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Autore: lady lina 77    15/09/2023    1 recensioni
Una AU con protagonisti i personaggi di Poldark creati dal meraviglioso W. Graham.
Siamo in Germania, negli anni neri del nazismo, nell'affascinante Annaberg-Buchholz, in Sassonia, fra boschi, miniere, case a graticcio e antiche tradizioni. Ross Poldark è un giovane tenebroso, volenteroso, proprietario di alcune miniere lasciate in eredità dal padre. Non è ricco ma ha tanta voglia di fare, da lavoro a molte persone che lo aiutano e rispettano ma questo non può bastare: è ebreo, anche se non praticante. E nella Germania di quegli anni questo potrebbe non essergli perdonato.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Dwight Enys, Elizabeth Chynoweth, George Warleggan, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era stata una giornata strana quella, per Demelza Carne.
La sera prima era rimasta sconvolta dalla nomina a cancelliere del Reich di Adolf Hitler, un uomo visto solo al cinematografo ma che le incuteva terrore e le era da sempre apparso malvagio, tanto più per il suo odio verso gli ebrei che, come diceva il suo padrone, da quel momento in poi non avrebbero più potuto stare tranquilli.
Demelza aveva passato un’infanzia ‘selvatica’. Prima di sette figli, con sei fratellini tutti maschi e più piccoli di lei, dopo la morte della madre si era trovata, a soli 8 anni, ad essere padrona di casa e punto di riferimento per i più piccoli. Con il padre, un povero minatore sempre ubriaco, era andata a scuola pochissimo ed era cresciuta negli stenti, nell’ignoranza e nella violenza. Percosse, botte, cinghiate, con suo padre Tom erano state all’ordine del giorno fino a due anni prima quando, ormai quattordicenne, a una fiera aveva incontrato Ross Poldark che l’aveva presa con lui come domestica. Da quel momento la sua vita era cambiata. Nampara, la casa del suo padrone, era diventata anche la sua di casa e lei aveva sempre fatto del suo meglio per tenerla pulita, in ordine e renderla accogliente quanto più possibile. Ross Poldark era un uomo spesso taciturno e distante ma con lei si era sempre dimostrato gentile, le aveva insegnato a leggere e scrivere meglio, le aveva permesso l’accesso alla biblioteca di famiglia e spesso la invitava a cenare con lui la sera. Era piacevole, spesso chiacchieravano e anche se lui era ombroso e lei invece vivace e curiosa, gli scambi fra di loro divertivano entrambi proprio per il modo diverso che avevano di approcciarsi alla vita.
Demelza era affezionata a Ross Poldark, era stato la sua ancora di salvezza in una vita durissima che poco aveva da offrirle e si sentiva talmente leale e fedele a lui e al suo mondo che non lo avrebbe mai tradito ed abbandonato. Sapeva che era ebreo e che ora le cose per lui si sarebbero messe male ma non aveva paura di dargli il suo supporto per quel poco che valeva e che poteva fare una ragazzina sedicenne. Era bello, leale, pieno di ideali e a lei pareva quasi un essere ultraterreno da venerare. Ciò che diceva Hitler degli ebrei non la riguardava, Ross Poldark rimaneva intoccabile e niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea. Nemmeno il credo religioso era mai stato un problema fra loro. Ross era ebreo solo di nome, non professava la sua fede e anche l’avesse fatto, non ci sarebbero stati problemi. Lei era protestante, come la maggior parte dei tedeschi, ma come il suo padrone, decisamente poco praticante. Suo padre diceva che sarebbe bruciata all’inferno per questo, le diceva che doveva lasciar perdere il lavoro e tornare a casa a una vita morigerata e lontana dal peccato eppure, al momento, la percentuale di stipendio che Ross gli inviava a casa non lo aveva reso insistente più di tanto.
Ma quella mattina, mentre il suo padrone era in piazza con Dwight Enys, suo padre era arrivato a Nampara col suo migliore vestito e un pacchetto per lei.
Ancora incredula, dopo ore guardava ciò che conteneva, poggiato sulla sedia. Santo cielo, suo padre non le aveva mai regalato nulla e ora… Che beffardo destino e che assurdo genitore le era capitato!
