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Autore: Princess of the Rose    28/09/2023    1 recensioni
Raccolta su 2pTalia.
Miscellanea 2: "Republic of Canada," disse America aprendo la scatolina e rivelando un anello dorato con sopra una decorazione a forma di maglietta di hockey, "Se vuoi farti perdonare per avermi tradito con Russia, accetta di sposarmi!"
Il turbine: Backmasking, Jouska, Rubatosis, Énouement, Chrysalism [Tabella "Il dizionario delle emozioni" di Lande di fandom]
Incontri del 2p tipo: XX.XX.20XX: per qualche motivo, si è aperto un varco interdimensionale. Visto che non si è richiuso, le due dimensioni comunicanti decidono di intraprendere relazioni diplomatiche.
Le vacanze unite: La quasi-Federazione europea va in vacanza
Romano e i gatti che non voleva: titolo esplicativo... [Maritombola 14]
Natale 1991:Il Natale del 1991 è considerato un momento di svolta per la politica mondiale...
L'UPE va alla guerra: Poco prima dell'avvento della Costituzione e il passaggio da Unione a Federazione, l'UPE avanzò delle richieste per poter aumentare il proprio livello di autonomia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: 2p!Hetalia
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Through the Looking-Glass and what Hetalians found there'
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Titolo: Al sole di aprile li rimpiangerai

Personaggi: Francia (Jean-Baptiste Bonnefoy); Inghinlterra (Oliver Kirkland); Scozia (Cinàed Kirkland)

Genere: Angst

Coppie: accenni FrUk e UsUk

Avvertimenti: Menzione di guerre

Note aggiuntive: Damoje de angst pesante daje. Sto torturando troppo Francia devo daje na gioia ogni tanto - non oggi, ma in futuro magari.
Qua abbiamo un altro po' della lore dell'ucronia: Napoleone ha effettivamente fondato una dinastia ma nessuno dei suoi successori ha avuto il suo stesso successo; questo cambia un po' di cose in Europa, come vedremo poi. E parleremo un altro po' del conflitto degli anni Sessanta e dei perché di determinate dinamiche.

Se vi va, sono su tumblr per ogni evenienza.

Enjoy!

 


I moti del 1848-1849 portarono all'abdicazione del 're autriaco' Napoleone II e alla salita di suo zio, Napoleone III, nel 1852. Nell'arco di tempo che intercorse tra questi due sovrani la Francia venne gettata in un caos paragonabile soltanto alla rivoluzione del 1789.







"Non ho mai capito perché continui a cucinarmi cose," disse Francia senza muoversi dalla sua posizione, sdraiato sul divano e con un braccio a coprirgli gli occhi.

Inghilterra sbuffò, tirandolo per l'altra mano fino a metterlo in posizione seduta: "Se non fosse per me saresti capace di morire di fame."

"Guarda che mangio."

"Il vino non conta," replicò, guardando con disapprovazione le varie bottiglie di liquore sparse nel soggiorno.

"Se è per questo nemmeno quelle tortine che fai sempre," disse Francia con più stizza di quanto avrebbe voluto. Per farsi perdonare si mise meglio seduto sul divano, prese il piatto con dentro la zuppa di cipolle e cominciò a mangiarla lentamente. Questo bastò per togliere il broncio dal viso di Inghilterra.

"Mi chiedo che direbbero i tuoi capi se sapessero che sai cucinare piatti di casa mia."

"I tuoi piatti sono molto apprezzati a corte," disse, giocherellando con l'orlo della camicia.

"Che è diverso dal venire a sapere che the Kingdom of Great Britain cucina piatti francesi per non far morire il suo nemico giurato di fame."

Le guance dell'inglese si colorarono leggermente di rosso, mettendo in risalto le lentiggini: "Be', di un nemico c'è sempre bisogno in qualche modo, right?"

Francia fece spallucce, continuando a mangiare in silenzio. Una volta terminato il piatto mangiò qualche tozzo di pane per pulirsi la bocca e afferrò una bottiglie di vino; prima che potesse bere direttamente da essa Inghilterra gliela strappò di mano.

