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Autore: aelfgifu    30/07/2023    1 recensioni
Kyōsuke Kanō va a giocare in Olanda e scopre di avere in comune qualcosa di molto importante col suo nuovo capitano.
Crossover La squadra del cuore - Hungry Heart / Captain Tsubasa.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Brian Cruyfford
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hier, in deze wereld'
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Fratelli

 

Il giovane era poco meno alto di lui, ben piantato, con un viso dai lineamenti regolari, capelli di un bel colore castano dorato che gli scendevano fino al collo e uno sguardo azzurro e magnetico che sembrava trapassare le cose e gli interlocutori.

A quanto pareva, il suo compito era affiancare l’allenatore; soltanto che, mentre questi strillava, gesticolava, saltava, il giovane dava istruzioni semplicemente guardando il diretto interessato e comunicandogli, a cenni, quello che doveva fare. Anche con Kyōsuke fece così: per indicargli di portarsi sulla destra, lo puntò con gli occhi fino ad avere la sua attenzione e poi, muovendo il braccio destro quel tanto che era necessario, gli comunicò la posizione che doveva prendere. Tutti parevano obbedirgli spontaneamente.

Alla fine dell’allenamento, mentre si dirigeva verso gli spogliatoi, una voce autorevole, calma e profonda – la voce di uno che è abituato a essere obbedito, pensò Kyōsuke, un po’ come quella di Sako – lo fermò:

“Kanō, aspetta un momento”.

Kyōsuke non smise subito di camminare, ma girò la testa in direzione della voce che gli aveva parlato, e quando vide il giovane della panchina che lo affiancava, si fermò.

Il giovane lo guardò – Kyōsuke notò che era effettivamente un po’ più basso di lui, ma questo non sembrava mettergli affatto soggezione, mentre lui era abituato a imporsi agli altri anche soltanto per la sua statura –, accennò un sorriso e gli tese la destra:

“Noi non ci conosciamo ancora” disse. “Sono Brian”.

Kyōsuke gli strinse la mano con la sua solita energia.

“Kanō. Kyōsuke” rispose.

“Sei stato bravo prima, hai capito subito cosa volevo da te”.

“Sei stato bravo tu a farmelo capire”.

“Hai impegni per dopo?”

“Perché?” lo spirito sospettoso di Kyōsuke parve ridestarsi per un momento.

“Volevo invitarti a prendere un caffè”.

Kyōsuke guardò il giovane con aria interrogativa.

“Ti aspetto allora”.

“OK”.

Kyōsuke fu l’ultimo a raggiungere gli spogliatoi. Entrò, col suo passo di gigante che faceva tremare il pavimento, e con aria pensierosa si diresse verso il suo armadietto. Gerd Kejzer, che stava tirando fuori qualcosa dalla sua sacca, gli domandò in inglese senza guardarlo:

“Che voleva Cruyfford?”

“Mah… niente” rispose Kyōsuke vago. “Presentarsi, immagino. Non ci eravamo mai visti prima”. Decise di tacere sull’invito a prendere un caffè insieme: tutto sommato, non erano affari di Kejzer.

“Ah”.

“Così quello è Brian Cruyfford” proseguì Kyōsuke.

“Eh, sì” disse Kejzer un po’ deluso. Forse si era aspettato una risposta un po’ più eccitante da parte di Kyōsuke.

“E come mai non si allenava insieme a noi?”

“Cruyfford” intervenne Rensenbrink, che, pochi passi più in là doveva aver seguito lo scambio di battute tra Kyōsuke e Kejzer “rientra adesso dopo un infortunio…”

“Un brutto infortunio” sottolineò Kejzer richiudendo l’armadietto.

“Ho capito”.

 

***

 

Ecco dunque lo snello olandese dagli occhi azzurri e il massiccio giapponese dalla testa rossa davanti a due caffè americani bollenti. Kyōsuke, che da quando aveva messo piede nei Paesi Bassi aveva concepito un'insana passione per la appeltaart, se ne era fatto servire una fetta gigante con una quantità mostruosa di panna, guadagnandosi un'occhiata perplessa da parte di Brian. 

“Ovviamente quelli sono tinti”.

Cruyfford non aveva cambiato espressione, mentre con un’alzata del mento accennava ai capelli del suo compagno.

“Già”.

“Lo hai fatto apposta?”

“Cosa?”

“La tinta arancione”.

“Perché?”

“Lo sai, i Paesi Bassi sono ‘gli arancioni’. Ti sei tinto in onore dei Paesi Bassi?”

“No, è stato molto prima”.

“Ah. Dunque, Kanō… parente di Kanō del Milan o solo omonimo?”

“È mio fratello”. Il mio fratello adottivo, dovrei dire, pensò Kyōsuke, anzi, meglio, sono io il suo fratello adottivo.

“Siete molto diversi” notò Cruyfford. “Come stile di gioco, intendo”.

“Siamo molto diversi” confermò Kyōsuke.

“Mai sentito il peso del confronto?”

“Sempre” borbottò Kyōsuke.

“Accade sempre così quando due fratelli scelgono la stessa strada”.

“E tu che ne sai?”

“Anch’io ho un fratello”.

“Anche lui gioca a calcio?”

“Giocava”.

“E ora?”

“Scusa?”

“E ora che fa tuo fratello? Gioca ancora?”

“No, ora non gioca più”.

“Perché, non era bravo come te?”

“No, era molto bravo, invece…”

“Io invece avevo quasi smesso di giocare perché mio fratello era troppo bravo! A volte un fratello maggiore è un esempio da seguire, ma ti può anche far sentire maled... eeehhhmmm, MOLTO... inadeguato -”

“Ho giocato un paio di volte contro la nazionale giapponese”.

“E com’è andata?”

“Bene quando non serviva, male quando serviva. Vedo che apprezzi la torta di mele?...”. Un sorriso sottile ed enigmatico sul viso di Brian, mentre l'altro si metteva in bocca un pezzo enorme di dolce. Kyōsuke assentì vigorosamente, senza cogliere la leggera ironia. Simpatico, pensò il capitano dell'Ajax. 

“Hmmm!… Sì, è molto buona! E ora di che si occupa tuo fratello?”

 

Di che ti occupi ora, Stijn? Che cosa sei diventato, ora, privo della tua spoglia mortale? Che forse t'incontro ogni giorno ma non so vederti, solo avvertire una piccola ferita al cuore?

 

“Mi fa da stella polare, Kanō”.

 

***

 

In Captain Tsubasa Rising Sun, Yōichi Takahashi ci racconta che il fratello maggiore di Brian, Stijn, brillante promessa del calcio olandese, è tragicamente morto a vent’anni in un terribile incidente stradale, e che Brian gioca anche per portare avanti la memoria del fratello. 

  
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