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Autore: soffio di nebbia    06/09/2023    1 recensioni
"Andrà tutto bene."
La voce di Shun risuonava nella mente di Ikki in un debole sussurro che lui solo poteva udire.
Una muta risposta mai pronunciata si ripeteva lapidaria.
"No, niente andrà bene. Niente potrà più andare bene."
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 3
 
 
L'eternità era sui nostri occhi e sulle nostre labbra,
la felicità nell'arco delle ciglia;
e non v'era parte, anche misera, di noi,
che non fosse di natura celeste.
 
(Antonio e Cleopatra - Shakespeare)
 


«Shun, ti muovi?!»
Dall'ingresso di Villa Kido, la voce di Ikki rimbombò fino ai piani superiori.
Lui e Shun avevano deciso di dedicarsi un pomeriggio di svago in città e Ikki aspettava da diversi minuti che il ragazzino fosse finalmente pronto per uscire.
«Abbi un attimo di pazienza!» lo stuzzicò Seiya, facendogli un occhiolino mentre gli passava accanto «Si sarà lasciato trattenere da qualche biondino di passaggio...»
Ikki lo incenerì con lo sguardo. Si lasciò alle spalle la risata divertita di Seiya incamminandosi lungo le scale, mezzo esasperato.
Imboccando i corridoi che portavano alle camere da letto, Ikki bussò alla stanza di Shun, senza però ricevere alcuna risposta. Stava per bussare una seconda volta quando, in lontananza, colse il suono di un gemito strozzato seguito da qualche colpo di tosse. Proveniva dal bagno.
«Shun, sei qui dentro?» chiese Ikki dopo aver raggiunto la porta.
La risposta di Shun giunse dopo pochi secondi:
«Niisan... dammi un minuto...»
Aveva la voce flebile e provata.
«Che diavolo sta succedendo?»
Un'altra serie di colpi di tosse. Ikki si decise ad abbassare la maniglia ed entrare con cautela.
Davanti agli occhi gli si presentò la scena di Shun in ginocchio vicino al gabinetto, letteralmente abbracciato alla ceramica, in preda ad un violento conato di vomito.
«Shun!»
Ikki gli si precipitò di fianco a sorreggerlo.
Quando Shun si fu finalmente liberato, il fratello lo aiutò ad alzarsi. Era pallido e tremava da capo a piedi.
«Meglio?» gli chiese con gentilezza.
Shun annuì debolmente.
«Scusa per lo spettacolo pietoso» mormorò mentre si chinava vicino al lavandino per sciacquarsi la bocca.
«Abbiamo visto cose peggiori, non credi?» rispose Ikki.
Shun sorrise lievemente. Richiuse il rubinetto e afferrò l'asciugamano che il fratello gli porgeva.
«Non hai una bella cera, sicuro di star bene?» constatò Ikki, preoccupato.
Scostando l'asciugamano dal proprio viso, Shun gli rivolse un'occhiata divertita di rimando.
«Abbiamo passato momenti peggiori, non credi?»
Ikki gli sorrise a sua volta.
«Può darsi, però preferirei che per questa volta ti rimettessi a letto. Non potrà che farti bene un po' di riposo»
Shun scosse piano la testa. Ciocche di capelli scompigliati ondeggiarono attorno al suo viso.
«Non ce n'è bisogno» lo rassicurò «Ho solo un po' di mal di testa. Preferisco prendere un po' d'aria»
Uscirono di casa dopo pochi minuti, ma non prima che Ikki avesse costretto il fratello a prendersi almeno una pastiglia per lo stomaco e l'emicrania.
Nel caldo bagliore del sole d'estate, Shun sembrò riprendersi in fretta dal suo malessere, anche se il suo colorito era un po' più pallido del solito.
Dopo aver passato parte del pomeriggio a vagare per le strade del centro, i due fratelli finirono a mangiare del gelato al chioschetto di un parco cittadino.
Il vociare di bambini che si rincorrevano nei prati, incuranti della calura estiva, si diffondeva per l'intera area contagiando Shun del loro buon umore.
Il giovane non stava più calcolando la propria coppetta di gelato, che nel frattempo aveva cominciato a sciogliersi, e sorrideva tra sé mentre osservava un bambino solitario in lontananza che giocava con un cucciolo.
«Ormai quel gelato l’hai fatto diventare un milkshake» scherzò Ikki in direzione di Shun.
Shun arrossì leggermente, raccogliendo col cucchiaino un po’ di quella che era ormai diventata una brodaglia colorata.
Ikki scosse mestamente la testa con un sospiro.
«Mi sembri pensieroso in questi giorni» disse Ikki ad un certo punto «Sicuro che vada tutto bene?»
Shun rigirò distrattamente il cucchiaino tra le dita.
«Certo… perchè me lo chiedi?» rispose in maniera vaga.
Sognare ad occhi aperti era tipico di Shun. Non erano rari i momenti in cui, silenzioso e distratto, lo si poteva sorprendere a fissare un punto indefinito, completamente perso nel suo mondo. Ikki lo conosceva abbastanza bene da saperlo. Tuttavia, era anche perfettamente in grado di distinguere quei momenti da quelli in cui il fratello, in quello stesso atteggiamento distratto, soffocava qualche segreto che faticava a trovar voce.