Demelza sbuffò, ricordando il loro colloquio della mattina.
Figlia, la vita nella dissoluzione e nel peccato accanto a un ebreo dovrebbero finire per il tuo bene ma allo stesso tempo il denaro del tuo stipendio mi è tristemente necessario. Ma posso redimerti, almeno un po’”.
Demelza lo aveva guardato con un sospiro, ribadendo che non c’era alcun peccato di cui vergognarsi, che lavorava come domestica in modo onesto e che il suo padrone la trattava con rispetto e gentilezza. Cosa che, negli anni, non si era potuta dire di suo padre. Ma questo se ne guardò bene dal dirlo…
L’uomo poi le aveva dato il pacchetto in mano. “E’ per te”.
Cos’è?”.
Un vestito, una divisa, ogni buona ragazza tedesca da oggi dovrebbe vestirsi così”.
Accigliata, Demelza aprì il pacchetto che conteneva una gonna nera a pieghe lunga fino al ginocchio, una camicia bianca e una cravatta scura. Riconobbe subito cos’era perché l’aveva vista al cinematografo in alcune parate naziste, una divisa, un qualcosa che rappresentava una entità a lei totalmente nemica ed estranea. “Non ho mai avuto alcun abito nuovo e ora… arrivi con questo?” – aveva chiesto, quasi rabbiosa che suo padre le avesse fatto un dono simile.
Hai sedici anni, sei una giovane ragazza che per età fa parte della gioventù hitleriana e devi indossarlo da ora in poi. Ho speso molto per comprartelo, per il tuo bene e per il bene della nazione”.
Demelza aveva stretto con rabbia i pugni. In realtà avrebbe voluto ridergli in faccia ma ancora non aveva superato la paura dei suoi schiaffi e delle sue cinghiate, quindi rimase quanto più neutra possibile. “Che bene fa alla nazione l’indossare questa cosa?”.
Lui le si era avvicinato viso a viso, minaccioso. “E’ per il TUO di bene ragazza, io penso a te, è mio dovere di padre farlo. Bambina, il vento è cambiato, prima lo capisci, prima di togli dai guai! Poldark è ebreo, presto dovrai andartene da qui per la tua salvezza e per salvezza intendo LA VITA! Ma per ora che è ancora possibile farlo, visto che ci tieni tanto a stare qui, accetta i compromessi! Sei tedesca, hai doveri verso il tuo Stato e vestirti con una divisa non è gran fatica! Sono tuo padre, sta a me decidere cosa fare per il tuo bene”.
Avrebbe voluto urlare e sbraitare, dire no e ancora no ma non sarebbe servito. Voleva che se ne andasse e quindi prese il pacchetto, gli diede qualche moneta avanzata dall’ultimo stipendio e lasciò che sparisse alla sua vista. Avrebbe voluto dirgli che del suo bene, a lui non era mai interessato nulla e che non sarebbe bastato un vestito a renderlo un padre modello. Ma lo fece andare senza aprire bocca, ricordandosi che Ross Poldark una volta le aveva spiegato che è l’ignoranza che spesso rende cattive e sciocche le persone. E suo padre non aveva mai letto un libro e da quel che sapeva di lui, sapeva a stento scrivere il suo nome. Era cresciuto a sua volta, probabilmente, nella miseria e nella fame e la violenza era tutto ciò che la vita gli aveva insegnato.
Rimasta sola con questi pensieri così complessi per la sua età, aveva poggiato la divisa sulla sedia della cucina e poi aveva proseguito con le sue faccende domestiche cercando di non pensare più né a suo padre, né alla divisa né alle parole che le aveva detto che, benché non volesse ammetterlo, avevano un fondo di logica e verità non trascurabili.
Ross Poldark non tornò per pranzo ma solo a pomeriggio inoltrato, con una faccia ancora più sconvolta della sua.



