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Autore: Severa Crouch    14/09/2023    1 recensioni
Prima della guerra, erano solo studenti della prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una seconda casa per tutti loro.
L’inizio dell’anno scolastico 1974-1975 si apre con una minaccia: strani e pericolosi incidenti capitano agli studenti che si avventurano per i corridoi da soli. La preoccupazione inizia a crescere fino ad alimentare le voci su una possibile chiusura della scuola.
I fratelli Black, Sirius e Regulus, Robert Turner e i loro amici inizieranno a indagare su questo mistero, dimostrando che le Case di Hogwarts, a dispetto delle diverse vedute, possono unirsi quando c’è in gioco la sopravvivenza della scuola. Nel mezzo, l’amicizia, gli amori, le lezioni e il Quidditch.
Questa storia partecipa alla challenge “Gruppo di scrittura!” indetta da me sul forum “Writing Games - Ferisce più la penna” - aggiornamenti ogni 15 del mese.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 8 - Indizi in luoghi inattesi


Hogwarts Express, 15 ottobre 1974


Sirius guardava fuori dal finestrino con l'animo tetro di chi aveva appena ricevuto una sentenza di condanna.

"Non siamo nemmeno riusciti a finire di esplorare il sesto piano, come facciamo a completare la mappa?"

La domanda di Peter strappò un sorriso amaro a James. Era seduto accanto alla porta di ingresso dello scompartimento, nel patetico tentativo di intravedere Lily Evans passare nel corridoio. Solo per un istante si voltò verso tutti loro e disse: "Dobbiamo aver fiducia in Silente. Ha detto che si tratta di una pausa un po' più lunga delle vacanze di metà trimestre. Torneremo dopo Halloween e la scuola sarà stata ripulita da qualsiasi minaccia."

Remus, seduto accanto al finestrino, proprio di fronte a Sirius, sospirò.

"Tu non sei una minaccia." James diede un colpetto sulla spalla a Remus per scuoterlo. "Grazie, James, ma so di esserlo. La prossima luna piena cade proprio in coincidenza con Halloween, sai cosa significa?"

"Che non hai bisogno di trovare un costume?" Peter sapeva sempre come alleggerire il loro animo con le sue battute sceme. Persino Sirius che non aveva voglia di ridere, si ritrovò a sorridere, così come Remus che gli lanciò la rivista di fumetti che stava leggendo. "Ti prometto che faccio incetta di nuove uscite," aggiunse Peter mentre raccoglieva le sue riviste.

"Posso tenere questa?" domandò Sirius mostrando una rivista sulla cui copertina c'era una splendida motocicletta babbana. "Forse a Londra riuscirai a vederne qualcuna dal vivo," suggerì James.

"Dubito che mia madre mi permetterà di andare in giro per la Londra babbana..."

"Tua madre no, ma la madre di Robert?"

"La madre di Robert è Darlene Rowle, hai presente?"

"Sì, benissimo, una grande Guaritrice del San Mungo, sempre molto impegnata, che potrebbe acconsentire a un pomeriggio di studio sotto la vigilanza di un elfo domestico e dare l'occasione a te e Robert di andare a fare un giro."

"Come?"

"Con questo piccolo aiuto... A me non servirà, posso prestartelo!"

Sirius spalancò gli occhi nel vedere James estrarre il suo preziosissimo Mantello dell'Invisibilità. "Solo, promettimi di non farlo scoprire da tua madre," aggiunse con un po' di timore su quello che Walburga Black avrebbe potuto fare se solo avesse saputo che il figlio e James Potter utilizzavano un Mantello dell'Invisibilità a scuola. Fu come se qualcuno avesse fatto un incantesimo per farlo tornare in vita, perché Sirius riuscì ad animarsi completamente alla prospettiva di affrontare due settimane con indosso il Mantello dell'Invisibilità. Avrebbe potuto approfittarne per uscire di casa senza dare nell'occhio e scoprire un po' della Londra Babbana che ignorava! Nemmeno Regulus doveva scoprire di quel segreto, altrimenti lui e quella piccola impicciona di Alexandra avrebbero finito per spifferare tutto alle madri e allora addio giri per Londra.

"Grazie, James, mi stai salvando..."

James sorrise. "Per così poco? Se ci organizziamo via gufo, posso farmi accompagnare a Diagon Alley dai miei genitori e possiamo andare a fare un giro insieme. Vediamo di sfruttare queste vacanze e di elaborare un piano per finire la mappa entro la fine dell'anno."

"E se non dovessimo tornare?" La domanda di Remus, con la voce strozzata, li costrinse a voltarsi e guardare l'amico.

"Hogwarts esiste da secoli, vedrai che torneremo. Io mi fido di Silente. I professori hanno bisogno di tempo per dedicarsi esclusivamente a risolvere questo problema. Inoltre..." James fece una pausa, quasi a raccogliere i pensieri, incurvò le labbra in quello che sua madre chiamava il sorriso malandrino, e aggiunse: "...credo che sia una mossa politica per dare alle famiglie quello che volevano. Dopo un po', quando avranno annunciato di aver perlustrato il castello e garantito che non ci sono minacce, i genitori saranno tranquilli e noi torneremo a Hogwarts. Finché Silente li ignora, il consiglio scolastico non gli darà tregua."

