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Autore: Justice Gundam    15/09/2023    1 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Nella città portuale di Korvosa, la tensione e il malcontento hanno ormai raggiunto livelli insostenibili. Di fronte alla minaccia dell'anarchia, un gruppo di eroi esordienti si riunisce rispondendo al richiamo di una misteriosa sostenitrice. Strane magie e misteriose profezie li mettono sulle tracce di un nemico comune, un percorso che li trascina in una lotta per salvare la città dalla rovina.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
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Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 20 – Una giornata incantevole per dare risposte

 

 

oooooooooo

 

Gathlynn Keidros non era sicura di dove si trovava in quel momento.

I suoi ultimi ricordi erano confusi, a causa delle circostanze, ma ricordava molto bene quel suo confronto con Nelsin. Erano volate parole di troppo, si erano scambiati accuse, e poi... e poi... cos'era successo?

Oh, già. Nelsin le aveva sparato con quella sua dannata balestra.

Eppure... ancora adesso, la giovane donna sentiva un sordo dolore al torace, proprio nel punto in cui il dardo le era penetrato nelle carni. In quel momento, era distesa su qualcosa di morbido, molto probabilmente un letto, ed era avvolta da delle coperte leggere, che tuttavia le sembravano enormi a causa della sua debolezza.

"Quindi... non sono morta... ma allora... dove mi trovo...?" pensò tra sè, storcendo il naso a causa del disgustoso sapore che si sentiva in bocca. Si sentiva come se avesse dormito per un'intera giornata - la schiena le faceva male, le giunture sembravano bloccate, e la sua visuale era annebbiata. Sentendosi debole e confusa - sicuramente per la perdita di sangue - Gathlynn alzò una mano per passarsela sulla faccia... e si sentì l'arto che veniva gentilmente trattenuto da qualcuno.

"Per favore, signorina, non si sforzi." disse una calda voce maschile, che sicuramente non era quella di Nelsin. "Le consiglierei di restare distesa e non fare sforzi. Quel quadrello l'ha ferita quasi mortalmente. E' una fortuna che i miei ragazzi l'abbiano trovata al momento giusto e l'abbiamo condotta qui."

"Hmm... chi è...? Con chi sto... parlando?" chiese la giovane donna, la lingua ancora impastata. Riuscì a distinguere l'uomo seduto accanto a lei che le offriva un bicchiere d'acqua e glielo portava alle labbra. Gathlynn bevette qualche sorso e cominciò già a sentirsi meglio.

"Siete in un'infermeria, signora Keidros." rispose l'uomo. La vista adesso le si era schiarita abbastanza da vederlo bene. Doveva avere all'incirca una quarantina d'anni, ma li portava molto bene, al punto da dimostrarne almeno cinque in meno, e indossava un impermeabile scuro con pantaloni beige ed eleganti scarpe nere. I suoi capelli erano neri, corti e gentilmente ondulati, con qualche striscia che cominciava ad ingrigire, unico segno della sua età non più tanto giovane, mentre i suoi occhi erano azzurri ed acuti, ed esprimevano una viva intelligenza e spirito di osservazione. "Siete stata portata qui dai miei allievi quando vi hanno trovata a terra, gravemente ferita da un dardo di balestra. E' stato difficile... il quadrello era penetrato davvero in profondità, e temevo ci sarebbero stati danni permanenti agli organi respiratori. Per fortuna, con una combinazione di magia curativa e della mia abilità come chirurgo, siamo riusciti a salvarvi la vita. Vostro marito è stato trovato poco lontano da voi, con evidenti segni di percosse."

Gathlynn assorbì la notizia con freddezza. In quel momento, l'unica cosa che le passava per la mente e la torturava era il modo in cui suo marito aveva cercato di sbarazzarsi di lei non appena lei aveva osato contraddirlo su qualcosa che le stava a cuore. Come aveva potuto sprecare tutta la sua devozione, la sua giovinezza... i giorni migliori della sua vita... al fianco di quell'individuo spregevole? Che ingenua... avrebbe dovuto capirlo subito che lui non era affidable, e che avrebbe dovuto allontanarsi da lui quanto prima. Lui aveva ricambiato così il suo amore e la sua fiducia... e adesso lei non gli avrebbe dato altre possibilità. Che andasse all'inferno, amico d'infanzia o meno.

"E' stato lui..." mormorò Gathlynn. "Lui ha cercato... di uccidermi..."

Intravide il medico che annuiva in segno di intesa. "Vostro marito è già stato arrestato e consegnato alle guardie reali. Subirà un giusto processo e verrà punito secondo la legge di Korvosa." affermò. "Tuttavia, adesso voi dovreste riposare. Se aveste qualche domanda, o qualche richiesta, io sarò lieto di venirvi incontro."

Gathlynn annuì debolmente. "Certo... ecco... vorrei sapere... Oriana e le altre... stanno bene, vero?" chiese, riferendosi alle altre soldatesse che avevano presenziato alla riunione di quella sera fatale.

Il dottore fece un sorriso appena accennato. "Non si preoccupi per loro, signora Keidros. Le vostre compagne sono tutte al sicuro, e alcune di loro hanno già espresso i loro desideri di rapida guarigione nei vostri confronti." affermò.

La giovane soldatessa riuscì a sorridere. Se non altro, questa era una bella notizia. "La ringrazio... ehm... potrei sapere il vostro nome, per... favore?"

"Senz'altro." rispose il medico con un sorriso sottile. "Dottor Reiner Davaulus. Ho avuto l'onore di servire per molti anni la famiglia Arvaxani ad Egorian."

"Arvaxani? Questo è... il nome della famiglia... di Sua Maestà Ileosa, non è così?" chiese la sua paziente. Sentendosi già un po' più forte, cercò di alzarsi, ma un penetrante dolore al petto la costrinse a sdraiarsi di nuovo. "Ugh... scusi... dottore... ho avuto un momento di..."

"Va tutto bene." rispose il medico, aggiustandole le coperte in modo che non rimanesse esposta. "Per adesso, si preoccupi di recuperare le forze. Vi farò sapere per quanto riguarda le vostre compagne o qualsiasi altra questione vi possa riguardare. Buon riposo, signora Keidros."

Il dottore si allontanò, lasciando che la giovane donna si riposasse e prendesse fiato. Gathlynn lo sentì chiudere la porta dietro di sè e tirò un sospiro, ripensando alla situazione in cui si trovava, e chiedendosi cosa avrebbe potuto fare da quel momento in poi. Ritornare dalla sua famiglia? Era escluso. Dopo tutto quello che avevano investito in quella buffonata di un matrimonio, non avrebbero preso bene il modo in cui era andata a finire...

Ma non se la sentì di pensare oltre. Il dottore aveva ragione, per il momento era il caso di fermarsi e riprendere le forze... e con un sospiro rassegnato, la giovane donna si abbandonò ad un sonno senza sogni.

 

oooooooooo

 

In quel momento, Krea Aldinn stava guardando Trinia Sabor dritta negli occhi.

Mentre quest'ultima veniva costretta ad inginocchiarsi e a mettere la testa sul ceppo del giustiziere.

La giovane artista alzò lo sguardo verso Krea, e la magus rabbrividì quando vide quegli occhi azzurri pieni di lacrime, rabbia e livore. Un silenzioso sguardo di accusa mentre le figure dei suoi aguzzini la tenevano ferma e la costringevano ad appoggiare la testa.

