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Autore: EleWar    18/08/2023    5 recensioni
Nella vita di Ryo e Kaori ci sono tanti, troppi segreti, e omissioni, e la verità, prima o poi, viene a galla. Come reagiranno i nostri eroi alle prese con questa nuova avventura?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Altro breve capitolo… ma ormai avete capito come è questa storiella, che presto si concluderà: questo è il penultimo capitolo ^_^
Al solito vi ringrazio e vi lovvo
Eleonora

 
 
 
Cap. 5 Primo appuntamento
 
Era già passato un mese da quando Ryo e Kaori avevano affrontato il discorso dell’adozione, e di tutto quello che vi era legato, e tolta quell’unica telefonata che la sweeper aveva fatto al socio, in cui lo informava che stava bene, e non doveva preoccuparsi per lei, per il resto Kaori non si era più fatta sentire.
Le poche parole che si erano scambiati per telefono, Ryo se le era fatte bastare; d’altronde già trovava difficile parlarle seriamente a quattrocchi, figurarsi se le avesse detto che gli mancava tremendamente e che non vedeva l’ora che tornasse.
Aveva anche paura che Kaori decidesse di non tornare affatto, di darci finalmente un taglio con lui – lui così ostico nei suoi confronti, così freddo e distante - e di dedicarsi a tutt’altra vita, pertanto non aveva osato chiedere nulla, nemmeno dove si trovasse e con chi.
Temeva di metterle fretta, se mai la parola fretta potesse in qualche modo adattarsi alla loro relazione amorosa, o peggio spingerla verso l’allontanamento definitivo.
Si crogiolava in quel limbo in cui lei lo aveva relegato, e pensava che in fondo se lo meritasse.
 
Non le aveva mai parlato apertamente dei suoi sentimenti, e anche quella famosa notte, era solo andato vicino alla verità; non le aveva detto di essere innamorato di lei o che l’amava, ci aveva girato intorno anche se… Se avesse voluto, Kaori avrebbe capito ugualmente.
Riconosceva però che il suo turbamento, le avesse fatto perdere di vista quelle informazioni importanti, ma non stavano facendo un’indagine, in cui era richiesta tutta la loro proverbiale arguzia, e un freddo distacco; lì si ragionava di sentimenti e vita vissuta, e Kaori aveva tutto il diritto di sentirsi defraudata, scavalcata, nel constatare che, alcune persone accanto a lei, le avevano tenute nascoste delle verità importanti.
Quindi se Kaori non aveva capito, non poteva fargliene una colpa…
 
Ryo, però, era quasi arrivato al limite della sopportazione, e non resisteva più.
Voleva rivedere Kaori, la voleva lì, a casa con lui, sotto lo stesso tetto; voleva poterci parlare, scherzare, litigare, e voleva molto altro ancora, malgrado ciò, non osava indagare su dove fosse, e non si sarebbe abbassato a chiedere ai coniugi Ijuin, per esempio, notizie in tal senso.
Anche se all’inizio Miki gli aveva chiesto dove fosse finita Kaori, ora Ryo immaginava che loro due ne sapessero molto più di lui, ma per orgoglio non si sarebbe rivolto a quel polipone di Umibozu e gentile consorte, per nulla al mondo!
 
Ryo aveva detto a tutti che Kaori era andata a trovare la sua amica – e si guardava bene dal dire sorella – Sayuri, e tutta la banda l’aveva presa per buona: nessuno gli aveva chiesto altro, e lui non faceva commenti sulla durata della presunta vacanza, sul dove, come, e quando.
Se gli altri sapevano qualcosa di più, evidentemente non volevano condividerlo con lui, e questo poteva anche accettarlo, tuttavia se immaginava che fosse stata la stessa Kaori, a chiedergli di tacere, gli si stringeva lo stomaco in un assaggio di panico, e a quel punto faceva di tutto per scacciare quei pensieri.
 
Dissimulando il suo stato di perdurante apprensione, si era sforzato di condurre la solita vita, con tanto di uscite… a vuoto, perché: non andava certamente a donne, non era sua intenzione rimorchiare nessuna, e nemmeno si lasciava andare a gozzoviglie varie, dal tasso alcolico elevato.
Girava per la città, controllava i locali e i soliti loschi individui che li frequentavano; teneva sottocontrollo quella massa informe di umanità semi deviata, e tirava avanti.
 
La verità era che si annoiava a morte senza Kaori, e la vita non aveva più lo stesso sapore.
 
Una mattina di mezza estate, Ryo si ritrovò casualmente alla stazione di Shinjuku; non vi era andato sovente nell’ultimo mese, da quando Kaori era partita, perché non voleva impegnarsi seriamente in nessun caso senza di lei.
Inoltre, sentiva di non avere la mente sgombra, e la lucidità necessaria per dedicarsi a qualsiasi altra cosa che non riguardasse loro due.
 
Distrattamente guardò la lavagna, fittamente ricoperta di messaggi scritti con il gesso bianco: ideogrammi, numeri di telefono e date, e si riscosse quando vide il ben noto XYZ.
Si avvicinò.
Sotto l’inconfondibile sigla, c’era un disegnino che gli fece venire il batticuore: era uno di quelli che gli faceva sempre Kaori, a corredo dei bigliettini che gli lasciava in giro per casa, e invariabilmente rappresentavano lei; una sorta di caricatura appena sbozzata, dal tratto quasi infantile, che però lo divertivano un sacco, anche quando la socia si rappresentava furibonda o irata.
Era il suo particolarissimo modo, per dare enfasi alle parole scritte, erano il suo marchio di fabbrica che sostituiva la firma.
Lo sweeper adorava questo suo modo scanzonato e fantasioso di comunicare con lui, e addirittura qualcuno di quei bigliettini se li era pure tenuti - gelosamente nascosti, manco a dirlo - nei meandri del suo portafoglio.
 
