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Autore: BlackIceCrystal    30/08/2023    1 recensioni
[IwaOi | Omegaverse | Alpha x Alpha | Top!Oikawa | Bottom!Iwaizumi]
Cosa c'è di sbagliato nel volere un alpha al proprio fianco durante il proprio calore? Hajime non vuole un omega, non ha conosciuto nessuno che lo faccia sentire anche solo minimamente così, e sicuramente non vuole neanche un qualcuno di indefinito che potrebbe o non potrebbe conoscere in futuro. Vuole lui, anche se Oikawa è un alpha e Hajime è un alpha. Cosa c'è di sbagliato in questo?
Genere: Hurt/Comfort, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!

Quando ho iniziato a vedere Haikyuu, non avrei mai pensato di scrivere una IwaOi. La prima volta che ho visto l’anime non mi hanno detto niente né come coppia né come personaggi, ma tra un rewatch e l’altro alla fine ho ceduto e sono irrimediabilmente entrati a far parte delle mie coppie preferite.

Per quanto ne sia appassionata, non avrei mai pensato neanche di scrivere una omegaverse (anche se non è proprio la solita alpha/omega ma che ci posso fare? adoro troppo le dinamiche non tradizionali), né addirittura una bottom!Iwaizumi (da qualche parte, forse, credo di aver citato che sono reverse, comunque sappiatelo), eppure eccola qui.

Come potete intuire dal titolo, la storia è composta da cinque capitoli, uno per ogni senso. I capitoli sono già scritti e completi, ma li pubblicherò comunque uno alla volta.

Spero che la storia vi piaccia! Buona lettura :)

  

  

Capitolo 1 - Olfatto - Di sandalo e fiori di arancio

  

L’odore di Oikawa è intossicante.

Hajime ne è sempre stato attratto, fin dal loro primo incontro tanti anni prima, quando si sono conosciuti al parco vicino casa, entrambi con una palla da pallavolo in mano mentre tutti gli altri bambini intorno a loro giocavano a calcio in un campetto improvvisato.

A quel tempo, il suo olfatto non era ancora sviluppato, ma poteva sentire su Oikawa il flebile odore dei suoi genitori, l'aroma dolciastro di lavanda misto a quello più legnoso di ginepro. Sotto a quel connubio c'era però anche una nota più acre, una leggera sfumatura quasi impercettibile che stuzzicava le sue narici, che sentiva sulla punta della lingua e incuriosiva il suo palato.

Sua madre diceva che era impossibile, che né lui né Oikawa, come tutti gli altri bambini della loro età, non emanavano nessun odore se non quello dei propri genitori, che finché non si sarebbe manifestato il loro genere secondario non avrebbero potuto sentirlo.

Eppure Hajime era sicuro che quello che sentiva era l’odore proprio di Oikawa.

Non ci riusciva sempre, era un odore lieve e quasi impercettibile, bastava una folata di vento contrario per far sì che quel profumo svanisse nell’aria senza lasciar alcuna traccia di sé, ma quando era abbastanza fortunato — soprattutto quando Oikawa appoggiava la testa sopra la sua spalla dopo un pomeriggio passato a giocare a pallavolo insieme — quell’odore tornava a stimolare il suo naso e inebriare i suoi sensi e qualcosa di indefinito si smuoveva dentro Hajime, un istinto a cui neanche lui sapeva dare nome.

Una volta, dopo l’ennesimo pomeriggio passato a giocare insieme, Oikawa gli ha anche chiesto di descriverglielo, curioso di sapere che odore avesse. I suoi occhi brillavano di curiosità a cui Hajime però non è mai riuscito a dare risposta.

 

Almeno fino ad ora.

 

Per la prima volta dopo tanti anni, può finalmente sentire quell’odore diventare ogni secondo sempre più intenso, permeare l’aria e sovrastare ogni altro presente nella stanza.

A lezione gli hanno insegnato che l'odore di un alpha risulta fastidioso per un altro alpha, soprattutto durante la prima manifestazione o durante il calore di uno dei due, che un alpha può sentirsi minacciato dall’odore di un altro alpha, che è una reazione perfettamente normale e naturale — o almeno lo sarebbe, se fosse quella la sua reazione — e che la cosa migliore da fare in una situazione del genere è allontanarsi e chiamare un beta, o degli alpha che hanno già un legame.

Hajime ne è perfettamente consapevole, ma non fa nulla di tutto ciò.