"Non oso immaginare il casino che avranno sollevato gli Avery..." mormorò Sirius. La sola idea di tornare a casa e dover assistere a quelle serate con gli amici dei suoi genitori gli dava il voltastomaco. Si domandò se avrebbe visto Marlene McKinnon durante quelle serate, in modo da poter fare gruppo con Robert e altre persone fidate, tipo Frank Longbottom e Amelia Bones che, benché fossero molto più grandi di loro e già lavoravano al Ministero, erano parimenti a disagio in quei contesti.

Il viaggio si trascinava lentamente, interrotto solo dall'arrivo della signora del carrello. James e Sirius comprarono un po' di tutto per sollevare l'umore dei loro amici e scacciare il pensiero che per due lunghissime settimane non avrebbero più condiviso ogni istante insieme. Ogni tanto, James o Peter cercavano di tirare su il morale a Sirius e Remus, i più provati da questo ritorno a casa.

"Ci scriveremo," li rassicurava James.

"Vi posso mandare i fumetti via gufo," confermava Peter.

"Sai cosa farebbe mia mamma ai tuoi fumetti?"

"Suppongo che userebbe Incendio," disse Peter mentre osservava il numero di Spider-Man che aveva letteralmente consumato in quei due mesi a scuola. Peter accarezzava i profili della copertina e sfogliava distrattamente le pagine, sorridendo quando lo sguardo si posava su uno dei suoi passaggi preferiti.

"Ho paura," mormorò infine Remus. "Ho paura di come sarà difficile tornare a trasformarsi senza sapere di rivedervi."

"Ehi," James allungò il braccio intorno alla spalla di Remus, lo guardò fisso negli occhi, sembrava quasi un innamorato: "Qualsiasi cosa succeda, ricordati che noi ci rivedremo. Sono solo 15 giorni, il tempo di una luna piena. Dopo, tornerai a Hogwarts e sarai pronto per un mese strepitoso."

"Non voglio perdervi."

"Non avverrà. Mai." James allungò lo sguardo anche verso Sirius e Peter per aggiungere: "Siete i fratelli che non ho mai avuto e ho sempre sognato. Se vorrai, verremo a trovarti." C'era da dire che James era dannatamente bravo con le parole: sul volto di Remus spuntò un un sorriso e persino Sirius sentì dentro di sé un po' di speranza.

Quando il sole era già tramontato quando arrivarono alla stazione di King's Cross. Non c'era l'allegro caos che segnava il ritorno a casa per le celebrazioni di Yule o quello per la pausa estiva. La discesa dal treno aveva un sapore mesto, quasi funereo, pieno di volti smarriti e rattristati. I più pallidi erano i Serpeverde e per Sirius fu naturale ritrovarsi a cercare lo sguardo di Regulus per accertarsi che stesse bene. Lo vide scendere da un vagone a circa metà treno, voltarsi per aiutare Alex a scendere dal treno come un perfetto gentiluomo. Sirius sorrise amaramente nel vedere quanto suo fratello si stesse applicando per far vedere di essere all'altezza del nome dei Black, sembrava così piccolo, molto più piccolo di quanto non fosse Sirius alla sua età.

"In bocca al Drago," gli disse James dandogli una pacca sulla spalla. Sirius si voltò verso l'amico e lo strinse forte. "Ci scriveremo?"

"Abbiamo un sacco di piani da elaborare. Al nostro ritorno, Gazza impazzirà," gli disse James ricambiando l'abbraccio. Vennero interrotti da Robert che posò le mani sulle spalle di entrambi annunciandosi: "Desolato di interrompervi, ma dobbiamo andare." Sirius si staccò da James annuendo, intravide gli occhi azzurri di Robert, pieni di una luce divertita: "La bella notizia è che noi veniamo a Grimmauld Place. Tocky porterà i nostri bauli a casa e i miei genitori ci raggiungeranno per cena."

"Vedi? Va meno peggio di quanto pensavi!" esclamò James agitando la mano e allontanandosi in direzione dei suoi genitori.

Poco distante, Remus e Peter avevano già raggiunto le rispettive famiglie.
 

***


Il ritorno a casa non era stato come Robert se l'era immaginato: i genitori erano così impegnati in ospedale da non essersi nemmeno potuti allontanare per accoglierli a King's Cross.

"Se Silente mi avesse dato retta, a quest'ora il povero Desmond starebbe bene!" Walburga Black, stretta in un mantello nero e con indosso un cappello da strega a falda larga, camminava nervosamente tenendo per la mano Alexandra e Regulus. Come ogni volta, si lamentava di qualcosa.