"Angleterre..."

"Nope," Inghilterra scorse verso il bracciolo del divano, muovendo la bottiglia fuori dalla portata dell'altra nazione, "Direi che hai bevuto abbastanza per oggi."

"Angleterre andiamo," Francia gli si buttò addosso, facendogli perdere la presa sulla bottiglia che cadde a terra in mille pezzi. L'odore fruttato del vino accompagnò il sospiro sconsolato di Francia, che rimase praticamente sdraiato su Inghilterra senza muoversi, la fronte poggiata nell'incavo del suo collo.

"F-France?" Inghilterra si sentì avvampare, cercando di muovere via da sé l'altra nazione, "Pesi."

Il francese mugugnò qualcosa di incomprensibile, senza muoversi di un millimetro.

"Che hai detto?"

"Ho detto di non dirmi che sono grasso," rispose, iniziando a giocherellare col colletto della camicia dell'altro. Ad Inghilterra non sembrava avesse detto quello ma preferì non indagare.

"Non ho detto che sei grasso, ho detto che pesi."

"È la stessa cosa."

"No non lo è, rimettiti seduto dai, devi finire di mangiare," disse, sbuffando quando Francia rimase al suo posto. Poggiò la testa contro il bracciolo del divano, osservando il soffitto ingiallito. Aveva visto il suo vecchio amico/nemico in condizioni ben peggiori eppure aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di diverso nel modo in cui Francia stava rispondendo a questa crisi. Era sempre stato molto indolente nei confronti dei cambiamenti dei suoi regnanti, limitandosi ad adattarsi alle nuove situazioni senza particolare entusiasmo. Neanche quel comandante corso autoincoronatosi imperatore era stata un'eccezione. Sembrava, però, che questo ennesimo cambio di regime in pochi decenni lo avesse particolarmente afflitto.

"Oliver," Inghilterra rimase sorpreso dal sentire il proprio nome umano - solo nazioni vicine usavano chiamarsi per nome; potevano lui e Francia considerarsi vicini? Non era la prima volta che succedeva - "Perché sai sempre di zucchero?"

"I-In che senso?"

"Odori di zucchero," sentì il naso dell'altro muoversi lungo il collo, la barba incolta gli pizzicava la pelle, "Non ho mai capito perché."

"M-Ma che domande sono?!" chiese; col cuore che gli batteva all'impazzata riuscì a trovare la forza per spingerlo via e rimettersi seduto, lanciandogli un'occhiataccia la cui ferocia fu smorzata dal furente rossore sulle sue gote. Qualunque ulteriore protesta gli si smorzò nella gola quando incrociò gli occhi di Francia, leggermente lucidi e che lo guardavano con una intensità che mai gli aveva visto. Si accorse che i loro volti erano anche molto vicini e sentì le guance avvampare ancora di più.

Dopo qualche attimo di stallo, la tensione nelle spalle della nazione francese si sciolse e gli cadde di nuovo addosso, la fronte calda poggiata contro il suo petto; Inghilterra si ritrovò stretto in un debole abbraccio, e non seppe cosa fare quando sentì la camicia bagnarsi di lacrime se non ricambiare il gesto e lasciare che Francia metabolizzasse così qualunque pensiero lo stesse tormentando.


 


1953: la firma dei trattati di Roma porta a un aumento delle tensioni tra Stati Uniti e Russia*

Inghilterra continuava a rileggere la prima riga del trattato senza tuttavia riuscire a comprendere davvero quanto era stampato sul foglio, la sua mente fissa sull'unica informazione che era riuscita a registrare: Francia si stava per sposare.

"Non capisco," mormorò, alzando lo sguardo verso il suo capo, intento ad accendersi un sigaro, "C-Che dovrebbe significa-"

"E' un modo per far arrabbiare America e Russia, ecco cos'è," disse sprezzante il primo ministro, "Domani andremo a Roma a discuterne, ci sarà anche *** ."

