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Autore: MissChatterbox    15/09/2009    1 recensioni
Dal suo appartamento al secondo piano, Eva osservava il faro in piedi davanti alla finestra. Già in pigiama, i capelli ancora bagnati per la recentissima visita alla doccia che le inumidivano le spalle, si sedette sul divano verde al centro della piccola stanza, in attesa. Albert era in ritardo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Green Knight
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eva shot La mia risposta alla one-shot di Ilakey_chan. Grazie per avermi convinto a cimentarmi in questo fandom. Questa è tutta per te.

Dal suo appartamento al secondo piano, Eva osservava il faro in piedi davanti alla finestra. Già in pigiama, i capelli ancora bagnati per la recentissima visita alla doccia che le inumidivano le spalle, si sedette sul divano verde al centro della piccola stanza, in attesa.
Albert era in ritardo.
Quella sera, avevano in programma la visione di un film sulla BBC one, sui cavalieri della tavola rotonda. Eva, pur essendo un'appassionata del genere, era dubbiosa sulla qualità del prodotto. Proprio perché ne sapeva molto più della media, era sempre molto schizzinosa al riguardo, spesso passando la visione a contestare dettagli che le sembravano sbagliati. Ad alta voce ed in tono petulante, la qual cosa riusciva ad irritare anche il suo infinitamente paziente fidanzato, non altrettanto fiscale. Si accorse di stare sorridendo; ma l'allegria scivolò via dal suo viso un velo: Albert era in ritardo.
 Non che temesse gli fosse successo qualcosa di grave: se c'era una cosa che Albert sapeva fare, era badare a sé stesso. No, non era la sua incolumità fisica che premeva ad Eva, anche perché sapeva perfettamente dove andasse, quando non si presentava in orario. Albert era al faro, ed anche lui aspettava. Cosa, Eva non avrebbe saputo dirlo: il suo ragazzo era la persona più chiusa in sé stessa che Eva avesse mai conosciuto. Ad ogni passo che faceva, sembrava sempre guardarsi indietro. Non in modo paranoico, ma come chi avesse paura di allontanarsi troppo dal sentiero tracciato di una strada di montagna. Eva, che era cresciuta a pane e antiche leggende, lo paragonava spesso nella sua testa ad uno di quei cavalieri che percorrevano labirinti di foreste alla ricerca del Santo Graal, o nel tentativo di salvare la donna amata dallo stregone malvagio. Nonostante fosse normalmente una persona schietta – spesso troppo per il suo bene – non gli aveva mai parlato di quella fantasticherie, chissà perché. C'era una parte di lei, quella che spesso le sussurrava all'orecchio nei momenti più opportuni, che le consigliava di non farne parola con lui. Come se ciò avesse potuto ferirlo. Eva si fidava di quella voce con ogni fibra del proprio essere, e non ne parlava mai. Dopotutto, le diceva la parte più razionale di sé, era facile impressionarsi nella patria di del ciclo arturiano; inoltre, la sua fantasia era sempre stata troppo fervida. Così, la sua voce interiore taceva.
Si accorse di aver fissato per tutto il tempo le immagini in movimento all'interno del televisore, stringendo a sé il vassoio che aveva preparato appena tornata a casa. Lo aveva riempito di biscotti, comprati al supermarket all'angolo, condizione necessaria se non voleva intossicare sé stessa o Albert con le sue immangiabili creazioni. Li aveva presi del suo gusto preferito, cioccolato e nocciole, sapendo che sarebbe stato affamato quando sarebbe tornato. Un altro suggerimento di quella vocina insistente, che tanto somigliava a quella di sua madre, chissà perché.
Il rumore della chiave nella toppa la fece sussultare: ecco il suo cavaliere perduto che faceva il suo ingresso, i capelli blu spettinati dalla corsa in bici, che si ostinava a prendere nonostante il buio o la stagione. Eva sentì qualcosa di caldo strisciare all'interno del suo petto.
"Ti stavo aspettando. Pensavo che volessi vedere quel film sulla BBC one", lo salutò, il tono privo di rimprovero. Le era mancato. Lui scrollò le spalle: "Non è un film, è un telefilm e non è così importante.", liquidò la faccenda. Sembrava ancora perso nei suoi sogni ad occhi aperti.
Bugiardo.
"Lo stanno ancora facendo, se vuoi.", lo informò, scrutandolo con gli occhi chiari.
All'improvviso, Albert si chinò a sfiorarle le labbra con le sue. Durò un momento, ma bastò a sconvolgerla fin nelle viscere, come sempre succedeva ad ogni suo minimo gesto. Per scacciare il rossore che sapeva stare per salirle alle guance, riprese a scrutarlo con curiosità per il più breve dei secondi; poi, sorrise, il viso composto in un'espressione confusa: "Bhè, grazie, Albert.” Gli accarezzò la tempia, come per calmarlo inconsciamente. “ Va tutto bene?”, indagò, pur aspettandosi la risposta evasiva che, puntualmente, venne : "Certo. Stavo pensando alle bollette della luce." Eva singhiozzò, osservandolo sedersi con un sorriso di fianco a lei, la testa nei pressi del suo grembo, l'espressione del tutto pacificata.
C'era un motivo se Eva O'Connor faceva il suo mestiere: amava i misteri. E presto avrebbe svelato anche i suoi, decise con determinazione. Presto, si disse. Ma per quella sera si accontentava di sedergli vicino e dare un po' di pace alla sua anima inquieta.
   
 
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