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Autore: fiorediloto40    22/09/2023    1 recensioni
Quando arrivò in prossimità del primo tempio, accadde qualcosa di insolito. Normalmente non avrebbe dato peso ad una scena come quella, passando oltre con disinteresse e celerità, tuttavia, qualcosa di più forte di lui lo costrinse a fermarsi...il terzo guardiano non avrebbe saputo spiegare perché, ad un certo punto, sentì il bisogno di sopprimere il proprio cosmo per nascondersi dietro ad una delle colonne...ma fu proprio quello che fece, osservando di nascosto le due persone che parlavano tra di loro.
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I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Gemini Saga
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In silenzio, Mu studiò rapidamente la situazione.

Lui e Camus erano letteralmente circondati da figure sospese tra il mondo dei vivi e quello dei morti...non ne conoscevano la forza né tantomeno le capacità...l’unica cosa certa era l’identità di chi capitanava quell’inquietante esercito.

L’anziano maestro.

La cosa ancora più strana era che vederlo lì, con intenzioni chiaramente bellicose, non lo stupiva minimamente. Quell’uomo, se di questo si trattava, non aveva mostrato sollievo al loro arrivo, non aveva manifestato un briciolo di entusiasmo, e allo stesso tempo non aveva esternato ostilità, né fastidio. In realtà, non aveva mostrato niente. Per questa ragione, il dubbio che non si trattasse di un essere umano era divenuto nella sua mente sempre più plausibile. Fino all’evidenza di quel momento.

Ad una certa distanza poté scorgere anche il comandante Einar, con quelli che presumibilmente erano i suoi uomini fidati, sparpagliati tra le fila, tuttavia...esattamente come loro in questo momento, sembravano più prede che parte integrante del gruppo...ed infatti, guardando con più attenzione, vide che, oltre ad essere visibilmente increduli, erano immobilizzati, potendo muovere a malapena il capo. Con tutta evidenza erano tenuti sotto tiro.

Per Mu, oltre al fatto di essere letteralmente in un vicolo cieco, già sufficiente a rendere preoccupante la situazione, il problema era il fatto che Camus non fosse ancora al cento per cento delle sue capacità. Lo stordimento del veleno era parzialmente passato, ma non in maniera tale da renderlo completamente vigile in tutti i suoi sensi. Purtroppo, l’unica cosa da fare in quel momento era prendere tempo, sperando di trovare qualche idea migliore, anche se...al di là di questo, voleva realmente comprendere cosa ci fosse dietro tutto quello che stava succedendo.

- Perché? - domandò rivolgendosi direttamente all’anziano. Non fu necessario specificare a cosa si riferisse, data l’ovvietà...

Un ghigno fu l’unica espressione che attraversò il volto del chiamato in causa, mentre squadrava dall’alto in basso il cavaliere dell’Ariete, prendendosi il suo tempo per rispondere. Cosa che fece.

- Hai idea... - disse dopo un tempo di riflessione sufficientemente lungo - hai una vaga idea di cosa significhi vedere la tua terra invasa da estranei che si comportano come se fosse casa loro? - la voce roca parlava in modo chiaramente ostile - Distruggendo ogni traccia del tuo popolo, consegnando all’oblio la sua cultura e la sua essenza?! -.

Mu allungò sul suo bel viso un sorriso storto. Amaro. Certo che lo sapeva.

- Purtroppo sì...so perfettamente cosa significa... - per un momento vide la sorpresa sul volto cinereo del maestro anziano - la mia razza si sta estinguendo, per ragioni che non starò a spiegare in questo momento, ma che non dipendono affatto dalla nostra volontà... -.

- Dunque puoi comprendermi? - gli fece eco l’anziano ancora stupito dalla rivelazione.

- No! - rispose Mu categorico - Non vi comprendo affatto! - la rabbia era chiaramente udibile nel suo tono di voce - Non posso comprendere chi fa del male alla propria gente...non posso comprendere quello che state facendo a questi giovani innocenti...colpevoli esclusivamente di essere i discendenti delle uniche persone che tra di voi abbiano mostrato un minimo di buonsenso! -.

- Come ti permetti?! Tu non... -.

- Mi permetto perché ho ragione! - lo tagliò Mu - Ma non è il solo motivo che vi spinge ad ucciderli...vero? - e mentre parlava vide il vecchio tendersi incassando il colpo - C’è dell’altro...questi ragazzi hanno qualcosa che vi interessa... - ma non finì di parlare, fermandosi quando realizzò di cosa si trattava.

Tuttavia fu Camus a continuare. Nonostante non fosse nel pieno delle sue forze, aveva ascoltato tutto con attenzione, ed avendo recuperato un altro po' di lucidità, era giunto alle medesime conclusioni del suo compagno.

- La loro purezza...vi rivitalizza...li private dell’anima per rafforzarvi fino a poter riprendere completamente le vostre sembianze... -.

Per un tempo di pochi secondi, ma dilatato all’inverosimile dalla tensione crescente, un silenzio ovattato fu l’unico suono percepibile, almeno finché l’anziano maestro decise di romperlo.

- Ma che bravi...l’ho già detto, no?! - il vecchio squadrò entrambi da capo a piedi, con un’espressione di disprezzo - Quei ragazzi discendono dai traditori...non possono fare nulla di buono per noi...se non darci la loro vita per permetterci di ricostituirci... -.

- Sei pazzo... - Mu e Camus parlarono contemporaneamente. Stavolta non fu neanche necessario accordarsi in modo più o meno tacito, dato che nessuno dei due riusciva a capacitarsi di come qualcuno potesse essere così folle e crudele da ideare un piano del genere.

- Non funzionerà... - Mu parlò in modo così sicuro da generare nuovamente la sorpresa sul volto che lo fronteggiava - ogni anima ha un proprietario ed è l’unico al quale risponde...infatti, nonostante le vostre atrocità, siete ancora sospesi tra il mondo dei vivi e quello dei morti...destinati a rimanerci per sempre... -.  

