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Autore: aelfgifu    03/09/2023    5 recensioni
Sei mesi della vita di Brian Cruyfford.
[La storia inizia dal cap. 4 di “Un anno dopo - A Parigi e ritorno”]
Genere: Romantico, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brian Cruyfford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Hier, in deze wereld'
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15. Cantami, o dea, di Brian Cruyfford l’ira funesta

 

Ritornato in albergo, Brian prese a pugni e calci anche i mobili e i muri della stanza che condivideva con Hjalmarssen. Il secondo portiere lo guardava senza parole, mentre tirava calci al muro in mezzo a un profluvio di parolacce in nederlandese. 

“Ma che hai, che è successo?” 

“Quello str***o! Quel figlio di puttana!” ansimava Brian, che a un certo punto stava perdendo la sua battaglia contro il muro.

“Ma chi?” 

“Schneider! Karl! Non è qui e non sanno se potrà esserci dopodomani”.

“Scusa, eh, ma non è meglio per noi se Schneider non ci sarà?” 

“Quello non è venuto perché ci sottovaluta e preferisce starsene a Monaco a guardare le farfalle!” si infervorò Brian.

“Brian, tu hai bisogno di una camomilla… ti pare che Schneider ci sottovaluti? Può essere che sia infortunato!” 

L’educata ipotesi di Niels fece infuriare Brian ancora di più. 

“E lo fa apposta a infortunarsi prima della finale contro di noi? ‘Sto cretino!” 

Niels, calmo e sereno, intanto digitava sul suo smartphone. Annunciò allegro: “Sul web non c’è nulla su un ipotetico infortunio di KHS”. 

“Non avranno voluto farlo sapere !” esclamò Brian.

"Vabbè” rispose il danese “non capisco perché ti arrabbi. Se manca Schneider, meglio per noi!”

“No!” 

“Perché no?” 

“Perché IO devo battere Schneider”. 

“Ah, perché la partita è Brian Cruyfford vs Karl-Heinz Schneider? Non è Manchester United vs Bayern Monaco?”

L’osservazione pacata e giudiziosa di Hjalmarssen fece uscire Brian dai gangheri. 

“Imbecille!” gli urlò, prima di uscire sbattendo la porta. Rimase d’umor nero per tutta la giornata, a pranzo e cena non parlò con nessuno, durante l’allenamento si accaniva sui palloni come se li volesse distruggere. Quella notte non riuscì a dormire. Il giorno dopo, vigilia della partita, rischiò di fare a botte con de Vries, a cui aveva risposto male. Nel frattempo, nessuna notizia era arrivata su Schneider. Nello staff dello United pregavano tutti che il capitano del Bayern si fosse preso la febbre quartana, la peste o il vaiolo, anzi meglio tutt’e tre insieme, ma Brian, quando sentiva i suoi colleghi e i tecnici fregarsi le mani dicendo “speriamo che Schneider non ce la faccia”, avrebbe voluto saltar loro al collo. Durante la conferenza stampa, quando i giornalisti chiesero a Veldeke cosa pensava di quell’inattesa defezione di Schneider, e Veldeke ridendo rispose che ci avrebbe volentieri messo una firma, Brian alzò gli occhi al cielo. Possibile che fossero tutti così stupidi?

Alla fine si decise e scrisse un WhatsApp a Julia Gutenbrunner: 

Di’ al tuo ragazzo che se non si presenta domani a Madrid è un vigliacco! 

Attese con ansia una risposta qualunque, che però non arrivò. Julia doveva anche avere disattivato la spunta blu della visualizzazione. Ecco, pensò Brian, me la sta facendo ancora pagare per quei due stupidì messaggi di sei mesi fa. Che st***a, anche lei! Due begli st****i, sono bene accoppiati, non c’è che dire! 

 

*** 

 

Il giorno della partita Brian sembrava essersi relativamente calmato. 

Se quel vigliacco non gioca, senz’altro meglio per noi, si disse, ma rimane sempre un vigliacco e la prossima volta che lo incontro gli spacco la faccia. 

Valerie, quando al telefono Brian aveva fatto anche a lei quelle sparate assurde su Schneider, non lo aveva né contraddetto né aizzato: sapeva che in realtà dietro quell’aggressività faceva capolino tutto il rispetto e l’ammirazione che Brian nutriva per il tedesco, e il suo dispiacere per non potersi battere alla pari con lui. 

“Con un po’ di rabbia addosso giocherai meglio” lo aveva confortato. E con tale spirito il giovane olandese era andato allo stadio. 

Quale dunque non fu la sua meraviglia quando le due squadre emersero sul terreno di gioco l’una accanto all’altra e lui poté scorgere la testa bionda di Schneider che apriva la fila dei bavaresi. 

  
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