Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: Nefertari17    12/09/2023    0 recensioni
Katsuki ha una vita fatta di razionalità e dedizione al suo ruolo di eroe, non ha mai dato peso e valore alle emozioni. Dafne si è sempre sentita fuori posto e quando si ritrova in una nuova città, la sua vita fatta di addestramento e controllo viene sconvolta dallo scontro con chi mai avrebbe voluto incontrare. Impareranno che le certezze si possono modificare e che a volte basta uno sguardo o un odore per essere travolti in una spirale di sentimenti.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio, Shōta Aizawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Attenzione: il capitolo contiene spoiler nella descrizione del personaggio per chi non è in linea con il manga/anime ed è un What if?

Shouta Aizawa era ancora nell'ufficio dei docenti a sistemare dei documenti per il giorno dopo, le nuove leve avrebbero fatto il loro ingresso al liceo U.A e sostenuto il loro esame di ammissione. La pioggia aveva smesso di cadere, imbruniva e il cielo già grigio si stava spegnendo del tutto.

La sua postura incurvata sulla sedia era aggravata anche dalla stanchezza visiva, ormai con un solo occhio funzionante era diventato più pesante terminare una normale giornata scolastica, aveva però sopperito alla visuale ridotta portando costantemente legati i lunghi capelli e chiesto un piccolo aiuto alla sezione supporti con un nuovo paio di occhiali che amplificava la visuale del suo occhio buono permettendogli di poter usare per brevissimi istanti il suo quirk. Ormai non poteva più usarlo in battaglia, si era ritirato da quelle cose, era diventato un docente a tempo pieno e il suo quirk tornava ancora utile quando aveva a che fare con qualche ragazzino fuori dalle righe.

Il cellulare dimenticato sotto la pila di documenti che stava preparando squillò ovattato, lo prese svogliatamente sperando non fosse Mic che lo invitava di nuovo ad una serata fuori, era un messaggio da un numero che non aveva in memoria, sicuramente qualcuno che aveva sbagliato destinatario. Quando lesse la prima riga rimase sbigottito

Ciao Shouta sono Akiko....lo so che non ci sentiamo da tempo ma è per una questione importante. Incontriamoci al bar all''angolo tra un'ora .

Che dannato scherzo di cattivo gusto! Akiko non la vedeva né sentiva da tempo, non poteva certo essere lei. Era andata via dal Giappone all'ultimo anno di liceo, circa vent'anni anni prima, e non l'aveva più rivista, non sapeva nemmeno dove fosse stata tutto quel tempo e ora si ripresentava dal nulla. Non era possibile!

Gli tornarono in mente i giorni della sua gioventù quando era uno studente in quella stessa scuola e nella sua classe c'era quella ragazza che gli fece perdere la testa. Akiko Horimoto era di una famiglia benestante, erano noti scienziati e non avevano accettato la scelta della figlia di voler diventare una eroina. Lei testarda com'era aveva fatto la domanda per l'ammissione di nascosto e passato il test d'ingresso, i genitori furono costretti ad approvare l'ammissione per non scatenare notizie sui giornali.

Akiko aveva lunghi capelli rossi, grandi occhi viola pieni di vitalità, era solare e vivace, testarda e decisa. Aveva un quirk quasi insolito, era una telepate: riusciva a manipolare la mente di una persona spingendolo a compiere azioni contro la sua volontà e modificarne i ricordi. Il suo utilizzo era molto estenuante, richiedeva una grande forza mentale e lo aveva sviluppato con tanto allenamento da quando si era manifestato all'età di cinque anni. I genitori che avevano sempre dei quirk di tipo psichico erano molto severi e nella famiglia vigeva il motto del controllo e della disciplina.

Lei però aveva uno spirito libero, forse proprio mosso dalla rigidità a cui era abituata, e divenne amica di tutti con facilità, in particolare le piaceva stuzzicarlo, lui sempre in disparte, un asociale nato, annoiato da quello che lo circondava.