Dalle espressioni che Mu vide rivolte verso di sé, capì che le ultime parole avevano colpito nel segno, perché il problema era proprio quello...se non fossero riusciti a risvegliarsi completamente anche nella forma umana, non avrebbero mai potuto ricostituirsi definitivamente, rimanendo così sospesi tra i due mondi, senza riuscire a trovare realizzazione, né pace...

Fu questo che Mu concluse, sotto lo sguardo omicida dei presenti. Che non nascondevano minimante quell’intenzione, dato che il loro ghigno si era spento in favore di un’espressione meno beffarda...

- Allora...perché ci avete chiamati? - domandò Camus, cercando di prendere altro tempo per recuperare le forze - Perché avete chiesto aiuto al Santuario se avete intenzione di proseguire nel vostro folle piano? -.

L’anziano strinse le palpebre rugose, prendendosi un momento di riflessione e soppesando le parole. Che senso aveva mettere quei due stranieri al corrente di tutto? Beh...in fin dei conti, non sarebbero di certo potuti tornare indietro per raccontare ciò che stava accadendo...quindi...stando così le cose, avrebbe quasi potuto considerarlo un atto di pietà.

- Gli abitanti del villaggio sono spaventati dalle recenti morti - cominciò a parlare con la sua voce roca, sorprendendo i due stessi cavalieri, che, in tutta onestà, non si aspettavano una risposta - potrà sembrarvi strano, ma la nostra intenzione non è quella di fare del male, ma solo riprenderci ciò che era nostro e che ci è stato tolto... - si fermò solo un attimo per sospirare - qualche decina di anni fa Shion ci è stato d’aiuto per fronteggiare alcune calamità che hanno colpito questa zona, mandando uomini del Santuario per aiutarci e venendo anche di persona...per questa ragione la nostra gente si fida di lui... -.

Sia Mu che Camus sentirono un rivolo di sudore freddo percorrere lentamente l’incavo della colonna vertebrale. Che accidenti di potere aveva costui, se lo stesso Shion non si era accorto della sua vera natura? È vero che, all’epoca dei fatti, l’antico Ariete era già molto anziano, ma era pur sempre...Shion!

Con franchezza, dovettero ammettere la realtà...questo nemico non era alla portata di due soli cavalieri d’oro. O, forse, il potere di entrambi non era quello più adatto a fronteggiarlo.

- Dunque... - Camus cercò ancora di prendere tempo - avete finto di chiedergli aiuto solo per tranquillizzare la gente del villaggio... - vide il vecchio annuire - e come giustificherete la nostra morte? - domandò senza remore, considerata la chiara intenzione dei presenti.

L’interpellato riallungò un ghigno sul volto ruvido - Queste terre sono molto ostili...per chi non le conosce bene... - dopodiché scoppiò nuovamente in una risata, tirando indietro la testa ed inarcando la schiena, diffondendo nell’aria quel suono lugubre e spiacevole del quale era ormai quasi satura.

Gesto del quale Mu approfittò per fare ciò che aveva in mente da un po'...quando l’anziano maestro spostò lo sguardo, innalzò il muro di cristallo, nel tentativo di isolare se stesso e Camus da quelle anime perse per poi teletrasportarsi lontano da lì. Il piano, in teoria, avrebbe potuto funzionare, tuttavia, il suo nemico non era così facile da ingannare...e quando Mu si rese conto di averlo isolato insieme a loro nel suo muro, questi era già attaccato a Camus, tenendolo per un braccio e stringendolo nel tentativo di congelare i suoi organi vitali.

- Non pensarci nemmeno... - gli intimò il vecchio smorzando la risata - disfa il muro o il tuo amico morirà soffrendo... -.

- Non dargli ascolto Mu! - lo interruppe Camus, parlando con difficoltà perché il potere di quell’uomo era davvero grande - trasportati...al Santuario...ed informa tutti gli altri! -.

Mu rifletté sulla situazione non più di un paio di secondi. La sfortuna dell’anziano maestro era stata quella di aver attaccato l’unico cavaliere in grado di sopportare le basse temperature che stava conducendo nel suo corpo...le stesse che avevano ucciso quei giovani all’istante…tuttavia, sapeva anche che Camus non avrebbe potuto sopportare all’infinito. La sua resistenza era fuori dall’ordinario, questo era certo, ma il suo corpo era pur sempre quello di un umano. Il suo cuore non avrebbe retto a lungo, tutt’altro...avrebbe potuto cedere da un momento all’altro...

Sconfitto, disfò la parete di cristallo. Non avrebbe mai abbandonato il suo compagno.

****

Dopo che Saga ebbe spiegato brevemente, e non senza la fatica di quel peso orrendo che gli opprimeva il petto, ciò che stava accadendo, Shion si prese un momento per riflettere, immerso nel silenzio che la tensione nella stanza non faceva altro che enfatizzare.

- No - fu la sua risposta davanti allo sguardo stupito di undici cavalieri.

- Stai scherzando...vero Shion? - e sebbene più d’uno volesse fare la stessa domanda, fu Dohko a parlare. La qual cosa era insolita, poiché Dohko non interveniva mai pubblicamente, né per confermare né per smentire ciò che Shion diceva.

In realtà, ciò era dovuto semplicemente al fatto che il Patriarca non prendeva mai una decisione senza prima consultarsi con colui che gli era pari, in tutto e per tutto, ragion per cui, l’intervento del cavaliere della Bilancia lasciò gli altri senza parole.

- Ho già mandato due cavalieri...- Shion sospirò - non posso mandarne altri, sulla base di sensazioni, distraendoli da doveri ugualmente importanti - gli pesò terribilmente pronunciare quelle parole, eppure, dovendo essere razionale, non c’era altra scelta. Gli era già sembrato eccessivo inviare due ori in una mera missione esplorativa, figuriamoci mandarne altri...nella sua mente Mu e Camus erano più che sufficienti per svolgere un compito di quel livello. Ovviamente, questo aveva senso dal suo punto di vista e non considerando l’imprevedibile, come invece, un Patriarca dovrebbe fare... 

