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Autore: Ashla    02/08/2023    0 recensioni
ULTIMO AGGIORNAMENTO: 02/08/2023 (sì, ogni tanto vivo)
Storia interattiva
"Il progetto Arcadia è solo una menzogna.
X.A.R.E è fuori controllo ed è una minaccia che deve essere fermata.
Per questo ho spento il supercomputer, ma non è ancora finita: non finirà mai se io sarò in circolazione.
Loro mi cercheranno, ci cercheranno.
Ho fatto molti errori nella vita ma creare X.A.R.E è stato il peggiore, ho creduto nelle favole e ora il mondo è in pericolo..."
Un supercomputer, un mondo virtuale e otto giovani guerrieri pronti a difendere la Terra...
(Storia ripubblicata)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18. Il vero volto del nemico


Una settimana dopo, domenica mattina, 11:20, casa Schiller-Greenway
 
 
«Lo sai che è domenica, vero?»
Jordan, con una mano che percorreva la tastiera e l’altra stretta intorno ad una tazza di caffè, alzò lo sguardo dallo schermo del portatile e sorrise a Xavier che lo fissava divertito dalla soglia.
«Certo che lo so, solo che dovrò pur far qualcosa di utile mentre il mio dormiglione preferito, beh… dorme».
«Giusta osservazione, ma ora sono sveglio».
Xavier lo raggiunse e gli lasciò un lieve bacio sulle labbra come a rimarcare il concetto prima di fregargli dalle mani la tazza di caffè per poi appoggiarsi al tavolo sorseggiando la bevanda.
Jordan sorrise e lo guardò bere per un attimo lanciando poi uno sguardo all’orologio alla parete.
«Aitor dorme ancora? Non è da lui dormire così tanto».
Xavier fece spallucce.
«Ieri sera, anzi stamattina, è tornato a casa piuttosto tardi».
«Capisco… allora meglio che finisca qui finché posso».
Borbottò Jordan lanciando uno sguardo al computer per poi tornare al suo lavoro ottenendo così un’occhiata di rimprovero.
«Jordan…»
«Solo un secondo, finisco questo ultimo calcolo e poi ci sono».
Xavier sospirò.
«Sarà meglio per te che sia così».
«Altrimenti?»
Jordan scoccò a Xavier un’occhiata furba facendogli scuotere la testa con un sorriso divertito.
«Altrimenti…»
«Buongiorno».
Aitor, con un sonoro sbadiglio, entrò in cucina attirando su di sé lo sguardo dei tutori.
«Buongiorno, dormiglione! Ti davamo per disperso».
Esclamò gioviale Jordan abbandonando in maniera definitiva il suo lavoro.
Aitor mugugnò e si lasciò cadere sulla sedia afferrando il pacco di biscotti che Xavier gli porgeva.
«Ieri sera ho fatto un po’ tardi».
«Abbiamo notato. Non dovevi aiutare Jordan a fare la torta salata per il pic nic di oggi?»
Alle parole di Xavier, Aitor gemette poggiando la fronte sul tavolo.
«Mi sono dimenticato di mettere la sveglia».
Jordan scoppiò a ridere.
«Come si suol dire… la sera leoni, la mattina… comunque non ti preoccupare, l’ho fatta lo stesso. Piuttosto racconta. Com’è stato l’appuntamento con Gabi?»
A quelle parole, ogni traccia di stanchezza residua abbandonò il corpo di Aitor e il ragazzo scattò seduto con il viso rosso come i capelli dell’altro tutore.
«Non… non era un appuntamento! Stavamo studiando!»
«Al cinema?»
Domandò Xavier divertito incrociando le braccia al petto e Aitor sbuffò.
«Sì! No! Abbiamo studiato e poi ci siamo concessi un premio per il nostro duro lavoro! Era solo un incontro per ripassare!»
«Ripassare… lo chiamate così ora? Uscire insieme?»
Aitor scosse la testa arrossendo ancora di più.
«Ancora? Non era un appuntamento!»
Xavier e Jordan si lanciarono un’occhiata divertita.
«Nega pure quanto vuoi ma sai come si dice: la verità verrà a galla!»
«Ma la verità è questa».
Prima che uno dei due tutori potesse anche solo pensare di rispondere, il campanello di casa suonò e Aitor schizzò in piedi annunciando che sarebbe andato ad aprire lui prima di correre fuori dalla stanza lasciando i due a ridere.
«A volte mi chiedo se ho fatto bene ad affidarvelo. Che avete combinato?»
Aquilina Schiller, qualche istante dopo, entrò in cucina squadrando i due che si limitarono a scoppiare di nuovo a ridere scuotendo la testa.
«Niente di che, Lina! Da bravi tutori ci interessavamo della sua vita sentimentale. Caffè?»
Domandò Jordan e, ottenendo una risposta affermativa, si alzò proprio mentre la nuova arrivata si sedeva al posto lasciato vuoto da Aitor.
«Cosa ti porta qua di prima mattina, sorella? Sembri preoccupata».
Xavier si pulì gli occhiali fissando la donna che, evitando di far notare come fosse quasi mezzogiorno e non prima mattina, estrasse dalla borsa una cartelletta per poi porla sul tavolo.
In silenzio, il giovane Schiller la afferrò e ne prese il contenuto sfogliandolo con aria attenta.
«Sono le donazioni per il Sole dell’Infanzia».
Lina annuì prima di accettare il caffè postole da Jordan che poi prese i fogli precedentemente visionati da Xavier.
«L’orfanotrofio ha ricevuto una donazione da un anonimo».
Xavier e Jordan guardarono la donna confusi.
«Non è una cosa da tutti i giorni. Ho il sospetto che ci sia qualcosa di strano dietro».
«Perché?»
«Come?»
Alle domande dei due, Lina si arrotolò intorno ad un dito una ciocca di capelli neri inseguendo alcuni pensieri che le frullavano in testa senza però avere il coraggio di dirli ad alta voce.
«Sensazione».
«Sensazione?»
«Sì, Jordan… sensazione. C’è qualcosa che…»
Lina scosse il capo e per qualche istante nessuno parlò poi Jordan aprì il portatile e dopo qualche secondo di silenzio si lasciò sfuggire un’esclamazione alzando lo sguardo.
«Ah! Per la SchillerInc si è proposto un nuovo finanziatore. Magari è la stessa persona, dopotutto lo sanno tutti che il Sole dell’Infanzia è legato all’azienda».
«Chi?»
Jordan tornò a guardare lo schermo.
«Non saprei, abbiamo da fissare un incontro per la prossima settimana».
Gli occhi blu di Lina si assottigliarono.
«Se è la stessa persona perché l’anonimato?»
Jordan scosse il capo non avendo una risposta.
Lina fece per parlare ma Aitor, già vestito, entrò nuovamente in cucina.
«Sono in ritardo! Ci vediamo dopo!»
Presa la torta salata, Aitor se ne andò e l’attenzione degli adulti tornò sul fascicolo.
«Lina, non ti preoccupare investigheremo noi sulla faccenda. Magari non è niente di strano».
Aquilina lanciò uno sguardo a Xavier, aprì la bocca e poi la richiuse annuendo.
«Solo… stai attento, Hunter».
Jordan tossicchiò imbarazzato e Lina batté le palpebre accorgendosi dell’errore.
«Scusa, Xavier, non…»
«Tranquilla».
Xavier sorrise ignorando la fitta di nostalgia che quel nome pronunciato dopo tanto tempo gli aveva provocato.
«Comunque lascia fare a noi, verremo a capo di questa faccenda».
 
