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Autore: Justice Gundam    21/08/2023    1 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Nella città portuale di Korvosa, la tensione e il malcontento hanno ormai raggiunto livelli insostenibili. Di fronte alla minaccia dell'anarchia, un gruppo di eroi esordienti si riunisce rispondendo al richiamo di una misteriosa sostenitrice. Strane magie e misteriose profezie li mettono sulle tracce di un nemico comune, un percorso che li trascina in una lotta per salvare la città dalla rovina.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 19 – Questioni di giustizia e prigionieri

 

 

oooooooooo

 

"Bentornati, ragazzi! Com'è andata?"

Per Krea e Rilo, in quel momento, la voce della madre che li accoglieva era il suono più rilassante e rassicurante. Si erano fermati a Cittadella Volshyenek giusto il tempo che serviva per rimettersi a posto ed indossare nuovamente i loro abiti civili... e adesso, si trovavano ad affrontare la difficile sfida di sottrarsi all'abbraccio vigoroso della madre.

"Ah... beh, insomma... diciamo che non è stata esattamente una passeggiata... ma la missione è riuscita!" affermò Rilo con imbarazzo. Il giovane stregone si guardò indietro quando sentì una breve risata da dietro di sè... e vide Majenko che ridacchiava, e Fedra che si copriva la bocca con una mano, con espressione divertita.

"Majenko! Insomma, un po' di supporto da parte tua!" si lamentò Rilo.

"Siete i migliori, fratellone e sorellona!" esclamò il piccolo Deriu, venuto anche lui ad accogliere i fratelli maggiori all'ingresso di casa. Fu allora che il più piccolo dei tre fratelli notò la ragazzina dai capelli argentati e dalla pelle bianca come latte che stava in piedi accanto a Rilo. "Hm? E voi chi siete, signorina? Siete... una degli amici dei miei fratelli, vero?"

Fedra rivolse la sua attenzione alla famiglia Aldinn, e si ritrovò improvvisamente al centro dell'attenzione, cosa che non la faceva esattamente sentire a suo agio. La caligni si schiarì la voce, cercando di guadagnare un po' di tempo per organizzarsi il discorso...

"Ah, sei una dei colleghi dei miei figli? Scusa, non mi ero accorto subito di te." si scusò Vergiliu Aldinn, il capofamiglia, mentre si avvicinava a Fedra e le parlava da distanza di cortesia. "Piacere di fare la tua conoscenza, cara. Il mio nome è Vergiliu Aldinn... e sono il padre di Krea, Rilo e del piccolo Deriu, che puoi vedere qui con noi." Indicò il bambino dai capelli arruffati che stava abbracciando allegramente Krea. "E questa bella signora che vedete qui è mia moglie Ylena. Tu devi essere... Fedra, dico bene?"

La caligni fece un inchino, ancora un po' incerta. Le appariva chiaro che malgrado la loro dimora non fosse esattamente opulenta, Vergiliu ed Ylena erano persone di un certo stato sociale, e Fedra stava cercando di fare una buona impressione. "Ehm... sì... il mio nome è Fedra. Ho... partecipato a diverse missioni per la corona di Korvosa asseme ai vostri figli..." affermò infine. "Sono... ehm... sono molto onorata di fare la vostra conoscenza, signori Aldinn..."

"Bentornato anche a te, Majenko!" disse Ylena, estendendo un braccio in modo che il draghetto si potesse posare sulla sua spalla, come una sorta di pappagallo. "Grazie per aver aiutato i miei ragazzi!"

"Loro aiutato Majenko, è giusto che Majenko aiuta loro!" rispose allegramente il draco domestico mentre si posava su di lei. Lui e Rilo si scambiarono un segno di intesa, mentre Deriu cominciava a guardare attentamente Fedra. La caligni guardò il piccolo Varisiano con espressione interrogativa, tenendosi pronta a qualsiasi domanda...

"Signorina Fedra, come mai avete la pelle bianca?" chiese infine Deriu, con innocente curiosità.

Ylena sospirò e richiamò il figlio più piccolo. "Deriu! Lo sai che non si fanno domande come questa!" lo redarguì gentilmente.

"Ah... non... non è un problema, signora Aldinn, dico sul serio!" si schermì la graziosa caligni. "Immagino... che qui a Korvosa non si vedano molte persone come me... noi caligni non siamo esattamente conosciuti nel mondo di superficie."

"Vedi, tesoro, è per questo che la signorina Fedra ha la pelle di quel colore." spiegò Ylena al figlio più piccolo. "I caligni vivono nel sottosuolo, dove la luce del sole non arriva mai, e quindi la loro pelle non assume lo stesso colore di quella degli abitanti della superficie. E visto che noi siamo Varisiani, beh... la differenza del colore della pelle si vede ancora più nettamente." Indicò con lo sguardo il suo braccio e la sua carnagione olivastra tipica dei Varisiani.

"Detto questo... dobbiamo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per aiutare i nostri ragazzi." continuò Vergiliu. "Krea e Rilo mi hanno detto che non hai esattamente un luogo dove passare la notte, e ritengo che dobbiamo sdebitarci in qualche modo per tutto quello che hai fatto per i nostri ragazzi. Quindi... finchè non avrai trovato una sistemazione per conto tuo, che ne diresti di essere nostra ospite?"

"Sì, bella idea!" esclamò Majenko. Il draghetto gettò uno sguardo complice a Rilo, le cui guance assunsero un inconfondibile colore rosso che si mischiava con la sua carnagione. Rilo aveva l'impressione che la proposta di suo padre non fosse del tutto disinteressata, e che anzi cercasse di farli avvicinare un po'. Detto questo... lui non se ne sarebbe lamentato di certo! Era dal giorno in cui Deriu era stato rapito che la fortuna non girava così tanto a favore suo e della sua famiglia...

Fedra, da parte sua, sembrò ancora più emozionata ed imbarazzata. Certo, combattere contro malfattori e bestiacce mutanti non la imbarazzava quanto ritrovarsi così all'improvviso a condividere una dimora con uno dei suoi più cari amici. "Ecco... io... ehm... apprezzo molto la vostra generosità, signor Aldinn..." balbettò. "Però... come dire... non vorrei disturbare, o essere di troppo..."

"Tranquilla, un'amica dei nostri ragazzi non è mai di troppo!" rispose gentilmente Ylena. "Certo... la nostra famiglia non è agiata come una volta, ma ospitarti per un po' non è certo un problema!"

Rassicurata, la caligni deglutì e guardò il resto della famiglia. Krea le fece un cenno di assenso, sorridendo con decisione, mentre Rilo guardava i suoi genitori con gratitudine, e Deriu, pur non dicendo nulla, esprimeva il suo entusiasmo nel conoscere un'amica del fratello magiore con un sorriso raggiante. Majenko si alzò in volo dalla spalla di Ylena e strizzò un occhio a Fedra, per dirle che era tutto a posto, e che lei non avrebbe disturbato per niente.

"Beh... se davvero per voi non è un problema..." mormorò imbarazzata la caligni. "Allora... per me sarebbe davvero un piacere restare qualche giorno con voi!"

"Splendido!" esclamò Rilo, in un attimo di eccitazione in cui non fece attenzione a quello che stava dicendo. Quando Krea e Deriu lo guardarono con un sorrisetto arguto, il giovane stregone si rese conto di aver detto un po' troppo e cercò goffamente di correggersi. "Ehm, cioè, volevo dire... mi fa piacere che abbiamo un ospite a casa nostra, dopo tanto tempo! Era... era passato un bel po' dall'ultima volta!"

"Ooooh, scommetto che questa particolare ospite ti fa molto piacere, vero, fratellino?" chiese Krea con un sorrisetto malizioso, dando una leggera gomitata a Rilo.

"Il fratellone Rilo ha una cotta per la signorina Fedra?" Deriu sussurrò nell'orecchio di Rilo, facendolo arrossire ancora di più, mentre Fedra li guardava incerta, sbattendo gli occhi. Per fortuna dei giovani avventurieri, Ylena provvide a distrarli e a richiamare tutti alla situazione attuale.

"Okay, ragazzi! Non ha senso restare tutti fermi qui sull'uscio di casa... perchè non vi accomodate?" chiese. "Fedra, adesso vedrai con i tuoi occhi la famosa ospitalità Varisiana!"

"Grazie, signora Aldinn... per me sarà un vero piacere!" rispose Fedra, mentre entrava nell'accogliente dimora dei suoi due compagni d'avventura.

