Capitolo 1
La vacanza a
Miami è
stata archiviata, sono rientrati in Germania l’altro ieri con
la tacita
promessa di non raccontare a nessuno quanto successo in quei quindici
giorni
tra South Beach e Coconut Grove.
«Quello che
succede a Miami resta a Miami…» aveva
biascicato Kojiro alla fine di una nottata
particolarmente movimentata.
«Era Las Vegas.» lo aveva
corretto caustico Genzo.
L’altro
non aveva nemmeno
risposto, limitandosi a fare spallucce.
Karl era partito
con
l’intenzione di mettere in pausa il cervello per un
po’, gli sembrava un
passaggio necessario per poter ricaricare le batterie in previsione
della nuova
stagione. Non pensare ai suoi problemi familiari, alla battaglia con
Lena
conclusasi da poco, e soprattutto alla casa vuota, abitata solo dai
ricordi dei
momenti felici dell’anno precedente. E di quelli angoscianti
di pochi mesi
prima.
Ha avuto un
giorno e
mezzo per riprendersi dal jet lag, quando quella mattina si
è guardato allo
specchio la sua faccia gli è sembrata tutto sommato
riposata. E abbronzata,
come quella di chi ha trascorso diverse ore in spiaggia. Nel suo caso,
a
dormire.
Controlla
l’orologio, sono
quasi le undici, Katrin e Lena dovrebbero arrivare a momenti. Lancia
un’occhiata al salotto, ora è perfettamente in
ordine, sembra uscito da una
rivista di arredamento. Non vede l’ora che torni a essere
tangibile la presenza
della figlia, con tutta la confusione che si porta appresso.
Quando sente
suonare il
citofono accorre.
«Ciao, siamo noi.»
Vede Lena nella
videocamera, la bimba in braccio.
«Scendo a darti
una mano.»
Non le lascia il
tempo di
ribattere, in un batter d’occhio è fuori dalla
porta, si infila in ascensore e
scende dalle due.
Apre il portone,
è un
tuffo al cuore trovarsele di fronte.
«Ciao…»
Fa subito una
carezza a
Katrin che gli sorride in risposta, si sente sciogliersi.
«Prendi tu il
passeggino e l’ovetto dalla macchina?» la voce di Lena
lo riporta alla realtà.
«Sì,
certo. Cominciate pure a salire, tieni le chiavi.»
Le guarda
sparire nell’androne, si riscuote.
Quando apre la
porta di casa le trova
all’ingresso, Lena non si è tolta le scarpe e ha
sempre la bimba in braccio.
«Non
vuoi entrare?»
«Sono
un po’ di corsa, devo essere in
aeroporto tra tre ore.»
«Non
ti fermi nemmeno per un caffè?»
«No.»
si accorge dall’espressione risentita di
lui di essere stata troppo brusca, riprende a parlare con un tono
più
condiscendente «No, ti ringrazio, l’ho
già preso.»
«Ok.»
Restano in
silenzio per qualche istante.
«Nella
borsa trovi un po’ di cambi e il suo
peluche preferito… Mercoledì ha appuntamento
dalla pediatra, te l’ho segnato
qui su questa agendina, indirizzo e numero di telefono, e ci trovi
anche le
altre cose che ti devi ricordare: taglia di pannolini, qualche ricetta
per le
pappe, e, ti prego, non darle abitudini strane.»
«Penso
di essere in grado di fare il padre.»
Lei solleva le
sopracciglia e gli lancia
un’occhiata esasperata.
«Lo
so. Non lo metto in dubbio. Ma negli
ultimi mesi sono cambiate un po’ di cose e forse hai perso
qualche riferimento.»
Karl non vuole
lasciarsi vincere dalla rabbia
che sente già montare nel petto, cerca di ignorare la
frecciatina. Allunga le
braccia verso Katrin che lo guarda eccitata, Lena non può
che passargliela. Lui
la afferra e la bacia sulla fronte.