L’incontro con Margareth Vospel era stato…. ‘movimentato’. Oh, alla donna piaceva essere presa con un certo vigore e lui quel giorno le aveva dato esattamente quello che voleva. Per ore, nel suo letto, aveva lasciato che l’oblio lo cullasse, assieme ai gemiti della ragazza che si contorceva sotto di lui. Ma finito tutto, si era sentito sporco. Suo padre amava quel tipo di passatempi senza conseguenze, dopo la morte della madre aveva passato la sua esistenza a cercane l’essenza in ogni donna che gli andava a tiro, ma Ross non era mai stato così…
Margaret era l’appiglio ai momenti duri, capitava di rado ma quel giorno sentiva di aver bisogno di annullarsi nel nulla. Dopo averla pagata era andato in montagna, si era lavato in un torrente e per ore era rimasto solo ad ascoltare i rumori del bosco, sempre uguali e confortanti a dispetto del nuovo corso della storia.
Poi era tornato a casa, senza passare dalle sue miniere quel giorno. Voleva solo pace, una buona cena, leggere un libro e dormire ma quando entrò dalla porta e vide che pure Demelza sembrava di cattivo umore, comprese che forse nemmeno lì a Nampara avrebbe trovato tranquillità.
La osservò, era davvero strano trovare quella ragazzina di cattivo umore. In realtà lei era tanto solare quanto lui era solitamente ombroso. “Ti ha morsicata una tarantola?” – chiese, poggiando il gilet sulla sedia.
Lei lo fulminò con lo sguardo ma non rispose sgarbatamente. “Sarebbe stato meglio”.
Lui si accigliò, incuriosito. “Che è successo?”.
E’ passato mio padre”.
Ah”. Ross si sedette, tagliando una fetta di pane dal tagliere. “Non gli avevo già versato la sua quota mensile del tuo stipendio?”.
Sì, ma ci teneva a darmi questo!” – disse la ragazza, spingendo il pacchetto sul tavolo fino a farlo arrivare a lui.
Ross la osservò di sottecchi. Demelza era cresciuta molto in quei due anni a suo servizio e ora c’era ben poco in lei della mocciosa sporca e malvestita che aveva incontrato a una fiera assieme al suo cane. Anche lui, Garrick, si era raffinato e ora non passava più le giornate a seguire le sue galline ma preferiva starsene appollaiato davanti al camino o seguire educatamente la sua padrona. Demelza era graziosa, aveva lunghi capelli rossi e stava crescendo in fretta, avida di quella conoscenza e quel sapere che i suoi primi anni di vita le avevano negato. Le aveva insegnato a leggere e scrivere meglio – era quasi analfabeta quando si erano conosciuti – faceva molte domande sulla storia, la società e la politica e dimostrava una intelligenza e un senso pratico fuori dal comune per una bambina cresciuta nel nulla. Si era anche raffinata anche se a volte imprecava ancora e tutto sommato si era dimostrata un’ottima domestica. Nampara non era mai stata tanto pulita ed in ordine dai tempi in cui c’era sua madre a prendersene cura.
Il viso stava perdendo i tratti infantili e ora stava diventando una ragazzina graziosa, anche bella. Non era bionda come il partito nazista avrebbe voluto ma i suoi occhi verdi e la lunga chioma rossa erano più che sufficienti per definirla 'ariana’. Anche se a lei quell’aggettivo non piaceva nemmeno un po’. E non le piaceva nemmeno Hitler che definiva malvagio, gobbo e vecchio. E anche poco ‘ariano’, visto che non c’era traccia in lui di capelli biondi o occhi azzurri…
Cos’è?” – le chiese, prendendo fra le mani il pacchetto. Sembrava terribilmente imbronciata e quando era così si riaccendevano sul suo viso i tratti tipici dell’infanzia.
Un vestito… Un completo”.
Ross parve stupito. “Tuo padre ti ha comprato un vestito? Wow, ci vedo dei progressi”. Lo disse con ironia, Tom Carne non gli era mai piaciuto, così come non gli piaceva nessun uomo che alzava le mani contro una ragazzina indifesa. Certo, nemmeno lui era un santo e aveva passato la mattina a rotolarsi nel letto di una prostituta, ma quanto meno aveva saputo donare a Demelza un tetto, tranquillità e un onesto lavoro.
Demelza sbuffò. “Temo che questa nuova moda nazista abbia contagiato pure lui. E’ la divisa delle ragazze della gioventù hitleriana. La odio ma lui sostiene che devo metterla per il mio bene! Ma io lo so da sola cosa fare per il mio bene e non è toccare roba del partito nazista!”.
