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Autore: Severa Crouch    20/08/2023    1 recensioni
Prima della guerra, erano solo studenti della prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una seconda casa per tutti loro.
L’inizio dell’anno scolastico 1974-1975 si apre con una minaccia: strani e pericolosi incidenti capitano agli studenti che si avventurano per i corridoi da soli. La preoccupazione inizia a crescere fino ad alimentare le voci su una possibile chiusura della scuola.
I fratelli Black, Sirius e Regulus, Robert Turner e i loro amici inizieranno a indagare su questo mistero, dimostrando che le Case di Hogwarts, a dispetto delle diverse vedute, possono unirsi quando c’è in gioco la sopravvivenza della scuola. Nel mezzo, l’amicizia, gli amori, le lezioni e il Quidditch.
Questa storia partecipa alla challenge “Gruppo di scrittura!” indetta da me sul forum “Writing Games - Ferisce più la penna” - aggiornamenti ogni 15 del mese.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 7 - La reticenza di Hagrid



 

C’era un’infinità di motivi per cui tornare nella Foresta Proibita in piena notte non era una buona idea. 

Non solo perché tutti e tre rischiavano una punizione, di far perdere punti a Corvonero che, finalmente, era in vetta nella classifica della Coppa delle Case, ma c’era anche il dubbio su cosa - o chi - si aggirasse per la Foresta Proibita a risucchiare il sangue da qualsiasi cosa ostacolasse il suo cammino, animali o studenti che fossero. 

Tuttavia, la sola ragione per cui si trovavano in mezzo ai rovi, nascosti da un incantesimo di Disillusione e aggrappati alla speranza che questo fosse sufficiente a nascondere la loro presenza agli occhi di qualsiasi mostro, era quella di incontrare i Centauri.

Era trascorso quasi un intero mese dall’aggressione ad Aurora Sinistra e non c’erano state ulteriori aggressioni, ma solo quei rumori che, lentamente, avevano smesso di preoccupare gli studenti ed erano entrati a pieno titolo tra i rumori abituali della scuola, proprio come il cigolio delle porte, lo scricchiolio delle scale, l’ululare del vento tra le fessure delle pareti, i versi di Pix, e il chiacchiericcio fastidioso dei fantasmi.

Avevano dovuto attendere la prima notte senza pioggia per poter uscire nella Foresta, in quanto dubitavano che delle creature intelligenti e sapienti come i Centauri andassero a zonzo sotto l’acquazzone e, per di più, senza punti di riferimento con il cielo coperto da nuvole dense di pioggia. 

“Seguitemi, conosco la strada,” disse Xenophilius mentre li guidava tra le felci e gli abeti. In lontananza, il battere di ali dei pipistrelli e di qualche rapace notturno segnalava la loro presenza quali intrusi di quell’habitat.

“Come fai ad essere certo del percorso?” Robert invidiava la sicurezza di Xeno la maggior parte delle volte. 

“Semplice, ho lasciato dei segni sugli alberi. Possono cambiare i sentieri, ma gli alberi non si spostano. Ecco, vedete quell’ontano in mezzo ai pini? Lì ho messo il primo segnale.” Si avvicinò all’albero e sussurrò: “Revelio.”

“Sei proprio sicuro?” 

Persino sotto l’incantesimo di Disillusione era possibile percepire il sorrisetto obliquo di Giles. Il grattare della corteccia segnalò che l’amico stava esaminando l’albero. “Si tratta di un bell’esemplare, perfetto per una bacchetta magica, ma non c’è traccia di magia.”

“Che strano, eppure sono certo che sia questo l’albero.” 

“Credi che qualcuno abbia rimosso il tuo incantesimo?” Robert era piuttosto perplesso, non riusciva a credere che fosse possibile rimuovere un incantesimo di localizzazione. Xeno, poi, era piuttosto bravo, persino il professor Flitwick lo considerava uno dei suoi migliori studenti.

“Io proprio non riesco a capire…” Sospirò affranto. “Perché qualcuno sta boicottando la nostra missione?”

“Forse per proteggere i segreti dei Centauri?” ipotizzò Robert.

“Ma sei sicuro che qualcuno ci stia boicottando? Quando saresti venuto ad apporre l’incantesimo?” La domanda di Giles era piuttosto pertinente. Negli ultimi giorni aveva diluviato talmente tanto che credevano la neve sarebbe giunta prima del tempo. 

“Io… io…” L’incantesimo di Disillusione svanì lasciando intravedere uno Xeno che si guardava intorno smarrito. 

“Credi che qualcuno lo abbia Confuso?” domandò Robert.

