Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: phoenix_esmeralda    02/10/2023    4 recensioni
Dopo l'attacco della nave di Kaibara, Kaori perde la memoria e Ryo ne approfitta per fare retromarcia e riprendere la sua solita vita. Ma quando Kaori scopre che il partner sta vedendo clienti di nascosto, si sente tradita al punto da andarsene di casa. La fic inizia dal punto in cui, nel manga, Kaori massacra Ryo ne locale di Miki e gli dice addio. Insoddisfatta di come evolve il manga a quel punto, ho pensato a un nuovo finale per City Hunter, dove per Ryo le cose saranno un po' meno semplici...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: City Hunter
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Mick abbassò lo sguardo a terra per la vergogna. Se non fosse stato per il pericolo che correva Kaori, non sarebbe mai riuscito a raccontare a Ryo quello che era successo…
Dover ammettere il suo fallimento, la sua menomazione, nonché il pericolo in cui aveva messo Kaori non avvisandola delle sue reali condizioni fisiche lo umiliava profondamente.
“Mitsuro Sato..”, meditò Ryo. Un nome che gli era piuttosto noto.
“Ha detto che ti avrebbe atteso a questo indirizzo entro le tre di questo pomeriggio, altrimenti ucciderà Kaori”.
Ryo infilò le mani in tasca e fissò il cielo azzurro sopra di loro.
Chissà se Kaori l’avrebbe voluto in suo soccorso, ora che lo aveva scaricato?
Dopo ciò che era accaduto tra loro, come lo avrebbe accolto?
“Ryo… mi dispiace. Avrei dovuto avvisare Kaori, non avrei dovuto prendermi la responsabilità di tenermela in casa, se…”
“Mick”, Ryo alzò una mano a fermarlo. “Se quell’individuo non avesse potuto usare te, avrebbe trovato un altro modo di arrivare a noi. Non sei tu il problema, siamo stati io e Kaori a mettergli i bastoni tra le ruote in tutti questi anni, è una questione che riguarda noi.”
Si voltò con un cenno di saluto “Te l’ho detto: City Hunter qui a Shinjuku non sei tu, ma Kaori ed io. Vado a prepararmi.”
Mick lo osservò allontanarsi  e sospirò.
“Non vedevi l’ora di dirlo, eh?”
 
***
Sato le fissò i polsi sopra la testa, ammanettandola a un gancio conficcato in un colonnotto di cemento.
Kaori si era ribellata come aveva potuto, ma l’uomo era molto più grosso di lei e avvezzo alle maniere forti.
“Ora non ci resta che aspettare il tuo partner”, sogghignò lui. “Sono pronto ad accoglierlo”.
Ed effettivamente sembrava essersi preparato a lungo, perché l’ambiente era quanto di meno improvvisato potesse esistere.
L’angolo di stanza nella quale si trovavano, arredato con un letto, un paio di sedie e quel colonnotto di cemento piantato in mezzo al pavimento, era protetto da una calotta di vetro all’apparenza molto spesso.
Come se ci trovassimo sono una campana di vetro, rifletté Kaori.
Il resto della stanza era spoglio e grigio, all’apparenza non erano state piazzate trappole di alcun genere. C’erano un paio di uomini, al di là del vetro, ma Kaori non era neppure certa che fossero armati.
“Credi davvero di poter sconfiggere Ryo?”, sbuffò, rivolta a Sato. “Dopo aver visto il modo in cui combatte? Dovresti sapere che nessuno di voi ha speranze, contro di lui”
“Oh, lo so bene infatti”, confermò lui. “E non ho alcuna intenzione di sfidarlo. Ryo Saeba è in grado di disarmare una decina di uomini di uomini in un colpo solo, di scovare e disinnescare trappole in un solo gesto. È veloce come nessuno prima di lui, acutamente intelligente e totalmente sprezzante del pericolo. Sarei un pazzo a sfidarlo”
“E allora cosa vuoi da lui?”, si sorprese Kaori.
“Te l’ho detto: ho intenzione di farvela pagare. Voglio vedere Saeba soffrire e restare impotente, costretto a subire la mia vendetta.”
Kaori avvertì un brivido freddo, mentre Sato si voltava a guardarla compiaciuto. “Ho speso tutte le mie energie per costruire in questo luogo una barriera invalicabile: questo vetro è antiproiettile e indistruttibile, è impossibile penetrarlo in qualunque modo e il telecomando che ne innesca l’apertura è qui con me, all’interno. Saeba non potrà venire a salvarti, sarà costretto ad assistere senza poter fare nulla”.