Con i suoi modi gentili e delicati riuscì a fare breccia nella sua corazza e alla fine si innamorarono. Passarono gli anni del liceo insieme, fu un amore intenso e profondo, lei fu il motore della sua vita e lo affiancava nella sua ambizione di divenire un eroe insieme ai suoi migliori amici, era convinta che lo sarebbe diventato per il mondo intero come lo era già per lei.

I loro dolci incontri gli facevano provare emozioni fortissime, lui che era un apatico per natura ma Akiko lo portava verso sensazioni idilliache.

Poi un giorno fu costretta ad abbandonarlo, così, improvvisamente. I genitori avevano trovato il modo di stroncare la sua malsana idea di essere una eroina, si trasferirono in Europa dove avevano accettato un incarico di direzione in un laboratorio a Berna per lo studio dei quirk.

Mancava qualche mese per compiere la maggiore età e ad Akiko non fu permesso opporsi. Il loro legame fu reciso in un momento, lei però fu decisa ad incontrarlo di nascosto per dirgli addio, ricordava ancora quel bacio carico di emozioni che non avrebbero più vissuto insieme e le sue ultime parole. Le aveva detto che avrebbe portato dentro di lei qualcosa di lui per sempre.

Quella fu l'ultima volta che la vide.

Erano passati tutti quegli anni e la triste e amara sensazione di abbandono lo aveva accompagnato per diverso tempo, si era chiuso in se stesso ed era diventato ancora di più insensibile a quelli che gli stavano intorno. Alla fine era riuscito a diventare un eroe e anche un insegnante di eroi nella più prestigiosa scuola del Giappone.

I suoi pensieri furono interrotti da un nuovo messaggio, era rimasto con il cellulare in mano davanti lo schermo che si era illuminato nuovamente Porto ancora con me qualcosa di te!

Rimase senza fiato, era davvero lei!

 

Akiko sapeva che stava per riaprire una ferita dolorosa per entrambi, ma non aveva altra scelta, doveva parlare con Shouta, non poteva andarsene senza aver condiviso con lui il peso che si portava dentro. Sapeva che poteva contare su di lui per continuare quello che aveva iniziato, era l'unica persona di cui poteva fidarsi e che poteva proteggere lei.

Era arrivata in anticipo, dopo il secondo messaggio era sicura che si sarebbe presentato. Ne era convinta. Doveva essere così.

E infatti lo vide arrivare con la sua solita andatura ciondolante più accentuata in verità, i capelli raccolti in una coda bassa lasciavano scoperto il viso e la mascella squadrata con un accenno di barba, una ciocca ribelle gli copriva la benda all'occhio destro. Ricordava quel suo viso come il più adorabile al mondo e non aveva perso nemmeno lo sguardo assonnato che le era sembrato sempre tanto buffo, gli anni erano passati per entrambi ma lui era diventato davvero affascinante.

Shouta attraversò il locale incredulo a quella vista, Akiko era davanti a lui, era impossibile da non riconoscere, non aveva perso quel sorriso carico di vitalità e lo guardava con i suoi occhi scintillanti, i capelli rossi raccolti in una lunga treccia le davano un'aria ordinata e regale, il suo viso portava segni di sofferenza ma non stonava con la sua bellezza che non era sfiorita negli anni. Si accomodò sulla sedia e non riusciva a staccare lo sguardo da lei quasi avesse visto un fantasma, fu lei a rompere il silenzio con quella sua voce calda e suadente che non aveva dimenticato, era diventata solo più matura ed ebbe un tuffo al cuore.

' Ciao Shouta!' Gli lasciò qualche secondo per farlo rendere conto che ci fosse davvero lei lì davanti e continuò

'Lo so quello che stai pensando, non volevo coinvolgerti ma, ecco, è importante e non ho più altro tempo'

Shouta non capiva, era disorientato e la sua faccia esprimeva quella confusione che aveva in testa.