- Non ci sono doveri ugualmente importanti - controbatté Dohko, mettendosi pubblicamente contro il suo compagno. E amante...

E poiché Shion non rispose, si prese la libertà di continuare, sentendo la rabbia montare a causa della sua inerzia.

- Mi stai dicendo che preferisci rischiare la vita di due cavalieri d’oro perché non vuoi distrarre gli altri?! -.

- Non posso basarmi su delle sensazioni Dohko... - rispose il Patriarca alzando leggermente la voce.

- Shion...quelle sensazioni, come tu le chiami, provengono da un oggetto che porta il sigillo di Atena... - la voce di Dohko si fece seria, pesante - Inoltre...uno di quei due cavalieri è Mu... -.

- Per me Mu vale quanto gli altri...com’è giusto che sia! - ribatté Shion innervosendosi e sfuggendo lo sguardo di colui che, al contrario, lo fissava senza dissimulare la sua ostilità. Sì...Dohko era ostile, e non fece nulla per nascondere la sua contrarietà.

In effetti, l’antico, nonché attuale, cavaliere della Bilancia, era sempre stato molto schietto con i suoi sentimenti, non avendo mai fatto mistero dei rapporti instaurati con quelli che considerava compagni d’armi. Certo...nessuno avrebbe mai potuto rimpiazzare Manigoldo, oppure Kardia, o gareggiare con lo spirito incrollabile di El Cid, ma nutriva un grande affetto per questi ragazzi. Andava molto d’accordo con Kanon, ritenendolo estremamente intelligente e autentico, al punto da scambiare con lui battute aspre e provocanti solo per riderne insieme...amava la spontaneità e la furbizia di Milo, il modo in cui riusciva ad essere subdolo quando voleva ma anche a meravigliarsi per piccole cose...provava molta tenerezza per Aiolia, a cui riconosceva un cuore enorme e che spesso redarguiva bonariamente per il suo carattere irruente...gli piaceva trascorrere del tempo a parlare con Aiolos, considerandolo saggio quasi quanto lui...

Mu però era un’altra cosa. Quando scappò dal Santuario nella notte in cui Arles prese il potere, mise sulle sue piccole spalle l’armatura dell’Ariete e si teletrasportò a Rozan, dove rimase sotto la sua cura fino a quando divenne abbastanza grande per trasferirsi in Jamir. Mu aveva ottenuto l’Ariete con Shion, che lo aveva ugualmente iniziato all’arte della riparazione delle armature, ma era stato anche il suo piccolo allievo, e pur non essendone il maestro ufficiale, lo aveva reso un cavaliere a tutti gli effetti...era stato lui a prendersene cura le rare volte in cui si ammalava...era stato lui ad insegnargli a domare la natura che governava il suo segno, incanalando l’energia del fuoco per rendere il suo cosmo sempre più forte. Infatti...il cosmo di Mu aveva l’inconsueta caratteristica di essere caldo, amorevole, e tremendamente potente, nonostante l’indole apparentemente tranquilla di chi lo governava. Molto più magnanimo di quello energico ed istintivo di Shion. Molto più simile al suo.

Con tutto il rispetto dovuto...Mu non sarebbe mai stato come gli altri.

- Per me no... - gli fece eco Dohko, con molta più sincerità e sfidandolo con lo sguardo.

Dopodiché, per alcuni istanti, che sembrarono ore per coloro che fino ad allora avevano assistito a quell’insolito combattimento verbale, il silenzio prese il sopravvento, rendendo l’atmosfera ancora più pesante di quanto già non fosse. Un silenzio che, tuttavia, era solo il preludio fintamente tranquillo della confusione che, di lì a poco, avrebbe nuovamente riacceso gli animi.

- Con tutto il rispetto Patriarca... - stavolta fu Milo a prendere la parola, stufo della piega che quella faccenda stava prendendo e del tempo che i due decani stavano perdendo - mi sembra francamente una sciocchezza lasciare i nostri compagni al loro destino...io non ho altre missioni di cui occuparmi, quindi, ti chiedo di inviarmi in loro aiuto... -.

- In realtà ce l’hai... - rispose Shion facendogli abbassare lo sguardo - Non dovresti partire stasera per portare aiuto alle regioni del nord est colpite dalle piogge? - sospirò prima di continuare - Milo...comprendo la tua preoccupazione per Camus e il tuo desiderio di andare in suo aiuto, ma devi anche capire che ognuno di voi ha ruoli e compiti da rispettare ed adempiere... -.

Sebbene il ragionamento di Shion non facesse una piega da un punto di vista logico, Milo voleva controbattere alle sue parole...stava per farlo e lo avrebbe fatto, se qualcuno non lo avesse preceduto, mettendo fine a tutti quei discorsi che, indipendentemente dalla ragione e dal giudizio, stavano solo sottraendo tempo all’unica soluzione possibile.

- Ti chiedo di perdonarmi Shion -.

In piedi, tenendo ancora una mano sul petto nel tentativo di contenere il peso che lo soffocava, Saga fronteggiava il Patriarca, nel silenzio che lo stupore di quel gesto aveva generato.

- Non ne comprendo il motivo - rispose Shion accigliandosi - Non mi risulta che tu abbia fatto qualcosa di cui doverti scusare... - disse sinceramente perplesso.

- Non è per qualcosa che ho fatto - Saga scosse la testa negando - Ma per quello che sto per fare... -.

Dohko fu l’unico a comprendere ciò che stava per accadere. Con un mezzo sorriso, annuì in segno di approvazione, attirando l’attenzione di Shion, che, di conseguenza, capì.

- Non pensarci nemmeno Saga! Ti proibisco... - le parole gli morirono in gola quando vide Saga attraversare il portale dimensionale che aveva appena aperto, davanti ai suoi occhi e contravvenendo ai suoi ordini.

