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Autore: Neamh Moonstar    21/08/2023    3 recensioni
[SPOILERS SECONDA STAGIONE]
Le loro separazioni non erano mai per sempre. In fondo lo aveva detto anche Aziraphale stesso: "Nulla è per sempre".
Eppure la loro ultima lite era sembrata una ghigliottina: li aveva divisi così profondamente da lacerarli, così duramente da far mettere ad entrambi il punto su una relazione che pareva essere appena cominciata - o che era morta ancor prima di cominciare davvero.
Crowley si era sentito tradito, così tanto da dirsi che non sarebbe tornato dall'angelo nemmeno se gli fosse piombato davanti - in ginocchio, per giunta.
Peccato che fosse solo tutta una stupida storiella che si ripeteva per non ammettere quanto in realtà sperasse in un ritorno. Sperava in un chiarimento. Sperava in una svolta.
E adesso la svolta era arrivata così, di colpo, senza preavviso.
Dopo un anno intero da quel disperatissimo bacio.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley, Metatron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La prudenza non è mai troppa, perciò Crowley chiuse a non seppe nemmeno lui quante mandate la libreria. Sperò di potersi davvero permettere di lasciare l'angelo da solo, ma si trattava di fare una capatina lì accanto: in caso di problemi, sarebbe sarebbe bastato uno schiocco di dita per ritrovarsi di nuovo lì accanto a lui.

Ora come ora, doveva concentrarsi sulla richiesta di Maggie. Così percorse con Muriel il breve tratto che li separava dall'umana, rendendosi immediatamente conto di quanto innaturale fosse la pioggia scrosciante che li avvolgeva. Persino i tuoni in lontananza parevano bizzarri: profondi ruggiti che parevano un avvertimento, l'ennesimo campanello d'allarme.


Il negozio di Maggie era tranquillo e silenzioso come sempre. Spesso e volentieri, l'umana lamentava la scarsità di clientela - dovuta ai tempi che correvano, alle crisi degli anni precedenti, al fatto che nessuno comprava più i dischi, eccetera eccetera. Se quella piccola attività non aveva chiuso battenti, era solo merito di Aziraphale e della sua passione per la roba stravecchia che non usava più anima viva. D'altronde, sulla carta il proprietario era lui: tutta colpa di un contratto di cui Crowley non ricordava granché ma che, in qualche modo, centrava con la bisnonna di Maggie.

    A proposito dell'umana, se ne stava dove sempre: dietro al bancone. Sembrava un po' tesa nel suo cardigan color crema, ma li accolse comunque con un sorriso: «Siete venuti.»

    «Avevi detto che era urgente» affermò Crowley, facendo cadere l'ombrello zuppo nel portaombrelli all'ingresso.

    Si avvicinò alla donna, poggiando le braccia sulla superficie lignea del bancone. Mise su l'espressione più disinvolta del mondo, come se si fossero appena incontrati per prendere una normalissima tazza di tè. «Allora, quale sarebbe questa questione urgente?» Chiese, ripetendo l'ultima parola come se avesse la lettera maiuscola.

Muriel si era appostata accanto a lui, taccuino e penna alla mano. Almeno sembrava che uno dei due si stesse divertendo.

    Maggie diede una veloce occhiata fuori dalla finestra, poi si poggiò al bancone anche lei, abbassando la voce. «So che qualcosa non va là dentro» sussurrò, indicando la libreria con la testa.

    Il rosso aggrottò le sopracciglia. «E cosa ti fa pensare che qualcosa non vada?»

    L'altra sospirò, spostandosi nervosamente una ciocca bionda dietro l'orecchio. «Lei sparisce per mesi, ma quando torna nessuno la nota. E non è la prima volta che fa cose strane, signor Crowley: non è esattamente tipo da passare inosservato.»

    Lui fece spallucce: «Essere discreti e particolari non è poi così strano. E poi: nessuno mi nota, ma tu per qualche motivo ci riesci benissimo. Ecco, questa sì che è una cosa strana.»

    L'espressione di Maggie si sciolse in una maschera di preoccupazione. «Ascolti, non so perché io ci riesca, va bene? Ma sono in pensiero. Il signor Fell sparisce nel nulla lasciando questa ragazza al suo posto» disse, indicando Muriel. «Nello stesso periodo sparisce anche lei, finché ad un certo punto non ricompare e tutti si comportano come non fosse mai successo niente. E vogliamo parlare di questo tempo?»

Nel momento in cui allungò un braccio verso l'esterno, ci fu un altro rombo di tuono.