 

oooooooooo

 

Nello stesso momento, gli altri avventurieri della Compagnia del Draco avevano a loro volta i loro impegni - e per Runyar e Kostur, questo voleva dire passare per Palazzo Lungacro, un sinistro edificio sede della principale prigione di Korvosa, e il luogo dove avvenivano la maggior parte delle condanne a morte per crimini particolarmente atroci.

"Okay, investigatore... voglio dire, Kostur." disse il chierico di Abadar mentre i due entravano in uno degli uffici principali, dove alcuni impiegati si occupavano di tenere i registri e verificare che tutto fosse in ordine. "Sei sicuro che i ragazzi avranno il permesso di portare con loro i... testimoni di cui dicevi?"

"Tranquillo, Runyar. Ho firmato loro un permesso, e sono sicuro che snellirà non poco la burocrazia necessaria." rispose il mezzorco investigatore mentre i due raggiungevano l'ufficio a cui erano interessati. "Tu occupati di portare i documenti a chi di dovere, e al resto ci pensiamo noi."

Il nano chierico annuì con convinzione. "Ottimo. Grazie, amico mio. Ricordami che ti devo un favore per questo. Il divino Abadar impone che tutti i debiti vengano saldati... e con questo tu mi stai facendo un favore davvero enorme."

"Va bene, va bene." mormorò Kostur, non troppo interessato a discorsi religiosi. "Detto questo... adesso credo sia il momento di andare a parlare con chi di dovere. In bocca al lupo, Runyar."

Il nano ed il mezzorco si scambiarono un cenno di intesa, e Runyar controllò per l'ultima volta, per massimo scrupolo, i propri documenti prima di incamminarsi verso gli uffici, mentre Kostur controllò di avere tutti gli strumenti necessari e si diresse verso il luogo che aveva adocchiato poco prima...

"Okay, prepariamoci. Credo proprio che mi aspetti un bel po' di lavoro di ricerca..." disse tra sè Kostur, giocherellando con il suo badge di agente del Trono Cremisi...

 

oooooooooo

 

Quello che attendeva Runyar una volta giunto a destinazione fu una sorpresa non troppo gradita. In quel momento, seduta dietro alla pesante scrivania di legno scuro, impegnata a discutere con altre persone che come lui avevano le loro rimostranze da fare, si trovava Zenobia Zenderholm, la famigerata "Giudice dell'Impiccagione" di Magnimar, conosciuta con questo nome a causa delle sue rigorose decisioni come giudice. Giustamente temuta tra gli elementi criminali della città, era anche famosa per il suo aiuto alle vittime dei reati al di fuori dei tribunali.

Runyar non era molto sicuro di come pensarla. Da una parte, la giudice Zenobia era fin troppo rigorosa quando si trattava di punire i colpevoli, e aveva personalmente condannato all'impiccagione una quantità enorme di malfattori. Dall'altra, era pur sempre una donna ragionevole che aveva fatto molto per il benessere di Korvosa, e Runyar aveva ragione di credere che avrebbe ascoltato le sue argomentazioni.

Con la pazienza tipica dei nani, il chierico di Abadar si mise in fila e cominciò ad attendere. Per fortuna, le pratiche prima della sua vennero sbrigate più velocemente di quanto lui avesse previsto, e ben pretsto, Runyar si presentò nell'ufficio a lui familiare, davanti alla scrivania della temuta giudice di Korvosa, schiarendosi la voce in modo da poter parlare più chiaramente. Quello era un momento importante per lui e la sua famiglia...

Zenobia Zenderholm era una donna dai lineamenti duri e dalla carnagione pallida che, in certe condizioni di "luce", la faceva quasi sembrare un morto vivente - ironico, considerando quanto la chiesa di Abadar detestasse i non morti, quasi quanto quella di Pharasma. Aveva lunghi capelli neri ben tenuti, e indossava un elegante vestito rosso con una gonna lunga che nascondeva quasi completamente il suo corpo. La sua espressione era calma e al tempo stesso severa mentre scorreva i documenti posti sulla sua scrivania.

"Molto bene. Esponetemi il vostro caso. Chiaramente e senza ambiguità, prego." disse Zenobia, con voce calma e controllata. Dopo aver preso un bel respiro ed essersi ripassato mentalmente il discorso da fare, si presentò davanti al magistrato.

"Buongiorno, magistrato Zenderholm." esordì. "Runyar Locklin, chierico al servizio del Padre Facoltoso, Abadar. Vengo per dirimere la questione riguardante le accuse mosse a mio fratello, Iven Locklin."

Zenobia mise da parte i documenti che stava esaminando, in modo da rivolgere a Runyar tutta la sua attenzione. "Runyar Locklin, hm? Certo... certo, ho già sentito parlare di lei. Siete già abbastanza in vista nel clericato del divino Abadar. So che in questo momento, lei e un gruppo di associati fate parte di un gruppo di agenti direttamente al servizio di Sua Maestà Ileosa e del Trono Cremisi." affermò, senza mai tradire alcuna emozione.

Il nano annuì con fare deciso. "E' proprio così, magistrato Zenderholm. Il... motivo per cui la disturbo è per chiedere se fosse possibile chiudere definitivamente il caso riguardante mio fratello, per il quale le accuse di omicidio volontario sono cadute." affermò. Non potè nascondere a sè stesso un briciolo di nervosismo - Zenobia era una donna dall'aria intimidatoria, e Runyar si sentiva più che mai soggetto alle proprie emozioni impulsive. Si impose di stare calmo... e di essere pronto a battersi a parole.

La donna, senza mostrare neanche un segno di sorpresa, aprì un cassetto della sua scrivania e ne tirò fuori un registro ben relegato, che iniziò subito a verificare. "Allora... Locklin... Locklin... ah, eccolo qui. Iven Locklin. Accusato di omicidio volontario con l'aggravante dei motivi abietti. In questo caso, la copertura di un traffico di brivido. Certo non è un reato a cui si possa passare sopra."

"Proprio così, magistrato..." disse Runyar con un sospiro. Anche se adesso Lamm e i suoi scagnozzi erano stati sistemati, le conseguenze delle loro azioni avrebbero continuato a creare problemi per tutta Korvosa...

Runyar mise da pare certe sue convinzioni personali e proseguì il discorso. "Di recente, io e un gruppo di associati ci siamo intrufolati nel nascondiglio personale del criminale e dei suoi tre complici - l'alchimista Yargin Balko, lo gnomo accoltellatore Gruller Gamba Ad Uncino, e il mezzorco Mister Ridarella - e ci siamo personalmente occupati onde  assicurare i criminali alla giustizia." esordì il nano, cercando di non apparire troppo emotivo.  "Data la situazione... chiederei che le accuse verso Ivar Locklin - in particolare quella di omicidio -  siano eliminate dal suo registro, e ci si possa rendere noto che erano false ed infamanti."

Zenobia ascoltò con molta attenzione la richiesta del chierico di Abadar, senza che il suo volto facesse trapelare la benchè minima emozione. Runyar corrugò la fronte: adesso che la incontrava faccia a faccia, poteva capire come mai, nonostante la sua indubbia competenza professionale, la Zenderholm non fosse molto popolare tra le figure più altolocate di Korvosa.

Dopo qualche istante di silenzio, Zenobia riprese la parola. "Tecnicamente, potrei fare quello che lei mi chiede, mastro Locklin." affermò. Il nano non rimase sorpreso da quel tipo di risposta - si aspettava che ci sarebbe stato più di un cavillo burocratico di mezzo. "Il problema è che per scagionare ufficialmente vostro fratello dovrei avere delle testimonianze accurate e confermate da autorità attendibili. Oppure, in alternativa, delle confessioni affidabili da parte dei veri colpevoli del delitto di cui vostro fratello è stato ingiustamente accusato. Vi aiuterei volentieri, ma ci sono delle regole di mezzo, e non ho l'autorità di aggirare l'iter burocratico necessario."

"Giustamente. Dopotutto, le leggi e i regolamenti esistono per un buon motivo." rispose il nano. "Per questo ho richiesto che  i due membri superstiti della banda di Gaedren Lamm venissero condotti qui, in modo da essere interrogati con la magia."

La Zenderholm sbattè gli occhi in una rara espressione di sorpresa. "E come avete fatto?" chiese, sinceramente incuriosita. "Anzi, aspetti un momento. Credo di aver capito. So che tra i vostri associati c'è l'investigatore Kostur Kyle, della guardia cittadina di Korvosa. Lui avrebbe potuto ottenere un permesso per interrogare i due detenuti."

"E' esattamente così che è andata, magistrato." rispose Runyar.