“No, è che io sono venuto qui, esattamente due pomeriggi fa, mentre voi due eravate impegnati con Emily Light. O meglio, Robert era impegnato a fare il cascamorto, Giles tollerava stoicamente.”

“Due giorni fa non è un grande periodo di tempo perché l’incantesimo si sia estinto,” Giles rivelò la sua figura, così fece Robert.

“Esatto! Il problema è…” Xeno fece una pausa e osservò la bacchetta. “Non riesco a ricordare il momento esatto in cui ho apposto l’incantesimo.” Camminava intorno all’albero con le punte delle dita che stringevano le due estremità della bacchetta. “Ricordo perfettamente di avervi lasciati con Emily, di essermi nascosto alla vista di Hagrid, di aver preso il sentiero della Foresta Proibita e di essere andato verso il Lago Nero, l’unico punto di riferimento che abbiamo. Ricordo anche di aver visto questo ontano in mezzo ai pini, di averlo accarezzato, proprio come avrebbe fatto Giles. Poi, per qualche strana ragione, non ricordo più niente.”

“Sembrano gli incantesimi anti-localizzazione che i maghi usano per proteggersi dai Babbani…”

“Ma io non sono un Babbano! E perché qualcuno avrebbe dovuto proteggere questo ontano?”

“Quindi tu non sei più sicuro di aver usato un incantesimo di localizzazione su questo ontano…”

“Ne ero sicuro fino a qualche momento fa, ma adesso tutto è più confuso…” Agitò una mano davanti ai suoi occhi esclamando: “Che fastidio questi moscerini!”

“Quali moscerini?” Robert e Giles si scambiarono uno sguardo preoccupato. “Vieni, Xeno, torniamo alla torre di Corvonero, mi sa che non sei in forma per i Centauri…”

“No! Io voglio trovarli, voglio conoscerli, voglio dialogare con loro e scoprire il senso di quella profezia!” 

“Non c’è niente da capire, i riferimenti al sangue e all’oscurità sono piuttosto chiari, non ti basta tutto l’orrore a cui abbiamo assistito?” Giles era preoccupato, implorava Xeno di tornare indietro, quando un fruscìo di foglie seguito da un: “Chi c’è qui?” li fece sobbalzare per lo spavento.

“Lovegood! Turner! Ollivander! Cosa ci fanno tre Corvonero come voi di notte nella Foresta Proibita?” 

Nel veder comparire la figura imponente di Rubeus Hagrid, Robert fu invaso da due sentimenti contrastanti: il sollievo di non aver incontrato il mostro, il terrore di non scampare a una punizione. Hagrid era molto amico di Silente, era risaputo, e non c’era alcun motivo al mondo per cui non dovesse fare rapporto al Direttore della loro Casa o al preside in persona. Sentiva il cuore battere forte fin dentro la gola, mentre le gambe gli cedevano più di quando si era trovata la pila di animali morti davanti. Riusciva persino a immaginare le conseguenze che sarebbero giunte da casa, alla punizione di sua madre per aver fatto sfigurare i Turner.

“Cerchiamo i Centauri!” Xeno non provò nemmeno a inventare una scusa. “Puoi dirci dove si trovano?”

“Assolutamente no!” esclamò il Guardiacaccia, “Dovreste essere a letto, non girovagare per la Foresta Proibita! Non è sicuro!”

“Perché tu sai che c’è un mostro?”

“Non c’è nessun mostro! Solo creature incomprese che possono diventare pericolose per degli studenti inesperti come voi!”

“Hagrid, tu sai se ci sono incantesimi protettivi?”

“Il preside intende proteggere la scuola, ma questo non dovevo dirvelo.”

Robert e Giles si scambiarono uno sguardo di intesa: l’esitazione di Hagrid era il momento perfetto per defilarsi. Occorreva prendere Xeno, però. Forse, vi era la possibilità di non finire in punizione. “Ma io voglio conoscere i Centauri!” Xeno obiettò, mandando in frantumi tutti i progetti di Giles e Robert. 

“I Centauri sono creature cocciute, di certo non hanno tempo da perdere con gli studenti. Sono impegnati in cose più importanti, di vitale importanza.” Hagrid li osservò dritti negli occhi.

“Vuoi dire che sono coinvolti nella protezione della scuola?”

“Io non vi ho detto niente. Andate, prima che vi veda un professore e vi metta in puninzione.” Giles e Robert approfittarono del tempo in cui Xeno assimilava quelle informazioni per arpionarlo, ciascuno afferrò un braccio, e lo trascinò in direzione della scuola. Hagrid fece loro strada e li accompagnò fino al portone di quercia per accertarsi che rientrassero nel castello.