Né lento né pigro, Milo si alzò dal suo posto lanciandosi verso il varco creato dal cavaliere dei Gemelli con tutta l’intenzione di attraversarlo, tuttavia, prima di infilarlo e sparire, fece in tempo a prendere per il braccio uno dei suoi compagni, portandolo con sé quasi di peso.

- Ma che... - Deathmask non ebbe il tempo di chiedere quando si sentì strattonato e trascinato, rendendosi conto solo dopo qualche istante di avere Milo a pochi centimetri dal suo viso.

- Mi dispiace...ma per quanto io creda fermamente nell’utilità del mio colpo letale, non rischierei mai Camus per stupido orgoglio! Mi duole ammetterlo...ah se mi duole! Ma temo che in questa circostanza tu sia più utile di me... -.

Il quarto guardiano non capì nulla e, prima di essere inghiottito dal portale dimensionale di Saga, ebbe solo il tempo di girarsi e vedere Aphrodite fargli un piccolo cenno di saluto con la mano.

La stessa mano, pochi istanti dopo, si piegò stancamente sul bracciolo dello scranno sorreggendo la testa del guardiano dei Pesci che, senza particolari clamori, si limitò a sospirare scuotendo il capo - Ciao amore mio... - poi, rivolgendosi a Shura, che era il più vicino, domandò con noncuranza - torneranno per cena? -.

Sconcertato, Shura diresse lentamente lo sguardo verso Aphrodite squadrandolo dalla testa ai piedi, prima di voltarsi verso Aiolos, che lo guardava con un’espressione beffarda stringendosi nelle spalle.

- Sono amici tuoi... -.

Dopodiché, passarono solo alcuni istanti di silenzio, prima che nella stanza si scatenasse il caos di recriminazioni tra i due pluricentenari del Santuario.

****

Tutto accadde in una manciata di secondi.

Mu ebbe solo il tempo di disfare il muro per lanciarsi con l’intenzione di liberare Camus, quando l’Esplosione Galattica invase la stanza, provocando una deflagrazione di energia che travolse tutti i presenti.

Immediatamente quello strano esercito perse la concentrazione tentando di ripararsi dalla forza dell’inattesa esplosione, tuttavia, lo smarrimento durò solo il tempo di riprendere coscienza di quello che erano...né morti né vivi...portandoli a ricompattarsi dopo qualche istante.

Nel caos che l‘arrivo di altri tre cavalieri d’oro aveva provocato, l’unico che riuscì a non farsi distrarre fu l’anziano maestro che, non solo non lasciò andare Camus, ma, con un movimento fulmineo, troppo rapido per l’età che avrebbe dovuto avere se fosse stato umano, riuscì ad afferrare anche il guardiano dell’Ariete...

Per Saga, Milo e Deathmask non fu difficile comprendere la natura dei loro nemici, e, quando si voltarono alla ricerca di Mu e Camus, non nascosero l’espressione di terrore sul volto, vedendoli entrambi tra le mani di quello che sembrava capitanare quella truppa malefica.

Istintivamente Saga e Milo si mossero ma Deathmask, che, in quella situazione, era di certo il più lucido li fermò, impedendo loro di subire la stessa sorte di chi intendevano salvare. 

Il quarto guardiano non avrebbe mai messo in discussione il potere di Saga, né il fatto che fosse uno dei cavalieri più forti mai esistiti, ma quelli che avevano davanti non erano uomini, quindi non potevano essere battuti con la forza. Bisognava usare la logica, cosa di cui in quel momento sia Saga che Milo difettavano, e muoversi sul loro stesso terreno, portandoli più vicini al mondo al quale sarebbero dovuti appartenere. Davanti all’incomprensione dei suoi compagni, che non capivano perché li stesse trattenendo, fece l’unica cosa che potesse fare in quel momento...l’unica che, forse, avrebbe potuto salvarli... 

- Sekishiki Maikai Ha! -.

Quello che accadde dopo fu talmente rapido, che solo la vista dei cavalieri d’oro poté vederlo. Né l’anziano maestro né tantomeno la sua truppa ebbe il tempo di comprendere cosa stesse accadendo, perché in un istante, le loro anime in pena si separarono dai corpi vuoti che li ospitavano, riempiendo di luci evanescenti la stanza nella quale si trovavano e l’ambiente che si intravedeva oltre...

Neanche Einar e i suoi uomini capirono cosa stesse succedendo, e nonostante sentissero la presa allentarsi su di loro, rimasero talmente meravigliati da quello spettacolo da non osare pronunciare una parola.

Unendosi alle anime, Deathmask lasciò momentaneamente la biblioteca, nella quale ciò che restava dei loro corpi andava via via polverizzandosi, per guidarli a Yomotsu.

Con un riguardo impensabile, almeno fino a poco tempo prima, per un cavaliere sadico ed assassino come il quarto guardiano, condusse le anime attraverso la Valle della Morte per permettere loro di liberarsi dalla condizione che li teneva sospesi tra il mondo dei vivi e quello dei morti, trovando, finalmente, la pace.

In quella processione che marciava solennemente verso una fine ben più dignitosa, tuttavia, Dethmask notò qualcosa di strano...alcune di quelle anime, pur manifestandosi in luci più piccole emettevano un bagliore molto più intenso, riuscendo a spiccare tra le altre nonostante le dimensioni...non conoscendo la ragione di quel fenomeno ma seguendo il suo istinto, il Cancro chiamò a sé quelle anime, impedendo loro di proseguire verso la Bocca di Ade, e quando si fu assicurato che le altre avessero raggiunto la loro destinazione, le prese con sé, riportandole nel posto in cui tutto era iniziato.