"Molto bene. Quand'è così, attenderò che arrivino i vostri... testimoni." rispose Zenobia, riprendendo la sua espressione severa e distaccata. "Tuttavia, le faccio presente che non potrò dedicarle più di tanto tempo, e che ci sono diverse pratiche dopo la sua che attendono di essere espletate. Se i vostri testimoni non saranno qui entro una decina di minuti, sarò costretta a rigettare la vostra richiesta."

"Dieci minuti basteranno, grazie." rispose il chierico, restando seduto sulla sua sedia e aspettando mentre Zenobia prendeva una clessidra e cominciava a far scorrere la sabbia da una parte all'altra. I due attesero in silenzio, e Zenobia ne approfittò per scorrere altri dei suoi documenti e continuare il suo lavoro.

La sabbia era discesa per poco più di metà quando Runyar e Zenobia sentirono dei passi che si avvicinavano rapidamente alla porta dell'ufficio, e poi qualcuno che bussava dall'esterno. "Magistrato Zenobia Zenderholm?" chiese una voce giovanile, che Runyar riconobbe come quella di Verik, appena fuori dall'ufficio. "Ci è stato chiesto di portare qui due carcerati affinchè rendano una testimonianza attendibile."

Sorpresa, la giudice adagiò la clessidra orizzontalmente sulla sua scrivania e mise da parte i documenti ai quali stava lavorando. "Riguarda il caso di Ivar Locklin, immagino." affermò. "Molto bene, entrate pure."

Runyar face un sorriso appena visibile quando la porta dell'ufficio si aprì di nuovo. Verik ed Orik, in attesa appena dietro di essa, fecero entrate due uomini vestiti di abiti grigi e rozze scarpe di cuoio da carcerati, le mani trattenute da due robuste paia di manette, e poi entrarono a loro volta per tenerli d'occhio. Verik presentò a Zenobia un documento accuratamente scritto e firmato, che la giudice ricevette con un po' di sospetto e iniziò a leggere attentamente.

Runyar gettò un'occhiata ai due testimoni ammanettati. Un uomo alto e biondo, i cui lineamenti esprimevano ancora intelligenza ed acume malgrado il tempo passato in carcere; e un gnomo allampanato e dagli zigomi affilati che gli davano un'espressione maligna. Yargin Balko e Gruller Gamba Ad Uncino, i due scagnozzi di Gaedren Lamm che lui e i suoi compagni avevano catturato durante l'attacco alla pescheria.

"Credo che siano questi i testimoni di cui parlava il nostro compagno qui presente." affermò Orik, cercando di tenere un certo contegno. Gruller ringhiò e gettò uno sguardo omicida al mercenario, scuotendo le braccia come per dire che se avesse potuto muoversi come voleva, non ci avrebbe messo nulla a tagliargli la gola.

"Con il vostro permesso, magistrato Zenderholm, chiedo che queste persone vengano interrogate tramite la magia, in modo da fornire una testimonianza accurata dall'innocenza di mio fratello e della loro implicazione nel crimine commesso." continuò Runyar. "I qui presenti Balko e Gruller hanno già acconsentito a sottoporsi a tale interrogatorio in cambio di una riduzione della pena."

Con un sospiro, Zenobia appoggiò il documento che Verik le aveva consegnato sulla scrivania, appena davanti a lei. Tecnicamente, era stato tutto presentato secondo le regole, anche se la forma era stata... un po' più fantasiosa rispetto alla norma. Non c'era molto da obiettare, l'unica cosa giusta da fare era acconsentire alla richiesta di Runyar. Prese una penna, la intinse nell'inchiostro e appose lasua firma sul documento, per poi riconsegnarlo all'ex-sergente.

"Molto bene. Consegnate questi due uomini alla guardia cittadina, in modo che possano essere interrogati in maniera adeguata." rispose Zenobia. "Mastro Locklin, le richiedo di rimanere qui finchè la pratica non sarà stata espletata. Non dovrebbe volerci più di qualche ora. Si mantenga comunque reperibile."

"Certamente, magistrato Zenderholm. Non mancherò." affermò Runyar, mentre Orik e Verik si occupavano di portare via i due ex-scagnozzi di Gaedren. Gruller emise un ringhio frustrato mentre veniva fatto uscire dall'ufficio, e Verik chiuse lentamente la porta dietro di sè, lasciando Runyar e la donna giudice da soli nell'ufficio. "La ringrazio per la disponibilità e per la possibilità di riscattare il buon nome della mia famiglia."

La donna fece cenno a Runyar di avvicinarsi, con l'espressione di chi doveva fare un discorso serio. "Non ho ancora finito, mastro Locklin. Mi permetta di fare qualche osservazione." rispose. Il nano storse il naso, immaginando che adesso venisse il momento dei rimproveri, ma fece come gli era stato chiesto.

"Sono stata disposta a venirle incontro, anche perchè mi rendo conto che la vostra famiglia si è ritrovata in una situazione sfavorevole contro la vostra volontà." continuò Zenobia. "Mi auguro comunque che lei si renda conto che questa procedura è stata al limite della legalità. Devo lodare la vostra franchezza e la vostra abilità nel mantenervi entro i limiti, ma devo comunque farvi un'ammonizione. Spingere le proprie azioni fino a tali confini può facilmente sfociare nell'illegalità, il che avrebbe potuto inficiare la vostra richiesta e lasciare la vostra famiglia nella difficile situazione da cui state cercando di riscattarla. Avrei semplicemente rigettato la vostra domanda, bollandola come il disperato tentativo di un familiare cieco di fronte alla legalità e alla giustizia."

La giudice aveva la sua parte di ragione, e Runyar lo sapeva bene. In quel momento, la cosa migliore da fare era di accettare la propria responsabilità. "Me ne rendo conto, magistrato. Riconosco che certe mie azioni sono state rischiose, e in futuro cercherò di stare più attento."

"Mi fa piacere saperlo." rispose Zenobia, reclinandosi appena un po' nella sua sedia. Per un attimo, chiuse gli occhi, riflettendo su quello che avrebbe detto l'arcibanchiere Tuttle davanti ad un caso simile. Sicuramente, lui sarebbe stato un po' più flessibile. In fondo, a cosa serviva la legge se non a rendere migliore la vita delle persone? C'era bisogno di regole per fare in modo che la società non degenerasse nel caos e nell'arbitrio più completo, ma un uomo di legge doveva stare bene attento a non perdere di vista lo scopo primario di tali regole.

Del resto, pensò malinconicamente Zenobia, le leggi e le regole non potevano restituirle la persona a lei più cara...

"Detto questo, penso che posso tranquillizzarla." affermò Zenobia. "Suo fratello è già stato scarcerato. Con le confessioni di quei due, potremo ufficialmente scagionarlo e proscioglierlo da qualsiasi accusa. Ora, se avesse la cortesia, si accomodi pure e attenda il riscontro dell'interrogatorio. La convocherò non appena ci saranno aggiornamenti significativi."

"A nome della chiesa di Abadar e del Padre Facoltoso, la ringrazio sentitamente." affermò Runyar. Stava per uscire dall'ufficio, ma la giudice gli fece cenno di aspettare un momento.

"Un'ultima cosa prima che lei esca." affermò. "L'arcibanchiere Darb Tuttle mi ha fatto sapere che ha apprezzato il lavoro da lei fatto per mantenere l'ordine e la legalità qui a Korvosa. E vorrebbe farle sapere che il suo valore e la sua abnegazione saranno ricompensati adeguatamente. Questo è quanto."

Runyar sbattè gli occhi stupito. Darb Tuttle era il vescovo capo della chiesa di Abadar a Korvosa, e ricopriva l'ambito ruolo di arcibanchiere, il che faceva di lui uno dei chierici più potenti ed influenti della città. Se una figura così importante si era scomodata per un modesto chierico come Runyar, doveva essere per un motivo davvero importante, e ricevere simili lodi da Darb Tuttle non era cosa da poco.

"L'arcibanchiere..." mormorò Runyar, guardandosi il palmo di una mano come se stesse contemplando le risposte alle sue domande. "Chissà cosa avrà in serbo per me..."

Si schiarì la voce e si rivolse al magistrato, facendo un rispettoso inchino. "Molto bene, magistrato Zenderholm. Se l'arcibanchiere ha tutta questa stima di me... farò in modo di mostrarmene degno."

I due si salutarono con un inchino, e Runyar lasciò l'ufficio attraverso la stessa porta che Orik e Verik avevano imboccato poco prima...