Krea non riusciva a credere ai suoi occhi. Com'era possibile che fosse successo tutto questo? Non si era detto che Trinia era al sicuro? E dov'era Kostur? Dov'era suo fratello? Tutti i suoi compagni... Krea si guardò attorno, alla disperata ricerca di qualcuno che potesse aiutarla a salvare Trinia...

Ma non c'era nessuno. Soltanto una folla senza volto e senza mente, riunita tutt'attorno, che inneggiava alla morte della "traditrice" e della "regicida". Krea provò a chiamare qualcuno... ma la sua voce si perse nella marea di urla ed imprecazioni che risuonavano tutt'attorno, annegando qualsiasi altro suono. Cercò di alzare una mano... di avanzare verso i boia che tenevano ferma Trinia... ma il suo corpo era bloccato. Con un'esclamazione di orrore e di stizza al tempo stesso, Krea cercò di muoversi... ma il suo corpo non rispondeva alla sua volontà. Era come se tutti i suoi muscoli fossero diventati pietra. L'unica cosa che riuscì a muovere fu il suo sguardo, e incrociò nuovamente l'espressione accusatoria di Trinia, che la fissò ferocemente negli occhi.

"Perchè?" chiese Trinia, e per un attimo, il frastuono della folla sembrò quietarsi, in modo da far sentire a Krea tutto quello che la giovane artista aveva da dire. "Perchè non mi hai salvata?"

Prima che Krea potesse anche soltanto iniziare a pensare ad una risposta, l'ascia del boia cadde...

E un attimo dopo, a cadere fu la testa di Trinia Sabor, che rotolò giù dal palco in mezzo alle grida selvagge della folla assetata di sangue e, come guidata da qualche mano misteriosa, rotolò fino ai piedi di Krea, senza mai perdere la sua espressione severa ed accusatoria.

Finalmente, anche se troppo tardi, Krea riuscì a muoversi e si chinò verso la testa decapitata di Trinia, toccandola con le mani tremanti e facendo per prenderla tra le mani...

La pelle candida di Trinia cominciò improvvisamente a ribollire, come se qualcosa di orrido si stesse muovendo sotto di essa... e nel giro di pochi secondi, il volto della pittrice cominciò a coprirsi di disgustose pustole rosse, che continuarono a diffondersi e ad espandersi a vista d'occhio, passando in seguito dal rosso acceso ad un malato colore blu-violaceo, come quello di un livido mostruoso. Le guance, il mento, la fronte, gli zigomi... nel giro di pochi secondi, il viso di Trinia perse tutta la sua bellezza e prese a ribollire e a disfarsi...

Krea non riuscì a trattenere un grido di terrore quando la testa di Trinia esplose letteralmente, inzuppandola di sangue e riempiendole il campo visivo di rosso! Con un urlo di terrore, la giovanissima magus indietreggiò e cercò di pulirsi il volto con le mani, sentendo sulla lingua un disgustoso sapore di sangue e marciume. Sembrava che tutto il mondo fosse impazzito, e che lei stesse disperatamente cercando di tenersi aggrappata ad un ultimo barlume di sanità mentale...  

Finalmente, il sangue marcio che le copriva gli occhi venne via, e la giovane Varisiana aprì le palpebre con esitazione...

Soltanto per trovarsi di fronte ad uno spettacolo apocalittico.

Korvosa stava bruciando.

La grande città era avvolta dalle fiamme, gli edifici crollavano al suolo mentre lingue di fuoco scarlatte guizzavano verso un cielo plumbeo, ingombro del fumo che saliva da quella scena terribile. Le grida della folla si erano trasformate di gemiti di dolore e di supplica, e le strade erano ricoperte di detriti, rovine e cadaveri rigonfi. L'orrore travolse Krea, che cercò di allontanarsi, ma si trovò subito con le spalle al muro, mentre la città in rovina si riempiva di persone che, uscendo dai pochi edifici ancora in piedi, camminavano come in trance verso la reggia...

Ma la reggia non c'era più. Al suo posto, un'altra visione orrenda si pose davanti agli occhi di Krea, che rabbrividì e trattenne a malapena un conato di vomito.

La grande reggia di Korvosa era crollata, e dove un tempo essa si ergeva, c'era una figura femminile gigantesca, che sembrava accogliere tutti i derelitti che le andavano incontro. Era una donna bellissima, quasi troppo bella per essere vera, con lunghi capelli neri e setosi che incorniciavano un volto candido, dai lineamenti armoniosi e dalle labbra rosse e carnose, sul quale un paio di occhi dorati ardevano di desiderio e passione. Indossava un abito di seta bianca, ornato con eleganti e delicati merletti che le davano un aspetto allo stesso tempo delicato e seducente...

...ma la metà inferiore del suo corpo era priva di carne - soltanto ossa sanguinolente là dove avrebbero dovuto esserci lo stomaco e le gambe. Tra le mani avvizzite, la donna stringeva una falce gocciolante di sangue, il sangue di tutti i cittadini di Korvosa che aveva mietuto...

"La Pallida Principessa ha avuto il suo banchetto."

Una voce inquietante, simile ad un ruggito innaturale, riecheggiò tutt'attorno... e la figura della donna con la falce scomparve, per essere sostituita da un'altra figura femminile, vestita di un lungo ed elegante abito rosso, con un velo nero a coprirle il volto. Questa nuova figura, non meno grande della donna-scheletro, fluttuava lentamente verso Krea, tendendo una mano esile e delicata per togliersi il velo che le impediva di vederla in volto...

E con un gesto lento e deliberatamente calmo, la donna in rosso si tolse il velo... e Kre asobbalzò di nuovo quando, anzichè un volto umano, vide apparire il muso feroce di un drago ricoperto di squame blu, con due lunghe corna nere sulla testa e gli occhi che rilucevano di una strana luce azzurrina, proiettando fulmini e scariche elettriche tutt'attorno! 

Un istante dopo, la donna dal volto di drago voltò lo sguardo verso Krea, che restò agghiacciata nel vedere quell'espressione di odio e ferocia senza limite...

Una raffica di scariche elettriche crepitò attorno alla bocca armata di zanne, e con uno sfrigolio infernale, una folgore scaturì dalla sua gola ed investì Krea e ciò che rimaneva di Korvosa...

 

oooooooooo

 

"Aaaaaaah!"

E subito dopo, Krea aprì di scatto gli occhi e si ritrovò nel suo letto, nella sua stanza, nella sua casa a Korvosa. La tenue luce delle prime ore del mattino illuminava fiocamente la stanza e le sue lenzuola, offrendo una visione calmante che riuscì a rassicurare la giovane maga-spadaccina. Dopo aver preso fiato ed assersi assicurata che fosse tutto finito, Krea si rilassò e si afflosciò sul materasso.

"Era... era soltanto un brutto sogno... un sogno... davvero orribile..." sussurrò.

Ancora sconvolta e sudata per quell'incubo, la giovane Varisiana si alzò dal suo letto e si infilò le pantofole. Sentiva di aver bisogno di fare due passi per scaricarsi e calmarsi un po'.

Ma prima di potersi avviare verso la porta della sua camera, Krea sentì una serie di passi che si avvicinavano a gran velocità... e un attimo dopo, la porta della camera da letto si spalancò di colpo, rivelando la figura di Ylena Aldinn, accorsa nel sentire il grido della figlia maggiore.

"Krea!" esclamò Ylena. "Tesoro, che cosa è successo? Ti ho sentita urlare..."