 
Qualche ora prima, 8:20, appartamenti Windsor
 
 
«Lo sai che è domenica mattina, vero?»
Fey, intento a fissare lo schermo del computer con aria crucciata, alzò lo sguardo e subito sul suo volto comparve un sorriso quando notò che Kathryn lo fissava divertita dalla soglia.
«Lo so, ma ci sono vicino. Così, la prossima volta che X.A.R.E attaccherà, avrà una bella sorpresa. Se solo…»
Fey, tornando a guardare lo schermo, sospirò passandosi una mano sugli occhi affaticato.
«Non ti affaticare troppo. La sorpresa per X.A.R.E può anche aspettare».
«Ma…»
«Niente ma, coniglietto».
Kathryn lo raggiunse e gli fregò il pane tostato con la marmellata che il ragazzo aveva lasciato sul piatto accanto al computer ottenendo in risposta un piccolo sbuffo divertito.
«Era la mia colazione quella».
«Era. Hai detto bene, Fey. Ora fammi vedere che cosa ti infastidisce di domenica mattina».
La rossa, alle spalle del ragazzo, si sporse in avanti cingendogli le spalle con un braccio e per un po’ non disse nulla scorrendo con lo sguardo i complicati codici sullo schermo del computer poi allungò un dito sfiorando la superficie retroilluminata.
«Qui. Sbaglio o hai sbagliato il codice?»
Fey subito seguì l’indicazione e dopo qualche istante annuì.
«Hai ragione! Per forza non veniva! Aspetta… proviamo ora… tre…»
«Due…»
«Uno…»
Entrambi diedero il via e Fey cliccò invio e, dopo qualche istante, sullo schermo comparve una finestra: modifiche accettate.
«Ce l’abbiamo fatta! Grazie Kath, non so proprio come farei senza di te!»
«Non faresti».
Kathryn ridacchiò e lo abbracciò per poi sfiorargli le labbra con un veloce bacio.
«Pensavo che l’avessi capito: non devi fare tutto da solo. Capito, testone mio?»
Fey sorrise annuendo e si voltò prendendole una mano tra le sue e fece per parlare ma la porta si aprì di scatto facendoli sobbalzare.
«Buongiorno! Dai che c’è il picnic oggi! Dobbiamo preparare il riso freddo! Dite che dopo mangiato giocheremo a calcio?»
Arion entrò come un tornado in cucina facendo ridacchiare i due: con uno come lui difficilmente c’era pace in casa.
 