 

oooooooooo

 

Nel frattempo, in un altro ufficio, Kostur stava consultando alcuni registri della guardia cittadina di Korvosa, alla ricerca di informazioni che lo aiutassero a fare alcuni collegamenti importanti. Aveva già intuito che c'erano delle importanti connessioni tra il caso del Killer della Serratura, l'unico caso che lui non fosse riuscito a risolvere, e alcune morti recenti. C'erano delle somiglianze più che superficiali tra diversi delitti dell'epoca del Killer della Serratura, e altri omicidi avvenuti nei quartieri bassi di Korvosa di recente.

"Avrebbe senso, in effetti. Uccidere mendicanti, prostitute ed altri elementi che vivono ai margini della società permetterebbe ad un negromante di ottenere tutta la... materia prima di cui avrebbe bisogno per creare un golem carogna... o anche un golem di carne, se il mago è abbastanza potente ed abile. Se quello che sospetto è vero, e Rolth Lamm e il Killer sono la stessa persona... allora molti tasselli andrebbero al loro posto, e si farebbe nuovamente luce su questi crimini... certo, il numero delle vittime è stato enorme... hm? E questo cosa...? Ah, ma certo! Il Killer della Serratura era al servizio di vari signori del crimine di Korvosa... la cosa ha senso... solo che poi le bande che avevano usato Rolth come assassino sono state smantallate da quella che i criminali superstiti chiamano... la piaga vivente che perseguita i Lamm? E questo... che cosa dice? Hmm... prima di essere espulso dall'Acadamae per le sue azioni illegali, Rolth aveva sotto la sua supervisione un'allieva di nome Vanavra... poi qui il testo diventa scarsamente leggibile."

E poi c'era il misterioso assassino che aveva ucciso Vreeg, l'assistente di Rolth Lamm, durante la loro incursione nel Grigiore. Il suo obiettivo era lo stesso Rolth, a giudicare dal messaggio che aveva lasciato, ma fino a quel momento non aveva lasciato altri indizi, e non sapevano abbastanza di lui da poterlo considerare un alleato o un nemico. L'unica cosa da fare era attendere che questo misterioso personaggio si facesse vivo di nuovo, e sperare che lasciasse dietro di sè abbastanza indizi da far sapere qualcosa di più concreto su di lui.

"Investigatore Kyle! Perdoni il disturbo..." la voce di un soldato della guardia interruppe le sue ricerche, e il mezzorco fece un breve sospiro frustrato prima di rivolgere la sua attenzione al nuovo venuto.

"Eccomi qui. Nessun disturbo, amico... come posso esserti utile?" chiese il mezzorco, dissimulando abilmente il suo disappunto.

Il soldato, una giovane recluta che non doveva avere più di 22 o 23 anni, fece un saluto rispettoso. "Non a me, investigatore Kyle. C'è una signorina che chiede informazioni, e ha chiesto esplicitamente di lei." affermò. "Pare che fosse... un'allieva dell'apprensora Zellara Esmeranda."

Kostur si sfregò il mento. Okay, questa sì che era una notizia interessante, e che giustificava in pieno un'interruzione della sua ricerca. Chissà, forse questa donna poteva avere delle informazioni interessanti, e che potevano fare un po' di luce sulla storia dell'apprensura. Dopo aver messo un segno sui registri che stava consultando, l'investigatore si alzò dal suo seggio e si sgranchì le ossa. "Hmmm... okay, provvedo subito. Dille di aspettare un istante, e sarò subito da lei."   

Il soldato annuì, fece un saluto e tornò da dove era venuto, mentre Kostur metteva un po' di ordine sul seggio e si mise in tasca il taccuino su cui aveva annotato tutto ciò che di interessante aveva scoperto. Una volta che tutto fu a posto, il mezzorco seguì la recluta, trovandola seduta ad un tavolo assieme a quella che presumibilmente era la fantomatica allieva di Zellara. Ad un primo sguardo, si poteva già dire che aveva l'aspetto della classica Varisiana - molto bella, alta e snella, con la carnagione olivastra e lunghi capelli neri elegantemente ondulati. I suoi vestiti erano sgargianti e colorati, ornati con innumerevoli monili dorati ed argentati, e diversi braccialetti dorati ai polsi, e indossava un paio di grandi orecchini ad anello. Un'ampia gonna di tessuti rossi e azzurri nascondeva le sue gambe fino quasi alle caviglie, e ai piedi indossava un paio di scarpe nere a punta. Era senza dubbio una giovane donna dall'aspetto attraente e seducente, e Kostur dovette ammettere a sè stesso, pur con un po' di riluttanza, che se non fosse già stato innamorato di Trinia (Kostur inviò un pensiero di auguri alla giovane pittrice, sperando che fosse sana e salva), avrebbe potuto anche provare il classico innamoramento a prima vista per questa affascinante Varisiana.

"Buongiorno." esordì Kostur, sedendosi di fronte alla giovane donna, che alzò lo sguardo e lo osservò attentamente. Kostur le diede un'occhiata attenta, in modo da farsi una prima idea della persona con cui aveva a che fare... e dovette ammettere a sè stesso che l'espressione di questa donna aveva qualcosa di misterioso ed impenetrabile. Non era così semplice farsi un'opinione di lei a pelle. "Sono l'investigatore Kostur Kyle, della guardia cittadina di Korvosa. Come posso esserle utile, signorina...?"

"Raven. Raven Nicoletta." rispose la giovane. Aveva una voce calda e suadente, piuttosto profonda per una donna. "La ringrazio per il tempo che ha voluto dedicarmi. Sono venuta a chiederle delle informazioni riguardo la morte della mia mentore, l'apprensora Zellara Esmeranda. So che... è deceduta qualche settimana fa, e vorrei avere qualche chiarimento riguardo le circostanze... e se ha lasciato qualcosa."

Kostur annuì lentamente, mentre analizzava tra sè quel po' che riusciva a vedere di quella giovane. Non sapeva ancora abbastanza per farsi un'idea delle sue intenzioni, o di quanto sapesse davvero di Zellara, ma riusciva a vedere un brillio bramoso e disperato negli occhi della giovane Varisiana, malgrado il contegno dignitoso che manteneva. Sicuramente Raven sperava in qualcosa di concreto che Zellara avesse lasciato dietro di sè per lei, e Kostur si rammaricò tra sè all'idea che sarebbe rimasta delusa.  

"Capisco." disse l'investigatore. "Molto bene, dovrei avere alcuni documenti riguardanti il caso di Zellara Esmeranda... agente Feluz, potrei chiederle di portarmi la cartella del caso dell'apprensora di Lancer Street?" chiese rivolto ad un'altra recluta che stava passando in quel momento. Immediatamente, l'agente fece un cenno affermativo e si diresse verso un archivio a passo svelto, mentre Kostur si schiarì la voce e si rivolse nuovamente a Raven. "Non dovrebbe volerci molto, signorina Nicoletta. Tutto ciò che ci serve sapere è contenuto in quei documenti."

"La ringrazio, investigatore." rispose Raven, cambiando appena espressione. Kostur la osservò ancora per un attimo, notando il suo autocontrollo e il suo fare reticente. Dovevano esserci un bel po' di segreti che quella giovane si teneva ben stretti.

L'investigatore e la misteriosa Varisiana restarono seduti ai loro posti, in silenzio per diversi minuti. Finalmente, l'agente Feluz ritornò con una cartella ben sigillata, contenente tutto ciò che la guardia cittadina di Korvosa aveva raccolto su quel particolare caso. Kostur ringraziò la recluta e aprì con attenzione la cartella, leggendo con attenzione ogni documento. "Molto bene. Qui sono contenute tutte le informazioni che possiamo darle." affermò Kostur. "Allora... la morte della signora Zellara Esmeranda è stata fatta risalire a circa sei settimane fa. E' stata uccisa da Gaedren Lamm, un criminale dei quartieri bassi di Korvosa: spacciatore di brivido, ladro, taglieggiatore e sfruttatore di minori. Sì, oserei dire che non è un individuo che mancherà a molti."

"Volete dire che anche Gaedren è già morto?" chiese Raven stringendo gli occhi. Non era un'espressione di sollievo o di chiusura. Kostur potè intuire con abbastanza sicurezza che Raven era dispiaciuta del fatto che l'assassino della sua mentore fosse già morto, probabilmente perchè avrebbe voluto farsi giustizia da sola.

Tuttavia, Kostur non fece commenti e si limitò a rispondere alla domanda. "Proprio così. Lamm è rimasto ucciso durante uno scontro con alcuni avventurieri di Korvosa, che desideravano condurlo alla giustizia per questioni personali."

Raven annuì, assimilando tutte le informazioni. "Certo... certo, capisco." affermò. "Immagino che un uomo come Gaedren Lamm si sia fatto molti nemici. Tornando a noi... si sa qualcosa di un eventuale testamento della signora Esmeranda?"