Dopo un attimo di sorpresa, Krea si riavviò i capelli, cercando di sembrare presentabile, e si sedette sul letto. "Sì... sì, mamma, sto bene. Non hai niente di cui preoccuparti." sussurrò.

Certamente non doveva essere stata molto convincente. Con un passo aggraziato ma rapido, che Krea non le aveva mai visto fare prima d'allora, Ylena le si avvicinò. Si sedette al fianco della figlia con la grazia di un gatto e le appoggiò una mano sulla spalla, parlandole con serenità materna.

"Mia cara ragazza, ti conosco troppo bene. Quel tuo colorito pallido e quell'urlo di paura che io e tuo padre abbiamo sentito... sono un segno fin troppo evidente che non stai bene."

La verità era che la stessa Krea era desiderosa di raccontare a qualcuno dell'incubo che aveva fatto... e dopo aver preso fiato, la giovane magus si riavviò i lunghi capelli neri con un gesto della mano. "In effetti... se devo essere sincera... ho appena fatto un incubo... un incubo terribile." affermò, sentendosi come se stesse tornando bambina per un momento. "Il fatto è... che mi era sembrato così reale, e per un attimo ho creduto che stesse accadendo davvero..."

Krea si fermò di colpo, ma questa volta non si trattava di paura per il sogno terribile che aveva appena fatto. A causa dello spavento non ci aveva subito fatto caso, ma Krea aveva appena notato che la madre era vestita in maniera un po' diversa dal solito. Come sempre quando andava a dormire, indossava la sua elegante camicia da notte color celeste, e portava ai piedi un paio di ciabatte... ma sopra la veste indossava un giubbotto nero con gli interni imbottiti di pelle bianca. In corrispondenza del taschino sulla parte superiore sinistra era appuntata una targhetta sulla quale era stata ricamata una scritta in tessuto rosso...

"Amm. Maktouko"

"Tutto okay, tesoro?" chiese la signora Aldinn, preoccupata per il silenzio improvviso della figlia. Quest'ultima si riscosse dalla sorpresa e si schiarì la voce.

"Sì... sì, madre, tutto bene..." affermò. "Solo... mi stavo chiedendo... non ti avevo mai visto addosso quella giacca..."

"Ah, questa?" chiese prontamente Ylena,guardando la giacca che indossava con un misto di orgoglio e nostalgia. "Beh... è un vecchio cimelio che conservo con cura da molto tempo."

Accorgendosi di un'ombra di malinconia sul volto della madre, Krea si sentì imbarazzata. "Ah... scusami, mamma... forse non avrei dovuto chiederti nulla di quella giacca. E' solo che... ecco, mi era sembrata familiare." affermò, guardando Ylena negli occhi.

Sinceramente incuriosita, Ylena fece un piccolo sorriso e inclinò la testa da un lato. "Familiare? In che senso, cara?" chiese.

Krea si fermò a pensare per un attimo e si sfregò il mento, cercando di fare mente locale. Aveva visto una divisa del genere da qualche parte a Korvosa, e anche di recente, ma non era sicura di dove fosse... "Ecco, non mi ricordo di preciso dove, ma so per certo che l'ho vista mentre svolgevamo una missione per conto di..."

La magus si fermò e il suo volto si illuminò in un'espressione di gioia. Ora ne era sicura, ricordava benissimo dove aveva visto quell'uniforme!

"Ma certo! Adesso me lo ricordo!" esclamò. "Addosso a quelle due tipe della Compagnia dello Zibellino, ecco dove l'avevo visto!" Krea si voltò di nuovo verso la madre, che ancora le stava tenendo la mano... e vide che la sua espressione si era fatta stranamente pensierosa. "Madre, che c'è? C'è... qualcosa che mi devi dire?"

Ylena Aldinn prese un profondo respiro e cercò di mettere in ordine i suoi pensieri. Forse era il momento di rivelare alla figlia certe verità che sperava non dovessero mai venire a galla...

"Ecco, vedi... una volta io..." cominciò a raccontare.

Ma non ebbe il tempo di andare oltre. Un acuto grido di paura riecheggiò nella casa, facendo sobbalzare le due donne, che riconobbero subito la voce del piccolo Deriu. Temendo che il suo fratellino più piccolo fosse ancora in pericolo, Krea prese il suo stocco, che era riposto accanto al suo letto in un elegante fodero di cuoio nero, mentre Ylena si alzò di scatto e corse a sua volta a prendere qualcosa. Senza attendere oltre, scambiandosi soltanto uno sguardo di intesa con la madre, Krea si precipitò verso il soggiorno, quasi scontrandosi con Rilo che stava arrivando in quel momento, vestito soltanto dei suoi pantaloni e stivali!

"Krea! Sorella, che succede? Ho sentito un urlo..." esclamò il giovane stregone, dietro il quale stava arrivando anche il capofamiglia Vergiliu Aldinn. "Rilo è in pericolo?"

"Spero di no! Corriamo a vedere!" esclamò Krea, per poi raggiungere il soggiorno correndo a rotta di collo. Si guardò attorno frenetica, alla ricerca del fratellino più piccolo... e lo vide seduto a terra a pochi passi dalla porta d'ingresso, lo sguardo terrorizzato fisso sull'uscio di casa. "Deriu! DERIU!"

"K-Krea! KREAAAA!" strillò il piccolo Deriu, correndo tra le braccia della sorella maggiore, mentre Vergiliu e Rilo arrivavano a loro volta, chiaramente in ansia. Poco distante da loro, Ylena Aldinn arrivò, vestita ancora con gli abiti da notte e la giubba della Compagnia dello Zibellino... e imbracciando una balestra a ripetizione - un'arma dall'aspetto terrificante, fatta di ferro nero sul quale erano state incise strane rune color rosso sangue, l'archetto di color ghiaccio e la corda che brillava di luce dorata. Con un'agilità che i suoi tre figli non avevano mai visto da lei, Ylena scavalcò la balaustra delle scale e saltò giù, attutendo la caduta con un'elegante capriola per poi correre dal figlio più piccolo.

"Deriu!" esclamò Ylena, accarezzando la testa al bambino ancora spaventato. "Deriu, tesoro, che succede? La mamma è qui, non avere paura!"

Deriu deglutì e cercò di tenere la paura sotto controllo, cosa non proprio facile per un bambino della sua età. "Ecco... io... stavo... stavo andando a bere un bicchiere d'acqua... avevo sete e... e poi sono passato qui in soggiorno, e..." spiegò il piccolo con voce malferma. "E poi... ho... ho visto lì fuori... due tipacci... una... una di loro è... un'elfa, ma... le manca un orecchio..."

"Due tipacci?" chiese Krea. "Deriu, spiegati meglio, che vuoi dire?"

Rilo prese la spalla della sorella maggiore. "Krea, diavoli dell'inferno, non mettere fretta a Deriu! Non vedi che è spaventato?" esclamò con evidente nervosismo. Krea scostò la spalla dalla presa del fratello di mezzo, un po' irritata... e in quel momento, si sentì qualcuno bussare alla porta con decisione, quasi con tracotanza.

Ylena si alzò, come se il suono dei colpi sulla porta l'avesse ipnotizzata, e scostò delicatamente Deriu. Poi, con voce grave e decisa, si rivolse ai suoi due figli maggiori.

"Krea. Rilo. Occupatevi di Deriu." affermò.

