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Autore: Longriffiths    01/09/2023    1 recensioni
Gli angeli sono sempre rilucenti anche se il più rilucente fra loro è caduto; se le più turpi cose assumessero il volto della grazia, la grazia resterebbe sempre grazia;
-William Shakespeare, Macbeth, 1606
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Molto rispetto al loro passato ci è naturalmente sconosciuto, e ci basiamo soltanto sui loro fugaci incontri per fantasticare sul come e sul quando siano effettivamente diventati amici. Ma c'è davvero un momento preciso? E sul loro futuro, sul come e quando si sono innamorati, forse, ne sappiamo ancora meno.
Insomma come ha preso Crowley la fissa per le piante? Perché Azi è così tanto attaccato ai suoi libri?
Tutto andava ricostruito, ed è ciò che noi abbiamo fatto partendo dall'antica Grecia.
-Una storia di Giulia e Arianna.-
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                              Capitolo III


Gutta cavat lapidem - La goccia fa il buco nella pietra


325 d.C;

 

Il tempo trascorso era stato piacevole, ma insipido per certi versi. Sotto un certo aspetto Crowley era molto peggio di un bambino, non per i capricci -che non erano certo assenti, anzi, lamentarsi era forse una delle sue attività favorite- quanto per le fisime mentali che si creava su qualcosa, fino a quando non la otteneva. Poveri coloro che gli dicevano che gli avrebbero dato o portato qualcosa. Certo, al demone non interessavano principalmente gli esseri umani in sé, era la parte materiale che bramava quando essa gli veniva promessa. In questo frangente però non riusciva a togliersi dalla mente l'idea del prossimo incontro con quell’angelo.

 

Ci aveva rimuginato tantissimo negli anni successivi, e finiva sempre con l'ubriacarsi per smettere di trovare risposte che non aveva a domande che non doveva porsi. 

 

Non era solito abbandonare il vizio, imparare dai propri errori.

 

Lo reputava un amico? Non aveva nulla in contrario ad ammetterlo a se stesso, fino a che la voce restava nella sua testa. Anche se non avrebbe dovuto per principio. 

Lo era davvero? Molto probabilmente sì, quasi sicuramente lo sarebbe diventato ancor di più. 

 

Il demone Crowley reputava l’angelo una bellissima creatura, dotata di particolare intelligenza e di un'ombra differente che gli aleggiava intorno e che lo rendeva.. interessante, in un modo che comunque, proveniente dalla propria
bocca per quanto avesse provato a spiegarsi per ciò che realmente provava, sarebbe risultato peccaminoso. Era pur sempre un demone, aveva pur sempre un'indole che non riusciva talvolta a controllare. Decise che se lo sarebbe semplicemente tenuto per sé.
Per l’invito al bagno era sicuramente troppo presto. l’angelo, anzi, non sapeva se avrebbe mai davvero avuto il coraggio di mantenere quella promessa, Crowley era un amico sì, gli umani mostravano i propri corpi tra di loro con normalità, ed era normale, ma non per Aziraphale, non per lui. 

 

Il demone Crowley trascorreva il tempo nei borghi romani con un nuovo hobby, un nuovo trucchetto per guadagnarsi anime; il gioco d’azzardo. A Roma, e specialmente nelle Cauponae, ultimamente stava crescendo in maniera esponenziale l’arte dell’imbroglio. I più abili giocatori armeggiavano con la mente dei loro simili, specie sotto influenza e suggerimento di Crowley. Egli ne approfittava con gusto cosicché la cosa prendesse piede tra gli umani, e fosse utile e dilettevole per non dire funzionale e divertente

Utilizzavano la scommessa, una valida analogia al baratto. Chiunque avrebbe rischiato dai beni mobili alle proprietà quando in palio c’era qualcosa di succoso che ad essi mancava. Una debolezza umana che Crowley aveva imparato nel tempo a manovrare come un burattinaio i quali fili non mancavano una singola vittima, arpionandosi ai loro cuori, stritolando fino a inculcargli la tentazione come il serpente quale era per natura. E tutte le liti e il vizio ludopatico che ne derivava erano solo un piacere da vedere e da riscuotere, quando quelle anime si sarebbero assassinate per gioco o fossero morte sprofondando dritte all’Inferno. 

Crowley aveva introdotto dopo un buon annetto di par impar, il Perudo. I dadi erano i peggiori nemici degli uomini, e Crowley sguazzava nelle loro partite. Inutile sottolineare che nessuno vinceva contro di lui, e per questo, si era fatto una nomea nuova tra Patrizi e Plebe. 

 

Quella sera il demone era nel Palazzo in cui risiedeva nella zona d'alto rango della città, quando una colomba immacolata atterrò sul davanzale della sua finestra. Il demone curioso raccolse la pergamena che portava legata alla zampa con del nastro morbido, e quando lesse la firma, un angolo delle labbra s'incurvò verso l'alto, increspando il suo volto. 

Stella Egiziana.

«Asssiraphale.» 

Disse in un sibilo, sfiorando per l’appunto i fiori della Stella Egiziana donatagli dall'angelo in persona nel vaso di terracotta. Sogghignò, e bruciò la pergamena.

 

Avevano preso quella strana, insolita abitudine.

Nessuno dei due avrebbe mai voluto che all'altro potesse capitare qualcosa di gravità tale da interrompere la permanenza sul pianeta, e impedirgli di ritrovarsi casualmente, nel corso del tempo, in un luogo imprecisato del globo terrestre. E così i due si scrivevano, solo una volta tanto, ragguagliandosi a vicenda dei programmi, delle mansioni. Delle complesse opere a favore e a sfavore degli esseri umani, mentre il mondo intorno a loro cambiava ancora e ancora.

 

Anche per Aziraphale il tempo passò in modo piuttosto.. spinoso, era turbato. Turbato dagli ultimi avvenimenti di Roma, continuava a pensare al Crowley di quella sera, alle tre donne e all’uomo che vide con lui.
Un conto era sapere che faceva quelle cose, un conto era “coglierlo in flagrante” come dicevano gli umani. Ripensò a quelli con cui era stato insieme il demone, non erano propriamente snelli o longilinei, due erano.. biondi? Sì, ricordava bene. “Perché diamine ci sto pensando?! Basta!”

