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Autore: liberaurora    13/09/2023    1 recensioni
[Imma Tataranni - Sostituto Procuratore]
È da quando è andata in onda la 07x02 che sentivo il bisogno di dare forma a ciò che purtroppo non ci è stato mostrato. Liquidare la scoperta di Ippazio della finta gravidanza di Jessica a un breve dialogo con Imma nel bar della procura, condito per giunta dall’ennesima battuta sulla differenza d’età, è stato davvero svilente per una trama che già poteva essere evitata in partenza. Dato che quindi onscreen è stato sprecato un loro confronto al riguardo, mi sono subito appuntata qualche spunto di quella che sarebbe potuta essere la loro conversazione partendo dalla sera in cui Jessica confessa di aver mentito. Finalmente ho avuto tempo di sviluppare il tutto e inaspettatamente è venuta fuori una ff che necessita di essere suddivisa in capitoli. Il primo parte dalla reazione di Ippazio ed è per lo più di natura introspettiva. Spero di essere riuscita a rimanere fedele alla caratterizzazione dei personaggi. In attesa delle nuove puntate, vi ringrazio se leggerete questa storia. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va!
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sciolto l'abbraccio, Imma si allontanò leggermente dal maresciallo. Un gesto quasi impercettibile, ma che significava l'inizio di un rituale che precedeva l'imminente tempesta. Non se la sentiva più di stargli così vicino, non dopo il gesto che si erano scambiati e non adesso che era sul punto di far precipitare tutto. Creata, dunque, una piccola distanza fra i loro corpi, approfittando del silenzio intorno, si decise a parlare. Alzò lo sguardo al cielo, come a voler trovare una forza che non aveva o a sperare che le cose si sarebbero poi aggiustate, nonostante tutto. Fece un respiro profondo e poi annunciò: «Senti Calogiuri, è giunto il momento che ti riveli una cosa».
Ippazio non sapeva proprio cosa aspettarsi, ma il suo lato da sognatore lo portò a sperare che forse quell'abbraccio aveva finalmente dato il La a Imma per confessargli che anche lei lo amava. Quello che scoprì nel giro di pochi istanti fu tremendo da ascoltare e da accettare, anche perché era lontano anni luce dall'idea che lui si era fatto.
Imma: «Senti, io lo so che quello che sto per dirti non ti piacerà. So anche che in questo momento meriteresti di dimenticare, non di aumentare la tua delusione verso chi ti circonda, però...»
Calogiuri sbiancò e balbettando le chiese: «Scusate dottoressa, cosa state cercando di dirmi?»
Imma, arresa all'idea che ormai i preamboli erano finiti e che non poteva più tornare indietro, pronunciò tutto d'un fiato: «Il fatto è che io, in realtà, sapevo già che quella di Matarazzo era tutta una bugia. Scusami se non te l'ho detto prima, ma era una questione troppo personale e non spettava a me farlo».
All'udire quelle parole, Calogiuri indietreggiò, aumentando la distanza che già Tataranni aveva creato fra di loro. Il suo viso si fece scuro e si tinse di stupore misto a profonda delusione. Poi, alzando il tono di voce, espresse tutta la sua incredulità che già si stava trasformando in rabbia e soprattutto in disillusione: «Ditemi che è uno scherzo. Di pessimo gusto, ma solo uno scherzo!»
Imma, dato che la frittata era fatta, sapeva che in quel frangente ogni tentativo di scusarsi sarebbe stato vano. Tuttavia, volle comunque provarci: «È tutto tristemente vero. Come vedi non sono perfetta come pensi, anzi. Avrei dovuto dirtelo appena l'ho scoperto, e invece come una stupida mi sono fatta gli affari miei e così ti ho ferito, ti ho deluso».
 
Mentre affrontava quella discussione, la sostituta procuratrice si sentiva come in apnea. Dal canto suo, Calogiuri rimase impietrito. Dopo l'iniziale reazione, la sua mente non riuscì a formulare alcuna parola, affollata com'era dalle frasi che aveva appena sentito pronunciare dalla persona di cui più si fidava.
Imma, vedendolo così atterrito, non poté fare a meno di maledirsi ancor di più per quello che aveva, o meglio non aveva, fatto. Una lacrima le scese dall'occhio sinistro. Specularmente, il volto di Calogiuri fu presto attraversato da due corsie d'acqua salata, sgorgate dopo una breve sosta nel bacino dei suoi occhi azzurri. I suoi respiri si fecero più profondi, affannati. Il linguaggio del corpo sa essere lapalissiano, specie quando le parole sembrano bloccate in gola e non riescono a venire fuori. Strofinandosi le mani sul viso, il maresciallo non provò nemmeno ad asciugarsi le lacrime: il suo era più un tentativo di cancellare quanto successo quell'intera sera, così che, quando avrebbe liberato il volto dalla presenza delle sue mani, tutto sarebbe stato diverso.
La dottoressa Tataranni non sapeva proprio come comportarsi: non era certo nata ieri e spesso era riuscita ad affrontare come una leonessa criminali e malavitosi; eppure, quando si trattava di far fronte a situazioni delicate e personali, si sentiva indifesa, sguarnita, impotente. Le succedeva in occasione delle litigate con Pietro, degli scontri con sua figlia Valentina, delle discussioni con Diana e ora con Calogiuri. "Sono capace solo a fare disastri, a trattare male le persone a cui voglio più bene", pensò rimproverandosi per tutti i fallimenti da lei collezionati in campo relazionale.

