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Autore: Tynuccia    26/09/2023    1 recensioni
Il suo futuro era incerto e non poteva sicuramente permettersi il lusso di divagare. Non era mai stato il tipo di persona attratta da scenari mentali dalle poche possibilità di realizzazione, e in un momento come quello avrebbe avuto ancora meno senso aggrapparsi a fantasticherie.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
17 settembre 63 C.E.


Un paio di colpi alla porta della sua stanza le fecero sollevare la testa dal libro che stava leggendo. 

Shizuka Maxwell fece capolino, posando gli occhi castani sulla figlia. Le sue labbra si strinsero, assumendo quell'espressione angosciata che la contraddistingueva. "Non sei ancora pronta?", domandò con un filo di voce apatica. "Ti vuole vedere tuo padre".

Shiho voleva ribattere che non era sua abitudine girare per casa con abiti bianchi tutti balze e merletti, ma decise che non ne valeva la pena. Silenziosamente si alzò dalla sedia ed annuì, prendendo la mano della madre perché la conducesse nello studio del padre, situato fortunatamente dall'altro lato della magione. 
Fece un rapido riepilogo mentale delle azioni degli ultimi giorni, cercando di capire se ci fosse stato qualcosa per cui essere sgridata. Forse erano i broccoli che aveva rifilato al cane, o il fatto che, banalmente, respirava.

Quando entrarono nell'elegante regno di Jeremy Maxwell, l'uomo non si degnò neppure di alzare lo sguardo dal computer. "Puoi andare", disse con voce autoritaria all'indirizzo della moglie.
Shizuka non replicò, ma sembrò infinitamente sollevata di non dover rimanere un secondo di più in sua compagnia. Lasciò la mano della bambina e si dileguò oltre la porta. 
"Oggi è una giornata importante", continuò il Consigliere, intento a scrivere qualcosa. "Conto vivamente che non mi metterai in imbarazzo di fronte ai colleghi".

Shiho rimase in silenzio, sentendosi minuscola, ma abituata a quelle raccomandazioni sterili. Come se lui non sapesse che la sua presenza alle feste dell'alta società consistesse nel restare in disparte senza interagire con nessuno. "No, padre. Farò la brava".

Quelle parole furono evidentemente giuste, perché Jeremy fermò il suo frenetico digitare. "Bene", concesse con un cenno del capo. "Avvicinati".
La bambina mosse alcuni incerti passi verso la scrivania. Lo vide armeggiare con un'elegante scatola rotonda per estrarne un grazioso cappello bianco a tesa larga. 
"Questo l'ho fatto prendere alla mia assistente, ti darà un'aria un po' meno scialba", spiegò con tono pratico lui. Guardò con espressione neutra il volto emozionato della piccola, mentre indossava il suo inusuale regalo. "Non mi deludere, e cerca di comportarti come si conviene alla figlia di un Consigliere".

Lei si dovette mordere l'interno della bocca per non gongolare apertamente. Erano ben rare le volte in cui Jeremy riconosceva ad alta voce il suo status, solitamente fingeva che non esistesse o se ne ricordava soltanto per rimproverarle qualcosa.
Si domandò quale fosse la ragione di tanto entusiasmo, ma se atteggiarsi a signorina perbene era l’unico modo per guadagnare finalmente l'affetto paterno, allora, non si sarebbe tirata indietro.

*
 
"A chi lo hai rubato?".
"Che ladruncola".
 
Lucas e Michael Anderson condivisero una sonora risata, lanciandosi il cappello bianco che avevano sottratto a Shiho.
 
La bambina strinse i pugni lungo i fianchi, il volto scarlatto per la stizza. "A nessuno, è mio!".
In barba alle sue buone intenzioni di risaltare almeno la metà di quanto era solita fare Lacus Clyne, quei due mostri dei fratelli Anderson l'avevano approcciata in giardino, convinti chissà per quale motivo che fosse la figlia di qualche servo, agghindata a festa manco fosse stata una moderna Cenerentola in incognito. 
 