 

L’angelo, dopo quella sera, si ritrovò a pensare a cose a cui non aveva mai lontanamente pensato: le relazioni tra umani, le fasi di corteggiamento, e si mise persino ad osservarli come una sorta di “studio” che stava conducendo. Era interessante vedere come cercavano di attirare l’attenzione della persona che desideravano: inviti a cena, fiori, poesie, regali.. si rese conto che diverse cose le aveva già proposte a Crowley (a partire dal bagno insieme), e si trovò a capire che esternamente (o almeno dal punto di vista degli umani) sembravano quasi delle tecniche di abbordaggio, e quando si rese conto di tutto rimase un intero giorno a letto sotto le coperte a crogiolarsi nell’imbarazzo.
Aziraphale di certo era ingenuo, ma non ci aveva mai visto “secondi fini” nei pranzi con Crowley, loro erano solo amici. Solo amici, o collaboratori al massimo. 

Aveva imparato molto sui vizi e sulle passioni umane in quel periodo di studio, che gli fece amare gli umani sempre di più, riservavano sempre delle sorprese. Forse capiva perché Crowley ne era attratto come lui, certo l’angelo non ci andava a letto, il solo pensiero lo fece rabbrividire. 

Aziraphale sospirò, tornando ai suoi studi, ai suoi doveri angelici e alla sua protezione dell’umanità.
Non poté resistere al mettersi in contatto con lui però, e così gli spedì una pergamena, solo ed unicamente per accertarsi che tutto andasse bene, e che stesse bene.



Crowley ricevette il messaggio e raccolse un calamo, e lo usò per scrivere una risposta da affidare al volatile di Aziraphale. Il demone aveva imparato a leggere e scrivere soltanto per restare al passo con gli uomini, e non restare un analfabeta ignaro del mondo e degli avvenimenti. In più aveva scoperto che gli umani erano soliti riporre i propri pensieri sul papiro quando non potevano confessare le proprie intime vergogne ad alta voce, e lo trovò un modo sciocco di intervenire sull’analisi di se stessi. Insomma, un pezzo di pergamena poteva comunque essere scovato, e nel suo caso, usato contro di loro.

“Sto magnificamente. Dalla Cina arriva il riso e della stoffa niente male. Il riso è una specie di pianta, che crea questi cosi ovali che si cuociono. Credo ti piacerebbe, è bianca e gli umani ci mettono dentro di tutto. I culti misterici sono arrivati anche qui a Roma, per tua informazione, così come il Cristianesimo si diffonde a macchia d’olio. Così tanti credi, così tante religioni. Credo proprio che tu non stia facendo un buon lavoro, con questi umani.”

Il demone ghignò. Adorava prendersi gioco del suo operato.

“Hanno frainteso la purificazione dell’anima. Se bastasse sacrificare un pollo e dar fuoco a tre o quattro bastoncini per un posto in Paradiso, tutta questa scocciatura non sarebbe necessaria. Ah, i Cristiani vanno alla grande. Sono come bambini pestiferi. Li detesto, scrisse, e poi lo cancellò scarabocchiando il testo a regola d’arte.
“E lì ci sono arrivati i Barbari?
-C’è davvero bisogno di dirti chi sono ogni volta?”

Il demone inviò la colomba. Quel terzo secolo era oltremodo spassoso. 

 

Aziraphale stava leggendo nella sua dimora ad Atene, dove ormai alloggiava da molto tempo. Aveva arredato la sua stanza con una montagna di pergamene, un tavolo di lettura, una vasca (acquistata altrove) e un comodo letto, ovunque erano sparsi oggetti: ceramiche, accessori, toghe e mantelli. 

Quando arrivò l’animaletto, Aziraphale senza accorgersene sorrideva spontaneamente. Ma quando lesse il messaggio si imbronciò.

 

Vedo che sei sempre molto preparato nel criticare il mio operato. Controllare il flusso dell’umanità e delle sue idee è un compito arduo, ma almeno non passo il mio tempo a bere e fare altre attività con gli umani.

La Grecia è meno toccata dai Barbari, questi sono concentrati nell’Italia settentrionale e nel territorio che va dal Reno al Danubio.. tuttavia sono informato, è terrificante sentire di queste invasioni. 

Non ho mai assaggiato il riso, credo che lo proverò. Ho già acquistato abiti e scialli realizzati con stoffe dalla Cina e dall’Oriente, ho una buona collezione.

Sì, devi firmarti, se intercettano la colomba e qualcuno scrive al tuo posto, rischieremmo di rivelare il nostro legame, amicizia, rapporto la nostra collaborazione, non essere stupido.

Ti informo che tra un po’ di tempo mi trasferirò a Parigi.”

 

Aziraphale mandò la sua risposta, odiandosi per quelle cancellazioni, ma aveva finito la pergamena e non poté riscrivere tutto il messaggio. In realtà avrebbe voluto rivederlo prima o poi, era già passato diverso tempo.


Quando il volatile tornò da Crowley, egli aveva appena finito di colloquiare con un illustre esponente dell’epoca, retore e apologeta scrittore romano. Il demone gli aveva affidato un compito importante; citare in una delle sue opere, e fare in modo che gli scribacchini ricopiassero per tre o quattro volte l’intero rotolo di pergamena, narrante una delle filologie preferite dall’angelo, risalente ad uno dei testi andati persi nell’incendio di quasi quaranta anni prima. Una delle copie, era stata meticolosamente imbarcata assieme ai beni merce di scambio, su una nave Greca.
Il demone lesse e rilesse il messaggio. Ci voleva davvero tanto a bucare la pergamena, a bruciacchiarla, a macchiarla..? Alzò le spalle chiedendosi se fosse Aziraphale ad influenzare gli umani o viceversa senza trovare risposte, e scrisse un nuovo messaggio.

“Vorrei farti notare tre cose. La prima è che stai diventando vizioso. Ricchezze terrene da collezione? La seconda, è che sono un demone e sarò sempre pronto a giudicarti e a bloccare ciò che fai, come per esempio non rassicurarti sul fatto che non ho letto la parte dove ti lamenti del mio tempo libero e sulle anteposizioni alla nostra collaborazione. E la terza è che non ti sei firmato.” Crowley mostrò alla pergamena, come fosse il viso dell’angelo, i canini appuntiti del proprio sorriso vittorioso.
“Ci vediamo lì.”