 
11:50, campo al fiume
 
 
«Vi ripeto che non era un appuntamento quello di ieri. E poi voi due non dovreste pensare ai vostri?»
Gabi sbuffò incrociando le braccia al petto mentre Anita e Riccardo, mano nella mano, scoppiarono a ridere.
«Fidati fratello: lo facciamo più che bene. Così bene che ci avanza un po’ di tempo libero per preoccuparci per te. Non vogliamo mica lo zitello e gattaro».
«Già, Gabi. Il ruolo dello zio ricco, anzi zia ricca*, è già occupato e rimane o quello dello zitello e gattaro o quello dello zio simpatico e sposato».
«Zio? Già così avanti state?»
«Io non…»
Gabi sorrise vedendo la sorella e l’amico arrossire e, soddisfatto, si sedette al tavolo da picnic dove si erano dati appuntamento con gli altri.
«Siamo i primi, non me lo aspettavo proprio».
Anita annuì posando la borsa con i biscotti fatti in casa poi il suo sguardo fu attirato da qualcuno che, poco più lontano, tentava di fuggire non visto.
La ragazza sorrise furba.
«Oh, ma guarda chi c’è! Ciao Aitor! Gentile da parte tua venire qui con noi».
Aitor, con l’aria di un condannato al patibolo, li raggiunse.
«Potresti almeno salutare come si deve e sembrare meno schifato della nostra presenza».
Sbottò Gabi guardandolo male.
«Non è la tu… vostra presenza che mi schifa… ma quello che la sua mente diabolica sta partorendo».
Aitor indicò con un cenno di capo Anita che si limitò a sorridergli angelica per poi, mollando la mano di Riccardo, affiancarlo passandogli un braccio intorno alle spalle.
«Dicci, Aitor, com’è stato l’appuntamento di ieri sera? Vi siete divertiti tu e mio fratello? Devo farvi da wedding-planner?»
Aitor arrossì mentre Gabi gemette e Riccardo distolse lo sguardo tossicchiando per nascondere le risate.
«Wedding-planner? Ti sposi e non mi inviti, Aitor? Non dovevo essere la tua testimone?»
Domandò divertita Roxanne raggiungendoli accompagnata da Sol che, cavallerescamente, le portava il contenitore del dolce.
«Pensa al tuo di matrimonio. Visto che hai già dormito insieme al tuo bello».
Toccò a Roxanne e Sol arrossire e Aitor ghignò mentre Gabi lanciava un sospiro di sollievo grato che l’attenzione si fosse spostata lontana da lui e dalla sua uscita con il minore.
«Ho dormito sul divano. C’erano anche i signori Beckett che possono…»
«Quindi hai conosciuto i terribili suoceri, com’erano? Terribili come te li immaginavi?»
Domandò Aitor senza lasciare tempo all’amico di finire la frase.
Sol si morse il labbro, aprì la bocca per parlare, la richiuse, sospirò e fece spallucce.
La risata che ne seguì fu collettiva e proprio in quel momento si avvicinarono a loro Eden e Michael con i sacchetti di bibite e patatine.
«Ciao, cari. Vedo che è una buona giornata oggi».
Eden si sedette accanto a Gabi sulla panca che scosse la testa.
«Non dirlo ad alta voce che X.A.R.E ha una certa capacità di rovinare le belle giornate».
«Zitto, maledetto gatto nero».
Sbottò la nuova arrivata ben conscia di come il ragazzo avesse quasi un sesto senso per gli attacchi di X.A.R.E.
Proprio mentre Gabi stava per rispondere, risuonò l’allegro saluto di Arion che comparve sorridente insieme a Spotter, Kathryn e Fey.
«Era ora! Siete i più vicini e siete in ritardo».
Ridacchiò Roxanne andando ad abbracciare l’amica.
«Uno stregone non è mai in ritardo, Rox, né in anticipo, arriva precisamente quando intende farlo».
Disse Kathryn annuendo con aria seria facendo sospirare Fey.
«Scusate, ieri abbiamo guardato il Signore degli Anelli e questo è il risultato».
«Oh, serata cinema anche per voi? Aitor e Gabi ci sono andati ma non ci vogliono raccontare nulla».
«Chissà perché, zucchero filato, chissà perché».
Sbottò Aitor guardando male Anita.
Eden batté le mani attirando così l’attenzione su di sé.
«Bene, ora che ci siamo tutti possiamo mangiare. Che ne dite, cari?».
A quelle parole tutti annuirono e si diedero da fare per imbastire il picnic.
Dopo un lungo e piacevole pranzo in compagnia, i ragazzi si allontanarono per giocare a calcio e le ragazze si impossessarono di una delle coperte da picnic per stendersi tranquille al sole e chiacchierare del più e del meno.
«Davvero penso che l’attacco di X.A.R.E alla mostra scientifica abbia reso più interessante la gita».