"Sei proprio una bugiarda", sospirò Lucas, rigirandosi il cappello tra le mani prima di affidarlo alle pestifere cure del fratello maggiore. 
 
"E tu sei proprio un idiota!". Vista la bassa statura, Shiho si dovette alzare in punta di piedi per cercare di agguantarlo, provocando ulteriore ilarità ai due. Sbuffò, guardando entrambi con astio. "E dire che i Coordinator dovrebbero essere intelligenti, ma voi due siete un caso a parte". 
 
"Adesso ti gonfiamo come una zampogna", abbaiò Michael. 
 
"Molto di classe, da parte tua, maledetto bastardo di un Anderson".
 
Il trio si voltò in direzione di quella voce rabbiosa, e Shiho sollevò un sopracciglio nel vedere un bambino più o meno della loro età, con glaciali occhi azzurri ed un'improbabile capigliatura argentea. Stava impalato con le braccia conserte sul petto e le sembrò estremamente gracile, ma quello che non dimostrava in stazza lo compensava con un'espressione funerea. 
 
Michael esibì un ghigno canzonatorio e sbatté il cappello tra le mani di Lucas. "Joule, hai lasciato la gonna della mammina? Era ora".
 
L'altro ringhiò, letteralmente, e marciò fino al ragazzino, afferrandolo per il colletto della camicia con una furia che fece sobbalzare Shiho, scansata malamente essendo in traiettoria. "Prova a ripeterlo, se hai il coraggio". Non gli lasciò il tempo di dimostrare nulla e tirò indietro il braccio, mollandogli un poderoso pugno in faccia che fece barcollare il maggiore degli Anderson di qualche passo. "Pensi di rispondere, o sei bravo solo a picchiare le femmine?".
 
Michael si massaggiò la parte lesa, scrutando l'albino con occhi fiammeggianti. "Molla quello schifo, Lucas, e andiamocene", comandò con voce tremante. Il fratello, che pure era pallido dopo l'incursione, consegnò al bambino il cappello, affrettandosi a correre dietro a Michael. 
 
Shiho osservò, ancora stranita, la bizzarra scena senza proferire parola. Fortunatamente le sembrava che il regalo del padre fosse integro e ancora pulito, ma lo stomaco le si contrasse all'idea che Jeremy venisse a sapere di quel siparietto poco lusinghiero. Di sicuro l'onorevole figlia dell'altrettanto onorevole Consigliere mai si sarebbe ritrovata in una rissa, per quanto non vi avesse partecipato attivamente. 
 
"Quel pezzo di merda", borbottò l'albino, facendola trasalire per la scelta alquanto colorita di parole. "Poco, ma sicuro, sarà andato a fare la spia". 
 
Shiho si stropicciò le mani dietro la schiena, sorridendo con trasporto. "Grazie per essere intervenuto".
 
Lui si voltò a guardarla, come sorpreso che fosse ancora lì. "Non l'ho mica fatto per te. Non so manco chi sei", precisò indispettito. "Dovevo suonargliele di santa ragione comunque già da qualche tempo".
 
La bambina si strinse nelle spalle, divertita dai suoi modi di fare. Lo vide sbuffare e alzare gli occhi al cielo, prima di avvicinarsi a lei e calcarle il cappello in testa non esattamente con garbo. 
 
"E tu, dannata mocciosa, vedi di proteggere un po' meglio i tuoi effetti personali!", sbraitò quindi, muovendo la mano sulla sommità del cappello per costringerla a guardarlo in faccia. 
 
Shiho avrebbe voluto ribattere che, avendo due fratelli maschi, non avrebbe avuto bisogno di nessun tipo di aiuto e che l'unica ragione per cui non aveva messo loro le mani addosso era perché quel giorno aveva promesso di comportarsi bene; eppure rimase in silenzio, trovando gli occhi del bambino estremamente ipnotici nella loro algida bellezza.
 