Krea e Rilo si posero accanto a Deriu, che stava riprendendo fiato. "Mamma...?" chiese il giovane stregone, chiaramente spiazzato.

Ma in quel momento, Ylena Aldinn non era in vena di spiegazioni. "Ubbidite, diavoli dell'inferno!" esclamò, con più veemenza di quanta intendesse. I tre fratelli e il loro padre rabbrividirono per il tono brusco e deciso di Ylena, ma obbedirono senza esitazione.

Con un tono di curiosità misto ad apprensione, Deriu guardò la madre che si piazzava a quindici passi dalla porta di casa, la balestra puntata. "Ma... che cosa succede alla mamma? Non l'avevo mai vista così..." si chiese il piccolo.

"Credimi, Deriu... nemmeno io." rispose Krea scioccata.

La porta di casa emise uno scricchiolio... e cominciò lentamente ad aprirsi, rivelando la figura umanoide in armatura che fece per entrare. Ma non riuscì a fare neanche un passo che Ylena premette il grilletto, ed un quadrello uscì a velocità folle dalla balestra e si conficcò rapido e silenzioso nello stipite della porta, facendo sobbalzare la figura ancora avvolta nell'ombra.

"Questo era solo un colpo di avvertimento." tuonò Ylena. "La prossima volta mirerò dritto al cuore. Chi siete? Che cosa volete?"

Si sentirono un paio di respiri affannosi, e la figura si fece avanti rivelando il suo aspetto. Rilo e Krea si avvicinarono un po' per vedere con chi avevano a che fare, e si sentirono gelare il sangue nelle vene quando poterono finalmente vedere in faccia l'intruso: era un'elfa dai capelli neri come la pece, raccolti in una lunghissima treccia legata lungo la schiena, che indossava una pratica armatura composta da cotta di maglia, pettorale, manicotti e schinieri, ornata da un elegante manto color cremisi. Portava una spada lunga rinfoderata al fianco sinistro... ma i due fratelli si trovarono a guardare in particolare il volto dell'elfa come inebetiti - una volta doveva essere stata bella, ma ora il suo volto era attraversato da delle orride cicatrici che scendevano diagonalmente su di esso, e il suo orecchio sinistro era stato mozzato di netto, creando un'inquietante contrasto con il destro, che per contro era ancora lungo ed appuntito come era tipico per gli elfi.      

Una volta entrata nel soggiorno, l'elfa dal volto deturpato sollevò lo sguardo verso Ylena e la fissò gelidamente. "Siamo combattive a quanto vedo. Non è un problema, penso anzi che così sarà più divertente, almeno per me." commentò. Senza badare al quadrello già puntato verso di lei, l'elfa afferrò l'elsa della sua spada, apprestandosi a sfoderarla.

"Che cosa vuoi?" ripetè freddamente Ylena.

L'elfa sfregiata alzò il braccio sinistro e puntò l'indice contro la donna. "E' semplice. Sono venuta per prendere te, Yalara Maktouko!" rispose.

Ylena impallidì e per un istante abbassò la balestra... e l'elfa, chiaramente prendendola come un'occasione perfetta per attaccare, sfoderò la spada con un fluido movimento del braccio. Immediatamente, Ylena sollevò l'arma e si preparò a combattere...

Ma prima che l'elfa sfregiata potesse fare un solo passo, qualcun altro che si trovava dietro di lei le afferrò il polso e la trascinò indietro, con abbastanza forza da farla quasi cadere per terra. Krea e la sua famiglia rimasero al loro posto, sbalorditi, mentre l'altro individuo si faceva avanti e cominciava a rimproverare aspramente l'elfa.

"Tenente Tisharue! Cosa significa questo comportamento inqualificabile?" esclamò severamente una voce di donna che a Krea e Rilo sembrò molto familiare. Il secondo intruso si fece avanti, rivelando un'elegante figura femminile in armatura, completa di un elmo dal folto cimiero rosso che nascondeva il suo volto, con l'eccezione di due fessure per gli occhi e un'apertura a griglia per far passare l'aria e permetterle di parlare. Teneva una spada appesa al fianco sinistro, ben riposta in un fodero di cuoio nero con decorazioni argentate. "Le ricordo, nel caso lei se ne sia dimenticata, che la signora Aldinn e la sua famiglia sono liberi cittadini di Korvosa, e non tollererò che vengono minacciati o che gli si manchi di rispetto! Mi sono spiegata?"

Sbalordita, l'elfa di nome Tisharue guardò verso il pavimento e si massaggiò il polso dolorante. "Io..." cominciò a dire, poi abbassò la testa e si scusò, anche se con un po' di riluttanza. "Chiedo scusa, comandante."

"Comandante?" chiese Ylena, ancora non del tutto sicura di cosa fare. "Che cosa sta succedendo? Qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi perchè siete venute qui nelle prime ore del mattino e aveva spaventato i miei figli?"

La donna in armatura si fece avanti mentre Tisharue si alzava e si spolverava con un gesto sdegnoso della mano sinistra. "Mi scuso per il disturbo, e per il comportamento della mia subordinata. Temo che Tisharue abbia peccato di eccesso di zelo." rispose. Con un gesto lento, la donna si tolse l'elmo e scosse la testa, in modo da sciogliere i suoi lunghi capelli neri che fluirono elegantemente dietro la sua schiena. Krea e Rilo riconobbero subito la donna - era Sabina Merrin, guardia del corpo personale della regina Ileosa ed allieva di Vencarlo Orisini, come loro! L'avevano incontrata il giorno in cui avevano restituito alla regina la sua spilla, e in qualche altra occasione successiva...

I due adolescenti non riuscirono a nascondere la loro sorpresa - se una persona come Sabina era venuta a far loro visita, doveva essere per un motivo molto importante, soprattutto considerando che erano le prime ore del mattino.

"Comandante Merrin!" esclamò Krea stupefatta. "A... A cosa dobbiamo questa visita?"

"Lei è... la guardia del corpo di Sua Maestà Ileosa?" chiese Ylena, permettendosi infine di abbassare la guardia.

Sabina annuì con fare apologetico. "Sono io, Lady Aldinn. Comandante Sabina Merrin, al servizio del Trono Cremisi e di Sua Maestà, la nostra nobile regina Ileona Arvaxani in Arabasti." affermò. "Come ho detto, mi scuso per il modo in cui ci siamo presentate. Noi non siamo qui per minacciarvi o punirvi, bensì per discutere. A nome di Sua Maestà, avremmo da farle una proposta che sono convinta troverete interessante."

Finalmente, Ylena abbassò la balestra e guardò dritta negli occhi la Merrin, come per assicurarsi che le sue intenzioni fossero sincere. Con suo grande sollievo, non ebbe l'impressione che Sabina mentisse o volesse in qualche modo ingannarli... tuttavia, data la spiacevole prima impressione che Tisharue aveva lasciato di sè, decise che era il caso di essere prudenti. "Va bene. Tuttavia, prima di sederci a discutere, vi chiedo di lasciare le armi all'ingresso, e di attenervi alle leggi dell'ospite in voga tra noi di Varisia." affermò.

Sabina non ebbe esitazioni. "Mi sembra giusto." affermò, e si staccò la spada dal fianco per poi riporla accanto alla porta d'ingresso. Gettò a Tisharue un'occhiata di ammonimento, e l'elfa sfregiata sospirò e fece la stessa cosa, appoggiando la sua spada accanto a quella della comandante.