"Non è stato trovato nulla..." disse Kostur, dando un'occhiata ad un altro documento. "L'unico figlio della signora Esmeranda è stato a sua volta assassinato da Lamm poco prima della morte della suddetta, e non aveva altra famiglia o amici prossimi a cui lasciare la sua eredità. Non che l'eredità fosse molto sostanziosa, sia ben chiaro. La signora Esmeranda lavorava come apprensora, come immagino lei sappia già... ma non guadagnava molto. Poco più di quanto serviva per sostenere la sua famiglia."

"E il suo mazzo dell'apprensura?" chiese Raven. Quando Kostur la guardò con espressione interrogativa - un'espressione con la quale il mezzorco aveva fatto pratica per farsi credere meno acuto di quanto in realtà non fosse nel caso non si fidasse pienamente di chi aveva di fronte. La finta sembrò funzionare con Raven, il cui volto assunse una vaga espressione frustrata. "Il mazzo dell'apprensura della signora Esmeranda. Deve per forza essere andato a qualcuno. Non lo ha lasciato a me?"

"Come ho detto, signorina Nicoletta, la signora Esmeranda non ha lasciato alcun testamento nè altre ultime volontà... e non è stato trovato il suo nome in alcun documento che la sua mentore abbia lasciato dietro di sè." rispose Kostur. Adesso stava cominciando a vedere qualcosa di più della persona che aveva di fronte - per Raven questo mazzo dell'apprensura era senz'altro molto importante, e non soltanto come eredità di Zellara. C'era qualcosa in più, anche se Kostur non aveva abbastanza elementi da poter dire che cosa, esattamente.

Raven sembrò prendere la notizia con filosofia e tirò un lungo sospiro, guardando verso il pavimento... ma un attimo dopo, Kostur vide un brillio che non gli piacque nei suoi occhi neri e misteriosi. "Ma se non lo ha lasciato a me... allora chi ha ricevuto il suo mazzo dell'apprensura?" chiese infine, incrociando di nuovo lo sguardo di Kostur.

L'investigatore mezzorco abbassò appena un po' lo sguardo. "A questa domanda, signorina Nicoletta, temo di non essere autorizzato a rispondere." affermò. Non era esattamente una bugia. Simili informazioni erano considerate personali dalle leggi di Korvosa, e Kostur non era nella posizione di diffonderle o di rivelarle ad una persona sconosciuta.

Se non altro, Raven non ebbe modo di dubitare di quello che Kostur stava dicendo. La giovane Varisiana storse il naso e sospirò di nuovo. "Capisco, investigatore... e comprendo la sua posizione." rispose sibillina. "Quand'è così... immagino che sarebbe inutile insistere. La ringrazio comunque per la sua disponibilità, e le auguro buona continuazione."

"Altrettanto, signorina Nicoletta. Mi scuso per non averle potuto essere utile oltre un certo punto..." rispose Kostur, cercando comunque di mostrarsi affabile e disponibile. Quella donna aveva sollevato in lui alcuni sospetti... forse vaghi e difficili da definire, ma dei sospetti in ogni caso, e il mezzorco investigatore si vantava del fatto che i suoi sospetti avevano spesso ragione. Raven non fece obiezioni e salutò con un cenno della testa e un inchino mentre si alzava e si incamminava verso l'uscita, seguita dallo sguardo di Kostur. Finalmente, quando la misteriosa Varisiana scomparve dal suo campo visivo e si confuse tra la folla, Kostur fece un cenno tra sè e ritornò al suo lavoro, ma si fece un appunto mentale di tenere d'occhio quella donna. Per il momento erano solo sospetti e cattivi presentimenti, ma era sempre meglio non farsi cogliere alla sprovvista...

 

oooooooooo

 

Qualche giorno dopo...

"Hmm... okay, devo ammettere che non è per niente facile. Come diavolo avrà fatto, quel Lamm, a creare un incantesimo del genere?" si chiese il giovane Rilo. Per uno stregone come lui, che usava la magia in maniera istintiva, non era così semplice studiare un nuovo incantesimo su un tomo - ed era esattamente quello che Krea e Rilo stavano facendo in quel momento, con un piccolo libro di incantesimi tascabile che era stato confiscato dal covo sotterraneo di Rolth Lamm, e usando come cavia un pezzo di carne cruda ancora attaccata ad un osso. Fedra era seduta vicino a loro e stava guardando con attenzione i loro esperimenti magici. Anche se lei non aveva mai imparato ad usare la magia, e non credeva di avere la prontezza mentale necessaria per usarla, questo non voleva dire che non potesse assistere.

"Okay, fratellino... concentrati e prova a vedere se... beh, se non riesci a far funzionare questo incantesimo con il tuo... istinto magico!" disse la giovane Varisiana.

Rilo fece una risatina soffocata. "Non è proprio così che funziona per noi stregoni, ma... ho compreso il concetto! Aspetta un momento, e vediamo se riesco a..." cominciò a dire, un attimo prima che il pezzo di carne rossa cominciasse a tremolare, come se si stesse per staccare da solo dall'osso. Rilo spalancò gli occhi e cercò di intensificare il flusso di energia magica che gli scorreva nel braccio destro. Come si aspettava, il pezzo di carne sembrò scorrere e tremolare, e Rilo storse il naso per il disgusto. "Okay, questo incantesimo non è per niente simpatico! Che cosa passerà per la testa di quel Lamm, per creare una magia simile?"

"Non ne ho idea. Sicuramente, la mela non è caduta per niente lontana dall'albero." affermò Krea. Rilo interruppe l'incantesimo, e il pezzo di carne tornò esattamente com'era prima, come se niente fosse successo. La sorella maggiore prese un bel respiro e cominciò a sua volta a fare pratica con lo stesso incantesimo, cercando di concentrare il suo potere magico nei punti in cui le ossa e la carne si saldavano. Non era un'impresa tanto facile, anche perchè l'incantesimo di Lamm si basava su energie negromantiche che lei non era abituata a gestire. Tuttavia, anche se con un po' di prove ed errori, Krea riuscì a far scorrere la carne e a staccarla dall'osso. Vide che la carne ondeggiava e sembrava quasi ribollire, ma non si staccava mai del tutto dall'osso.

"Majenko pensa che questo incantesimo molto disgustoso..." commentò il draghetto, anche se restava al fianco del suo compagno senza lamentarsi.

Dopo qualche secondo, Krea interruppe l'incantesimo, e ancora una volta la carne incantata tornò com'era prima. "Okay, credo che per adesso possiamo fermarci qui. Credo che Fedra abbia già assistito ad uno spettacolo... abbastanza inquietante!"

"Beh, avete comunque dato una bella dimostrazione della vostra abilità. Io non ci capisco niente di magia..." affermò Fedra. "Ma mi sembra di capire che quello di quel dannato Lamm è un tipo di magia diverso da quello che voi usate di solito. Come mai avete deciso di fare pratica con questo incantesimo, a proposito?"

"Più che altro, per fare pratica con il controllo della magia, facendo delle prove con un tipo di magia un po' diverso dal solito." rispose Krea, notando che, per qualche motivo, la luce stava diminuendo appena un po', come se un ammasso di nuvole stesse passando in quel momento davanti al sole. Incuriosita, la ragazzina Varisiana andò alla finestra e si guardò in giro, notando che in effetti la luce stava diminuendo sempre di più... e che per la strada, la gente stava con gli occhi alzati verso il cielo, fissando qualcosa di sorprendente...

"Guardate lassù!" esclamò Majenko. "Sole è nero!"

Quando Krea alzò lo sguardo, si rese subito conto del perchè di tale stupore: sopra Korvosa si stava verificando un'eclisse di sole! La ragazzina, sorpresa e affascinata, non potè non avvertire i suoi compagni dello spettacolo, e invitarli a salire sul tetto di casa per goderselo meglio.

Vergiliu, Ylena e Deriu erano già sul tetto, con il naso all'insù per assistere allo spettacolo del sole che scompariva man mano, lasciandosi dietro soltanto un disco nero coronato da fiamme lucenti mentre l'oscurità calava su Korvosa, immergendola in uno spettacolo suggestivo. "Ragazzi! Meno male che siete venuti!" esclamò Vergiliu salutandoli con la mano. "Sarebbe stato un vero peccato perdervi questo spettacolo... non è tutti i giorni che capita di vedere un'eclisse di sole."

