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Autore: satakyoya    17/08/2023    0 recensioni
Una ragazza che vive a Tokyo e nei giorni nostri, trascorre le giornate tranquille insieme alla sua famiglia e ai suoi nonni.
Ma suo nonno, prima della sua morte, gli raccontava una storia ambientata in un periodo storico giapponese non ben definito. Tutto quello che conosciamo adesso però in quel periodo non esistevano, le città erano villaggi e le case di legno che componevano i villaggi erano governate da qualcuno al di sopra degli abitanti.
La protagonista è una povera cameriera del castello della città di Wake, in Giappone, ma quella povera cameriera vivrà un'esperienza che nemmeno si aspettava e proverà emozioni che non ha mai provato prima.
Se siete curiosi leggete la storia e lasciatemi una recensione. Spero che vi piaccia!
[In questa storia sono presenti alcuni personaggi della Mitologia Giapponese]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Una volta usciti dal villaggio in cui conoscemmo Eris ci ritrovammo a camminare in mezzo agli alberi. Il terreno delimitata ai bordi da dei sassi di varie dimensioni.
“Ehi, guardate che cos’ho!” disse Aki tirando fuori dalla borsa della stoffa piegata.
Io la presi in mano e la aprii. A prima vista mi sembrava semplice stoffa, ma una volta aperta notai che era un enorme lenzuolo e che per pochi centimetri non toccava terra.
“Che cos’è?” chiesi io.
“È una grande coperta, me l’ha data Eris. Non è fantastico?” disse Aki.
“Inutile.” Dissi Urushi. Aki assunse uno sguardo arrabbiato.
“E a cosa servirebbe?” dissi io.
“Beh, nel caso hai freddo, o vogliamo sederci sopra, questo è utilissimo.” disse Aki.
Mentre lo avevo in mano lo fissai e cercai di capire se era davvero utile.
“Aki, sei sicuro che te lo abbia dato Eris?” chiesi io.
“Sì certo. Chi altro me l’avrebbe dato?” disse Aki. la sua voce era un po’ traballante, come se fosse un po’ insicuro.
“Mmmh… davvero te lo ha dato Eris? Ne sei sicuro?” Chiesi io in modo molto curioso e avvicinandomi sempre di più a lui. Camminando all’indietro andò a sbattere contro un albero con la schiena e sembrava spaventarsi ad ogni mio passo verso di lui.
“D-davvero, me l’ha data lei. I-iris, mi stai spaventando, smettila per favore.” Disse lui mentre arretrava.
Gli rimasi vicino solo per qualche altro istante, poi raddrizzai la schiena. Girai la testa e vidi Urushi ridere con una mano davanti alla bocca.
“Urushi, non ridere!” dissi io. Smise subito di farlo.
“Ehi Iris, ti va di correre con me un po’?” Chiese Aki.
“Eh, adessso? Io non ho molta voglia…” gli risposi.
“Eddai, mi avevi promesso che lo avremmo fatto.” Disse Aki.
“Aki, lo sai che non son veloce come te. Fallo con Urushi.” Dissi io.
Assunse un’espressione imbronciata e disse: “Io però non voglio giocare con lui, non mi diverto perché lui volando va più veloce di me. E poi me l’avevi promesso, te lo ricordi? Eddai, corri con me, solo una volta.”
“E va bene, ma solo questa.” Dissi io sbuffando.
La sua espressione diventò in un attimo super contenta facendo i salti di gioia ed esultando.
“Che inutilità…” disse Urushi con tono basso.
“CHE HAI DETTO?” chiese Aki.
“Ehi ehi, calmatevi. Facciamolo tutti insieme, okay?” dissi io.
“No, io voglio correre solo con te!” disse Aki.
“Non fare così, siamo in tre.” Dissi io.
“Va bene…” disse Aki. Ci fermammo, ci mettemmo uno a fianco all’altro, Urushi in quel momento spalancò le ali dalle sue spalle, poi io dissi: “Bene, pronti? Via!”
Partimmo tutti di scatto e io, la più lenta tra tutti, cercai di correre più che potei. Urushi volò tra gli alberi perdendolo di vista. Aki non sembrava d’accordo di averlo davanti, così con tono serio e determinato aumentò la velocità arrivando a non vedere nessuno dei due in una manciata di secondi. Io sfortunatamente non avevo la velocità di loro due e per questo mantenni il mio passo lento.