«Va tutto bene con Hyoga?» domandò Ikki, cercando di sondare il territorio.
Lo sguardo di Shun si illuminò all'istante. Le sue labbra si distesero in un sorriso che avrebbe disarmato un dio della guerra. I suoi occhi cominciarono a splendere di una luce capace di far impallidire il sole d'estate. Erano gli occhi di un ragazzo innamorato e felice di esserlo. Era una risposta più che sufficiente. Stupendo perfino se stesso, Ikki si ritrovò a pensare che Hyoga doveva reputarsi fortunato ad essere l'oggetto di quegli sguardi. Quando Shun gli aveva rivelato del loro amore reciproco, pochi anni prima, Ikki si era infuriato. A ripensarci adesso, davanti a quegli occhi, non capiva con quale presunzione avesse potuto opporsi ad un amore in grado di generare qualcosa di tanto bello.
Ikki era sul punto di dire qualcosa, ma in quel momento gli occhi di Shun scomparvero sotto la linea sottile delle sue ciglia nere.
«Hyoga mi ha chiesto di andare a vivere insieme» mormorò senza alzare lo sguardo.
Ikki, che fino ad un istante prima stava per parlare, rimase con la bocca aperta senza proferire parola. Il boccone di gelato che aveva sollevato col cucchiaino si rituffò da solo nella coppetta.
«Ah...» fu in grado di dire solamente.
«Scusa» mormorò confusamente il più piccolo «Avrei voluto parlartene prima, ma non sapevo come dirtelo...»
Era una proposta che Hyoga gli aveva fatto poche settimane prima, lo stesso giorno in cui Seiya aveva annunciato a tutti la sua intenzione di trasferirsi.
Ikki cercò di ricomporsi, tentando di celare la propria sorpresa.
«E tu cosa gli hai detto?» domandò.
Shun sorrise timidamente. In realtà non aveva detto niente. Lo stupore e la felicità erano state tali che non era riuscito a far altro se non baciare il compagno e stringersi forte contro il suo petto. Hyoga l’aveva baciato a sua volta e poi si era lasciato scivolare sopra di lui per fare l’amore fino a notte fonda.
«Ehi, Shun, sei ancora lì?» lo riprese Ikki agitandogli una mano davanti agli occhi.
Shun ritornò in sé diventando paonazzo.
«Io... credo di avere accettato» rispose infine.
Ikki annuì tra sé e sé, come riflettendo su quanto aveva appena udito.
«Cosa ne pensi?» chiese Shun, titubante.
Ikki sospirò. Cosa doveva pensare? Quella notizia gli giungeva inaspettata, ma non poteva esserne più di tanto sorpreso. Era ovvio che prima o poi sarebbe accaduto. Shun stava crescendo, tutti loro stavano crescendo, e presto ognuno di loro avrebbe preso la propria strada. Tutti quanti sembravano essere ormai pronti ad andare avanti, lasciandosi il passato alle spalle... tutti tranne lui. Ikki, che nel corso delle battaglie al servizio di Athena si era sempre sentito un passo avanti, aveva ora l'impressione di star rimanendo indietro. Se non si fosse dato una mossa, mentre tutti si sarebbero costruiti un futuro, lui sarebbe rimasto inchiodato lì, in un passato che ormai non c’era più. Un giorno si sarebbe guardato attorno e avrebbe visto uno Shun diverso, adulto e felice, mentre lui sarebbe rimasto un bambino sperduto in mondo troppo grande, aggrappato al suo unico punto di riferimento... incredibile come i loro ruoli si sarebbero invertiti.
«Niisan... sei arrabbiato?»
La voce delicata di Shun lo riportò al presente. Il volto di Shun aveva assunto un'espressione preoccupata. Ikki scosse la testa.
«No, Shun, non sono arrabbiato»
«Allora cosa...»
Ikki lo interruppe istantaneamente con un gesto della mano.
«L'idea di andare a vivere con Hyoga ti rende felice?» domandò soltanto.
Di fronte a quella domanda così inaspettata e diretta, Shun si morse le labbra.
«Non avere paura, dammi solo una risposta: questa cosa ti rende felice?» lo incitò Ikki.
Shun lo guardò dolcemente negli occhi.
«Molto» disse semplicemente.
Ikki annuì.
«Allora ne sono felice anch’io»
Come se si fosse improvvisamente liberato di una strana tensione, il volto di Shun si illuminò di un sorriso raggiante. Ikki allungò una mano a scompigliargli la chioma castana.
«Non hai bisogno di avere segreti con me, chiaro? Fintanto che sarai felice, io ti sosterrò sempre»
Shun accolse di buon grado quel piccolo momento di tenerezza tra di loro. Chiuse gli occhi, godendo fino in fondo di quel semplice contatto sulla sua testa. Era uno di quei momenti in cui sentiva di potersi permettere il lusso di tornare bambino. Man mano che erano cresciuti, quei momenti di contatto fisico erano diventati sempre più rari, e a Shun capitava spesso di sentirne la nostalgia.
«Grazie, Niisan» disse.
Ikki ritrasse infine la mano alzandosi in piedi.
«Forza, andiamo, si sta facendo tardi»
 