Oltre la porta di legno, il volto severo della professoressa McGranitt, fece loro comprendere di essere finiti in punizione.

 

***

 

A colazione, Sirius sollevò lo sguardo verso il tavolo di Corvonero. La casa aveva l’aria più torva del solito e il solito chiacchiericcio allegro sembrava essersi spento. Cercò con lo sguardo Robert e lo vide chino su una ciotola di porridge con aria funerea.

“Se i Corvi sono tristi, è solo per una ragione,” sentenziò James, mentre il sorriso gli si allargava sul volto. “Come sospettavo: guardate la clessidra! Non sono più i primi!”

Sirius portò lo sguardo verso gli zaffiri il cui livello era sceso drammaticamente. “Hanno perso un sacco di punti!”

“Questo significa solo che qualcuno è finito nei guai,” disse Remus mentre terminava il suo toast imburrato. “E con ogni probabilità i nostri amici sono i responsabili,” continuò James. “Su, andiamo a insegnar loro come portare con dignità lo spirito malandrino. Se c’è qualcuno esperto di punizioni, quelli siamo noi…”

Lungo il percorso, intravidero Mulciber, Avery e Mocciosus ridere in direzione delle clessidre. “A quanto pare, Serpeverde non ha rivali per la Coppa delle Case…” osservò Mocciosus. Avery si sistemò il nodo della cravatta. “Non c’erano dubbi, gli altri sono degli sfigati.”

“Scommetto che è tutta colpa di Turner, Lovegood e Ollivander, guarda le loro facce,” aggiunse Mulciber. “Che ne dite se ci divertiamo un po’?”

James e Sirius non ebbero bisogno di scambiarsi parole, bastò uno sguardo rapido e poi i tre Serpeverde si ritrovarono in mutande di fronte l’intera scuola che scoppiò a ridere.

“Ehi! Avery, belle gambe!” esclamò qualcuno dal tavolo di Tassorosso. 

“La notizia è che le ha anche Piton!” gli fece eco Marlene McKinnon dal tavolo di Grifondoro. 

“Mulciber, stai attento, rischi di inciampare,” lo avvisò Sirius prima di attirare a sé la cintura di Mulciber e farlo cadere sul pavimento con un tonfo. La professoressa McGranitt, dal tavolo dei professori, urlò: “Signor Mulciber! Signor Piton! Signor Avery! Tutto ciò è inaccettabile!”

“Se la prenda con i suoi studenti!” mormorò Piton che, codardo come al solito, indicò James. “Potter è il responsabile di quanto accaduto!”

James e Sirius avevano già riposto le bacchette in tasca e sfoderarono la loro miglior espressione innocente. “Assolutamente no, professoressa, noi stavamo andando a salutare i nostri amici Corvonero.”

Severus Piton con il volto livido per il fastidio e, al tempo stesso, imbarazzato per essere in mutande davanti alla professoressa McGranitt, cercò di perorare la sua tesi e ottenere una qualche forma di rivalsa. Così, con le mani che reggevano i pantaloni e cercavano nervosamente di chiudere la cintura, protestò: “Le due cose non si escludono!” 

La McGranitt alzò un sopracciglio, infastidita dall’interruzione e, forse, dalla sfiducia che Severus mostrava circa la sua capacità di valutazione. Sirius e James avevano imparato nel corso degli anni a rapportarsi con la professoressa.

“Signor Piton, tolgo dieci punti a testa a Serpeverde per l’interruzione e il modo indecoroso in cui vi siete comportati con i Corvonero… Vi ho sentiti fin dal tavolo dei Professori” si rivolse poi a James e aggiunse: “Potter, ti tengo d’occhio.”

“È un piacere, professoressa,” commentò con la sua miglior faccia tosta. Era difficile, se non impossibile, impressionare la McGranitt che, infatti, si limitò ad allontanarsi senza cedere a un sorriso. 

James prese posto accanto a Ollivander ed esclamò: “Quella strega un giorno mi amerà follemente…”

“Non so se è più inquietante la tenacia che mostri verso Lily o la tua passione per la McGranitt,” obiettò Giles sistemandosi gli occhiali dalla montatura dorata. James sospirò: “Sono amori diversi… Non si può dire che la McGranitt non sia una delle più grandi esperte di Trasfigurazione viventi. Vorrei tanto padroneggiare gli incantesimi come lei.”

“Potter, sei comunque uno dei suoi migliori studenti…” intervenne Robert. “Lo sappiamo tutti che ha un debole per te, anche per via del Quidditch.”