Forse è perché conosce Oikawa da anni e sa che non c’è niente di minaccioso in lui — non che Oikawa non sappia essere minaccioso, ma sa che non ha nulla di cui aver paura, che non gli farebbe mai davvero del male, non a lui —, forse è perché è sempre stato incuriosito da quell’odore che ha sempre rincorso ma mai afferrato. Sta di fatto che entrambi stanno manifestando il proprio genere secondario nello stesso momento, che sono entrambi alpha — lo sanno da anni, da quando in quinta elementare hanno ricevuto la busta con all’interno il risultato del loro esame del sangue e tutti e due hanno esultato perché essere alpha è la cosa più figa che ti può capitare — , ma quell’odore non lo infastidisce per nulla. Anzi, sembra ancor più buono ed invitante della prima volta che è riuscito a individuarlo.

Non ricorda più cosa si stessero urlando contro fino a due minuti prima, mossi entrambi dal bisogno di sfogare su qualcuno la propria frustrazione dall’ennesima partita persa contro la Shiratorizawa. Sa solo che il pugno che Oikawa stava per sferrargli e che era pronto a bloccare non è mai arrivato. Sa solo che fuori è pieno inverno, la palestra puzza di cuoio, legno e sudore, eppure si ritrova incredibilmente circondato dalla primavera, dall’odore fresco e frizzante di fiori. Un odore che sembra placare, invece che infervorare, qualsiasi istinto si sia risvegliato improvvisamente dentro di lui.

« Fiori di arancio » le parole escono estranee dalla sua bocca, i canini che pungono a poco a poco sul labbro inferiore, la voce roca e profonda che gli suona irriconoscibile alle sue stesse orecchie.

Oikawa molla la presa sulla sua divisa, gli occhi spalancati dalla sorpresa. Arriccia il naso e piega la bocca in una smorfia pensierosa — non disgustata, pensa una voce dentro di lui, ma pensierosa. « Sandalo » sussurra poco dopo.

Hajime non ha idea di quanto tempo rimangano immobili a scrutarsi, a osservare le differenze in atto nei loro rispettivi corpi, il nocciola degli occhi di Oikawa quasi completamente scomparso, le pupille diventate due sottilissime fessure nere; la sua pelle bollente, tanto che riesce a sentire il suo calore nonostante lo spazio che li separa; i loro odori sembrano fondersi alla perfezione invece che cercare di sovrastarsi l’uno con l’altro, il profumo di sandalo in sottofondo e quello di arancio in risalto ma nessuno dei due davvero dominante. È un odore ancor più buono di quello di Oikawa da solo, o di quello di qualsiasi altra persona Hajime abbia mai conosciuto.

Nessun omega potrebbe mai reggere il confronto, si ritrova a pensare.

« Senpai Oikawa » le porte della palestra si spalancano, Kageyama entra nella palestra con la tuta ancora addosso e la palla stretta fra le mani, lo sguardo colmo di quell’ammirazione che nutre per il loro capitano, completamente ignaro di quello che sta succedendo all’interno dell’edificio. Non importa che né Oikawa né Hajime fino ad ora non abbiano dato segni di aggressività, erano gli ultimi due in palestra e sono entrambi estremamente familiari uno con l’altro. Per Hajime, Oikawa non sarà mai un pericolo per lui, e sa che anche per l’altro è lo stesso ma… Kageyama? È tutta un’altra questione. Non importa che sappiano già che è un omega, Oikawa l’ha sempre visto come un proprio rivale e una minaccia, non è una questione di genere secondario.

Hajime non ha neanche il tempo di battere le ciglia. In un attimo, l’odore fresco di arancio si dilegua, fa largo a quello più acido e sgradevole che ricorda della frutta marcia. È l’istinto che lo spinge a muoversi, a rendersi conto di quello che sta per accadere e agire di conseguenza, ad afferrare Oikawa da sotto le ascelle e bloccarlo prima che faccia un passo in avanti, pronto ad attaccare la persona che li ha interrotti.

« Lasciami » gli comanda, come se potesse avere qualche effetto su di lui. I suoi occhi per un attimo vengono annebbiati da una furia cieca, i canini sembrano due zanne affilate pronte ad affondare nella sua carne, ma Hajime non si lascia intimorire.

« Lasciami ho detto! Lasciami! » continua a sbraitargli contro Oikawa, mentre si dimena inutilmente per tentare di liberarsi dalla sua stretta. Il suo sguardo è su Hajime, ma la sua attenzione è tutta rivolta a Kageyama.

Hajime non sa che nome dare al nodo che gli attorciglia lo stomaco, ma sa che l’unico modo per districarlo è quello di far allontanare Kageyama da lì.

« Vattene! » gli urla, ma Kageyama rimane lì, immobile alla soglia dell’entrata, terrorizzato ed incapace di muoversi.