Robert e Sirius la seguivano in silenzio seguendo la strategia che avevano rodato in quattro anni di scuola: testa bassa e bocca chiusa, salvo quando Sirius non se ne usciva con qualche commento impertinente per far ripartire le lamentele di sua madre. Orion Black, il papà di Sirius, chiudeva quel corteo. Al contrario di Walburga, sembrava più sollevato che preoccupato. Robert avrebbe potuto dire che fosse genuinamente felice di riavere i figli a casa. Il signor Black si avvicinò a loro e domandò: "Come è andato il viaggio?"

Sirius scrollò le spalle: "Come al solito."

"Grazie per l'ospitalità," disse Robert.

"Non dirlo nemmeno, Darlene ed Edward sono così impegnati con il lavoro. E poi, sono certo che farà bene a Regulus e Alex stare un po' con voi."

"La Casa di Serpeverde è molto scossa, in effetti," convenne Robert che osservava il modo in cui Alexandra guardava Walburga e si stringeva a lei. Sembrava sul punto di scoppiare a piangere e di trattenersi per la solita paura di passare per la bambinetta che era.

"Sono i soliti melodrammatici... Corvonero e Tassorosso non hanno fatto tutto questo casino per i loro compagni di scuola. Se avessero avuto un po' più di tempra, magari saremmo rimasti a scuola."

"Non credo proprio, Sirius, il consiglio scolastico era molto determinato già dopo l'aggressione a quella ragazza, ma quando è stato colpito l'erede di una famiglia importante, beh, è stato chiaro a tutti che la situazione fosse sfuggita di mano..."

"Cosa significa? Che gli studenti possono essere in pericolo purché non si toccano i figli delle Sacre Ventotto?"

Orion mise una mano sulla spalla del figlio e su quella di Robert, spinse entrambi gentilmente per invitarli ad accelerare il passo e non perdere di vista Walburga, diretta al salottino per i Maghi in cui c'era il collegamento con la Metropolvere.

"Alla tua età, dovresti sapere come funziona il nostro mondo... Non ha senso polemizzare ogni volta."

Robert si disse che il papà di Sirius aveva pienamente ragione, non aveva senso perdere tempo con quei discorsi: ogni volta finiva con Sirius in punizione e Robert che ascoltava pazientemente gli sfoghi dell'amico su quanto fossero pazzi i loro genitori e tutti i Purosangue. Sorrise tra sé e sé al pensiero di Emily, la sua compagna Corvonero, che gli aveva insegnato un modo di dire Babbano: a lavare la testa all'asino si spreca tempo e sapone, per indicare quanto sia inutile e controproducente far cambiare idea a chi è testardo. Gli dispiaceva non vedere Emily per un paio di settimane, ma soprattutto gli dispiaceva non riuscire più a tornare nella Foresta Proibita. Di quel soggiorno a casa, l'aspetto più interessante era l'accesso al laboratorio di pozioni dei suoi genitori e la possibilità di preparare tutti i filtri calmanti che Giles gli aveva fatto sparire.

A casa Black, vennero radunati nel salotto e Robert, come ogni volta in cui si trovavano insieme, prese posto sul divano accanto a Sirius che sembrava avere la testa assorta in qualche strano pensiero. Sirius si sporse verso di lui e domandò sottovoce, per non farsi sentire da Regulus e Alex, "Hai qualche progetto per queste vacanze?"

"A parte svolgere la mole di compiti che ci hanno assegnato i professori?" A giudicare dai compiti, quelle non erano vacanze, ma era peggio che andare a scuola. Sirius sorrise: "Naturalmente... Perché non organizziamo una mattina di studio insieme?"

Walburga li osservava con una tazza di tè in mano e l'espressione seria di sempre, anche se, a parere di Robert, non sembrava così felice di avere i figli a casa, almeno non come aveva immaginato lo fosse stata per aver ottenuto la chiusura di Hogwarts nella sua disputa con Silente a suon di Strillettere. Posò la tazza di tè sul tavolino e comunicò loro seria: "Abbiamo già convenuto con i vostri genitori che la mattina il vostro elfo vi porterà qui e potrete studiare insieme." Poi, Walburga si lasciò andare a un commento stizzito: "Vedi se per colpa di Silente, devo fare la bambinaia..."

Robert trattenne un sorriso. Aveva indovinato: Walburga non era affatto felice della vittoria ottenuta. Cercò di mostrarsi diplomatico: "Cercheremo di non arrecarle nessun disturbo, lady Black." Per l'occasione sfoderò il suo miglior sorriso, quello che addolciva sempre sua madre. Walburga, come prevedibile, gli sorrise: "Voi non disturbate mai, ricordalo, Robert, è solo che questa mancanza di professionalità è intollerabile... Siamo sempre noi famiglie a pagare per l'inefficienza e l'incompetenza della scuola... Come se le nostre cospicue donazioni non fossero sufficienti!"

"Walburga cara, ai miei tempi non sarebbe mai accaduto!"

Phineas Nigellus Black, l'antenato di Sirius che un tempo, per fortuna molto lontano, era stato preside di Hogwarts, si intromise per consolare la pronipote.