“Vi rendete conto che se Lily avesse qualcosina della McGranitt sarebbe perfetta?”

Sirius, Robert, Giles e Xeno alzarono le sopracciglia in sincrono. “Potter, questa è la prima volta che ti sentiamo alludere a una non completa perfezione della Evans…”

“Tsk… uomini di poca fede…” James spostò lo sguardo verso il tavolo di Grifondoro e, prima che si perdesse nella contemplazione di Lily intenta a fare colazione con le sue amiche, Sirius tornò al motivo per cui erano andati a trovare i Corvonero. “Hanno ragione i Serpeverde? I punti persi da Corvonero sono a causa vostra?”

Robert sospirò, si passò una mano sul viso e annuì. “Purtroppo sì, abbiamo incontrato Hagrid nella Foresta Proibita e ci ha riportato al castello. All’ingresso, abbiamo incontrato la McGranitt che ci ha tolto 50 punti a testa…”

“Non solo, siamo in punizione per tutte le sere della prossima settimana. Aiuteremo Madama Pince a riordinare la biblioteca dei Corvonero, senza magia.”

“Beh, non è male come punizione…” commentò Sirius, “ancora mi ricordo di quando ho passato tre giorni in compagnia di Gazza e del suo stupido gatto…”

“Ad ogni modo, ne è valsa la pena,” sentenziò Xeno raddrizzando le spalle. “Abbiamo scoperto qualcosa sui Centauri.”

Sirius si avvicinò incuriosito da quella notizia, James sistemò meglio gli occhiali mentre si sporgeva verso Lovegood con i gomiti puntati sul tavolo. Giles e Robert, invece, sembravano meno convinti sul fatto che ne fosse valsa la pena. 

Xeno aveva guardato alla sua destra e alla sua sinistra, come per accertarsi che non ci fossero orecchie indiscrete nei paraggi, lasciò che i lunghi capelli biondi che aveva dietro le spalle gli scivolassero davanti, quasi a coprire il volto. Solo dopo che si sentì sicuro di non poter essere ascoltato, con un filo di voce, disse: “Sono coinvolti nella protezione della scuola.”

“Vuoi dire che la minaccia viene dalla Foresta Proibita?”

“E allora, i rumori?”

“E le aggressioni nella scuola?”

Xeno scrollò le spalle. “Sono certo che Hagrid sa qualcosa, dopo tutto, lui è l’esperto di creature spaventose.”

“Quello è Kettleburn,” lo corresse Giles. “Hagrid è soltanto ottimista sulle possibilità di gestire creature pericolose.”

“Forse è arrivato il momento di fare due chiacchiere con Hagrid,” concluse James. Si rivolse a Sirius proponendo: “Ci andiamo dopo l’ora di Incantesimi, quando abbiamo un’ora di buco, prima di Pozioni.”

“Anche noi abbiamo un’ora di buco, dopo Incantesimi, prima di Trasfigurazione.” Robert sembrava aver recuperato un po’ di ardimento. “Veniamo con voi.”

Non era la prima volta che andavano a trovare Hagrid, anche se era la prima volta che Sirius vi metteva piede senza le sembianze di Felpato. Era complicato riuscire a sfuggirgli in forma canina, Hagrid era dannatamente bravo a fargli le coccole e lo riempiva di prelibatezze. Inoltre, Thor, il suo cane, lo aveva preso in simpatia e ogni tanto passavano del tempo a giocare. Era stato difficile fargli credere che vivesse nella Foresta Proibita e che non fosse il cane di qualche studente. Se Hagrid avesse sospettato che qualcuno avesse smarrito il cane, infatti, sicuramente avrebbe avvisato il Preside che avrebbe intuito la natura umana dietro le sembianze canine.

“Ragazzi!” Dopo la sorpresa iniziale, Hagrid notò che c’era qualcosa di insolito in quella visita, li osservava con le sue sopracciglia folte e scure corrucciate. Era una delle poche persone trasparenti come l’aria e, secondo Sirius, ciò era dovuto al fatto che trascorresse molto tempo con gli animali magici. Thor gli andò incontro scodinzolando e gli fece le feste annusandogli il sedere. Era un cane così furbo che sicuramente aveva riconosciuto l’odore di Felpato in Sirius.

“Strano, di solito non è così espansivo.”

Sirius sorrise e minimizzò: “Faccio sempre questo effetto ai cani…” James gli diede manforte: “Verissimo, devi vederlo a Hogsmeade…”

“Bene, potresti lavorare con le Creature Magiche…”

“Dopotutto, tua mamma dice sempre che sei una bestia,” ridacchiò Robert dandogli una gomitata e James scoppiò a ridere. 