 
*****

 
Giunse il mese di settembre e con esso il compleanno di Shun.
«Forza, esprimi un desiderio!» incalzò Seiya mentre un’enorme torta veniva piazzata davanti agli occhi brillanti di Shun.
«Anche la torta?! Non dovevate disturbarvi così tanto!» protestò il più giovane.
«Non ti illudere, quella torta è un regalo per se stesso!» scherzò Ikki puntando un dito contro Seiya che a sua volta rispose con una smorfia.
«Sei solo geloso perché il mio regalo era più bello dei vostri!» ribatté Seiya.
«Aspetta a parlare, puledrino» si intromise Hyoga cacciandosi in bocca una ciliegina pescata direttamente dalla cima della torta «Penso di essere io quello che si è impegnato di più»
«Certo, certo, come no!» fece Seiya «Intanto adesso ti sei presentato a mani vuote, e tieni quelle zampacce lontane dalla torta!»
«Il mio regalo preferisco darglielo in privato» replicò Hyoga con fare allusivo, facendo al contempo un occhiolino a Shun che arrossì violentemente.
Seiya spalancò la bocca fingendosi indignato «Ma guarda te che faccia tosta! Ikki, come puoi permettere che tuo fratello frequenti un uomo così volgare?»
«È quello che mi chiedo anch’io ogni giorno» rispose Ikki scrollando le spalle «Per oggi farò finta di non aver sentito»
«Ragazzi, basta litigare» intervenne bonariamente Shiryu, senza però riuscire a trattenere egli stesso un sorriso divertito.
«Giusto, non vale la pena sprecare fiato» sentenziò Seiya «Dove eravamo rimasti? Hyoga, per tutti gli dèi, ti ho detto di non toccare la torta! Shun non ha neanche spento le candeline!»
Hyoga alzò gli occhi al cielo.
«Genio, le candeline non sono mai state accese!»
«Vado a prendere dei fiammiferi» fece Shiryu.
«No, lascia stare» rispose Ikki alzandosi in piedi «Ci penso io»
Mosse qualche passo verso il fratello, che intanto lo osservava con curiosità, e avvolse un braccio attorno alle sue spalle. Poi con un dito disegnò una spirale nell’aria, appena sopra la superficie cremosa della torta, e una scia di calore rovente seguì il suo movimento.  Una dopo l’altra, le candeline si accesero in una sequenza perfetta, come se fossero mosse da volontà propria.
«Forza, Shun, adesso puoi esprimere un desiderio» sussurrò.
Per un lungo istante Shun osservò le piccole fiammelle come ipnotizzato. Poi guardò i compagni lì riuniti assieme a lui e si perse nel calore dei loro sguardi. Mai avrebbe pensato che esprimere un desiderio potesse essere così complicato. Che cosa avrebbe potuto chiedere all’universo che non possedesse di già?
«Facciamolo insieme» disse allora Shun «Contiamo fino a tre e le spegniamo tutti insieme. Questo desiderio voglio condividerlo con voi»
Seiya sbatté le palpebre un paio di volte.
«Perché, si può fare?» chiese.
Hyoga mise su un’espressione dubbiosa.
«Non so, Seiya, vuoi controllare sul Codice Civile?»
I ragazzi risero all’unisono. Poi si lanciarono un’occhiata complice facendo spallucce.
Contarono fino a tre e soffiarono.
 