"Lo so, Phineas, caro, questo è segno della degenerazione dei tempi!" Walburga sembrò ricordarsi qualcosa e si voltò verso Alexandra che era in un angolino insieme a Regulus a osservare delle tazze da tè. "Allora, cara, hai scelto il servizio?"

Alexandra annuì e Robert vide sul suo volto un timido sorriso. Persino Walburga doveva averla trovata sconvolta se le aveva permesso di scegliere le tazze per il tè. "Possiamo usare queste tazze?"

"Di che porcellana stiamo parlando?"

Alexandra accarezzò la tazza e disse: "Mi sembra francese," poi rovesciò la tazza per controllare ed esclamò: "Sì, è francese!"

"Molto bene." Walburga sembrava annuire soddisfatta, addirittura le accarezzò la schiena e il gesto non passò inosservato a nessuno, nemmeno a Regulus e Sirius che si scambiarono uno sguardo sorpreso. C'era una strana atmosfera a Grimmauld Place e nemmeno l'arrivo dei suoi genitori per l'ora di cena riuscì a migliorarlo. Anzi, al contrario, Walburga e Darlene iniziarono a lamentarsi di Silente e di tutti i professori, mentre i loro padri dopo cena si chiusero nello studio di Orion a parlare di affari. Secondo Robert, era tutta una scusa per non dover sopportare tutta quella sfilza di lamentele.

Alexandra e Regulus erano rimasti seduti sul divano con l'aria assente e il volto pallido. Provarono a giocare a Scacchi Magici per distrarsi, ma era evidente che nessuno dei due ne avesse voglia, si limitavano a fissare la scacchiera e muovere un pezzo a caso senza nemmeno pensare alla strategia.

Sirius, invece, cercava un modo per andarsene in camera sua, ma veniva sempre richiamato dalla madre. Così, per non ascoltare le madri che si lamentavano, Robert e Sirius iniziarono una partita a carte magiche.

Tornarono a casa tardissimo. Robert si sentiva esausto, così stanco che si sarebbe addormentato anche senza le pozioni, o almeno lo sperava, visto che la stanchezza e l'insonnia erano una combinazione tremenda da affrontare. Decise che prima di dormire poteva accertarsi di come stesse Alex, visto che tutti sembravano interessati a controllare che si comportasse bene ma nessuno aveva detto nulla per lo sguardo assente e l'aria terrorizzata che aveva sua sorella.

C'era stato un tempo in cui Robert e Alex avevano condiviso la camera da letto e la loro elfa domestica, Tocky, raccontava loro le fiabe di Beda il Bardo prima che andassero a dormire.

Poi, da quando Robert aveva ricevuto la sua lettera di Hogwarts, Alexandra era stata spostata in una cameretta più piccola, posta dall'altro lato del corridoio.

Bussò alla porta. "Permesso? Alex, sono io."

"Vieni."

La stanza da letto di Alexandra aveva i mobili bianchi esattamente come quelli della sua camera da letto. La differenza principale tra le due stanze erano gli stendardi di Serpeverde presenti in quella di Alexandra, in luogo di quelli di Corvonero; inoltre, le lenzuola erano a fiori, mentre quelle di Robert erano a righe, e naturalmente, c'erano tutti i peluche e i giochi di Alex e alcune foto che la ritraevano con i suoi amici. Sulla bacheca, vide anche la fotografia che loro padre aveva scattato il giorno in cui Robert aveva preso l'Espresso di Hogwarts per la prima volta. Raggiunse sua sorella che era rannicchiata sotto le coperte, sembrava ancora più piccola mentre si stringeva al suo peluche preferito.

"Ora sei a casa, non può succederti nulla..." le disse, "Vuoi che stia un poco con te?" Alexandra annuì, sollevò le coperte e lasciò che Robert si stendesse accanto a lei. Non si era accorto di quanto lei tremasse dalla paura, l'abbracciò come quando era piccola e le domandò: "Sei dispiaciuta per Desmond?"

"Poteva succedere a tutti noi! Continuo a rivedere il suo volto bianco e il corpo per terra... Lui è forte, è un Battitore, Barty dice che diventerà Capitano di Serperverde."

"È un pallone gonfiato presuntuoso..." aggiunse Robert.

"Ma se uno come lui finisce in quel modo, io..."

Robert strinse a sé la sorella invitandola a voltarsi verso di lui. Osservò gli occhi marroni di Alexandra e le picchiettò la punta del naso: "Scommetto che tu sei molto più sveglia e attenta di quell'essere borioso che nemmeno si sarà accorto di avere una minaccia addosso. Soprattutto, tu mi hai obbedito e giravi sempre con Regulus e Barty. Nessun gruppo di studenti è mai stato attaccato, giusto?"

Alexandra annuì, si strinse a lui. "Grazie, Rob... Sono così spaventata!"

"Vuoi che rimanga con te finché non ti addormenti?" Alexandra annuì e Robert iniziò ad accarezzarle la schiena, si domandò quanto tempo avrebbe dovuto attendere prima che sua sorella si addormentasse e se, invece, non si sarebbe addormentato lui per primo. Non ci fu bisogno di attendere molto perché sua sorella si rilassò e dopo pochi minuti il respiro iniziò a farsi più pesante e presto scivolò nel sonno.