«Oh, non faccio fatica a crederci, Rox».
Disse Anita mentre le altre amiche annuivano concordi.
«Quanto meno ha dato un po’ di spinta alla nostra guida. Sembrava… come si chiama il professore fantasma di Harry Potter?»
Anita fece per rispondere ma all’ultimo si fermò e passò la parola a Kathryn.
«Cos’è? Un test per vedere se ho letto i libri? Era Binns?»
«Esattamente, è un test per vedere se ti stai ambientando bene. Comunque sì, anche se in originale è Rüf».
«L’hai letto in inglese, cara?»
Domandò Eden e Anita annuì.
«Sì, o meglio l’ho riletto in inglese. Mi piace l’inglese ed Harry Potter così ho dovuto provare ad unirli».
«Mi sembra giusto!»
Disse Roxanne per poi alzare appena il busto per lanciare un’occhiata ai ragazzi che correvano da una parte e l’altra del campo ridendo.
«Ma guardateli, sembrano dei bambini».
«Diamo un pallone ai ragazzi e non ci capiscono più nulla».
Assentì Anita mettendosi a sedere per poi lanciare un’occhiata ad Eden.
«Uh, Eden. Hai una formica tra i capelli».
A quelle parole la ragazza si sedette di colpo con un’espressione schifata in viso e scosse con forza la testa.
«Che schifo! È andata via?»
Anita annuì ridacchiando.
«C’è poco da ridere, cara. Odio gli insetti».
«Immagino la tua gioia al vedere le Formiche del settore montagna».
Borbottò Roxanne ripensando ai sottoposti di X.A.R.E che erano simili a quegli insetti, benché decisamente più grandi e pericolosi.
«Almeno quelli li possiamo distruggere senza remore».
Sospirò Anita guardando una formica che vagava sulla coperta.
«Dai, care, basta parlare di X.A.R.E. Godiamoci un po’ di tranquillità finché è possibile».
Roxanne annuì alle parole di Eden e prese il pallone che aveva portato con sé.
«Vi va di giocare a schiaccia?»
Le altre ragazze annuirono tranne Kathryn che ancora fissava gli amici intenti a giocare.
«Kath?»
«Cara?»
La ragazza parve riscuotersi di colpo e si voltò a guardarle con un sorriso di scuse.
«Perdonatemi, mi ero persa nei miei pensieri».
«Stai bene?»
Domandò Anita dando voce al pensiero di tutte.
Kathryn annuì.
«Sì, ho solo questa melodia in testa da giorni e non riesco a capire che cosa sia».
Eden si portò una mano al mento con fare pensoso.
«Qualcosa del tuo passato?»
«Probabilmente, solo che davvero non riesco a capire».
Anita le sorrise prendendole una mano tra le sue.
«Immagino che sia snervante ma non ti devi angustiare troppo. Quando sarà il momento giusto capirai da dove proviene».
Roxanne annuì sorridendo.
«Sì, alla fine è sempre stato così».
Kathryn sospirò e per un secondo tornò a guardare i ragazzi giocare, poi si girò verso di loro e sorrise.
«Avete ragione. Anche se continuo a pensarci non ne vengo a capo, quindi è inutile starci a rimuginare su. Quando sarà, sarà!»
Le quattro amiche si sorrisero e dopo qualche istante di silenzio Roxanne ripropose di giocare ottenendo il consenso di tutte le altre.
Non fecero però in tempo a rialzarsi che un allarme conosciuto partì dal palmare di Fey facendoli sobbalzare tutti.
«Oh, ma andiamo!»
Fu l’esclamazione quasi collettiva.
«Torre attiva nel settore Lava».
Annunciò Fey mentre tutti si radunavano intorno al tavolo da picnic.
«Tsk… X.A.R.E si è infastidita perché non l’abbiamo invitata al picnic? Permalosa la ragazza».
Sbottò Aitor facendo ridacchiare Roxanne e sospirare Gabi.
«Estremamente permalosa. Dai, andiamo. Non sappiamo che cosa stia combinando con quella torre attiva».
Alle parole di Fey, tutti annuirono e raccolsero in fretta le loro cose.
«E ricordiamoci i palloni. Due palloni in più non fanno mai male contro i cavi».
Arion annuì deciso in risposta a Sol, per nulla desideroso di finire di nuovo a testa in giù per colpa di un cavo pazzo.
«Sarebbe più facile se potessimo tagliarli e basta».
Sbottò Michael ottenendo il consenso di Riccardo e Gabi che, però, afferrarono i palloni.
«Bene, abbiamo tutto? Allora andiamo».
Disse Eden e poi tutti insieme cominciarono a correre verso il laboratorio ignari che, per tutto il giorno, due uomini vestiti in completo elegante e occhiali da sole li avevano spiati da una panca e che, vedendoli correre via, si erano lanciati un’occhiata prima di alzarsi quasi in sincrono.
 