"D'accordo. Ora, secondo la tradizione Varisiana, ci sarà il rito dell'ospitalità." disse Ylena. "Prego, seguitemi. Krea, tu prepara il pane e il sale."

"Subito, madre." rispose la magus. Mentre si dirigeva verso una credenza e prendeva una pagnotta e un coltello, il resto della famiglia e le due guardie reali si sedettero attorno al tavolo della sala da pranzo, con Majenko che prendeva posto a . Krea tagliò diverse fette di pane, una per ciascun membro della sua famiglia (Majenko compreso) più altri due per Sabina e Tisharue, le dispose con attenzione su un largo piatto da portata e ci sparse sopra del sale, per poi portarle in tavola e sedersi a sua volta accanto a sua madre.

"Questo è un rituale dell'ospitalità tra noi Varisiani." spiegò Ylena. "Mangiando assieme il pane con il sale, ci si impegna a rispettare la pace di questa casa e a non fare nulla che possa danneggiarla od offenderla. Prego, ognuno di voi mangi una fetta di pane."

"Sta bene, signora Aldinn." disse Sabina, prendendo la fetta di pane salato a lei più vicina. "Anche lei, tenente Tisharue. Lo consideri un mio ordine."

"Ricevuto." disse Tisharue con tono inacidito. Ognuno dei commensali prese una fetta di pane e cominciò a mangiarla lentamente, completando il rito come secondo la tradizione.

Quando ognuno ebbe finito di mangiare, Vergiliu annuì con fare di approvazione e si rivolse alle due guardie della regina. "Molto bene. Direi che questo è sufficiente." affermò. "Adesso, direi che possiamo parlare in libertà della vostra offerta. Possono restare ad assistere anche i nostri figli, immagino."

"Ovviamente. E' una proposta che riguarda tutta la vostra famiglia." disse Sabina con un sorriso accomodante. "Molto bene, dovete sapre che..."

Sabina si interruppe quando si sentì chiaramente il suo stomaco che brontolava, e restò ferma dov'era con espressione imbarazzata. "Ehm... colpa mia. Sono venuta non appena ho ricevuto l'ordine, e non mi sono neanche fermata per fare colazione." si spiegò. Tisharue tirò un piccolo sospiro, come se si stesse chiedendo cosa ci stesse facendo lì.

"Hmm... capisco." rispose Ylena, non volendo far pesare alle due guardie reali la loro situazione. Con un sorriso deciso, la giovane madre si alzò dal tavolo e assunse la sua migliore aria da regina della casa! "In questo caso... la soluzione non è che una sola! Krea, Rilo, Deriu! Cominciamo a preparare la tavola! Caro, fai un salto a prendere qualcosa di buono. Ovviamente, anche Majenko può dare una mano! Adesso... prepariamo per noi e per le nostre ospiti una colazione di quelle come si deve! Non c' modo migliore per cominciare una giornata con energia!"

"SI'!" esclamarono tutti assieme i tre figli di Ylena, e il piccolo Deriu continuò. "Sei grande, mamma!"

"Non... non vorrei essere di peso, sul serio." la Merrin cercò di schermirsi, mentre Tisharue manteneva un'espressione neutrale - anche se dentro di sè era infastidita da quelle che per lei erano solo delle inutili lungaggini. "State facendo più di quanto è necessario."

"Non vi preoccupate per questo. Per me è un vero piacere... e poi, potremo discutere con più calma. Dopotutto, non avete il tempo contato, giusto?" rispose Ylena senza scomporsi.

"Devo ammettere che... no, in effetti non abbiamo fretta." rispose Sabina, con grande fastidio di Tisharue, che però ancora una volta tenne a freno la lingua. "Va... va bene, allora! Saremo onorate di condividere con voi la vostra colazione."

"Concordo." rispose Tisharue, mascherando la sua malavoglia.

Krea disse di sì con la testa. "Perfetto! Allora, attiviamoci! Dovrà essere una colazione con i fiocchi!" esclamò la giovane magus, riprendendo l'entusiasmo che aveva smarrito con l'incubo di quella notte.

 

oooooooooo

 

"E' stata davvero... un'ottima colazione. Vi devo ringraziare per la vostra ospitalità e gentilezza, lady Aldinn." disse Sabina una volta terminata la colazione. Tisharue aveva mangiato quel tanto che bastava per non dare l'impressione di essere inospitale, ma la Merrin aveva chiaramente apprezzato molto la cucina di casa Aldinn.

"Ci sembrava giusto nei vostri confronti, comandante Merrin. Dopotutto, siamo accomunati dai nostri sforzi per servire Korvosa e Sua Maestà." affermò Rilo. Il giovane stregone gettò uno sguardo di intesa a Krea, che annuì brevemente. Quello era il momento giusto per fare alla Merrin certe domande che già da un po' le stavano ronzando nella testa, e sperabilmente ottenere delle spiegazioni che mettessero a tacere le sue preoccupazioni.

"Sì, è vero! I miei fratelli sono in gamba!" rispose Deriu. "Mi hanno salvato da quell'uomo malvagio, Lamm... e adesso stanno lavorando per rendere la nostra città un posto più sicuro! Come faceva Blackjack!"

Sabina annuì in direzione dei due figli maggiori della famiglia. "E non crediate che io non me ne sia accorta." continuò. "Ho avuto modo di rendermi conto dei progressi che avete fatto e di come siete riusciti a rendere più sicure le strade della nostra città. Avete stroncato sul nascere la ribellione di Vancaskerkin. Eliminato il famigerato Devargo Barvasi, impedito una crisi commerciale con Cheliax, e scongiurato un grave incidente diplomatico con le tribù Shoanti. Devo dire che sono molto orgogliosa della loro crescita professionale e della loro abnegazione nei confronti della nostra città."

Rilo sorrise goffamente e si sfregò la nuca con una mano. "Oh, beh... facciamo soltanto quello che dobbiamo per proteggere la nostra città, tutto qui." rispose, facendosi un po' rosso in viso. Krea e Majenko ci risero su, ma la ragazza si schiarì la voce di colpo e decise di passare ad un argomento più serio.

"Ma... se posso dire una cosa, comandante Merrin... io sono rimasta alquanto interdetta da... un episodio che si è verificato di recente." rispose Krea. Quando Sabina annuì e le fece cenno di continuare, Krea si schiarì la voce e parlò, cercando di non far vedere il suo nervosismo. "Ho sentito voci secondo cui... la persona che sta per essere giustiziata al posto di Trinia Sabor, con l'accusa di aver assassinato re Eodred e aver cercato di destabilizzare la nostra città... sarebbe in realtà una persona innocente."

"Queste accuse sono infamanti ed oltraggiose." tuonò Tisharue minacciosa. "Chi ha avuto la temerarietà di muovere simili accuse alla nostra sovrana? Si tratta forse di un atto di ribellione da parte vostra?"             

"Stiamo solo dicendo quello che abbiamo visto con i nostri occhi e udito con le nostre orecchie!" esclamò Krea, sostenendo lo sguardo di Tisharue. Indignata, l'elfa si alzò si scatto dal suo posto e fece per raggiungere Krea e darle una bella lezione... ma ancora una volta, la Merrin si adoperò per tenere a bada i bollenti spiriti della sua sottoposta, estendendo un braccio per imporle di calmarsi.