 

***

 

Regulus era sotto le coperte e si stava addormentando quando aveva sentito Sirius entrare in camera senza bussare. Sbuffò e disse sottovoce: "Sai che si bussa."

"Non volevo svegliarti." Sentì i passi di Sirius avvicinarsi e poi il peso del suo corpo incurvare l'angolo del materasso vicino i suoi piedi.

"Non riesci a dormire?" domandò Regulus.

"Volevo sapere come stessi. Mamma si è preoccupata per i Turner, ma anche tu sembravi provato."

"Sai come dice mamma, no? Dobbiamo mostrarci forti, i Black non temono niente..."

"Sì, non c'è bisogno che ripeti le sciocchezze di mamma. Tu come stai?"

Regulus sorrise per quella domanda inattesa, alzò le coperte e chiese: "Vuoi metterti sotto le coperte con me?" Sirius annuì. Aveva il corpo gelato perché si ostinava a dormire con quelle magliette a maniche corte che la mamma faceva sparire. "Non hai freddo?"

"Sì, ma con il pigiama poi sudo, queste sono più comode."

Regulus sorrise. "Sono più comode perché sai che mamma le detesta?"

Come previsto, Sirius si irrigidì per quella domanda, si mise su un fianco infilando il braccio sotto il cuscino, in un modo così stizzito che Regulus si domandò se non l'avesse preso a pugni. "Il mondo non gira intorno alla mamma, Regulus..." Sirius poi sorrise. "Ammetto che il fatto che le detesti me le fanno piacere un po' di più, ma sono comode." Ci fu un attimo di silenzio in cui Regulus assaporò la consapevolezza di essere riuscito a pungolare suo fratello. "Reg, non mi hai risposto, come stai?"

Non voleva parlare di come stesse, del volto terrificante di Avery che si mescolava nella sua mente con l'immagine di quella pila di animali morti. "Bene," rispose in modo poco convincente.

"Sul serio, lo sai che puoi parlare." Sirius insisteva e Regulus non sarebbe stato in grado di mentire, così seguì il consiglio di sua madre sui Black che non si lamentano mai e disse seriamente: "Non verrò a lamentarmi come un bambinetto... Ho tredici anni!"

Suo fratello ridacchiò: "Va beh, come vuoi... Si vede che sei la solita piattola." Ci fu qualche secondo di silenzio in cui Regulus si domandò se Sirius si fosse offeso e se sarebbe andato via. Suo fratello, però, gli chiese: "Vuoi che rimanga?"

"Solo se non parliamo della scuola."

"E di cosa vuoi parlare? Delle ragazze? Hai una fidanzatina? Ti ho visto come porgevi la mano per far scendere Alex dal treno..."

Alzò gli occhi al cielo e cercò di non mostrare quanto quelle prese in giro lo aiutassero a non pensare ad Avery. Commentò: "Certo, dovresti imparare anche tu le buone maniere..."

"E vuoi insegnarmele tu? Dai tuoi tredici anni di esperienza?" Continuarono a punzecchiarsi in questo modo finché entrambi non si addormentarono. Regulus era felice di essere tornato a casa, anche per i momenti che avrebbe potuto vivere con suo fratello.

L'indomani si ritrovarono con i genitori nella sala da pranzo.

Walburga li accolse con il suo sguardo severo. Regulus la trovava bellissima con i suoi occhi grigi, proprio come i loro, i capelli scuri raccolti dietro la nuca e un abito da giorno impeccabile. Gli occhi della mamma si puntarono prima su Regulus che cercò di mantenersi calmo e di non arrossire e poi su Sirius che era appena entrato in sala da pranzo. "Avete un'età per cui è inammissibile che dormiate nello stesso letto e, soprattutto, dopo una certa ora dovreste smetterla di parlare. Vi sentivamo dalla nostra stanza..."

"Buongiorno anche a te, mamma," esclamò Sirius sedendosi a tavola.

Regulus rimase con la teiera in mano e osservò il fratello. Era felice. Troppo felice per gli standard di felicità che mostrava quando erano a casa. Persino la mamma se ne accorse. "Sirius, per cortesia, potresti essere così gentile da non passare la notte a parlare con Regulus?"

"Certo mamma, nessun problema. Eravamo solo felici di essere di nuovo insieme, sotto il tetto dei Black..."

Regulus alzò un sopracciglio e osservò la madre che rimase immobile, sorpresa dalla risposta di Sirius di cui, evidentemente, non aveva colto il sarcasmo. Perché c'era del sarcasmo, vero? Regulus tornò a guardare la tazza di tè.

Walburga dovette essere sorpresa tanto quanto Regulus e, stranamente, sembrò decidere di non voler indagare, si limitò a un "Molto bene" che fece comparire un sorriso compiaciuto su Sirius.