“Assistere… a cosa?”
L’uomo fece un sorriso obliquo e Kaori sentì il cuore mancare un battito. Non pensava di ucciderla, l’aveva già detto. E il fatto che in quell’angolo di stanza ci fosse un letto non le faceva presagire nulla di buono.
“Dubito che Saeba manterrà quella sua aria fredda e distaccata, quando si renderà conto di non poter far nulla per correre in tuo aiuto. Voglio vedere il suo autocontrollo andare in pezzi. Sarà esilarante!”
Ryo… perdere il controllo? Kaori ne dubitava.
Quell’uomo non lo conosceva così a fondo, se credeva che sarebbe successo.
Ryo, semplicemente, non perdeva mai il controllo. Lei l’aveva visto di fronte alla morte di Hideyuki, a quella presunta di Mick, al momento in cui aveva dovuto uccidere Kaibara. Non che non soffrisse, era certa che il cuore di Ryo sanguinasse come quello di chiunque altro, ma all’esterno non lasciava trapelare assolutamente nulla, quasi che fosse incapace di esprimere la sofferenza e l’angoscia.
E, cosa da non sottovalutare, era perfettamente in grado di vederla soffrire senza scomporsi.
Quante volte le aveva deliberatamente fatto del male, sapendo che la stava ferendo?
Quante volte si era accorto di averla fatta piangere e non aveva detto una parola per rimediare?
Quante volte era rimasto impassibile di fronte alle sue lacrime?
Quando si era scontrato con Umibozu, lei era chiusa in una macchina che urlava, in preda alla disperazione. Si era forse degnato anche solo di dirle una parola?
Quando l’aveva supplicato di non combattere con il suo amico, quando era quasi morta di spavento credendo che si sarebbero uccisi a vicenda, si era forse preoccupato della sua sofferenza?
“Non credo che il tuo piano funzionerà”, mormorò.
“Lo vedremo!”. Sato diede un’occhiata all’orologio. “Sono quasi le tre, vogliamo metterci avanti con i preparativi?
Così dicendo, afferrò il coltello che aveva posato sul letto e, partendo dallo scollo, affondò la lama nella maglia di Kaori. Lei sussultò, mentre l’uomo lavorava per fare a pezzi quel che restava del tessuto e sfilarglielo di dosso, lasciandola in reggiseno.
“Guarda un po’”, l’apostrofò. “Non sei affatto male, ragazza. Credo che il mio compito sarà più divertente del previsto”
“Non ti sembra di avere un po’ troppa fretta?”, lo riprese una forte voce maschile.
Kaori vide Ryo avanzare verso di loro, il passo calmo, lo sguardo vagamente annoiato.
Nonostante i trascorsi degli ultimi giorni, era certa che sarebbe venuto; non sarebbe stato da lui abbandonare qualcuno in pericolo.
“Ryo Saeba”, lo salutò l’uomo. “Finalmente ti incontro di persona”
“Lo chiami incontrarci di persona? Con questo vetro in mezzo?”, commentò Ryo, tastando la barriera con un dito “Ma che cos’è? Una sorta di camera a luci rosse per guardoni?”
Sato gli lanciò un’occhiata ironica. “Vedo che non perdi mai il senso dell’umorismo. Ma sì, Saeba, oggi il guardone sarai tu”
“Mmmh?”, Ryo piegò le braccia dietro la testa perplesso. “E cosa dovrei vedere? Non mi piace guardare gli uomini”
L’uomo scoppiò a ridere: “Mettiti comodo. Questa teca è indistruttibile e non esiste alcun dispositivo fuori da qui che possa disattivarla, non hai alcuna speranza di raggiungere la tua partner. Voglio che tu osservi attentamente che cosa le farò, davanti ai tuoi occhi.”
Ryo sbuffò. “Davanti ai miei occhi? Non sono interessato. Se tutto ciò che vuoi, è propormi un film a luci rosse con Kaori come protagonista, non ne voglio sapere.” Fece per voltarsi. “Me ne vado, senza un pubblico non avrai motivo di esibirti”
“Se non resti qui a guardare, la ammazzerò”
Ryo si bloccò, ancora voltato di tre quarti.
“Credo che tu non abbia capito bene, Saeba: lo spettacolo deve andare avanti. Se resti qui buono a osservare, quando avrò finito con lei avrai speranza di riaverla indietro viva; ma se te ne andrai la ucciderò sul momento”.