Poco dopo, laboratorio sotto la torre
 

«Bene! Virtualizzazione Roxanne! Virtualizzazione Anita!»
Esclamò Fey digitando veloce sulla tastiera senza curarsi degli amici che, dietro di lui, fissavano un po’ lo schermo e un po’ i cavi.
«Ragazze, benvenute nel settore Lava».
Annunciò poi lanciando uno sguardo all’ologramma apparso accanto al computer in cui i quattro puntini delle ragazze brillavano segnando la posizione.
«Che posto…incantevole…»
La voce di Eden risuonò attraverso le casse facendo scappare qualche risolino ai rimasti al laboratorio.
«Direi più infernale».
«Ma no, Anita, il picnic lo facciamo qua la prossima volta».
«Già, Kath. Con tutta questa lava ci abbrustoliamo un sacco di mashmellow».
«Ragazze, caldo benvenuto da parte di X.A.R.E in avvicinamento ad ore tre. Vi mando i mezzi».
Annunciò Fey digitando poi i codici necessari per fornire alle amiche i mezzi per muoversi in maniera più veloce ed evitare i numerosi nemici che stavano arrivando.
«Caldo benvenuto? Caldissimo oserei dire».
Sbottò Aitor lanciando uno sguardo all’ologramma dove erano appena comparsi quindici altri puntini.
«Hanno bisogno di una mano?»
Domandò Sol e subito Fey pose la domanda alle ragazze visto che era l’unico con il microfono.
«Non vi preoccupate, non abbiamo nessuna voglia di combattere le Salamandre oggi. Andiamo alla torre».
Annunciò Eden e subito i quattro puntini cominciarono a muoversi verso la meta.
«Noi stiamo pronti lo stesso».
I ragazzi annuirono alle parole di Riccardo.
«Ma occhio ai cavi».
Borbottò Arion lanciando un’occhiataccia agli oggetti incriminati.
«Trauma da cavi Frankenstein? Sbloccato».
Disse Aitor potandosi le mani dietro alla testa e Gabi gli pizzicò un fianco facendolo gemere.
«Ma che ho fatto ora?»
Prima che Gabi potesse anche solo rispondere, la porta del laboratorio si aprì di scatto.
 
 
Un fiume di lava digitale scorreva accanto a loro mentre le ragazze si dirigevano veloci verso la torre attiva a mala pena visibile contro il cielo plumbeo per le continue eruzioni dei vulcani che le circondavano.
«Certo che il caro LF non sapeva proprio che inventarsi per fare un settore da incubo del genere».
Sbottò Eden lanciandosi un’occhiata alle spalle per controllare la distanza dai nemici.
Anita annuì, schivando poi un geyser.
«Se e quando scopriremo la sua identità… gli farò un bel discorsetto».
Annunciò seria Roxanne e, dietro Eden, Kathryn annuì.
«Allora mi impegnerò di più a ricordare».
Un colpo laser mancò di un soffio Anita che si voltò guardando male i nemici, dei grossi lucertoloni rossi con il simbolo di X.A.R.E sulla testa.
I mostri, soprannominati Salamandre, erano ancora più vicini di prima e sembravano guadagnare terreno ogni secondo che passava, minacciandole con i loro laser.
«Non…»
Anita non fece in tempo a concludere la frase che il suo volopattino rosa scomparve da sotto i suoi piedi facendola cadere a terra.
Roxanne e Eden fermarono i veicoli di scatto chiamando preoccupate l’amica e Kathryn balzò giù dal mezzo della seconda per raggiungere la giovane Garcia.
«Stai bene?»
Anita annuì mettendosi in piedi.
«Sì, ma sulla Terra mi sarei fatta molto male…»
«Bene, perché non abbiamo più solo quindici inseguitori».
Sbottò Eden indicando con la katana dei mostri simili a Pterodattili che stavano volando verso di loro e che, con ogni probabilità, avevano colpito il mezzo di Anita.
Roxanne sbuffò e, scendendo dal proprio volopattino blu, afferrò le fruste conscia che ormai erano circondate e dovevano combattere se volevano uscirne.
«Grazie per l’avvertimento, Fey…»
Eden lanciò un’occhiata infastidita al cielo, ma la voce di Fey non si fece sentire e le quattro si lanciarono degli sguardi confusi e preoccupati prima di mettersi spalla contro spalla.
«Fey?»
Nessuna risposta anche alla domanda di Kathryn.
Anita deviò un colpo laser restituendolo ad un Pterodattilo che esplose.
«Dite che sono di nuovo i cavi?»
Domandò preoccupata Roxanne per poi evitare un colpo nascondendosi dietro ad Eden e la sua spada.
«Spero di no, cara».
Eden deviò il colpo e Roxanne srotolò veloce la frusta colpendo la Salamandra più vicina.
«Sono in sette e i cavi sono solo due, dovrebbero farcela ad evitarli».
Kathryn annuì alle parole di Anita e poi lanciò un coltello.
«Lo spero proprio».
«Sì, non ci farebbero una bella figura altrimenti, i nostri donzelli in difficoltà».
Ridacchiò Roxanne attaccando di nuovo.
All’improvviso ci fu un rumore statico e poi la voce di Fey risuonò con una certa dose di preoccupazione.
«Tutto bene ragazze?»
«Solo accerchiate da una ventina di nemici, caro».
«Già, coniglietto, un aiutino non dispiacerebbe».
«Scusa Kath. Scusate ragazze! Cerco di fare il prima possibile con l’upgrade ma ci sono dei problemi qui».
«Fa in fretta che sti robi fanno mal…»
Anita non riuscì a finire la frase che un urlo, seppur lontano e poco udibile, le fece sobbalzare.
Kathryn ed Eden vennero colpite a causa della distrazione.
«Era Arion quello? Che succede?»
Per un secondo nessuno rispose, poi Fey ritornò a parlare agitato.
«Ve l’ho detto che siamo nei pasticci. Devo andare, torno subito!»
«Aspetta! Fey!»
«Fey!»
«Coniglietto!»
Nessuno rispose e le ragazze sospirarono: erano di nuovo sole.
«Bene, non ci resta che resistere. Kath, non ti far colpire e appena puoi corri alla torre».
Kathryn annuì alle parole di Anita senza però non riuscire a chiedersi che cosa stesse succedendo nel mondo reale.
 