Orion arrivò con in mano la Gazzetta del Profeta domandando: "Cara, i ragazzi non sono ancora in piedi? Tra un po' arriveranno i Turner."

"Buongiorno, papà," sorrise Sirius. Era seduto, composto, ben vestito, con i capelli in ordine. Regulus alzò le sopracciglia domandandosi se era l'aver dormito nella sua stanza di un Serpeverde ad aver messo un po' di sale in zucca e buon senso a suo fratello, o se la mamma non avesse imposto un sortilegio su Sirius.

"Oh, ma che bello! Facciamo colazione come una famiglia normale!" La gioia di Orion mise di buon umore Regulus. Kreacher gli servì la fetta di torta che aveva richiesto quando Sirius disse: "Ma papà, noi non siamo una famiglia normale, noi siamo i Black!"

"Sirius ha ragione, Orion," disse Walburga.

"Certo, certo..." Orion aprì il giornale e, nascosto dalle pagine della Gazzetta del Profeta, si sporse verso Regulus domandandogli: "Che sta succedendo?" Regulus scosse la testa e strinse le spalle facendo segno di non averne idea e suo padre gli fece un occhiolino e disse: "Qualunque cosa sia, speriamo che duri."

La tranquillità di quella mattina proseguì anche con l'arrivo dei Turner e, proprio come ogni volta, Alexandra e Regulus si misero a studiare nella sala di lettura della mamma, mentre Walburga Black scriveva la sua corrispondenza. Robert e Sirius, invece, si sistemarono nella biblioteca.

Nella casa regnava un silenzio insolito, interrotto solo dallo scorrere delle piume sulla pergamena e dal ticchettio dell'orologio a pendolo. Verso mezzogiorno, Walburga annunciò che era ora di pranzare. Regulus e Alexandra alzarono la testa dai loro libri, si scambiarono un sorriso e andarono in sala da pranzo.

In quel momento si ripeté la stessa scena della colazione: Sirius si presentò in sala da pranzo, puntuale, con un sorriso disteso in compagnia di Robert. Regulus si sporse verso Alex e le domandò sottovoce: "Non lo trovi strano?"

"Molto, mi fa quasi paura..." Si voltò verso di lui e domandò a sua volta: "Lo avete stregato?" Regulus sorrise al pensiero che la sua amica avesse avuto la sua stessa sensazione. Orion Black, però, sembrava del tutto intenzionato a godersi il momento, almeno finché sarebbe durato, così del tutto indifferente all'eccezionalità della cosa, guardò tutti loro e domandò: "Allora, com'è andata la mattinata di studio?"

Fu Sirius a prendere la parola. "Beh, papà, è stata una mattinata intensa. I professori hanno deciso che non avremmo potuto annoiarci e io e Robert ne abbiamo approfittato per dedicarci a Trasfigurazione."

Robert intervenne: "Sì, Sirius è decisamente bravo, credo che sia uno dei migliori studenti di Hogwarts, semplicemente eccellente! Mi ha aiutato a perfezionare degli incantesimi su cui avevo delle difficoltà."

Regulus osservò i suoi genitori e notò come entrambi sembrassero colpiti positivamente. Doveva esserci sotto qualcosa. Sirius poteva incantare i suoi genitori, ma Regulus non si beveva quella che doveva essere una recita. "In quale incantesimo ti ha aiutato?"

"Nel padroneggiare gli Scambi Accrescitivi," precisò Robert. Regulus non aveva mai sentito parlare di quegli Scambi, non sapeva dire se fossero cose inventate o meno, ma i suoi genitori sembravano tranquilli, anzi, suo padre intervenne. "Per tutti i Fondatori, anche Edward ha penato moltissimo per padroneggiare gli Scambi Accrescitivi durante il suo quarto anno! Ricordo che ci siamo esercitati a lungo, sono molto complessi, ma è fondamentale per prepararvi poi al programma che troverete per i G.U.F.O. Sei d'accordo, Walburga?"

Regulus portò lo sguardo su Walburga che si limitò a dire: "Non saprei, io non ho mai avuta molta difficoltà in Trasfigurazione. Anzi, la trovavo noiosa."

"Noiosa? Ma è la mia materia preferita!" Regulus non aveva mai visto Sirius così entusiasta a tavola. "Oh, hai una materia preferita, che sollievo," si limitò a dire. "E tu, Regulus, qual è la tua materia preferita?"

"Incantesimi e Rune Antiche," disse.

"Sono materie molto importanti."

"Voi due?"

Robert rispose di amare Pozioni, mentre Alexandra disse che amava molto Incantesimi. Walburga le domandò: "Hai già deciso quali materie prendere al terzo anno?" Alexandra scosse la testa. "No, in realtà mi interessano tutte."

"Sono certa che se avrai degli ottimi voti, potrai fare domanda per ottenere una Giratempo e frequentare tutti i corsi."

"Una Giratempo?"