Tornato a Palazzo, quelle piccole luci fecero tutto da sé sotto gli occhi sgomenti dei presenti...dopo aver fatto un paio di giri intorno a Deathmask in segno di ringraziamento, si avviarono, seguiti prontamente da Einar e dai suoi uomini, fuori dalla biblioteca dirette in un posto ben preciso...la stanza in cui, distesi dentro bare di ghiaccio, riposavano i loro legittimi proprietari, per potersi finalmente ricongiungere ai loro corpi. E risvegliarsi.

Deathmask non avrebbe saputo spiegare perché, ma si sentiva insolitamente tranquillo, in pace...quello che era appena accaduto lo aveva emozionato, e stava per dire qualcosa, se i volti pallidi di Milo e Saga non lo avessero costretto a prendere coscienza di ciò che, durante la sua breve assenza, era accaduto, facendolo voltare nella direzione in cui guardavano. E sgranare gli occhi.

In un angolo della stanza, in evidente stato confusionale, Camus era rannicchiato in un angolo con il volto rigato di lacrime, stringendo tra le braccia un Mu che appariva esanime.

- Non...avvicinatevi...nessuno deve avvicinarsi... - non avendo pienamente compreso ciò che era accaduto, e con il cosmo completamente fuori controllo, Camus era concentrato solo sul proteggere il compagno, impedendo a chiunque di avvicinarsi. 

A dispetto della nomea che lo aveva sempre preceduto, Camus non era il cavaliere freddo che molti pensavano, tutt’altro. Era solo molto riservato con i suoi sentimenti, preferendo serbarli per sé e manifestarli con discrezione, e avere visto un suo compagno, un suo amico, negarsi la possibilità di mettersi in salvo per aiutarlo, gli aveva fatto male. Ora avrebbe dovuto essere lui a prendersi cura di Mu, e lo avrebbe fatto...ed era talmente convinto di farlo che, in quel momento di totale confusione, persino i compagni d’armi sembravano rappresentare una minaccia per l’amico inerme.

- Milo... - Saga sussurrò attirando l’attenzione di uno sconcertato Scorpione - fà qualcosa... -.

- Non so cosa fare - rispose Milo a denti stretti - non lascia avvicinare neanche me... - e dicendolo avrebbe solo voluto piangere, perché vedere Camus respingerlo era qualcosa che lo aveva ferito.

- Milo... - Saga proseguì in quello che sembrò un ordine - il cosmo di Camus è completamente sbilanciato...lui crede di proteggere Mu, ma lo sta congelando più di quanto già non sia senza neanche rendersene conto... -.

Milo sgranò gli occhi e, voltandosi nuovamente in direzione dell’Acquario, dovette constatare la veridicità delle parole di Saga...se non avesse fatto nulla, Mu sarebbe morto nel giro di qualche minuto. Con conseguenze devastanti anche per Camus. E l’ultima cosa che voleva era perdere sia il suo partner che il suo amico...

- Camus... - sussurrò Milo con amorevolezza - amore mio... - riprese muovendo leggermente i passi - siamo noi...sono io...possiamo tornare a casa - continuò timidamente non vedendo obiezioni provenire dal suo compagno - vieni con me...lascia che Saga si prenda cura di Mu... -.

Camus, che aveva mantenuto gli occhi fissi su Milo mentre parlava, abbassò lo sguardo riportandolo su Mu, rendendosi finalmente conto di ciò che stava succedendo. Ma non ebbe il tempo di dire niente, perché, prima che potesse aprire bocca, si ritrovò amorevolmente stretto da Milo, mentre Saga, con la massima cura, gli sfilava Mu dalle braccia.

- Fa’ attenzione... - mormorò l’Acquario, ma non ebbe bisogno di dire altro vedendo con quanta delicatezza Saga teneva Mu tra le braccia. Cercando di trasmettergli più calore possibile.

Saga abbassò le palpebre, tirando un leggero sospiro di sollievo.  Dopo il terrore che aveva provato vedendo Mu esanime, sentì l’anima riconnettersi al corpo. Mu respirava...e, sebbene fossero flebili, poteva sentire i battiti del lemuriano contro il suo petto. 

Lo strinse ancora di più a sé, e, senza perdere tempo, aprì nuovamente il portale dimensionale, per permettere ai suoi compagni di tornare al Santuario. Ma senza dare alcun cenno di volerli seguire.

- Non preoccupatevi... - chiarì davanti al loro sguardo perplesso - una volta entrati Kanon verrà a prendervi -.

- Ma... - Milo si accigliò - stai dicendo che non hai intenzione di tornare con noi? E Mu? Ha bisogno di cure, non può rimanere qui... - si interruppe vedendo Saga scuotere il capo in segno di diniego.

- Mu non ha la forza di viaggiare attraverso le dimensioni... - spiegò Saga non senza una nota di dolore nella sua voce - è troppo debole e lo sforzo potrebbe essergli fatale... -.

- Proprio così! -.

La voce sconosciuta, che aveva appena confermato le parole di Saga, fece voltare tutti nella direzione dalla quale proveniva. Un uomo, alto e distinto, avanzava elegantemente verso i cavalieri d’oro.

- E tu chi diavolo sei?! - la voce di Deathmask spiccò fra tutte, provocando una smorfia ironica sul volto di Milo, che annuì facendo intendere come il compagno lo avesse battuto sul tempo.

- Sono il comandante Einar... - l’uomo si presentò senza dare importanza al tono usato dal quarto guardiano - il vostro compagno Camus potrà confermarvi che sono il capo delle guardie del villaggio - aggiunse vedendo diverse sopracciglia aggrottarsi per il suo arrivo.

Il cenno affermativo del capo di Camus, mentre tutti guardavano verso di lui, confermò le sue parole.

- Innanzitutto vi ringrazio per quello che avete appena fatto... - riprese Einar.

- Solo il nostro dovere - lo tagliò Deathmask, a cui non piacevano le manifestazioni emotive. E non perché non provasse sentimenti, al contrario...semplicemente non amava esternarli. Oltre al fatto di imbarazzarlo oltremodo.