Che voleva dire che ci sarebbe stato anche America, ma questo non fece accelerare il battito del suo cuore come accadeva di solito. Con un nodo allo stomaco sempre più stretto, Inghilterra poggiò il foglio sulla scrivania e iniziò a stuzzicarsi le cuticole: "P-Perché non sono stato coinvolto anche io?" chiese infine. I rapporti con Francia erano eccellenti, fosse dipeso da lui lo avrebbe sicuramente coinvolto, no? Che la sua esclusione fosse stata una condizione posta da un'altra delle nazioni coinvolte? Germania forse? No, era troppo malconcio per poter avere una qualche reale influenza. Paesi bassi? Era possibile che ritenesse che un suo coinvolgimento avrebbe potuto danneggiare il commercio nei suoi porti? Già era un'ipotesi più plausibile e forse era stato lui a proporre di aggiungere Veneziano e Romano al suo posto. Sicuramente Francia aveva protestato, ma Paesi bassi aveva il sostegno di suo fratello e sua sorella e figurarsi se Germania avrebbe mai rinunciato alla possibilità di stare vicino al suo liebe. Si, doveva essere andata così.

"Sono io che mi sono opposto," rispose il suo capo prendendolo in contropiede, "Non abbiamo bisogno di essere coinvolti in questa... union, ci metterebbe solo nei guai con America."

"B-But-"

"Mi creda mister England, è meglio così, la nostra economia si sta riprendendo adesso, accettare di collaborare con France e quegli altri ci porterebbe solo rogne. No, ho ben altro in mente, molto meglio di un'alleanza che non supererà la prova del tempo."

Inghilterra non sapeva cosa dire. I suoi occhi caddero sull'ultima clausola del trattato, quella riguardante la creazione di un esercito comune che avrebbe 'affiancato' il Patto Atlantico. Una vera e propria follia.

"Passando ad altro, sono arrivate le armi promesse da America," disse, dando un lungo tiro al sigaro, gustandosi il sapore del tabacco, "Perciò si rallegri, la nostra sicurezza è garantita."

"Ancora non capisco perché mi ha detto di non dire nulla a France, siamo alleati dopotutto no?"

Il primo ministro gli lanciò un'occhiataccia, come a rimproverarlo per aver posto una domanda per lui sciocca: "Mister England la priorità è la nostra sicurezza, la sua sicurezza, non quella del continente. America avrà le sue ragioni per non volerli coinvolgere e visto questo trattato penso anche di comprenderlo."

"Si ma-"

"Mister England, non ci pensi troppo a questa storia, si fidi di me e le garantisco che andrà tutto bene. Ora vada a riposare, l'aereo domani partirà presto."

Inghilterra avrebbe voluto protestare ma il tono definitivo dell'altro lo fece desistere. Mesto, uscì dall'ufficio del suo capo e si diresse verso casa sua con un vortice di pensieri in testa che non lo fece dormire la notte.







Il giorno dopo la discussione tra il suo capo e i suoi colleghi fu accesa e piena di velate minacce.

Inghilterra rimase in silenzio tutto il tempo, si sforzava di tenere gli occhi fissi sul tavolo e di non guardare la mano di Germania, seduto alla sua destra, dove capeggiava una brillante fede d'oro identica a quella di Francia - e di Veneziano, seduto davanti a lui che non aveva smesso di lanciargli occhiate raggelanti; di Romano, vicino al fratello, che si era limitato a salutarlo con un accenno del capo per poi procedere ad ignorare la sua presenza; di Paesi bassi, vicino alla finestra, che invece non gli aveva staccato gli occhi di dosso da quanto era entrato; e di Belgio e Lussemburgo, gli unici assenti oltre a Francia, che certo non lo avevano salutato calorosamente quando lo avevano visto.

Quella sera, mentre faceva l'amore con America, il suo pensiero era ancora fisso su quelle dannate fedi. Quando America gli chiese cosa avesse non gli rispose; una volta che si era addormentato, morse il cuscino per non urlare e si fece un'altra notte insonne.

Riuscì a rasserenarsi solo quando si ricordò quanto il suo capo gli aveva detto: quell'alleanza non sarebbe durata a lungo, si sarebbe sciolta prima che Francia arrivasse alle nozze. Decise che non aveva tempo di indagare sul perché quel pensiero lo calmasse, e continuò i preparativi per il conflitto imminente.