"Contegno, tenente Tisharue!" esclamò la Merrin. "Le ricordo che ha accettato di sottostare alle leggi dell'ospitalità di questa casa. Vorrebbe forse contraddirle?"

L'elfa sobbalzò e cercò di giustificarsi. "La ragazza sta facendo discorsi da ribelle, e non possiamo tollerare simili insulti a Sua Maestà!" rispose.

"Sta solo esprimendo delle legittime riserve riguardanti alcune recenti decisioni di Sua Maestà, e noi siamo qui anche per spiegarle come stanno le cose e dare contesto alle decisioni della nostra nobile sovrana." affermò la Merrin. "Un'altra azione irrispettosa nei confronti di questa famiglia, tenente Tisharue, e sarò costretta a prendere dei seri provvedimenti disciplinari!"

Tisharue strinse i denti e si zittì all'istante, mentre Sabina tirava un sospiro e si accingeva a rispondere a quella spinosa domanda. "Sì, posso comprendere i suoi dubbi, signorina Aldinn... immagino che abbia sentitole voci secondo cui la condannata a morte... non sarebbe Trinia, bensì una sorta di capro espiatorio. Io stessa non ero molto convinta di questo sistema. Tuttavia le posso assicurare, signorina Aldinn, che questa persona non è un'innocente mandata a morire, bensì una spietata assassina che era già stata condannata a morte sotto il nostro beneamato re Eodred II, e la cui esecuzione è stata continuamente rimandata per svariati motivi. Mi rendo conto che questi metodi non sono esattamente limpidi, ma... data l'anarchia e la tensione dei tempi più recenti, Sua Maestà Ileosa ha ritenuto necessario far credere che questa condannata sia in realtà Trinia Sabor, che ormai è divenuto un nome famigerato tra la popolazione di Korvosa. Offrendo loro la morte della regicida, Sua Maestà spera di giovare al morale della popolazione e stabilizzare la situazione. Comprendo le sue riserve... ma in situazioni così complesse, a volte è necessario fare alcuni compromessi."

"Comprenderete che governare una città non è un affare semplice, e che non si diventa dei leader efficienti soltanto con il buon cuore." volle aggiungere Tisharue. Krea doveva ammettere che le motivazioni della Merrin avevano senso, ma non riusciva a togliersi dalla testa l'impressione che Tisharue stesse parlando più per sfogare il suo livore verso la famiglia Aldinn che per altro. Detto questo, i discorsi di Sabina le sembravano convincenti, abbastanza da farle dimenticare la lite che aveva fatto con i suoi compagni e rassicurarla che supportare Ileosa fosse la cosa più giusta da fare.

Da parte sua, Ylena non poteva dire di essere altrettanto convinta. Aveva la netta sensazione che dietro tutto questo ci fosse qualcosa di poco chiaro, anche se Sabina dava l'impressione di essere onesta e sincera.

"Detto questo... se per voi non è un problema, parlerei del motivo per cui sono venuta." proseguì Sabina. Ylena e Vergiliu fecero entrambi un cenno con il capo per darle il permesso di proseguire, e la guardia del corpo della regina, sentendosi ora un po' più sicura, procedette a fare il suo annuncio. "Molto bene. La nostra nobile sovrana, Sua Maestà Ileosa Arvaxani in Arabasti, ha preso a cuore la situazione della vostra famiglia. Sua Maestà sa che avete subito vari rovesci di fortuna in tempi recenti, e vorrebbe offrirvi la possibilità di riguadagnare il prestigio perduto e risollevare le vostre finanze."

Tutti i presenti non poterono fare a meno di meravigliarsi di una tale proposta. Certamente, l'idea di ritornare ai fasti di un tempo era allettante, e non potevano dire che la proposta non fosse molto interessante. Pur tuttavia, non erano entusiasti al punto da dimenticare il buon senso.

"Beh... mentiremmo se le dicessimo che l'idea di tornare quelli che eravamo una volta non ci attrae." affermò infine Vergiliu. "Tuttavia, non possiamo fare a meno di pensare che ci debba per forza essere un'importante contropartita."

Sabina non volle fare troppi giri di parole. "Certamente, Sua Maestà Ileosa non vi sta offrendo questa possibilità in cambio di niente." affermò. Poi, si volse verso Ylena e la guardò dritta negli occhi. "E questo ci porta a lei, ex-comandante Yalara Maktouko."

Ylena si sentì gelare davanti al suo vecchio nome che veniva pronunciato così apertamente, ma non mostrò alcuna reazione e si limitò a restituire a Sabina uno sguardo misterioso. Certamente, i suoi tre figli e Majenko apparvero molto più sorpresi, e Krea rivolse a sua madre uno sguardo interrogativo e scioccato.

"Sua Maestà la invita ad entrare a far parte del suo nuovo progetto per assicurare ordine e stabilità alla nostra città." proseguì Sabina. "Se lei volesse entrare a far parte del Progetto Grigio, avrete la possibilità di recuperare lo status nobiliare della vostra famiglia. Tra l'altro, dati i vostri trascorsi e il vostro eccellente stato di servizio, evitereste il periodo di addestramento, e potreste entro breve affiancare la qui presente tenente Tisharue nei suoi impegni. Sono sicura che, con il vostro appoggio, Korvosa tornerà presto la città splendente che merita di essere, e i suoi cittadini potranno ben presto dormire sonni più tranquilli."

L'elfa trattenne a malapena una rispostaccia, ben sapendo che la Merrin non gliela avrebbe fatta passare liscia.

Ylena, da parte sua, restò calma e guardò Sabina con espressione neutrale, riflettendo su quello che aveva sentito. La proposta era allettante, questo non poteva negarlo... ma non era del tutto convinta che sarebbe stato conveniente. Sabina le dava l'impressione di essere sincera, su questo non si poteva discutere... ma per quanto lei ne sapeva, Sabina poteva essere all'oscuro di alcuni elementi. Non era il caso di prendere decisioni affrettate.

"Apprezzo molto l'offerta di Sua Maestà..." rispoe infine, dopo quasi un minuto di riflessione. "Tuttavia, trovo difficile darle una risposta in questo momento. Se potesse darmi un po' di tempo, così che io possa valutare con calma i pro e i contro della vostra offerta, le sarei molto grata, e potrei darle una risposta con più sicurezza. Credo che potrei darle una risposta definitiva tra una settimana a partire da oggi."

"Mi sembra giusto." affermò Sabina annuendo. "Tuttavia... temo di doverla informare che Sua Maestà è stata chiara anche a riguardo di una clausola. Ovvero, che se lei non dovesse accettare, Sua Maestà ha disposto... per quelli che lei ha definito motivi di ordine e di sicurezza... che lei e la sua famiglia dobbiate lasciare Korvosa quanto prima."

"Diciamo pure che si tratta di un esilio." continuò Tisharue, segretamente godendosi le espressioni scioccate di Krea e Rilo. Ylena corrugò la fronte, ma restò ancora calma e controllata, e forse stava già pensando a come fare per togliere la sua famiglia da quel pasticcio.

"Comprendo le vostre necessità." affermò Ylena. "Va bene, comandante Merrin. Userò al meglio questa settimana per fare tutte le mie valutazioni e discuterne con la mia famiglia."