“E voi due siete due idioti.”

“Ad ogni modo,” Giles tornò serio, “siamo qui per chiederti qualcosa su quello che sta succedendo nella Foresta Proibita.”

“Non è affare vostro.”

“Ma Hagrid! Minacciano di chiudere la scuola se questi attacchi non cessano! Hai visto che cosa è successo ai gatti?”

“Silente sta indagando, io sto indagando, i Centauri stanno indagando e non c’è nessun motivo al mondo per cui debbano essere dei ragazzini come voi a mettersi nei guai andando a zonzo di notte nella Foresta Proibita. Pensate a studiare.”

“Hagrid, tu c’eri quando è morta Mirtilla?” Il volto di Hagrid si contrasse in una smorfia di dolore alla domanda di James. Li invitò a entrare in casa e ad accomodarsi al tavolo di legno, sulle sedie che erano enormi, a dimensione di Hagrid. Da una credenza di legno dall’aria malandata, estrasse delle tazze sbeccate e tirò fuori dal camino una grossa teiera di peltro che era stata messa a riscaldare sulla brace. Versò loro del tè, il suo lo corresse con un po’ di Firewhisky.

“Ero al mio ultimo anno di Hogwarts quando è morta Mirtilla, venni incolpato ed espulso dalla scuola. Ma io non c’entro niente e nemmeno Aragog!”

“Chi è Aragog?”

“La mia Acromantula!”

“Quei ragni giganti che vivono nella Foresta Proibita sono i tuoi?” La domanda di Xeno sorprese tutti e li costrinse a voltare lo sguardo di tutti i presenti dall’altro capo del tavolo. Lui, con i suoi capelli biondi che gli cascavano disordinati ai lati del viso, si limitò ad osservare i suoi compagni di Casa, incredulo della loro sorpresa. “Se non avete notato i ragni, è solo perché siete sempre distratti dai legni o dagli ingredienti per le Pozioni!”

“Se avessimo visto un’Acromantula, l’avremmo notata, perché è enorme!”

“Allora cambiati gli occhiali Giles, perché io ho visto i loro occhi che ci osservavano per tutto il tempo,” ribatté piccato. 

“Ad ogni modo, le Acromantule non hanno fatto nulla di male. Silente mi ha chiesto di parlare con Aragog e né lui né i suoi figli hanno mai toccato quegli animali.” Hagrid fece una pausa, come se fosse indeciso se continuare il suo discorso e poi aggiunse: “Di solito, delle prede delle Acromantule non rimane nulla.”

“Ah.” L’esclamazione di Ollivander fu flebile e tremolante al tempo stesso, sintomo di un vero e proprio terrore. Si sistemò gli occhiali sul naso e cercò di sdrammatizzare con i compagni di Casa: “È confortante sapere che oltre a qualcosa che succhia il sangue delle prede, c’è anche altro che delle prede non lascia nulla…”

Hagrid gli rivolse un’occhiataccia: “Le Acromantule sono creature incomprese, nemmeno tu lasci nulla della tua colazione. Basta solo che non sei la colazione dell’Acromantula!”

“Eh, sì, che ci vuole?” domandò sarcastico.

“E ritorniamo al motivo della punizione: basta non andare a zonzo per la Foresta Proibita di notte. Le regole esistono per garantire la vostra sicurezza.”

“Sì, ma i sentieri cambiano!” Esclamò Robert, “questo non garantisce nessuna sicurezza!”

“Che sciocchezze! I sentieri della Foresta Proibita sono gli stessi da sempre!” 

Tutti loro si scambiarono uno sguardo ancora più sospettoso: se i sentieri cambiavano non era per disposizione dei professori. Ci fu un momento di silenzio in cui ciascuno di loro tornò a bere un sorso del tè di Hagrid senza sapere cosa dire. La testa di Sirius vorticava in preda a mille interrogativi ed era sicuro che anche quella degli altri stesse facendo le stesse domande. 

Hagrid guardò fuori dalla finestra e poi osservò l’orologio: “Non avete lezione voi? Tornate al castello e smettetela di preoccuparvi, il professor Silente risolverà tutto.” James annuì e invitò tutti a seguirlo. Si allontanarono a sufficienza dal capanno di Hagrid, in modo da non essere visti e poi deviarono verso il campo di Quidditch. 

“Nessuno si sta allenando, sotto gli spalti dovremmo rimanere tranquilli.” 

“Cosa abbiamo scoperto? È stato l’ennesimo buco nell’acqua,” sospirò Xeno. “Di questo passo, non riuscirò mai a entrare nella comunità dei Centauri!”