 
«Ve l’ho detto che siamo nei pasticci. Devo andare, torno subito!»
Fey abbandonò le cuffie e si voltò verso la sala dove il caos imperversava.
Come ci erano finiti in quella situazione, l’ex ultraevoluto non lo sapeva proprio.
Quando la porta si era aperta all’improvviso, tutti i ragazzi si erano girati di scatto spaventati e, per un secondo erano rimasti basiti alla vista di sei uomini che, in abito elegante e occhiali da sole, erano armati di tubi di metallo.
Fey aveva sgranato gli occhi riconoscendo due di quelli come i due uomini che avevano fermato Kathryn qualche tempo prima e, con la coda dell’occhio, aveva visto Arion voltarsi a guardarlo con la stessa espressione sorpresa.
Era stato solo un istante poi gli sconosciuti li avevano attaccati facendoli disperdere e costringendo anche Fey ad allontanarsi dal supercomputer.
Dopo un attimo di spaesamento, i giovani calciatori si erano ripresi quanto bastava per organizzare un contrattacco grazie ai palloni ma, come se non bastasse, anche i cavi avevano preso vita attaccandoli senza curarsi degli uomini.
La situazione nella sala del supercomputer era così diventata caotica e Fey si era ritrovato a dover combattere a sua volta nonostante gli amici gli avessero intimato di non preoccuparsi e di rimanere al terminale per aiutare le ragazze ma, in tutta onestà, non era facile farlo in un attacco incrociato del genere, soprattutto perché i loro nemici più volte lo avevano messo in pericolo costringendolo a mollare tutto.
«Cattivo, cavo, cattivo! Attacca loro, non noi!»
Esclamò Arion rotolando via dall’ennesimo cavo elettrico che lo minacciava.
Fey afferrò una spranga di metallo e colpì l’aggressore dell’amico che scattò di nuovo in piedi giusto in tempo per evitare un attacco di uno degli uomini sconosciuti.
«Oh! Andiamo! Ma che vi ho fatto di male!»
Esclamò Arion prima di stoppare il pallone passatogli da Riccardo per poi tirarlo contro l’aggressore.
«Scusa, Calcio. Scusa, Calcio. Lo so che non dovrei farlo e che ti rende triste ma…»
«Arion! Il calcio non ha sentimenti! Basta! O te li do io i sentimenti!»
Urlò Aitor schivando un tubo di metallo prima di gettarsi contro Gabi per evitare che venisse colpito alle spalle da un cavo.
I due difensori caddero a terra l’uno sull’altro con il volto a pochi centimetri di distanza.
Rimasero immobili a fissarsi mentre il rossore cresceva sulle guance di entrambi e il mondo intorno a loro svaniva.
«Aitor! Gabi! Limonate più tardi, grazie!»
Urlò Michael colpendo con un tiro potente il cavo che, ad insaputa dei difensori, li minacciava.
A quelle parole, Aitor rotolò via e in pochi istanti i due furono di nuovo in piedi con i volti in fiamme.
«Michael, dopo dobbiamo parlare!»
Esclamò Gabi alzando il pallone per passarlo di nuovo a Michael che con una rovesciata lo mandò a Riccardo.
«Ecco, bravi, dopo parlate! Ora sopravviviamo!»
Ordinò quest’ultimo ottenendo numerosi assensi da parte degli amici.
«Fey torna dalle ragazze, ci pensiamo noi!»
Esclamò Sol raggiungendolo.
Fey lanciò uno sguardo ai compagni e poi annuì tornando al supercomputer mentre Arion si univa a Sol per proteggere l’ex ultraevoluto.
 