"Certo che no! E noi non potevamo certo perderla!" affermò Krea. Sentendosi come se stesse tornando bambina, la giovane magus si sedette vicino all'orlo del tetto, godendosi lo spettacolo dell'oscurità che scendeva sulla sua città. Rilo e Fedra si accomodarono lì vicino, e Krea notò che, come era sicuramente logico, la caligni sembrava molto più a suo agio senza la luce del sole che feriva le sue delicate retine.

"Aaaah! Accidenti, non mi ero neanche accorta che i miei occhi si fossero sforzati così tanto..." commentò la caligni. "Stare alla luce del sole non è certo il massimo per noi caligni, che siamo abituati alle tenebre del sottosuolo."

"Majenko è proprio sorpreso..." commentò il draghetto.

Rilo distrasse la sua attenzione almeno un po' dall'eclisse di sole, e si concentrò invece su un altro spettacolo che gli era seduto proprio accanto. Ringraziò tra sè che l'oscurità che calava sulla sua città impedisse di vedere il rossore sul suo viso... quando si ricordò che essendo una caligni, Fedra poteva vedere tranquillamente al buio.

"Già... immagino che lì sotto non si vedano cose del genere..." disse Rilo, un po' timidamente. Prese un bel respiro, cercando di calmarsi e parlare alla graziosa ragazzina caligni senza balbettare nè fare la figura dello stupido. "Ma... sai, sarei curioso di sapere un po' di più di come ve la passate voi caligni là sotto. Voi... fate parte delle varie tribù del popolo oscuro, se non ho capito male..."

Fedra sbattè gli occhi, un po' spiazzata dall'interesse che Rilo provava per il loro stile di vita. Forse era l'oscurità dell'eclisse che rendeva un po' più semplice attaccare conversazione? "Beh... ho avuto modo di guardarmi attorno... e per me, qui è tutto diverso." disse gentilmente la caligni, lo sguardo fisso verso il disco solare, ormai niente più che una sfera nera circondata da un'aureola di luce. "Nei sotterranei... il popolo oscuro è diviso in caste molto rigide, e i caligni come noi devono dimostrare di sapersi rendere utili agli owb, le entità d'ombra che governano il nostro popolo."

"Non deve essere bella vita..." ammise Majenko, con evidente preoccupazione.

Fedra annuì lentamente. "E' per questo che io e mia sorella Kendra abbiamo deciso di andarcene da lì..." affermò. "Ammetto che non sapevamo bene come funzionassero le cose, qua in superficie, e forse è per questo che ci siamo fatte abbindolare... Ma sono contenta che ho finito per incontrare persone come Zellara e come voi... Mi sentivo persa dopo la morte di mia sorella... ma adesso, credo di aver incominciato più o meno a riprendermi..."

"Mi fa piacere saperlo." disse Rilo con un sorriso sincero. Si avvicinò appena un po' a Fedra, "E quindi... hai dei progetti, per il futuro? Voglio dire, sei soddisfatta di lavorare come agente del Trono Cremisi? Non hai rimpianti o altre idee?"

"Come ho detto... non rimpiango di essermi lasciata dietro una vita passata a servire quei dannati owb." rispose prontamente Fedra. "Per adesso, sono contenta di come vivo adesso, e non ho motivo di cercare un altro lavoro. Più avanti... ma a questo punto parliamo di quattro o cinque anni come minimo... forse ci penserò su e deciderò se lasciare Korvosa e cercare fortuna altrove. Ma non ho nessuna intenzione di tornare alla nostra vecchia enclave. Sicuramente qui ho molte più possibilità... e... beh... ho anche trovato molte persone che hanno reso più agevole la mia permanenza. Se non fosse stato per voi, e per Runyar e Kostur, beh... non so davvero come avrei potuto cavarmela."

Rilo si avvicinò ancora un po' a Fedra, che non diede segno di volersi allontanare. "Abbiamo solo fatto... quello che per noi era giusto." rispose. "E' stato anche grazie a te che ce la siamo cavata bene finora. Ricordo ancora... beh... come hai sistemato Devargo! Sei stata un ottimo membro del nostro gruppo, e una compagna preziosa... ehm... anche... per me..."

Fedra deglutì e si sentì avvampare il viso. Aveva sentito bene? Rilo si stava proprio... complimentando così con lei? Majenko fece un occhiolino al suo compagno e gli fece un cenno amichevole, come per dire che quello era il momento giusto per avvicinarsi a lei. Dopo un attimo di esitazione, le loro mani cominciarono lentamente a muoversi l'una verso l'altra...

Ma proprio in quel momento, un boato di gioia feroce esplose dalle strade sotto di loro, facendoli sobbalzare e strappando a Rilo un'imprecazione a denti stretti. Fedra si guardò attorno imbarazzata e stupita... e subito dopo, la famiglia Aldinn e la loro ospite guardarono in basso, soltanto per vedere un molesto gruppo di ubriachi che si appoggiava al muro di casa, intonando una serie di canti osceni mentre seguivano una folla che si dirigeva verso il centro di Korvosa...

Irritata, Krea si sporse dal balcone per gridare loro dietro di starsene buoni e di non cantare le loro terrificanti canzoncine da ubriachi... ma prima che potesse aprire bocca, le parole di quella canzoncina idiota giunsero alle sue orecchie...

 

Adesso la pagherà! Il capo le scorcerà!

E l'anarchia finirà perchè lei morirà!

Trinia oggi ai ceppi e domani su una picca sarà!

E tutti noi felici siam!

E Ileosa assai lodiam!

 

Krea si sentì mozzare il fiato in gola nel sentire quelle parole. Da dove saltava fuori il nome di Trinia? Che stavano dicendo quegli idioti? Perchè parlavano di Trinia? Non poteva essere che Trinia fosse stata presa e portata al supplizio! Il maestro Orisini aveva personalmente fatto in modo che fosse al sicuro! Che stava succedendo?

Una cosa era sicura, la ragazzina era convinta al cento per cento che la risposta non le sarebbe piaciuta!

Con uno scatto improvviso, Krea si alzò e fece cenno a Rilo, Majenko e Fedra di seguirla. I signori Aldinn si voltarono sorpresi verso i loro figli, e Deriu li richiamò con evidente allarme, ma Krea fece semplicemente cenno che sarebbero tornati quanto prima, per poi mettersi alla testa del gruppetto che si stava già fiondando giù per le scale e verso le strade di Korvosa.

Krea uscì di corsa da casa e si guardò attorno per vedere dove fossero finiti quegli ubriaconi di prima... e con suo sollievo, vide che non si erano ancora allontanati, e stavano cantando le loro canzoncine stonate appena sotto il muro di una casa vicina, ignorando le imprecazioni dei residenti. In un attimo, la giovane magus fu addosso al primo degli ubriaconi e lo prese per un risvolto della camicia, costringendolo a prestarle attenzione.

"Che cosa sta succedendo?" esclamò la ragazzina. "Cosa state cantando a fare? Chi è che andrà ai ceppi?"

Fedra cercò di calmarla, tenendole una mano sulla spalla mentre i vagabondi la guardavano stupiti ed increduli. "Krea, aspetta!" esclamò. "Calmati, per favore!"

Il tizio ubriaco guardò Krea con espressione melensa, come se non si rendesse ancora conto di cosa stesse accadendo. "Huh? Hey, mossshiosha, che ti piglia?" chiese, annebbiato dai fumi dell'alcool. "Shtavamo dissshendo che... hic... hanno presho l'asshasshina del re... hic... Trinia... Shabor... e la manderanno... a morte! Hic!"

"Ghià!" rispose un altro di quei poco di buono. "Quella baldracca che ha ussshisho il noshtro re... Trinia Shabor... la meetteranno... hic! A morte... molto preshto!"

Krea si sentì gelare il sangue nelle vene. Non era possibile! Credeva che Trinia fosse al sicuro! Cosa poteva essere successo? Qualcuno aveva tradito e aveva consegnato Trinia alle guardie della regina? La ragazzina spintonò via l'ubriacone, che grugnì una volgarità e raggiunse di nuovi i suoi compari, per poi restare ferma dov'era con un'espressione incredula e scioccata.

"Krea!" esclamò Rilo, scuotendo la sorella maggiore per un braccio. "Krea, che sta succedendo? Com'è possibile... che abbiano preso Trinia?"

La ragazzina Varisiana scosse la testa. "Io... non ne ho la più pallida idea, ma saranno grane. Grane grosse. Dobbiamo correre a Cittadella Volshyenek... se è come temo, allora Kostur avrà già sentito cosa sta succedendo... e la comandante Kroft sarà il primo oggetto della sua collera! Presto, amici, dobbiamo andare lì seduta stante!"