'Lo so che non ho il diritto di piombare qui dopo tutti questi anni senza darti una spiegazione, ma ho bisogno che tu faccia una cosa per me. Credimi se avessi un'altra scelta non ti avrei coinvolto come ho fatto finora. E' stato difficile affrontare tutto da sola, avrei voluto tanto tornare da te ma non potevo, i miei hanno fatto di tutto per non permettermelo, mi hanno distrutto la vita, non sapevo cosa fare, come fare'

Pronunciò quelle parole con voce sempre più rotta, i suoi begli occhi si riempirono di lacrime e cominciarono a rigarle il viso, era distrutta, stanca e aveva perso tutta la sua solarità in un attimo, aveva vomitato tutto il suo dolore con un solo respiro. Doveva aver sofferto tanto in tutti quegli anni e non lo aveva mai dimenticato, lui invece non aveva provato a cercarla, a riportarla da lui, aveva accettato la fine della loro storia senza combattere impegnandosi a dimenticarla, a ricucire la ferita che gli aveva lasciato. Insieme all'altro evento devastante della sua vita accaduto poco dopo, aveva messo la parola fine ai sentimenti.

Lei si asciugò le lacrime e si ricompose, lo guardò dritto negli occhi

'Ho una figlia'

I pensieri di Shouta erano sempre più in subbuglio, perché gli stava confessando quelle cose? Dove era il padre? Chi era piuttosto? Che ruolo avrebbe avuto lui? Non riuscì a dire una parola perché le domande si affollavano nella mente annientando la sua capacità di discernimento.

'Lei ha bisogno di protezione, io non potrò più farlo e ho necessità che rimarrà con qualcuno di cui mi fido'

Shouta riteneva davvero assurdo che lei gli stesse chiedendo di proteggere quella figlia e reputarlo l'unico di cui fidarsi, dopo tutti quegli anni, gli fece provare un senso di timore, cosa aveva fatto Akiko? Che vita aveva avuto? Cosa aveva passato da ridursi in quello stato? Provò per lei una forte compassione.

'Adesso ho bisogno che tu ascolti attentamente quello che ti dirò'

Shouta cominciò davvero a provare una forte sensazione di stordimento, non capiva le parole di Akiko ma lei cominciò a raccontare con voce calma come se stesse ricordando con un amico i vecchi tempi passati.

 

Quando i miei genitori mi portarono via non ebbi il tempo di salutarti a dovere. Mi proibirono di vederti, riuscii solo a darti quel bacio di addio, se avessero saputo che ti avevo incontrato e avevo disubbidito nuovamente non so cosa avrebbero fatto. Partimmo per la Svizzera dove sono rimasta per dieci anni, lì ho dato alla luce una bambina che ho chiamato Dafne. E' stata una gravidanza difficile e quando è nata la mia bambina le ho dato il nome simbolo della vittoria e poi sembrava davvero un piccolo fiore. Fu un raggio di sole in quella solitudine che provavo. I miei avrebbero voluto tanto ripudiarmi ma aspettavano solo il momento di verificare quando si fosse manifestato il suo quirk per comprenderne la natura, la loro indole di scienziati prevaleva su ogni cosa anche sugli affetti familiari. Dafne manifestò il suo quirk appena compiuto cinque anni ma era incontrollabile, ha un quirk di tipo psicocinetico, riesce a manipolare l'energia che la circonda. Quando la prima volta scaturì in modo violento rischiò quasi un disastro, una forte emozione le procurava picchi di energia che sprigionava sotto forma di onde d'urto devastanti. Era una bambina così piccola con un potere più grande da gestire.

Nel laboratorio lavorava un ragazzo cinese Yun Gao, di qualche anno più grande di me, fu l'unico ad essere gentile con noi, ci sentivamo prigioniere lì in quella maledetta tenuta e con il ricatto i miei mi tenevano sotto scacco. Yun proveniva da un'antica famiglia di cultori delle arti marziali che portava avanti l'idea dell'armonia tra corpo e mente: attraverso la respirazione e la meditazione si raggiunge la padronanza assoluta del quirk, considerato la proiezione del proprio io interiore. Ovviamente all'interno del laboratorio non era una teoria che aveva fatto circolare, gli altri scienziati non avrebbero approvato una simile sciocchezza.