“Sapevamo che la nostra missione non sarebbe stata semplice,” obiettò Robert dando una pacca sulla spalla all’amico. Sirius li osservò con interesse. Quando erano bambini, prima di Hogwarts, Robert era il suo migliore amico, il compagno di giochi prediletto. Poi, dopo il loro Smistamento, entrambi avevano trovato un compagno di Casa che era diventato più importante, Xeno per Robert, James per Sirius. Non c’erano stati litigi o scenate di gelosia, era stata una cosa spontanea e molto naturale. Robert era sempre la sua persona preferita, quando si trovavano insieme a Grimmauld Place, in alcuni momenti era anche meglio di quel pignolo lamentoso di Regulus. C’erano però delle differenze caratteriali che stavano emergendo e che Sirius iniziava a notare sempre di più. Robert era più distaccato dalle follie dei loro genitori, era paziente, stoico in un modo che Sirius non riusciva a capire, visto che moltissime volte, quello che sentiva in casa, lo metteva a disagio. Era un tratto del carattere che il più delle volte aiutava Sirius a calmarsi e mettere tutto in prospettiva: i loro genitori erano pazzi e c’era poco da fare. Negli ultimi tempi, però, Sirius faceva sempre più fatica a mantenere il distacco, a fingersi impegnato come Robert, o accondiscendente come Regulus e Alex. Nel vederlo dare la pacca sulla spalla a Lovegood, con la sua solita calma, Sirius sentiva tutta la frustrazione di Xeno, costretto a calmare un desiderio dirompente.

“In realtà abbiamo scoperto diverse cose,” precisò James, interrompendo il discorso sui Centauri. 

“Abbiamo scoperto che le Acromantule non c’entrano con le morti degli animali, il ché esclude che sia qualcosa che si muove nella Foresta,” intervenne Sirius. James, al suo fianco, annuì convinto: “E abbiamo scoperto che i sentieri cambiano solo quando vogliono loro.”

“E il Confundus,” esclamò Xeno, “L’albero che credevo di aver marchiato e invece non aveva alcun incantesimo!”

“Il che ci riporta all’ipotesi iniziale: non è una creatura magica, ma un mago!”

“O una strega,” disse Robert.

“Certo, o una strega.”

“Quindi ha ragione tua sorella e qualcuno ha maledetto la scuola?” domandò Giles sistemandosi gli occhiali sul naso. “Adesso, sì, che possiamo stare tranquilli.” 

Robert sospirò: “Non so se ha ragione Alex, ma dobbiamo venire a capo di questa vicenda prima che chiudano la scuola. Io non voglio assolutamente tornare a studiare a casa con il precettore.”

“Nessuno di noi lo vuole…” sospirò Sirius mentre James gli faceva cenno di seguirlo verso l’aula di Pozioni. Il solo pensiero di dover seguire Pozioni con i Serpeverde era in grado di mettergli l’umore sotto i piedi.

 

***

 

Le lezioni erano finite e l’aula di Pozioni era finalmente vuota. Lumacorno l’aveva messa a disposizione di alcuni dei suoi studenti preferiti. Regulus detestava quella smarcata preferenza, ma aveva bisogno dell’aiuto dei suoi compagni di Casa per poter riuscire a prendere almeno un “Oltre ogni previsione” in luogo del solito “Accettabile”. 

A Samhain, infatti, la scuola avrebbe informato le famiglie sugli esiti di metà trimestre e Regulus sapeva che sua madre non sarebbe stata affatto contenta dei suoi voti in Pozioni. Per quanto si applicasse, però, finiva per distrarsi, a causa dell’irritante accondiscendenza di Lumacorno, del modo in cui appoggiava la mano sulle spalle dei suoi studenti preferiti, a quei finti incoraggiamenti, ai voti che erano fin troppo generosi. A voler essere onesti, infatti, l’ultimo compito di Pozioni avrebbe meritato uno Scadente, Severus gli aveva persino detto che, se lui fosse stato professore, avrebbe messo un Troll a un compito del genere e, invece, Lumacorno gli aveva dato un Accettabile, arrivare a meritarsi un Oltre Ogni Previsione sembrava come scalare un’enorme montagna di formule magiche e ingredienti che non reagivano mai come Regulus si attendeva facessero, per non parlare della puzza del calderone che gli dava il mal di testa.

“Grazie per essere qui,” disse osservando i suoi amici. Di fronte a lui, Severus Piton lanciava uno sguardo ironico in direzione di Alexandra e Barty che avevano già sistemato il loro calderone e ordinato tutti gli ingredienti sul bancone in modo estremamente meticoloso. “Cos’è? Hai bisogno delle ripetizioni del primo anno? Guarda che mi ricordo tutto.”