 
Kathryn e Anita correvano.
La strada davanti a loro era libera grazie agli sforzi di Roxanne ed Eden, ma da dietro di loro si potevano sentire i rumori della lotta che le spronavano a muoversi.
Sia Roxanne sia Eden erano rimaste indietro per rallentare i nemici, ben consce però che avevano fin troppi pochi punti vita e che il loro non era nient’altro che un diversivo nella speranza di prendere tempo utile per mandare Kathryn alla torre o, quanto meno, per ricevere un po’ di aiuto da parte di quelli nel laboratorio.
Dei ragazzi però neanche l’ombra.
«Cosa staranno combinando al laboratorio?»
Esclamò Anita, qualche passo dietro a Kathryn, lanciandosi uno sguardo alle spalle giusto in tempo per vedere Eden venir devirtualizzata.
«Non lo so! Spero che stiano bene però!»
Anita annuì stringendo l’elsa della spada e le rispose.
«Speriamo anche che si muovano. Eden è stata devirtualizzata e Rox non ce la può fare ancora per molto».
«Allora muoviamoci! Manca poco!»
Kathryn aumentò il passo subito imitata da Anita.
«Quantifica il poco».
«Una decina di metri dopo quell’angolo!»
Esclamò Kathryn indicando qualche metro più avanti dove il sentiero che stavano seguendo spariva in una stretta curva a gomito dietro alla parete rocciosa che stava alla loro destra.
Alle loro spalle, un emissario di X.A.R.E lanciò un urlo mostruoso.
«Miseriaccia! Probabilmente anche Rox è fuori dai giochi!»
Alle parole dell’amica, Anita voltò il capo per controllare.
«Sembra proprio di sì. Arrivano le ultime Salamandre! Visto che è così vicina credi di poter continuare da sola? Io li trattengo!»
«Penso di sì, Anita».
La minore dei fratelli Garcia annuì e si fermò con sguardo deciso.
«Allora vai!»
Esclamò per poi voltarsi ad affrontare i cinque mostri che si stavano recuperando terreno troppo in fretta per i suoi gusti.
Kathryn non se lo fece ripetere e continuò a correre.
Anita si piantò ben salda a terra e sollevò l’arma decisa a deflettere più colpi possibile e a distruggere anche qualche Salamandra.
I mostri si fermarono a distanza di sicurezza e cominciarono a spararle ma lei non arretrò e cominciò a deviare e schivare con destrezza.
Nel frattempo Kathryn era ormai alla curva.
Svoltò.
La torre era vicina.
Qualcosa di rosso le piombò di fronte e lei urlò.
A quel grido, Anita perse la concentrazione per un istante e venne così colpita da un colpo laser, imprecò e si gettò dietro ad un masso lì vicino per proteggersi e cercare di capire cosa stesse succedendo.
La ragazza lanciò uno sguardo verso la direzione in cui era andata l’amica e sgranò gli occhi nel vederla comparire dalla curva, strisciando all’indietro, minacciata da un enorme essere fluttuante simile ad un polipo rosso con numerosi tentacoli biancastri.
«Kath!»
Anita provò a correre verso di lei, ma una pioggia di colpi laser la bloccò al suo posto facendola imprecare di nuovo.
Nel frattempo, Kathryn era arrivata al limite del sentiero ed era bloccata tra il fiume di lava digitale e il mostro che si fermò a pochi passi da lei.
La rossa, con gli occhi sgranati, cercò uno dei suoi coltelli ma l’essere che aveva davanti fu più veloce e le bloccò la mano con un tentacolo prima di allungarne altri.
Sotto lo sguardo atterrito di Anita, il simil polipo afferrò Kathryn e, tirandola a sé, la sollevò da terra poi le toccò la testa con due tentacoli e la ragazza smise di divincolarsi.
«Kath! Kath!»
«Anita! Che sta succedendo?»
La giovane Garcia sobbalzò alla voce di Fey e, rimandando le lamentele per la lunga assenza in un secondo momento, gli spiegò in poche parole la situazione in cui si trovavano facendolo imprecare.
«Ok, ok… due secondi che…»
«Fey! Non ce li abbiamo due secondi!»
«Lo so! Ok! Ci sono! Ho lanciato il programma dei potenziamenti, non è perfetto ma fattelo bastare».
Anita lanciò un’occhiata ai mostri e poi a Kathryn ancora imprigionata dal polipo ed immobile.
«Ho altra scelta? Che mi hai dato?»
«Delle sfere di energia per combattere da distante e la super velocità, fai in fretta».
La ragazza annuì, prese un respiro profondo, e corse fuori dal proprio nascondiglio decisa più che mai a porre fine alla faccenda.
Per prima cosa corse verso le Salamandre che, sorprese dalla sua velocità, rimasero immobili permettendole di colpirne tre con la spada prima di tornare al suo nascondiglio.
«Ok, devo implementare la durata. Hai solo un altro scatto e poi basta».
Anita alzò lo sguardo al cielo.
«E ti pareva? Quante sfere di energia posso lanciare? E come?»
«Per ora una decina. Concentrati, immagina di far apparire una sfera dalla tua mano e lanciala».
La ragazza annuì e si guardò intorno: il simil polipo e Kathryn non si erano mossi di un millimetro ma una strana aurea nera si spostava di continuo dal mostro all’amica.
«Ti prego, qualsiasi cosa tu voglia fare… falla in fretta! Quel mostro sta facendo qualcosa a Kath e non riesco a capire cosa!»
Esclamò Fey e Anita ne sentì la preoccupazione nella voce.
«Tranquillo, lascia fare a me».
La minore dei Garcia rotolò fuori dal nascondiglio e lanciò un paio di bianche sfere di energia contro le Salamandre: ne mancò una ma l’altra esplose.
«Meno una! Ora tocca all’altra!»
Anita lanciò un’ulteriore sfera, distrusse l’ultimo simil rettile, si voltò afferrando la spada e corse sfruttando la super velocità.
In un istante fu da Kathryn e con un urlo tranciò i tentacoli facendo cadere a terra l’amica, poi utilizzò i suoi poteri per colpire ancora il mostro polipo che con un urlo agghiacciante non esplose ma si gettò nel fiume di lava digitale.
Ignorando la confusione per quello strano gesto, Anita si chinò e scosse l’amica che pareva svenuta.
«Kath! Kath! Ehy!»
«Anita! Che succede?»
«Non lo so, Fey! Kath!»
 