E senz’aggiungere altro la spedì al primo mittente, e si addormentò soddisfatto e felice d’aver vinto una nuova battaglia contro il suo nemico, ignaro del fatto che in un lontano futuro, contro di lui avrebbe perso la Guerra più importante. 

 

Aziraphale stava cenando con della focaccia e del vino, quando ricevette notizie del collega.

Ora sì che era infastidito, d’istinto strappò la pergamena.
«Perché non ho firmato?! Ero intento a fare altre cose.. quanto è odioso, odioso!» borbottò l’angelo degustando il vino innervosito.
E poi la prossima volta non devo lasciare le cancellature.. ah, dannato, ho proprio la testa tra le nuvole, in senso metaforico”.
E che c’era di male nel volersi vestire bene? Non era colpa sua se aveva degli standard alti in fatto di moda e tendenze.

Parigi,  497 d.C;

Gli umani erano strani. Crowley era arrivato al punto di essere certo. Però erano anche furbi, e a lui questo piaceva tantissimo, perché agivano esattamente come avrebbe reagito lui. Una cosa non gli andava a genio, non andava nel verso giusto, e loro semplicemente distruggevano tutto e ricominciavano da capo.
Questo era accaduto e stava ancora accadendo. I paesi occidentali risentirono così tanto delle invasioni dei Barbari, che a Roma il governo imperiale iniziò a cedervi le terre. I cristiani invece, cedevano le proprie abitazioni alla Chiesa in cambio della salvezza delle anime. Inevitabilmente, una delle crisi economiche peggiori della storia portò come conseguenza il tramonto dell’Impero Romano, e Crowley si trasferì definitivamente.
In una delle capitali d’Europa più popolose e centranti per tanti aspetti quali arte culinaria, cultura e commercio, le due entità sovrumane s’incontrarono agli albori di una nuova era, il Medioevo.
Crowley per tutta la durata del periodo, faticò a descriversi più impressionato, basito o divertito. Gli esseri umani erano folli. Ed era soltanto l’inizio.
Il demone attendeva il proprio incontro con le mani dietro la schiena, i capelli acconciati in tanti perfetti boccoli tirati dietro da un fermaglio, ed una treccia che terminava all’altezza delle scapole. Gli occhiali scuri più fini ed eleganti ed il vestiario in pendant con la raffinatezza degli abitanti. Iniziava ad odiare le dannatissime colombe. 

 

Erano secoli difficili, colmi di caos, guerre, persecuzioni.. Aziraphale si trovò spesso in situazioni assurde dove difendeva prima i pagani, a volte i Cristiani, semplicemente faceva ciò che riteneva giusto al momento. Immaginò che anche Crowley si fosse trasferito dopo la caduta dell’Impero Romano, Aziraphale faticava a crederci.. Roma aveva governato il mondo per diversi secoli, vedere l’ultimo Imperatore romano deposto fu di un certo impatto per l’angelo. Roma si portava dietro tanti ricordi, così come la Grecia, ma anche Atene ormai non era più la stessa. Aziraphale si vestì con dei pantaloni bianchi e una maglia a maniche lunghe azzurra ricamata, mentre un lungo mantello grigio, anch’esso ricamato di argento, scendeva sulle spalle dell’angelo. Era ormai passato diverso tempo dal loro ultimo incontro, ma c’erano state molte corrispondenze.. alcune più fastidiose di altre. Vide Crowley all’orizzonte al centro dei giardini parigini, era felice di poterlo rivedere, dopotutto.. si erano avvicinati un po’.

«Crowley, buonasera.» esordì l’angelo avanzando verso di lui con un sorriso, il sole stava ormai calando dietro gli alberi

 

«Angelo.» Il demone si sentì parzialmente sciocco. Sapeva che stava incontrando Aziraphale, si era diretto lì apposta, per cui non seppe spiegarsi la frivola sensazione che provava al momento, il tuffo al cuore fin dentro lo stomaco del corpo umano che possedeva. Era una sorta di paura, ma non appartenente alla categoria del timore, o del terrore. Era più legato alle aspettative. Che cosa avrebbe indossato, avrebbe cambiato finalmente la sua pettinatura oppure no. Aveva sempre gli occhi nel confine tra cielo e oceano? Era come se non sapesse che cosa aspettarsi, e forse per certi versi era sensato, lui e il portatore di luce si erano visti solamente qualche volta, e mai per questioni lavorative. O meglio, una sola volta, e tanto doveva bastare. Mentre invece, adesso si davano un punto di ritrovo. Crowley ponderò una breve analisi sul fatto che una volta tanto era bene confrontarsi con qualcuno che a grossissime linee gli era simile, ma anche questa giustificazione perdeva la base su cui era fondata quando subentravano tutte le pergamene che si erano scambiati. 

Ormai non avevano un termine con il quale definirsi.  ̶E̶s̶i̶s̶t̶e̶v̶a̶,̶ ̶m̶a̶ ̶l̶o̶r̶o̶ ̶l̶o̶ ̶i̶g̶n̶o̶r̶a̶v̶a̶n̶o̶ ̶v̶o̶l̶u̶t̶a̶m̶e̶n̶t̶e̶.̶

Odiava quella sottospecie di tarlo mentale, un tormento che non aveva a parer suo né capo né coda, eppure, tanto insistente da spazientirlo. Lo irritava perché non si dava una ragione, lui sempre tanto a caccia di risposte, affamato della verità. 

E quando lo vide, tutto finì, ma il cuore si era tuffato eccome. 

E Aziraphale era come sempre meglio di quanto ricordasse la volta precedente. Avrebbe voluto complimentarsi per le vesti, i toni freddi e le manifatture ornamentali gli conferivano sempre un aspetto così.. incantevole. Ma i demoni non si complimentano. 

«Hai scelto uno stile interessante. Mi piace.»

I demoni. Crowley, era un'entità a sé.
A metà tra la terra e un punto indefinito dello spazio-tempo. 