Evidentemente annoiato, l'albino si raddrizzò e, senza neppure salutarla, si allontanò con un buffo andamento dal giardino, lasciandola sola.
 
Più tardi, seduta a tavola e lieta che il padre non le avesse rimproverato nulla, Shiho voltò appena il capo verso suo fratello. "Ti ho visto parlare con un bambino, prima", cominciò, tormentando il bordo della tovaglia. "Sai come si chiama?".
 
"Dovrai essere più precisa", sospirò Rusty, distogliendo lo sguardo dalla sua bistecca per posarlo su di lei. 
 
"Ha i capelli a caschetto, color argento", sussurrò Shiho, celando un piccolo sorriso dietro al pugno chiuso. 
 
"Yzak Joule", rispose subito lui, curioso del motivo per cui la sorella l'avesse tirato in ballo con il volto così arrossato. "Perché ti interessa? Ti ha importunata?".
 
"N-no!", esclamò la bambina, scuotendo con veemenza i lunghi capelli castani. "Anzi! Mi ha difesa dagli Anderson che mi avevano rubato il cappello".
 
Rusty gracchiò una risata. "Allora avrai visto male. Yzak di sicuro non va in giro a salvare le bambine". Anzi, era ben cosciente che l'amico avesse un pestaggio in sospeso con Michael e Lucas, e a prescindere dalla sorella avrebbe menato le mani.
 
Shiho gonfiò le guance, sporgendosi verso di lui. "Ti dico che è successo davvero!", protestò, agitando in aria la forchetta. "Vorrei tanto rivederlo", confessò poi a bassa voce. "Lo trovo carino, a suo modo".
 
Il fratello roteò gli occhi verdi, scettico per quella novità. Non sapeva se fosse più in pericolo lei con quel borioso o lui con quella scriteriata. "Ha un caratteraccio, Shiho, ti conviene lasciar perdere".
 
Lei fece spallucce. "Anche tu hai un brutto carattere, fratellone, eppure ti voglio bene lo stesso".
 
Le guance lentigginose di Rusty diventarono scarlatte e si risolse a tornare a prestare attenzione alle sue verdure, preda dell'imbarazzo. "Jeremy ha proprio ragione quando dice che sei una combinaguai patentata", borbottò pulendosi gli angoli della bocca con un tovagliolo, ma si concesse di sorridere quando lei scoppiò a ridere così forte che loro padre, dal tavolo degli adulti, la rimproverò con le stesse identiche parole.
 
*
 
3 giugno 76 C.E.
 
Shiho Hahnenfuss si massaggiò la tempia, esalando un grosso sospiro. "Direi che questo è quanto. Il racconto non ti ha fatto addormentare, ma mi auguro di averti intrattenuto a sufficienza perché ti calmassi i nervi".
 
Yzak, infastidito dal jet lag che gli impediva di dormire e dal fatto di dover trascorrere il weekend a Orb per le nozze di Athrun e Cagalli, le aveva chiesto di distrarlo, e sicuramente non si era aspettato che la sua fidanzata si sarebbe lanciata nel racconto di come si erano incontrati. 
"Tu sei pazza", commentò, laconico, rilassandosi contro i cuscini.
 
"Non prendermi in giro", pigolò lei, nascondendo il volto contro il suo braccio.
 
L'albino ammorbidì lo sguardo. "Non pensavo che quella mocciosa fossi tu. Ricordo bene il cazzotto che ho mollato ad Anderson, ma in effetti non ho più regolato i conti con lui e il fratello". Fece una pausa, notando che lei lo stava spiando, le guance rosse. "Dovevi essere ben disperata per prenderti una cotta per uno come me".
 
"Non mi aveva mai salvata nessuno", dichiarò solenne la ragazza. "E poi eri davvero irresistibile, con quei bei calzoncini corti". 
 
"Ora chi è che sta prendendo in giro chi?", fece notare lui, divertito. "Siamo sicuri che non sei una stalker che si è fatta in quattro per finire sulla Vesalius alle mie dipendenze?".
 