Si offrì di fare da insegnante alla piccola Dafne che all'inizio prese tutto come un gioco ma imparò a gestire meglio il suo quirk, le sue emozioni amplificate erano la causa scatenante della parte più distruttiva, bisognava insegnarle il controllo.

Nei successivi due anni il suo quirk si rafforzò. Grazie agli insegnamenti di Yun era in grado in modo ancora acerbo di connettersi con l'energia intorno, incanalarla e manifestarla attraverso gli elementi. E' un quirk complesso che richiede tanta concentrazione e forza per gestirlo. Questo interessò tantissimo lo spirito scientifico dei miei. Mi obbligarono a farle fare dei test. All'inizio fu solo per capire meglio la natura del suo quirk come fecero con me del resto ma cominciarono ad esserne ossessionati. Mi obbligarono a sottoporla a studi sul suo dna, volevano in qualche modo avere la prova della teoria della singolarità dei quirk: per loro Dafne poteva esserne la manifestazione vivente in largo anticipo secondo le previsioni, analizzando i suoi dati avrebbero potuto trovare a livello genetico un fattore che sarebbe servito per bloccare la nascita di quirk potenzialmente letali e completamente ingestibili in futuro. Nulla di più assurdo. Dafne era solo una bambina come le altre con un quirk ereditato in modo normale. I quirk psicocinetici devono essere semplicemente allenati. Dovevano saperlo visto che mi avevano sottoposto a rigide esercitazioni. Ma erano mossi solo da una smania scientifica di trovare chissà quale fondamento alle loro teorie

Quando all'età di dieci anni si sentì concretamente minacciata, fece esplodere tutto il suo potere. Ma era un potere diverso da quello che le avevo visto fino a quel momento.

In quegli anni i miei avevano stretto legami con un'organizzazione segreta che aveva finanziato le ricerche con l'accordo di avere i risultati delle analisi e lasciato ai miei i meriti sulle scoperte, ma secondo me avevano altri fini. Un giorno un manipolo di uomini fece irruzione nella proprietà, volevano portare via Dafne, cercai di difenderla ma usarono su di me una sorta di anestetico per rendere inoffensivo il mio quirk, fui colpita davanti gli occhi di Dafne che scatenò l'inferno. Quando usa il suo quirk i suoi occhi cambiano colore in un azzurro-violaceo e i capelli fluttuano in aria ma quella volta gli occhi divennero completamente neri come la notte più buia, sembrava si fosse svegliato qualcosa dentro di lei, non so cosa le hanno fatto di preciso, ma fu in grado di scatenare una forza troppo enorme per una bambina di dieci anni. Ed era un aspetto del suo quirk che non aveva mai manifestato.

Alzò una mano e sventrò l'edificio disintegrando ogni cosa. Il suo corpo aveva sprigionato un'onda di fiamme distruttive ma lei non può manipolare o produrre il fuoco eppure fu quello che accadde. Era bollente, sembrava che quella forza interiore si nutriva della sua stessa energia, si lamentò che le bruciava il corpo come se fosse in autocombustione, lo shock fu talmente grande che cadde svenuta e all'altezza del petto aveva un'ustione grande come una pallina da tennis. La presi in braccio e scappai, nella confusione generale ritrovai Yun, mi disse che il laboratorio era stato devastato da un terremoto e tra le macerie c'erano anche i miei genitori e gli scienziati che ci lavoravano. Era stata la forza distruttiva di Dafne a causarlo. L'unico mio pensiero era quello di allontanarla da tutto quel disastro, Yun decise di portarci nel villaggio in cui era cresciuto, un posto sperduto tra le montagne del sud della Cina, dove si viveva in modo semplice e modesto. Disse che avremmo trovato la pace che in quegli anni non ci era stata concessa, soprattutto Dafne, che avrebbe potuto vivere in armonia con la natura, affinare le tecniche di difesa e migliorare la concentrazione. Pensai che era anche l'unico modo per far perdere le nostre tracce nel caso quell'organizzazione si fosse messa in cerca di noi. Nel disastro pensarono che eravamo morte perché per i successivi anni nessuno ci diede fastidio.