 

Sì, l’angelo era davvero felice di vederlo, anche se non lo avrebbe mai ammesso a sé stesso era così ogni volta che lo vedeva. Rimase sorpreso dal complimento del demone, non era solito farne, così Aziraphale accennò un sorriso leggermente imbarazzato.
«Ah, grazie.» disse poco prima di riprendere a camminare.

«Sto imparando molte cose qui a Parigi, hanno una tradizione di miniature dipinte davvero interessante, inoltre hanno così tanti tipi di formaggio! Non ci crederesti, e se ero sempre abituato al vino rosso, qui è forte il bianco, dalla regione di Champagne, delicato, frizzante. Si accompagna bene con quasi tipo di piatto.» continuò Aziraphale raccontando alcune pietanze assaggiate, diversi monasteri e abbazie visitati in cui consultò le miniature sacre e le tecniche di disegno. 

«E tu.. cosa hai fatto?» chiese l’angelo guardandolo con la coda dell’occhio, forse aveva timore a udire la risposta?

Parigi era una città ricca di vita, di persone e di tradizioni, sarebbe stata una casa ideale per l’angelo. 

 

«Non conosco la città quanto te a quanto pare, fammi da Cicerone. Sembrano chic questi francesi.» il demone esortò commentando le prime impressioni su quel popolo che in futuro che avrebbe dato delle soddisfazioni, incominciando a camminare accanto a lui. Crowley per la prima volta non si interessò affatto delle zone altolocate della metropoli, per quanto potesse definirsi così la parte benestante della città in termini di benessere. Era un paese ancora giovane, ancora in fase di evoluzione, dato il fatto che nessuno sembrava essere alfabetizzato. Nonostante nel corrente secolo i libri avessero già sostituito le pergamene, in Francia sembrava non essere in auge né l'una e né l'altra. Eppure, erano la discendenza germanica per eccellenza in fatto di intelletto. Gli umani, come diceva il demone, erano strani. 

Crowley guardò Aziraphale. 

«Ti piace davvero questo posto? Sembrano così poco civilizzati.» 

«Dire che mi piace è forse eccessivo.. ne riconosco le potenzialità, credo che diventerà un bel centro.» commentò l’angelo guardandosi intorno.
«Purtroppo l’alfabetizzazione è relegata agli uomini di fede, ai monasteri.. ci vorrà tempo per una civilizzazione estesa anche ai cittadini più comuni, però un giorno insegnai l’alfabeto ad un bambino.» raccontò Aziraphale, stranamente con i bambini era bravo, non sapeva dirsi perché ma quegli esseri umani in formato da viaggio sembravano volergli bene appena posavano gli occhi su di lui.

Egli camminava tranquillo, quando iniziò a notare alcune cose.. era letteralmente circondato da coppie umane che andavano mano nella mano, alcuni di loro avevano dei.. regali? 

E fu allora che un improvviso flash attraversò la mente di Aziraphale.

Era San Valentino, la festa dedicata all’amore, e loro si erano dati appuntamento proprio in quel giorno e proprio nei giardini tipici in cui passeggiavano le coppie.

Si sentì improvvisamente agitato, come indeciso sul da farsi, l’idea di cenare insieme.. avrebbe voluto davvero cenare con lui, Crowley lo sapeva che giorno era? 

«Mh, Crowley.. vuoi per caso assaggiare lo champagne francese? Magari da un’altra parte della città..» disse cercando di sembrare disinvolto, perché lì c’erano davvero troppe coppie. Troppe.

 

«Che domande, angelo. Mi hai incuriosito abbastanza con la faccenda del bianco frizzante.» Il demone si guardò intorno. I suoi occhi non scorsero affatto le coppiette, quantomeno non ne era disturbato né sorpreso. A Roma nella quale visse per così a lungo le interazioni tra gli esseri umani erano così sfacciate e frequenti che non ci badava più. Ed anzi, il fatto che fosse la prima ricorrenza della festa degli innamorati nata giusto lo scorso anno, non faceva che rendere il tutto normale per Crowley. Agli umani piaceva mettersi in mostra, ostentare qualsiasi cosa, ed ogni occasione era ben accolta per festeggiare. In questo li trovava un po' meno fastidiosi, più spassosi in verità.

 

Per tale motivo, si accigliò quando l'angelo gli propose di spostarsi altrove.

«Non mi hai detto di venire qui proprio perché dalla tua permanenza hai scoperto che è il quartiere migliore?»

 

Crowley respirò e si assaggiò la lingua.

Era timidezza quella che sentiva? 

 

Il soggetto in esame buffò, perché doveva sempre rendere tutto più difficile?

«Sempre a contestarmi! Andiamo via e basta, conosco meglio di te la città e so dov’è il vino migliore, non qui.» sbottò l’angelo, e così lo prese per la manica affrettando il passo, finché non furono lontani da quei giardini diabolici

Aziraphale non aveva mai amato l’ostentazione delle effusioni, specie in pubblico, sapeva fosse normale in quel giorno, ma.. non riusciva a rimanere lì, non se era accanto a Crowley, non dopo i fatti di cui lo aveva visto protagonista. Dopotutto era un angelo, l’essere pudico faceva parte di lui. Certo non si rendeva conto che prenderlo per le vesti in quel modo sembrava tutto il contrario dell’essere due conoscenti, ma l’angelo era ancora ingenuo su molte delle cose riguardanti le relazioni e i gesti, nonostante i suoi studi.
«Ecco, qui fanno del buon vino, inoltre la mattina puoi fare colazione con del pane dolce e del latte caldo, adesso invece è sera e servono le cene..»
Già, le cene. Forse Aziraphale era caduto dalla padella alla brace, come si soleva dire, forse quel ristorante era anche peggio dei parchi.

Oh cielo, perché dovevamo vederci proprio oggi?” pensò tra sé e sé, sospirando.

 

Il demone aveva iniziato a rendersi conto dell'impulsività che prendeva possesso dell’amico così come la sua eccessiva suscettibilità già qualche anno addietro, quando qualcosa non andava come voleva e come diceva lui, il che lo rendeva ironicamente permaloso, e il demone trattenne l'impulso di ridere, ma anche quello di controbattere.

Qualcosa di astratto eppure così tangibile da risultare l'ossimoro più complesso del mondo, gli diceva che era meglio per lui non pizzicare le sue corde, quando reagiva a qualcosa con gesti che non erano da lui. Era meglio tacere e assecondare. 