Shiho gli prese una guancia tra le dita e gliela pizzicò, offesa. "Non ti rispondo neppure".
 
Yzak si mise a ridere e scosse piano la testa per allontanarsi dalla sua presa. "Forse, però, è un bene che quei due ti abbiano presa di mira proprio nel periodo in cui eravamo ai ferri corti", ragionò sottovoce. "Dubito che altrimenti avresti apprezzato i miei modi, specie durante la prima guerra".
 
"Chissà", rimase sul vago lei, studiando l'espressione pensierosa del fidanzato. Che facesse addirittura introspezione dai toni negativi era una novità. "Sta di fatto che sono stata molto contenta di rivederti, quando mi hai beccata a dormire nella mensa della Vesalius. Per un attimo ho sperato che ti fossi ricordato di me".
 
"In quel momento ero soltanto incazzato che dormissi così beatamente mentre io ero preda dell'insonnia", borbottò l'albino. 
 
"Tipo in questo momento", sottolineò Shiho, passandogli un dito sullo zigomo. "Fossi stata da sola, mi sarei appisolata subito. Non sei esausto dopo la settimana che abbiamo avuto, il viaggio fin qui e la cena con tutta quella gente?".
 
"No", fu la concisa risposta di Yzak. "E se proprio vuoi saperlo, non me la sento di abbassare la guardia mentre sono a casa di Zala".
 
La ragazza scoppiò a ridere. "Dio, sei davvero un idiota! Se lo avessi saputo quel giorno forse avrei cambiato idea sulla mia cotta infantile". Emise un urlo sorpreso quando lui le tirò una pacca in un posto poco consono.
 
"Ormai è troppo tardi per fare marcia indietro, Hahnenfuss", disse Yzak con il tono di chi non ha intenzione di essere contraddetto. La fece sdraiare su un fianco, attirandola a sé e immergendo il naso tra le sue ciocche castane. Le passò una carezza languida sulla pelle e celò il sorriso che gli piegò le labbra quando la sentì fremere e assecondarlo. 
Se avesse potuto avere una sentita conversazione a quattr'occhi con il moccioso che era inconsapevolmente intervenuto in difesa di quella bambina di bassa statura, gli avrebbe detto di non cambiare di una virgola la traiettoria che lo avrebbe portato al presente, perché, da quando si era reso conto di essere innamorato di Shiho Hahnenfuss, la sua vita era decisamente migliorata.



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E siamo alla fine!

Ho iniziato a scrivere questa storia nel lontano 2015, principalmente per cercare di mettere pezza agli errori (ed orrori) del passato e dare a Yzak e Shiho un canon definitivo tutto loro che non mi facesse vergognare e desiderare la dipartita dalla memoria collettiva; secondariamente perché sono una schifosissima fangirl. 
Le varie vicissitudini della quotidianità mi hanno fatto interrompere la scrittura e, benché il Comandante Joule ed il Maggiore Hahnenfuss siano rimasti in cima alla classifica delle mie coppie preferite per tutti questi anni, ho accantonato il tutto.
Poi, complice l'annuncio del film (che paura) e le interminabili chiacchierate con le socie di sempre su Gundam SEED, l'ho ripresa in mano e mi sono imposta di portarla a termine. 

In questi 8 anni, che sono stati pregni di cambiamenti come giusto che sia, mi sono spesso ritrovata a pensare a questa o quella scena mentre ero immersa in contesti che non mi appartengono più, e riuscire a mettere le idee su "carta" è stato soddisfacente, un po' come se avessi chiuso un ciclo. Infatti sono molto triste MA di sicuro non è che smetterò di scrivere su questi due scemotti, anzi.

Spero che chi sta leggendo queste parole si sia goduto la storia, e un sentito ringraziamento va soprattutto a Shainareth, che mi ha rassicurata sull'essere IC o meno dei personaggi e che mi ha motivata ad andare avanti.

E adesso basta, con 'sta manfrina emotiva e sentimentale, buon proseguimento~
  
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