Hajime non vuole neanche pensare a cosa sarebbe potuto succedere se Kindaichi e Kunimi non fossero arrivati poco dopo, probabilmente attirati dal chiasso che stanno facendo e che deve per forza sentirsi anche da fuori. Non crede che avrebbe potuto trattenere Oikawa per sempre e stare in quello stato non può fare per niente bene ad un omega.

« Prendete Kageyama e andatevene » ordina loro. Non ha il tempo di spiegargli che diavolo sta succedendo mentre Oikawa continua a dimenarsi tra le sue braccia, a strattonarlo con una forza che Hajime non sapeva neanche possedesse. Vede Kunimi comprendere al volo la situazione e aiutare Kageyama a rialzarsi e guidarlo fuori dalla palestra, mentre Kindaichi rimane dietro di loro ad annusare la palestra e rendersi conto — o credere di rendersi conto — di quello che sta succedendo.

« Iwaizumi » lo chiama, il tono di avvertimento, come se credesse che sia Hajime quello che ha bisogno di ragionare perché in procinto di attaccare qualcuno. Sta trattenendo Oikawa proprio perché non vuole che attacchi qualcuno. Lo conosce, sa che se ne pentirà subito dopo.

Kindaichi fa un passo avanti, una folata di vento arriva dalla porta socchiusa dietro di lui, propagando il suo odore verso di loro.

Alpha.

Kindaichi è un alpha.

Un ringhio cerca di farsi strada nella sua gola ma Hajime lo trattiene mordendosi con forza le labbra. Sente qualche rivolo di sangue scorrere dalla ferita appena aperta, ma è il suo campo visivo ad essere diventato tutto rosso e offuscato.

Kindaichi è un alpha. Kindaichi è una minaccia, sembra dirgli il suo istinto.

Hajime sa che non è così, conosce Kindaichi da quando lui e Kunimi si sono iscritti al club di pallavolo in seconda media e non gli ha mai dato motivo di non fidarsi di lui. Hanno giocato fianco a fianco diverse partite ormai, gioito insieme delle vittorie e pianto delle sconfitte, stretto i denti e allenati giorno per giorno per diventare più forti.

Quello che tutta la teoria non ti dice, però, è che all’istinto non importa niente di tutto questo. L’alpha che è in lui non sembra essere per niente d’accordo con il suo ragionamento. Vede la postura contratta e all’erta di Kindaichi, il dubbio nei suoi occhi, e non posso permetterglielo, pensa.

Oikawa lo strattona cercando di approfittare del momento di distrazione, ma Hajime lo stringe ancora più a sé, anche se non è sicuro che sia perché vuole bloccarlo o perché non vuole che l’altro alpha si avvicini a lui.

Scuote la testa cercando di focalizzare la sua attenzione, di non lasciarsi guidare dalla sua natura. Non può permettere a Kindaichi di avvicinarsi a loro, non quando Oikawa non è in sé e sembra essere sul punto di attaccare chiunque incroci il suo cammino. Se l’altro alpha si avvicinasse, è sicuro che non esiterebbe un attimo a fare una delle cazzate più grosse della sua vita e ad attaccarlo.

Hajime non può permetterlo perché è il suo compito proteggerlo, perciò affonda gli artigli — fino a due secondi prima non si era reso neanche conto che gli fossero cresciuti — sui palmi, nella speranza che il dolore lo aiuti a rimanere concentrato e a non cedere all’istinto di attaccare l’alpha davanti a lui.

Fa un respiro profondo, ma non aiuta. L’odore di Oikawa è sbagliato, quello di Kindaichi ostile. Cerca in tutti i modi di tenere a bada il proprio, di riportare alla memoria ricordi felici e tranquilli.

Di due bambini che giocano allegri a pallavolo, la primavera a circondarli.

« Vattene, a lui ci penso io »

Non sa cosa convinca alla fine Kindaichi, se il suo tono finalmente calmo, il suo sguardo che non sente più offuscato ma limpido e chiaro, il suo atteggiamento che non è più avverso ma solo sicuro di sé. Lo vede annuire e « non fate cazzate, rimango qua fuori » lo avverte, prima di chiudersi la porta alle spalle.

 

« Lo hai difeso! Perché lo hai difeso? » sbotta Oikawa, liberandosi dalla sua presa ora che Hajime può finalmente lasciarlo andare e tirare un respiro di sollievo.