“E chi può dirlo?” si lasciò sfuggire Barty.

“Io sono qui per ripetere che se prendo un altro Scadente, riceverò una Strillettera da casa,” sospirò Jago sconsolato.

“Mi consola sapere di non essere l’unico ad avere problemi in Pozioni, ma il passaggio dal secondo al terzo anno è stato drammatico. Fino allo scorso anno, non avevo problemi, ma quest’anno mi sembra di non riuscire a fare più niente,” si lamentò. Severus emise un sospiro spazientito. “Iniziamo, allora. Dove siete arrivati?”

Regulus osservò i suoi appunti, nemmeno riusciva a ricordare i nomi delle pozioni che aveva elencato Lumacorno. Era come se la sua mente rifiutasse di trattenere quelle informazioni. Lasciò scorrere l’indice sulla pergamena ruvida del suo taccuino sotto il sopracciglio alzato di Severus e disse: “Dobbiamo fare il compito sulla Pozione Restringente.”

Piton emise uno sbuffo sarcastico. Se non fosse stato che era il miglior studente di Serpeverde e avesse la fama di essere un ottimo pozionista, Regulus non lo avrebbe mai coinvolto perché era uno stronzo. La sua voce irritante e strascicata commentò: “E non ti è riuscita? Persino Jago l’ha fatta al primo colpo. Scommetto che anche Turner e Crouch ci potrebbero riuscire.” 

Dal suo bancone, Alexandra gli rivolse uno sguardo incoraggiante, ma Regulus iniziava a irritarsi in quell’aula che lo indisponeva: “Vuoi essere d’aiuto, Severus, o vuoi solo infierire?”

“Sono in grado di fare entrambe le cose, Black.” Il modo in cui pronunciò il suo cognome contribuì ad aumentare il malumore di Regulus. 

Alexandra gli si avvicinò e gli disse: “Prima di tutto, Reg, devi preparare il tavolo. Sul tuo bancone c’è un caos che nemmeno la cucina lasciata a Kreacher…” Regulus sentì il malumore scivolare via, il ricordo dei loro pomeriggi di gioco a casa e la voce di Alex lo mettevano di buon umore. La sua amica continuò: “mio papà dice sempre che i filtri non escono se non hai il bancone ordinato.” Edward Turner, il papà di Alex, era uno dei più rinomati Guaritori del San Mungo. Il suo campo di studi erano gli avvelenamenti da Sangue di Drago e lui era un appassionato studioso dei Draghi, al punto che, insieme al suo migliore amico Orion Black, avevano messo su un commercio clandestino di uova di drago. Se Edward aveva dato un simile consiglio ad Alex, doveva essere utile. Regulus non aveva mai pensato a ordinare il bancone, si limitava ad afferrare gli ingredienti che gli servivano man mano che li leggeva e un paio di volte aveva sbagliato i tempi di inserimento.

“Che ingredienti richiede la pozione Refrigerante?” domandò Alexandra mentre con un colpo di bacchetta aveva ordinato il bancone di Regulus come quello che occupavano lei e Barty.

Severus recitò a memoria, senza nemmeno sbirciare sul libro: “Radici di Margherita, Grinzafico sbucciato, una milza di ratto, una spruzzata di succo di sanguisuga, un bruco affettato.” Regulus controllò sul libro e combaciavano. Come faceva a ricordare gli ingredienti di una pozione del terzo anno?

“La tua fiducia mi commuove, Black…” commentò dimostrando di essersi accorto della sua sorpresa. Regulus si sentì sprofondare ma venne distratto da Alexandra che, nel frattempo, aveva messo sul tavolo gli ingredienti che Severus aveva elencato. “Prima di iniziare, forse, ti conviene sbucciare il Grinzafico,” suggerì incerta, alzando lo sguardo verso Severus.

“Certo, potrebbe farlo, ma considera che è l’ultimo ingrediente da inserire e potrà sbucciarlo con calma durante la mezz'ora in cui dovrà sobbollire il composto,” le disse Severus. “Vi consiglio di leggere tutta la ricetta per la preparazione prima di partire, solo così potete sapere quali sono gli ingredienti che vanno pesati e preparati per primi e quali potete preparare anche dopo. Fate attenzione ai tempi, perché se dovete mescolare in modo continuativo, potreste non avere il tempo di preparare un ingrediente.”

Regulus annuì. Nessuno gli aveva mai spiegato come approcciarsi alla preparazione del filtro. Lumacorno mostrava la sua pozione, illustrava la ricetta e i vari passi, ma non gli spiegava la strategia per arrivare al risultato migliore. Adesso riusciva a trovare un senso in quell’elenco di istruzioni.