Emozionato, si mosse lentamente verso l’enorme tabellone di liscia ardesia, e il cuore gli si riempì di gioia quando vide che la Kaori disegnata era raggiante, con tanto di occhiolino: questo voleva dire che era felice e bendisposta con lui, che c’era speranza.
Si rincuorò.
Ma, più di tutto, si sentì finalmente sollevato quando lesse “Stasera al porto”.
 
Non c’era bisogno di aggiungere altro perché Ryo sapeva di quale porto si trattasse, quello che li aveva visti passeggiare come due fidanzati, durante quella magica serata quando si erano finti due innamorati, al primo appuntamento.
Lui, allora, l’aveva chiamata Cenerentola, e lei l’aveva considerato il suo ragazzo, per una sera soltanto.
Si erano quasi baciati.
Pur avendo dissimulato tutto anche nei giorni seguenti, entrambi sapevano però che era successo, che era successo qualcosa, o che era stato sul punto di accadere.
Che Kaori gli desse appuntamento lì era indicativo, aveva il suo significato: era ricco di sottintesi.
 
Ryo quasi saltò di gioia, pensando al prossimo incontro, ma poi s’incupì di colpo: quando era stato scritto quel messaggio?
Di quanti giorni era vecchio?
Lui non passava di lì da un bel po’ di tempo, e se Kaori lo avesse aspettato invano una delle sere precedenti?
E se lui fosse fuori tempo massimo?
Fu preso dal panico, e immediatamente corse al porto anche se era ancora mattina.
 
 
 
 
Nelle interminabili ore che seguirono, si tormentò con mille dubbi, e soprattutto si chiese perché Kaori non fosse tornata direttamente a casa, a casa sua, e fosse, invece, ricorsa a quell’escamotage per rivedersi.
Era un XYZ quello, ma non sembrava una richiesta d’aiuto, e poi sul disegnino Kaori era felice, quindi…
 
Ryo arrivò a sera moralmente distrutto, ma allo stesso tempo euforico ed emozionato.
Kaori era ritornata, e solo quello contava.
Se non si fosse presentata, se lui avesse mancato il giorno, allora avrebbe fatto di tutto per ritrovarla, e avrebbe smosso mari e monti per lei: era stanco di aspettare – anche se sicuramente la socia lo era molto più – voleva rivederla, voleva stabilire un contatto.
 
Quando finalmente il sole iniziò la sua lenta discesa ad ovest, e quando le ombre iniziarono ad allungarsi, mentre il cielo di tingeva di rosa, Ryo era quasi sull’orlo del baratro: era così nervoso e teso, che d’un tratto ebbe paura di fare il solito passo falso, di rovinare tutto, di dire o fare la cosa sbagliata.
Il suo cuore era in tumulto come non lo era stato mai, nemmeno quando era in procinto di scontrarsi con il nemico, durante un agguato, o una missione altamente pericolosa.
Non si era sentito così neanche la notte prima di Kaibara, anche se lì era diverso: c’era Kaori con lui, e dentro di sé sentiva una calma rassegnata.
Temeva che quella sarebbe stata la loro ultima notte insieme, eppure si sentiva forte e invincibile, perché aveva accanto l’unica donna che contasse veramente per lui.
 
Ma ora…
Ironia della sorte, proprio Kaori lo metteva in agitazione, del resto troppe cose erano cambiate da quella fatidica notte di veglia, e se anche non avesse rinnegato tutto ciò che si erano detti, e quello struggentissimo bacio attraverso il vetro, fingendo che non fosse mai successo nulla, poi c’era stata la mezza confessione nella radura, che li aveva finalmente avvicinati di più ancora, ma non abbastanza per essere una coppia vera e propria.
 
La storia dell’anello, di Sayuri, del passato di Kaori, erano giunte in un momento delicato per loro, in cui non erano più semplici colleghi di lavoro, ma nemmeno altro ancora.
Non per la prima volta, si disse che questo proprio non ci voleva, che in un certo senso aveva rovinato tutto complicando loro la vita, salvo poi invariabilmente redarguirsi, e ammettere che tutte le verità, prima o poi vengono a galla, e quelle erano rimaste sommerse per troppo tempo.
 
Ryo non sapeva come gestire una qualsiasi relazione amorosa, che non fosse destinata solo ad un po’ di ginnastica orizzontale, possibilmente da esperirsi nel più breve tempo possibile, tuttavia aveva una vaga idea che, meno segreti ci fossero fra gli amanti, e meglio era.
La storia dell’anello era uno di questi, e in fondo era ora che venisse fuori.
Sospirò.
 
Era ancora immerso nei suoi pensieri, quando la sirena di una grossa nave cargo lo riscosse facendolo sobbalzare; era un fascio di nervi.
Si guardò intorno, e non gli fu difficile individuare Kaori, anche da decine di metri di distanza; se anche il suo portamento non fosse stato inconfondibile e così familiare per lui, a quell’ora del giorno non c’erano più tante persone a girovagare per il porto, quindi l’avrebbe notata ugualmente.
I portuali avevano da tempo terminato il loro orario di lavoro, i pescherecci erano già tornati in rada, e pochissime coppie ancora passeggiavano nel tramonto, mentre ancora qualcuno faceva jogging prima di cena.
E comunque lui era lì da ore ad aspettarla, e il suo sguardo non cercava che lei.
 
   
 
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