ma Toga sapeva che lo aveva fatto. “Se vengo trattenuto, ho bisogno di sapere che collaborerai con tuo fratello solo per questa volta.” Lo vide irrigidirsi, ma non smise di camminare. “Dimentica il vostro passato perché se perdi tempo a litigare con lui o a sminuirlo, Naraku ne approfitterà; stanne certo. E sai bene qual è la posta in gioco se gli lasci tempo e spazio per agire.”

Ancora, Sesshomaru non osava aprir bocca e Toga sperava che quanto detto fosse sufficiente. Dopo tutto, avendo accettato di venire con lui senza scegliere di agire da solo come aveva sempre fatto gli aveva dimostrato che avesse capito almeno in parte la gravità della situazione.

Non poteva sapere che, mentre lui taceva, Sesshomaru stava riflettendo sulle sue parole, per la prima volta sollevato dal fatto che il fratellastro – la persona che aveva speso tante energie e anni a odiare – fosse sul campo di battaglia.

Non poteva ancora proteggere Rin – e non aveva fatto un gran lavoro quando ne aveva avuto l’opportunità – eppure sapeva che anche se la priorità di Inuyasha era la sacerdotessa, non avrebbe comunque permesso a Naraku di toccare un capello di Rin prima del suo arrivo.

Sesshomaru era sicuro che suo fratello l'avrebbe protetta e, solo per questo, poteva dimenticare il loro passato per una notte e tirare un sospiro di sollievo.

   
 
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