"Ah! Aspettare, Krea! Majenko non vola così veloce!" protestò il draghetto, mentre Rilo e Fedra si mettevano ad inseguire la maga-spadaccina...

 

oooooooooo

 

Circa mezz'ora dopo, a Cittadella Volshyenek...

"Maledizione, Kostur! Capisco come ti senti, ma non risolverai niente comportandoti così!" esclamò Runyar, cercando come poteva di stare dietro al suo compagno di squadra, che si stava facendo strada a spintoni e grugniti tra i pochi soldati che in quel momento erano rimasti nella cittadella. In quel momento, il meticoloso detective era sparito, e al suo posto non c'era altro che un orco furioso in procinto di rompere tutto quello che gli si parava davanti.

"Largo! Fatemi largo! Non ho tempo per rispondervi, maledizione!" ringhiò il mezzorco, spintonando via una guardia che aveva cercato debolmente di indurlo a più miti consigli. Il malcapitato si spostò di lato con un breve lamento di disappunto, e Runyar sospirò e si scusò con il giovane cadetto prima di continuare a seguire Kostur, con tutta la velocità che il fisico tozzo e le gambe corte di un nano gli permettevano. In breve tempo, Kostur raggiunse l'ufficio della comandante Kroft... e ignorando completamente le preghiere di Runyar, spalancò la porta e vi entrò di prepotenza. Seduta alla sua scrivania, con un pacco di documenti ancora non letti piazzati davanti a lei, si trovava la comandante Cressida Kroft, che davanti all'irruenza del mezzorco restò sorprendentemente calma e posata, come se si aspettasse quell'ingresso da un momento all'altro.

"Agente Kyle..." cominciò a parlare, ma fu costretta ad interrompersi quando Kostur la raggiunse e la afferrò per il bavero della sua uniforme, sollevandola di peso dalla sedia, con sommo orrore di Runyar. Si accorse a malapena del resto del suo gruppo che arrivava, fermandosi con espressioni scioccate sull'uscio dell'ufficio.

"Kostur, no! Che stai facendo?" esclamò Krea. Fece per entrare, ma la comandante, che dopo un attimo di sorpresa aveva rapidamente recuperato il sangue freddo, la fermò prima che potesse entrare.

"Fermi!" esclamò Cressida. "Non un passo di più, voi! Lasciate che l'agente Kyle mi dica in faccia quello che deve!"

"Lei mi aveva dato la sua parola." ringhiò Kostur, la sua rabbia sul punto di esplodere. Le sue parole erano brevi, dirette e cariche di una furia che non aspettava altro che il momento di esplodere. "Mi aveva detto che con Vencarlo sarebbe stata al sicuro. Che finchè era con lui, la forca e la scure del boia non l'avrebbero mai sfiorata. E allora... PERCHE' QUALCHE MINUTO FA HO SENTITO DA QUEI BEONI FESTANTI CHE TRINIA E' STATA ARRESTATA? PRETENDO SPIEGAZIONI! E SUBITO, PRIMA CHE FACCIA QUALCOSA DI CUI CI PENTIREMO TUTTI!"

Il resto del gruppo rabbrividì davanti alla furia di Kostur, e ancora una volta Krea fu tentata di intervenire, anche sfoderando il suo stocco se necessario... ma ancora una volta, Cressida riuscì a restare calma e a gestire la situazione. "Apra il taccuino a pagina 77." disse con tutta calma, indicando un piccolo taccuino nero con gli angoli dorati e una piuma d'oca stilizzata disegnata al centro. Corrugando la fronte, Kostur abbassò lo sguardo verso il taccuino e riportò giù la Kroft, permettendole di toccare terra coi piedi.

Con fare spiccio, Kostur prese il taccuino e lo aprì alla pagina che gli era stata segnalata... e lesse il messaggio che vi era scritto, in bella grafia...

 

Cara Cressida,

oggi sono andato al nascondiglio (tu sai dove e tu sai quale) per assicurarmi che Trinia stesse bene. Sta bene e come mi ha promesso non si è mossa. Tuttavia ti volevo dire che io ora sono ancora con lei poichè sto sentendo voci secondo cui l'avrebbero arrestata. Fandonie. Lei è con me.

Vencarlo Orisini

 

E appena più sotto, in una grafia che Kostur riconobbe subito come quella della sua amata:

 

Confermo, comandante Kroft. Sono al sicuro.

Trinia Sabor

 

Il mezzorco trasalì e spalancò gli occhi, lasciando cadere il taccuino sul tavolo e rendendosi conto di essersi infuriato e di aver minacciato la sua superiore per nulla. Imbarazzato, abbassò la testa e si scusò con la Kroft. "Io... io... ehm... mi dispiace, comandante Kroft... ho... ho sentito quegli ubriaconi che si mettevano a cantare della mia Trinia che sarebbe andata sotto la scure... e non ci ho visto più per la rabbia e l'ansia." mormorò. "Avrei... avrei dovuto mantenere la calma e... non fare quello che ho fatto, in pratica. Se... ha in mente di punirmi per questo mio comportamento, non farò obiezioni. Faccia pure quello che ritiene giusto."

"Non sarà necessario." rispose Cressida, mettendosi a posto l'uniforme mentre il resto del gruppo faceva il suo ingresso nell'ufficio. "Ritengo che la figuraccia che lei ha fatto sia già di per sè una punizione sufficiente. Ma... nel frattempo, ho inviato un messo a Castel Korvosa per confermare queste voci, e dovrebbe tornare tra poco."

"Sono già di ritorno, comandante Kroft. Ho fatto prima di quanto mi aspettassi, in realtà..." giunse la risposta di una recluta dai capelli castani chiari scompigliati che si presentò in quel momento sull'ingresso dell'ufficio, facendo un saluto militare. Stupita, Krea ricambiò il saluto e fece posto al soldato, che ringraziò e si fermò al centro dell'ufficio per fare il suo rapporto. "Comandante Kroft. Possso confermarle che l'arresto è avvenuto per mano della guardia reale, e che la prigioniera è stata portata dinnanzi a Sua Maestà Ileosa in persona per un processo. Sono arrivato proprio quando hanno portato l'accusata in catene davanti a Sua Maestà."

"Dite davvero? Beh... questa è una buona notizia, no?" esclamò Krea, sentendosi più speranzosa. "Sicuramente adesso Sua Maestà starà ascoltando l'accusata, e..."

La maga-spadaccina si fermò interdetta quando il messo scosse la testa desolato. "Mi spiace doverle dire che non è così. Il processo, se così lo possiamo chiamare, è durato esattamente due minuti netti, al termine dei quali due guardie reali hanno trascinato via di peso la prigioniera." spiegò il soldato con un tono diretto e quasi brutalmente onesto. "Quest'ultima ha cercato di dimenarsi e di urlare... ma la regina ha ordinato che fosse zittita, al che le due guardie l'hanno malmenata con i loro manganelli fino a farle perdere i sensi... e poi l'hanno condotta in una cella. Sono solo riuscito a sentire la prigioniera che, anche con un cappuccio sulla testa, ha urlato chiaramente che lei non era Trinia. E poi... la regina ha comunicato che l'esecuzione sarebbe avvenuta domani sera, nella pubblica piazza accanto a Castel Korvosa. Ora, se volete scusarmi..."

"Puoi andare, soldato. Hai fatto un ottimo lavoro." rispose Cressida. Il soldato fece un saluto e se ne andò, ma a quel punto, la rivelazione aveva scioccato tutti: non c'era altra spiegazione, era stata arrestata un'altra persona che poi era stata spacciata per Trinia.

Dopo qualche secondo di attonito silenzio, Krea si schiarì la voce e disse la sua. "Beh... se le cose stanno così, allora non possiamo lasciar perdere!" esclamò la magus. "Andiamo da Sua Maestà! Cerchiamo di spiegare le cose come stanno!"

"Mi dispiace, ma è fuori discussione." esclamò Cressida, prima che chiunque potesse rispondere. Colti di sorpresa, molti membri della Compagnia del Draco si voltarono verso la loro comandante, che spiegò cosa voleva dire. "L'arresto è stato compiuto dalle guardie reali, non dalla guardia cittadina, e io non ho alcuna autorità su di loro."

"Come sarebbe a dire? Non siete tutti parte della milizia di Korvosa?" chiese Fedra, arrabbiata ed incredula.

Verik scosse la testa. "No, non è proprio la stessa cosa." spiegò. "Sono divisioni distinte delle forze armate di Korvosa, ognuna con i suoi comandanti.". Kostur annuì con approvazione, confermando quello che l'ex-sergente aveva detto.