«Katrin…
Vero che io e te ce la caveremo alla
grande? Sarà un po’ come una vacanza, io e
te…» borbotta mentre la coccola.
È
cresciuta. Ha sette mesi, è diventata una
bambola paffuta adorabile, due occhioni grandi e azzurri come quelli di
suo
padre.
Karl fissa Lena.
«Helga
e Jutte si alterneranno su sei giorni
la settimana, non sono da solo, lo sai.»
«Sì,
lo so.»
«E
loro conoscono bene anche le sue abitudini,
non ci saranno problemi. Puoi partire tranquilla.»
Lena fa per
ribattere ma si trattiene.
Vorrebbe spiegare il suo punto di vista, dirgli che non voleva
sottendere una
mancanza di fiducia nei suoi confronti. Perché Lena lo sa
che Karl è un padre
esemplare, quantomeno lo è stato i primi tempi, e che ama
alla follia la bambina.
Però è dal mese di marzo che non vivono insieme,
lui di solito sta con Katrin solo
per alcune mezze giornate e non ha idea di cosa significhi la
quotidianità con
un bebè. Ed è appena tornato dalla vacanza a
Miami con gli altri due, da quella
che può solo definire una vacanza sopra le righe.
Non che lei
sappia cosa sia successo davvero,
non le serve e nemmeno lo vuole sapere. Le basta conoscere i nomi dei
partecipanti e la destinazione.
«Ok…»
fa una carezza alla bambina sorridendo
«Tu fai la brava con papà. Mi mancherai,
Katrin…»
«Stai
tranquilla.»
Adesso la guarda
con benevolenza, Lena si
stringe nelle spalle.
«Noi
staremo bene, tu goditi Ibiza.»
Annuisce.
«Grazie.
Ci sentiamo.»
Fa per andarsene
ma si ferma prima di
raggiungere la porta.
«Karl,
senti… C’è una cosa che ti devo
dire.»
Lui sbatte le
palpebre, sorpreso.
«Certo,
dimmi.»
«Quando
rientrerò devo fare uno shooting per
Marie Claire. Mi vogliono sulla copertina di settembre.»
«Bene.
Congratulazioni.»
«Sì,
grazie. Mi stanno arrivando parecchie
proposte, sembra un buon periodo.»
«Almeno
a te la separazione fa bene.»
Non avrebbe
voluto dirlo così, con quel tono
amareggiato, ma non è riuscito a trattenersi. Lei sembra non
badarci, troppo concentrata
su quanto ha da dire.
«Mi
intervisteranno. Ha concordato i termini
la mia booker.»
«Parlerai
di noi? Ricordati che hai firmato un
accordo.»
Lena si morde la
lingua, irritata.
Sbuffa.
«Me lo
ricordo perfettamente. Non temere, non
spiattellerò i fatti nostri. Però è
certo che mi verrà posta qualche domanda
scomoda. Ti volevo avvisare di modo che non sarà una
sorpresa quando uscirà la
rivista.»
«Beh…
Grazie?» ribatte incerto «Non so, devo
ringraziarti?»
Lena scuote la
testa, ora davvero scocciata.
«Fai
un po’ quello che ti pare. Come sempre.»
E se ne va,
chiudendosi la porta alle spalle.
Karl si siede
sul divano con Katrin.
«Mamma
è andata.»
Sorride alla
bambina, le fa un buffetto sulla
guancia.
«Jutte
verrà qui per pranzo, ci darà una mano
con la pappa… Ti va di giocare un po’, intanto che
aspettiamo? Ho comprato
questo libro gigante di stoffa, senti qui, fa anche
rumore…»
Katrin allunga
le manine, stringe le pagine
colorate tra le dita, entusiasta.
Karl la osserva,
e sente una sensazione calda
e morbida avvolgerlo tutto.
soundtrack
Pixie, Where is my mind?