- I nostri ragazzi si stanno lentamente svegliando e potranno tornare a vivere la loro vita... - continuò Einar rispondendo al cavaliere del Cancro - inoltre...avete dato finalmente pace ai nostri predecessori...e vi saremo sempre debitori per questo -.

I cavalieri presenti si scambiarono rapidi sguardi per decidere se parlare o meno. Qualcuno, in tutta onestà, avrebbe voluto chiedere al comandante come avesse fatto a non accorgersi di ciò che nascondeva l’anziano maestro, tuttavia...era anche vero che persino Shion non si era reso conto della sua pericolosità...

Se ad essere ingannato era stato il Patriarca del Santuario di Atena, era più che plausibile che un comune mortale avesse subito la stessa sorte. Quindi decisero di tacere. Anche perché erano più che certi del fatto che, una volta tornati a casa, Shion sarebbe venuto di persona a verificare il tutto.

- Come dicevo...il vostro compagno ha ragione - Einar si rivolse nuovamente a tutti indicando Saga - Mu al momento è molto debole, non può affrontare un viaggio dimensionale... - poi, parlando direttamente a Saga - permettici di dargli almeno il primo soccorso...ovviamente sotto la tua supervisione... - aggiunse vedendo lo sguardo accigliato del terzo guardiano. Che non aveva potuto evitare di mostrare il suo fastidio per tutta quella premura. In modo del tutto irrazionale, ne era ben cosciente...

- Anche Camus ha bisogno di essere visitato - Saga si rivolse a Milo, che continuava a tentennare non fidandosi del comandante - portalo subito indietro e chiedi a Shion di controllare che sia tutto a posto - lo sollecitò, facendolo tornare alla realtà.

Milo guardò Camus, prendendo coscienza di ciò che Saga aveva detto. Era vero che l’Acquario aveva una grande resistenza al freddo e al ghiaccio, ma lo sforzo che il suo organismo aveva dovuto subire per non congelare lo aveva lasciato fortemente provato.

- D’accordo - acconsentì lo Scorpione - ma per favore Saga... - lo guardò con sincerità e apprensione - prenditi cura di Mu... -.

Saga sapeva perfettamente ciò che Milo gli stava chiedendo. E non avrebbe potuto dargli torto.

Da quando erano tornati in vita non era stato per niente delicato con Mu, limitandosi, nella migliore delle ipotesi, ad ignorarlo, e arrivando addirittura a disprezzare i suoi sentimenti sinceri, permettendo anche al suo ex compagno di prendersene gioco. Era ovvio che i suoi amici, le persone a lui più vicine, temessero la sua vicinanza a Mu. Che, pur non avendo fatto nulla per meritarlo, aveva ricevuto da lui solo un trattamento spregevole.

Ma da parte sua c’era, ovviamente, quello che tutti ignoravano...vale a dire la consapevolezza che, negli ultimi tempi, aveva riconquistato grazie a Mu, recuperando una parte di vita che aveva dimenticato, e riprendendo finalmente le fila di quella attuale.

E poi c’erano i sentimenti...quelli che non era ancora riuscito a confessare.

Finora.

Sì, perché se avesse avuto ancora qualche dubbio in merito alla natura di ciò che lo legava a Mu, vederlo esanime, tra le braccia di Camus, gli aveva definitivamente aperto gli occhi su ciò che provava.

Lo amava.

Tremendamente...e, per un momento, la sola idea che potesse essere morto lo aveva portato vicino all’orlo del baratro...a quella terrificante sensazione di follia che già una volta, in vita sua, aveva spaccato la sua mente. 

Per questa ragione, quando, nonostante tutto, percepì il residuo cosmo di Mu, sentì l’anima ricongiungersi al corpo. Era debole, molto debole, ma la piccola fiamma di vita che ancora ardeva dentro di lui alimentava anche la sua concedendogli il lusso di sperare. Perché con Mu era sempre così...non importava come, né dove, né quando...c’era sempre speranza.

- Non dubitarne - fu ciò che, con estrema sincerità, Saga rispose a Milo, vedendolo annuire. Dopodiché riaprì nuovamente il portale dimensionale, connettendosi contemporaneamente con il suo gemello affinché scortasse gli altri ori a casa. 

****

Kanon richiuse il portale dimensionale, portando Milo, Camus e Deathmask direttamente al tempio del Patriarca, circondati dai loro compagni.

Quando Saga aveva avvisato il suo gemello di scortare i tre cavalieri al Santuario, sia Kanon che tutti gli altri erano ancora impegnati ad assistere allo scontro verbale che si stava consumando tra i due amanti pluricentenari...tuttavia, vedendo arrivare i compagni superstiti, smisero tutti di dare importanza a quanto stesse accadendo per poter fornire loro l’aiuto necessario.

- Cos’è accaduto?! - fu l’ovvia domanda di Shion vedendo Camus ancora provato tra le braccia di Milo. Riusciva a reggersi in piedi, e questo era di certo un buon segno, ma la sofferenza era evidente sul suo volto.

- Dopo ti racconteremo tutto Patriarca... - Milo rispose in maniera sbrigativa - ma, per il momento, Saga ha detto di visitare Camus - e vedendo Shion accigliarsi spiegò brevemente - è stato sottoposto a scariche di temperature glaciali...il suo corpo ha resistito perché è il più predisposto a farlo tra tutti noi...ma è necessario visitarlo per assicurarsi che non abbiano danneggiato organi interni -.

Il silenzio che seguì nella sala fu più eloquente di qualunque domanda. Gli sguardi che i cavalieri d’oro si scambiarono valevano più di mille parole...sebbene la spiegazione fosse stata molto rapida, tutti i presenti avevano compreso la situazione, formulando, nella propria mente, il medesimo quesito.

Se Camus, il mago dei ghiacci, era in quello stato...Mu come stava? E soprattutto...dov’era?!