"La ringrazio per la sua disponibilità. Per quanto possa valere, signora Aldinn, io non avrei aggiunto quella clausola." proseguì la Merrin con un cenno di ringraziamento. "Conosco bene la sua devozione alla nostra città e sono consapevole che lei è una cittadina modello. Ma ho l'impressione che Sua Maestà debba tenere in considerazione molti altri elementi, dei quali io non conosco abbastanza da poter dare una misura o un giudizio. Detto questo... sono convinta che lei farà quello che è giusto per la nostra città e per il bene del nostro popolo. Ammiraglio Maktoko... vi ringrazio sentitamente per l'ospitalità concessaci, e vi porgiamo i nostri più cordiali saluti."

"Altrettanto." rispose tersa Tisharue. Le due guardie reali si alzarono e fecero un inchino, che Ylena, Krea e Vergiliu ricambiarono formalmente. Poi, con un ultimo e cordiale saluto, Sabina si allontanò e uscì da casa Aldinn, non prima che Tisharue gettasse uno sguardo obliquo alla famiglia e scomparisse a sua volta dietro la porta.

Ora che erano rimasti tra membri della famiglia, Krea tirò il fiato e si rivolse a sua madre, decisa a sapere finalmente di più su quanto stava accadendo. "Okay, mamma... adesso credo che tu ci debba delle spiegazioni." affermò bruscamente. "Come mai la comandante Merrin ti conosce? E cos'è questa storia dell'Ammiraglio Maktouko e della Compagnia dello Zibellino? Cos'è che ci hai tenuto nascosto?"

"Krea! E' questo il modo di rivolgerti a tua madre?" esclamò Vergiliu... ma la moglie gli fece cenno di stare calmo, alzando una mano con fermezza.

"No, caro. Nostra figlia ha ragione." affermò. "Hanno il diritto di sapere. Speravo che potessero restare fuori da questioni simili, ma a quanto vedo sono stata troppo ottimista. Krea, Rilo! Vi darò tutte le spiegazioni di cui avete bisogno... ma per fare questo dobbiamo prima di tutto prepararci e andar ea fare visita... ad un mio vecchio amico, che sicuramente potrà farvi sapere qualcosa in più."

"Può venire anche Majenko, sì?" chiese il draghetto alato svolazzando accanto a Rilo. Il giovane stregone sorrise ed estese il braccio affinchè Majenko potesse usarlo come trespolo.

Ylena sorrise, allentando un po' la tensione per quanto stava accadendo. "Ma certamente, Majenko! Anzi... sono sicura che la tua presenza sarà più che gradita! E poi, puoi sempre tenere compagnia a Rilo!" affermò. Il draghetto ridacchiò fieramente, aprendo le ali come se fosse stato un falco pellegrino in attesa di piombare sulla preda.

"Grazie, mamma..." disse Krea, anche lei rassicurata. "Se non altro, sarà un modo per tentare di capire meglio quello che sta accadendo qui nella nostra città."   

"Non dovremo andarcene da Korvosa, vero?" chiese Deriu nervosamente.

Ylena ci rise brevemente su, ma era più che altro per rassicurare il figlio più piccolo che perchè ne fosse davvero convinta. "No, tesoro, vedrai che troveremo una soluzione. Non sarà mai che lascerò che ci mandino via così... e infatti, adesso io e i tuoi fratelli andremo a parlare con questo mio vecchio amico che spero potrà fare un po' di chiarezza."  

"E' quello che spero..." sussurrò Krea massaggiandosi la fronte.

 

oooooooooo

 

Poche ore dopo...

"Quindi sei stata un marine della Compagnia dello Zibellino?" chiese Rilo stupito a sua madre mentre camminavano per la strada

La donna annuì con una certa fierezza. "Sì, nello specifico sono stata ammiraglio della compagnia."

"Beh ... questo spiega come mai la comandante Merrin ti conosce così bene." affermò Krea. Se non altro, adesso le cose cominciavano ad andare a posto.  "E... cosa sarebbe questo Progetto Grigio di cui parlava?"

"Abbiate pazienza, appena giunti al quartier generale quel mio vecchio amico vi dirà tutto quello che sa." disse lei con tono serio ma gentile. Ylena aveva indossato l'uniforme tipica della Compagnia dello Zibellino: un completo grigio sfumato di nero, con un pettorale di cuoio rinforzato con borchie, un paio di stivali alti fino al ginocchio e un’arco incantato che portava a tracolla, con tanto di faretra. Portava la spada appesa al fianco, e i gomiti e le ginocchiere erano rinforzati con dei corti spuntoni di metallo. A completare il tutto c'era la giubba nera che precedentemente aveva indossato e mostrato alla sua famiglia. “Comunque sia, ci siamo." disse lei indicando il quartier generale che era a pochi passi di distanza da loro.

Rilo prese un bel respiro, cercando di tenersi pronto ad ogni rivelazione. Con un lieve battito d'ali, Majenko si affiancò al suo amico umano, in modo da fargli sentire la sua presenza.

"Tutto bene, Rilo?" chiese il draghetto.

Rilo fece un lieve sorriso e strizzò un occhio al suo amico, contento che non lo avesse chiamato 'padrone'. "Sì, tutto a posto. E' che scopro solo oggi che mia mamma è stata un pezzo grosso di una delle più importanti istituzioni militari della nostra città." rispose. "Permetterai che io sia un po' stupito."

"Okay, ragazzi. Adesso andremo a parlare con il mio vecchio commilitone, nonché il mio successore. Il capitano Marcus Endrinn." disse Ylena con un cenno della testa. "Oh, e un'altra cosa. Mi raccomando, non parlate se non venite interpellati da me o da Marcus, okay?"

Il tono di Ylena era serio e non incline alle repliche, e i due ragazzi non esitarono ad annuire. Con Majenko ben nascosto nella giacca di Rilo, i tre entrarono nel quartier generale.

Ad accoglierli, appena oltre la pota d'ingresso, fu un caotico viavai di persona che indossavano divise simili a quella di Ylena. La donna e i suoi figli maggiori si avvicinarono al banco informazioni, ed Ylena si rivolse all'addetta che stava facendo il turno lì.

"Buongiorno. Scusi per i modi bruschi, ma è una questione importante." esordì, lasciando di stucco la donna. "Può andare a dire al capitano Endrinn che... Groleo è tornato? Lui capirà."

Colta di sorpresa, la donna annuì guardando Ylena con stupire prima di dirigersi verso l'ufficio del capitano. Dopo un minuto, uscì e confermò che Endrinn era pronto a riceverla, al che Ylena e i suoi figli annuirono in segno di ringraziamento ed entrarono con tutta calma nell'ufficio...

Marcus Endrinn era in piedi dietro alla sua scrivania, e sembrava aspettare proprio loro, rivolgendo ad Ylenia un sorriso di intesa nel momento in cui la donna e i suoi figli maggiori varcarono la soglia. Ylenia, da parte sua, restò ferma sulla porta ancora per un po', ammirando con nostalgiaquell'ufficio in cui lei stessa era stata seduta tempo prima, e poi rivolgendo tutta la sua attenzione a Marcus.

"Bentornata, Ylena. E' sempre un piacere rivederti." esordì Marcus.

"Posso dire lo stesso di te, Marcus." proseguì Ylena. "Soprattutto ora che vedo che hai fatto carriera."

"Ho avuto una buona maestra." disse Marcus con tono fraterno. Invitò i tre a sedersi, e Ylena prese la parola dopo qualche attimo di riflessione.

"Alla fine è accaduto, Marcus. Sono venuti da me e mi hanno chiesto di unirmi a loro.” rivelò.

Marcus corrugò la fronte. "Chi, di preciso?"