"Un oggetto magico che consente di viaggiare nel tempo per brevi periodi, si parla di massimo cinque ore. Il Ministero della magia la mette a disposizione dei migliori studenti che vorrebbero ottenere dodici G.U.F.O.," spiegò Walburga, "Ai miei tempi c'era uno studente, che poi divenne Prefetto e Caposcuola di Serpeverde, che riuscì nell'impresa di seguire tutti i corsi."

Regulus notò l'ammirazione negli occhi di Alexandra tingersi di ambizione, la sua amica le aveva confessato che da grande avrebbe voluto diventare Ministro della Magia e, sicuramente, pensava che riuscire nell'impresa di ottenere tutti i G.U.F.O. l'avrebbe aiutata.

"Così però non hai tempo per altro al di fuori dello studio."

"Altro?" domandò Alexandra, incredula.

"Gli amici, il Quidditch, i rag..." spiegò Sirius, ma venne interrotto da Robert che disse: "Credo che sia bellissimo che Alexandra voglia dedicarsi allo studio. Certo, sono sicuro che mamma e papà saranno felicissimi."

"Ma così..." obiettò Sirius. Robert osservò l'amico intensamente. "Penserà solo allo studio." Regulus sorrise tra sé e sé e aggiunse perfidamente: "Non sarai geloso di tua sorella, Robert? Alexandra presto diventerà una giovane strega che avrà un sacco di spasimanti."

"Regulus, non sono discorsi da fare a tavola!"

"Ma mamma!"

"Niente ma." L'occhiata che gli rivolse fu tale che Regulus abbassò lo sguardo e iniziò a vergognarsi per quella provocazione sciocca. Dall'altro lato del tavolo, Sirius lo guardava con un sorriso sbilenco e il sopracciglio alzato e sicuramente stava gongolando per quell'inversione di ruoli. Da quando era lui che faceva contrariare la mamma mentre Sirius riceveva i complimenti?

"M-mi dispiace..." pigolò, "Sono stato inopportuno."

Solo più tardi, quando a metà pomeriggio Walburga si assentò per dare disposizioni agli elfi sul tè del pomeriggio, Alexandra alzò lo sguardo dai suoi libri e Regulus le domandò: "Scusami, non volevo offenderti a pranzo."

Alexandra scosse la testa, la treccia castana le scese lungo la spalla. "Lo so, volevi infastidire Robert. Lo pensi davvero?"

"Cosa?"

Le guance di Alexandra si colorarono di rosso, esitò nel domandargli: "Che avrò un sacco di spasimanti..."

Regulus sentì un balzo allo stomaco, come ogni volta che pensava ad Alexandra come una ragazza e non come la sua migliore amica. Cercò di non arrossire e di controllare le sue emozioni, come si addiceva a un vero Black. "Penso che sei la mia migliore amica e che sei fantastica e a scuola se ne accorgeranno tutti."

Il sorriso le si allargò in uno di quei sorrisi spontanei che rivelava solo a lui, ben diversi da quelli composti e ben educati che mostrava ai genitori. I sorrisi spontanei di Alexandra le facevano brillare gli occhi. "Grazie, Reg, anche tu sei fantastico, e infatti sei pieno di spasimanti! Nel dormitorio ci sono un sacco di ragazze che parlano di te!"

Regulus scoppiò a ridere: "Ma smettila! Sono tutte noiose!" Non aveva mai pensato alle altre compagne di scuola, non in quel senso, anche se nel dormitorio c'era Selwyin che parlava di voler invitare a Hogsmeade Margareth McNair e gli aveva confessato di aver sognato di baciarla. Quella volta, aveva scrollato le spalle e gli aveva suggerito di provarci, ma Margareth lo aveva affatturato e Regulus aveva dovuto accompagnare il suo amico da Madama Chips perché lo aiutasse a rimuovere quei bubboni che gli erano comparsi sul viso.

Si zittirono non appena rientrò Walburga che riprese la sua lettura, uno dei suoi amati libri di storia della magia, con una copertina in cuoio nero e le pagine consunte. "Alexandra, cara, puoi scendere nel laboratorio ad avvisare Sirius e Robert che il tè sarà servito alle cinque in punto?"

"Sì, vado subito, con permesso." Alexandra si allontanò dalla stanza e non appena sentirono i passi di lei scendere le scale, Walburga chiuse il libro sulle sue ginocchia e osservò Regulus. "Non mi piace come ti stai comportando, Regulus. Sai cosa ci si attende da un Black."

"Volevo solo scherzare con Robert..."

"Non sono argomenti su cui scherzare. Non voglio che i Turner abbiano il pensiero e nemmeno il sospetto che tu possa anche solo pensare che... Salazar, non voglio nemmeno dirlo. Sai che i Black sposeranno delle appartenenti alle Sacre Ventotto."