Vista così, sembrava semplicemente una donna tremendamente preoccupata. Ma c'era un dettaglio che continuava a ronzare nella testa di Crowley: il miracolo che avrebbe dovuto nasconderlo e che, come Maggie stessa aveva confermato, non pareva funzionare proprio su tutti.

    Fece cadere un attimo di silenzio - il quale venne riempito solo dalla pioggia e dallo scribacchare frenetico di Muriel. Poi rispose: «Cosa ne sai che, non so, il proprietario del tuo negozio non sia in vacanza e la mia amica qui non sia, ad esempio, la figlia della sorella di mia cugina? Forse stiamo solo mandando avanti la baracca nel mentre. In quanto al tempo: siamo a Londra e piove». Si allontanò con una fluida spinta delle braccia e fissò Maggie con un sorrisetto soddisfatto: «Forse ti stai solo preoccupando troppo. Vero, agente?»

    La piccoletta annuì energicamente: «Oh, sì. Noi non abbiamo né visto, né detto, né fatto niente che fosse degno di nota.»

    Maggie li guardò entrambi con un'espressione che viaggiava tra la confusione, lo stranimento e la preoccupazione. Poi si concentrò su di lui: «La chiacchierata con il signor Fell non è andata bene, non è vero?»

Il modo in cui lo disse - affranto e decisamente dispiaciuto - fece salire un brivido lungo l'ipotetica schiena del demone. E dire che aveva fatto di tutto per evitare quella conversazione...

    «Se proprio ci tieni a saperlo, no. È andata malissimo» disse, il tono duro.

    Lei annuì, torturando un po' la manica del suo cardigan. «E... E quindi, è per questo che il signor Fell se n'è andato.»

    «Risposta esatta. Ora che lo sai, cosa credi abbia a che fare con tutte le cose "strane" di cui mi hai parlato?»

Non voleva sembrare così aspro, ma non poteva farne a meno. Era una ferita ancora aperta, quella. Il divario, gli ricordò la vocina della sua coscienza, era una voragine che non era ancora pronto a saltare.

    Maggie sospirò di nuovo, stavolta in quella che parve ansia misto resa. Deglutì, fece volare lo sguardo altrove per un secondo, e infine tornò a fissare Crowley. «E va bene, mettiamola così» mormorò. «So che il signor Fell è tornato.»

Bingo.

    «Interessante. Cosa ti fa pensare che sia tornato?»

Persino Muriel smise di prendere appunti, iniziando a fissare l'umana con immensa curiosità.

Maggie parve esitare. Ormai era chiaro: stava nascondendo qualcosa di grosso, qualcosa che aveva deciso di tirare fuori in quello tra tutti i momenti.

    Le ci volle un respiro, ma alla fine sputò il rospo: «L'ho sentito. Ho sentito che compariva, ho sentito il suo miracolo, tutto» confessò, sempre più crucciata. «Non molto tempo dopo è iniziato il disastro: la pioggia, io che dico a Nina che il tizio dei sei espressi è tornato e lei che mi guarda storta.. era da un po' che mi chiedevo cosa stesse succedendo, ma adesso-» si bloccò. Sembrava sull'orlo delle lacrime. «Vi prego, non ditelo a nessuno.»

Maggie era sempre stata insospettabile: una normalissima umana con un normalissimo lavoro e normalissimi problemi di cuore. Eppure, ora che quelle parole erano venute alla luce, Crowley iniziò a fare due più due. Maggie che già dal modo di fare sembrava avere il passato più noioso e vago del mondo, Maggie che - Aziraphale una volta glielo aveva accennato - assomigliava tanto alla sua bisnonna, Maggie che non aveva paura dei demoni ma che esitava a dire "ti amo", Maggie che non faceva altro che dire: "Lei è un angelo, signor Fell" come se sapesse.

    Crowley vi si avvicinò di nuovo, squadrandola dall'alto verso il basso. «Da dove sei scappata?» Chiese, sfilandosi gli occhiali dal viso e puntandole uno sguardo indagatore addosso. «L'Inferno? Il Paradiso?»

Non si stupì del fatto che fosse così difficile da capire. Un gruppetto di angeli belli influenti non era riuscito a rendersi conto che c'era qualcosa di strano in Bildad - oltre alla professione e alla barba; perciò, non era poi così fuori dal mondo l'idea che non fosse facile rendersi conto che l'umana di fronte a lui non era poi così umana.

    Maggie scosse la testa: «Non ha importanza. Però è vero: sono scappata anche io. E sa cosa succede a chi fugge?»

    Muriel sussultò e alzò una mano: «Io lo so! Vengono adottate sanzioni estreme.»

Oh, no. Di nuovo.