Ross sapeva che Demelza lo diceva anche per lui, consapevole dei guai in cui si stava cacciando a causa della religione a cui apparteneva. Ma anche se gli faceva piacere quella presa di posizione tanto leale nei suoi confronti, allo stesso tempo gli risuonavano in testa le sagge parole di Dwight di quella mattina. “E’ solo un vestito, non ti renderà diversa se lo indosserai quando necessario” – disse, a denti stretti, odiando se stesso per quel consiglio che in altre situazioni non le avrebbe dato MAI.
Voglio bruciarlo!”.
La bloccò. “E’ un abito nuovo” – disse, toccando la stoffa – “Ne hai mai avuto uno tuo?”.
Demelza abbassò lo sguardo. “No”.
E allora trattalo come tale”.
Non mi piace, signore!”.
Ross scosse la testa, era necessario che fosse lui fra i due, quello che agiva con saggezza. “Ma questi non sono tempi adatti a fare gli schizzinosi, giusto?”.
Demelza picchiò le mani sul tavolo, arrabbiata. Di solito si tratteneva, aveva imparato a farlo, ma a volte il suo animo selvaggio riusciva ancora ad uscire anche in presenza del suo padrone. “Giudas, no! Lo capite cosa rappresenta?”.
Ross si alzò, oltrepassando Garrick che dormicchiava nel cesto. Si avvicinò al camino, poggiando la mano contro il muro. “Demelza, non indossarlo potrebbe crearti dei guai se la situazione si facesse pericolosa. Indossarlo non renderebbe Hitler né più forte né più debole. E’ solo un vestito, un vestito nuovo. Trattalo come tale e se non ti piace, indossalo solo quando le circostanze ti costringeranno a farlo”.
La ragazza abbassò lo sguardo. “Siete d’accordo con mio padre, allora? Lui ha detto circa le stesse cose”.
Ross alzò gli occhi al cielo, dannazione a Tom Carne. “Per una volta, sì. Non essere sciocca, non siamo sciocchi! Stamattina Dwight mi ha detto le stesse cose che sto dicendo a te. E’ un mondo folle Demelza, dobbiamo agire con scaltrezza ma senza fare gli eroi, cercare di sopravvivere anche facendo compromessi e aspettare che tutto finisca”.
Demelza osservò il vestito sul tavolo. “Sì… Dwight è spesso saggio, lo dice pure Caroline”.
L’hai vista, oggi?”.
Oggi, sì. Prima di pranzo quando sono andata da Peter Hauffman per prenotare la legna da mettere nel camino per l’inverno. Lei passeggiava sulla via che porta al paese, io in direzione opposta”.
Ross si stupì. “Passeggiavi? Hauffman vive fuori Annaberg Buchholz, quasi a ridosso dei monti. Ci sei andata a piedi? Non hai preso la bicicletta?”.
Demelza sbuffò. “Mi è caduta la catena”.
Di nuovo?”.Beh, non c’era da stupirsene troppo. Le aveva comprato quella bicicletta vecchissima a un mercatino, probabilmente di terza o quarta mano, ruggine, dura da pedalare e per niente comoda. Demelza la adorava ma era più il tempo che era rotta che quello che era funzionante.
Sì e sistemarla è orribile. Odio quel grasso nero che mi cola sulle mani”. 
Ross scoppiò a ridere. Demelza era una lavorante instancabile, faceva di tutto, eccetto toccare la catena della sua vecchia bicicletta che continuava a cadere. Odiava il grasso e alla fine era sempre lui a sistemargliela. “D’accordo, dopo ci darò un occhio”.
Grazie!”. Di nuovo di buon umore a quelle parole, Demelza decise di informarlo della sua giornata. “Caroline mi ha detto che suo zio Ray le regalerà un’auto nuova fiammante per il suo diciottesimo compleanno. Dice che costringerà Dwight a salire con lei per fare lezioni di guida insieme!”.
Ross la fissò con terrore. La viziata, irrefrenabile Caroline Penvenen alla guida di un’auto? “Santo cielo, non basta Hitler ad attentare alle nostre vite senza che ci si metta pure lei?”.
Dice che sarà bravissima!” – lo schernì la ragazza, divertita.