Ryo si girò del tutto verso di lui, lo sguardo ora serio fino a essere truce.
“Inizi a stancarmi, Mitsuro Sato, per essere uno che vedo per la prima volta. Non sarebbe più onorevole, per te, uscire da quella gabbia e affrontarmi direttamente?
Sato scoppiò a ridere: “Non sono uno stupido, Saeba! Sono abile con la pistola, ma non quanto City Hunter! Ho studiato le tue capacità e non sono così arrogante da pensare di poterti battere!”
“E allora cosa vuoi da me?”
Sato abbozzò un sorriso. “La tua umiliazione.”, sentenziò. “Voglio vederti sconfitto, mentre assisti impotente alla violenza che dovrà subire la tua donna.”
“Non ci sarà nessuna violenza”, rispose lui, stringendo i pugni lentamente.
“Mi stai facendo perdere tempo, Saeba”. Sato si voltò verso Kaori ,rimasta fino a quel momento ad assistere allo scambio tra loro, paralizzata. L’uomo alzò nuovamente il coltello e , con un colpo secco, tranciò di netto in due la sua gonna.
A lei si mozzò il respiro. La scarica di colpi che seguì sul vetro le fece voltare la testa verso Ryo. Lo sweeper stava sparando contro la teca a ripetizione, centrando insistentemente lo stesso punto nella speranza di creare una crepa.
“Non funzionerà, Saeba, rassegnati!”, lo apostrofò Sato.
E infatti, scaricata la pistola fino all’ultimo proiettile, Kaori non scorse neppure una piccola scalfittura.
Sato posò le mani sulle sue spalle nude e abbassò lo sguardo sul suo seno. “Che dici, ragazza, facciamo sparire la biancheria intima?”
“Ryo, vattene!”, urlò Kaori. “Vai via, per favore! Preferisco morire adesso, che subire tutto questo davanti a te!”
“Kaori, che sciocchezze dici?”
La sua domanda fu seguita da un boato dal suono metallico. Sato si voltò di scatto, giusto per vedere Ryo abbattersi sul vetro con un grosso tubo di ferro staccato dal muro. I colpi si susseguirono violentemente uno dietro l’altro.
“Rassegnati, Saeba, non puoi infrangerlo”.
Ma l’intervento di Ryo l’aveva distratto e Kaori ne approfittò. Si agganciò con forza alla catena delle manette e sollevò entrambe le gambe, poi le scaricò violentemente sullo stomaco di Sato. Il colpo lo prese alla sprovvista, facendolo schiantare rumorosamente contro la parete di vetro.
“Brutta stronza!”, ansimò, rialzandosi stordito. Kaori sollevò di nuovo le gambe, scalciando, ma Sato la prese per le caviglie bloccandogliele e, con l’altra mano, le tirò uno schiaffo violento in viso.
Poi si schiacciò contro il suo corpo.
Kaori sentì il rumore metallico del tubo che cadeva a terra. Vide Ryo unire i pugni e schiantarli contro la barriera, violentemente. Ma se non avevano funzionato i proiettili, se non aveva funzionato il tubo, come poteva riuscirci con le mani?
“Kaori, non cedere! Forza, ribellati!”
Ribellarsi? Il corpo di Sato la schiacciava contro la colonna e le sue mani si stavano arrampicando verso il gancio del reggiseno.
Kaori concentrò tutta la sua energia in un unico movimento e riuscì a sollevare un ginocchio e colpire le parti basse dell’uomo. Lui scattò indietro piegandosi in due.
“Ryo, vattene”, ansimò lei e sentì le lacrime scapparle dagli occhi. Non voleva che la vedesse in quello stato, non riusciva a sopportarlo. “Ti prego, vai via! Non puoi fare niente! Preferisco che mi uccida subito… non voglio che tu veda questo”  Le lacrime ora le rigavano le guance.
Sato si era spostato in fondo alla stanza, sembrava cercare qualcosa.
Ryo si accostò alla parete, appoggiò i palmi delle mani al vetro.
“Kaori, cosa stai dicendo? Tu sei arrabbiata con me, mi detesti. Ti ho fatto del male! Ricordati di quella rabbia, usala! Devi combattere, non devi arrenderti!”
“Ma come posso...?”
In quel momento avvertì qualcosa alle sue spalle. Sato aveva trovato un altro paio di manette e, chinato dietro al colonnotto, stava imprigionando le sue caviglie. Quasi perse l’equilibrio, mentre le bloccava i piedi alla colonna, a gambe aperte.