Jago, invece, si stava esercitando con una pozione del quarto anno, ogni tanto arrivava un commento sarcastico di Piton. 

Regulus cercò di non perdere la concentrazione e continuò ad osservare il suo filtro che, stranamente, sembrava procedere bene. Il suo bancone era ordinato, privo di distrazioni, gli ingredienti erano pronti e finalmente il libro sembrava essere chiaro. Era come se i suoi amici avessero portato la luce in quello che gli sembrava una confusa giungla di ordini.

Alexandra e Barty, al loro bancone, erano alle prese con la stessa pozione di Regulus, i loro sguardi erano concentrati sul calderone e gli ingredienti. Alexandra leggeva, Barty annuiva e poi uno preparava gli ingredienti e l’altro mescolava il composto nel calderone. “Non ti distrarre, Black, dimostra di essere migliore di tuo fratello…”

Regulus alzò gli occhi al cielo. Non ne poteva più di quell’astio che c’era tra Sirius e Severus. Non gli interessavano le ragioni per le quali i due si odiassero, ma non voleva essere messo in mezzo. Suo fratello lo punzecchiava perché era amico di Severus: era un ottimo studente, sempre disponibile ad aiutare i compagni di Casa, perché doveva trattarlo male solo perché il suo aspetto non era gradevole? Se Salazar Serpeverde lo aveva ritenuto degno, chi era lui per metterne in discussione il suo valore? Al tempo stesso, Severus non perdeva occasione per denigrare Sirius, era sfiancante.

“Reg è meglio di Sirius… Non ha bisogno di dimostrare niente,” intervenne Alexandra con la voce ferma, come quando lo difendeva da Sirius e Robert.

“Hai trovato il tuo avvocato, Black? Una primina?”

“I tuoi tentativi di distrarmi sono patetici, Piton, non mi importa niente di Sirius, se ti manca, vallo a cercare.” Severus emise uno sbuffo risentito e Regulus, Alexandra e Barty sorrisero e, anche se non era nel suo campo visivo, Regulus era certo che anche Jago stesse ridacchiando per la risposta.

Ci volle circa un’ora per completare il filtro, ma alla fine Severus disse che era venuto bene e che forse avrebbe meritato un Oltre Ogni Aspettativa, che equivaleva a un Eccellente di Lumacorno. Persino il filtro di Alexandra e Barty venne bene e Severus si complimentò con entrambi, dicendo che erano portati per le Pozioni. Alexandra sollevò il capo e gli disse: “Lo so, me lo dicono tutti, ma io non voglio diventare una Pozionista, voglio diventare Ministro della Magia!”

Severus non disse niente, si limitò a rivolgerle uno sguardo scettico e passò a commentare la pozione di Jago che, invece, non era venuta altrettanto bene. Il filtro d’amore che aveva provato a distillare era diventato denso e maleodorante perché aveva dimenticato di inserire uno degli ultimi ingredienti. Regulus osservò il tavolo di Mulciber e comprese che aveva invertito l’ordine degli ingredienti da inserire, mentre Alexandra gli aveva disposto gli ingredienti seguendo l’ordine di utilizzo indicato dalla ricetta e non l’elenco iniziale. Avrebbe fatto tesoro di quel dettaglio per le future lezioni.

“Beh, direi che ora siamo pronti per cena,” esclamò Barty. “Ho una fame che mangerei un pollo intero!”

“Io una torta intera,” aggiunse Alexandra.

“Io un pasticcio intero,” si unì Jago ai due primini. Severus scosse la testa: “Forse dovresti tornare al primo anno, Mulciber, vedo che ti trovi a tuo agio.”

“Sei un cretino, Piton!” La risata di Jago si perse nel chiacchiericcio concitato dell’Atrio. Intorno a loro, gli studenti si accalcavano. Barty, smilzo e piccolo, riuscì a farsi largo tra gli studenti e tornò poco dopo con gli occhi marroni sgranati e il volto più pallido del solito. 

“Si tratta di Avery,” disse con un filo di voce.

“Desmond!” L’urlo di Jago fece girare alcuni Tassorosso e diede loro modo di avanzare fino al corpo riverso, pallido e privo di sensi. Il mostro, o chiunque fosse, era tornato e questa volta aveva agito prima del coprifuoco. Regulus strinse la bacchetta nella tasca spaventato. Alzò lo sguardo, gli occhi grigi di suo fratello avevano il medesimo terrore. 

Non volevano tornare a casa.

 
   
 
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