La mano di Aziraphale però non aveva ancora lasciato la manica della camicia color fumo del demone.

«Non possiamo fare altro che cenare allora.» Crowley asserì, ed insieme entrarono nel ristorante. Era tutto scritto e parlato in fràncone. Il demone lo masticava, ma andava perfezionato. Non era semplice imparare così tante lingue come poteva sembrare, per lui che detestava dover alzare una brocca per versarsi da bere, sarebbe stato perfettamente sufficiente che al mondo tutti i maledettissimi umani parlassero una maledettissima lingua. Perché si complicavano così tanto?

 

Vennero accolti da un cameriere, che sotto miracolo veloce li fece accomodare. Era accogliente, e la cosa positiva era che nessuno aveva occhi su di loro. Tutti troppo occupati a tenere gli sguardi fissi in quello del rispettivo partner. Era San Valentino dappertutto, in fin dei conti. 

«Effettivamente questo posto è migliore, i miei complimenti per l'idea.»

«Già.. grazie. Ho le idee migliori, come al solito.» gli disse orgoglioso quando in realtà pensava il contrario, quella era stata una pessima idea. Pessima.
Il ristorante era, di fatto, zeppo di coppie. Non c’era un tavolo che fosse uno, che non avesse due amici che si comportavano in modo normale.

Aziraphale ormai doveva farsene una ragione, di certo qualcuno li guardò sorpresi, chissà che pensavano. Ci mancava solo che Aziraphale venisse accusato di sodomia.. ma no, probabilmente stava esagerando, non doveva pensarci. Aveva una gran fame, più del solito, e voleva mangiare.
 

Si sedettero, e Aziraphale si concentrò sul menù ricco di disegni che riproducevano le leccornie per non farsi distrarre da tutte quelle effusioni.

Come sei bella stasera, mia cara” sentì dire dal tavolo dietro, e l’angelo avvampò totalmente.
«A-Allora, ti consiglio l’anatra, anche la carne di cervo non è male, non passare la serata solo a bere!» disse l’angelo ordinando subito del vino bianco al cameriere, quella sera era più imperativo, più affamato, più suscettibile, più tutto. E un motivo c’era, ma il demone ancora non sapeva.
Il sapore sulla lingua del serpentesco uomo era il medesimo in qualsiasi zona si concentrasse, gli umani emanavano soltanto desiderio, lussuria, e trasporto di tipo romantico.


Crowley mostrò le zanne. Era il sorriso diabolico meglio riuscito a sua disposizione. Per lui era quella la cattiveria, l’essere così sfrontato e impudente da compromettere le piccole cose, solo per divertimento.
Per farla breve, uccidere, distruggere, ferire, non gli davano compiacenza quanto divertirsi separando una coppia di piccioncini facendolo passare come un nobile tentativo di aiuto verso il suo collega.
Aveva colto perfettamente il suo disagio. Crowley non era un asso in materia di emozioni, ma non era neanche stupido, anzi, era molto e forse troppo attento ai particolari, e sapeva che Azirphale adottava il cambio argomento quando non voleva discutere di qualcosa che lo rendeva inquieto.
E Crowley voleva soltanto aiutare.
Schioccò le dita, e l’uomo che aveva fatto traboccare il vaso di Aziraphale con quell’ultima goccia di sfacciataggine, sbagliò il nome della donna a cui si era rivolto, e la successiva cosa che si udì era un manrovescio ben assestato.
Aziraphale era concentrato sul menù quando vide Crowley compiere il miracolo. Quando sentì cosa accadde al tavolo dietro di lui e anche ad altre coppie intorno, lo guardò con disappunto.
«Vada per il cervo. Mi sembra appropriato. Appartiene alla famiglia animali dell’amore assieme a un’altra razza campagnola.»
Crowley non tentava neanche più di nascondere il divertimento sul suo viso, man mano che dava alle coppie un motivo per litigare.

«Per l’amor del cielo Crowley, smettila! Non rovinare l’amore di questi umani, oggi è.. San Valentino. Lasciaglielo vivere con serenità, almeno loro possono.. voglio dire, amarsi.» gli disse senza farsi sentire ma con fermezza e forse un velo di malinconia: era vero che quelle coppie lo mettevano a disagio, ma forse.. un po’ le invidiava. Potevano essere sé stesse e amarsi senza paura, senza conseguenze, mentre per le creature celesti non era così.

L’angelo sospirò mentre ordinava la carne di cervo con contorno di patate al forno, aveva davvero una fame quasi surreale.

Il demone scrollò le spalle, incappando in un terreno sconosciuto di cui non aveva la minima idea. Come diamine ci si comportasse davanti a un’asserzione del genere proprio non lo sapeva. Prima di tutto perché non era nulla alla quale aveva mai prestato attenzione, il suo compito terminava a malefatta compiuta, non era la spalla su cui piangere di nessuno. E in seguito perché Aziraphale era totalmente diverso dal resto del mondo. Non era sicuro di come doversi porre con lui quando il loro cerchio comportamentale smetteva di essere una curva geometricamente perfetta, quando l’angelo smetteva di dire cose razionali e iniziava a navigare in quella parte di mare profonda e inesplorata.
Si tenne fuori dalla questione, ma comprese ciò che voleva dire.
Dopotutto quella era l’unica cosa che probabilmente nessuno dei due avrebbe mai potuto sperimentare. Gli umani erano mortali, e loro erano troppo distanti da tutti gli altri anche solo per pensare di potersi mai immergere nel romanticismo. Non che a Crowley importasse, ma forse all’angelo si. Dopotutto lui era fatto per amare.
«Mi divertivo solo un po’.. almeno adesso non siamo al centro dell’attenzione di nessuno.» concluse con un ghigno sottile, mentre il cibo veniva loro servito. Sentiva in qualche modo di dover mostrare.. vicinanza all’angelo, poiché erano le uniche creature che condividevano la condizione di astensione dagli affari amorosi terreni, per cui si decise a condividere il pasto con lui per accontentarlo. per renderlo di nuovo felice. E quando provò il vino bianco.. oh, era saporito, ma la sua lingua continuava a preferire il rosso. 