Shion stava proprio per fare quella domanda, quando qualcuno, meno timido di lui, lo precedette.

- Dov’è Mu? - la voce di Dohko risuonò profonda, andando a sbattere contro le mura e le volte del tempio, rimandando un’eco ancora più cupa.

Riguardo a Saga non chiese nulla per ragioni più che ovvie...era lampante che il terzo guardiano fosse rimasto insieme al lemuriano...

Questo, però, lungi dal tranquillizzarlo, non fece altro che preoccuparlo più di quanto già non fosse, perché significava che Mu non stava affatto bene. E gli sguardi che Milo e Deathmask scambiarono tra di loro non fece altro che confermare la sua tesi.

- Allora? - sollecitò non nascondendo un moto di impazienza.

- È rimasto in Siberia - fu il quarto guardiano a parlare, dopo aver preso un bel respiro - Saga si sta prendendo cura di lui... - e per quanto cercasse di mostrarsi neutrale, non poté evitare alla sua voce di tremare leggermente. Sia per la preoccupazione nei confronti del compagno ferito, che per l’espressione impassibile sul volto del cavaliere della Bilancia.

- Cosa è successo? - fu Shion a parlare, ma nessuno dei presenti gli dette peso, perché Dohko lo tagliò seccamente.

- Con tutto il rispetto Shion...non mi importa un accidente di cosa sia accaduto! Voglio solo sapere come sta... -.

Per lunghi secondi il silenzio fu l’unico suono nella sala. Nessuno dei presenti, nemmeno Shion, da che ne aveva memoria, aveva mai visto Dohko così. Solitamente era calmo, pacato, sempre pronto a dispensare consigli oculati e assennati, come la sua veneranda età gli concedeva il lusso di fare...ma ora no.

La tigre. Quella tigre che, da secoli, segnava indelebilmente la pelle della sua schiena sembrava aver permeato la stessa natura del vecchio guardiano di Rozan, portandolo fuori dalla zona confortevole che tutti conoscevano, o meglio...credevano di conoscere. Perché la verità era che nessuno, a dispetto del rapporto che aveva con lui, avrebbe potuto dire di conoscere veramente quell’uomo straordinario...quell’uomo che aveva passato oltre duecento anni davanti ad una cascata padroneggiando qualunque evento atmosferico, quell’uomo che, a dispetto degli scherni, aveva creato una corazza di vecchiaia e decrepitezza, che non aveva esitato a distruggere in pochi secondi, riportando il suo corpo alla giovinezza senza subire alcun contraccolpo. Quell’uomo che, in questo momento, non esitava a mostrare le fiamme del drago che sottilmente serpeggiavano nelle sue iridi glauche.

Fu nuovamente Deathmask a parlare. E bisognava dargli atto del suo coraggio...era vero che, fra tutti, era quello che meno subiva l’autorità del settimo guardiano, tant’è che, in tempi passati, lo aveva perfino minacciato...ma, vedendolo in quelle condizioni, in tutta onestà, avrebbe fatto volentieri a meno di essere il suo interlocutore...

- Anche lui è stato colpito dalle stesse cariche che ha ricevuto Camus...solo che... -.

- Solo che? -.

- Al momento non è cosciente... - dirlo, dispiaceva anche a lui.

- È vivo? -.

- Sì - Deathmask annuì anche con il capo - ma non ha le forze per affrontare un viaggio dimensionale...Saga se ne sta prendendo cura per poterlo riportare a casa -.

Dohko non disse nulla. Niente. Dalla sua bocca non uscì alcun suono, sebbene il suo volto inespressivo facesse paura. Dopo aver rivolto un ultimo sguardo al quarto guardiano, accennando con il capo in segno di ringraziamento, si voltò dirigendosi verso l’uscita, nel silenzio generale dei presenti, che non osavano proferire parola.

Tutti tranne uno.

- Dove stai andando? - chiese Shion accigliato, facendo sì che il settimo guardiano fermasse i suoi passi.

Lentamente, si voltò verso la fonte dalla quale quel suono proveniva, continuando a dimostrare un’impassibilità minacciosa.

- Al mio tempio...ovviamente - anche la sua voce suonava inespressiva.

- A fare cosa? - anche Shion era perplesso...non riconosceva quell’atteggiamento in Dohko...sia come compagno d’armi che come amante non aveva mai mostrato quella sfaccettatura.

- A preparare quello che serve per Mu...quando tornerà -.

****

- Grazie - fu l’unica cosa che Saga disse quando Einar gli mostrò la camera che aveva messo a disposizione per lui e Mu.

La luce serale filtrava attraverso i vetri regalando un residuo calore all’ambiente; spazioso, non era eccessivamente grande da disperdere il tepore assicurato dal caminetto che, evidentemente, era in funzione già da un po’. Al centro della stanza, un letto ampio aveva tutta l’aria di essere comodo. Guardandolo, Saga si rese finalmente conto di quanto anche lui fosse stanco, dopo quella giornata che sembrava non voler finire mai...e, guardandolo ancora, si rese conto di un dettaglio al quale, su due piedi, non aveva dato peso.

Un letto...per due...

Non disse nulla, e neanche il comandante si sentì in dovere di dare spiegazioni. 

D’altronde, dopo aver visto con quanta cura Saga tenesse il lemuriano ancora stretto a sé, non era stato difficile per Einar comprendere la natura del rapporto che li legava. Né aveva ritenuto necessario chiederne conferma. Saga stringeva Mu come se da questo dipendesse la sua via, come se temesse di vederlo scivolare via dalle sue braccia da un momento all’altro. O forse, pensò Einar, era già successo in passato...

- Vi faccio portare qualcosa di caldo da mangiare...ne avete bisogno entrambi - sebbene i suoi modi fossero sbrigativi e non fosse un tipo loquace, indubbiamente Einar era una brava persona - se avete bisogno di qualunque cosa fatemi chiamare...a qualsiasi ora...buonanotte - fu l’ultima cosa che disse prima di congedarsi.