Inoltre da quando avevamo iniziato questo gioco notai subito che la strada tutta in salita.
‘Sapevo sarebbe successo così. Sono troppo veloci per me… chissà chi tra i due è il più veloce.’ pensai io.
Dopo 300 metri o poco più mi fermai stremata dalla corsa e con il fiatone. Non sarei mai riuscita a raggiungerli sapendo che non ero abituata a correre come poteva essere Aki e non avevo abilità come le ali di Urushi che mi avrebbero fatto andare sicuramente più lontano.
Dopo poco vidi Urushi buttarsi giù dal ramo di un albero vicino, raddrizzarsi e avvicinarsi a me.
“Va tutto bene?” Chiese lui con tono gentile.
“Sì… tutto bene. Siete troppo veloci, mi serve del tempo per riprendere le forze.” Dissi io.
“Non sei abituata?” Chiese lui.
“Già… Prima di conoscere Aki lavoravo tutto il giorno e non avevo tempo per fare cose come queste, poi questo tipo di gioco non mi piace molto.” Dissi io.
“Ma allora perché lo fai?” chiese lui.
“Ci sono delle volte che mi piace, ma oggi non avevo molta voglia di correre. Però certe volte lo faccio perché mi piace vederlo felice.” Dissi io.
“Secondo me sei innamorata di lui… comunque se vuoi ti aiuto ad andare dove si trova Aki.” disse lui.
“No grazie, camminando ci arrivo.” Dissi io. Avanzammo per circa 500 metri prima di vedere e raggiungere Aki.
“Siete lenti!” disse Aki.
“Scusa scusa, lui è venuto a vedere dov’ero.” Dissi io.
Camminammo fino a notte fonda dove ci fermammo e ci addormentammo appoggiando la schiena al tronco di un albero vicino. Il giorno dopo ci svegliammo, ci alzammo in piedi e ci apparve poco distante da noi un villaggio. Prima di entrare nel villaggio notai due grossi sassi con dei simboli scritti sopra. Non sapendo leggere mi sforzai più che potei di provare a capire cosa c’era inciso, ma non ci riuscii.
“Cosa c’è scritto?” chiesi io.
“Villaggio Nima.” Disse Urushi.
“Che strano nome… strano che nella mappa di mio padre non è indicata.” Disse Aki.
“Andiamo a vedere.” Dissi io.
Non appena entrammo nel villaggio vidi diverse persone camminare tranquillamente in varie direzioni. Io però da quando ci misi piede percepii una sensazione strana, come se venissi osservata da qualcuno di nascosto e da lontano. Avendo paura fosse qualcuno dell’organizzazione Hana, mi voltai indietro per controllare, ma non vidi nessuno e continuai ad avanzare insieme a loro perdendomi nei miei pensieri.
Dopo circa 300 metri Aki stese le braccia ai suoi fianchi fermandoci di scatto.
“Aki, perché ci siamo fermati? Cosa stai guardando?” chiesi io.
Rivolsi lo sguardo nella sua stessa direzione e notai che stava fissando dei bambini che giocavano davanti a noi.
“Voi restate qui, vado a giocare un po’ con loro e poi torno.” Disse lui subito prima di allontanarsi e andare dai bambini.
Erano in sei, indossavano abiti semplice anche se sporchi, avevano 6 o 7 anni e si divertivano a rincorrersi calciando un sasso da una parte all’altra della strada e girando intorno alle case ai bordi della strada.
“Che bambino…” disse Urushi con tono basso.
Subito mi misi a ridere per ciò che aveva detto poi udii delle voci venire dalla mia destra. Da lì infatti avevo una porta di una casa che era incastonata nella roccia. La porta era leggermente aperta e sbirciando vidi 10-12 bambini seduti per terra e distanti una ventina di centimetri e una signora che parlava davanti a loro.
Mi sedetti per terra e rimasi immobile mentre davanti a tutti noi la signora parlava e gesticolava con le mani. I bambini avevano 6 o 7 anni e avevano tutti i capelli scuri, indossavano maglie a maniche corte e dei pantaloncini che arrivavano al ginocchio come lunghezza. Ai piedi invece non avevano nulla.
“Quella signora sta insegnando a leggere e a scrivere.” Sussurrò Urushi vicino a me.