 

Aziraphale si fiondò sul cibo come se non mangiasse da giorni.. o quasi. Quel cervo era divino, così come le patate, arrostite tanto da avere quella croccantezza che amava, e il vino si accompagnava perfettamente.
L’angelo raccontò al demone delle sue giornate a Parigi, e di alcuni vigneti che aveva visitato, dimenticando quindi delle coppie intorno a sé e del San Valentino, si sentiva.. sereno. Uscirono dal ristorante soddisfatti, mentre le malefatte di Crowley per fortuna cessarono, eppure forse l’angelo aveva capito il suo gesto e.. lo apprezzò, dopotutto Crowley lo conosceva bene, ed era bello avere un amico che ti conoscesse così tanto. Che ti capisse.

L’aria notturna di Parigi era frizzante e Aziraphale era più freddoloso del solito quella sera, così si strinse nel mantello come avrebbe fatto un cigno con le sue ali. Ripresero a camminare, mentre il celestiale inviato continuava a sproloquiare sui vigneti, lasciando che Crowley si subisse le sue analisi vitivinicole.
Ma si sentiva strano, e conosceva molto bene quella sensazione, quel dolore che stava per arrivare.

 

Stava ancora discorrendo quando si fermò di colpo e cercò di mascherare un gemito di dolore con un colpo di tosse, le fitte in quel posto lì.. erano tornate, sempre puntuali.
Aziraphale aveva scelto di avere un organo femminile completo, perché si sentiva a suo agio in quella pelle, si sentiva sé stesso, e per altri motivi e ragioni etiche.
Tuttavia quella scelta portava conseguenze, egli si stava avvicinando sempre di più agli umani, anche nel fisico, e forse troppo. L’angelo si appoggiò un momento alla parete, cercando di mascherare tutto, ma non era facile.
«Devo andare.. è stata una bella serata Crowley, ci vediamo domani a colazione.» concluse frettoloso avanzando il passo, ma non riusciva a camminare normalmente per il fastidio che lo tormentava e si dovette sedere su una panchina.. perché proprio ora? Perché proprio con Crowley? Era riuscito a nascondere tutto per secoli, e invece, in quel maledetto giorno..




Il demone non abboccò all’amo. Detestava quando le persone anche solo pensavano di rifilargli una sciocchezza sperando che la prendesse per vera, ed erano estranei, figurarsi quando l’angelo voleva liberarsi di lui senza fornirgli una motivazione. Era piuttosto evidente il suo stato anomalo, quasi di sofferenza. Un angelo non dovrebbe essere dolorante né patire come sonno, freddo, fame, sensazioni fisiche sgradevoli.
«Che ti succede?» gli chiese, sedendosi scomposto e spaparanzato sulla panchina con l’aria interrogativa. 

In cuor suo aveva sempre saputo di non poter ingannare Crowley. Un angelo che illudeva un demone? Ridicolo.
Lo guardò stare accanto a sé con imbarazzo, come poteva spiegarsi? Crowley gli avrebbe riso in faccia se avesse saputo cosa avesse, e perché avesse scelto volontariamente di soffrire in quel modo.
«Potresti farmi una coperta.. ma sto bene, tra poco vado a casa, ho un alloggio, forse è il vino--» e proprio mentre stava dando la colpa al vino, ne arrivò un’altra, di fitta. 

«Oh Gesù santo, ancora?!» sbottò, portandosi istintivamente un braccio al basso ventre, braccio che allontanò subito per non destare sospetti, anche se forse era troppo tardi.
«Angelo questo è.. eretico?!» La cosa quasi lo eccitò. E quello fu un ironico pensiero, perché poi la candela gli fece luce nel meandro oscuro in cui si trovava, e allora la bocca si aprì con sorpresa. E allora sì che il suo interesse fu catturato a dovere.
«D’accordo, va bene, prova a ridere, prova solo a ridere e..» minacciò l’angelo finendo però con un gemito di dolore, coprendosi il volto con le mani e la parte finale dell’addome, fulcro di quella tortura.
Crowley lo fissò basito. Si tolse gli occhiali scuri, per enfatizzare la confusione che aveva sul volto e che la sua mimica facciale esprimeva, poi, lo shock più totale.
«Mi stai dicendo che tu sei.. in fiore?» Non poteva credere a una cosa del genere. Non al mondo, avrebbe mai immaginato che l’angelo potesse avere un apparato femminile. Non che si aspettava che non avesse mai provato a scegliersi uno dei due sessi, o forse invece sì? Lo aveva sempre creduto asessuato. In realtà sempre si riferiva a qualche secondo addietro, quando avevano spostato il focus su quel piccolo particolare a cui non aveva mai pensato veramente.
«Ma perché mai?!» Perché al mondo aveva scelto tra i due quello complicato? 

 

L’angelo sospirò, quel che era fatto era fatto, e ormai non poteva più negare. Era giusto spiegarsi, dopotutto Crowley condivideva la terra con lui.
«Io.. mi sento a mio agio così, da quando vivo sulla terra molte cose sono cambiate. Ho assistito a diverse nascite, ho aiutato donne incinte che erano totalmente sole, ho visto la sofferenza che Dio ha riservato a queste creature che hanno un compito sacro e fondamentale.. dare la vita. Ci pensi? E’ qualcosa di magnifico. Non volevo che fossero sole nella loro sofferenza. Se sento il loro dolore potrò aiutare davvero gli umani, le donne. Certo, ci sono delle conseguenze, ma non mi pento di-- aah, non me ne pento..» raccontò Aziraphale finendo di nuovo con un altro gemito di dolore.
«So che forse ti sembrerà ridicolo ma.. sono felice così. Quando mi guardo allo specchio, mi vedo come dovrebbe essere.» concluse, anche se probabilmente avrebbe dovuto chiedere a Crowley di aiutarlo a tornare al proprio alloggio.

 

«…» il silenzio era padrone di quel momento successivo alla confessione dell'angelo. Crowley non faceva che battere le palpebre, e aprire e chiudere la bocca man mano che un pensiero gli balenava nella mente e si estingueva un attimo dopo perché gli sembrava troppo inadatto da esprimere, dato che l'unica cosa che voleva chiedergli era: ma che diavolo ti salta in mente?