« Razza di idiota, calmati! Volevi finire nei guai? »

« Non deve avvicinarsi a me! »

« Vuoi darti una calmata? » se Oikawa non fosse Oikawa e se Hajime non lo conoscesse da quando praticamente ha smesso di fare la pipì a letto, ci avrebbe pensato sicuramente due volte a dare un colpo in testa ad un alpha fuori controllo. Ma Oikawa è Oikawa, e Hajime è Hajime, e si conoscono da così tanto tempo che niente potrebbe ormai incrinare il loro rapporto.

« Non deve provare ad avvicinarsi a me! Mai più! »

« Toru! » lo chiama, alla fine, nella speranza di farlo tornare in sé. Per quanto si conoscono da tanto tempo, usano raramente i loro nomi. È qualcosa che fanno solo quando è strettamente necessario o quando la conversazione è particolarmente seria; le volte che è successo si possono contare sulle dita di una mano, saranno state due volte, al massimo tre, e l’effetto è praticamente sempre immediato. Oikawa si ammutolisce all’istante, i suoi occhi tornano a poco a poco alla loro forma originale, l’odore acido inizia ad affievolirsi nonostante ormai abbia impregnato tutta la palestra.

« Come pensi di battere la Shiratorizawa se il coach dovesse decidere di metterti fuori dalla squadra perché non sai controllarti? » cerca di farlo ragionare.

« So controllarmi! Solo non con quello lì! » gli ribatte, il tono ancora brusco ma non più come prima. Incrocia le braccia al petto e volta la testa di lato, ma Hajime vede chiaramente il broncio che prende forma sul suo viso.

« Stavi per attaccare anche Kindaichi »

« Lo stava proteggendo! »

« Stiamo proteggendo te, idiota! E tutta la squadra. Ci serve il nostro capitano per combattere al prossimo torneo! Pensi che ti lascerebbero giocare se ti metti ad attaccare uno del primo anno di punto e in bianco? Non è neanche un alpha! »

« Anche tu stavi per attaccare Kindaichi » gli replica Oikawa, puntandogli addosso un dito. Hajime ha per un attimo l’idea di morderglielo, solo per ripicca — non per qualsiasi desiderio si sia smosso dentro di lui, assolutamente no.

« È vero » gli conferma, perché non c’è nulla da negare. Per qualche attimo ha seriamente pensato che Kindaichi fosse un pericolo e che avrebbe risposto con ogni mezzo se l’altro lo avesse attaccato, che avrebbe fatto di tutto per non farlo avvicinare a loro, per proteggere il suo— per proteggere Oikawa.

Il suo cosa? si chiede tra sé e sé. Non ha minimamente idea di che cosa volesse dire.

 

« È perché è un alpha? » gli chiede Oikawa poco dopo, accasciandosi a terra quasi fosse una dichiarazione di resa.

« Boh. Forse. » più per proteggere te, gli vorrebbe rispondere, ma si limita solo a scrollare le spalle « Anche tu sei un alpha però »

« E tu vuoi attaccarmi? » in questo momento gli occhi grandi e tondi di Oikawa sembrano tutto tranne quelli di un alpha. Chi lo vedesse adesso, probabilmente non crederebbe che poco prima stesse cercando di assalire un omega. Probabilmente penserebbe pure che è un omega, non un alpha.

Hajime invece sa che non è così eppure…

« Io voglio sempre attaccarti » gli ribatte, dandogli un buffetto sulla fronte. « Alzati e andiamo, muoviti »

Gli porge la mano, Oikawa l’afferra e Hajime lo aiuta a tirarsi su, anche se non ce ne sarebbe alcun bisogno. È più una rassicurazione che entrambi stanno bene e che tra di loro nulla è cambiato, neanche adesso che la palestra puzza di frutta marcia e devono assolutamente spalancare tutte le finestra per dissolvere l’odore.

Quando escono, Kindaichi è ancora lì fuori ad aspettarli, dà un’occhiata ad entrambi e poi un cenno d’assenso. Hajime gli spiega che devono andare in infermeria a chiedere uno spray neutralizzante, ma l’altro lo interrompe.

« In infermeria ci sono Kunimi e Kageyama, ci vado io. Voi tornate a casa prima che combiniate qualche altro casino »

 

Fa freddo, è inverno, ma Oikawa è al suo fianco. Hajime prende un bel respiro profondo e la primavera torna ad invadere i suoi polmoni.

 

Casa, gli dice il suo istinto.

 

 

 

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  Sappiate che, nella mia testa, in questa fanfic Kunimi è un beta e lui e Kindaichi stanno insieme (non li shippo particolarmente, ma credo non sarebbero male come coppia!).

Kageyama come è stato accennato è un omega e in futuro starà con (ovviamente) Hinata che è un alpha (ma non credo che comparirà mai nel resto della fanfic o che ci saranno accenni in proposito).

  
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