 


4 agosto 1970. Fine dei quello che sarà ricordato come il Terzo conflitto mondiale. 1/5 dell'umanità è stato spazzato via, e si deve procedere alla ricostruzione, con la bonifica dalle zone radioattive causate dalle testate nucleari come assoluta priorità.

 


11 aprile 1971. A seguito degli accordi di Glasgow, l'esercito britannico viene smantellato e le isole Britanniche vengono poste sotto protettorato della Francia - Federazione Europea a partire dal 1993. Qualunque base americana su territorio britannico deve essere evacuata entro un mese.



A riempire i silenzi nella sala del Consiglio era il ticchettio della pioggia primaverile, ma l'unica cosa che Inghilterra riusciva a sentire era un costante fischio. Era da quando Londra era stata bombardata che soffriva di acufene, un sintomo che non accennava a placarsi e che gli rendeva difficile concentrarsi sui suoi compiti o sulle conversazioni.

Era quindi con molta fatica che era riuscito a seguire la discussione attorno agli accordi di pace e quasi avrebbe preferito essere completamente sordo. Vicino a lui la sua sovrana annuiva solennemente alle condizioni che sarebbero presto state imposte; il suo capo, l'autore della scommessa che avevano perso e che li aveva gettati in quella situazione, teneva il capo chino e le mani ammanettate sul lungo tavolo.

Al lato opposto il ministro degli esteri francese elencava i punti salienti dell'accordo con voce monotona, accompagnato dal suono della tastiera della macchina da scrivere della dattilografa. Francia era in piedi vicino ad una delle grande finestre e sembrava più interessato alla campagna inglese che alla conversazione che stava avvenendo.

Non aveva mai guardato Inghilterra da quando era entrato.

"Ci impegneremo ad aiutarvi nella ricostruzione," disse il ministro porgendo alla sovrana il foglio dell'accordo, "Ma suppongo siate consapevole, vostre majesté, che lasciarvi con un esercito funzionante  è fuori discussione. Fortunatamente siamo riusciti a raggiungere un compromesso vantaggioso per voi, e abbiamo deciso di lasciarvi parte della flotta e delle unità di terra. Tenete a mente che non è stato facile, c'era molta opposizione a riguardo."

Inghilterra rabbrividì. Lasciato senza alcun tipo di difesa, alla mercé di Francia e... dei suoi promessi? A giudicare da come parlava il ministro quella follia della federazione era ancora un'idea in cui qualcuno credeva.

"È troppo poco," protestò debolmente il capo di Inghilterra, "Come ci difenderemo in caso di ritorsioni da parte di America? E se Russia-"

"Francamente, *** , sia Amerique che Russie sono troppo malconci per tentare qualcosa. Ma anche qualora volessero è nostro impegno proteggervi," disse il ministro, accondiscendente, "E poi questo riguarda solo voi inglesi. Écosse ha già dichiarato che collaborerà alla difesa delle isole britanniche con ogni mezzo a loro disposizione."

Ed ecco il premio per aver lasciato che le navi di Paesi bassi e di Italia attraccassero sulle sue coste, permettendo un attacco a tenaglia che lo aveva lasciato spacciato: con Germania e Francia a spingere da sud, e Italia e Paesi Bassi e Scozia da Nord, Inghilterra aveva potuto fare ben poco anche con le armi che America gli aveva fornito. Se il suo capo si fosse arreso prima forse sarebbe riuscito a risparmiare alla povera Londra un altro bombardamento.

La sovrana lesse l'accordo un'ultima volta, prendendo respiri sempre più profondi. Inghilterra avrebbe voluto abbracciarla mentre prendeva la stilografica e poneva la sua firma, dirle che non era colpa sua se il suo capo aveva puntato sul cavallo sbagliato.

Quando la stilografica venne posata sul tavolo ara fatto.

Inghilterra era ufficialmente protettorato di Francia.







Poco dopo la firma la riunione durò giusto il tempo di completare le ultime formalità.