Le mancò il respiro.
“Ryo, ti prego, vai…”, sussurrò.
Lui si gettò contro il vetro con tutto il corpo, prendendolo a spallate.
Non aveva senso, pensò Kaori. Non poteva infrangere la barriera a quel modo.
Ma poi vide i suoi occhi e rimase raggelata. C’era, nello sguardo di Ryo, qualcosa che non aveva mai visto prima: il panico.
Per la prima volta da quando lo conosceva, Ryo Saeba non aveva la soluzione.
Non c’erano vie d’uscita, non c’era assolutamente nulla che potesse fare.
“Vattene!”, urlò Kaori, con tutta la voce che aveva, mentre Sato girava attorno alla colonna per tornare di fronte a lei.
“E adesso sei mia”, le sussurrò.
“Sato!”, la voce di Ryo suonò così forte, ma nel contempo così grave, che l’uomo non poté fare a meno di voltarsi.
Kaori scorse attraverso le lacrime la figura di Ryo, ritta dietro il vetro, ora calma.
Poi, come a rallentatore, vide Ryo piegare un ginocchio. Si abbassò lentamente e piegò anche l’altro.
Appoggiò le mani di fronte a sé e chinò la testa.
“Ti prego di fermarti”, disse. “Anzi, ti supplico. Ti supplico di non farle del male”
Kaori era completamente paralizzata. Anche Sato rimase per qualche istante muto.
Poi si avvicinò al vetro e scoppiò a ridere.
“Cosa stai facendo, Saeba?”
“Non volevi la mia umiliazione? Ti sto supplicando in ginocchio. Ti prego di lasciar stare Kaori”
“Ammetto che non avevo pensato a questo risvolto”, disse Sato, massaggiandosi il mento. “Ma non vedo vantaggi per me, nell’accontentarti. Se mi fermo adesso, che soddisfazione ne ricaverò?”
“Sfogati su di me”, disse Ryo. “Hai la mia parola che non mi opporrò”
“La proposta mi stuzzica, ma non mi fido, Saeba”
In risposta, lui prese la pistola e la gettò lontano.
“Sfilati anche lo spolverino, gettalo via”
Ryo obbedì, senza mai alzarsi da terra.
Kaori era così sgomenta da non riuscire quasi a trovare il fiato per respirare.
Sato, nel frattempo, aveva fatto cenno ai suoi uomini ai lati di perquisire Ryo ed eliminare qualunque altro oggetto avesse indosso.
“Bene”, disse loro infine. “Ammanettatelo mani e piedi”
Come in sogno, Kaori vide Ryo piegare le braccia dietro la schiena e lasciarsi incatenare. Anche le caviglie vennero chiuse nella morsa delle manette, riducendolo all’impotenza.
Solo allora, Sato sbloccò l’ingresso della campana di vetro e uscì all’esterno. Si fermò di fronte a Ryo, ancora inginocchiato e immobilizzato.
“Ascoltami attentamente, Saeba”, intimò. “Sto bloccando nuovamente la porta della teca di vetro. Da questo momento, l’aria all’interno della teca inizierà a diminuire”
“Che cosa?”
“Sì, lo so”, si vantò Sato. “Ho voluto strafare!”
Schiacciò il telecomando e la porta della teca si sigillò. Kaori sentì qualcosa mutare nell’aria, ma non riuscì a identificare il cambiamento.
“Tra un’ora esatta, l’aria nella teca si esaurirà. Se vuoi salvare la tua partner, in quest’ora di tempo non dovrai ribellarti a noi in nessun modo, qualunque cosa faremo o ti domanderemo di fare. Se mi darai soddisfazione, la libererò prima che l’aria manchi del tutto, altrimenti la lascerò morire. Sono stato chiaro?”
Ryo annuì. “È chiaro”
Kaori si riscosse, mettendo a fuoco solo in quel momento il senso di quanto stava accadendo.
Cosa volevano fare a Ryo?
“Ryo, non accettare! Non voglio che ti sacrifichi per me, devi andartene da qui”
“Kaori, sta zitta!”, la riprese lui, seccamente. “Non devi consumare l’aria! Non parlare, rimani immobile”
Immobile… Era completamente bloccata dalle manette, non avrebbe potuto muoversi neppure volendo.
Vide gli uomini afferrare Ryo e trascinarlo nella stanza a lato. Richiusero la porta dietro le loro spalle e la lasciarono lì, a fare i conti con quanto era appena accaduto.
  
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