"Ma nonna Irma... e la prozia Hesper..." Non era vero che tutti i Black sposavano delle streghe nelle Sacre Ventotto. Regulus non aveva mai avuto il coraggio di dirlo apertamente, ma capì che se avesse taciuto questa volta, una simile occasione non gli si sarebbe mai più presentata. Walburga sospirò e scosse la testa. "Tu non hai idea di cosa ha passato nonna Irma, i commenti che ha dovuto sentire per tutta la vita. La società Purosangue è crudele, Regulus. Soprattutto, i tempi sono prematuri. Non sai ancora che strega diventerà, le ragazze cambiano quando sbocciano. Sono discorsi prematuri. Ne riparleremo a suo tempo." Walburga guardò l'orologio a pendolo. "Dove è finita quella ragazza? Regulus, per cortesia, vai a richiamare lei, Robert e tuo fratello! Non vorrei che fosse finita vittima di qualche loro scherzo. Sono certa che quei due stanno tramando qualcosa."

"Allora hai notato anche tu che Sirius è strano!"

"Sono vostra madre, io noto tutto. Vostro padre non vuole alterare questa pace e sto cercando di rispettare il suo desiderio, ma vedi? Alex non sta tornando, ci deve essere qualcosa sotto."

Regulus annuì, sollevato che sua madre non fosse impazzita credendo a Sirius. Sorrise sollevato e le disse: "Vado a vedere."

"Mi raccomando, Regulus, se scendo io, poi tuo padre perderà ogni appiglio alla serenità che tanto auspica..."

Annuì, felice di avere un compito e, soprattutto, la fiducia di sua madre. Non riusciva a crederci che, addirittura, sua madre gli avesse prospettato la possibilità, remota, ma pur sempre esistente, di poter chiedere la mano di Alexandra, un giorno. Certo, doveva comportarsi bene, essere impeccabile e non dare motivo di preoccupazione ai Turner.

Lungo il tragitto incontrò Sirius e Robert. "Dov'è Alex?" Sirius scrollò le spalle, Robert aggiuse: "Credevo che stesse studiando con te..."

"Mamma l'ha mandata ad avvisarvi che il tè sarà servito in salone," controllò l'orologio, "tra cinque minuti."

"Allora è meglio che ci affrettiamo, sicuramente Alex sarà già lì ad ammirare quelle stupide tazze," disse Sirius.

TUM! TUM TUM! TUM!

Regulus si gelò nel sentire quei rumori così lontano da scuola. Sentì il sangue scendere dal volto e alzò lo sguardo verso Sirius in preda al terrore. Non doveva mostrare di avere paura, si disse.

"Avete sentito?"

TUM! TUM TUM! TUM!

"Fatemi uscire!" La voce di Alexandra arrivava dal seminterrato. Regulus corse in quello che era il laboratorio di pozioni dei suoi genitori. "Alex!"

"Reg!" Proveniva dal ripostiglio degli ingredienti. Il rumore che sentiva erano le mani di Alexandra che battevano contro il muro, sicuramente cercava di farsi sentire dal corridoio. Non appena entrò nel laboratorio, le mani iniziarono a colpire la porta di legno. "Sono qui!"

"Arrivo!" Regulus puntò la bacchetta contro la porta e sussurrò: "Alohomora!" La serratura scattò e Alexandra gli corse gettandogli le braccia intorno alla vita. "Reg!" Lo stringeva forte, cercò di calmarla. "Coraggio, non è successo nulla. Non ti vedevamo tornare."

Alexandra alzò lo sguardo verso Sirius e Robert, assottigliò gli occhi e gonfiò le guance: "Sono stati loro! Mi hanno rinchiusa!"

"Assolutamente no!" disse Sirius.

"Devi aver frainteso," gli fece eco Robert.

"Loro due... loro..."

"Loro?" domandò Regulus. Alexandra apriva la bocca, ma non usciva alcun suono. Non era come quando si evoca un Silencio, era più come se non trovasse le parole da pronunciare. La bocca rimaneva socchiusa, come se fosse sul punto di parlare, ma il momento in cui la parola veniva formulata non arrivava mai. Gli occhi le si riempirono di lacrime quando ammise: "Non riesco..."

"Secondo me, sei un po' confusa, cara," le disse Sirius allungando un braccio intorno alle spalle di Alexandra che si irrigidì e gli rispose: "Stammi lontano!"

"Coraggio, Alex, una tazza di tè ti farà senz'altro bene," aggiunse Robert. "A proposito, che servizio ci presenterai? Porcellana inglese? Bavarese? Cinese?"

"Sai che lei sceglie sempre quella francese..." Scoppiarono entrambi a ridere.

Era tutto sbagliato. 

Regulus osservò Alexandra e il modo in cui si stropicciò un occhio per nascondere la lacrima che stava per scenderle. "Credo che ti abbiano imposto una maledizione" le suggerì Regulus, "Hai visto qualcosa che non dovevi vedere?" Alexandra annuì.

"Quei due ne hanno fatta una delle loro?"

Alexandra annuì. Il sorriso di Regulus si allargò sul volto. "Non ti preoccupare, li smaschereremo. A proposito, quando battevi le mani contro il muro, mi hai ricordato il rumore che sentiamo in sala comune, forse non è un mostro, forse è qualcosa che sta chiedendo aiuto."

"Credi che i professori lo scopriranno?"

"Me lo auguro proprio."

 

   
 
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