Quello stesso pomeriggio, Hyoga chiese a Shun di seguirlo in direzione del mare.
E ora si trovavano proprio lì, a rincorrersi a piedi nudi sulla spiaggia, i vestiti impregnati di minuscole gocce di oceano. Le loro risate si levavano al di sopra dell'antico canto del mare che, onda dopo onda, si frangeva sul bagnasciuga.
Pennellate di nuvole rosa spiccavano sopra le loro teste nell'oro di quel tramonto di fine estate.
«Vieni qui!»
Hyoga acciuffò Shun per la vita e cominciò a trascinarlo con sé verso l'acqua.
«No, è fredda!»
Shun cercò di opporre resistenza, ma la sua risata cristallina lo contraddiceva fortemente.
Da bambino Shun era stato un bambino piuttosto allegro, ma le difficoltà della vita avevano velato il suo sorriso di una sfumatura malinconica. Negli ultimi giorni, tuttavia, Shun aveva cominciato a sorridere come se il dolore non l'avesse mai scalfito. Non c'era più spazio l’angoscia della precarietà. Non c’era spazio per nulla che non fosse pura gioia.
A un certo punto, Hyoga fece voltare Shun facendo premere il proprio petto contro la sua schiena.
«Guarda lì» sussurò.
«Che cosa?» fece Shun, senza capire.
Hyoga prese allora la mano del ragazzo e la allungò insieme alla propria, puntando un dito in direzione opposta al mare.
«Che cosa vedi?»
Shun era ancora confuso.
«Ehm… le montagne…?»
«Più giù, più vicino…» suggerì Hyoga.
«Il chiosco delle granite… La rimessa delle barche…» continuò Shun.
Hyoga ridacchiò.
«Ma no! Lì, guarda!»
Con il dito, disegnò un cerchio attorno ad un punto ben preciso. In quel punto, alcuni metri più in alto, vi era una casetta a ridosso della strada che, snodandosi, portava fino al lungomare. Era piccola rispetto alle altre ville che la circondavano, ma era graziosa, con le pareti bianche e rosa, e le alture che la circondavano come un tesoro da proteggere.
«Vedo… una villetta… una villetta a picco sul mare»
Hyoga annuì.
«Ti piace?»
Shun sorrise.
«Sembra un piccolo quarzo incastonato tra le scogliere»
Hyoga lo strinse più forte contro di sé, posando un dolce bacio sulla sua tempia.
Poi sventolò un mazzo di chiavi davanti ai suoi occhi e glielo adagiò tra le mani.
«Buon compleanno, Shun»
Shun sgranò gli occhi, incredulo. Si voltò immediatamente verso Hyoga, la bocca aperta in un moto di stupore.
«Oh mio dio… Hyoga!»
«Cosa c'è? Non ti piace?» ridacchiò l’altro.
«Cosa? Certo, certo che mi piace, ma... Per tutti gli dei, non posso crederci!»
«Non avrai pensato davvero che mi fossi scordato di farti un regalo!»
Shun cercò di farfugliare qualcosa, senza riuscirci, e Hyoga fu talmente intenerito da quella reazione che scoppiò a ridere. Alla fine, Shun rinunciò all’impresa di mettere insieme una frase di senso compiuto, e si fiondò tra le braccia del compagno, cominciando a riempirlo di baci.
Hyoga ricambiò più che volentieri quella tenera tempesta di affetto.
«Ma come hai fatto?» riuscì a dire finalmente Shun.
«Non è stato semplicissimo, ma… diciamo che la Fondazione mi doveva qualche favore. Come a tutti noi, in realtà. I ragazzi mi hanno aiutato nella ricerca, e Tatsumi mi ha aiutato con tutte le scartoffie»
Adesso Shun era ancora più incredulo.
«Ne erano tutti al corrente?»
«Certo! Seiya mi stava reggendo il gioco prima, cosa credevi?»
Shun si portò le mani al viso. Era una situazione talmente surreale che stentava a credere fosse vera.
«Hyoga… non riesco nemmeno a trovare le parole per ringraziarti. Questo… è il giorno più bello della mia vita»
Hyoga sorrise di cuore. Vedere il suo compagno così felice era la cosa più bella del mondo.
«C’è ancora qualche lavoro da ultimare, ma non ci vorrà molto» spiegò Hyoga «Tempo un paio di settimane e sarà tutto pronto. Poi potremo trasferirci senza problemi non appena vorrai... non appena ti sentirai pronto»
Shun restò a guardare la casa come incantato. Immaginava come sarebbe stato svegliarsi ogni mattina tra quelle mura bianche. Svegliarsi sentendo il canto sommesso del mare, con l'alba che timidamente ne bacia la superficie... svegliarsi con lui accanto ogni giorno, potersi amare senza doversi preoccupare di chiudersi in camera o di essere uditi... e costruire lentamente una vita insieme. Una vita che molti altri avrebbero considerato banale, ma che lui avrebbe amato con tutto se stesso.
Di avvenimenti straordinari ne avevano vissuti abbastanza. Adesso potevano permettersi lusso di amare qualcosa di banalmente ordinario. All'inizio aveva fatto paura. Ma adesso era meravigliosa.
Shun si perse in un sogno ad occhi aperti in cui vedeva se stesso affacciarsi sul terrazzo di quella casa a picco sul mare. Vedeva Hyoga accanto a sé che gli cingeva le spalle e lui era così felice da sentir girare la testa. Tutto il mondo attorno a lui divenne nebbia ed ebbe l'impressione di cadere, ma qualcosa attutiva la sua caduta facendolo sentire al sicuro.
«Shun! Shun!»
Shun rimise a fuoco la realtà attorno a sé. Qualcuno lo stava scuotendo. Era a terra e Hyoga lo sorreggeva per le spalle.
Si sentiva confuso. Aveva la testa leggera e un dolore diffuso. Voltandosi da un lato incrociò gli occhi di Hyoga che lo guardava con apprensione.
«Che cosa è successo?» domandò.
«Hai avuto un mancamento» rispose Hyoga con voce preoccupata «Come ti senti?»
«Mi gira un po' la testa... e ho male dappertutto»
Fece per alzarsi, ma Hyoga lo tenne fermo.
«Non muoverti, resta giù per un po'»
«Mi dispiace, ti ho rovinato la sorpresa»
«Shhh, fa silenzio…»
Lo tenne stretto tra le braccia fino a quando non ritenne che potesse provare a camminare.
Appena rincasati, Hyoga accompagnò Shun a letto. Dopo essere stato informato di quanto era accaduto, Ikki insistette perchè qualcuno visitasse il fratello. Ma il medico che arrivò imputò tutto alla stanchezza.
 