"Quando la signorina Sabor ci è... sfuggita... il capo delle guardie reali, ovvero la comandante Sabina Merrin, mi ha sollevato dall'incarico di arrestarla. Per ordine esplicito di Sua Maestà Ileosa, cito testuali parole." spiegò la Kroft. "Quindi, se andaste lì, sareste passibili di essere arrestati."

"E allora... cosa dovremmo fare?" chiese Orik, intervenendo per la prima volta da quando la discussione era iniziata.

Cressida si sedette alla sua scrivania e si mise una mano sulla fronte, come se stesse cercando di calmare un feroce mal di testa. "Per il momento, questo sarà il nostro piano d'azione. Prima di tutto, mi recherò al nascondiglio di Trinia, per assicurarmi che stia bene. Poi andrò a Palazzo Lungacro, per verificare che le pratiche processuali siano state avviate e fare in modo che il processo sia equo. Questo permetterà a Trinia di guadagnare tempo e scappare da Korvosa se fosse necessario. Inoltre, vorrei provare a fare visita alla prigioniera nelle segrete, per capire di chi si tratta."

La comandante della guardia cittadina fece silenzio per diversi secondi, poi si rivolse nuovamente al gruppo. "E se alla fine non dovesse esserci un processo equo... allora l'esecuzione verrà portata a termine, e allora avrò bisogno che voi mi accompagniate... sia per contenere la folla che per essere sicura che non facciate niente di avventato." affermò. "Detto questo... non credo di avere altro da aggiungere. Potete congedarvi. Grazie per la vostra collaborazione."

 

oooooooooo

 

"Non è possibile... non è possibile! Non è assolutamente possibile!" esclamò Krea come in trance, camminando rabbiosamente lungo il corridoio, ancora incredula di ciò che stava accadendo. "Ci deve essere per forza un errore! Sua... Sua Maestà Ileosa non può fare questo! E'... è una cosa assurda! C'è qualcosa dietro, ne sono sicura!"

"E cosa ci potrebbe essere dietro, Krea?" chiese Rilo, preoccupato per lo stato d'animo della sorella. "Hai idea di chi potrebbe...?"

"Questo non lo so! Ma deve essere così!" replicò spazientita la magus. "Sua Maestà Ileosa non farebbe mai un'ingiustizia simile!"

Kostur sospirò e scosse la testa. "Le tue convinzioni sono comprensibili... e anche le tue intenzioni sono buone." affermò il mezzorco. "Ma... temo che la realtà dei fatti sia quella che stiamo vivendo. Resta il fatto che c'è una donna innocente in attesa di essere condannata a morte... e purtroppo, per ordine della regina."

"Ho detto... che Sua Maestà Ileosa non farebbe una cosa simile di sua volontà!" scattò su Krea, voltandosi rabbiosamente contro il mezzorco, che sgranò gli occhi per la sorpresa. "Ci deve essere una spiegazione! Sua Maestà... deve essere stata costretta dalle circostanze! Deve per forza essere un modo per mantenere l'ordine! Avrà avuto bisogno di fare un compromesso!"

"Certo, un compromesso può essere necessario!" esclamò di rimando Kostur, restando calmo ma fermo di fronte alla rabbia di Krea. "Ma una volta che ne è stato fatto uno... come ci si comporta se sembra essere necessario un secondo?  E un terzo? Un quarto? Non credi ci sia il rischio che l'eccezione diventi la regola?"

"Mi dispiace, Krea, ma sono d'accordo con Kostur." replicò Fedra con convinzione. "Credimi... ho già sperimentato sulla mia pelle compromessi come questi... e il risultato non è mai stato nulla di buono!"

Rilo restò di stucco quando Krea afferrò Kostur per il bavero della camicia. Malgrado il mezzorco fosse decisamente più alto di lei, la ragazzina Varisiana sembrava quasi in procinto di spintonarlo via. "Come vi permettete? Facciamo parte di un gruppo che ha l'onore di servire il Trono Cremisi! E non avete fiducia in Sua Maestà?"

"No, perchè non ci sta dando motivo per avercene!" replicò Kostur di rimando.

"Un'altra parola di questo, e giuro che... che..." cercò di dire Krea, mentre Rilo e Majenko si affrettavano accanto a lei per farla calmare. Kostur strinse i denti e afferrò i polsi di Krea per costringerla a mollare la presa... ma prima che la lite potesse degenerare, fu Verik ad intervenire per sedarla.

"Calma! Calma, voi due! Non siamo in guerra tra noi!" esclamò l'ex-sergente, mettendosi in mezzo. Come se le parole di Verik le avessero permesso di ritrovare la ragione, Krea mollò la presa e incespicò all'indietro, con espressione confusa e sconvolta, come se non riuscisse a credere di essersi spinta fino a quel punto. Immediatamente, anche Kostur si calmò... e Verik si schiarì la voce e fece la sua proposta. "Ascoltate... io credo che la cosa migliore sia incontrarci qui a mezzogiorno, e sentire cosa è riuscita a fare la comandante Kroft. Agire di testa nostra... non porterà a niente di buono."

"Sì... sì, mi sembra giusto." disse Orik. "Prendiamoci questa notte per pensarci su... e sperabilmente, domani saremo un po' più lucidi per pensarci su. Allora, fratellino... torniamo alla locanda, okay?"

Verik annuì silenziosamente, e Fedra sospirò e guardò verso Rilo. "Rilo, mi dispiace... io... credo che forse per adesso faccio bene a fermarmi qui per la notte." affermò.

Pur dispiaciuto che Fedra non si fermasse più a casa loro, Rilo accettò con un cenno della testa. In fondo, in quel momento Krea era ancora arrabbiata e confusa... e Fedra si era detta d'accordo con Kostur. Majenko sospirò e scosse la testa, immaginando che a quel punto non c'era altra scelta che accettare come stavano andando le cose...

 

oooooooooo

 

L'eclisse di sole era finita quando Krea, Rilo e Majenko uscirono da Cittadella Volshyenek, dirigendosi con passo svelto verso casa ed ignorando tutti i festeggiamenti che proseguivano attorno a loro. Krea era talmente arrabbiata e sconvolta per tutto quello che stava accadendo, per il fatto che aveva quasi messo le mani addosso ad un suo compagno, che quasi non si accorgeva di ciò che le accadeva attorno. Tutto ciò che le importava era di non smarrire Rilo e Majenko nella confusione.

Il tempo passò in un lampo mentre i due fratelli e il loro amico draco raggiunsero la loro casa, trovandosi davanti i loro genitori e il loro fratello minore che li attendevano ansiosi.

"Krea, Rilo! Majenko!" esclamò Vergiliu vedendoli arrivare. "Ragazzi, ma che è successo? Come mai siete partiti come delle furie? Dove siete andati, con quel buio che è sceso?"

Krea non rispose nemmeno. Con uno scatto, la ragazzina mormorò delle parole di scusa e si fiondò in lacrime verso la sua stanza, con grande stupore dei signori Aldinn e di Deriu!

"Sorellona!" esclamò il più piccolo dei tre fratelli. Ma Krea era già corsa via, e Deriu sentì il rumore di una porta che sbatteva. "Ma... Sorellona, che succede? Abbiamo detto qualcosa che non va?"

"E come mai la signorina Fedra non c'è?" chiese Ylena. "Cos'è successo mentre eravate via?"

Rilo sospirò e guardò per un breve momento Majenko negli occhi. "Majenko crede... che sia caso di raccontare cose come sono." affermò il draghetto, e Rilo sospirò e annuì lentamente, massaggiandosi la fronte.

"Sì, in effetti..." cominciò a dire il giovanissimo stregone, per poi voltarsi verso la sua famiglia e cominciare a raccontare...

Pochi minuti dopo, il resto della famiglia Aldinn sapeva la verità...

"Questo è quanto. Mi dispiace." rispose Rilo malinconicamente. "Abbiamo scoperto quello che Sua Maestà Ileosa vuole fare... e Krea non lo ha preso bene... e abbiamo litigato con i nostri compagni. Compresa Fedra..."

"Majenko molto dispiaciuto..." mormorò il draghetto, comprendendo come si sentiva il giovane stregone in quel momento.

L'umore di Ylena e Vergiliu Aldinn, in quel momento, poteva solo essere definito cupo. Restarono in silenzio per diverso tempo, a riflettere su quello che avevano sentito... e finalmente, Vergiliu ruppe il silenzio con un sospiro rabbioso e frustrato.

"Dunque è questa la giustizia, qui a Korvosa?" si chiese desolato.

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

  

 

 

 

 

  
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