A buttar giù muri, certo! E forse anche persone, anche se mi auguro di no”.
Ma se imparerà, la sera potremo andare in auto al cinematografo. In inverno la sera fa tanto freddo ad uscire a piedi”.
Oh, a quando il vostro prossimo film?”.
Non lo so, aspettiamo titoli interessanti. Ne avete qualcuno da consigliarci, signore?”.
Ross rise. “Io? Io che odio tutte queste diavolerie moderne come i cinematografi, cosa potrei consigliarvi? Non ho nemmeno idea di chi siano gli attori più in voga del momento. Ma una cosa la so e ve la consiglio: vi conviene andarci quanto prima a guardare un film, finché avrete facoltà di scelta su cosa vedere?”.
Demelza lo fissò senza capire. “In che senso?”.
Nel senso che a breve il caro vecchio Furher assumerà un ministro della propaganda che riempirà i cinematografi di tutta la nazione di spazzatura nazista. Cinema di regime per indottrinare al suo volere tutti i tedeschi ‘di buona volontà’”.
Giudas, sarebbe orribile!” – sbottò la ragazzina, picchiando i pugni sul tavolo.“Giudas, sarebbe orribile! Che mezzo uomo terribile il nostro cancelliere!”.
Ross sospirò. “Non dirlo mai ad alta voce, potrebbe costarti la galera se non di peggio”.
Ma anche Chaplin sarà bandito, secondo voi signore?”.
Ross sorrise suo malgrado, lei aveva un modo di fare che riusciva a metterlo di buon umore anche nelle giornate nere come quella. “Non capirò mai il tuo amore per il cinema, ragazzina. E nemmeno l’amore che nutri per uno che porta i baffetti come il Furher”.
Dovreste venire con me allora, stupirebbe anche a voi vedere che genio sia Chaplin. ‘Il monello’, avete mai visto quel film? Così soave, così poetico…”.
Ross sorrise di nuovo, divertito dal modo in cui lei si appassionava a quegli argomenti. “No, me lo sono perso. A breve Hitler impedirà sicuramente a noi ebrei di frequentare i cinematografi e questa sarà una cosa di cui dovrò ringraziarlo”.
Non ditelo, signore!”.
Ross le si avvicinò, poggiando paternalmente la mano sulla sua spalla. “Demelza, la vita di tutti noi cambierà giorno dopo giorno e speriamo che i cinematografi siano una delle poche cose che quel folle toccherà”.
Demelza deglutì. “Sì, signore, speriamo”.
Per il resto? Com’è andata la tua giornata? Tuo padre, la divisa, Caroline e l’automobile a parte…?”.
Hauffman dice che ci porterà la legna per l’inverno entro dieci giorni. E’ indaffarato, sta intagliando statuine per i presepi da vendere durante l’Avvento ai mercatini”.
Ross annuì, Hauffman oltre ad essere un boscaiolo, era uno fra i più rinomati intagliatori di legno della regione. “Capisco”.
Vorrei riuscire a compare qualcosa da lui, a Natale. Fa presepi tanto belli con la legna, mi accontenterei solo della Sacra Famiglia da mettere sul comodino”.
Ross le strizzò l’occhio. “Daremo qualche moneta in meno a tuo padre e con quanto risparmiato, ti prenderai il tuo presepe”.
Demelza divenne rossa in viso dalla contentezza, prendendo poi a saltellare. “Sì, si, sì!”.Ma poi si fermò. “E a voi non dispiacerà avere in casa un presepe?”.
Perché dovrebbe?”.
Beh, siete ebreo”.
Lui alzò le spalle. “E allora? Io rispetto te, tu rispetti me. Un presepe non esclude altri credo e inoltre lo sai, la religione è qualcosa di molto lontano da me”.
Demelza annuì. “Quindi potrò davvero compare le statuine?”.
Ross le si avvicinò. “A una sola condizione: quando DOVRAI, metterai quella divisa”.
La gioia divenne in un attimo serietà. “Per il mio bene?”.
Per il tuo bene” – le rispose, domandandosi per quanto avrebbe potuto permettersi di tenerla alle sue dipendenza senza esporla ad eccessivi rischi.


  
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