    «Sul sserio?» Sibilò Crowley, ora con il nervosismo a mille.

    La donna - o meglio, l'essere che assomigliava ad una donna - annuì: «In un certo senso è logico: se non vuoi stare né sopra né sotto, allora non servi. E se non servi, allora prendono il Libro della Vita e ti fanno sparire: semplice.»


Il Libro della Vita era sempre stato una specie di creatura mitologica. Per un po', Crowley lo aveva considerato una leggenda: una storiella inventata per spaventare l'una o l'altra fazione. Sembrava un po' la punizione che le autorità utilizzavano per tenere tutti a bada: la peggiore delle fini e la più spaventosa delle possibilità. Eppure, negli ultimi tempi aveva capito che era uno strumento spaventosamente reale: un oggetto di uso comune che poteva passare tra le mani di chiunque fosse abbastanza in alto - o in basso, nel caso dell'Inferno - nella scala gerarchica. Era l'unico anello di congiunzione tra l'Alto dei Cieli e le Profondità della Terra; una lunga lista di nomi che poteva essere modificata con una semplice gomma da cancellare - seppur ipotetica.

Avevano minacciato di far sparire Aziraphale già l'anno prima, e adesso quella possibilità si era concretizzata di nuovo.

    «Crowley» lo richiamò Maggie, strappandolo ai suoi pensieri. «È proprio per questo che sono preoccupata. Il giorno in cui il signor Fell se ne andato, ho fatto finta di dormire apposta perché lo avevo sentito... Metatron fa davvero paura quando arriva. Sembra un rombo di tuono.»

Neanche a farlo apposta, persino il cielo riprese a rimbombare.

    Il rosso fece tamburellare le dita sul bancone, ancora ben stretto dal nodo nel suo stomaco. «Quel gran- io non ho sentito un bel niente. È semplicemente entrato a creare danni.»

E ad infilare idee del cazzo nella testa di Aziraphale.

Non aveva mai dato per scontato che potesse essere anche colpa sua. Certo, l'angelo era stato un idiota con i controfiocchi a dire di sì, ma il modo in cui Metatron doveva avergliela venduta... Faticava persino ad immaginarlo.

    «E tornerà ancora» affermò l'altra. «Prima o poi si renderà conto di quello che sta succedendo. Dovete trovare una soluzione.»

    Allora Crowley si allontanò di nuovo, stavolta per iniziare a camminare nervosamente avanti e indietro. «Fosse facile! Aziraphale è tornato più rimbambito di un'anatra dopo un chilo e mezzo di pane. Sto disperatamente cercando di aiutarlo intanto che tutto il mio essere mi ricorda quanto schifoso sia stato il giorno in cui ci siamo separati, e tu mi vieni a dire che potrebbe andarsene di nuovo? Per sempre?»

Gli parve di vomitarle, quelle parole. Scivolarono via dalla sua bocca senza che potesse fare granché per fermarle. Era tutto troppo e tutto in troppo poco tempo: era sopraffatto persino dal tic, tic, tic della pioggia al di fuori. Era stanco, e al peggio non c'era mai fine.

    Si fermò, e nel silenzio che seguì, lo sguardo di Maggie si addolcì tanto da diventare un sorriso carico di comprensione. «Sa come ho fatto a scamparla finora?» Gli disse, il tono di miele. «Ho usato più o meno lo stesso miracolo che il suo angelo sta usando per tenervi il più possibile fuori dai guai, ma c'è altro. Le sembrerà scontato» ammise, «ma mi sono innamorata. Ogni volta mi innamoravo di qualcosa: la musica, i sorrisi delle persone, la gentilezza del signor Fell, l'odore della pioggia, Nina... tutte le cose che mi spingevano a restare qui invece che nel luogo da cui sono venuta.»

Non era poi così tanto scontato, si disse Crowley. Alla fine, lui ed Aziraphale avevano fatto una cosa simile: si erano nascosti, avevano svicolato, tutto perché amavano stare assieme e amavano ciò che la Terra aveva loro da offrire. Caspita, avevano persino cercato di salvarlo quel benedetto pianeta.

    «So dove vuoi arrivare» sospirò quindi. «Ma non sarà il magico potere dell'affetto a risolvere questo casino.»

    «Perché no? Mi guardi: mi sono invaghita di un'umana. Mi sono allontanata per motivi come questo: è una follia, ma sono ancora qui.»

Stava sorridendo. Il suo intero mondo era nei casini, ma sorrideva. Sapere di avere accanto la persona che ami doveva fare quell'effetto... Una sensazione che a Crowley parve aliena e lontana.