Quando Francia zoppicò verso l'uscita della sala assieme al suo capo Inghilterra lo seguì. Nessuno provò a fermarlo.

"Jean!" lo chiamò col suo nome umano, innervosendosi quando vide il francese tendersi, "P-Possiamo parlare?"

Francia non si voltò: mormorò qualcosa al ministro, che fece spallucce e intimò ai suoi collaboratori di seguirlo. La porta della sala venne chiusa pochi attimi prima che la sovrana scoppiasse a piangere, impedendo ai suoi singhiozzi di uscire.

"Jean," iniziò Inghilterra, non sapendo però come continuare. Erano giorni che avrebbe voluto parlargli e adesso che lo aveva davanti le parole gli sfuggivano.

Francia si voltò verso di lui: teneva il grosso del peso sulla gamba sinistra, quella buona, e bende pulite fasciavano la mano e l'occhio destri; l'occhio che lo stava fissando era una tempesta carica di odio e delusione.

Inghilterra deglutì a fatica.

"C-Come-" avrebbe voluto accertarsi della sua saluta ma Francia lo afferrò per la gola con la mano sana lo sbatté contro il muro.

"Lo sai che Italie voleva usare una testata nucleare su Londra?" sibilò il francese, imprimendo nelle sue dita tutta la forza che gli era rimasta, "Una bella bomba atomica per ricambiare quella che tu e Amerique avete lanciato sulla Sicilia poco dopo che ci avete traditi."

"J-Jean," Inghilterra provò a scansare quella mano dalla sua gola ma la presa era ferrea.

"Lo sai quante volte ti ho difeso quando Belgique e Holland ti accusavano di star facendo il doppio gioco?" disse Francia rabbioso, sbattendolo di nuovo contro il muro, "Ti ho difeso anche quando i razzi che hanno colpito Allemagne sono partiti da casa tua, perché non volevo credere che fossi così infame da mentirmi in faccia!"

Inghilterra tossì, iniziando a trovare difficoltà a respirare.

"Ero sicuro che Amerique ti stesse costringendo ma no, a quanto pare Royaume-Uni ha fatto tutto di sua sponte!" Francia sottolineò ogni parla sbattendolo contro il muro per poi lasciarlo andare. Inghilterra scivoltò a terra e sentì del sangue colare dalla nuca.

Francia respirava affannosamente, le mani strette a pugno: "Pourquoi?" chiese infine con voce spezzata, "Perché tutto questo?"

Il dolore alla testa aveva reso più doloroso l'acufene.

"It was you," mormorò, lanciando all'altra nazione un'occhiataccia, "Tu e quegli altri sei, siete stati voi a causare tutto questo. Se non avessi intenzione di sposarli-"

Francia lo afferrò per la collottola e lo sollevò, avvicinando i loro volti.

"Devasti isole e coste e la colpa sarebbe mia?!"

"Aveva ragione America a non fidarsi di voi," disse l'inglese, cercando di rimanere cosciente nonostante il dolore. "Mi accusi di averti mentito, ma tu non mi hai detto né della vostra rete di spionaggio né di quanto effettivamente avete finanziato quel vostro esercito."

Era stato quando avevano visto l'artiglieria anti-area e anti-nucleare in dotazione a Paesi bassi e Germania che aveva intuito che avevano mentito a tutto il mondo: non era assolutamente possibile che l'1% del Pil di sei nazione fosse sufficiente a finanziare quella tecnologia.

Le labbra di Francia si piegarono in una smorfia di disgusto.

"Visto come è andata abbiamo fatto bene a non dirvi nulla," disse spintonandolo via, trattenendo un lamento alla scarica di dolore causata da quel movimento. Quella vista fece sparire la rabbia, lasciando soltanto un vortice di tristezza e vergogna.

"Jean, per favore," non sapeva come continuare la frase. Perdonami? Comprendimi? Lo avresti fatto anche tu nelle mie condizioni? Il fischio alle orecchie si fece più intenso.

"Oliver," sussultò sentendosi chiamare col nome umano, "Ormai quel che è fatto è fatto. Ti anticipo già che è previsto che tu venga a stare a Bruxelles almeno sei mesi l'anno, a iniziare da giugno prossimo, inizia a prepararti."