"Sabina Merrin e una tale Tisharue."

Marcus annui con tono serio. "Capisco. Immagino che la Merrin abbia pensato che sarebbe stato meglio usare il miele piuttosto che l'aceto. E in effetti ha fatto bene. Comunque sia, dimmi... come ti è sembrata questa Tisharue?" chiese.

Ylena fece un sorriso amaro. "Posso parlare fuori dai denti, Marcus? Una vera stronza." affermò. "E scusate il mio Galtiano."

Marcus fece una breve risata. "Tranquilla, Ylena. Come dite voi Varisiani, quando ci vuole ci vuole." affermò, per poi tornare serio. "Detto questo... quello che mi dici è in effetti allarmante. Cosa gli hai risposto?"

"Ho cercato di prendere tempo. La Merrin è stata ragionevole, se non altro. Mi ha dato una settimana per pensarci." rispose Ylenia. "Ma... ho comunque l'impressione che unirmi a loro non sia una buona idea."

"E fai bene a pensarlo." rispose Marcus. "Vedi... ci sono cose che non sai riguardo il Progetto Grigio... delle cose inquietanti." Si fermò per un attimo, come se stesse pensando se fosse il caso di andare avanti... poi proseguì. "Come tu sai, il progetto è volto a creare un'unità militare d'elite fatta di sole donne, giusto?"

Ylena annuì. "Sì, peccato che quando la regina propose ciò, usando come pretesto che i corpi militari esistenti erano corrotti ed inaffidabili... tutti, e dico tutti, i presenti del concilio reale le risero in faccia." commentò.

"Esattamente..." affermò Marcus "Anch'io la pensavo così, e difatti ho mandato alcune spie a farsi reclutare, e che poi con un pretesto avrei tirato fuori. Ma di queste, una sola è tornata viva e mi ha detto tutto. Inutile dire che dirà tutto anche a te, ma credimi se ti dico che rimarrai scioccata. Una volta informata di ciò, bocca cucita a tutti e quattro. Sì, so del draghetto." disse Endrinn facendo capire che aveva notato la presenza di Majenko. Rilo strizzò un occhio e fece una smorfia imbarazzata.

"Non ti preoccupare, Marcus. Non ne faremo parola con nessuno." rispose Ylena, per poi guardare con espressione seria i suoi due figli maggiori. "Avete capito, ragazzi? Non dovete dire nulla di questo Progetto Grigio.  Ne potrebbe andare delle nostre vite."

"Tranquilla, mamma. Saremo muti come pesci." rispose Krea, mentre anche Rilo e Majenko davano il loro assenso.

Qualche minuto dopo, Marcus aveva condotto Ylena e i suoi due figli in una stanzetta più piccola nel piano interrato del quartier generale. Al loro seguito, c'erano tre marines, due uomini e una donna - quest'ultima indossava un elmo nero che le copriva tutto il volto. Krea guardò incuriosita ed intimorita la donna misteriosa, chiedendosi come mai indossasse quell'elmo... Rilo sperava che quella donna non fosse la spia sopravvissuta di cui aveva parlato Marcus, poichè aveva intuito già qualcosa di ciò che probabilmente era accaduto...

Il capitano della Compagnia dello Zibellino cominciò a parlare con tono mesto. “Lei è Unella, l’unica spia sopravissuta per fare rapporto su quello che ha visto del Progetto Grigio, rapporto che vi consegnerò e che vi chedo di leggere all’interno di questa stanza." affermò. Guardò in direzione dei due uomini che accompagnavano Unella e fece un cenno con la testa. “Se dovesse fare le bizze tenetevi pronti, il condizionamento potrebbe essere ancora attivo.”

Poi si rivolse alla donna. “Unella, so che ti chiedo qualcosa di difficile, ma... per favore, levati l’elmo.”

Unella annuì, si portò le mani all'elmo e se lo tolse.

Ylena, i suoi figli maggiori e Majenko rimasero congelati dall'orrore.

Unella era pelata, la sua pelle ustionata, le mancava un occhio, il naso era stato in parte tagliato e il volto era sfigurato da una sequela di cicatrici.

“Dimmi, Unella... chi ti ha fatto questo?” chiese Marcus con calma, appoggiando una mano sulla schiena della donna per darle conforto.

La donna sfigurata rispose subito. “Lei... me le ha fatte... lei mi ha detto che se subisco in silenzio non mi accadrà alcun male... che io avrò potere. Ma debbo solo ubbidire... Vanavra me lo ha detto... Tisharue me lo ha detto...” La sua voce era atona, sembrava ipnotizzata.

"Ma che cazzo...?" esclamò Ylena sgranando gli occhi.

"E'... è orribile..." mormorò Rilo sconvolto.

Krea non disse nulla, ma una lacrima le usci dall’occhio destro. Marcus la notò e fece cenno ai suoi sottoposti di uscire. Unella si rimise l'elmo e salutò con un inchino rispettoso, per poi seguire i suoi due compagni fuori dalla sala.

“Ho visto abbastanza, e ho deciso." disse infine Ylena, con gelida determinazione. "Non mi arruolo.”

“Ma ti esilieranno se non lo fai… o peggio.” disse Krea con le lacrime agli occhi.

Ylena andò dalla figlia e la abbracciò, non sapendo cosa dire. Era vero... le possibilità non erano a loro favore, e la ex-marine non sapeva cosa inventarsi in quel momento.

“Non succederà." disse infine Marcus. "Ho un piano che potrebbe funzionare.”

Stupiti e speranzosi, i tre rivolsero a Marcus tutta la loro attenzione, e l'uomo proseguì. "Ho un amico pronto a farvi scappare.” affermò, poi si avvicino a Ylena e le consegnò una pergamena.  "Attendete fino all’alba del quarto giorno. Poi, quando sulla pergamena comparirà la frase 'khaelesoris', voi preparate tutto quello che vi serve, e prima che l’alba sorga sul quinto giorno tu, il piccolo Deriu e Vergiliu dirigetevi verso il luogo designato e attendete.”

“E per quanto riguarda Krea e Rilo?” chiese Ylena, gettando uno sguardo preoccupato ai suoi figli.

“Finchè Cressida non lo riterra più necessario, staranno nella cittadella." rispose tranquillamente Marcus. "Tranquilla, si prenderà cura di loro come fossero figli suoi e non gli farà mancare nulla. Me lo ha giurato.”

I due fratelli si alzarono e fecero un inchino di ringraziamento. “Sono davvero in debito con te, Marcus." affermò sollevata la ex-comandante della Compagnia dello Zibellino. "A proposito, un'ultima cosa. Non ti sei dimenticando di…” 

Marcus sorrise lievemente. "Tranquilla, non me ne sono scordato. Il tuo ippogrifo, Turok, verrà camuffato e portato al luogo designato. Quando lo vedrai lo riconoscerai subito: avrà l’aspetto di un cavallo nero con la criniera d’ossidiana.”

“Perfetto, Marcus. Ancora una volta ti ringrazio. Ti devo un grande favore per quello che hai fatto per noi.” disse Ylena. Prima di andarsene, però, volle ancora togliersi una curiosità. “Una domanda, chi è l’uomo che debbo ringraziare per la mia fuga?”

“Una nostra vecchia conoscenza.” rispose Endrinn con tono cordiale. "Vencarlo Orisini.”

    

oooooooooo

 

CONTINUA...

  

 

 

  
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