    Non riusciva proprio a credere che fosse così semplice. Fece ricadere le braccia lungo i fianchi e scosse la testa. «Ne sono contento. Senti, ti ringrazio per la dritta» disse, rimettendosi gli occhiali sul viso, «ma a meno che tu non abbia idea di come risistemare un angelo, ti chiederei solo di fare attenzione e di stare lontana da questa storia. Non vorrai mica farti cancellare dall'esistenza.»

    Maggie parve esitare per un momento. Poi annuì e riprese a giocherellare con la stoffa del cardigan. «Va bene, ma... Sono qui se avete bisogno di qualcosa.»

    Muriel uscì dal suo silenzio per andare ad afferrare la manica di Crowley. «Possiamo invitarla a prendere una cioccolata calda?» Chiese. «Magari domani.»

Al rosso parve una bimba che chiedeva disperatamente giocattoli nuovi alla mamma. Si chiese se la sua partner se la fosse fatta amica o se l'avesse adottata.

    «Non so, agente; la libreria è giurisdizione tua, adesso. Che dici? Può entrare?» Chiese, indicando Maggie - la quale parve piacevolmente divertita.

    La piccoletta annuì: «Ma certo!»

    «E allora è andata. Hai appuntato tutto?»

Alla risposta affermativa di Muriel, se la riprese sottobraccio e fece per andarsene.

    «Lei è un amore, signor Crowley» lo bloccò Maggie. Aveva ancora quel sorrisetto dolce sul volto.

    Lui alzò gli occhi al cielo. «Assolutamente no. E comunque: Muriel qui non è una ragazza, e sulla nota hai sbagliato a scrivere la parola "urgenza". Si sa che la grammatica non è la migliore amica dei demoni.»

    Maggie non si scompose: «Che ne sa che non sono semplicemente dislessica?» Disse, facendo l'occhiolino. «E comunque, è semantica.»


Li salutò con la mano, ma fu solo la piccoletta a ricambiare. Crowley si limitò a recuperare l'ombrello e a tenersi la sua partner stretta intanto che tornavano in libreria. Aveva decisamente bisogno di una pausa.

    Se ne accorse persino lei. «Sta bene?» Gli chiese infatti. «Vuole che le porti una di quelle sue bibite strane?»

    Lui andò direttamente a tuffarsi sul divano. «Sì, grazie. Non voglio pensare né ad Aziraphale, né a Maggie, né a Metatron e al suo stupido caffè. Vorrei almeno una manciata di secondi di pace.»

    Muriel ebbe un brivido. «Non mi piace il caffè: la signorina Nina me lo ha fatto assaggiare, una volta. È troppo amaro: non so come facciano gli umani a berlo.»

Gli umani e gli angeli, si disse Crowley. Persino le labbra di Aziraphale quel giorno avevano l'inconfondibile gusto del caffè, seppur addolcito da qualsiasi cosa Metatron ci avesse fatto mettere dentro.

    «Non è male una volta che ti ci abitui» un po' come Cadere. «Se ci pensi, anche il cacao è amaro.»

    Muriel poggiò un bicchiere sul tavolo. «Lo so: per questo ci metto lo zucchero, la cannella e la panna. Vado a prenderle il, ehm, cos'ha detto che vuole?»

    «La prima cosa che vedi va bene.»

La vide trotterellare via, sospirando. Si disse che sarebbe stato bello migliorare le situazioni così come si migliorava il saporaccio del caffè o quello del cacao.

    Fece una smorfia: «Nemmeno ad Aziraphale piace il caffè» mormorò al vuoto.

Preferiva il tè: era più delicato, più da lui. Il caffè era roba da tipi come Crowley - che era capace di ingoiarsi sei espressi come fossero acqua, o come Metatron - che invece lo inzaccherava tanto da renderlo dolce. Un po' come aveva fatto con la pillola del Paradiso: l'aveva indorata.


Ci fu un altro tuono, ma non fu quello a far scattare a sedere il rosso.

"Ne ho ungurgitate di cose ai miei tempi" aveva detto Metatron, passando il bicchiere ad Aziraphale.

Ma quando mai? Quello non metteva piede sulla Terra da eoni: l'ultima volta che c'era stato, gli umani li aveva visti sì e no da lontano.

La voce di Dio era proprio bugiarda, allora. Ma quello non era poi così sconvolgente: c'era altro, una sensazione che aveva iniziato a formicolare per l'aura di Crowley.

Tale sensazione lo portò ad alzarsi, l'energia improvvisamente ritrovata. C'era una cosa che doveva vedere, un dubbio che doveva confutare.


Così salì le scale e tornò da Aziraphale.

   
 
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