Inghilterra non seppe cosa dire: "P-Perché sei mesi? Mi avete occupato, dovrei trasfermi da voi."

"Vista la tua 'posizione', ho ritenuto opportuno che la tua presenza fosse più necessaria qua, in vista dell'attuazione del trattato, sarai comunque sotto il comando di Écosse quindi non pensare sia un trattamento di favore" disse Francia con voce incolore.

Inghilterra rimase sbigottito. Avrebbe potuto anche non pensarlo ma quello era un trattamento di favore: il conquistatore aveva sempre imposto che i conquistati e le conquistate stessero nella sua casa tutto il tempo, salvo emergenze. Non ricordava nemmeno un precedente simile.

"E che ne pensano di tuoi promessi di questo?" chiese con cautela. Non era assolutamente plausibile che gli altri accettassero una scelta del genere, soprattutto Italia e Germania.

"Sei un mio protettorato, decido io. Loro si adatteranno. Non metto bocca nei loro affari privati e loro non mettono bocca nei miei," rispose senza guardarlo negli occhi.

Nella realtà era probabile che ci fossero state discussioni molto accese. E perché tutto questo? Solo per aiutarlo? Dopo tutto quanto era accaduto?

"Jean," si avvicinò, cercando di posare una mano sul suo braccio, ma Francia gli afferrò il polso. L'anello sul suo dito era freddo contro la sua pelle.

"Non farmi pentire, Oliver, non più di quanto hai già fatto." lo avvisò, per poi lasciarlo e andarsene via.

Inghilterra rimase immobile, metabolizzando quanto appena accaduto. Si portò il braccio al petto e si morse una guancia. Il punto in cui Francia lo aveva toccato bruciava.







La ricostruzione procedeva bene: dove era stato possibile era stata data degna sepoltura ai morti, i cantieri lavoravano giorno e notte per rimettere in sicurezza gli edifici o farne di nuovi, e Londra era tornata in una sorta di dolorosa routine.

Francia e i suoi promessi avevano mantenuto la parola ma questo non rallegrava Inghilterra anzi: sentiva un fastidio sempre più forte e pregnante ogni volta che il suo sguardo andava oltre la Manica. Presto sarebbe dovuto partire per Bruxelles per prestare servizio - strinse i pugni al pensiero di come si era ridotto - presso casa di Francia e di quegli altri sei, e non sapeva che cosa aspettarsi.

Portogallo era venuto a trovarlo una volta, dopo la firma degli accordi di Glasgow, e gli era parso in buona salute per quanto potesse esserlo una nazione appena uscita da una guerra devastante: lo aveva rassicurato che a Bruxelles non si stava male, ne Francia ne gli altri rinfacciavo l'occupazione e sostanzialmente si facevano gli affari loro la maggior parte del tempo. Inghilterra non si era sentito rincuorato da quelle parole perché la sua situazione era diversa da quella della nazione lusitana: l'aver nascosto gli armamenti di America in vista del conflitto nucleare lo aveva si messo al sicuro dai sovietici ma gli era costata la fiducia dei suoi alleati nel continente. Una scommessa fatta dal suo capo che si era rivelata perdente nel momento in cui era venuto fuori che quell'esercito 'in supporto al Patto Atlantico' era molto più equipaggiato e addestrato di quanto dichiarato ufficialmente, mentre la pazienza delle sei nazioni e dei loro capi si era rivelata più corta del previsto.

Rabbrividì al pensiero di cosa Veneziano avrebbe potuto infliggergli per quanto accaduto a Germania e Romano, o cosa questi ultimi due gli avrebbero fatto una volta che si fossero ripresi. C'era la possibilità che Francia lo avrebbe difeso? Aveva già fatto tanto per lui, più di quanto si sarebbe mai aspettato. Poteva permettersi di sperare in un ulteriore aiuto?