Forse dagli occhi di un angelo era un gesto meraviglioso, purissimo, spinto da nient'altro che l'amore più puro. Ma non aveva alcun senso per Crowley, non era stato punito lui stesso con quel martirio eterno per esserne stato la causa principale, perché Aziraphale avrebbe dovuto infliggerselo da solo soltanto per essere vicino all'umanità? 

«Beh, una scelta.. curiosa. Mi chiedo veramente come ti sia saltato nel cervello di fare una sciocchezza del genere avendo visto il modo in cui soffrono quelle povere donne. Cioè anche io sono stato testimone di malattie aberranti ma non me le faccio venire per comprenderne le pene.» una coperta comunque apparve sulle spalle dell'angelo.

«Lo vedo comunque, che non te ne penti.»

 

Aziraphale lanciò un’occhiata infuocata d’oro al demone, se si osservava, era visibile uno stralcio di luce assomigliante a una saetta passare sulle iridi celesti dei suoi occhi.
«Gran parte della sofferenza delle donne è colpa tua! Ma non mi aspettavo che tu potessi capire! Perché sto qui a parlare con te?! Non ti sopporto! Quando sono in questo stato non ti conviene starmi intorno, demone. E adesso lasciami in pace, me ne torno a casa!» Aziraphale lanciò la coperta in faccia a Crowley, alzandosi - non senza fatica - e dirigendosi a grandi falcate verso il proprio alloggio, si trovava all’incrocio con i giardini dove si erano incontrati.
Altroché San Valentino, è una festività stupida! Perché.. mi sento così?”  L’angelo si sentiva imbarazzato, un po’ ferito e confuso, aveva passato una bellissima serata e sperava che Crowley potesse capirlo.. che potesse apprezzarlo semplicemente per ciò che era, avrebbe voluto fare una passeggiata in quei giardini, con lui, da soli.

Ma si sentiva stupido per averlo anche solo pensato. Per poco non inciampò su se stesso, aggrappandosi ad un tronco d’albero lungo il tragitto, oltre alle fitte iniziò a percepire anche la nausea, ma ce l’avrebbe fatta. Di solito non era così doloroso, ma quel mese si stava facendo sentire di più.

Sembrava che Crowley accentuasse la sua.. umanità, sembrava che Crowley lo rendesse più vulnerabile.

 

Il demone imprecò una bestemmia assai poco ortodossa sperando che non infierisse ulteriormente, ma era stato preda di un istinto troppo forte da controllare. Raggiunse l'amico velocemente, sorreggendolo con un braccio dietro la schiena. 

«Ti assicuro che proprio per ciò che ho fatto le rispetto molto, le donne. Non mi aspettavo che Lei si arrabbiasse tanto, tutta questa cosa è disumana, se me lo chiedi! Cioè, un marmocchio che pesa quattro chili che esce da lì sotto? Prima deve uscire, e poi diventa quattro chili, allora è giusto!» Il demone tentò di spiegarsi sospirando, nel tentativo che Aziraphale tornasse almeno in parte in sé.

 

Quest’ultimo onestamente faticò a capire il discorso confuso del demone, tuttavia parve di capire che stava cercando di.. rimediare.
Aziraphale sospirò e si lasciò aiutare, e i due arrivarono davanti ad una deliziosa casetta di legno e pietra, fuori c’era un piccolo giardino con fiori e piante di vario tipo.
«Siamo arrivati.» esordì l’angelo aprendo la porta: la casa consisteva in una stanza ampia, con alte librerie piene di pergamene e tomi (trasferiti da Atene), un tavolo da studio, un baule, delle mensole e ripiani con altri oggetti di vario tipo e piante, infine un grande letto matrimoniale azzurro e bianco, con accanto un comodino e dei tendaggi anch’essi bianchi e chiari come l’angelo, poche lampade illuminavano poco la stanza. 

L’angelo si tolse il mantello e si diresse ad un armadietto per tirare fuori il vino e due bicchieri, perché non ne aveva bevuto abbastanza.
«Sei proprio pessimo a dare spiegazioni, comunque non mi aspetto che tu.. beh, va bene così, ora sai una cosa in più su di me, non che questo ti cambi molto la vita, quindi dimentica tutto, fai finta di non sapere niente. Non voglio più parlarne.» disse Aziraphale gustando il vino appena versato, forse stava bevendo troppo, si sentiva la testa un po’ pesante. 

Si appoggiò al tavolo e iniziò ad allentarsi la camicia.
«Puoi andare ora, devo riposare.» “Non vorrai mica rimanere a guardare questo ridicolo angelo con il suo ridicolo organo femminile dolorante” pensò tra sé e sé divertito l’angelo, passandosi una mano tra i ricci chiari, di certo quando era in quello stato, il suo aspetto e i suoi modi di essere erano leggermente diversi, più lenti, più.. sensuali, ma l’angelo non se ne rendeva conto, il suo amore per le donne come creature sacre da proteggere era ricambiato con tanta grazia e una bellezza nascosta che solo i più attenti potevano notare. Si sentiva un po’ sudato e gli occhi socchiusi di Aziraphale erano sì cerulei ma anche dorati, guardarono Crowley per qualche istante, reclinando leggermente la testa, mentre allentava sempre di più la camicia.

«Che ti prende?» chiese, vedendolo ancora lì.

 

«A me? » 

Crowley chiese spontaneamente. E un attimo immediato dopo allungò una mano aperta davanti a sé come per chiedergli di aspettare. Poi ingoiò il vino in un sorso solo, ed emise un verso di carica, prima di rivolgersi nuovamente all'angelo, che a detta sua aveva già cambiato tre umori diversi e Crowley stesso iniziava a non capirci più granché. 

«Niente, intendo niente.» Non si seppe spiegare il motivo ma sapeva che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata fraintesa per certo, per cui adottò la tattica del parlare come se si stesse rivolgendo a un piccolo umano non in grado di cogliere le sottigliezze. Non che Aziraphale normalmente fosse ferrato nella cosa, comunque. Era tutto così surreale. Il demone Crowley schiarì la gola, annuendo come ciò che stava guardando non lo toccasse affatto. Minimamente, assolutamente indifferente. Se solo l'angelo fosse stato un minimo più sagace avrebbe compreso che anche per Crowley c'era una bella differenza tra l'immaginare e il sapere, e che spogliarsi in quel modo non lo aiutava affatto ad andarsene. Non che volesse.. era solo ammaliante da vedere e il fatto che fosse un demone inspiegabilmente attratto da una creatura tanto analoga quanto difforme era un bonus che non sarebbe dovuto mai emergere. Quindi batté le sue stesse mani assieme come a volersi distrarre, ed indietreggiò. Aveva intenzione di farlo ammattire, e ci riusciva perfettamente.