«A destra, a destra,
Su, corri, sii lesta.
La luce poi filtra
se svolti a sinistra.
Avanza sempre dritto
Nel tuo lungo tragitto.
Il cuore devi ascoltare
Se in alto vuoi tornare».
 
All’improvviso Kathryn scattò a sedere con gli occhi sgranati e il respiro affannato.
«Le so! So le parole del ritmo!»
Mentre la rossa diceva ciò, Fey e Anita la chiamarono sollevati in coro per poi registrare quello che aveva detto.
«Eh?»
«Cosa?»
Kathryn si voltò verso Anita e le sorrise felice ripetendo la frase.
«Kath, scusa ma non-».
«Dopo. Prima, Kath, stai bene?»
Fey interruppe Anita e la rossa annuì prima di rendersi conto che l’altro non poteva vederla e così diede anche una risposta affermativa.
Mentre l’ex ultraevoluto sospirava sollevato; la minore dei Garcia sorrise e abbracciò veloce l’amica prima di separarsi e di guardare scettica il fiume di lava digitale in cui il mostro si era tuffato.
«Che cos’era quella roba? Lo sai Kath?»
Ogni traccia di felicità abbandonò il volto di Kathryn mentre seguiva lo sguardo dell’altra per poi annuire con aria grave.
Anita la guardò e subito ottenne uno sguardo crucciato in cambio.
«Quel mostro… è X.A.R.E».
 
 
*Ma chi sarà mai la zia ricca… eheh… dai, dovevo trovare modo di inserirla pure qua la nostra care Akiko/Francesca (per risolvere qualunque buco di trama… sta lontana da casa per un anno all’estero quindi non frequenta la Raimon)
 
 
NdA:
Zan zan zannnn!
Come direbbe Jordan… chi non muore si rivede!
E quindi eccomi qui!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se ormai è passato un sacco di tempo dall’ultimo aggiornamento e ben 4 anni dall’inizio della storia.
Se segui questa storia dall’inizio e sei ancora qui… complimenti!
Se sei nuovo… complimenti!
Ho deciso di finirla con questi personaggi anche se di recente mi era venuto in mente di riniziarla per farla al meglio! Ma sono troppo affezionata ad Eden, Roxanne e Anita per salutarle e tanto chi se la calcolerebbe sta storia OC in un fandom morto e sepolto?
Eccomi qua con un capitolo che doveva essere 5 pagine più corto ma ups!
Ci avviciniamo a fine della storia e voglio assolutamente finirla senza riassumere troppo (ma aspettatevi qualche riassuntino e salto temporale).
Ora scappo sperando di non metterci troppo tempo anche con il prossimo capitolo!
Ciao,
Aiko
 
Ps: se avete teorie/idee condividete pure!
   
 
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