Saga rispose con un cenno del capo, limitandosi a ringraziarlo e a ricambiare il saluto, dopodiché, una volta soli, adagiò Mu su una delle poltrone vicine al camino, premurandosi poi di chiudere a chiave la porta della camera. Non che temesse sorprese, si fidava delle guardie del palazzo che, proprio come loro, erano stati sotto tiro dell’anziano maestro e della sua truppa, tuttavia...aveva una sola cosa in mente. Tenere Mu al sicuro. Per questo, la prudenza non sarebbe mai stata troppa...

Mentre le fiamme riflettevano bagliori corallo sul viso candido di Mu, Saga non poté fare a meno di mostrare un piccolo sorriso, rimanendo nuovamente stupito dalla sua bellezza. Ormai, ogni qualvolta guardasse il primo guardiano la reazione era sempre la stessa...

Con il dorso della mano accarezzò il suo viso con delicatezza, domandandosi nuovamente come accidenti avesse fatto a non notarlo prima, come avesse potuto dimenticare quello che avevano vissuto insieme. 

Certo...una tecnica come quella usata da Shaka, con il suo potere, non avrebbe mai potuto essere inefficace però...come aveva potuto accettare di nuovo Shaka dopo quello che aveva provato quella notte in Jamir?

Saga scosse lentamente il capo, facendo fatica a comprendere i suoi stessi atteggiamenti, anche se...riflettendo con più attenzione, dovette comunque riconoscere che sia il suo corpo che il suo subconscio gli avevano lanciato più di un segnale...

Lo scarso interesse che provava nei confronti dell’indiano...il fastidio sempre più evidente quando era costretto a sopportare i suoi sermoni, o gli scherni che troppo spesso si concedeva in virtù del suo essere quasi divino...l’assenza di uno slancio fisico diverso dalla mera necessità di metterlo a tacere...

Sì. A ben pensare, il suo corpo era stato molto più onesto della sua coscienza, mostrando con evidenza tutti i limiti di una relazione che non desiderava più da tempo. Ma ormai non aveva più senso pensare al passato. Non aveva nulla di buono e non avrebbe potuto cambiarlo. L’importante era relegarlo nel tempo che gli apparteneva, impedendo ad inutili propaggini di affacciarsi sul presente e, soprattutto, sul futuro.

Un leggero bussare lo distolse dai suoi pensieri. 

Saga prese il vassoio con la cena ringraziando l’inserviente e congedandolo da ulteriori obblighi, dopodiché, per prima cosa, si premurò di far mangiare Mu. Lo mise in una posizione comoda affinché la zuppa scivolasse fino allo stomaco, e, con tutta la pazienza che non aveva mai avuto in passato, lo imboccò facendo in modo che nessuna goccia andasse sprecata.

In cuor suo ringraziò chiunque avesse avuto l’idea...quel brodo, caldo e decisamente sostanzioso, ebbe il miracoloso effetto di far tornare un leggero colore sul volto troppo pallido di Mu. Quello era un buon segno...significava che le membra intorpidite di Mu reagivano positivamente ad una buona dose di calore...

Dunque, avrebbe dovuto insistere.

Si diresse verso il bagno, dove riempì la grande vasca di marmo con acqua che riscaldò utilizzando il proprio cosmo, dopodiché tornò in camera, e spogliò Mu di tutti i suoi abiti, per poi adagiarlo con attenzione dentro l’acqua. Per essere sicuro che non scivolasse, anche lui si spogliò ed entrò nella vasca, sistemandosi dietro il lemuriano e stringendolo a sé, facendo aderire la schiena al suo petto.

Un sorriso malinconico attraversò il suo volto. Non era così che l’aveva immaginato. Negli ultimi tempi aveva rimuginato spesso su una situazione di quel genere, solo che, nelle sue fantasie, Mu era felice e lo guardava con i suoi bellissimi occhi...così dolci...

No, decisamente non l’aveva immaginato così. Ma in quel momento poco importava...l’unica cosa che contava era riportarlo indietro. Da lui.

Con calma invidiabile, Saga massaggiò i muscoli di Mu risvegliandoli dal torpore che il freddo aveva lasciato, pulì i suoi capelli passando le dita attraverso ogni singola ciocca, e lavò il suo corpo lasciando al calore dell’acqua il compito di riscaldarlo.

Dopo averlo pulito con cura, con la stessa calma e meticolosità, lo asciugò e lo mise a letto, dopodiché, ricordandosi di non aver toccato cibo da molte ore, mangiò frettolosamente il suo piatto di zuppa, per poi tornare da Mu e sdraiarsi sotto le coperte insieme a lui. 

- Svegliati... - sussurrò stringendolo a sé, accarezzandogli il viso, per poi affondare la mano nella morbida chioma lilla - ti scongiuro...svegliati... -.

E anche se Mu non dette cenno di riprendere conoscenza, il colore sul suo viso ed il leggero calore della sua pelle, faceva ben sperare Saga di essere sulla strada giusta.

Sperava che, l’indomani, Mu avesse abbastanza forze affinché potesse riportarlo nella sua casa. Nella loro casa.

Era sicuro del fatto che, una volta tornati al Santuario, Shion e Dohko avessero il rimedio in grado di svegliare il primo guardiano dal sonno che lo teneva intrappolato, e quanto a lui...ovviamente non avrebbe lasciato il suo fianco finché non fosse accaduto. E dopo...se anche Mu lo desiderava.

Guardandolo con tutto l’amore che non poteva e non voleva più nascondere, Saga parlò, senza smettere di accarezzarlo, e sicuro che Mu potesse sentirlo. 

- Te lo giuro amore mio... quando ti sveglierai e se lo vorrai, ti darò finalmente tutto quello che, fino ad ora, ho negato sia a te che a me stesso - disse prima di sfiorare le labbra di Mu con le sue.

Gli avrebbe finalmente dato la vita che meritava.
   
 
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