«Ugh, bene, se serve qualcosa io.. mandami il volatile.»
Detto ciò, Crowley lasciò la casetta in preda al sudore e all'agitazione.

Che creatura bizzarra. 


                                        ꧁                ⚘                 ꧂

 

Qualche luna trascorse dal loro incontro parigino molto.. particolare.

Aziraphale ogni tanto ci ripensava e d’automatico si sentiva imbarazzato, ma decise fermamente che non sarebbe più saltato fuori l'argomento, sperò solo di non avere più fitte in sua presenza. Passarono comunque una giornata piacevole l'indomani di quella notte, e Aziraphale si scusò per aver perso le staffe.. si rendeva conto che quando era in quello stato, forse, era troppo suscettibile. 

 

In quel lasso di tempo Aziraphale visse comunque nuove esperienze che voleva condividere con l'amico.

Dal suo piccolo studio scrisse su pergamena e mandò la colomba dal demone. 

 

"Ciao, sei ancora in Francia?

In questo mese ho fatto amicizia con un duca francese, Jean-Jacques, condividiamo la passione per le scritture antiche ed è molto preparato!

Inoltre ho imparato a cavalcare, ci credi? Mi ha fatto cavalcare il suo destriero per un giorno intero, ero stanco, però stare in compagnia degli animali è più piacevole di quanto pensassi, Jean è poi molto paziente. 

Così insieme siamo andati a comprare una giumenta, ne ho presa una bianca, l'ho chiamata Juliette, ora mi muovo solo a cavallo, così comodo.. e i cavalli sono creature più intelligenti di quello che sembrano. Più tardi andiamo a cena, vuole farmi vedere alcune scritture particolari. 

Tu come stai? 

 

- Stella Egiziana"

 

La sera arrivò. 

L'espressione umana avere un diavolo per capello non è corretta. È frutto di un infinitesimale errore di pronuncia tra capello (cheveux) e cavallo (cheval). 

Questo perché nel giorno di fine febbraio di quell'anno accadde qualcosa che radicò nel folklore del paese per un bel po' di secoli, e perché i popolani nel dialetto stretto, come accade in ogni paese del resto, alle volte tendevano ad avere una parlantina sin troppo stretta. I Franchi, più in avanti Francesi ancora tramandarono nei racconti popolari le vicende di quella sera di marzo inoltrato, in cui nacque la curiosa espressione ‘un diavolo per cavallo.’

La corte reale del re e dei rispettivi esponenti di rango decrescente per importanza non aveva una fissa dimora, al demone Crowley ci volle quasi un mezzo dì intero per scovare l'ubicazione, ma non fu complicato in quanto ormai parlava fluentemente la lingua autoctona, e in quanto sapeva come estorcere in bene e in male informazioni dai paesani. 

Al Re piaceva moltissimo collezionare destrieri in cura presso le scuderie ove i migliori soldati e i giovani apprendisti avrebbero poi preso lezioni o tenuto spedizioni, i cavalli erano affidati al suddetto Duca che pergamena recitava, che aveva non solo il compito ma addirittura l'ordine di curarli almeno quattro volte al giorno, l'ultima alle sette prima che si ritirassero per la notte a sole già tramontato.

 

Quella sera, invece, tutti i santissimi cavalli evasero dalle scuderie, imbizzarriti come posseduti da un diavolo. Uno ciascuno.

Ed anche questo non è corretto, in quanto Crowley aveva minuziosamente aizzato tutte le bestie per fuggire dalla corte e seminare subbuglio e panico in tutta Parigi. Quella sera, il Duca dovette ripescare tutti i quadrupedi. E così per il successivo mese.

 

"Aziraphale, devo essermi perso il volatile, mi è giunto soltanto adesso. Lo sai, gli uccellacci sono distratti, le ali troppo piccole per le lunghe distanze. Ho lasciato la Francia per un po', ordini dal Basso, ma sono ritornato. Com'è andata poi la tua cena? Le scritture erano della stessa portata di quelle a cui sei abituato da Atene?

 

P.s: i cavalli sono molto più intelligenti di tante, tante persone. Esseri umani, animali, e non solo." 

 

Aziraphale era contento di poter cenare con il signor Jean-Jacques, ma.. non fu possibile, Jean gli inviò una lettera dicendogli che i cavalli erano fuggiti e doveva rimediare, per un po’ di tempo non si sarebbero potuti vedere, il povero Duca stava passando dei guai seri con la corte per questo incidente.. le voci si sparsero in città.

 

“Purtroppo non ho più potuto cenare con Jean, un caos è successo ieri.. i cavalli sono fuggiti. Che disgrazia per il povero Jean, probabilmente manterremo una comunicazione epistolare e recupereremo tra qualche mese. Io mi sto prendendo cura di Juliette, le ho comprato un posto in un’altra stalla non lontana da qui, conto di fare delle passeggiate, se vorrai unirti a me, magari in un picnic tra le campagne della Borgogna. Buon lavoro e a presto.

-Stella Egiziana”


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Salve a voi tutti!
Ovviamente dovevamo trovare un modo per il quale potessero parlarsi e sviluppare il rapporto senza vedersi ogni giorno, ci è sembrato carino farli avvicinare per corrispondenza! 
Siamo consapevoli che non è da tutti avere una visione di Aziraphale in queste carni, ma alla luce di una scelta ponderata ve lo presentiamo così, e spero possiate apprezzarlo in tutta la sua divina voglia di strangolare Crowley.
Ad ogni modo ci stiamo addentrando in secoli interessanti, e non vedo l'ora che leggiate le loro avventure in seguito.
Grazie a tutti voi per la compagnia!

A presto!

Ah... e buon ritorno a Hogwarts a tutti xD

   
 
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