"A penny for your thoughts?" lo canzonò Scozia, ridestandolo dai sui pensieri. Inghilterra riprese a mescolare il suo tè nero, permettendo alle quattro zollette di zucchero di sciogliersi per bene, maledicendo la mano tremante. Di fronte a lui suo fratello era in gran forma: quasi intoccato dal grosso della battaglia, lui e Irlanda erano stati lautamente ricompensati per il loro ruolo nell'invasione delle isole Britanniche con accordi economici di favore e un'alleanza militare.

"Stai pensando alla tua nuova vita da cameriere?" chiese Scozia, derisorio, prima di bere un lungo sorso del proprio tè. Normalmente Inghilterra non avrebbe esitato a tirargli un orecchio e riprenderlo per la sua sfrontatezza. Adesso, non aveva la forza neanche per controbattere.

"Sono stato a Bruxelles, non si sta male, ti troverai bene, il clima è abbastanza simile" continuò, "Certo, avrei preferito averti fuori dai piedi tutto l'anno, ma mi accontento volentieri di sei mesi."

Inghilterra gli lanciò un'occhiataccia.

"Non guardarmi così, Oliver-"

"Non chiamarmi per nome Cinàed," ribatté, stringendo i pugni, "Come diavolo ti è venuto in mente-"

"Oh andiamo, sei stato tu il primo a pugnalare alle spalle qualcuno, saresti un ipocrita a rinfacciarmelo," Scozia sorseggiò un altro po' di tè, per nulla alterato dall'uso del suo nome umano, "Non mi pare che abbia mai tenuto nascosto la volontà di andarmene da casa tua, ho semplicemente colto la palla al balzo."

"Non avrei mai permesso a qualcuno di ferire te o gli altri."

"Tsk, dillo a Merfyn."

Inghilterra trasalì al nome di Galles: "C-Come sta?"

Scozia alzò un sopracciglio. "Si sta riprendendo," rispose, poggiando la tazzina vuota sul tavolo, "Comprenderai che ci vuole un po' per riprendersi da tutto quello che gli hanno lanciato, compreso quello che doveva prendere te. Sai com'è, le armi di Americae te le sei tenute tutte per te."

L'inglese assottigliò le labbra, le dita strette attorno il manico della propria tazzina.

"Non... Non ho mai voluto nulla di tutto questo," disse infine, sentendosi sconfitto come mai nella vita.

Scozia fece spallucce: "Ci mancherebbe pure. Americae l'hai sentito più?"

Scosse la testa, mortificato.

"Be', se ti richiama ricordati che la tua sbandata ti è costata la libertà," disse, per poi fermare un'inserviente per chiedere il conto, "Comunque, da quanto mi ha detto il mio capo, questa cosa dei sei mesi durerà fino a quanto non si saranno calmate le acque nel continente, il fronte orientale è ancora aperto e poi hanno da definire bene gli accordi con i paesi occupati e tutto quello che riguarda il loro matrimonio."

Inghilterra sospirò: "Unione, non matrimonio. Neanche si sa se si sposeranno alla fine."

"Non 'se', 'quando'," precisò, ghignando quando vide confusione sul volto del fratello, "C'mon, credi davvero faranno saltare le nozze dopo tutto quello che è successo? Dopo che si sono presi metà continente assieme? Le hanno solo rimandate finché non finiranno con Roushie, ma è ormai deciso non si torna indietro."

Inghilterra non replicò: con mano leggermente tremante alzò la tazzina e bevve un lungo sorso dell'ormai freddo tè. Che Francia concludesse il matrimonio era la logica conclusione, perché si sentiva preso così alla sprovvista? Perché il suo stomaco si stava annodando al solo pensiero?

Scozia pagò interamente il conto, si alzò e arruffò i capelli dell'altro: "Non pensarci troppo, Oliver. Fraunce ti tratterà bene, molto meglio di come tu abbia trattato il tuo stesso sangue perlomeno. E poi, dovresti esssere abituato a fargli da mangiare, no?"

"Scot- Cinàed, io-"

Scozia lo interruppe alzando la mano e uscì dal piccolo bar, soddisfatto come poche volte lo aveva visto in vita sua.

Inghilterra strinse la tazzina fino a creparla.

 

Mai na gioia è l parola d'ordine qua
 
   
 
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