 
*****
 
 
«Ta daaan!»
Erano passate poche settimane dal compleanno di Shun quando Seiya irruppe nel salotto stringendo tra le mani una striscia di carta.
«Guardate un po' qui!» esclamò sventolando il biglietto sotto gli occhi di tutti i presenti.
Shiryu lo afferrò e lo lesse con attenzione. Era un biglietto aereo.
«Londra?»
«Perchè sei stupito?»
«Non so, ero quasi certo che avresti scelto una meta più mediterranea...»
«Dopo tutti gli anni passati in Grecia direi che ne ho visto abbastanza di mediterraneo, non pensi?»
«Fammi vedere» disse Shun, avvicinandosi maggiormente a Shiryu.
Si avvolse più stretto nella coperta che lo avvolgeva. Aveva l'aria stanca e provata. Controllò la data di partenza.
«È tra meno di un mese!» constatò.
«Ho già perso un sacco di tempo tra visti e scartoffie varie, meglio passare subito ai fatti»
«Ma almeno parli inglese?» intervenne Ikki.
«Accidenti, me ne stavo quasi dimenticando!»
«Shun, tutto bene?» chiese gentilmente Shiryu.
Shun annuì appena passandosi una mano sulla testa.
«Ho bisogno di stendermi un po'» disse «Vado in camera mia»
Fece per alzarsi, ma si bloccò all'istante, il volto contratto in un'espressione di dolore.
«Shun, che succede?» intervenne Ikki, precipitandosi al suo fianco.
Anche Hyoga e Seiya gli si avvicinarono in apprensione.
Shiryu gli passò una mano sulla fronte imperlata di sudore. Guardò Ikki con espressione preoccupata.
«È bollente...» constatò.
Ikki imitò il gesto di Shiryu.
«Meglio andare in ospedale» disse «Non mi piace questa storia»
«No, non ce n'è bisogno...» mormorò Shun.
Fece nuovamente per alzarsi.
«Sono solo un po'...»
Si portò una mano alla bocca cominciando a tremare. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
«Shun!»
L'intero suo corpo si contrasse come in preda ad un conato, ma dalla sua bocca non uscì nulla.
Solo spostando la mano dalla bocca riuscì ad accorgersi del sangue che macchiava il suo palmo.
Il terrore si dipinse sul volto di tutti quanti i presenti.
«Una macchina, preparate una macchina!»
Il caos che circondava Shun prese lentamente a svanire.
Il suo corpo si accasciò a terra.
  
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