‘Anche Aki mi aveva promesso che mi avrebbe insegnato qualcosa… ma ancora non è successo.’ pensai io.
Davanti a me avevo una signora sui 40 anni che stava scrivendo alcuni segni sul muro alle sue spalle. Mi piaceva stare lì, ad ascoltare e vedere ciò che scriveva. Anzi, ero come ammaliata da tutte le conoscenze che quella signora aveva.
Solo un’ora più tardi la lezione era finita e tutti se ne erano già andati, ma io rimasi immobile a fissare le scritte.
“Ehm, scusa, ma la lezione è finita.” Disse la signora.
“Ah, ecco dov’eri finita. E io che ti cercavo.” Disse Aki avvicinandosi dalla porta a me. “Ma che ci fai qui?”
Improvvisamente mi ripresi dallo sguardo immobile che avevo e dissi: “mi insegnerebbe ciò che ha detto a quei bambini? La prego!”
“EH?” disse Aki.
“Cosa?” Chiese la signora.
“Tutti quei segni fatti sul muro hanno un significato, vero? Me li può insegnare?” chiesi io.
“Ehm…” Disse la signora.
“Iris ma che stai dicendo? Lo sai che questo non è possibile, ci vuole tempo. E poi ci sono io che ti farò da insegnante.” Disse Aki.
“ma se sono giorni che siamo in viaggio e tu non mi hai insegnato ancora nulla!” dissi io. Lui ci rimase un po’ male, ma d’altronde era la verità.
“Ci vorrà del tempo per imparare qualcosa…” Disse la signora pensierosa. Si guardò intorno un paio di volte e disse: “Venite con me, vi porto a casa mia. Ah scusate, non mi sono presentata. Mi chiamo Yuki.”
“Io sono Iris e loro sono Aki e Urushi.” Dissi io alzandomi in piedi.
Non appena aprii la porta notai che fuori stava nevicando. Pensai che era strano perché prima di entrare stavo bene e c’era una temperatura calda, in quel momento invece sentivo un vento freddo provenire dalla mia sinistra.
“Oh, come al solito sta nevicando.” Disse Yuki.
“Come al solito?” chiese Aki.
“Beh, è da qualche anno che è così. Non so il motivo, ma se qualcuno nel villaggio lo conosce non lo dice a nessuno.” Disse Yuki.
Girammo alla nostra destra e iniziammo a camminare. In quel momento sentii dietro di me la stessa sensazione di poco fa, ossia essere fissata e seguita da qualcuno da vicino.
Mi fermai di scatto, mi girai indietro ed effettivamente, tre case dietro di me notai una strana sagoma nera comparire da un angolo. Era simile ad una testa incappucciata.
“Aki, non ti senti seguito da qualcuno?” chiesi io.
“Eh? E per quale motivo dovrei essere seguito?” mi disse Aki.
Pensandoci bene, non avevo ragione di pensare che qualcuno potesse seguirmi. Non avevo mai ferito né ucciso nessuno, la sola cosa che avevo fatto fino a quel momento era di aiutare le persone che avevano bisogno di aiuto insieme ad Aki e Urushi. Questo pensiero mi tranquillizzò e sorridendo tornai a guardare lo stesso punto in cui prima avevo visto la sagoma della persona, ma non c’era più. Era sparito. Mi girai nuovamente e, vedendo tutti lontano una quindicina di metri, accelerai la camminata e li raggiunsi.
“Sig.ra Yuki, per quale motivo qualcuno si dovrebbe nascondere?” chiese Urushi.
“Non ne ho idea, ma di sicuro la persona che ne sa qualcosa vive nel villaggio, parla poco e non rivela mai informazioni.” Disse Yuki.
Mentre parlavamo entrammo da un lato di una piccola piazza, composta da un giardino al centro. Al centro di esso notai quattro alberi piantati talmente vicino l’uno all’altro che vedendoli da lontano sembrava uno solo. Sull’erba del giardino c’erano dei bambini che giocavano, mentre i genitori erano poco lontano che chiacchieravano tra di loro. Ai lati della piazza c’erano dei piccoli gruppi di persone, di qualsiasi età, che anche loro stavano chiacchierando.
Rimasi stupita del fatto che non appena passavamo vicino a un gruppo, tutti loro coglievano l’occasione di salutare Yuki.
“Informazioni su cosa?” Chiese Aki. [.........]
   
 
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