Nel frattempo, Ippazio si era reso conto che quello che aveva appena vissuto non era solo un brutto sogno. Dopo tanto rimuginare, volle capire meglio l'origine di questa bugia, perciò domandò a Imma con fare stizzito: «Levatemi una curiosità: voi come l'avete scoperto? Non credo ve l'abbia detto Jessica personalmente, o sbaglio?!»
Imma: «In effetti no. Diana si è fatta sfuggire qualcosa riguardo una sua conversazione con Matarazzo e allora io a quel punto ho insistito per sapere tutto»
Calogiuri: «Ah perfetto, quindi pure la signora De Santis ne era a conoscenza e io invece ero l'unico cretino a non sapere niente!»
Imma fu capace solo di sussurrare «Mi dispiace», per poi ripiombare a fissare il vuoto, in silenzio.
La mente del maresciallo gli concesse una pausa dal replay infinito di quanto successo in quelle ore, infliggendogli però un'ulteriore coltellata: quanto era stato stupido a sperare che lei gli avrebbe confessato i propri sentimenti per lui! Quasi senza accorgersene, si ritrovò a verbalizzare, seppur in maniera vaga, questa illusione: «E io che pensavo...»
Imma si destò dalla sua disperazione, tentando di cogliere nella voce di Ippazio un segnale di apertura nei suoi confronti: «Cosa?!»
Calogiuri si mostrò però reticente: «Niente, lasciate perdere».
Seguirono altri minuti di silenzio, ma più rumorosi del vociare di Ballarò a mezzogiorno.

Fu nuovamente Calogiuri a infrangere quel tacito caos. Ciò che disse fu tremendo per lui da pronunciare, ma per la dottoressa risultò altrettanto straziante da ascoltare: «Ora sì che sono davvero solo».
Imma istintivamente afferrò il braccio del maresciallo e lo guardò fisso negli occhi, venendo meno ai suoi propositi di mantenere qualche distanza in più: «Ti prego di perdonarmi. Non ora, perché sarebbe impossibile per chiunque, ma spero che questo mio errore non rovini tutto per sempre. Sai quanto tengo a te».
Calogiuri si scostò, ma non prima di cadere nella trappola delle pupille della donna che aveva di fronte. Fu più forte di lui, ma non fu sorpreso dal fatto che la rabbia non avesse oscurato totalmente i suoi sentimenti per Imma né la tentazione di ricambiare intensamente l'incontro dei loro occhi. Non stava mica recitando, magari! Così almeno avrebbe semplicemente potuto seguire una sceneggiatura sapendo di avere già una strada tracciata verso l'epilogo. Invece gli toccava affrontare due bugie in un colpo solo, una delusione inaspettata che aveva gettato un'ombra sul suo amore per la dottoressa e per giunta non sapeva nemmeno dove trovare una sistemazione decente in fretta e furia.
D'un tratto, però, gli venne in mente l'unica strada da lui percorribile per il momento: partire.
Nonostante tutto, non volle lasciare la sostituta procuratrice senza una parola e volle anticiparle quello che poi avrebbe comunque saputo una volta rientrata in procura l'indomani. «Vi saluto, domani stesso parto col primo volo», disse Ippazio senza indugi e senza specificare altro.
Imma rimase spiazzata e l'unico pensiero che riuscì a formulare fu: «Ma come?! Tornerai?»

Il maresciallo non fece l'errore di Orfeo, o forse non fu capace di imitarne il coraggio: non si voltò a dare un ultimo sguardo alla sua amata. Proseguì dritto, col cuore in frantumi, ma deciso a lasciarsi alle spalle quella serata così singolare e tempestosa, certamente inaspettata.
Giunto a una distanza sufficiente affinché Imma non lo potesse vedere né sentire, estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans e cercò un numero preciso sulla rubrica: «Pronto Domenico? Ciao, come stai? Senti, la tua proposta è ancora valida?»
   
 
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