Ho usato il mio quirk su di lei per nascondere ricordi dolorosi e devastanti, non avrebbe mai retto a quello che era successo, a quello che aveva fatto, dopotutto era ancora una bambina, e la mia azione sulla sua mente sortì anche l'effetto di addormentare quello strano potere.

Abbiamo vissuto quasi dieci anni in quel villaggio, Dafne è diventata un'esperta nelle arti marziali e ha proseguito il lavoro di meditazione per il controllo emotivo con Yun che divenne il suo maestro a tutti gli effetti.

Ha sviluppato una certa antipatia per la società esterna che secondo lei umilia i deboli e loda i buffoni'.

Akiko pronunciò le ultime parole sorridendo modulando la voce come se stesse facendo il verso a qualcun altro, Shouta era rimasto ad ascoltare ogni parola ancora confuso da tutte quelle informazioni.

'E' cinica e anche un po' ribelle, questo suo lato non si è mai affinato anche se ha vissuto una vita di disciplina, è attenta a quello che la circonda ma se una cosa non le interessa assume uno sguardo apatico e annoiato, sa essere anche molto divertente quando ne ha voglia.... Ci somiglia tanto'

Sembrò che a Shouta avessero dato una padellata in piena faccia perché spalancò gli occhi completamente spaesato, era sicuro di aver sentito male.

'Eh si! Dafne è tua figlia' Shouta ebbe un mancamento, non poteva cadere perché era seduto, ma quella sensazione di ginocchia molli che stanno per cedere la sentì lo stesso. Aveva una figlia! La descrizione del suo carattere in effetti era un mix dei loro, anche la modalità dell'utilizzo del quirk ricordava un po' il suo e poi Akiko era andata via dopo il loro ultimo dolce incontro. Combaciava tutto.

'E' seduta laggiù a quel tavolo, ha accettato di starsene in disparte perché mi ha detto che era giusto che ti parlassi prima io'

Indicò una ragazza dai capelli neri, che sorseggiava un tè, con lo sguardo fisso su di loro. Quegli occhi ametista ricordavano quelli della madre e quando i loro sguardi si incrociarono a Shouta vennero i brividi nel vedere in quella ragazza tanto di sé stesso.

Si voltò nuovamente verso Akiko che si scurì in volto e gli disse

'Sto morendo Shouta!'

Stavolta quella che sentì fu una stilettata in pieno petto, quella sera non avrebbe retto a tutto ne era convinto!

'Dafne lo sa, si sta preparando anche a questo, non voglio lasciarla sola per questo sono tornata per affidarla a te, non potevo farlo prima, vi dovevo proteggere. Se chi aveva mandato quei tipi a prendere Dafne avesse scoperto che era tua figlia o peggio se fossero riusciti a portarla via non me lo sarei mai perdonato. Quando me ne sarò andata il mio potere non avrà più effetto su di lei e svanirà, comincerà a poco a poco a ricordare e ho paura di come possa reagire. Se dovesse farsi del male o fare del male a qualcuno, tu sei l'unico, con il tuo quirk, che potrà fermarla'

Era come se un macigno lo avesse centrato in pieno e lo avesse spappolato al suolo come una gelatina.

'Falla entrare alla U.A. anche se è più grande, fa in modo che sia circondata da coetanei. Ha perso così tanto! Magari troverà il suo scopo, potrà affezionarsi a qualcuno, qualsiasi cosa le dia una ragione. Fagli da mentore, falle scoprire un'altra realtà. Non ti chiedo di fargli da padre, oserei troppo, te l'ho proibito lo so, ma proteggila ti prego! Lei è stata la mia eroina, è stata lei a darmi la forza per andare avanti perché in qualche modo era come se non mi fossi allontanata da te. Ti chiedo perdono Shouta, per tutto, ma sei l'unica persona che le rimane'.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Nefertari17